Paris Latino - Mida

By Emi_Cs

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Amen entra nella scuola di Amici per superare sé stessa e il proprio carattere schivo. Mida vuole la ribalta... More

Uno
Due
Quattro
Cinque
Sei
Sette
otto
Nove
Dieci
Undici
Dodici
Tredici
Quattordici
Quindici
Sedici
Diciassette
Diciotto
Diciannove
Venti
Ventuno
Ventidue
Ventitré
Ventiquattro

Tre

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By Emi_Cs

"Come hai fatto alla fine?"
Joseph si lanciò per sdraiarsi accanto a me sul suo letto, che avevo monopolizzato ormai da minuti con le cuffie nelle orecchie.
Nel mio non potevo stare in quanto di fianco al mio letto c'erano Mida e Gaia che stavano parlando di qualcosa che sembrava essere estremamente inopportuno da ascoltare per una terza parte.
Mi tolsi un auricolare e mi voltai per guardarlo, "mh?"
Lui guardava il soffitto con le mani poste sullo stomaco, "per la gara dico."
"Oh" sorrisi soddisfatta, "ho tirato le somme" replicai vaga, "spero sia abbastanza" non volevo che produzione sentisse che mi ero autonomamente esclusa dalla gara canto in gruppi perché altrimenti avrei dovuto avere un colloquio con Lorella su qualcosa di cui non mi importava il giudizio altrui.
"Voi?"
Joseph ridacchiò capendo perfettamente quello che avrei voluto dirgli davvero.
"Indovina" Rispose voltandosi verso di me con un sorrisetto sul suo viso che sembrava costantemente confuso.
Mi misi una mano davanti alla bocca e scoppiai a ridere.
Era come avevo pensato, Angela aveva vinto.
"Prima che vi limoniate, è pronto da mangiare."
Ci voltammo entrambi all'unisono verso l'inconfondibile voce partonopea di Salvatore e sempre insieme alzammo il dito medio verso di lui che ridendo ci aspettava per andare insieme a tavola.

Era una settimana che Petit andava avanti con la storia fasulla di un interesse da parte mio e di Holden, l'uno verso l'altro ma non era quello il caso, semplicemente ci eravamo trovati ed eravamo così simili e forse misantropi che di certo insieme non ci saremmo mai finiti.
In più io lottavo ogni giorno per far capire che poteva esistere anche solo un'amicizia fra me e lui senza che per forza si trasformasse in quell'amicizia speciale in cui pareva stessero sperando tutti.
E non avevo capito il perché.

