Glimpse of Hope

By Artvmary

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Nadine Morris, da quando ha memoria non è mai riuscita ad esternare ciò che aveva dentro, un blocco assurdo l... More

author's note
info+TW
prologo
2. Tre moschettieri
3. Volare
3.1 Lust
4. fascino o paura?
5. Pretend
6. Us
7. Strawberry
8. Chaos
9. Run away with me
10. The two of us, under the same sky (1)
11. Like Modigliani's paintings (2)
12. A bond that will never break
13. this is the last time
14. wounds and wine

1. Raggi di sole

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By Artvmary

"Il sole è nuovo ogni giorno"
Eraclito sosteneva che il simbolo del sole fosse perfetto perché "il sole è nuovo ogni giorno."
Quindi, non c'è tempesta che possa vincere: il sole, prima o poi, spunta sempre a ricordarci che anche i periodi più bui passano.

Ho sempre pensato che l'amore fosse destinato a tutti.
Certo, può fare giri immensi ma prima o poi ti trova, e quando lo fa, non va più via. Si può lottare e piangere, ci si può arrabbiare e opporre in ogni modo possibile, ma rimarrà sempre con te. Creando delle radici così profonde che saranno impossibili da sradicare.

Mamma e papà mi hanno sempre detto: «Nadine ama, sogna e ridi sempre. Anche se il mondo non ricambierà allo stesso modo, tu ama e non smettere mai.»
E avevano ragione.

Il mondo, le persone, non ti ameranno mai come vuoi tu. Alcune volte fingeranno, negheranno e rideranno di te, fino a farti dubitare di tutto ciò in cui credi, di tutti i tuoi desideri e sogni.

Ma altre volte invece, ti daranno tutto ciò che hanno, faranno di tutto per dimostrarti quel sentimento che, per quanto bello, ti lacera dentro e ti fa quasi perdere la ragione.

Ed è proprio per loro che non si deve mai smettere di sperare e di lottare per l'amore.

E ora mamma, papà, come posso spiegarvi che, in tutto ciò che avete sempre ripetuto alla vostra bambina, lei non ci crede più? Come ve lo spiego che il mondo le ha strappato l'ultima speranza che aveva e l'ha lanciata via, troppo lontana per poterla raggiungere?

Voi eravate la mia ultima speranza. L'unico raggio di sole in mezzo a una tempesta.

Sono qui in ginocchio davanti a loro per la nona volta questa settimana, la mia mente non smette mai di ripetere le loro parole ogni volta che vengo qui.

È passato tanto tempo, ma non abbastanza da farmi abituare alla loro assenza.

Madaline Roux 14 gennaio 1974- 18 novembre 2010
George Morris 24 marzo 1972 - 18 novembre 2010

«Nadine» Angelina mi richiama ma non mi giro, non sono pronta ad andare via, non ancora.

Sento una mano appoggiarsi sulla mia spalla destra.
«Nadine, andiamo o faremo tardi» dice Angelina in un sussurro.

Chiudo gli occhi e sospiro. Non mi abituerò mai, ogni volta che devo andar via è come se me li portassero via di nuovo.

«Va bene andiamo» dico alzandomi.
Mi pulisco le ginocchia avvolte dai jeans, ormai sporche di terriccio.

Ha piovuto in questi giorni, ci sono ancora dei nuvoloni in cielo ma il meteo di oggi non prospetta pioggia. Gli alberi intorno a noi sembrano comprendere ciò che circondano, non so da quanto tempo abbiano costruito questo cimitero, ma da quando vengo a trovare i miei genitori non ho mai visto questi alberi in fiore. Anche l'erba del prato sembra ormai prossima a sparire, quasi tutto il terreno è arido, ricoperto di terriccio e foglie cadute.

«Abbiamo appuntamento alle undici con la preside dell'accademia, se non partiamo subito arriveremo in ritardo» dice Angelina in tono dolce, guardandomi negli occhi, mentre camminiamo verso la macchina. Ha il volto stanco e triste, non dev'essere facile neanche per lei.
Infondo mi ha vista crescere e, di certo, non si aspettava lo facessi così velocemente.

Ci siamo svegliate all'alba stamattina per sistemare tutto, nonostante sapessi benissimo che il compito di preparare i documenti necessari per il trasferimento spettasse a lei, ho voluto dare lo stesso una mano, anche nel mio piccolo, preparando la colazione per alleggerire un po' l'atmosfera che c'era in orfanotrofio.

