The night drowns in dawn

By Myrskyla

14.6K 1.2K 2.5K

Fantasy romance a cavallo tra due mondi. Iris è irrequieta e imprevedibile, proprio come quell'oceano che fin... More

PROLOGO - IRIS
CAPITOLO 1 - L'ADDIO
CAPITOLO 2 - OSPITI
CAPITOLO 4 - RIVELAZIONI
CAPITOLO 5 - IRIS O NAYA
CAPITOLO 6 - IL BRANCO
CAPITOLO 7 - IL TEMPORALE
CAPITOLO 8 - LA FUGA
CAPITOLO 9 - LA PREDA
CAPITOLO 10 - FACCIAMO UN GIOCO
CAPITOLO 11 - IL PRIGIONIERO
CAPITOLO 12 - ALLA FONTANA
CAPITOLO 13 - IL NEMICO
CAPITOLO 14 - A PALAZZO
CAPITOLO 15 - I GIURAMENTI
CAPITOLO 16 - EIOWA
CAPITOLO 17 - QUELLA NOTTE
CAPITOLO 18 - NUOVA VITA
CAPITOLO 19 - LA FESTA
CAPITOLO 20 - L'AGGRESSIONE
CAPITOLO 21 - IL VOLO
CAPITOLO 22 - LA TEMPESTA
CAPITOLO 23 - UN SOGNO O QUALCOSA DI PIU'
CAPITOLO 24 - ABITUDINI E NOSTALGIA
CAPITOLO 25 - LE VERITA'
CAPITOLO 26 - CASA
CAPITOLO 27 - UN MESSAGGERO E UN PASSAGGIO
CAPITOLO 28 - RESA E TRADIMENTO
CAPITOLO 29 - SCINTILLE
CAPITOLO 30 - ADDESTRAMENTO
CAPITOLO 31 - LA MALEDIZIONE
CAPITOLO 32 - VERSO IL PORTALE
CAPITOLO 33 - AL DI LA'
CAPITOLO 34 - ALBA DI SANGUE
CAPITOLO 35 - CAMPO BASE
CAPITOLO 36 - FARABUTTO
CAPITOLO 37 - E' SCRITTO NELLE STELLE
CAPITOLO 38 - TREGUA, PACE E GUERRA
CAPITOLO 39 - SOFFIO DI VENTO
CAPITOLO 40 - IL CUORE
CAPITOLO 41 - MAI
CAPITOLO 42 - KADIK
CAPITOLO 43 - QUELLA PIETRA
CAPITOLO 44 - CHIARO DI LUNA
CAPITOLO 45 - LUNGA NOTTE
CAPITOLO 46 - PUNTO DI NON RITORNO
CAPITOLO 47 - ALONYTHA, NOI
CAPITOLO 48 - NUOVA ALBA
CAPITOLO 49 - IL VUOTO
CAPITOLO 50 - SOTTO LE STELLE

CAPITOLO 3 - LA CENA

733 56 120
By Myrskyla

Iris, richiamata alla realtà da quelle parole, aveva staccato con difficoltà lo sguardo dal volto severo di quel misterioso sconosciuto e si era diretta meccanicamente in camera sua, al piano superiore, senza guardarsi ulteriormente intorno. Aveva avuto la sensazione di dover lasciare la stanza per allontanarsi da lui. Ora al sicuro nella sua cameretta aveva ricominciato a respirare normalmente, ma il cuore le batteva ancora forte nel petto. Era frastornata, più che impaurita. Non avevano mai ricevuto invitati a casa prima di allora e quei tipi, soprattutto il riccio, avevano l'aria poco raccomandabile.

Avere ospiti, queste sono stravaganze.

Spinta dalla curiosità più che dalla paura di un ennesimo rimprovero, si decise a scendere per cena. Era certa che dovesse esserci una spiegazione, zia Emma non le avrebbe mai fatto correre alcun pericolo.

Forse sto esagerando, sono ancora scossa dalla partenza di Candice.

La ragazza si era messa qualcosa di comodo, dopo aver fatto una doccia veloce nella speranza di poter scambiare qualche parola con la zia prima di passare a tavola.