"Oh regà, li ho quasi beccati" Urlò Petit entrando in cucina.
Si stava riferendo a noi.
Holden alzò la mano per indicarlo e mandarlo a fare in culo e io gli mostrai nuovamente il dito medio.
"Stavamo per fa' faville."
Mi voltai verso Joseph per capire dove volesse andare a parare mentre cercavo un posto libero per andarmi a sedere.
"O no, Am?"
Annuì a Joseph ridendo, "madò regà, se Sasà non ci avesse fermato a quest'ora-"
"A quest'ora?" Mi bloccò Marisol sedendosi di fianco a me e gingillando dalla gioia.
"A quest'ora probabilmente sarebbe successo" sospirai dopo l'ultima parola per dare un tono drammatico alla storia.
Marisol battè le sue manine contenta, "lo sapevamo!"
Holden scosse la testa e quei capelli a cui continuamente consigliavo una noce di balsamo, "intendo che ci saremmo addormentati. Daje regà."
Gaia si alzò dal suo posto di fianco a Mida e scosse la testa, "amò, sei scappata dalla camera per andare da Holden, dai è palese."
Si era alzata per dare più autorità alle sue parole?
"Son scappata perché tu e il maranza stavate dicendo cose che io probabilmente non avrei dovuto ascoltare."
Mi voltai verso una delle telecamere che erano fisse verso il soffitto e guardai dritta nell'obiettivo, "con questo produzione non voglio dire che stessero dicendo zozzerie ma che non era affare mio quello di cui parlavano."
Ci tenevo a precisarlo o altrimenti sarebbe sembrato agli occhi di tutti che quei due stavano programmando come scopare senza essere visti ma non era quello il caso, non eravamo al grande fratello.
"Ma raga mi ha chiamato maranza?"
Mida si guardava intorno per parlare con gli altri e cercare conferma.
Purtroppo non riuscivo proprio a non dargli fastidio, era nella mia indole e con lui veniva naturale.
Il suo volto definito si voltò verso di me e mi puntò contro i suoi occhi castani tondi.
Aprì le labbra per dire qualcosa che non riuscivo ad ascoltare perché ero troppo presa nei miei pensieri.
Forse erano i capelli rasati ai lati, il naso a patata o la forma della testa ma era uguale a qualcun altro.
"OH!" esclamai facendo spaventare Marisol, "ecco!" sì erano identici, "sei uguale a Mahmood!"
Gli puntai l'indice contro. Erano proprio simili solo che Mida era tipo la versione 2.0 in quanto era alto quanto due mahmood impilato uno sopra l'altro.
"Che poi se è uguale a Mahmood è anche uguale a Marra" continuai io pensando ad alta voce.
Avevo già trovato due dei sette sosia presenti nel mondo per Mida ed entrambi in Italia.
"Non tutti possiamo assomigliare ad Elmo come te."
Aggrottai le sopracciglia, "Assomiglio ad Elmo?" Gli domandai sinceramente.
Non mi ero mai posta quel dubbio.
"Cioè so che sono identica al barbapapà rosso o al tizio con la barba dei Looney Toones ma Elmo?" Quella mi giungeva nuova.
"Io direi che assomigli più a quella tizia in Fairy Tale con l'armatura" si aggiunse Joseph.
Sapevo che lo diceva solo per darmi conforto, insomma io e Ruby o come si chiamava non ci assomigliavamo manco per caso e l'unica cosa che ci legava erano i capelli rossi ma poi, io manco li avevo solo rossi.
Erano rosso fuoco sopra e sotto neri.
"Grazie bro ma non è vero" risi per far capire che non ero offesa dalla cosa generale e dalla similitudine presunta tra me e Elmo.
Sofia entrò nella stanza e si guardò intorno, tutti gli sguardi erano diretti fra me e Mida e c'era uno strano silenzio surreale. In un'altra occasione avrei assaporato ogni secondo di quel mutismo generale.
"Che succede?" Domandò con la sua vocina da bimba.
Mi voltai verso la ragazza bassina che aveva i capelli composti dentro una crocchia, "Mida ha detto che assomiglio ad Elmo perché io prima gli ho dato del maranza o poi ho fatto notare come fosse uguale a Mahmood."
Sofia fece sguizzare gli occhi verso il ragazzo alto e lo osservò dalla punta dei capelli ricci fino a dove il suo corpo non spariva dietro al tavolo.
"È vero" sussurrò e io battei le mani e poi diedi di nuovo la mia attenzione a lui.
"Visto?!"
"Marra è stato con Elodie" disse a sé stesso, "Elmo con chi è stato?" Mi guardò, nei suoi occhioni c'era un piccolo fulmine.
Voleva litigare? E il suo punto era la vita da single di Elmo?
"Che cazzo vuole dire?" Chiesi confusa e poi scossi la testa. Non avevo intenzione di andare oltre, non aveva senso, almeno il più delle volte le nostre discussioni avevano senso, quel giorno era tutto confuso e nonsense.
Mi sedetti e iniziai a mangiare.

