Paris Latino - Mida

By Emi_Cs

18K 767 24

Amen entra nella scuola di Amici per superare sé stessa e il proprio carattere schivo. Mida vuole la ribalta... More

Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
otto
Nove
Dieci
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciassette
Diciotto
Diciannove
Venti
Ventuno
Ventidue
Ventitré
Ventiquattro
Venticinque

Undici

637 27 0
By Emi_Cs

Come si sente di solito la gente quando viene mollata in uno stanzino delle scope, da sola come una cogliona, dopo un bacio passionale quanto quelli visti nei film cessi e romantici che hanno come protagonista Ryan Gosling?

Spero male.

E come si sente, sempre la gente, quando si viene mollati, sempre in uno stanzino e sempre soli, dopo un bacio voglioso e di impulso in grado di far intrecciare le budella perché il Ryan Gosling di turno è confuso?

Come una cogliona, ecco come ci si sente.

Rimasi spiaccicata al muro per un paio di minuti.
Fissavo la paletta rossa caduta a terra e speravo che con la forza del mio pensiero distruttivo avrebbe potuto alzarsi in volo e tornare al suo posto.
Non successe e quando mi resi conto che non sarebbe successo mai, mi raccapezzai, scollandomi dal muro, passai entrambe le mani fra i miei capelli e sospirai.

Sì Mida, avevamo fatto una cazzata.

Chiusi la porta dello stanzino, uscì nella sala e feci partire lo speaker.
Avevo bisogno di provare.

Il giorno dopo mi alzai con un mal di testa degno di un'emicrania dovuta alla sbornia ed era triste colpire la consapevolezza che non mi ubriacavo sa così tanto tempo che probabilmente mi ero dimenticata anche come si faceva.

Mi vestì, andai a fare colazione e poi a lezione.
Dovevo andare solo dal fonico e dal tecnico del suono per sistemare un paio di cose, il resto del tempo potevo prendermelo per ripassare i pezzi fino a quando sentire la mia stessa voce non mi avrebbe causato la psoriasi o qualcosa del genere.

Non ero troppo convinta della scrittura sul brano di Nicki e nemmeno della mia imitazione di una soubrette che era finita nel giro delle droghe ma almeno dalla mia avevo il mio pezzo in cui credevo e volevo far sentire a qualcuno che non fosse il mio cane.

Passai le prime ore del pomeriggio a ripetere e poi fui chiamata dai truccatori: toccava a me ed era il momento che preferivo nella preparazione.
Farsi truccare da qualcun altro era, per me, allo stesso livello di ricevere un massaggio.
C'era una tranquillità ed una pigrezza nel farsi coccolare che difficilmente si trovava in altre situazioni.

Mi sedetti davanti allo specchio mentre Giovanni, il truccatore, mi donava tutta la sua attenzione e mi girava intorno mordendosi le guance per riflettere meglio su che colore piazzare sulle mie palpebre per quella puntata.
"Se tu avessi i capelli del tutto neri, potrei divertirmi di più" sbuffò.
Me lo diceva sempre, da quando ero entrata. Per lui la parte sopra del mio casco rosso ciliegia era un pugno nell'occhio con gli ombretti che sperava e sognava sempre di mettermi.
A quanto pare avevo un viso che mi concedeva di andare oltre ma i capelli bloccavano ogni istinto artistico del truccatore di Maria.
"Oggi devo cantare i led zeppelin con le calze a rete, quindi puoi dare di matto su di me" gli sorrisi con le mie labbra già truccate di un rosa scuro contornato da una matita rossa che mi rendevano le labbra ancora più grandi.
Giovanni si fermò, i suoi occhi neri puntarono nei miei mentre con il pennello per ombretti mi indicava: "che mi stai dicendo."
"Faccio la bagash a livello nazionale" scherzai facendo ridere anche lui.
"Allora, bagash oggi palpebre bianche e rosa barbie con eyeliner marrone."
Dischiusi le labbra sorpresa e battei le mani eccitata in piccoli applausi contenuti ma contenti.

