Heartburn ✷ Percy Jackson ¹

By -goosebumpss

106K 5.1K 2K

❛ ti fidi di me? ❜ ❛ come potrei non fidarmi? ❜ ▬▬▬▬▬▬▬▬ ⚔️ ⋆ ˚。⋆౨ৎ percy jackson and the olympians - book... More

Heartburn
mixtape
Act One / Ultraviolence
cast
i
ii
iii
iv
v
vi
vii
viii
ix
x
xi
xii
xiii
xiv
xv
xvi
xvii
xviii
xix
xx
xxi
xxii
xxiii
xxiv
xxv
xxvi
xxvii
xxviii
bonus
bonus
Act Two / I'll crawl home to her
cast
i
ii
iii
iv
v
vi
vii
viii
ix
x
xi
xii
xiii
xiv
xv
xvi
xvii
xviii
xix
xx
xxi
xxii
xxiii
xxiv
xxv
xxvi
Act Three / Eyes don't lie
cast
i
ii
iii
iv
v
vi
vii
viii
ix
x
xi
xii
xiii
xiv
xv
xvi
xvii
xviii
xix
xx
xxi
xxii
xxiii
xxiv
xxv
xxvi
Sequel

bonus

943 48 37
By -goosebumpss

- ̥۪͙۪˚┊❛ bonus chapter ❜┊˚ ̥۪͙۪◌
(𝙗𝙪𝙤𝙣) 𝙖𝙣𝙣𝙤 𝙣𝙪𝙤𝙫𝙤

⸻  ✧ ⸻

𝐇𝐀𝐑𝐏𝐄𝐑

Sconsolata.

Sconsolata e stupida.

Quelli erano gli unici due aggettivi che mi venivano in mente quando pensavo a cosa era successo fra me e Percy. Sconsolata, perché lui non ricambiava. Stupida, perché ci avevo creduto.

Erano giorni interi che non uscivo dalla Cabina 5. Passavo il tempo distesa a letto, a rigirarmi fra le coperte di lana. Le notti le passavo piene di incubi, gli unici che sembravano non volermi abbandonare mai.

Ero sempre stanca, anche se non facevo nulla.

Cercavano di trascinarmi fuori con la forza: Clarisse e Henry mi prendevano di peso e mi costringevano a stare nel padiglione della mensa almeno per i pasti, anche se io cercavo di evitarli come la peste bubbonica; Silena veniva a stare con me tutti i pomeriggi, cercando di tirarmi su di morale.

Ma il fatto era uno: non avevo detto a nessuno come mai stessi così. A nessuno avevo raccontato di quello che era successo con Percy, e credo che, per la prima volta in vita mia, non ne avessi il coraggio.

Ero sempre stata una persona sfacciata, che dice le cose senza peli sulla lingua; ma quella volta mi sentivo impotente.

Si stava pure avvicinando la fine di dicembre, quindi l'inizio dell'anno nuovo. Contando che il mio compleanno ero già passato e per Natale i piani erano saltati... non c'era più nulla da festeggiare.

Capodanno era l'ennesima festa che non si celebrava in casa mia. Mia madre non aveva mai avuto nessuna passione per le feste di qualunque tipo, a parte i compleanni mio e di Clarisse, per cui organizzava delle feste - solo per dare una buona impressione, sia chiaro.

Speravo che Percy e sua madre non si aspettassero di vedermi al pranzo di Natale, perché io non mi sarei presentata. Non lo facevo con cattiveria, semplicemente mi proteggevo.

Ormai era il mio meccanismo.

«Dei, Harper, questa cabina puzza. Le aprite mai le finestre?» tossì Silena, sventolandosi una mano davanti alla bocca.

Sbuffai, nascondendomi sotto allo strato di coperte.

«Scusa, quando sei entrata?» mormorai.

«Esattamente... 23 secondi fa, ma eri troppo concentrata a fissare il soffitto in modo malinconico per accorgertene» disse, quasi ironicamente.