Iniziai a lavare i piatti.
Era il mio turno sulla lavagnetta e non c'era modo di scampare, il mio nome era scritto in grassetto su quella tavola bianca.
"Ehi Elmo, tu lavi e io asciugo?"
Peccato che oltre al mio nome c'era anche quello di Christian che avrei volentieri cancellato da lassù.
Con le mani sporche di sapone e dentro il lavabo, voltai solo il viso verso di lui che era rimasto impalato di fianco a me con una pezza blu in mano.
"Certo Marra" sorrisi infastidita, increspando le labbra nel mondo più finto e più tirato che conoscessi.
"Vuoi che chiamo Holden? Sei più contenta se c'è lui?"
Sospirai e guardai in alto, verso il cielo ma sopratutto verso le telecamere che erano l'unica cosa che mi tratteneva dal colpirlo con una padella sporca in testa.
"È chiaro che sarei più contenta" continuai a guardare in alto per cercare la calma che non trovai, c'era solo il soffitto chiaro e la sua presenza fin troppo ingombrante.
Girai il viso verso di lui e alzai lo sguardo sui suoi capelli, "dovresti smetterla di mettere il burro fra quei riccioli" constatai.
Arricciò il naso confuso ma si limitò a scuotere la testa, "non ti rispondo nemmeno" mi liquidò.
Peccato mi sarei potuta divertire.
Girò intorno a me per stare alla mia destra e iniziò a prendere i piatti puliti per asciugarli e metterli via.
Mi schiarì la voce.
Stavo bene nel silenzio, era il mio luogo sicuro, il posto in cui accocolarmi e il mio segno distintivo ma c'erano momenti in cui scovavo anche del disagio nella non presenza del rumore e in quel momento mi ci trovavo con entrambi i piedi in quella sofferenza.
"Come va con Gaia?" Parlai per spezzare quella sensazione.
Mida smise di passare il panno sul piatto bianco e si girò verso di me, "perché mi chiedi qualcosa senza offendermi?"
Sembrava sconvolto.
Era così strano che io cercassi di parlare con lui solo per il puro piacere di parlare? Sì, certo che lo era e mi sarei sentita come lui al suo posto ma quell'elettricità nell'aria mi stava per far soffocare e avevo bisogno di dire qualcosa per far passare di nuovo l'aria.
"Perché c'è un silenzio strano" confessai, non era nel mio dire le cose diversamente per come stavano ma non per edulcorare qualcosa agli altri ma perché mi piaceva credere che almeno nelle parole che pronunciassi la gente poteva sentirci sempre me e mai nessun'altra.
Mida aggrottò la fronte e riprese ad asciugare le stoviglie.
"Sei a disagio?"
Non c'era traccia di giudizio nella sua domanda.
"Non so, 'sto silenzio è strano."
Quell'assenza di parole sembrava comunque urlare e non volevo più sentirla.
"Come dovrebbe andare con Gaia?" Rispose e rimasi interdetta da come non fece una singola battuta per mettermi ancora più a disagio in quella situazione.
Avrebbe potuto sfruttarla e prendermi in giro ma non lo fece.
Volevo ringraziarlo ma avevo paura di creare di nuovo quella patina di disagio che era appena stata spazzata via.
"Non c'è una sorta di relazione fra voi due?" Domandai tornando a guardare le pentole fra le mie mani diventate bianche grazie alla schiuma del detersivo.
"...No" questa voce il disagio era nella sua voce, "cioè ci stiamo conoscendo, così come stiamo conoscendo tutti gli altri e lei è interessante, sembra proprio una bella persona ma boh" mi voltai verso di lui che aveva lo sguardo basso e fisso, "insomma vedremo."
"Ma tu provi qualcosa?" Gli chiesi sinceramente.
Non sapevo nemmeno di essere interessata a tutta quella situazione ma le emozioni umane, provenienti anche dalle persone più lontane da me, erano tutte estremamente coinvolgenti e mi facevano sentire parte degli altri in una maniera che a quanto pare per me era necessaria.
Io volevo costantemente sentire qualcosa.
Smise di asciugare i piatti e si voltò verso di me, "non lo so Amen, devo capirlo" abbassò la voce.
Sembrava volesse dirmi altro ma si bloccò, supposi fosse dovuto ai soliti microfoni che ci tenevano sempre monitorati e controllati.
Non si poteva parlare e basta, bisognava avere paura.
Alzai una mano e gliela posai sulla schiena accarezzandolo lentamente per tentare di dargli una sorta di conforto. Voleva parlare solo per confrontarsi sui suoi dubbi ma non avrebbe voluto farli sapere a tutti e sopratutto, immaginavo, a Gaia.
E potevo percepire come si sentiva stretto in una situazione in cui non poteva esprimersi completamente, era lo stesso per me che tentavo sempre di azzopparmi autonomamente per non fare o dire qualcosa che avrebbe potuto ferire qualcuno.
"Questa tua versione carina è più spaventosa della tua versione da cagacazzo" rise il mio compagno e alzai velocemente la mano dal tessuto della sua tshirt nera.
"Vedi?" Alzai di nuovo la testa verso le telecamere, "Fai del bene ed è così che ti trattano."

Mi infilai nella sala prove della casetta dopo aver lavato i piatti.
La prossima lezione sarebbe stata tra un'ora e in casetta eravamo rimasti praticamente io, Mida e un paio di ballerini.

Per la puntata mi era stata assegnata una canzone su cui non ero tanto sicura. Non era nelle mie corde, non faceva parte di quello che di solito portavo e, a mio parere, non mi dava neanche modo di portare a casa nemmeno un buon compitino ma a quanto pare era un pensiero solo mio perché tutti i professori e la Cuccarini compresa erano convinti che avrei reso la Pulce d'acqua di Branduardi una moderna hit che avrebbero risuonato a Tomorrowland, altrimenti non capivo perché intestardirsi con questa canzone che l'unico che può portare senza sembrare un coglione è Branduardi stesso.

