Prince {Hyunlix}

By dixlgv

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Hyunjin è il gendarme più fidato della famiglia reale e la guardia del corpo personale del principe Felix, l'... More

Intro
Incipit
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
EPILOGO

Capitolo 14

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By dixlgv

Un prato verde pieno di fiorellini bianchi, il sole che padroneggiava maestoso il cielo azzurro, una donna seduta su un telo rosso e bianco "Mamma! Per te!" aveva detto il bimbo alla donna dai lunghi capelli neri mentre le porgeva una margherita.

La donna, con un dolce sorriso in volto, prese la tra le dita il piccolo fiorellino "Ma grazie amore mio, è bellissimo!."

Il lieve vento gli solleticava il viso mentre correva e giocava felice sul prato.

Bei momenti, quelli.

.
.
.

La notte sembrava essere passata in modo tranquillo, i sogni che aveva fatto non sembravano averlo tormentato, anzi, erano tutti ricordi per lo più belli. Ma senza dubbio, quello che gli era rimasto impresso era quello della margherita. A Hyunjin erano sempre piaciute le margherite, trovava quei piccoli fiorellini privi di profumo davvero graziosi ed eleganti.

"Allora? Mi senti Hyunjin?" ovattata, la voce di Jisung gli arrivò alle orecchie.

Si risvegliò da quel trance, aveva fissato il vuoto, pensieroso, mentre la mano girava meccanicamente il cucchiaio nella tazza di thè giallo ancora caldo.

"Cosa?" aveva chiesto Hyunjin.

"Hai la testa tra le nuvole" disse Jisung.

Nella stanza non erano soli, c'erano anche Felix, Seungmin e Changbin.

"Voglio incontrarlo e chiudere la questione." rispose Hyunjin.

"E come, se non sai neanche dov'è?" chiese Changbin.

"Beh, ci stanno ancora cercando. Se esco adesso, sicuramente c'è qualcuno là fuori, sarà facile." parlò.

Felix batté la mano sul tavolo "Sei pazzo!?" chiese iniziando poi ad agitare le braccia "Ti uccideranno!"

"Io non credo che lo uccideranno. Penso più che altro che lo porteranno direttamente da Minhyun che, sì, potrebbe ucciderlo ma sono d'accordo con Felix, sei un pazzo al solo pensare di volerlo affrontare da solo." si intromise Jisung.

Hyunjin sospirò "Di certo, se restiamo qui le cose non cambieranno." disse, poi si alzò dalla sedia "Inoltre è diventata una questione personale. Minhyun vuole uccidermi? Che ci provi, di certo non sono impreparato e soprattutto ciò che farò o non farò riguarda me e non ho intenzione di mettervi in mezzo." rispose.

"E tu pensi che ti lasceremo andare da solo? Mi aggrego a Felix e Jisung, sei un pazzo." chiese Seungmin.

"Che vi piaccia o no, le cose stanno così. Non cambierò idea." rispose poco prima di lasciare la stanza.

Jisung sospirò "Dio, che stress. La notte porta consiglio ma qui ha portato un consiglio veramente di merda." borbottò, poi si rivolse a Felix "Forse tu sei l'unico capace di farlo ragionare. Anche Minho potrebbe ma non è qui." disse.

"Dove è andato?" chiese Changbin.

"È partito stamattina presto con Chan e Jeongin." rispose Jisung "Sono andati da suo padre." aggiunse.

Felix alzò un sopracciglio "E Hyunjin lo sa?" chiese.

Jisung scosse la testa "E non deve saperlo, non è lucido, penso che vorrà raggiungerli se lo sapesse e non è una buona idea. Cerca di farlo ragionare, almeno prova a convincerlo di andare da Minhyun con una scorta, se proprio resta irremovibile sulla sua scelta." rispose.

Felix annuì incerto, non era propriamente bravo a mentire, sperava di non entrare nell'argomento con Hyunjin anche se poco ci credeva.

"Va bene." disse, infine lasciò la cucina.

.
.
.