Nemmeno gli altri sapevano più come comportarsi con me: se trattarmi come una bambola di porcellana sul punto di spezzarsi, o come al solito, aspettando che le ferite si cicatrizzassero col loro tempo.

«Usciamo a fare un giro?» propose.

«Non mi va, Lena» piagnucolai.

«Dovrai uscire prima o poi» provò «Questa sera faranno i fuochi d'artificio per l'anno nuovo»

«No, aspetta» feci, tirando fuori la testa «Oggi è l'ultimo dell'anno?».

Silena annuì, arricciando le labbra in modo preoccupato.

«Credevo... credevo che...»

«Non esci da così tanto che non sai nemmeno che giorno è» mi fece notare lei.

«Ho notato»

«Facciamo una passeggiata, dai. Andiamo anche da Will, se ti va».

Per la prima volta, ci pensai sul serio.

Valeva la pena stare così soltanto per un ragazzo? La me di qualche mese fa mi avrebbe riso in faccia, probabilmente insultandomi nelle maniere più colorite possibili.

Allora come ci ero finita così?

Per qualche istante, mi sentii ridicola. Non potevo farmi condizionare fino a quel punto solo per un no, anche se faceva più male di quanto avessi mai potuto immaginare.

«Va bene» annuii «Usciamo»

«Si!» esclamò Silena.

Mi alzai dal letto, ciondolante. Non mi sentivo nemmeno più le gambe per quanto poco le avevo usate.

Mi vestii in velocità, infagottandomi con almeno due maglioni e un piumino pesante. Quando fui pronta, chiesi alla figlia di Afrodite di intrecciarmi i capelli, pregandola di farmi le trecce alla francese.

Infine, uscimmo da cabina.

Subito un'arietta fresca ci colpì, arruffandomi la frangetta e facendomi tremare le ginocchia.

«Quasi quasi torno a letto» scherzai.

«Provaci» mi minacciò fintamente la ragazza «Giuro che ti faccio fuori»

«Cazzarola, ho sbloccato la versione aggressiva di Silena» la presi in giro.

Silena mi tirò uno spintone, ridendo.

Camminammo sul prato innevato del Campo Mezzosangue, finché non arrivammo di fronte all'edificio dell'infermeria.

Tutto era ancora decorato a tema natalizio: il pino di Talia era ancora addobbato con palline e ghirlande, gli edifici erano ricoperti di festoni, a terra c'erano finti pacchetti regalo.

L'unica cosa che mi aveva tirata su di morale il giorno di Natale era stato lo scherzo fatto al signor D con i fratelli Stoll e una figlia di Ecate di loro conoscenza: avevamo trasformato i suoi vestiti in quelli di Babbo Natale, gli avevamo infilato cappello rosso e barba finta, e gli avevamo disegnato sul viso un paio di baffi. Per concludere, gli avevo scritto sulla guancia Ho-Ho-Ho.

Diciamo che Dioniso non l'aveva presa tanto bene. Aveva passato il pomeriggio a sbraitare in giro, chiedendo chi fosse il colpevole. Inutile dire che nessuno si era fatto avanti per prendersi la colpa. Ma, in compenso, ci eravamo fatti una bella foto con lui, mentre ancora dormiva.

Spingemmo la porta di legno ed entrammo nell'edificio. Dentro non c'era tanta gente, solo qualche ragazzo con l'influenza e i due figli di Apollo di turno, fra cui Will.

«Non ti fermi mai, eh, Will?» domandò Silena.

Si levò il cappotto e lo appese all'appendiabiti accanto all'entrata.

Il biondo, che ci stava dando le spalle, scosse le spalle, segno che stava ridendo.

«Non tutti possono» mormorò.

Poi si girò. Non ci mise molto perché lui si mettesse a fissarmi, incredulo. Per un attimo mi indicò pure, guardando la figlia di Afrodite, come per chiederla se stesse sognando oppure no.

«È proprio qui» sorrise lei, mettendomi le mani sulle spalle.

«Meglio per lei, perché deve raccontare cos'è successo» disse Will, incrociando le braccia.