Inspirai e andai a connettere il mio cellulare alle casse della sala e misi su la base della canzone.
Partì e da subito mi maledissi.
La chitarra classica iniziò a produrre una melodia che ci vedevo bene in una serena campagna mentre le dita pizzicavano leggere le corde.
Guardai dritta davanti a me, incatenando gli occhi nel riflesso dello specchio che contornava tutti i lati dell'aula e presi un piccolo respiro.

"È la Pulce d'acqua che l'ombra ti rubò e tu ora sei maaaalataaa e la mosca d'autunno che hai schiacciato non ti perdonerààà."
Tutta la canzone veniva cantata nel tono di Branduardi, ergo leggero, scanzonato e quasi bisbigliato ad alta voce.
Se la cantavo io mi veniva naturale cercare di raggiungere la sua leggerezza di tono ma sembravo solo pronta per partecipare a Tale e Quale Show come imitazione del cantante. Mi mancava solo una parrucca.
"Sull'acqua del ruscello tu" iniziai a seguire le note con le dita facendole svolazzare nell'aria, "troppo ti sei chinato. Tu chiami la tua ombra maaaaa" feci una piroetta, "lei non ritornerà!"
Sentì una risata e mi bloccai sul posto permettendomi di girare solo la testa verso la radice di quel suono.
"Da quanto sei lì?"
Non me ne ero proprio accorta.
Ero diventata rincoglionita?
Magari lo ero sempre stata.
"Da quando è partita l'allegro stacco di chitarra."
Guardai Mida poggiato allo stipite della porta con le braccia conserte e l'espressione divertita.
Almeno questa cosa imbarazzante avrebbe potuto far ridere qualcuno, magari qualcun altro oltre lui.
"Con la piroetta hai mostrato quanto sia meglio che tu sia data al canto piuttosto che il ballo" mi sfottè continuando a ridere.
Si mise una mano sul viso per cercare di smettere di ridere ma pareva che avesse appena visto la cosa più divertente della sua vita.
"Figa" continuò fra le risate, "una roba imbarazzante" aggiunse.
Stetti lì, imbronciata, bloccata come un pezzo di marmo mentre lui si piegava su se stesso per raccogliere tutto il riso che poteva.
Mi limitai a guardarlo. Lui tentava di smetterla ma appena si dava un contegno eccolo che ripartiva con una risatina.
"Chi cazzo te l'ha assegnata? Il tuo peggior nemico?" Fu quello che capì dai farfugli dati dalla sua bocca piena di divertimento.
Aspettai qualche altro minuto per dargli il tempo di riprendersi da quello spettacolo obrobrioso.
"No serio" si aggrappò alla sua determinazione di tornare tutto d'un pezzo, "è un compito?"
Purtroppo, dovetti scuotere la testa, "vorrei dirti di sì."
Lui entrò nella stanza e la porta si chiuse dietro le sue spalle. Si appoggiò alla sbarra in legno delle prove per il classico e tornò ad avere le braccia conserte mentre mi guardava, "figa" sussurrò, "è la canzone per la gara cover?"
Dischiuse le labbra in un'espressione confusa e lo capì, lo ero anche io, anche molto più di lui.
"Vorrei dirti di no."
"Minchia ti odia."
La Cuccarini mi odiava? Iniziavo ad averne il dubbio pure io ma se non fosse stato odio sarebbe stato anche peggio. Voleva dire che lei credeva davvero nelle sue scelte.
"Anche tu sai come consolare le persone" utilizzai la sua frase di qualche giorno prima.
"Dai Elmo, fammela sentire tutta."
Sciolsi le braccia e le lasciai cadere ai miei fianchi.
Mi misi una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio mostrando quelli neri, "se vuoi ridere guarda un film di Zalone."
"Voglio darti una mano" replicò lui, rimanendo sempre nella stessa posizione poggiato alla sbarra come se fosse la sua sedia, "e non perché penso che tu te la meriti ma perché ho lezione fra un'ora e devo trovare un modo per far passare il tempo."
Ridacchiai divertita e mi tirai su i pantaloni della tuta che mi stavano larghi, "tanto peggio di come sta andando non può andare" pensai ad alta voce.