Decise di scendere a cena con i capelli sciolti, come piccolo gesto di ribellione, si sentiva pronta a sfidare il mondo grazie alla sua chioma indomabile. La zia avrebbe sicuramente disapprovato quella scelta, i capelli dovevano sempre essere ordinati, raccolti e impeccabili, soprattutto in pubblico.

Iris andò alla finestra, faceva già notte e si era persa il tramonto, quel suo appuntamento fisso. Guardò il suo riflesso nel vetro e provò un moto di tristezza.

Perchè è così sbagliato voler essere semplicemente me stessa?

Cercando di autoconvincersi che non c'era nulla di sbagliato nell'essere diversi dall'immagine che la zia aveva provato a cucirle addosso, decise di scendere ad affrontarla. La partenza di Candice per inseguire i propri sogni era stato un vero terremoto che l'aveva scossa da quel torpore che la inchiodava al suolo, la libertà era a portata di mano. Non avrebbe mai sacrificato la sua autenticità per compiacere la donna che l'aveva cresciuta. Sentiva di essere vicina al punto di non ritorno, prima o poi si sarebbe ribellata a tutta quella pressione.

Entrò in cucina, un ambiente minuscolo, ma accogliente, dallo stile molto retrò nei colori e nel mobilio, senza lavastoviglie né microonde.

«Non abbiamo bisogno di quelle diavolerie» amava ripeterle la zia.

Profumava sempre di erbe aromatiche, che la donna coltivava in piccoli vasi in terracotta colorati che avevano invaso mensole e davanzale, accanto a decine e decine di libri di cucina e di botanica.

La squadrò da capo a piedi, asciugandosi le mani sul suo vecchio grembiule, senza nascondere la sua disapprovazione.

«Dov'è il tuo vestito?» chiese spazientita.

Il vestito per celebrare il solstizio, Iris aveva completamente rimosso. La zia ogni anno la obbligava a indossare stravaganti tuniche dai colori accesi per il suo rituale.

«Non credi che ci sia qualcosa di più importante di cui parlare?» chiese la ragazza.

La donna fece spallucce e rimase a lungo in silenzio, mentre gli strani individui continuavano a chiacchierare molto rumorosamente nella sala da pranzo. Era impossibile ignorare quel baccano, così dopo una manciata di minuti la donna iniziò a parlare, restando molto vaga quanto alla loro identità e alla loro provenienza, limitandosi a spiegarle che una lontana parentela li legava con alcuni di loro e che sarebbero stati loro ospiti per qualche tempo. Era palese che la donna le stava mentendo.

Spesso nel corso degli anni era stata evasiva su molti argomenti e a parte i mille non detti che avevano caratterizzato la sua infanzia e il sentore che le raccontasse qualche bugia, in quel momento la menzogna era flagrante.

Zia Emma, fingendosi impegnata negli ultimi preparativi, andava e veniva nella cucina, aprendo e chiudendo sportelli e cassetti, evitando volutamente di incrociare il suo sguardo. Le sue mani tradivano una strana tensione nervosa.

«Quasi dimenticavo, la tua corona» disse porgendole una coroncina fatta di fiori e nastrini intrecciati.

Iris la fissò senza prenderla. Era incredula.

«Finisci di apparecchiare per favore?» chiese la donna esasperata.

La giovane fu inviata nella sala da pranzo, molto probabilmente nel tentativo di salvarsi da ulteriori domande scomode.

Sembrava proprio che volesse liberarsi di lei. Tipico di zia Emma fuggire i problemi.

Iris si fermò per spiare quegli uomini e osservandoli attentamente ebbe la conferma di ciò che aveva sospettato fin da subito. Non potevano in alcun modo essere imparentati con loro, non solo perché a detta della zia non avevano alcun famigliare vivente, ma perché, accomunati solo dall'aspetto selvaggio e dall'abbigliamento stravagante, a eccezione di tre di essi molto somiglianti tra loro, erano l'uno diverso dall'altro.