Ero truccata perfettamente, i miei capelli erano lisci ma con le punte tirate verso l'alto, i vestiti che avevo proposto, ergo il jeans a zampa nero e il maglioncino crop dello stesso colore bucato sulla spalla, erano stati accettati dalla produzione e generalmente, considerando che ero stata appena rifiutata e da lì a poco avrei dovuto sculettare davanti a tutti, mi sentivo bene. Bene nella concezione di come sarei potuta stare, perciò si bene, dai.

Ci ritrovammo tutti in sala relax in attesa di essere chiamati.
Scuotevo le gambe e le braccia tentando di farmi scivolare da dosso quelle sensazioni di adrelina mista a terrore che mi pompavano nelle vene da quando eravamo entrati in quella stanza giallognola e rossa.
Alcuni ragazzi erano seduti, altri erano in piedi ed altri provavano dei passi o facevano degli esercizi per la voce.
Holden era seduto, la schiena contro lo scalino superiore il suo, lo sguardo perso nel vuoto.
Non sembrava scosso, non sembrava niente in realtà era semplicemente rinchiuso in sé come sempre.
Mi avvicinai a lui, piazzandomi di fronte alle sue gambe ed evitando accuratamente di guardare in direzione del ragazzo che ieri mi aveva mollata insieme alle scope ed era seduto poco distante da Joseph insieme a Gaia e Matthew.
"Pronto?"
Scossi di nuovo le gambe.
Mi sentivo il suo sguardo addosso ma questo perché ero paranoica.
"Ci son nato" prima che potessi prenderlo in giro aggiunse ridendo: "non è vero, però oggi son pronto."
Risi insieme a lui giusto per qualche secondo perché poi fummo interrotti da un fonico.
Era arrivato il nostro momento.

Sedermi di fianco a Mida non era esattamente una delle mie volontà più acute ma la produzione mi aveva piazzato lì sin dalla mia entrata e io me l'ero fatta andare bene, senza aspettarmi poi che avrei scambiato la mia saliva con la sua dopo settimane di prese per il culo bidirezionali.
Ma così è la vita.

Iniziammo con la solita gara cover per i cantanti e coreo per i ballerini, non riuscivo a focalizzarmi su nessuno se non me stessa, in primis perché ero estremamente egoriferita e poi perché stavo vivendo quella puntata in particolare con una strizza al culo non indifferente.

Quando sentì il mio nome pronunciato dalla voce roca e profonda di Maria, mi risvegliai dalla mia bolla di ansie e preoccupazioni e mi alzai dal banco con una pacca di incitazione da Nicholas.
Scesi le scale di fretta, respirando anche male ma imponendomi di non farlo più o avrei rappato come una gallina strozzata.

"Bella settimana tosta eh, Amen?"
Anche Maria mi prendeva per il culo.
Mi strinsi nelle maniche bucate del mio maglioncino e guardai la donna bionda seduta nella sua poltrona bianca.
"Vorrei dirti che l'ho presa da combattente ma mentirei" ridacchiai per cercare di stendermi un po' mentalmente.
Dovevo rilassarmi o non avrei avuto fiato.
"Quindi hai deciso di non mettere più in dubbio la tua insegnante?"
Che cagamento di cazzo pensai ma mi limitai a voltarmi verso Lorella, seduta dietro la sua scrivania che mi sorrideva così ampiamente con i suoi denti bianchissimi che pareva quasi stesse guardando sua figlia o qualcosa del genere.
"Lorella io non ti ho mai messo in dubbio" spiegai, spostando tutto il peso su un piede.
Non era vero, avevo messo in dubbio lei, le sue capacità di insegnante e sopratutto di conoscenza verso il suo lavoro ma non potevo permettermi di sfancularla così davanti a tutti, non tanto per lei quanto per me. Io ci tenevo al posto in cui ero finita, quasi per caso, mi stava quasi dando la sfumatura di consapevolezza che mi mancava e poi volevo far conoscere quello che scrivevo a qualcuno non fosse il mio cane.
"Ero più che altro, confusa" mi grattai la nuca, "cioè a parte che io non rappo, non mi sentivo neanche in grado di rappare quelle...cose."
Maria rise facendo distendere il clima che lei stesso aveva reso ostile.
"Non ti avremmo neanche mai permesso di dirle" così come non mi permettevano di dire niente che non fosse a loro favore ma quello era un altro discorso, "ok, quando vuoi" concluse lei.

