Magnetic

By sjalexza

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รˆ possibile non sentirsi in grado di provare nulla? รˆ possibile vivere di costante competizione? รˆ possibile... More

โœจCASTโœจ
DEDICA..๐Ÿฉทโœจ
CAPITOLO 1.
CAPITOLO 2.
CAPITOLO 4.
CAPITOLO 5.
CAPITOLO 6.
CAPITOLO 7.
CAPITOLO 8.
CAPITOLO 9.
CAPITOLO 10.
CAPITOLO 11.
CAPITOLO 12.
CAPITOLO 13.
CAPITOLO 14.
CAPITOLO 15.
CAPITOLO 16.
CAPITOLO 17.
CAPITOLO 18.
CAPITOLO 19.
CAPITOLO 20.
CAPITOLO 21.
CAPITOLO 22.
CAPITOLO 23.
CAPITOLO 24.

CAPITOLO 3.

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By sjalexza

<<Allora dottor Lewis? Cosa mi consiglia di fare? Secondo lei è molto grave?>>
<<Non c'è nulla di cui preoccuparsi, signora Foster. La sua è ansia da prestazione per il rientro a lavoro, nient'altro.>> Finisco di compilare alcuni moduli e li rimetto nel cassetto.
<<Grazie mille, mi sento davvero sollevata.>> Mi prende la mano ed io mi faccio scappare uno sguardo disgustato.
Odio questo tipo di cose, soprattutto al lavoro: il luogo dove richiedo la massima discrezione.
La signora Foster, però, non è una di quelle.
È una donna più grande di me di qualche anno, divorziata con tre figli alle spalle.
Spaventoso no?
Per me sì, soprattutto le avance spudorate, che non nasconde neanche, nei miei confronti.
Inutile dire che non ci ho mai fatto troppo caso.
Non posso di certo dire sia una brutta donna.
Capelli biondi e occhi verdi, di alta statura e di bell'aspetto.
Ma non il mio tipo.
Troppo piagnucolona.
Sposto la mano e mi alzo dalla mia poltrona, aggiro la scrivania che ho di fronte mi avvicino alla porta per invitarla ad andare.
<<Per qualunque cosa, non esiti a chiamare.>> Le faccio un sorriso di cortesia e lei ricambia.
<<Mi farebbe davvero piacere... poterla incontrare, questo fine settimana. Sa, in questo periodo mi sento davvero sola e mi farebbe bene un po' di compagnia.>> Si appoggia allo stipite della porta, guardandomi dal basso.
Ma per chi mi ha preso?
Un'anziana pettegola con cui giocare a carte?
<<Sono molto occupato.>> Cerco di tagliare corto.
<<Posso aspettare, non si preoccupi.>>
<<Io no. Senta, non so cosa stia cercando di fare ma con me non attacca, signora Foster. Richiedo la massima professionalità tra me e i miei clienti e le uscite non sono comprese, arrivederla.>> La sua faccia affranta dovrebbe farmi pena?
Forse al resto dell'umanità sì, a me non di certo.
<<Arriverci...>> Si volta e corre via, molto probabilmente per la vergogna.
Neanche il tempo di chiudere la porta che il mio telefono, squilla.
Rispondo subito, vedendo il nome del contatto.
<<Dimmi, papà.>> Mi rimetto seduto e inizio a compilare altri moduli.
<<Travis, oggi abbiamo una cena importante a cui non puoi assolutamente mancare. Ti aspetto alle 19:00, davanti casa, per andare insieme.>>
<<Con chi dobbiamo cenare?>>
<<È una sorpresa ma in ogni caso non ti devi preoccupare. Mason, starà con tua mamma.>> Come sempre.
<<Non può venire anche lui?>>
<<No, non è ancora pronto per queste cene di lavoro.>>
<<Oppure tu non sei pronto a rivedere la mamma?>>
<<A dopo, Travis.>> Riaggancia.
Non smetterà mai di usare Mason, come scusa, per non vedere mia madre.
Dal giorno del divorzio, nulla è stato più lo stesso.
Ci siamo allontanati tutti.
Da allora, mio padre vive da solo e Mason, mio fratello diciassettenne, vive con mia madre.
Ogni tanto, lui e mio padre riescono a vedersi, ma nessuno dei due prova piacere.
Almeno, è quello che noto io.
Io invece, dal giorno in cui sono diventato maggiorenne, ho una casa tutta mia.
Niente litigi, niente storie da sentire e risentire.
Solo silenzio.
Guardo l'orologio al polso e noto che sono le 18:00, in punto.
Mio padre, molto probabilmente ha ricevuto l'invito tardi.
Impossibile che si sia scordato di dirmelo.
Mi alzo dalla poltrona, per la seconda volta, mi metto il cappotto e prendo le chiavi.
Chiudo la porta del mio ufficio, con due mandate e mi affretto a scendere le scale.
Il mio ufficio, si trova parecchio vicino alla mia casa.
Non amo guidare per molto tempo e stare tanto in auto, per cui questo ufficio era l'ideale.
Si trova in un palazzo molto elegante e con persone per bene.
Almeno, all'apparenza.
<<A domani, Pier.>> Per oggi, ho finito.
Saluto il portiere, Pier, il quale mi rivolge un piccolo sorriso e mi lascio il palazzo alle spalle.
Ho soltanto un'ora di tempo, per cambiarmi e arrivare nella villa di mio padre.
Penso che ce la farò.

