Mad Max | Max Verstappen | Vo...

By mybrightshadow

24.9K 2.1K 3.8K

𝗛𝗢𝗴𝗡 𝗦𝗽𝗲𝗲𝗱 π—¦π—²π—Ώπ—Άπ—²π˜€ 𝗩𝗼𝗹. 𝟱 🏎️ Completa 🏎️ Kyla Knight ha sempre avuto la sua intera vita s... More

0.0
0.1 - High Speed
0.2 - Cast
0.3 - Dedica
0.4 Calendario
1.0
2.0
3.0
4.0
5.0
7.0
8.0
9.0
10.0
11.0
12.0
13.0
14.0
15.0
16.0
17.0
18.0
19.0
20.0
21.0
22.0
23.0
24.0
25.0
26.0 & Ringraziamenti

6.0

796 77 112
By mybrightshadow

Kyla

🏎️

Danza

Manama, Bahrain,
Marzo 2023

🏎️

Una lunga danza nell'oscurità, che faceva ballare anche le tenebre.
Sempre le stesse tenebre create dalla mente. Sempre lo stesso tunnel che non aveva mai fine.

Chiusa in una stanza, sempre in quel buio asfissiante direbbe qualcuno, ma era ormai un buio confortante, il mio.

Esso abbracciava la mia pelle fredda, sospirava su di essa per riscaldarla, per farla cadere nel tranello e prenderla in giro. Guarda che non sei sola, sussurrava.

Ma gli occhi si abituavano al buio; dopo tempo ti giravi e riuscivi a scovare i dettagli.

La stanza era vuota e tu non eri stato mai così maledettamente solo.

Da quando mio fratello era morto, la solitudine era come lo zucchero nel caffè, come la crema per ripararsi dai raggi del sole, come un'alba che senza due persone a osservarla rimaneva un banale ciclo insignificante. La solitudine aveva scritto un copione, si era messa protagonista e io ero la ragazza banalizzata che non poteva fare altro che sottostare.

Ero da tempo in un limbo infinito in cui volevo dannatamente qualcuno. Altri momenti, la maggior parte, ero abbastanza io per me stessa e odiavo avere compagnia.

Un modo per sottolineare l'incoerenza di Kyla Knight: non sapevo stare da sola, ma ero tutto ciò di cui avevo bisogno.

Con l'inizio del lavoro per SportNoW e la fine dell'università, la mia vita era passata da avere le mie due amiche sempre intorno, a desiderare di tornare sola ancora una volta.
Ma anche lì... Questo mi aveva portato a cambiare idea nuovamente.
La vita mi piaceva, le persone anche, il lavoro per la mia cosa preferita cambiava le carte in tavola, mostrandomi che potevo vivere anche io.

Senza Tyler sì, ma con tutto ciò che lui avrebbe voluto che avessi.

«Non mangi la maionese?!» Urlò Lando, scuotendomi il braccio in modo esagerato. Lo osservai, i capelli completamente ricci e fuori posto, gli occhi spalancati per lo shock. Melodrammatico.

«Non mangio la maionese.» Cercai di coprirmi il viso con le mani e infilare la patatina fritta al di sotto, intinta solo di ketchup.

Eravamo nel motorhome McLaren; era stato buffo guardare le facce delle persone, che ora mi riconoscevano come la ragazza di Netflix, sorprese di vedermi insieme al pilota inglese che mi tirava da un braccio correndo.

Subito dopo la fine delle riprese giornaliere, avevo scritto un messaggio a Lando, che fortunatamente non aveva cambiato numero dall'ultima volta che Abigail mi aveva registrato i contatti sul telefono dell'intero paddock.

Avevamo appuntamento vicino alla sala conferenze e per qualche strano motivo, la nostra conversazione sulle salse era diventata motivo di vita per lui.

Alla mia rivelazione dell'odio verso la maionese mi aveva obbligata a mangiare patatine con lui e scrutarmi in modo concentrato mentre evitavo quella cosa gialla.

«Perché?!» Chiese ancora, come se la prima volta non fosse stato abbastanza.

«Non mi piace... È... Giallo e viscido.» Provai, non trovando una descrizione decente per il mio disturbo. Lo guardai prendere una manciata di cibo, comprese alcune alette di pollo, bagnarle della salsa e mangiarle contento.

La mia faccia dovette disturbare lui: «Assaggiane una» Iniziò, cambiando espressione e cercando di farmi pena, «Una sola, se non ti piace prendi un fazzoletto e non te lo chiedo più.» Come una scema annuii, sapendo che sarebbe finita comunque male.

Con le sue dita ripeté lo stesso procedimento, questa volta avvicinando alla mia bocca due patatine che sbuffando addentai. La sua mano rimase a mezz'aria sulle mie labbra che sfiorò per errore, la ritrasse leggermente per poi guardarmi masticare.