Un paio di secondi dopo, chiusi gli occhi per poi riaprirli subito ed annuire.
Ero pronta.

Partì la base.
Era così incogruente con ogni mio tentativo di contarci sopra che avevo deciso comunque di fare una sorta di rap che si avvicinava di più ad un cantato in extra beat.

Esci dal bosco che è pieno di pericoli,
Ci sono file di poveri che sembrano spiriti
Stan cercando di scampare dall'inferno ma nelle tasche han solo spiccioli
Non riusciranno a scappare se non hanno la forza di correre

Io non mi vergogno anche se son cresciuta povera
Provo orgoglio, vado avanti, prendo il treno
A lavoro alle otto, alla fermata ogni giorno
Bahm bahm

Presi un respiro ed iniziai ad intorno il ritornello cantato.

Oltre alla fabbrica, c'è un bosco fatato,
Vieni a vedere

In provincia ogni tanto cade anche la neve

Oltre alla fabbrica, c'è un bosco fatato,
Vieni a vedere

Sentì il pubblico urlare compiaciuto ed inizia a vagare sul palco camminando intorno ed alzando il viso verso ognuno dei presenti.
Il contatto con loro era la cosa che più mi faceva rimanere sana e pensare che quello che stavo facendo in realtà aveva più senso di quello che credevo, che avrebbe potuto portarmi da qualche parte che non fosse il mio lavoro che mi stava facendo diventare pazza.

Qui non siamo a Milano, la mia sponda del fiume non è quella dove va in vacanza di Caprio o chi cazzo c'è stato

Quando prendo lo stipendio,
Entro dentro l'oceano
Le giornate senza senso, le serate pure peggio

In quel fiume inquinato, facevano il bagno
Dice un vecchio nel parco

Sto sotto i castagni ma son sottopassaggi
Lotta tra gatti
Fra la voglia di farcela e la voglia di farmi
Ho compiuto ventitré anni

Oltre alla fabbrica, c'è un bosco fatato,
Vieni a vedere

In provincia ogni tanto cade anche la neve

Oltre alla fabbrica, c'è un bosco fatato,
Vieni a vedere

Conclusi fermandomi di nuovo in mezzo allo stage. I miei piedi sulla stellina blu dipinta a terra per farci capire quale fosse il centro perfetto di quel palco.

Nel momento in cui la mia bocca si chiuse, si levarono delle urla, ancor più potenti di prima che mi fecero sbarrare gli occhi.
La gente applaudiva per me, simpatizzava per me e si emozionava con me.
La forza che ti davano le persone superava qualsiasi ostacolo che la mia testa mi imponeva, qualsiasi muro che mi sembrava alto quanto un edificio a trenta piani.
Dalle vene iniziò a pomparmi una scarica di adrenalina fin dentro il cervello, sentivo che avrei potuto piangere.
Ma non lo feci.
Stavo piangendo troppo ultimamente.
Era imbarazzante.

