Mad Max | Max Verstappen | Vo...

By mybrightshadow

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๐—›๐—ถ๐—ด๐—ต ๐—ฆ๐—ฝ๐—ฒ๐—ฒ๐—ฑ ๐—ฆ๐—ฒ๐—ฟ๐—ถ๐—ฒ๐˜€ ๐—ฉ๐—ผ๐—น. ๐Ÿฑ ๐ŸŽ๏ธ Completa ๐ŸŽ๏ธ Kyla Knight ha sempre avuto la sua intera vita s... More

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0.1 - High Speed
0.2 - Cast
0.3 - Dedica
0.4 Calendario
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26.0 & Ringraziamenti

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By mybrightshadow

Kyla

🏎️

Su di giri

Barcellona, Spagna,
Giugno 2023

🏎️

Odoravo di un fulmine a ciel sereno.
Nella pace, nella quiete, riuscivo a trovarmi nel posto sbagliato, perché la mia mente incasinata si sentiva fuori posto.

Percepivo di essere sempre laggiù, di guardare il mondo dalla mia inadeguatezza. Non potevo fare altro che chiedermi se sarei mai stata all'altezza.

E mi sentivo in colpa, mi sentivo di averlo tradito.

Avevo abbandonato casa Norris la mattina dopo, con qualche difficoltà a pensare lucidamente. Ancora ora, ancora dopo giorni e il Gran Premio di Spagna appena concluso, non potevo fare a meno di pensarci.

«Mi stai ascoltando?» Carla, la mia assistente, mi diede due pacche sulla schiena, facendomi gemere dal dolore.
La forza con cui Lando aveva deciso di sbattermi contro lo specchio, aveva dato i suoi frutti. Avevo persino un livido in quel punto.

«Sì, ti stavo ascoltando.» La guardai interessata, fingendo di aver compreso il suo discorso. Le sue sopracciglia si strinsero confuse.

«Hai la testa tra le nuvole da giovedì. Hai addirittura sbagliato il nome di Ashton, chiamandolo Asher. Cosa ti succede?» Si avvicinò cauta perché tutti i piloti erano a fare le interviste in TV pen, esattamente davanti a noi.

«Problemi di cuore.» Recitai la mia parte migliore, perché un cuore ormai non regnava più nel mio petto. Max Verstappen lo aveva preso e distrutto, non lasciandomi neanche piccoli pezzi come ricordo.

«Ora capisco.» Annuì come se tutto fosse più chiaro, lasciandomi stare. L'avevo convinta.

Qualcuno arrivò da dietro, mi diede una pacca sul sedere e si fermò di fronte a me. Era Lando e io speravo che nessuno l'avesse notato.

«Che fai?!» Quasi urlai, ma poi mi resi conto che neanche Carla si era accorta della sua mossa e ora mi guardava confusa per il mio tono di voce scioccato.

«E così hai problemi di cuore...» Si prese gioco di me lui, che probabilmente aveva ascoltato l'intera conversazione. Io annuii, mantenendo la versione precedente.

«Vuoi parlarne ragazza di Netflix?» Continuò con la presa in giro, facendo rimanere la mia assistente in silenzio a osservare. Quando un pilota si avvicinava a me nei weekend, nessuno della crew riusciva a capacitarsi delle mie amicizie.
Per loro sembrava impossibile.

«Ci vediamo dopo.» Lasciai un'occhiatina al moro, intimandogli di sparire con una spinta. Mi rendeva abbastanza stressata la sua presenza.
Mi voltai verso Carla, che aveva un sorrisetto fastidioso sulle labbra perciò dovetti chiedere: «Che c'è?».

«Il tuo cuore mi sa che è andato via insieme a lui.» Rise e diedi una spinta anche a lei, ma quando mi girai dal lato opposto per fingermi infastidita, trovai altri occhi che mi stavano già guardando così.

Al posto di rimanere a contemplarlo, alzai gli occhi al cielo. Non bastava Carla, Lando, anche Max Verstappen doveva giudicarmi.

Camminai fino al mio camerino, il weekend era concluso, non mi restava che tornare a casa e godermi la pace di rimanere sola. Charles aveva proposto ad Abigail di partire già per l'Italia e i due quasi sposi sarebbero andati a Venezia per controllare alcuni preparativi.
Le avrei incontrate direttamente al matrimonio.

Iniziai a svestirmi, volendo cambiare gli abiti usati nell'intera giornata. In hotel la mia valigia era già pronta, avrei solo dovuto fermare il biglietto per l'orario che avrei preferito.
Con Netflix funzionava così, tutti oltre alla partenza, avevano diritto alla scelta del volo per il ritorno. Poteva essere la domenica o direttamente il lunedì.