«Mi dispiace non lasciarti più tempo con loro» dice mentre apre la portiera dell'auto per farmi salire.

«Tranquilla lo capisco, ma devo ancora abituarmi nonostante tutto questo tempo» le dico sorridendo debolmente.

Chiudo la portiera e aspetto che Angelina salga nel sedile accanto al guidatore.

All'appuntamento ci accompagna Thomas, l'autista dell'orfanotrofio. Lavorava già qui quando sono arrivata, all'inizio mi faceva paura, mi sembrava un uomo burbero e guardava tutti con quell'aria arrabbiata.
Alla fine però, ho imparato a conoscerlo. È un uomo dolce sotto quello sguardo duro, tratta me e tutti gli altri ragazzi che stanno in orfanotrofio come se fossimo suoi figli.
Certo, magari è un po' troppo rigido ma sa essere simpatico. E soprattutto, è un golosone, proprio per questo ho preparato la colazione anche a lui stamattina.

Una volta salita Angelina, Thomas aziona l'auto e partiamo.

Non mi sembra ancora vero che lascerò il posto dove sono praticamente cresciuta, per trasferirmi in un dormitorio.

Ho passato quasi la mia intera infanzia qui, per ben 12 anni l'unica cosa che ho visto sono state le mura dell'Blue Orphanage. È proprio qui però, che dopo la morte dei miei genitori mi sono sentita di nuovo a casa.
Non è stato per niente facile all'inizio, ricordo di essermi chiusa molto in me stessa e di aver smesso di parlare per non so quanto tempo.

È stato grazie ad Angelina, la proprietaria, che ho iniziato ad approcciarmi al mondo di nuovo. Lei mi ha spronata a giocare con i bambini che vivevano insieme a me lì e a frequentare le lezioni.

So che non dev'essere stato facile neanche per lei, i primi tempi. All'inizio non facevo altro disubbidire alle regole, non mangiavo e mi chiudevo nella stanza senza far entrare neanche i bambini che dividevano la camera con me.

Ma questa volta è diverso. O almeno spero.

Nonostante mi faccia male allontanarmi dalle persone che ho conosciuto qui, alle quali mi sono affezionata e, nonostante la mia perenne paura per i nuovi inizi, sono pronta.
Ho capito, con non pochi sforzi, che purtroppo la vita deve e va avanti, e che di certo non aspetta chi rimane indietro a tormentarsi senza affrontare le difficoltà.

Proprio per questo sono pronta per questo nuovo inizio, la paura non mi abbandona, ma ora sono più consapevole e so che gli ostacoli vanno affrontati. E questo è uno di quelli.

☁️

Dopo circa due ore siamo finalmente qui, l'accademia sembra molto più grande di come avevo visto dalle foto.

Scendiamo tutti dall'auto e saluto subito Thomas, che mi fa uno dei suoi soliti sorrisi e mi abbraccia, invitandomi a chiamarlo in caso abbia bisogno di qualsiasi cosa. Gli sorrido e lo ringrazio.

Io e Angelina ci allontaniamo dalla macchina, giusto per fermarci a pochi metri da quello che dovrebbe essere l'ingresso.

Siamo davanti ad un enorme cancello grigio e, dai vari dettagli sembra proprio avere uno stile ottocentesco.

All'interno noto subito un'enorme giardino verde pieno di fiori, c'è una specie di sentiero da seguire che porta fino al portone d'ingresso, al centro però, si vede benissimo una fontana gigante.

«È bellissimo qui, Angelina» dico guardandomi intorno, Angelina si volta a guardarmi e devo avere un'espressione molto buffa visto che inizia a ridacchiare.

«Sapevo ti sarebbe piaciuta» dice mettendomi una mano sulla spalla.
«E devi ancora vedere l'interno» mi fa un occhiolino.

«Allora sei pronta? Ricordati cosa ti ho spiegato stamattina, per prima cosa devi presentarti alla preside poi vai in segreteria e ritira i tuoi docu-»
parla così velocemente che a malapena riesco a seguirla.

«Angelina calma» la interrompo, mettendo le mani in avanti.
«Mi hai già spiegato tutto sei volte, ho capito. Tranquilla non mi perderò» dico ridacchiando.