"È andata meglio di quello che ti aspettavi" enunciò Maria sorridendomi con la guancia piena dalla sua caramella alla menta.
Avevo scoperto che era sempre dietro a succhiare caramelle perché fumava quanto una turca, peggio di me nei giorni di stress o di quella puntata dei simpsons dove Lisa diventava tabagista.
"E Maria" si intromise Lorella, "Abbiamo scoperto che Amen è brava anche a rappare."
Ero sicura che con quella frase voleva sentirsi dire: grazie Lorella che mi hai aperto al mondo del rap, ora mi tingo i capelli di nero, mi metto del lattex e dei copricapezzoli e esordisco nella scena come cover girl di Cardi B.
Sorrisi in modo tirato.
"Sei soddisfatta, brontolina?"
Tornai con la concentrazione su Maria.
Perché doveva sempre sembrare che mi lamentavo? Ah sì, perché lo facevo davvero.
Annuì e questa volta sorrisi davvero, "molto e...son contenta di averci potuto scrivere sopra. Avevo paura di dover riempire le barre con parole a caso in inglese ma la mia vita di m...routine" mi corressi, "mi ha ispirato."
Avere il background da povera in canna con un lavoro stimolante quanto guardare lo schermo nero della TV poteva essere d'aiuto con la creatività nella penna.

Tornai a posto e subito dopo di me fu chiamato Simone che finalmente era uscito dalle sue settimane di maglia sospesa e poteva esibirsi e mostrare alla gente che non era stato fatto fuori come l'ultimo degli stronzi ma che esisteva ancora.

"Mida" disse Maria una volta che le critiche su Simone terminarono.
Per quanto poteva mettersi d'impegno pareva sempre che non facesse mai abbastanza, quasi che non fosse pronto, che dava o troppo o troppo poco.
Io non ci capivo un cazzo quindi mi limitavo a seguire i ragionamenti dei giudici.
Il ragazzo alto di fianco a me si alzò ed andò in mezzo al palco.
Non potei fare a meno di notare quanto tutto quello che indossava fosse perfetto per lui, mi piaceva il suo stile, piuttosto rilassato ma pensato.
Aveva un coordinato marrone e beige composto da dei pantaloni larghi ed una camicia over a manica corte.
Dalle orecchie pendevano i soliti orecchini di perla.
"Vuoi parlarci tu del tuo singolo o lo faccio io? Questa settimana siete stati tutti molto creativi."
Mida guardò Maria, sorrideva e gli occhi erano così sempre brillanti che quasi sembravano verdi.
"Canto la Solitudine di Laura Pausini ma ho riscritto tutto il pezzo a parte il ritornello" spiegò.
Ok, avevamo limonato e ok, mi avevi mollato come una stronza ma almeno darmi le credenziali per aver registrato con te quel mini ritornello?
"Ti sei fatto dare una mano" Grazie Maria.
Mida annuì e si voltò, la camicia larga svolazzò leggermente, i suoi occhi puntarono nei miei.
Scherzavo, non doveva ringraziarmi davanti a tutti, bastava una lettera anonima o qualcosa che mi permettesse di avere il distanziamento sociale dai suoi occhi e da lui in generale.
Allargò il braccio e con la mano mi puntò, "il ritornello è cantato da Amen e mi ha aiutato nello spronarmi a non farvi sentire la versione da chipmunk che avevo inizialmente ideato, perciò grazie Am."
Sorrisi e alzai il pollice venendo chiaramente inquadrata dalle telecamere.
Non era per nulla imbarazzante, no, ero a mio agio.
"Andiamo" pronunciò Maria e con un cenno di Mida partì la base prodotta in parte anche da lui.

Ho preso questa scelta e
Devo andare in fretta per
Ambire alla vetta

Se tu sei in grado di seguirmi
Allora non ti lascerò più sola e
Prenderò alla svelta le
Scelte con la testa che sbatto sulla tua finestra
Non mi hai capito ancora

La melodia era lenta e lui mi continuava a sembrare che quasi la inseguisse per poi sedercisi su ma non andava mai fuori tempo, riusciva sempre a starci dentro.