Abbandonai il paddock andando nei parcheggi, il taxi che avevo prenotato doveva essere da qualche parte. Tornata in albergo sarei andata subito in aeroporto.

Una macchina scura si avvicinò a me, si fermò davanti e una volta che il finestrino del passeggero venne abbassato, vidi Max.

«Che vuoi?» Ridussi la mia voce al minimo, in giro era pieno di miei colleghi. Lui sbatté qualche volta le ciglia, forse non aspettandosi quella domanda.

«Hai bisogno di un passaggio?» Osservai quelle labbra chiedermi, come se andassero al rallentatore, non riuscendo a non ricordarmi di quando le avesse appoggiate sulle mie. I suoi occhi mi scrutarono, osservarono il vestitino leggero che avevo infilato per il caldo asfissiante della Spagna. E se prima mi sentivo bene, ora stavo iniziando a sudare ancora.

«Sto aspettando qualcuno.» Decisi di rispondere, omettendo che stavo attendendo solo uno stupido taxi.

«Bene.» Si girò dall'altro lato per nascondermi il nervosismo che vidi comunque. Si morse le labbra, obbligandosi a restare in silenzio.

«Bene.» Risposi di rimando, guardando come alzò il finestrino e sparì, sgasando a mille quella Ferrari scura.

Un urletto esplose nella mia gola. Il suo comportamento non lo accettavo, non dopo le parole che mi aveva detto. Non riuscivo a levarmelo dalla testa.
La tua strada non può essere dov'è la mia.

E allora perché faceva di tutto perché fosse così? Perché si fermava davanti a me a chiedermi se volessi andare con lui?

Girandomi vidi l'uber parcheggiato più avanti, salii chiedendo di portarmi il più velocemente possibile a destinazione.
Restare nella stessa città di Verstappen non andava bene, non mi faceva bene.

Ma sull'aereo di ritorno ripensai al fatto che sarebbe restato probabilmente anche lui nel Principato e la mia reazione fu spaventare il mio vicino di sedile. Tirando qualche testata al finestrino.

Atterrata a Nizza, tornai a Montecarlo che ormai era pomeriggio tardi e togliendo la modalità aereo dal cellulare trovai un messaggio di Norris di qualche ora prima.

From: Lando
To: Kyla

Sei tornata a casa scappando a nuoto? Ho chiesto di te ad Abigail ma te n'eri già andata.
Sto partendo anche io, sta sera ceniamo insieme?

Sorrisi al solito sarcasmo usato dal ragazzo e risposi affermativamente alla sua domanda.
Infatti una volta nell'appartamento non persi tempo a lavarmi e disfare le valigie.

Presto sarei dovuta anche andare a provare l'abito da damigella per il grande giorno, che fino ad allora non avevo ancora visto, al contrario di Abigail che l'aveva già ritirato.

Adalia e Daniel avevano scelto il dress code, ognuno di noi avrebbe dovuto indossare qualcosa di azzurro o blu, e nella giornata successiva sarei andata a recuperare il mio. Non c'era più tempo.

Il campanello suonò e aprii il portone sotto, sapendo che si trattasse di Lando. Non avevo cucinato nulla, avremmo ordinato qualcosa d'asporto.

Lo vidi entrare dalla porta che avevo lasciato socchiusa e si avvicinò per lasciarmi un bacio sulla guancia.

«Ordiniamo? Non ho avuto il tempo di comprare niente.» Alzai le braccia in aria, indicando il buio che si vedeva oltre il balcone, per sottolineare che avessi appena finito di disfare le cose.

«Prendo due pizze, vado a ritirarle io, così facciamo più veloce.» Allora decisi di annuire, lasciandogli le chiavi di casa in mano. Lui si richiuse il giubbotto. Sparì nuovamente oltre l'uscio, facendomi girare verso la cucina per apparecchiare.

Tornò dopo neanche dieci minuti, in cui avevo fatto zapping sul mio cellulare osservando le foto di Max Verstappen su Twitter. Ormai anche il mio algoritmo non mi lasciava in pace.

Ci sedemmo a tavola, parlando del più e del meno, ma mai di quello che avevamo fatto qualche sera prima.

«Ho comprato una cravatta azzurra e un fazzoletto, spero basti per il dress code.» Mi fece sorridere alla rivelazione.

«Menomale che io non ho dovuto cercare niente, Adalia ha scelto i vestiti per le damigelle.» Ridacchiai di rimando, osservandolo buttare via i cartoni di pizza nel cestino del balcone.

«Posso chiederti una cosa?» Prese posto sul divano vicino a me, una volta tolta la tovaglia dal tavolo. Io annuii semplicemente.