Il viaggio era durato circa mezz'ora. C'era stato silenzio, neanche la musica ad accompagnarli. Adesso, di fronte al sentiero, Jeongin sentiva il cuore battere forte. Erano poco meno di venti metri, poi spavrebbe rivisto suo padre e sua madre, non sapeva se fosse pronto o meno, soprattutto dopo aver scoperto la verità.

"Come potrebbe reagire alla tua visita inaspettata?" chiese Chan mentre camminavano.

Jeongin girò il capo verso di lui "Francamente... non lo so." rispose in tutta onestà.

"Non ti vede da due anni, potrebbe essere felice di rivederti o arrabbiato perché sei fuggito di casa." rispose Minho.

Ah, dimenticavo fosse uno strizza cervelli pensò Jeongin "Non sono fuggito. Abbiamo litigato e me ne sono andato" lo corresse.

"Te ne sei andato comunque. In ogni caso, cerca di entrare nel discorso senza essere troppo brusco, ok?" chiese Minho non appena intravide la casetta di legno.

Il psdre di Jeongin viveva tra Daegu e Busan ma già quella zona era sotto il dominio del Sud. Era una strada, dietro cera il bosco e lì, in mezzo in mezzo al verde, c'era una baita. Qualche albero qua e là e fiorellini colorati che davano al paesaggio più brio.

"Sei pronto?" chiese Chan.

Jeongin lo guardò, il modo in cui si preoccupava sempre per lui e il modo in cui lo trattava, in generale, gli faceva battere il cuore molto forte, era una sensazione a cui non era abituato.

"Pronto o no, devo farlo." rispose Jeongin con un sospiro.

Si guardarono per un lungo istante, senza che i loro occhi si staccassero neanche per un secondo.

"Dai, andiamo." li interruppe Minho.

Jeongin girò lo sguardo verso di lui, poi annuì e tirò fuori le chiavi aprendo la porta "Non hanno cambiato la serratura, strano..." pensò ad alta voce.

Entrò, era buio. Di fronte a se la scala che portava al piano di sopra, ai lati le porte della cucina e del salotto.

"Jeongin?" si sentì chiamare da una voce che conosceva forse fin troppo bene. Si girò verso il salotto, di lì veniva la voce. Suo padre era nell'ombra con una pistola in mano che però aveva subito abbassato "Pensavo fossero di nuovo i ladri." aggiunse.

"I ladri?" chiese alzando un sopracciglio.

L'uomo di mezza età aveva sospirato "Ultimamente vengono spesso." rispose, poi guardò Chan e Minho "Sono tuoi amici?"  chiese. Li squadrò per bene, l'espressione seria sul viso come se volesse studiarli per bene.

Si chiedeva effettivamente il perché della visita di Jeongin, dopo due lunghi anni.

Jeongin alzò un sopracciglio "Secondo te faccio entrare degli sconosicuti in casa?" sbottò.

"Che cosa ci fai qui? Non credo sia una visita di cortesia." parlò l'uomo.

"No, infatti." disse sorpassandolo e accendendo la luce del salotto, Chan e Minho lo seguirono. Si guardò intorno per qualche istante "Dov'è mamma?" chiese.

L'uomo sospirò raucamente, all'apparenza non sembrava burbero come Jeongin lo aveva sempre descritto, ai loro occhi poteva sembrare benissimo un uomo di mezza età che soffriva molto la solitudine e che portava nel cuore un grande peso. Era impossibile che Jeongin nella sua vita non si fosse mai chiesto che cosa avesse spinto quell'uomo a tenere un atteggiamento simile.

"È andata qualche giorno dalla nonna, nelle ultime settimane non siamo molto sicuri. Come ti ho già detto, ci sono i ladri." rispose l'uomo.

"E chissà perché adesso..." ragionò ad alta voce.

Il padre lo guardò con un sopracciglio alzato, Minho posò una mano sulla spalla di Jeongin "Ricordati, non essere troppo brusco." mormorò.