«La mangio solo perché il cibo non si spreca.» Risposi dopo aver ingoiato tutto, cercando di non rigurgitare.

«Sei la prima persona sulla terra a cui non piace la maionese.» Constatò, appoggiando i palmi sui miei, ma zittendosi subito dopo il contatto.
Guardai il calore sopra le mie dita, in silenzio, stranita dall'intera situazione.

«Lando...» Sospirai a bassa voce.

«Lando...» Sentii una voce chiamarlo alle mie spalle e voltandomi, come se fosse uno scherzo, trovai Max, che guardava sul tavolo.
L'inglese mise fine all'unione di fretta, come se l'avessi bruciato con qualche potere soprannaturale, e mortificato osservò il suo amico.

«Oh, fanculo.» Agitò le braccia in aria Verstappen, come se non ce la facesse più a vedermi in giro in quella giornata. Intontita, lasciai cadere i miei occhi sulle gambe, sentendo come il biondo abbandonò la sala ristoro senza aggiungere niente.

«Max!» Urlò alzandosi l'inglese, facendo girare degli ingegneri, ma fu inutile, perché era già sparito.

«Mi dispiace, sono un cretino.» Disse Lando, prendendo i vassoi di entrambi per sparecchiare, io lo raggiunsi e non sapendo cos'altro dire, appoggiai una carezza sul suo braccio e mi girai per andare verso l'uscita. Cosa cazzo era appena successo?

Tornai al mio lavoro nel pomeriggio, intervistando anche il secondo pilota Red Bull, che fu molto più contento del suo compagno a rispondere alle nostre poche domande.

Camminando per il paddock mi capitò di essere fermata da qualche ragazzina, ma non più come una semplice giornalista. Agli occhi degli altri parevo qualcosa di più, qualcuno per cui perdere tempo, fermarsi e fare due chiacchiere sul mio lavoro.

Max invece era solo Max.
In tutta la domenica non fece altro che fingere che non esistessi, passandomi di fianco come se fossi il nulla. Sempre con quel telefono all'orecchio, sempre a parlare nella sua lingua, sempre quel soprannome. Dropje.

Una volta sull'aereo di ritorno, ebbi il tempo per guardare il cellulare per la prima volta.
Un messaggio di una mia collega di SportNoW, mi lasciò interdetta per qualche momento. Il contratto di Adalia e Daniel era uscito, qualcuno aveva venduto la foto alla stampa.

Cazzo, cazzo, cazzo. Com'era possibile? Provai a far partire una chiamata verso la mia amica, ma ovviamente trovarsi sopra un aereo non aiutava con il campo inesistente.
Decisi che l'avrei chiamata il giorno dopo, con calma e una volta tornata con il fuso orario corretto.

Il Gran Premio era stato vinto, tanto meno, dal mio non ex fidanzato. Il suo team non aveva sbagliato niente, in modo pulito aveva dominato quella gara senza pensarci due volte.

Tutti i social parlavano solo di quello, dai profili della F1 alle testate giornalistiche. Solo su di lui. Come se non ne avessi già abbastanza.

Ma la stupidità prese possesso delle mie azioni, subito dopo che il mio occhio finii sullo zaino aperto vicino alle mie gambe. Il cappello della Red Bull, con il suo numero sopra, mi chiamò.

Non sapevo perché prima di uscire dall'appartamento, guardandomi allo specchio nell'entrata, il mio sguardo si era spostato sull'attaccapanni. Da tempo il berretto non si muoveva dalla sua posizione, fermo alla prima volta, durante l'estate, quando avevo deciso di rubarlo da casa di Max.

Ed era stato normale, credere che portarlo potesse avere un senso, anche se tutta la situazione con quel ragazzo, un senso non l'aveva mai avuto.

Lo presi in mano, portandolo vicino alle narici, alla ricerca di un qualcosa che ovviamente non poteva esserci più.
L'odore di Max Verstappen era nella mia mente, sempre, ma qualche volta avevo provato così tanto a cercarlo, che gli avvenimenti in quel bagno mi tornarono in mente.

E ne ero alla ricerca, di quel profumo, che non aveva niente a che fare con odori inventati e finti. Max aveva quel fresco nella pelle, quell'aroma accogliente che pareva casa.

Nei momenti peggiori non potevo fare altro che perdermi, un po' come quando ti lasci andare alla possibilità di inventare un colore nuovo. Ma non puoi, sono già tutti esistenti.

Non potevo trovare il profumo di Max da nessuna parte. Perché al contrario dei colori, noi non eravamo mai esistiti.
Incolori, insipidi, insulsi. Inesistenti.

Atterrai a Nizza in nottata, arrivando a Montecarlo con una macchina a noleggio. Garrett sarebbe stato a casa con me fino alla prossima gara, arrivando anche lui in tarda serata.

