Blu o Rosa?

By 9_nikyblue_9

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C'è chi dice che il mondo è inclusivo...chiunque lo dica deve imparare a sparare meno cazzate! Giorgia ha di... More

Blu o Rosa~dedica
Book trailer 🏳️‍🌈
Personaggi ♡
Personaggi 2.0
Rosa~Prologo
Blu~Capitolo 1
Rosa~Capitolo 2
Blu~Capitolo 3
Rosa~Capitolo 4
Blu~Capitolo 5
Rosa~Capitolo 6
Blu~Capitolo 7
Rosa~Capitolo 8
Blu~Capitolo 9
Rosa~Capitolo 10
Blu~Capitolo 11
Rosa~Capitolo 12
Blu~Capitolo 13
Rosa~Capitolo 14
Blu~Capitolo 15
Rosa~Capitolo 16
Blu~Capitolo 17
Rosa~Capitolo 18
Blu~Capitolo 19
Rosa~Capitolo 20
Blu~Capitolo 21
Rosa~Capitolo 22
Blu~Capitolo 23
Rosa~Capitolo 24
Blu~Capitolo 25
Blu~Capitolo 27
Rosa~Capitolo 28
Blu~Capitolo 29
Rosa~Capitolo 30
Blu~Epilogo
Note personali e ringraziamenti ❤️

Rosa~Capitolo 26

11 1 0
By 9_nikyblue_9

Spero di riguardare questi quaderni tra qualche anno e ridere di me stessa. Perché è per questo che siamo nati. Per ridere, fare esperienze, sbagliare e ridere sopra ai nostri errori più futili.

A Gio tremavano le mani. E gli tremavano anche le gambe mentre camminava a fianco di Brandon che stringeva saldamente i manici della sua bicicletta come fosse stato un ostaggio. E, in effetti, era così. Il ragazzo si era presentato davanti al cancello con la bici di Gio affianco e non l'aveva mollata nemmeno un secondo. Così Gio era stato "costretto" a farsi accompagnare a casa solo per riavere la sua amata bici. Era stato un viaggio molto silenzioso. Gli unici rumori che si potevano sentire erano quelli di sfondo: le macchine che passavano affianco a loro, il vento tra le foglie, uomini che parlavano al telefono, madri che si facevano raccontare la giornata scolastica dai figli appena usciti da scuola. Si fermarono entrambi davanti al condominio dove stava il ragazzo. Brandon legò la bici al solito palo della luce.

«Io...»

Provò a iniziare Gio ma Brandon lo bloccò quasi subito.

«Gio, tu non mi devi spiegare niente. Non voglio essere quello rompipalle che costringe gli altri a dire cose che non vogliono dire. Ok? Io...io voglio solo chiederti scusa. Non avrei dovuto correre. Non avrei dovuto veramente. Io ci tengo molto a te, e non voglio farti nessuna pressione. Capisco di aver sbagliato e capisco di aver corso un po' con le cose. Ma ti prego...perdonami.»

A Gio veniva da piangere. Si sentiva già gli occhi lucidi.

«Brandon...io...io vorrei veramente dirti quello che mi è passato per la mente. Ma non ci riesco. Scusa. Scusami tanto.»

«Te l'ho detto apposta Gio. Non devi chiedermi scusa, non hai fatto niente di male. È colpa mia.»

Sto facendo un casino Brandon. Un casino in cui tu sei dentro fino al collo. Tu non vuoi farmi del male...ma sarò io a fartene a te. Poco ma sicuro.

Pensò Gio mentre Brandon si avvicinava per abbracciarlo. Il ragazzo pensava che un abbraccio fosse la più grande dimostrazione d'amore che esisteva sulla terra. Non i baci, non il sesso, non le dichiarazioni fatte sotto forma di serenate. In un abbraccio erano nascosti molti altri significati. Un singolo abbraccio poteva significare tante cose.

"Non preoccuparti, sei al sicuro con me."

"Non ti abbandonerò."

"Ti voglio bene."

"Ti amo."

"Non piangere."

E Gio sperò che in quell'abbraccio ci fosse almeno uno di quei tanti significati che la sua mente gli suggeriva.

***

«Com'è andata?»

Suo padre si alzò dal divano appena lo vide rientrare in casa.

«Tutto sommato? Bene. È stato lui a chiedermi scusa per una colpa che non aveva e io non sono riuscito a dirgli niente. Lui, addirittura, ha detto che non mi vuole far del male e che non mi vuole nemmeno sforzare a dire qualcosa che non voglio raccontare. Favoloso vero?»

Chiese Gio con amarezza mentre suo padre lo guardava fare i suoi soliti gesti: buttare lo zaino vicino alla scarpiera, togliersi le scarpe, riporle nella scarpiera, togliersi la giacca, appenderla all'appendiabiti. L'unica pecca in quelle azioni tutte ordinate erano le lacrime che scorrevano sul viso quasi sorridente del ragazzo.