L'unico del gruppo che non era presente alla loro chiassosa e animata discussione era il ragazzo biondo che quel tardo pomeriggio l'aveva freddamente squadrata dalla testa ai piedi.

Dalla sua posizione, seminascosta, le davano leggermente le spalle un uomo dalla pelle d'ebano molto più vecchio degli altri, grande, grosso e rasato. I muscoli ben definiti risaltavano sotto una camicia troppo piccola per la sua mole.

Accanto a lui sedevano tre individui magri e trasandati, dai lineamenti grossolani e bruciati dal sole, dai folti capelli rossi. Due di loro portavano una barbetta ispida e il terzo, completamente imberbe, all'incirca quindicenne, parlava veloce e rideva sguaiatamente, qualunque cosa dicesse il gigante nero, forse in cerca della sua approvazione. Iris conosceva bene quell'espressione, c'era stato un tempo in cui lei stessa aveva indossato quella maschera per celare la sua timidezza e le sue insicurezze. Si rivedeva riflessa nel volto arrossato di quel ragazzino che cercava di apparire sicuro di sé, per fare parte di qualcosa.

Poco più in la c'era un biondino dai capelli mossi, nel cui volto florido e rotondo, spiccava un naso decisamente pronunciato e deformato, quasi certamente risultato di qualche frattura riportata a seguito di una scazzottata, che gli donava un'aria alquanto buffa.

Accanto a lui sedeva un uomo bruno dal volto allungato, che, nonostante fosse abbastanza nascosto dalla tavola, sembrava decisamente il più basso e sproporzionato del gruppo.

Un poco in disparte, in piedi, c'era un bellissimo ragazzo dalla carnagione decisamente più chiara rispetto agli altri, con lunghissimi capelli castani, baffetti e pizzetto molto curati. Portava una casacca bianca e immacolata dalle maniche sbuffanti e bordate di pizzo, un gilet di pelle nera con cappuccio, una paio di eleganti pantaloni neri della stessa materia, stretti in vita da una scintillante cintura borchiata. Infine un paio di stivaloni neri gli donava un'aria estremamente raffinata rispetto ai suoi compagni.

Iris lo studiò con attenzione, non aveva nulla che fare con quel gruppo dall'aspetto rozzo e trascurato. All'improvviso l'uomo si voltò verso di lei e le sorrise, mostrando due file di denti bianchi come perle e facendola irrigidire. C'era qualcosa di sovrannaturale in quelle pupille nere, che per un attimo la spinse a pensare che fosse un angelo o un demone.

Non disse nulla, ma quello scambio di sguardi rivelò la sua presenza.

«Bambolina, si mangia?»  domandò inaspettatamente il colosso, accortosi della sua presenza alle sue spalle.

La sua voce era profonda e la sua espressione gioviale.

Iris si voltò verso di lui, lo fissò con aria di sfida e senza dargli risposta posò velocemente i piatti mancanti a tavola e tornò in cucina. Aveva dell'incredibile che uno sconosciuto si permettesse di rivolgersi a lei in modo così sfacciato.

«Uno dei nostri ospiti mi ha appena chiamato bambolina» disse, stuzzicando la zia.

La donna non ebbe alcuna reazione, si limitò a abbozzare un sorriso imbarazzato. Quel comportamento accondiscendente la spiazzò. La zia, sempre apprensiva e possessiva nei suoi confronti, soprattutto negli ultimi tempi le aveva fatto comprendere che non vedeva di buon occhio gli sguardi e gli apprezzamenti che i ragazzi avevano iniziato a rivolgerle. Le imponeva di fare profilo basso e vestirsi discretamente. Iris si era sempre spiegata quel comportamento come il semplice istinto di protezione di una vecchia zia ansiosa nei confronti della nipote, senza rendersi conto che quel suo incessante bisogno di controllo costante aveva radici più profonde.

Iris si domandava perché quegli uomini fossero comparsi così all'improvviso e soprattutto quali fossero i segreti che la donna le aveva tenuto nascosti per tutto quel tempo.