E non a caso non ti chiamo e non invado più il tuo spazio
Sono caro e così grato a quel passato
Ma è passato così tanto
Che non mi vedresti così
Non sapresti dirmi di chi
È stata la colpa e non mi importa
Tanto conta che non tornerà
Quindi affronta quel presente e sii cosciente
Perché niente si risolve con le cose fatte a metà

Non c'era rabbia nella sua voce, solo consapevolezza che si fondeva perfettamente con il pacing tranquillo delle parole.
Stavo fermo dietro l'asta del microfono nella sua posizione un po' storta come sempre, con le anche esposte verso sinistra e poi verso destra.

Sto tornando da solo
E non mi ritrovo nelle persone
Che ho incontrato lungo la strada
E mi han lasciato solo parole vuote
Ogni volta che provo
Anche se sbaglio, imparo di nuovo
Ma alla prima svista poi scivola e va

Quanto altro male ti farà la solitudine
La solitudine, nananana
La solitudine, la solitudine
La solitudine

La mia voce registrata si diffuse nello studio, lui alzò le mani per incitare il pubblico ad applaudire lentamente a ritmo e subito tutti lo seguirono.

Continuò a camminare.

E pensavo che avessi capito

Come amare te stesso per amare prima un vicino

All'ultimo cerchio ti cerchio fino al mattino, lungo il cammino
Il vento sullo spartito

Sto tornando da solo
E non mi ritrovo nelle persone
Che ho incontrato lungo la strada
E mi han lasciato solo parole, vuote
Ogni volta che provo
Anche se sbaglio imparo di nuovo
Ma alla prima svista poi scivola e va

Quanto altro male ti farà la solitudine
La solitudine, nananana
La solitudine, la solitudine
La solitudine

Alla conclusione della canzone si levò un altro urlo, un ammasso di voci che concitate gridavano il suo nome o semplicemente un suono mentre sbattevano le mani una contro l'altra.
Lui fece un mezzo inchino e si piegò leggermente, tornò completamente eretto e mise le mani in preghiera ringraziando tutti quelli del pubblico, prima a destra e poi a sinistra.
Ed infine si girò, verso di me, con le mani sempre chiuse si piegò leggermente.
Voleva dirmi grazie?
Lo guardai con gli occhi un po' sbarrati ma non feci nulla e lui si voltò di nuovo beandosi del calore che lo circondava.
"Posso dire una cosa?"
Maria diede il consenso a Lorella che continuava a sorridere come se fosse in continua preda di visioni paradisiache mentre i suoi zigomi si mostravano alti. Andava da un ottimo chirurgo.
"Sono estremamente contenta che i miei ragazzi stiano iniziando anche collaborare perché non è scontato" si passò una mano fra I capelli biondi per toglierseli dal viso, "e considerando che la prima collaborazione della mia squadra proviene da due ragazzi che fino a poco tempo fa passavano più tempo a tirarsi frecciatine che a parlare, sono ancora più fiera di loro" si alzò un applauso, "e Maria" aggiunse, "questo dimostra ancor di più quanto la musica faccia bene ai ragazzi. Come li allontana da certe attività" in realtà un sacco di artisti erano morti per overdose ma magari non ne era al corrente, "e come gli permette di creare, di conoscere e aiutare a conoscersi."
La retorica che era uscita dalle labbra carnose e glitterate di Lorella su quanto l'arte aiutasse a creare era vera, aiutava a distrarsi, ad uscire dagli schemi morti delle solite giornate e ti spingeva sempre a fare meglio, a cercare e volere di più, a combattere per qualcosa, a sentirti vivo.
Avere uno scopo nella vita ti aiutava a sentire ancora qualcosa.
Nonostante fosse tutto così scontato, era vero.
Era vero la parte sulla musica, non su quanto io e Mida adesso fossimo così vicini da prenderci per mano e andare a correre insieme su un campo di lillà mano per la mano mentre cantavano insieme qualcosa di Rino Gaetano.
"E voglio prendere la palla al balzo per chiedere alla produzione di dare a tutti un compito per la prossima settimana" potevo già annotarlo nell'agenda, saperlo prima mi faceva impazzire lievemente meno o almeno in modo più controllato, "per quanto riguarda i miei ragazzi, essendo quattro, ho pensato di dare un duetto diverso alle due coppie e mi piacerebbe sentire, questa volta dal vivo, Mida e Amen e Sarah e Mew."
Aggrottai la fronte e puntai i miei occhi castani in quelli azzurri di Lorella.
Potevo dire di no? Magari cambiare i componenti dei duetti sotto tavolo e finire magicamente con Sarah.
"Per il resto dei ragazzi, ci penseranno i loro professori."
Abbassai lo sguardo sui miei jeans neri e passai il palmo sulla stoffa, non potevo far vedere la mia espressione da uomo da Nehandertal o Maria mi avrebbe fatto delle domande.
Potevo però mettere del lassativo nell'acqua di Christian per farlo chiudere nel bagno per una settimana intera.
"Amen, come mai quella faccia?"
Maria se n'era accorta, era come un cazzo di cane annusa tartufi ma la sua specialità era il drama e le accuse false.
Alzai il viso con un falso sorriso tirato sulle labbra tinte di rosa scuro.
Le mani ancora sulle cosce.
"Perché io e Mida siamo tornati a quando l'unica cosa a cui pensavamo era fare meglio dell'altro e poi deridere quello che arrivava ultimo fra noi due."
Mida si girò verso di me così velocemente che probabilmente aiutò anche la rotazione terrestre.
"Che stai dicendo?"
Lo sentirono tutti.
Il suo microfono era aperto, così come quello degli altri. Eravamo tutti ad un centimetro di una figura di merda nazionale ogni singolo giorno della nostra permanenza in quella scuola.
Non lo guardai, continuai a guardare Maria.
"Mida non la pensi così?"
Mida raddrizzò la faccia, cambiando interlocutore.
"No, ma se sono l'unico fra noi due a non pensarla così, non potrò andare molto lontano con lei. È una testa dura, Maria."
Almeno non ero una testa di cazzo come lui ma questo non lo dissi ad alta voce.
Maria ridacchiò e insieme a lei Lorella che si unì all'allegra combriccola: "vorrà dire che userete questo compito per tornare ad andare d'accordo."
Avrei preferito farmi pestare un piede da una ruota di un trattore in movimento.