«Lo so, lo so. Sono solo preoccupata» sospira e scuote la testa.
«Ed emozionata ovvio, ma soprattutto preoccupata. Ti ho vista crescere, non mi sembra vero che non starai più con noi» dice regalandomi uno dei suoi soliti sorrisi. Molto probabilmente un suo sorriso riuscirebbe a scaldarmi anche in mezzo ad una bufera di neve.

«Starò bene, ti scriverò non appena avrò sistemato tutto. Vedrai mi ambienterò in un batter d'occhio» dico sicura, sorridendole.

In realtà non ne sono molto convinta, ma ci spero.

«Va bene, va bene. Ricordati di avvisarmi allora. Farò portare le tue valigie in dormitorio mentre tu farai il giro dell'accademia» dice. Si avvicina e mi abbraccia, ricambio stringendola più forte.

Non amo molto il contatto fisico, ma per lei faccio un'eccezione.

«Grazie per tutto» le dico mentre ci stacchiamo.
«Sappi che ci sarò sempre Nadine. Tu chiama e io arrivo» sorride con le lacrime agli occhi.
annuisco facendo un piccolo sorriso.
«Grazie»

Angelina si allontana per tornare in macchina da Thomas. Una volta in macchina, alzo la mano e saluto entrambi.
Aspetto che l'auto sparisca dalla mia visuale per girarmi e iniziare ad incamminarmi oltre il cancello.

Mentre cammino, osservo meglio tutto ciò che mi circonda e noto subito come intorno ci siano molti alberi di diverse altezze ma, solo uno in particolare attira la mia attenzione.
In fondo a destra c'è una fontana con un angelo che tiene tra le braccia una donna, sembra proprio una copia di "amore e psiche", accanto c'è quella che credo sia un'enorme quercia.
Sembra circondata da una grossa catena alla quale sono appesi tantissimi lucchetti di diverso colore, che spiccano all'occhio vista l'enorme differenza con l'edificio tutto bianco.

Ci sono alcuni studenti seduti sull'erba più avanti della quercia, intenti a leggere dei libri, altri che dormono distesi sotto qualche albero e alcuni invece mangiano qualcosa e ridono.

Appena arrivo davanti all'ingresso, noto come in realtà le pareti bianche dell'edificio non siano semplicemente bianche, ma hanno diverse figure intagliate, quasi come se fossero delle vere e proprie statue incastonate nel muro. Inoltre, ci sono varie colonne che circondano l'ingresso e anche queste sembrano piene di dettagli, non posso dire di averli notati da lontano, probabilmente dovrei ricominciare a portare gli occhiali.

«Wow» dico.
«Se questo è l'esterno, l'interno mi farà venire un infarto» continuo a guardarmi intorno e attraverso il portone d'ingresso.

Quasi non vengo travolta da alcuni studenti.
Intorno pullula di ragazzi e ragazze che camminano in tutte le direzioni.
C'è chi entra ed esce da alcune stanze, che credo siano aule; altri invece salgono le gigantesche scale in fondo, le quali sono posizionate proprio a centro, hanno gli scalini fatti da quel che credo sia marmo, di colore bianco coperti da un lungo tappeto, mentre ai lati le ringhiere sono classiche e creano degli strani intrecci che arrivano fino al poggia mano bianco.

Continuo a far vagare lo sguardo intorno e rimango a bocca aperta.
Avevo ragione, penso mi stia per venire un infarto.

Le pareti sembrano un vero e proprio dipinto o murales gigante, pieno di colori e volti. Riesco a distinguere quello che sembra il dipinto di John Waterhouse "eco e narciso", "colazione sull'erba "di Manet o ancora "la Grenouillère" di Renoir.
La luce che entra dalle enormi vetrate rende tutto più luminoso e si possono notare tantissimi dettagli anche da lontano.

Sono così emozionata che le parole mi muoiono in gola, a stento riesco a respirare. Sono talmente scioccata che ho paura di svenire da un momento all'altro.

Mi incammino fino a raggiungere una porta che si trova a sinistra delle scale, ha una targhetta sopra la porta con su scritto "presidenza", quindi non posso sbagliarmi.

«Forza Nadine, puoi farcela» dico. Mi blocco all'istante e mi guardo intorno.
Spero nessuno mi abbia sentito mentre parlavo da sola.
Sospiro e busso, neanche tre secondi dopo una voce femminile all'interno mi invita ad entrare.