Abigail e Adalia ovviamente non c'erano quasi mai, e questo mi permetteva di farlo intrufolare senza farmi scoprire.

Mi addormentai all'istante, senza neanche avere il tempo di riflettere ancora su qualcosa o forse... Solo su qualcuno.

La mattina dopo mi voltai, convinta di trovare il mio ragazzo nel lato libero del letto. Però non c'era niente al mio fianco e fu per questo che mi alzai, ignara di cosa stesse succedendo in soggiorno.
Camminai scalza, arrivando in cucina e fermandomi davanti al corridoio vidi delle valigie. Garrett stava chiudendo il suo giubbotto.

«Che stai facendo?» Domandai, sbadigliando ancora, cercando di far sparire gli ultimi residui di sonno.

«Me ne vado.» Commentò senza altre spiegazioni. Il suo volto era diverso.

«E dove vai?» Allora chiesi, osservando come volesse che io porgessi le domande corrette prima di spiegarmi. Confusa, provai ad avvicinarmi ma ricevetti solo un passo indietro.

«Ho fatto quello per cui ero qui, ora posso andare.» Sbuffò, quasi come se darmi chiarimenti fosse di troppo per lui.
Il cellulare squillò un sacco di volte, ma ignorai, concentrandomi sulle sue parole.

«Cosa stai dicendo?» Toccò a me parlare.

«Il contratto tesoro...» Sorrise. Ma c'era qualcosa di così sbagliato in quello sguardo, d'un tratto era un'altra persona. Il mio cervello girò velocemente.

«Sei stato tu?» Per poco non urlai.
Doveva essere così.

«Non sai nascondere bene le cose, lo sai? Però devo darti merito, ci ho messo un po' per trovarlo. Motivo perché questa farsa è durata più del dovuto...» Alzò gli occhi al cielo calmo, pacato, come se tutto quello che avevamo passato insieme fosse niente.

La rabbia iniziò a bruciare, la gola era bloccata, volevo piangere. Volevo vomitare. Ogni momento della mia vita sembrava una presa in giro, le persone amavano prendersi gioco di me.
Presi un respiro. Lo guardai con serietà, senza nessuna piega nel mio sguardo che potesse mostrare cedimento.
Un'altra vita per piangere, un'altra storia da raccontare agli altri.

«Bene, menomale» Sorrisi, anche se sentivo le lacrime al bordo dei miei occhi, un'altra vita, «Perché ho baciato qualche ragazzo più di una volta e... Insomma...» Mi obbligai a ridere, un'altra storia, «Una farsa? Ti sei chiesto perché i miei amici non sanno di te? Tesoro...» Lo lasciai in silenzio, bloccai ogni momento che nella mia testa si ripeteva, ogni momento che avevamo passato insieme.

Fregata ancora.

Fregata ancora.

Fregata ancora.

Lui non disse niente, si tirò dietro le sue valigie e sbatté la porta d'ingresso.
Sembrava un deja vu.

E toccò a me urlare, toccò a me prendere la prima cosa che mi si parò davanti e scaraventarla sul pavimento.

Rotta come l'oggetto, arrabbiata come la forza usata per distruggerlo. 

🏎️

Non dimenticatevi di lasciare una stellina e seguirmi❤️

🦁

Hellloooooo belli miei🗣️
Scusate se ho fatto ritardo, ma non è una novità, ero così stanca che mi sono addormentata, scusate👀

Eccoci qua, a più cose di cui parlare, più cose su cui riflettere.

Recap:
Ma prima di tutto, LANDO WE CANNOT BE WORLD CHAMPION.

Max che ovviamente é sempre in giro a cercare Kyla pare, PARE. Ma la realtà è che ultimamente cerca Lando e qualcuno è sempre in mezzo. 👀👀

Mentre... Garrett? 👀

Se avete qualche dubbio, scrivetemi❤️Ho lasciato un box per le domande su Instagram per il capitolo, vi aspetto per parlarne insieme ✨
Più tardi ci vediamo anche su tiktok 👀

Instagram: mybrightshadow.wattpad
Tik Tok: ire.stories
Twitter: maadmaaxie

Grazie per leggermi sempre❤️

A presto,

ire

Continue Reading

You'll Also Like

18.2M 482K 41
After being involved with a cold-hearted mafia boss, Robyn Lehman decides its time to run. Little did she know, she was carrying the future heir to h...
708K 26.1K 101
The story is about the little girl who has 7 older brothers, honestly, 7 overprotective brothers!! It's a series by the way!!! πŸ˜‚πŸ’œ my first fanfic...
182K 3.8K 46
"You brush past me in the hallway And you don't think I can see ya, do ya? I've been watchin' you for ages And I spend my time tryin' not to feel it"...
Boot Camp By Gina

Teen Fiction

27.3M 1M 34
After running away from her problems for four years - her inability to run a mile ironically being one of them - Whitney Carmichael knows a fitness c...