Ettore fece per abbracciarlo ma Gio lo fermò mettendo davanti a sé una mano.

«Va tutto bene. Ora passa.»

È sempre passato. E continuerà a passare.

«Tua zia è passata poco fa, ti ha lasciato un regalo.»

«Se è un vestito io non lo voglio. Puoi portarlo al mercatino dell'usato.»

Disse Gio recuperando lo zaino da terra e iniziando a camminare verso la sua camera.

«Non è un vestito Gio. E non è niente nello stile di tua zia. È...bè, qualcosa che non mi sarei mai aspettato. È lì sulla cassapanca se lo vuoi.»

Il ragazzo si bloccò proprio al fianco della cassa e abbassò lo sguardo. Sopra ai vestiti piegati di suo padre stava un quadernino con la copertina nera chiuso con un nastrino bianco. Anche la scritta sulla copertina era bianca e recitava: Estate 1998

Aggrottò la fronte e si piegò per prenderlo in mano, la copertina era fredda e appiccicosa. Ettore lo guardava con un piccolo sorriso. Gio aprì il quadernino, sulla prima pagina riconobbe la scrittura di sua madre.

Spero di riguardare questi quaderni tra qualche anno e ridere di me stessa. Perché è per questo che siamo nati. Per ridere, fare esperienze, sbagliare e ridere sopra ai nostri errori più futili.
Spero che qualcun altro veda queste foto e mi dica "ma come ti eri conciata?" e io gli risponderò "adoravo quel taglio di capelli." Spero che succeda tutto questo e spero di ridere nel mentre.

Gli occhi di Gio iniziarono a farsi umidi e le lacrime aumentarono con lo scorrere delle pagine e delle foto.

Sua madre seduta su una panchina, viso rivolto al sole, cappello di paglia e occhiali da sole...e capelli corti. Sua madre vestita da punk con i capelli sparati in aria e la lingua fuori. Sua madre vicino a sua zia che sorrideva. Sua madre che faceva il segno della pace alla fotocamera con due fiorellini dipinti in viso.

Era sua madre. Sua madre in una versione completamente diversa da quella che Gio era abituato a vedere. Non pensava nemmeno che sua madre avesse avuto una fase tutta sua. Fece scorrere le pagine fino all'ultima dove si ritrovò in mano una foto che non risaliva minimamente all'estate del novantotto. Raffigurava sua madre seduta sul divano e con un lui di pochi mesi in braccio. Gio girò la foto. Sul retro, in una scrittura tondeggiante e piena, spiccava un messaggio di sua madre.

So che mi odierai per essermene andata. E so anche che piangerai pensando a me. Ma non devi. E non deve farlo nemmeno papà. Siete due persone importantissime per me. Ho un messaggio per te, piccola Gio. Sbaglia. Sbaglia, cadi, sbucciati le ginocchia, piangi, sperimenta. Ma non pensare mai che la tua vita sia un errore. Io l'ho pensato molte volte, e altrettante volte mi odiavo per questo. Ecco perché questa foto e questo messaggio stanno in questo libro. Nessuno è perfetto Gio, nemmeno la tua mamma. Ti voglio bene, sono sicura che farai grandi cose.

Gio alzò lo sguardo su suo padre che, come lui, aveva gli occhi lucidi. Aveva già letto il messaggio.

«Oh papà.»

Si alzò e lo abbracciò forte facendo cadere il quadernino sulla cassapanca.


Foto 1
Estate 1998, vacanza in Sicilia. Non mi sono mai divertita tanto! Ho dato anche il mio primo bacio...ma non mi ricordo nemmeno come si chiama. Ops.

~•~

Foto 2
Estate 1998, stazione di Torino. Stavamo per partire per un concerto a Milano. La gente mi guardava malissimo. Dio che risate che ci siamo fatti tutti quanti.

~•~

Foto 3
Estate 1998, io e Maria Diletta. Com'è che la più vecchia sembro io? Insomma, si nota che ho tre anni in meno. Comunque, al di là dell'età, la più gnocca sono sempre io.

~•~

Foto 4
Estate 1998, Roma. Volevamo manifestare contro il governo e le guerre...ma ci siamo ritrovati senza stanza in hotel, senza valige perché le avevano perse e solo con quei cazzo di fiorellini dipinti sul viso.

~•~

Foto 5
So che mi odierai per essermene andata. E so anche che piangerai pensando a me. Ma non devi. E non deve farlo nemmeno papà. Siete due persone importantissime per me. Ho un messaggio per te, piccola Gio. Sbaglia. Sbaglia, cadi, sbucciati le ginocchia, piangi, sperimenta. Ma non pensare mai che la tua vita sia un errore. Io l'ho pensato molte volte, e altrettante volte mi odiavo per questo. Ecco perché questa foto e questo messaggio stanno in questo libro. Nessuno è perfetto Gio, nemmeno la tua mamma. Ti voglio bene, sono sicura che farai grandi cose.

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