🌙

<<Alla buon ora!>> Mio padre, entra in auto e la prima cosa che fa è lamentarsi.
Strano, di solito è parecchio calmo.
<<Mi spieghi cosa succede? Sono le 18:45, non ho fatto tardi.>> Metto in moto e aspetto delle indicazioni da parte sua.
<<Certo che hai fatto tardi, il luogo in cui siamo diretti è lontano.>>
Avvisarmi prima, no eh?
Decido di lasciar perdere e parto.
Non fa altro che dirmi cosa fare, dove girare e come parcheggiare, finché non arriviamo davanti 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑠𝑎.
𝑄𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 casa.
<<Perché siamo qui?>> Mio padre, non mi risponde e si affretta a raggiungere la porta d'ingresso.
<<Perchè siamo davanti alla villa dei Turner?>>
<<Perchè siamo loro ospiti.>> Suona al campanello, con non...
<<Cosa?!>>
<<Abbassa la voce, Travis.>> Mi ammonisce con lo sguardo.
In tempo record, una ragazza ci apre la porta.
Non è 𝑙𝑒𝑖.
Non l'ho mai vista.
Sembra molto più piccola, di me.
Potrebbe avere l'età di mio fratello.
Ha lunghi capelli castano chiaro e due occhi grandi e azzurri.
Indossa un vestito bianco e sorride, come una bambolina.
<<Buonasera, signori.>> Ci invita ad entrare e così facciamo.
La signora Turner e il signor Turner ci raggiungono.
<<Salve.>> Fa la signora.
Ci scambiamo i saluti e ci diamo le mani.
Tutto normale.
O almeno, fino ad ora.
Un ticchettio di tacchi, risuona sulle scale.
Alzo lo sguardo e noto Hazel Anne Turner scendere le scale.
Si tiene dal corrimano, dorato.
<<Buonasera.>> Sorride, rivolgendosi a mio padre.
Non ha incrociato il mio sguardo neanche per sbaglio.
Ha un abito blu che fa risaltare perfettamente le sue forme e i capelli mori sciolti che le ricadono sulla schiena.
Deve avercela con me ancora per l'ultima volta, all'università.
Troppo occupato a guardare lei, non ho notato un altro uomo, avvicinarsi.
<<Ah, non vi ho presentato i miei due figli: Megan e Benjamin.>>
<<Salve, sono Benjamin Turner.
Mi dispiace non aver potuto partecipare alla cerimonia della scorsa settimana, ma sapete... non vivo a Londra, ho una catena di Hotel, da gestire, a Manchester.>>
<<Che meraviglia! Piacere, io sono Mettew Lewis e questo è mio figlio, Travis.>> Mi faccio avanti e ci stringiamo le mani.
<<Un vero piacere.>> Hazel, dietro la figura del fratello, gira gli occhi al cielo per una frazione di secondo, al suono della mia voce.
Mi scappa quasi un sorriso.
La più piccola, Megan, si fa avanti.
<<Io non ho potuto partecipare perché sono stata poco bene, ma spero con tutto il cuore di rimediare, stasera.>> Ci sorride, gentile.
Il copione da recitare lo hanno imparato stamattina o sul momento?
Hazel, è l'unica a non aver detto una parola, infatti il fratello la guarda cercando spiegazioni.
Lei, di tutta risposta, gli da le spalle e va vicino una donna di mezza età.
Le sussurra qualcosa e lei annuisce.
<<Seguitemi.>> La signora Turner, ci guida verso il salone, dove mangeremo.
Il signor Turner, si siede a capo tavola e la moglie alla destra.
Mio padre, si posiziona vicino a lei.
Megan e Benjamin, di fronte a me... ed io alla destra della principessina.
Quest'ultima, sposta la sedia e si allontana da me.