Una donna bionda è seduta dietro la scrivania, è impegnata a sistemare dei fogli ma quando chiudo la porta il suo sguardo si sposta su di me. Ha un viso dolce e gli occhi di un azzurro chiarissimo, i quali si illuminano non appena inizia a sorridermi.
«Benvenuta! Prego accomodati pure» dice, indicandomi una delle due sedie di fronte a lei.

«Tu devi essere Nadine Morris» dice guardandomi.
«Piacere di conoscerti. Io sono Crystal Mayers, la preside» sorride e mi porge la mano.

«Piacere mio» dico ricambiando la stretta e sorridendole.

«Stavo giusto preparando i tutti i documenti che ti servono. Ho visto che hai già scelto alcune classi che vorresti frequentare» abbassa lo sguardo su un foglio posizionato sulla scrivania.

«Deve appassionarti molto l'arte..pittura, scultura..»dice, leggendo le varie classi.
«Sì»annuisco.
«L'arte è qualcosa che mi appassiona fin da piccola, ho letto molte cose positive sul sito e ho deciso di scegliere le classi che più preferivo»

«È fantastico!» batte le mani.
«Hai scelto proprio bene, ti garantisco che amerai le varie attività che i professori ti offriranno» sorride.
«La ringrazio, non vedo l'ora!» le dico, sperando di risultare il più convincente possibile.

Sono onesta, non vedo l'ora di iniziare le lezioni ma l'ansia mi sta comunque divorando, la mia gamba destra non smette di tremare.

«Allora perfetto, questi sono gli orari delle varie lezioni e queste-» si gira per prendere qualcosa dallo scaffale dietro di lei.

«Queste sono le informazioni per il dormitorio, la tua stanza, gli orari della mensa e tutto ciò di cui potresti aver bisogno» dice, porgendomi una carpetta.
«Per qualsiasi cosa puoi venire a chiedere a me, in segreteria, o alle ragazze del comitato studentesco, i loro nomi li trovi nell'ultimo foglio che ti ho consegnato»

Le sorrido e annuisco.
«Va benissimo, grazie»

«E un'ultima cosa» dice.
«Benvenuta alla GYT Academy» mi porge la mano e ricambio.

☁️

«Finalmente» sbuffo.

E' un'ora che giro per l'intera accademia in cerca dei dormitori e della mia stanza. Credo di essermi persa almeno sei volte, ho visto la mensa, la palestra e per poco non finivo nel seminterrato. Per non parlare delle tre volte dove ho incrociato letteralmente le stesse persone nello stesso punto, probabilmente mi hanno dato della pazza.

Metto le chiavi nella toppa di quella che in teoria dovrebbe essere la mia stanza, o almeno spero.
Giro la chiave e la porta a malapena si apre.

«Quiero respirar tu cuello despacito
Deja que te diga cosas al oído
Para que te acuerdes si no estás conmigo..Despacito»

Ricapitoliamo, in un'ora mi sono persa sei volte, ho rischiato che degli estranei chiamassero un ospedale psichiatrico per rinchiudermi e ora c'è il rischio che io abbia come compagno di stanza Luis Fonsi?
Com'è che aveva detto la preside Mayers? Ah sì, benvenuta alla GYT Academy...

«Quiero desnudarte a besos despacito
Firmar las paredes de tu laber-»

«Scusami» dico a chiunque ci sia dall'altro lato della porta.

Nessuna risposta.

«EHILÀ» urlo.
La musica si blocca e la porta viene spalancata di colpo.

Una ragazza con i capelli rossi legati in uno chignon disordinato compare davanti alla porta, ha due scatoloni e una scarpa in mano.
«Ciao! Scusami stavo sistemando le cose e non ho sentito la porta aprir-» la scarpa le cade a terra e mentre prova a riprenderla, anche uno dei due scatoloni le scivola.

«Io sono Samantha Stewart ma puoi chiamarmi Sissy» rinuncia alla scarpa e mi porge la mano. «Nadine Morris» ricambio.

«Sei nuova? Cioè primo anno qui? Non ti ho mai vista»
«Si sono appena arrivata, tu invec-»
«Oddio è fantastico, ti mostrerò qualsiasi cosa di questo posto» dice iniziando a saltellare in giro con la scatola tra le mani.