"E la Pulce d'acqua che lo saaaa" feci un piccolo acuto, "l'ombra ti renderà."
Finì l'ultima strofa e feci un inchino.
Mida scoppiò a ridere e battè le mani divertito mentre io continuavo a raccogliere applausi e ripetere il mio inchino.
"Posso sentire la versione originale?"
Mi avvicinai a lui e lui sembrò esserne preso di sorpresa perché fece per spostarsi ma quando capì che volevo dirigermi ai suoi piedi verso la cassa e quindi anche il mio cellulare si distese.
Mi sedetti a terra e feci partire la versione con la voce.
Allungai le braccia per darmi sostegno, piazzai i palmi a terra e allungai le gambe sul parquet per distendermi mentre Mida continuava a stare al mio fianco ma in piedi che guardava giù verso il cellulare mai verso di me.
Io invece decisi che avrei voluto fissarlo costantemente perché le sue faccette mi facevano ridere.

Aveva lo sguardo concentrato, le braccia conserte, le rughette depressione sulla fronte e le labbra carnose chiuse in una linea orizzontale decisa.
Era decisamente preso.

La canzone finì, spostò lo sguardo su di me e si rese conto che io lo stavo fissando senza sosta.
Si schiarì la voce, "se eviti di imitarlo, già siamo a cavallo."
"Non riesco a non farlo" ammisi.
Non c'era modo che mentre cantavo riuscissi a togliermi dalla testa la sua vocetta delicata e scanzonata.
In nessuna maniera.
Partivo io e insieme a me anche Branduardi che nella mia testa correva in un campo di margherite saltellando.
"Ci devi provare o ti giuro finirai per sembrare lui ma sotto effetto di lsd."
Che soddisfazione.
"Appena inizio a cantare, sento la sua voce nella mia testa."
Era una conseguenza della schitarrata iniziale, iniziava il pizzico delle corde e io vedevo lui e quel campo.
Ci avevo provato ad immaginare altro ma non c'era modo, tornavo sempre lì. Costantemente come se fosse il mio posto sicuro.
In realtà era la mia galera.
"Iniziamo a farti pensare ad altro allora."
Continuavo a guardarlo ma non capivo dove volesse arrivare.
"Fai partire solo la base" mi istruì, io annuì e premetti play sulla strumentale.
Si schiarì la voce e dopo qualche secondo, completamente fuori tempo iniziò a cantare con una vocetta fin troppo alta e stridula: "e la Pulce d'acqua che l'ombra ti rubò e tu ora sei malata. E la mosca...non me la ricordo maaaa Maria ti perdonerààà."
Mi lasciai cadere sul pavimento e scoppiai a ridere tenendomi la pancia mentre socchiudevo gli occhi dalla risata e battevo le mani.
Quando ridevo troppo sentivo la necessità di battere le mani come le foche divertite, ormai era un'abitudine.
"Sull'acqua del fiume tuuuu, troppo ti sei spinta e ora ti sei bagnataaaa maaaa Maria ti perdonerààà."
Era tutto fuori tempo, tutto stridulo che aveva quasi senso.
"E allora devi a lungo cantare per farti perdonare perché devi migliiiiorare altrimenti finirai peeeeer sembrare quei tossici nelle metro, la la lalalala la la lalalararala."
Applaudì e continuai nella mia catartica risata.
Nelle fessure fra le palpebre scorsi anche Christian iniziare a ridire con il suo naso arricciato e l'espressione giocosa.
L'avevo visto così con gli altri ma mai con me, per colpa mia ma anche sua non eravamo mai andati d'accordo e in quel momento di costanti risatine non potei non pensare quanto fosse una persona colorata.
Suonò una sveglia sul mio cellulare e mi ripresi dal mio stordimento per prenderlo e leggere il nome che avevo dato alla sveglia. Lo facevo sempre così da ricordarmi perché l'avevo impostata.
"Oh porca...ho lezione prima oggi, che cogliona" mi battei il palmo della mano sulla fronte e feci zittire subito il mio cellulare.
Mi girai e alzai il viso per incontestabile quello di Mida, allungai una mano verso la sua caviglia e gliela strinsi, "grazie" sorrisi, "penserò solo a te con questa canzone d'ora in poi."
Gli lasciai la caviglia.
"L'ho fatto perché non voglio superarti in gara in modo scorretto."

Chiaramente tutto avrà più senso fra qualche capitolo perché per ora non succede niente ma pls stellinate se per qualche caso fortuito sta roba vi interessa.
Baciny 💝

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