Suo fratello inarca un sopracciglio.
Come glielo spiego che tra me e la sua sorellina non scorre buon sangue?
<<Allora Travis, ho saputo che sarai proprio tu ad accompagnare Hazel e i suoi compagni di corso, in viaggio.>> La mamma della signorina al mio fianco, mi sorride.
Lancio uno sguardo ad Hazel, la quale sta stringendo con forza il bicchiere di fronte a lei.
<<Attenta, rischi di romperlo.>> Sussurro, guardando dritto nel mio piatto.
Si gira di scatto verso di me, ma ormai sto già rispondendo alla domanda fatta dalla mamma.
<<Sì, signora Turner. Accompagnerò gli studenti del corso di psicologia ma incontrerò molto spesso anche la sezione di comunicazione.>> Sorrido, prima di addentare un pezzo di carne.
<<Oh caro, chiamami pure Sara.>>
<<Chiamala Sara.>> Hazel fa il verso alla madre.
Trattengo una risata, a stento.
<<Quindi sei uno psicologo? Mio padre mi aveva già accennato qualcosa.>> Benjamin, prende parola, notando la faccia della sorella.
Annuisco, finendo di masticare.
<<Esattamente.>>
<<È molto impegnativo?>> Chiede, la sorella minore.
<<Ovvio che è impegnativo Megan, ogni lavoro serio lo è.>> Dice, il padre asciugandosi con un tovagliolo il labbro.
<<Che intendi con 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜 𝑠𝑒𝑟𝑖𝑜?>> Per la prima volta in tutta la serata, Hazel spiccica parola.
<<Cosa devo intendere, tesoro?>> Domanda il padre, rivolgendosi a lei.
<<Hai parlato di lavori seri, ma ogni lavoro è faticoso ed impegnativo. Lo dice il nome.>>
Su questo, la penso come lei.
Ma ovviamente non lo dirò.
<<Non è così Hazel, non tutti i lavori sono impegnativi e non tutti i lavori sono definibili tali.>>
La vedo prendere un profondo respiro e stringere la mano in un pugno.
Sta cercando di non esplodere, come ha fatto la scorsa volta.
Si sta contenendo.
La cena prosegue tranquilla, finché Sara non mi pone la fatidica domanda.
<<Travis, pensi di poterla aiutare?>>
<<Farò del mio meglio.>> Tutti annuiscono, speranzosi ma la ragazza al mio fianco ci guarda confusi.
<<Chi? Chi deve aiutare?>>
<<Dopo, Hazel.>> Il pugno più stretto.
D'istinto le sfioro la gamba, con la mia.
Si volta verso di me e allenta la pressione.
Mi guarda con la fronte corrucciata e si sposta più lontana da me.
Ma non ho risolto la situazione, come pensavo.
<<È qualcosa che ci riguarda?>>
<<Ho detto dopo, Hazel.>> Sara le lancia un'occhiata.
<<Non mi sembra di aver chiesto chissà cosa, in fondo tu hai portato a galla l'argomento, mamma.>> Sara lancia uno sguardo al marito.
Uno sguardo... 𝑝𝑟𝑒𝑜𝑐𝑐𝑢𝑝𝑎𝑡𝑜?
<<Riguarda la zia, Hazel. Travis, è uno psicologo, la aiuterà con...>> Non fa in tempo a finire che si alza dalla sedia.
<<No.>>
<<Cosa?>> Chiede, il padre.
<<No, 𝑇𝑟𝑎𝑣𝑖𝑠 non l'aiuterà perché lei non ha bisogno di aiuto.>> Marca il mio nome, con disprezzo.
<<Hazel, non c'è bisogno di fare scenate. Rimettiti seduta e finiamo questa cena, grazie.>> È Benjamin a parlare.
Fa segno alla sorella di non continuare.
<<Che c'è? Adesso mi volete tenere zitta come un cane?>>
<<Ma cosa dici, Hazel?!>> Sbotta il padre.
<<La verità, ma in questa casa questa parola non esiste.>> Se ne va dal salone, lasciandoci qui.