«Sicuri che vogliamo parlare di quello?» mi intromisi.

«Si» risposero entrambi all'unisono.

«Capisco» annuii, sconsolata «Ci ho provato»

«Vedrai che ti togli un peso» mi incoraggiò Silena.

«Dai, andiamo di là» fece Will, richiamando la con la mano «Stacy, rimani sola un attimo?» chiese poi alla ragazzo di turno con lui.

«Certo» annuì lei «Oh, ciao ragazze».

Ci fece un cenno di saluto con la mano, per poi voltarsi ancora verso un ragazzo disteso su un lettino.

Seguimmo Will dietro ad un'altra porta di legno, entrando in una parte dell'infermeria in cui non ero mai stata. Era una stanzetta accogliente, con un piccolo camino in cui crepitava il fuoco, un paio di poltrone, un tavolino e qualche mensola, dove appoggiate stavano delle foto ritraenti solo dei figli di Apollo.

«Sedetevi pure» ci invitò Will.

«Che posto è questo?» chiesi, fissando una foto in particolare.

C'era una ragazza castana, che cercava di mantenere un'espressione seria in volto, assieme ad un ragazzino biondo, più basso di lei e con un dente mancante, che cercava di circondarle le spalle con un braccio. Peccato che non ci arrivava.

Quei ragazzi eravamo io e Will.

Sorrisi guardando la foto: Will era più piccolo di me di età, ma ora quasi mi superava in altezza.

«È una stanza in cui ci riposiamo o chiacchieriamo. Non abbiamo sempre voglia di fissare i ragazzi di là mentre dormono. Tanto da qui si sente tutto quello che succede fuori» rispose il figlio di Apollo.

Silena si sedette su una delle poltrone, affondando nello chiamale di pelle rossa, e io mi sedetti sul bracciolo, accavallando le gambe. Will, invece, si stravaccò sulla poltrona di velluto verde di fronte a noi.

«Non so nemmeno da dove iniziare» ammisi.

«Tu prova» mi incitò Lena, sempre sorridendo con fare materno.

«Beh... diciamo che è partito con questa impresa» iniziai, in modo un po' vago.

«Più specifica?» chiese Will.

«Ho già capito» fece Silena «Sono un cavolo di genio»

«Nom credo ci voglia molto a capirlo» la presi in giro «Pure le pietre lo sanno»

«Che ti piace Percy?» fece il biondo, la voce un po' stridula.

«Tutto bene, Solace?» chiesi «Pare che tu abbia ingoiato un fischietto per cani»

«Si, tutto benissimo» si schiarì la gola «Comunque, è già un passo avanti che tu neghi la tua cotta per lui»

«Concordo» affermò Lena.

«C'è solo una cosa che puoi fare» mi disse Will.

«Cioè?» lo invitai a proseguire.

«Fatti avanti e basta. Poni fine a questa cosa e digli che ti piace».

Mi strozzai con la mia stessa salivo. Mi venne un attacco di tosse, tanto che la figlia di Afrodite dovette darmi qualche pacca sulla schiena.

«È quello il punto» dissi «L'ho già fatto».

Ci un attimo di silenzio. Poi, esplose il putiferio.

«COSA?» urlò Silena «E quando pensavi di dirmelo?»

«Tipo mai?» scherzai.

«Harper La Rue, tu mi sorprendi ogni giorno che passa. Quando è successo?» domandò il figlio di Apollo.

«Sull'Olimpo. Stavamo ballando sulla gradinata e... e l'ho semplicemente detto»

«E ovviamente lui ti ha detto che ricambia» sorrise Lena, annuendo.

Tornai muta, mentre le mani prendeva a tremolare.

«Non l'ha detto» scossi la testa, sorridendo in modo amaro.

«Ma... ma...» balbettò la ragazza.

«Non va sempre tutto come vogliamo. Ho imparato la lezione» ammisi.

Abbassai lo sguardo verso il pavimento di legno, ora leggermente in imbarazzo. Non mi andava di incrociare gli occhi di nessuno dei due per non far capire l'umiliazione che stavo provando in quel momento.