«Daniel mi ha detto qualcosa vagamente, ma che è successo con questo Garrett?» Sentii quel nome uscire dalle sue labbra e sospirai.

«Beh stavamo insieme» Mi fece segno di conoscere già questa parte, «Stavamo insieme e una mattina ha ammesso di essere stato con me per trovare qualcosa da vendere alla stampa.» Evitai il suo sguardo, focalizzandomi sulla televisione spenta. Mi sentivo imbarazzata o addirittura imbarazzante, per non averlo capito.

«Il contratto della finta relazione.» Finì la frase per me.

«È semplicemente questo, siamo stati insieme da gennaio e... Quello era il suo unico scopo.» Ridacchiai come se mi facesse davvero ridere, ma ero nervosa.
Aprirmi non era mai stata una cosa semplice per me, un conto erano le mie coinquiline, Max... Ma con Lando e questo rapporto non stabilito, non riuscivo a farlo facilmente.

«Mi dispiace.» Sussurrò accarezzando la mia gamba sopra il tessuto dei pantaloncini da basket.

«Anche a me.» Non seppi con che altro rispondere, se non con la verità.
Anche a me dispiaceva essermi allontanata da Max e aver cercato qualcuno con cui sostituirlo.
Anche a me dispiaceva essermi lasciata ammorbidire da un ragazzo che neanche conoscevo. Solo una stupida.

Alzai lo sguardo su Lando, che era rimasto con le sue mani su di me durante il discorso e decisi di sbagliare ancora, salendo a cavalcioni su di lui.

Attaccai le mie labbra sulle sue e non mi rifiutò, anzi, corse a cercare le mie natiche per appoggiarci le mani e iniziò a baciare il mio collo.

Mi incollai a lui, cercando di non farlo scappare perché per quanto eravamo amici al di fuori di questo, sembrava che ci usassimo per passare il tempo. Per evitare di riflettere.
Io in quel momento ne avevo dannatamente bisogno.

Mi feci togliere la maglietta e la stessa fine fece la sua. Non una parola uscì dalle nostre bocche, se non dei sospiri reciproci per il piacere che qualche minuto dopo iniziammo a provare.

Era così stupida la situazione, ero così stupida io. Non riuscii a non rendermi conto che non avevamo neanche mai usato un vero letto. Questo sottolineava quanto fosse falso tutto ciò.

Il divano prese il segno di noi, dimenticandoci subito dopo, quando Lando lasciò l'appartamento.

Tornai in camera mia per dormire. Tra la gara, disfare le valigie, il sesso, i miei occhi avevano iniziato a bruciare per la stanchezza e mi lasciai semplicemente andare nel buio della stanza.

La mattina suonò il cellulare e trovai il nome della sposa sullo schermo. Erano le undici passate.

«Pronto?» Provai, ma mi interruppe urlandomi nell'orecchio e facendomi piangere dentro per il mal di testa.

«Hai preso il vestito?» Continuò con lo stesso tono, iniziando a blaterare qualcosa sul fatto che lo stilista dovesse fare delle modifiche addosso, in caso fosse stato largo o stretto.

Io annuii, non rispondendo ma poi continuò a richiedermelo qualche volta di fila e ricordai di dover parlare, perché non poteva vedermi.

«Sto andando.» Cercai di non avere la voce assonnata e lei mi pregò di fare veloce, dato che quel pomeriggio non ci sarebbe stato Harry, l'uomo di cui stava parlando.

«Ci vediamo tra qualche giorno, Ad. Ti faccio sapere appena lo ritiro.» Mi alzai e svitai la moka per preparare il caffè, ma aprendo il mobile ricordai che nessuno l'aveva comprato.
Sbuffai, decidendo di infilare una tuta nera, lavarmi i denti, prendere lo zainetto e uscire.

Era pur sempre giugno e nel Principato faceva già caldo, ma non vedevo l'ora fosse estate. Decisi di andare a piedi, il negozio era appena prima dell'Hotel de Paris e distava neanche dieci minuti dal nostro appartamento.

Risalii a piedi Avenue d'Ostende, osservando il porto sempre più dall'alto.
Ritrovandomi davanti al negozio con qualche goccia di sudore sulla fronte, spalancai la porta beandomi del fresco dato dall'aria condizionata.

Alla cassa vidi una ragazza parlare al telefono e vedendomi, mise giù la cornetta, prestandomi attenzione.

«Salut» Iniziai cercando di rammentare la lingua francese, «Je dois voir Harry.» La avvisai di dover vedere l'uomo di cui Adalia mi aveva parlato.

«Daniel Ricciardo et Adalia Blevins?» Chiese, osservando l'agenda che rimaneva aperta sulla scrivania.