Raggiunsero gli uomini in salotto. Sempre più frastornata Iris prese posto a sinistra, accanto alla zia che sedeva a capotavola. Davanti a lei sedeva l'affascinante bruno che l'aveva fatta scoprire poco prima. Era ancora assente il ragazzo biondo che l'aveva turbata quel pomeriggio e ciò non le dispiacque affatto, visto lo strano malessere che la sua aria incomprensibilmente stizzita le aveva causato. Avrebbe fatto fatica a sopportare il suo sguardo seccato fisso su di lei durante l'intero pasto. Nonostante il sollievo per la sua assenza, continuava inspiegabilmente a pensare a lui.

La situazione a tavola si rivelò fin da subito surreale e piuttosto sgradevole, perché quello strano gruppo di individui, eccetto l'uomo davanti a lei, si rivelò fin troppo a proprio agio e ciascuno ingurgitò cibo come se non ci fosse un domani, sotto gli occhi sconcertati della padrona di casa, che faceva fatica a nascondere come le si fosse chiuso lo stomaco. I loro ospiti scambiavano poche parole tra loro, rigorosamente a bocca piena, emettevano rumori fastidiosi bevendo e masticavano rumorosamente i loro enormi bocconi. Era tutto molto irritante.

Era palese che la zia non conosceva affatto quegli uomini, perché non rivolse la parola a nessuno, tantomeno li presentò alla nipote. Cosa che sarebbe stata normale durante una rimpatriata di famiglia. Era una situazione imbarazzante. Le poche volte che la zia aprì bocca adottò un tono di voce oscillante tra l'imbarazzato e il formale e non ricevette risposta alcuna. Nessuno calcolava le due donne, eccetto il ragazzo dalla pelle diafana, che ogni tanto levava gli occhi su di lei con aria divertita.

Iris toccò a stento il cibo. Quando il gigante ruppe il silenzio con un sonoro rutto, seguito da una risata generale, la giovane allontanò il suo piatto, con aria disgustata. Fu allora che l'uomo di fronte a lei, che fin ad allora era parso il più garbato del gruppo, allungò inaspettatamente la sua mano e afferrò i suoi avanzi. La ragazza trasalì, mentre questo portava i resti alla bocca e li inghiottiva con gusto. Era sul punto di dire qualche cosa quando zia Emma si alzò in piedi interrompendola.

«Qualcuno gradisce qualcosa di dolce?» esordì con voce squillante.

Era in difficoltà, stava curva con i palmi poggiati sulla tavola, come se sulle spalle reggesse a stento un peso enorme. Aveva il viso rosso e le pupille dilatate.

La nipote sconcertata cercò di incrociare lo sguardo della zia per l'ennesima volta senza successo, perché la donna era già fuggita in cucina. Iris abbandonò la tavola senza dire una parola, nessuno parve accorgersi di quel suo allontanamento. Gli uomini erano troppo impegnati a gettarsi sulla torta di frutta che la zia aveva velocemente portato in tavola.

Iris si voltò per dare un'ultima occhiata a quel branco di selvaggi e l'unico a alzare ancora una volta lo sguardo verso di lei e a strizzarle l'occhio in modo maliziosamente divertito fu sempre lo stesso, ma lei non contraccambiò.

Scomparve celermente in cima alle scale.

TEMPO DI RIVELAZIONI....?! :)

Continue Reading

You'll Also Like

1.6M 85.1K 87
(3) Ultimo capitolo della trilogia di "Elements". Sophie Hunter è arrabbiata e brama il sentimento che più disprezza, la vendetta. È decisa a dominar...
417K 22.1K 36
Cassandra Winkler appartiene ad una delle famiglie più potenti e altolocate del mondo dei Nephilim. Nonostante ciò la vita di Cassie non è per niente...
444K 29K 86
Grace Night, diciassettenne con un'infanzia segnata dall'abbandono del padre, è costretta a trasferirsi proprio da quest'ultimo a Londra, per allevia...
347 62 9
La dinastia dei della Rovere regna da decadi a Shaalal, la Terra delle Cascate, e l'audace e intraprendente principessa Penelope è la prossima in lin...