Ne approfitto ed entro nella stanza, cercando di non pestare i vari scatoloni che ci sono in giro.
Samantha ha posato lo scatolone su quello che suppongo sia il suo letto e ora ha uno stereo in mano.

«Io sono al secondo anno comunq-»

«-into y hacer de tu cuerpo todo un manuscrito (sube, sube, sube)
(Sube, sube) Oh Quiero ver bailar tu pelo Quiero ser tu ritmo (uh oh, uh oh)»
La musica riparte interrompendola.

«SCUSAMI VOLEVO SPEGNERLA» urla per sovrastare la musica, che da dentro la stanza è ancora più alta rispetto a come si sentiva da dietro la porta.

«Que le enseñes a mi boca (uh oh, uh oh) Tus lugares favoritos-»

«NON RIESCO A SPEGNERLA MI SA CHE SI E' BLOCCATA LO FA SEMP-»

Silenzio.

Ci fissiamo.
«Mi sa che si è sbloccata» le dico e scoppiamo a ridere.
Samantha lancia lo stereo sul letto e solo in quel momento noto le mie valigie ai piedi dell'altro accanto.
«Oh sì quelle valigie» le indica «E' passato un signore prima e le ha lasciate qui» dice.
«E penso mi abbia guardata male perché stavo ascoltando J Balvin» scuote la testa.

«Forse è più tipo da Bad Bunny» borbotta. Scoppio a ridere.
«Diciamo che è più tipo da Eminem» le dico.
«Hai un maggiordomo con gusti musicali strani» mi fissa inorridita.
«Oh noo, non è il mio maggiordomo, è Thomas, fa l'autista» le dico, omettendo però, per chi fa l'autista. Magari le dirò più tardi dell'orfanotrofio.

«Autista o maggiordomo, ha gusti discutibili»
«Eminem a me piace»

Si blocca.

«Ma anche Luis Fonsi e J Balvin» dico velocemente.
Annuisce e sorride soddisfatta.

«Allora andremo d'accordo noi due»
Le sorrido e mi rigiro verso le valigie.
Se non inizio subito a sistemare le cose, potrei finire all'alba.

☁️

«Ahh» sospira Sissy mentre si butta sul letto. Io faccio lo stesso.

«Finalmente» dico.

Sono passate tre ore da quando abbiamo iniziato a sistemare la camera, io ho scelto la parte sinistra, quella più vicina alla finestra che affaccia proprio sul retro della scuola e ai lati ci sono i due armadi.

Sissy ha il letto più vicino all'ingresso.

Abbiamo entrambe una scrivania, posizionata di fronte ai piedi del letto, nel mezzo tra le due c'è la porta del bagno, davanti alla quale Sissy ha voluto mettere un tappetino con un enorme faccina sorridente. Ho riso ma non ho fatto domande, è carino. Magari un po' troppo giallo ma ce lo faremo andare bene.

«Il sushi ci voleva proprio» dice, massaggiandosi la pancia.

«Assolutamente»

Si, abbiamo anche pranzato nel frattempo e ha insistito per farmi provare il sushi del suo ristorante preferito.

«Mi dispiace solo per il ragazzo delle consegne» sospiro.

«Avrà pensato che quel sushi servisse per nutrire un esercito» rido.

«Tranquilla Xiang è abituato con me» ride «l'ultima volta ho ordinato quasi tutte le pietanze del menù e ha dovuto fare tre giri per consegnarlo tutto»

La guardo scioccata, chi se lo sarebbe mai aspettato da una ragazza minuta come lei. Chissà dove lo mette tutto quel cibo.

Oltre alla sua quasi ossessione per il sushi, abbiamo parlato molto. Mi ha praticamente raccontato la sua vita intera; da suo fratello minore che odia il raggaeton ma che ama il rock e della sua mini band, dei suoi genitori entrambi avvocati, della passione di sua mamma di piantare qualsiasi cosa nel suo giardino, fino ad arrivare letteralmente al giorno in cui è nata o a quando ha mosso suoi primi passi.

Io non avevo molto da dire; Le ho raccontato della mia infanzia, di come amavo passare le giornate a casa dei miei nonni, di quando mio padre partiva per lavoro e io e mia madre rimanevamo sveglie tutta la notte per aspettarlo; Delle estati passate nella casa a mare dei miei e delle gite in montagna, dove facevamo sempre la lotta con le palle di neve.