"So tutto." tagliò corto "So del rapimento, dell'ipnosi, so che Hyunjin non è mio fratello, che volevi ucciderlo ma, chissà per quale apparente motivo, non lo hai fatto e lo hai strappato alla sua famiglia. Lo hai fatto soffrire, mi hai cresciuto nella menzogna più totale perché per cinque lunghi anni ho sempre dato la colpa a lui quando in realtà era solo colpa tua." sospirò profondamente "Adesso, io vorrei sapere solo... perché?"

Durante il suo discorso, il padre si era pietrificato. Non aveva ribattuto, il volto di Jeongin era serio e i suoi occhi erano ardenti di rabbia.

"Perché mi hai mentito per tutti questi anni? E perché hai fatto così male a Hyunjin? Che ti ha fatto?" chiese ancora Jeongin.

"Poteva andare peggio." susurrò Chan a Minho che annuì.

L'uomo sospirò "Prima che tu nascessi, ero un sicario e lavoravo per un ente privato in un piccolo distretto del regno del Sud. Ma poco dopo la tua nascita ho deciso di smetterla, quindi mi sono arruolato e sono diventato una guardia reale del Sud. Però avevo un problema, il gioco. Ero dipendente dal gioco d'azzardo e avevo perso tutto, avevo bisogno disperato di soldi ma non avevo la minima intenzione di farlo sapere al re. Non volevo avere ulteriori debiti." rispose il padre, Jeongin continuava a fissarlo senza proferire parola. Lo stesso anche Chan e Minho "Minhyun aveva tredici anni, Hyunjin, che al tempo si chiamava Dohyun ne aveva tre. Minhyun, non so come aveva fatto a scoprire ciò che facevo prima di diventare una guardia e non so neanche come fece a scoprire che ero sprofondato nella miseria più totale però mi offrì 72 milioni di Won in cambio della morte del fratello."

"E TU AVRESTI UCCISO HYUNJIN PER 72 MILIONI DI WON? MA CHE MOSTRO SEI?" chiese Jeongin urlandogli in faccia e alzandosi dal divano.

Chan lo fermò per le braccia, tirandolo giù "Sta buono, fallo continuare."

L'uomo deglutì "All'inizio ero deciso nel farlo, pensando che in passato ne avevo uccise tante di persone e, ripeto, avrei fatto qualsiasi cosa. Però lui era solo un bambino. Non era mai capitato. Il modo in cui mi aveva guardato, era così innocente e puro. Io non volevo ucciderlo ma quei soldi mi servivano, come un drogato con la sua amata eroina." continuò a raccontare.

"Ha messo in scena la sua morte? Ecco spiegato il perché della sua cicatrice." dedusse Minho.

L'uomo annuì "L'ho ferito di fronte a sua madre, così che anche lei vedesse che effettivamente il piccolo non ce l'avrebbe fatta, poi l'ho preso in braccio e l'ho portato via." rispose.

"E non l'ha riconosciuta nessuno? Come ha fatto a scamparla per vent'anni?" chiese Chan.

"Avevo il volto coperto, quell'anno la festa dell'equinozio di primavera era in maschera, qualche giorno dopo l'accaduto, ho dato le mie dimissioni con la scusa del non posso affrontare una cosa del genere." si giustificò.

Chan e Minho si guardarono "Lo ha salvato. Hyunjin ha detto che Minhyun ha provato più volte a ucciderlo. Portandolo via di lì, gli ha salvato la vita." mormorò Minho.

"Hyunjin lo sa?" chiese allarmato l'uomo.

"Lo stanno cercando, Minhyun ha scoperto che è vivo e gli sta dando la caccia." rispose Chan.

L'uomo in un primo momento si irrigidì  poi si alzò in tutta fretta "Dovete andarvene, subito." li sollecitò posando le mani sulle spalle dei più grandi e spingendoli lievemente verso la porta "Se restate qui, potreste essere in pericolo." rispose.

"Io non ho finito però. Perché lo hai mandato via, poi?" chiese Jeongin interrompendolo e fermandosi.

Voleva arrivare fino infondo alla storia.

L'uomo lo guardò "Jeongin non c'è tempo."

"Papà, per favore." gli disse.