⸻  ✧ ⸻

La sera di Capodanno era uno di quei pochi eventi che mi andava di festeggiare. Non tanto perché indicasse l'anno nuovo, ma semplicemente per come si svolgevano i festeggiamenti al campo.

I figli di Efesto organizzavano una serata, in cui faceva esplodere fuochi d'artificio, tutti diversi. Ogni anno cambiavano, ed era quello il bello. Ne creavano sempre di assurdi, così colorati e grossi che ti chiedevi come ci riuscissero.

In quel momento, con il sole già calato dietro al mare e la luna alta nel cielo, ero seduta sul pontile da sola. Avevo passato il pomeriggio, dopo la chiacchierata con Silena e Will, a ragionare.

Non sapevo se, al ritorno di Percy, io mi sarei sentita pronta a rivederlo. Solo a immaginarmelo in testa, mi sentivo in imbarazzo. Non avrei saputo di cosa parlare, come comportarmi o cosa fare.

Osservai lo spazio vuoto accanto a me, quello che Percy aveva occupato qualche volta, tenendomi compagnia. E sospirai, sospirai perché mi sembrava tutto fin troppo difficile, perché mi ero lasciata andare alle emozioni, anche se era meglio non farlo.

«Ancora a deprimerti per Prissy?» chiese la voce di mia sorella alle mia spalle.

Sorrisi, anche se lei non poteva vedermi.

Avevo raccontato a Clarisse quello che era successo; ma non solo la faccenda dell'Olimpo, anche tutti gli altri episodi che mi avevano portata a credere che lui ricambiasse.

Era mia sorella, mi aveva detto di essersene già accorta mesi prima, ma non aveva detto nulla perché sperava che cambiassi idea. Non le andava a genio Percy, ma le avevo detto che anche lei avrebbe cambiato idea. Clarisse era scoppiata a ridere, ma io non avevo cambiato il mio parere.

«Forse» risposi.

Clarisse si sedette accanto a me, con la stessa delicatezza di un camionista. Allungò le gambe in avanti, stiracchiandosi.

Ancora non mi aveva detto dove era stata per la sua impresa. Sembrava un segreto che non poteva svelarmi, e la cosa mi innervosiva. Odiavo essere tagliata fuori.

«Ancora non mi capacito che ti piaccia quello lì»

«Non dirlo a me» ammisi.

«Però non era quello di cui ti volevo parlare» diventò seria, voltandosi verso di me.

Mi girai pure io, fissando gli occhi di mia sorella. Erano irrequieti, ansiosi, come se avessero fretta di portare a termine qualcuna di incompleto.

«Che succede, Ris?» feci, preoccupata.

«Non posso dirti tutti i dettagli, ma durante l'impresa è successa una cosa».

Fece una pausa, e io la incitai con lo sguardo ad andare avanti.

«Ho trovato una persona. Poi ti racconterò meglio e come, ma l'ho trovata che era in uno stato di confusione... allucinante. In Arizona» deglutì «Siccome vagava lì vicino, l'ho portato a casa di mamma-».

Mi irrigidii. Non mi piaceva la piega che stava prendendo quel discorso. Bastava nominarla, che tutto si ingrigiva.

«Non avrei voluto, davvero, ma ora si trova ancora lì. Ho bisogno di una mano» mi pregò «Devo riportarlo qui, così magari Chirone potrà aiutarlo. O anche Dioniso»

«Riportarlo?» ripetei «Di chi si tratta?»

«Un ex campeggiatore, Chris Rodriguez» rispose Clarisse.

«Quindi tu mi stai chiedendo di tornare a casa di mamma per portare al campo uno dei ragazzi che sono passati dalla parte di Luke? Beh, Ris, grazie, ma no grazie» dissi.

«Ti supplico, davvero, non so a chi chiedere»

«Di certo non a me. Io lì non ci torno» ringhiai.

Mi alzai in piedi, furiosa. Ripercorsi il pontile a ritroso, mentre, alle mie spalle, i primi fuochi d'artificio scoppiavano nel cielo. Non mi fermai a guardarli, e nemmeno a cercare mia sorella con lo sguardo.