Mi ha sorriso e mi ha chiesto di organizzarne una anche quest'inverno tutti insieme. Mi si è spezzato il cuore quando ho visto il suo sorriso svanire e ha iniziato a chiedermi scusa a ripetizione dopo che le ho detto della loro morte, e di conseguenza, di come sono finita in orfanotrofio.

«Come mai hai deciso di iscriverti in questa accademia?» la voce di Samantha mi riporta alla realtà.

È sdraiata a pancia in su e mi guarda, mentre con la mano destra si massaggia la pancia.

«È complicato» dico.
Mi giro a pancia in su e sposto lo sguardo sul soffitto.

È una domanda banale perché non riesco a rispondere?

«mamma perché quella bambina sta piangendo?»

«Si è fatta male, guarda lì» dice indicando il ginocchio sbucciato della bambina seduta sull'erba a qualche metro da noi.

«ma mamma io non piango mai quando mi faccio male»
«Lo so bene, non tutti piangiamo quando ci facciamo male. Ognuno di noi reagisce a modo suo quando prova dolore»

Continuo a guardare quella bambina, il suo viso è completamente bagnato dalle lacrime e alcune le sono arrivate pure sotto il mento.

Perché io non riesco a piangere?

«In realtà non so darti una risposta specifica»
«Sono tutta orecchie, tu prova» si rigira a pancia in giù continuando a fissarmi.
Ha le gambe che le penzolano fuori dall'altro lato del letto.

Faccio vagare lo sguardo per tutta la stanza.
«Allora» mi schiarisco la gola.
Mi blocco.
Sto davvero per spiegare il vero motivo per cui sono qui? Voglio veramente rischiare e fare la figura della scema?

«Susan e le altre mie compagne non vogliono giocare con me mamma» mi imbroncio, abbracciando mister orso.
«Come mai piccolina?» dice mentre continua a tagliare le verdure.

Sta preparando la cena di stasera, papà torna finalmente a casa dopo tre giorni di lavoro.

«Dicono che sono strana» poso mister orso a terra e mi avvicino a lei.
«Tu pensi che io sia strana mamma?» dico con un filo di voce guardandola dal basso, aggrappandomi al suo pantalone.

Sposta lo sguardo su di me, mette il coltello giù e si abbassa alla mia altezza.
Sorride. «Nadine piccola mia, non pensare mai una cosa del genere» appoggia le mani sulle mie spalle.

«Ricordati di essere sempre te stessa, non dubitare mai di ciò che sei. Non lasciarti buttare giù da quello che dicono, tu sei più forte di loro» mi accarezza la testa.

Sposto lo sguardo verso il pavimento.
«Io voglio solo degli amici mamma»

Scuoto la testa per mandare via quel ricordo e tornare alla realtà.
«Ma nulla di che, mi piace l'arte» dico calma e scrollando le spalle.

Sissy mi fissa e potrei giurare di averle visto alzare un sopracciglio non convinta della mia risposta, nonostante questo però, non fa domande.

«Tu invece? come mai hai deciso di studiare qui?» le domando, spostando l'attenzione su di lei.

I suoi genitori sono entrambi avvocati, strano che lei non segua le loro orme.

Si sistema meglio sul letto e annuisce. «Allora»

«Mi piace l'arte da quando sono piccola, ricordo che costringevo mia mamma a ridipingere la mia stanza almeno quattro volte l'anno, disegnavo qualsiasi cosa su quelle pareti» si acciglia. «poi lei ha deciso di comprarmi un album e delle piccole tele per disegnare lì ma io non volevo, preferivo le pareti, erano molto più grandi di un semplice foglio di carta o una piccola tela e quando stavo dentro la stanza mi sembrava di vivere proprio dentro ciò che dipingevo» dice con occhi sognanti.

Sorrido, riconosco questa sensazione.

All'improvviso sentiamo bussare alla porta, ma più che bussare sembra proprio che la persona dall'altra parte voglia buttarla giù.

Sissy si alza dal letto sbuffando per andare ad aprire, mentre io mi rimetto seduta per bene sul letto.

Apre la porta e un vociare assurdo investe la stanza.

«EHY SISSY!» urla un ragazzo sorridendo. Quasi non scoppio a ridere. È alto, molto più di Sissy, ma nonostante questo alza il braccio più che può mentre le chiede di battergli il cinque.