L'uomo sospirò "Perché stava iniziando a ricordare, stare lontano lo avrebbe aiutato. L'ipnosi non è eterna e io non volevo che mi odiasse." disse.

"Lo hai rapito, ovvio che ti odi." parlò Jeongin.

"L'ho salvato e l'ho cresciuto." ribatté il padre.

Effettivamente, prendendo in considerazione il modo in cui il tutto era avvenuto, non aveva tutti i torti il padre. Certo, poteva agire in modo diverso, ma forse far credere alla famiglia la presunta morte, avrebbe placato Minhyun e forse si sarebbe calmato.

Jeongin sembrò capire, di fatto inaspettatamente aveva abbracciato il padre.

"Mi dispiace papà. Minhyun è uno psicopatico, va fermato. Risolveremo tutto." disse, poi sospirò disfacendo l'abbraccio e guardando Chan e Minho.


"Fin dalla più tenera età." commentò il padre "Ora andatevene." disse aprendo la porta e spingendo i tre fuori. A porta ancora aperta, sentirono un forte rumore e, come se fosse stato un fermo immagine, l'uomo era rimasto immobile, con lo sguardo verso l'alto e, solo in secondo dopo, cadde a terra mentre una pozza di sangue si allargava sotto il suo corpo.

In un primo momento Jeongin non si rese conto di ciò che era successo ma non appena vide l'uomo a terra, i suoi occhi si spalancarono e si riempirono di lacrime.

"PAPÀ." gridò "Papà, no." mormorò poco dopo gettandosi a terra e  posando una mano sulla ferita sanguinante.

"Ricordati che tutto ciò che ho fatto, l'ho fatto per proteggervi." parlò flebilmente e con fatica, non disse più nulla, restò immobile, con gli occhi aperti.

"No.. no! Papà ti prego!" pianse Jeongin, qualche secondo perché poi il priprio corpo fu scosso da una nuova emozione. Rabbia. Si alzò afferrando la pistola del padre e uscì dalla casa. Era isolata, non c'era nessuno, questo significava che qualcuno o li aveva seguiti, o stava tenendo d'occhio il padre.

Ladri di sta minchia pensò Jeongin.

Un altro sparo, più vicino.

"Oh, merda! Questo è per noi!" esclamò Chan tirando fuori la propria pistola e iniziando a sparare verso dove venivano i proiettili. "All'auto, muovetevi!" disse ai due mentre cercava di proteggerli.

"No! Io lo voglio ammazzare quel figlio di puttana." disse Jeongin fermandosi e notando l'uomo in lontananza. Non aveva mai sparato, ma da piccolo aveva visto molte volte Hyunjin farlo, sembrava facile. Alzò la pistola, dunque sparò.

"Ah, cazzo che male!" disse lasciando cadere la pistola e massaggiandosi il braccio.

Non seppe dirsi se fu perché l'uomo non si aspettava che fosse armato o perché si era distratto, ma lo aveva colpito ed era caduto.

"Muovetevi, abbiamo guadagnato tempo." disse Minho salendo in macchina, Jeongin non ne voleva sapere però. Voleva ucciderlo con le proprie mani ma Chan lo aveva afferrato per la vita e lo aveva tirato in macchina.

"CAZZO CHAN!" gli urlò contro tirandogli un pugno sul petto.

Gli aveva fatto male, infatti un piccolo gemito di dolore gli aveva abbandonato le labbra ma non se ne curò. Gli prese il viso tra le mani, conosceva la sensazione, sapeva cosa significava perdere qualcuno in quel modo.

"Non permettere alla vendetta di renderti un assassino, Jeongin."

♤♤♤

Non aggiornavo da un po', scusate l'assenza

ma secondo voi, lo devo fare un capitolo dedicato a questi due tenerelli? O direttamente uno spin off che parla di come si evolve la loro storia? Vi giuro mi piacciono un sacco in questa storia.

+ ciò che succede nel prossimo capitolo è contemporaneo alla vicenda di Jeongin Chan e Minho.

Penso che lo pubblicherò domani dato che è il bday di Hyunjin <3

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