«Oui.» Mormorai, vergognandomi del mio accento. Lei mi avvisò di andare in fondo per il corridoio e che l'avrei trovato subito. Mi stava aspettando.

Entrai nella stanza, tanti camerini erano sistemati in cerchio, al centro c'era uno specchio enorme e un ragazzo abbastanza giovane aveva una cravatta blu notte in mano.

«Ciao, sono Kyla.» Sussurrai vedendolo intento a parlare con sé stesso, lui si illuminò, sparendo per andare a recuperare qualcosa e tornò con una stampella coperta da una confezione nera.

«Provalo.» Mi obbligò, spingendomi verso la tenda e spalancandola per me.
Io entrai, guardandomi allo specchio stranita per il comportamento strambo.

Tolsi i miei pantaloni, aprendo poi la cerniera dove apparve il vestito azzurro, sembrava dover essere indossato senza reggiseno e quindi lo slacciai. Infilai il vestito dalla testa, sentendo che il collo sarebbe stato stretto nel nastro, quasi come un dolcevita. Ma poi scendeva sui lati del mio seno, lasciando la schiena scoperta, affusolato con la stessa fettuccia della nuca intorno alla vita.

Era morbidissimo, mi sentivo una nuvola e guardando i piedi, li trovai sparire sotto l'abito. Decisi di uscire per farmi vedere da Harry e quando mi vide, sentii un urlo eccitato uscire dalla sua bocca. Prese a battere le mani.

«Che ne pensi?» Chiese a me, ma continuò a parlare lui, «Non c'è bisogno di nessuna modifica, è perfetto.» Sorrise, facendo sorridere anche me.

Mi guardai nel grande specchio, passando le mani sul tessuto. Cercai di fare attenzione a non spostare la benda che copriva il taglio sulla mia mano, quando all'improvviso sentii dei colpi di tosse provenire dal camerino affianco al mio che si aprì, lasciandomi a bocca aperta.

Max Verstappen stava sistemando una cravatta blu scuro sulla camicia bianca e non mi aveva ancora notata.

«Vicini state benissimo.» Harry prese parola e questo gli causò una veloce alzata di sguardo, che colpì il mio stomaco solo dall'espressione dritta nello specchio.

Il completo gli stava divinamente, era il colore del suo team, rimanendo sui toni del cielo di notte e mi sentivo ancora quello stesso liquido che poteva solo prendere la sua scia. Daniel e Adalia erano due stronzi.

Max si morse le labbra, fermandosi dietro di me. Non mi stava toccando, ma mi sentii su di giri come se lo stesse facendo.

«Tutti i vestiti per le damigelle e i testimoni sono stati consegnati, nessuna modifica. Buona giornata.» Ci sorrise andando via per il corridoio, dicendo alla sua assistente che avrebbe dovuto piegare i vestiti e farci delle confezioni per non spiegazzarli.

«Non puoi essere ovunque.» Sospirai entrando in camerino ed evitandolo. Mi svestii, rimettendo i miei vestiti e prendendo in mano l'abito.
Quando uscii dal camerino lui era ancora immobile, guardava il pavimento e rendendosi conto di me alle sue spalle, si voltò, tornando anche lui oltre la tenda per cambiarsi. Sentii altri colpi di tosse lasciare le sue labbra. Stava male anche lui?

Andai dalla ragazza, dandole il vestito e aspettando che lo preparasse, mi raggiunse anche il biondo, attendendo di poter fare lo stesso.

Mi venne ridato indietro quello che mi mancava per potermene andare. Mi girai, sfiorando la sua spalla, sperando di evitare che il mio corpo si fermasse per niente, ma fu la sua voce a bloccarmi.

«Per quel che vale, sei bellissima.» Arrivò alle mie orecchie. Si preoccupò di scandire ogni sillaba al meglio e fu questo a farmi scappare oltre la porta.

🏎️

Non dimenticatevi di lasciare una stellina e seguirmiii❄️

Buon pomeriggio, per una volta aggiorno QUASI in orario👀

Un capitolo molto importante per alcuni dettagli😋😋 avranno senso tra un po', ma finalmente arriva il momento di questo matrimonio, come ci sentiamo?

(AVVISO CHE NON RICORDO MOLTO DI FRANCESE E SPERO DI NON AVER CONFUSO LE PAROLE)

I vestiti di Kyla(sinistra) e Abigail(destra).

Se avete qualche dubbio, scrivetemi❤️Ho lasciato un box per le domande su Instagram per il capitolo, vi aspetto per parlarne insieme ✨ 👀

Instagram: mybrightshadow.wattpad
Tik Tok: ire.stories
Twitter: maadmaaxie

Grazie per leggermi sempre❤️

A presto,

ire

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