Sembra simpatico e mette molta allegria. Ha i capelli corti e scuri, occhi marroni che brillano di una strana luce.

Lei Sbuffa e fa un salto per accontentarlo. «Apposto Dylan ora puoi andar via» dice e prova a chiudere la porta la quale però, viene bloccata e riaperta con facilità.

«Dai Sissy, stiamo facendo il giro del dormitorio, vogliamo conoscere le nuove belle ragazze» dice e le fa l'occhiolino. Si gira verso di me e sorride.

«Ehy bellezza, piacere sono Dylan Jonson» si avvicina e mi porge la mano. Lo guardo stralunata, "bellezza" può chiamarci sua cugina. Nonostante questo ricambio la stretta di mano.

«Nadine Morris» dico.

«Siete davvero dei cretini lo sapete? Vai via Dylan» alza gli occhi al cielo e lo trascina dal braccio verso la porta.

«Oh dai Sissy» si gira verso di lei. «Lo so che ci adori per questo» sorride e le tocca il naso con un dito.

«Dylan finiscila andiamo via» dice un ragazzo dietro di lui appoggiato allo stipite della porta, prima non c'era, dev'essere arrivato adesso.
Dei riccioli biondi gli contornano il viso e riesco a notare i suoi occhi scuri nonostante ci siano alcune ciocche ribelli davanti. Ha le braccia incrociate al petto e l'aria annoiata.

Questo Dylan alza gli occhi al cielo e si gira verso quello che suppongo sia un suo amico.

«Oh dai Kyle, c'è pure Sissy non la vuoi salutare?» sorride e Sissy al suo fianco si irrigidisce e sbuffa.

Non vorrei dire ma, penso proprio che Dylan sia vivo per miracolo, se qualcuno mi guardasse come sta facendo il suo amico in questo momento, sarei già morta.

«Ha ragione Kyle, dai andiamo da un'altra parte» dice una terza voce, molto profonda.

Non riesco a vedere a chi appartenga ma non appena Kyle si sposta, un terzo ragazzo si appoggia alla porta e incrocia le braccia al petto.

Dei brividi mi percorrono tutta la spina dorsale. Ogni mio muscolo si irrigidisce e sento improvvisamente caldo.

Indossa una felpa nera e dei semplici jeans. È più alto dei suoi amici e, nonostante i vestiti, si notano perfettamente le sue spalle larghe.
Sembra che la luce che proviene da fuori la porta della stanza, lo stia facendo apposta ad illuminarlo, sembra un'apparizione.
I capelli scuri scompigliati, i piccoli tatuaggi che gli ricoprono il collo e la collanina che gli pende sul petto.

I miei piedi si muovono da soli, non riesco a staccare gli occhi da questo ragazzo.
Cammino fino a fermarmi accanto a Sissy che sembra ancora nervosa.
Si gira verso di me e mi sorride debolmente, «ora li mando via» mi mima con le labbra. Annuisco e le faccio un piccolo sorriso.

Non sono sicura di volerli mandare via, ma in questo momento mi sento molto a disagio.

I ragazzi davanti a noi stanno ancora parlando, «Dai Trevor, lo facciamo sempre, presentiamoci alla nuova ragazza» sbuffa Dylan.

Gli occhi del terzo ragazzo si spostano finalmente su di me e mi sento svenire.
Mi fissa con un'intensità che non ho mai visto, per poi percorrere tutta la mia figura fino ai piedi.
Quando il suo sguardo torna sul mio, una strana espressione si fa strada sul suo viso.

«Eravamo d'accordo sul presentarci alle belle ragazze» dice per poi osservare con una faccia confusa l'interno della stanza, Sissy e me.

«Ma io qui non ne vedo» fa spallucce, tirando fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca pronto a prenderne una.

Ritiro tutto quello che ho pensato su di lui. Bello sì ma un pallone gonfiato.
Se Sissy non si sbriga a mandarlo via, lo farò io.


☁️☁️☁️
ciao a tuttiii, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto!
Sarei felicissima di sapere cosa ne pensateee

Ricordate, siamo solo all'inizio..

Lasciate un commento o una stellina se vi va!
Vi aspetto su ig @/artvmarystories :)

Al prossimo aggiornamento <3
vi voglio bene🫶🏻

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