Quella richiesta era troppo pure per me.

⸻  ✧ ⸻

𝐏𝐄𝐑𝐂𝐘

Stupido.

Stupido e idiota.

Quelli erano gli unici due aggettivi che riuscivo ad affibbiarmi dopo quello che era successo con Harper.

Come si faceva ad essere così idioti da non dire alla ragazza che ti piace che ricambi i sentimenti? Voglio dire, era sul serio l'unica cosa in cui speravo. E quando lei me l'ha detto... mi sembrava surreale, io sono andato in pappa e ho finito per rovinare tutto.

Come avevo previsto, a Natale non si era presentata, non potevo neanche lamentarmi. Mia madre ci era rimasta un po' male; Harp le piaceva.

Quindi era almeno una settimana che ragionavo su come avrei potuto sistemare tutta quella faccenda, senza però arrivare a conclusioni che potevano avverarsi. Avevo anche provato a chiamarla, ma lei non aveva mai risposto.

Mi ero sentito un paio di volte con Annabeth attraverso l'iPhone. Mi aveva detto che per il momento era contenta di come stava procedendo quel suo ritorno a casa. Aveva anche provato a darmi qualche consiglio, dato che conosceva Harp meglio di me, ma comunque non ero arrivato a nulla di concreto.

Stupido e idiota.

Pensavo che avrei anche dovuto lasciarle un po' di tempo, ma l'idea di rivederla solo con l'arrivo dell'estate mi distruggeva, quest'anno più di quelli precedenti.

Non ero mai stato in vita mia in difficoltà a causa di una ragazza; nemmeno me n'era mai piaciuta una sul serio, tanto che mi vergognavo a chiedere consigli amorosi a mia madre.

Quindi, volete sapere l'unica idea che mi venne? Scrivere a Silena.

Non solo era la migliore amica di Harper, e la conosceva meglio delle sue borse costose, ma era pure una figlia di Afrodite, quindi un'ottima consigliera per questo genere di cose.

Le avevo mandato un biglietto un paio di giorni prima, ma non avevo ancora ricevuto alcuna risposta. Quell'attesa era straziante, passavo i giorni ad aspettare che mi madre mi dicesse che era arrivata posta per me. Ma non succedeva mai.

Ora era l'ultimo dell'anno, io ero affacciato alla finestra, in attesa di vedere quei pochi fuochi d'artificio che venivano sparati nel cielo illegalmente ogni anno, e a guardare la luna, sperando che lo stesse facendo anche lei.

⸻  ✧ ⸻

I fuochi d'artificio mi avevano tenuto sveglio quasi tutta la notte, infatti avevo dormito poco o niente. Però non era solo colpa di quelli: si aggiungeva il fatto che, tutte le notti, sognassi Harper. E sognavo che le cose fra noi due andavano benissimo, che non era mai successo nulla... non racconterò il resto!

Comunque, mi rendevo sempre di più conto di quanto la sua presenza mi mancasse. Volevo vederla, abbracciarla, sfiorarla o anche solo rimanere a guardarla in silenzio. Mi bastava qualunque cosa pur di far tornare tutto come prima.

Un paio di colpi sulla porta mi fecero alzare la testa dal cuscino.

«Percy, se vuoi è pronta la colazione» mi chiamò mia mamma.

«Tra poco arrivo» risposi, con la voce impastata dal sonno.

Avevo ancora il mento leggermente umido - era così che avevo capito che Annabeth non aveva mentito sul fatto che sbavassi mentre dormivo. Passò qualche minuto prima che riuscissi effettivamente ad alzarmi e a lasciarmi scivolare addosso il piumone. Infilai una delle felpa impilate sulla sedia, aprii la finestra della mia stanza e infine uscii.

Subito un profumo di cioccolato mi invase piacevolmente le narici, facendomi socchiudere gli occhi e dischiudere le labbra in adorazione.

