Uno Strato Di Ghiaccio Tra Di...

CallmeTecla tarafından

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Storia completa✔️ In Groenlandia, nella città di Nuuk, fredda, sempre innevata, dove l'unico colore è il bian... Daha Fazla

Cast
TrailerBook
1. I love my new family!
2. Why you hate me?
3. The anger
4. What are friends?
5. Happy birthday!
6. Weakness
7. You help me
8. A destroyed book, a burning pain
9. you set my heart on fire
10. Stop it, plese.
11. I can't breathe!
13. Are you jelouse?
14. I'm his girlfriend
15. Joe
16. shaky emotions
17. New Year's
18. Eyes
19. Hidden secrets
20. Kiss me
21. Micky

12. Stay with me.

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CallmeTecla tarafından

🎶Cults🎶

"La differenza tra mente e cuore? La mente ti dirà la cosa più intelligente da fare. Il cuore ciò che farai comunque."
~Wiz Khalifa

Liam, 14 anni.

Non era vero, non poteva esserlo.
Era un incubo, doveva. Non poteva essere reale, non potevo perderla. Lei era tutto, tutto quello che mi restava, ed era anche la mia forza, che mi faceva andare avanti ogni giorno.

Nella mia mente le scene di quel pomeriggio passarono così veloci. Lei che mi fissava da lontano con quegli stupidi pattini affilati e lucenti. Gli stessi di Micky.
Io che la fissavo incredulo con il cuore pesante, ed un buco nello stomaco e nel petto che si era riaperto.

Come una ferita, si. Come quelle stupide cicatrici. Solo che la mia era profonda, così tanto che avvertii un urlo interiore. Forse era quello che avrei voluto fare, urlare. Urlare perchè non avevo altro modo per esprimermi se non la rabbia.

"Liam è cattivo, lui neanche prova ad essere buono con gli altri. Lui non ha sentimenti, non prova nulla. Pensa solo a stesso, è un narcisista, egoista e con manie di protagonismo."

Era così che venivo descritto. Un ragazzo senza alcun sentimento, crudo sotto ogni centimetro della mia pelle. Ma questo era solo un lato. Quello che sceglievo di mostrare. Forse ero molto peggio nel profondo. O forse il contrario.

Solo una persona mi aveva conosciuto come ero realmente: Micky. Ma adesso non c'era più.

E al solo pensiero di perdere Else, nello stesso identico modo di come avevo perso Micky, una fossa si scavò dentro di me.

La verità è che Else, o meglio la mia dolce regina dei ghiacci, è rimasta scolpita nel mio cuore da quando ha messo piede dentro la casa con I suoi capelli dorati ed i suoi occhi buoni e gentili di ghiaccio, con la sua piccola borsetta leggermente rotta con un gattino all'interno.

Lei, anche se era insopportabile, e la odiavo più di me stesso, mi aveva aiutato. E non riuscivo a capirne il come. Ma lo aveva fatto.
E poi è scomparsa sotto una lastra di ghiaccio causandomi più tagli sul petto di quanti non ne avessi mai avuti.

Quando crollo in quella pozza ghiacciata rompendo in mille pezzi il ghiaccio sotto ad I suoi piedi fu come uno scatto involontario. Corsi più veloce che mai, come se fossi un fulmine.

Guardai i suoi occhi blu e le sue guance rosate attraverso uno strato spesso di ghiaccio, fissarmi mentre il mio cuore batteva forte come un tamburo. Lei spalancò la bocca cercando di urlare mentre io appoggiai i palmi delle mani sulle sue, anche se non potevamo toccarci realmente.

Avrei voluto fargli sentire il mio calore, ed assorbire quel freddo che ha lungo il corpo. Avrei voluto tirarla fuori, tuffarmi e salvarla. Ma non potevo. Sarei morto anche io.

Così in preda al panico unii le mani in due pugni e cominciai a sbatterle sul ghiaccio con tutta la forza possibile. Più forte, più forte, ancora più forte!

Urlava una voce dentro di me mentre le mie mani diventavano di un bianco cadaverico. Else mi guardò per qualche altro secondo mentre una lacrime mi scese lungo la guancia. Ricordi, solo ricordi. Ricordi brutti. Molto brutti.

Fu come una specie di flash back. Al posto di Else c'era Michy, che mi guardava con gli occhi più grandi che avessi mai visto. Ma ero troppo piccolo per capire cosa stesse accadendo. Piangevo solo. Volevo che lei tornasse in superficie ad abbracciarmi e a cantare le canzoni che metteva la mamma alla radio. Ma me ne stetti lì. A guardare il suo corpo abbandonare la sua vita.

Questo non doveva accadere di nuovo. Non potevo lasciarla andare. Else era stata la mia cura, in un modo in cui io non avrei mai immaginato. Ci siamo odiati così tanto, ma la verità è che continuavo a respingerla perchè non volevo qualcuno al mio fianco che mi compatisse.

Volevo solo avere la vita di prima che mi era stata strappata via.

Volevo solo riavere Micky.

E adesso, stavo perdendo anche lei.

Else ammobidii la faccia. Non stava più urlando come prima. Aveva capito cosa stava per succedere. I suoi occhi si chiusero istantaneamente e non vidi più quelle iridi ghiacciate così profonde.

Il suo volto si allontanò sempre di più, e vidi l'oscurità inghiottirla secondo dopo secondo.

« No, no, no!»
Urlai graffiando con le unghie il ghiaccio.

Quando un'altra lacrima scese lungo la mia pelle arrossata per il freddo i miei pugni si scagliarono dritti contro il lago. Mi facevano così male che sarei potuto crollare istantaneamente in uno stato di dolore e sofferenza.

Le mie nocchie puntavano dritte contro il ghiaccio ripetutamente. Le sentivo bruciare. Non sentivo neanche più le mani ma dovevo continuare. Non potevo arrendermi ora.

Più davo colpi, più i miei pugni si riempivano di graffi. Lo strato di ghiaccio si stava spaccando. "Non mollare adesso, c'è la puoi fare, puoi salvarla!"

Le mie nocchie erano distrutte, completamente. Il sangue che usciva mi aveva ricoperto tutte le mani, ma continuaii senza sbattere ciglia.

Le gocce di sangue andarono a cadere sul lago, in un colore perverso, il ghiaccio ed il sangue, così diversi ma simili. Non sentivo dolore, almeno non lo mostravo.

Non mi importava se le mie nocchie si erano spaccate, se stavo sanguinando. Mi importava solo di lei.
Quando finalmente dopo tanto sangue versato, spaccai il ghiaccio in un colpo decisivo.

La mia pelle aperta entrò nell'acqua gelida bruciandomi come se fosse fuoco ardente e bollente su pelle asciutta. Dopodiché mi misi in piedi. Mi passai una mano tra I capelli e continuai a spaccare intorno con i piedi il ghiaccio.

Quando il lago fu rotto, tanto da farmi entrare con il corpo, mi tolsi il giacchetto, e mi tuffai immergendomi nella pozza blu.
Il freddo mi fece paralizzare per qualche momento. Le ossa mi facevano male per le basse temperatura, eppure l'unica cosa su cui mi concentrai era solo Else.

"Devi darti una mossa, sta passando troppo tempo."

Un orologio nella mia mente mi fece scattare in una mossa veloce. Tic tac, tic tac. Le mie braccia si mossero in traiettoria verso il basso.

Eppure non riuscivo a vedere il fondo. Non riuscivo a vedere Else.

Più i secondi passavano più sentivo la testa esplodere per il freddo. Il respiro si stava facendo corto, e l'aria nei polmoni stava sparendo sempre di più.
Nuotai il più veloce possibile quando improvvisamente vidi lei.

Else con i suoi capelli ammorbiditi che "fluttuavano" nell'acqua, così biondi e chiari. La sua pelle quasi bianca cadaverica e le sue guance leggermente rosate. Odiavo vederla così.

Allungai la mano verso il suo braccio, la tirai verso di me e gli strinsi la mano fredda scendendo poi lentamente con le dita lungo il suo polso. I battiti. Non riuscivo a sentirli.
Cazzo.

Spinsi con tutta la mia forza delle gambe e delle braccia, il mio corpo verso il buco nel ghiaccio, da dove passava un raggio di luce, che illuminava leggermente l'acqua nera e scura di quel lago.

Else era pesante, più di quanto mai avessi creduto. Sentivo i polmoni andare a fuoco, bruciarmi e corrodermi il petto dall'allinterno. Gli occhi che sforzavo di tenere aperti mi bruciavano come mai.

Tirai nuovamente verso di me Else, che scivolava sempre di più sotto il mio tocco. La strinsi a me e le cinsi la vita con un braccio. Riuscivo a vedere il sole, la luce battere calda contro il ghiaccio anche in una gionata fredda.

Ero a qualche metro dalla terra ferma, mi diedi una spinta facendo un sorriso leggero sul viso e sperai con tutto me stesso che non era morta. Non poteva esserlo, doveva restarmi al fianco ed io avrei dovuto difenderla in ogni situazione.

Non era finito. Non fin quando lo avrei deciso io.

Quando la mia mano sbucò fuori dall'acqua ebbi un sussulto. Lentamente feci capolina dall'acqua con i capelli attaccati alla fronte, che mi scostai frettolosamente dagli occhi.

Feci un respiro di sollievo mentre riprendevo fiato e ossigeno con un dolore per il freddo alla testa. Feci salire al mio stesso livello Else, che se ne stava tra le mie braccia con la testa pesante e gli occhi spenti. Le poggiai una mano sul cuore, aspettai qualche secondo e riuscii a percepire qualche battito. Due forse.
Così puri e deboli. Tutun, tutun.

Il suo cuore batteva. Ed io mio per lei.

La feci uscire per prima dall'acqua e la stesi sullo strato di ghiaccio. Io mi aggrappai uscendo dall'acqua e accarezzandole la guancia.

« Ti prego, non lasciarmi anche tu.»

Sussurrai piegato sul suo corpo mentre la guardavo in attesa di una mossa. Una lacrima salata scese lungo il mio viso mentre le nocchie arrossate e ancora leggermente insanguinate ripresero a bruciarmi per il freddo.

« Non te lo permetto.»
Dissi tutto d'un fiato mentre l'aria si condensava in una nuvola di fumo.

« Non ti permetterò mai di lasciarmi, regina dei ghiacci.»

Le scostai dal viso bianco pallido i capelli biondi bagnati. Nessun cenno. Nessun sussulto. Volevo urlare. E lo feci. Scoppiai in un urlo così crudo e forte che avrei potuto risvegliare tutta la cittadina, anche se ci trovavamo lontani.

E mie lacrime scesero sotto forma di gocce dal mento, bagnandole il naso. Feci un respiro profondo cercando di non farmi sovrastare dal panico e dai pensieri. Ma soprattutto dai ricordi.

« Vorrei tanto che questo non fosse il nostro primo bacio, ma devo farlo.»

Mia avvicinai alla sua bocca rilasciando nei suoi polmoni tutto l'ossigeno che avevo in corpo, fino a prosciugarmi. Ancora nulla. Tre secondi.
Misi le mani unite e premetti sul suo petto con forza. Uno, due, tre.
Ancora nulla.

Strinsi tra le dita il suo naso e le feci un'altra espirazione bocca a bocca. Le mani nuovamente. Uno, due, tre.
Nessun cenno.

« Dai, forza, Else!»

Rilasciai altro ossigeno nei suoi polmoni. Appena mi allontanai il suo gesto veloce mi fece sobbalzare e spiazzare. Era lei. Viva, con i suoi occhi che dicevano tutto ma allo stesso tempo nulla.

Era la mia regina dei ghiacci.

Si spostò su un fianco e fece uscire tutta l'acqua che aveva nei polmoni dalla bocca. Quando la vidi sdraiata esausta davanti a me, la fissai negli occhi come non avevo mai fatto.

« Dove credevi di andare? Sai che dovrai sopportarmi ancora per un pò, Regina dei ghiacci.»

Dissi sorridendo mentre l'acqua fredda mi scendeva lungo il naso.
Lei sorrise, quel bellissimo sorriso. Ed io non feci altro che perdermi in quelle iridi profonde.

« E tu pensavi che me ne sarei andata così facilmente dalla tua vita? Devo farti arrabbiare molte altre volte.»

Scoppiai in una risata ininterrotta.

« Credevo di perderti.»
Sussurrai passandomi una mano tra i capelli che si stavano già asciugando.

« Questo mai.»

Disse tossendo mentre io gli tenevo stretta la mano, senza nemmeno accorgermene.

« Devi riposarti, non stai bene.»

Esclamai calmo mentre lei continuava a guardami con i suoi occhi pieni di dolcezza.

« Liam, mi devi dire la verità.»
Disse con voce spezzata.

La guardai per qualche secondo, aggrottai le sopracciglia e con un tonfo al petto schiusi le labbra.

« Dimmi, Else.»
Sussurrai accarezzandole la guancia arrossata.

« Chi è Micky? La tua ragazza?»

Un buco nel petto mi fece rimanere bloccato immobile, paralizzato dalla testa ad I piedi, con le ossa completamente ghiacciate. La mia ragazza? Oh se solo sapessi piccola Else...

« Devi darmi una risposta. Ti prego.»

Mi morsi il labbro inferiore mentre gli passavo una mano tra le ciocche bionde.

« Non è la mia ragazza. Questo ti basta?»

Sussurrai con voce roca mentre lei accennò un sorriso spezzato dalla tosse.

« Per il momento potrebbe bastarmi.»

Passai la lingua tra le labbra rosse. Le presi il mento tra le mani e in uno scatto veloce mi alzai in piedi prendendola in braccio.
Non sarebbe riuscita a camminare.

Le gambe gli tremavano così tanto che avrei potuto scommettere cento dollari che qualcuno avrebbe creduto ci fosse un terremoto.

« Ti tremano le gambe.»

Dissi fissando le sue gambe ricoperte da dei pantalo attillati. Troppo attillati da far intrufolare nella mia mente qualcosa di innocuo. Forse. Lei annuii scuotendo la testa.

Non appena arrivammo al piano superiore, le lasciai il suo spazio. Si cambiò i vestiti freddi e dopo dichè, visto che non riusciva a reggersi in piedi, mentre lei se ne stava sotto le coperte calde, gli asciugavo i capelli pettinando le lunghe ciocche bionde.

Quando disse che si stava per addormentare, uscii dalla stanza. Ma subito dopo entrai per controllare che stesse bene. Mi sedetti sulla sedia della scrivania e dopo poco venni sovrastato anche io dal sonno.

          . • ○ . • ° ★ • . • ☆ ° • . ○ • .

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