Pensavano veramente di farmi stare zitta così?
Pensavano veramente di potermi tenere nascosta questa cosa?
Oh, non mi conoscono proprio.
Mi alzo di scatto dalla poltrona del salone principale, una volta sentita la 𝑠𝑢𝑎 voce.
<<Hazel, possiamo parlare?>>
Faccio una risata di scherno e gli vado incontro.
<<Dimmi qualcosa che non so 𝑇𝑎𝑟𝑟𝑦, coraggio.>> Incrocio le braccia al petto, una volta che gli sono di fronte.
<<Non iniziare a fare scenate, è una cosa che si deve fare ed è già tutto deciso. La tua opinione non conta nulla.>> Alza le spalle.
<<Non starò a sentire i tuoi schiamazzi che mettono alla prova il mio lavoro.>> Continua.
Non posso fare a meno di ridere.
<<Ti credi così importante?>> Domando.
Alza un sopracciglio.
<<Non me ne può fregare di meno del tuo lavoro. Ammettiamolo, mia madre ti ha portato qui soltanto per cercare di risollevare la figura fatta l'ultima volta... nessuno vuole la tua presenza.>>
Soprattutto io, ma penso l'abbia capito.
<<Il 𝑡𝑢𝑜 lavoro, nessuno l'ha messo alla prova. Se sei così insicuro da pensare il contrario è un problema tuo e l'hai dimostrato anche quando non hai voluto darmi quel modulo, 𝑇𝑎𝑟𝑟𝑦. Ma quella non è una mia priorità, al contrario di mia zia. Permettiti a violare la mia privacy o la sua e ti giuro che ricorderai il mio nome.>>
<<Pensi di intimidirmi? Se questo era il tuo intento, mi dispiace ma non ci sei riuscita. Ogni giorno a questa parte, verrò alle 15:30 precise... non c'è nulla che tu possa fare.>>
Calma, Hazel.
<<Ne sei così sicuro? Ti consiglio di avere pazienza. Tu fai il tuo lavoro che io farò il mio.>>

🌙

<<Mi dispiace un sacco, Hazel. Vedrai che si risolverà tutto.>> Appena la famiglia felice se n'è andata ed i miei genitori mi hanno fatto una sfuriata, sono corsa in camera a chiamare Allison.
È l'unica che riesce a capirmi anche solo con uno sguardo.
<<Loro non capiscono e non lo faranno mai. Sicuramente scopriranno anche che non andrò a New York e là sì, che non mi rivolgeranno più la parola.>>
<<Guarda il lato positivo, tesoro.>>
<<E sarebbe?>>
<<Domani vedrai.>> Mi fa l'occhiolino.

𝒔𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐 𝒂𝒖𝒕𝒓𝒊𝒄𝒆:

Holaa‼️

Adesso che ho finito di scrivere "L'angelo del destino", posso dedicarmi a questa storia.

Comunque, come vi è sembrato questo capitolo?

Per ora, chi trovate più simpatico?

Avete visto? Ho messo i banner per i pov dei personaggi💭

Spero vi piacciano🍀

Ps. Ho cambiato il presta volto di Allison, la trovate su ✨cast✨

Grazie per aver letto il capitolo<33

Come sempre, Instagram e Tiktok: sjalexza

Alla prossima!🩷✨

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