Camminai a piedi nudi fino alla cucina, dove trovai mia madre di fronte ai fornelli.

«Ben svegliato» sorrise, avvicinandosi a me e arruffandomi i capelli «E buon anno nuovo»

«Buon anno nuovo, mamma» risposi, lasciandole un bacio sulla guancia.

«Dormito bene? Io non ho chiuso occhio, con tutti quei fuochi... e poi le sirene della polizia. Mi chiedo come non riescano ad acciuffare quei teppistelli, ogni volta».

Ridacchiai.

Era risaputo che nel quartiere ci fossero un paio di ragazzini che facevano chiasso in giro, ma in occasione di feste come Capodanno si sbizzarrivano.

«Nemmeno io» ammisi, prendendo posto a tavola.

«Tesoro, puoi controllare la posta? Prima sono passata al piano di sotto a prenderla dalla cassetta, ma non ho controllato. In mezzo dovrebbero esserci le bollette...»

«Si, si, faccio io» dissi.

Ancora il mio cervello non era del tutto connesso, quindi, quando afferrai in mano una lettera, fatta di carta rosa, che profumava di fiori e con sopra scritto il mio nome, quasi caddi dalla sedia.

Silena mi aveva risposto.

Non ci misi molto ad afferrare il coltello per il pane e a tagliare uno dei bordi della busta. Poi feci scivolare il foglio all'interno nelle mie mani, dispiegandolo e leggendo subito l'ordinata calligrafia della figlia di Afrodite.

Ciao Percy,

Purtroppo non posso dirti molto: immagino tu sappia cosa hai provocato in Harper non rispondendo alla sua dichiarazione... (anche se tutti e due sappiamo che ricambi).
Comunque, non ci sono modi in cui io possa aiutarti da qui, se non calmare Harp. L'unica cosa che puoi fare è aspettare che lei ci ragioni sopra, e poi quando tornerai chiarerai la situazione, perché ti conviene! :)

Abbracci,
Silena

p.s: riguardo alla tua ultima richiesta, ho fatto il possibile, ma ho trovato solo una foto tua e di Harp nel suo cassetto. Non ho la più pallida idea di chi l'abbia scattata, ma nella busta c'è una copia.

Ripresi immediatamente la busta in mano, troppo curioso di vedere la foto di cui mi aveva parlato. All'inizio, non le avevo chiesto una foto di noi due... ma mi andava benissimo pure quella.

La feci scivolare fuori dalla busta: ritraeva me ed Harper, in una foto scattata da una polaroid, nell'arena del Campo Mezzosangue.

Ora che la guardavo, ricordavo quel momento. Si trattava di uno degli ultimi pomeriggi passati al campo l'estate prima. Avevamo passato qualche ora a combattere, ma il tutto era finito con una lotta a corpo libero esilarante.

C'era Harper, praticamente in ginocchia sopra di me, che mi bloccava le mani, mentre io cercavo con la gamba di farle perdere l'equilibrio.

Sorrisi al ricordo, sbiadito fino a quel momento, finché non avevo guardato quella foto scattata senza che ce ne accorgemmo.

«Mamma, abbiamo una cornice per una foto?» chiesi.

⸻  ✧ ⸻

˗ˏˋ ꒰ 𝙖𝙪𝙩𝙝𝙤𝙧'𝙨 𝙣𝙤𝙩𝙚 !

Leggete la nota finale!

Continue Reading

You'll Also Like

20.7K 1K 44
E se dopo la sua morte Anakin Skywalker fosse rimandato indietro nel tempo, insieme ai suoi figli, nel momento esatto in cui aveva deciso di passare...
15.4K 484 9
Ambientata a hogwarts nell'era dei malandrini. Se vi piace un pò il cringe e le storie non troppo impegnative, leggetela
7.8K 433 31
[ 𝗳𝗮𝗻 𝗳𝗶𝗰𝘁𝗶𝗼𝗻 ] ❝ Face your demons... or feed them ❞ ━━━ Natasha Andreyev ha sempre cercato di nascondere i suoi poteri. Occuparsi della su...