Dopo la nostra sceneggiata, salutarono i giudici e fecero vedere la classifica sul maxi schermo di fronte ai nostri banchi.

Insieme al nome di Mida al primo posto partirono delle urla che murarono il mio campo uditivo.
Il mio nome arrivò subito sotto il suo.

"Son stato più bravo di te" mi disse coprendosi il microfono.
Continuai a non voltarmi e a guardare dritto. Possibile che dopo quello che era successo lui si sentiva in grado e in diritto di scherzare con me e indicarmi durante una canzone per ringraziarmi di qualcosa che in quel momento non aveva più senso?
Al posto del cervello aveva un neurone che sentendosi solo si era suicidato?

Alzai l'avambraccio lateralmente verso di lui, aprì il palmo e poi lo rinchiusi facendo sì che l'unico dito ancora in piedi fosse quello medio.

Ciao rega 💌
La settimana santa, cioè Sanremo, è finita perciò posso dirmi ufficialmente in lutto.

Comunque come sempre se vi è piaciuto lasciate una stellina por favor.

Buon inizio settimana.
Baciny 🦋

Continue Reading

You'll Also Like

494K 21K 54
Calista Spencer si trasferisce momentariamente a Brisbane quando capisce che forse le serve una distrazione dalla vita che conduce a Chicago. Dunque...
101K 3K 76
[COMPLETATA] Dal testo: "Ti avevo detto di starmi lontana." boccheggiai, lasciando cadere una mano all'altezza dei miei ricci. La guardai, per una f...
417K 17.3K 99
se non ti spaventerai con le mie paure, un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle