Heartburn ✷ Percy Jackson ¹

By -goosebumpss

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❛ ti fidi di me? ❜ ❛ come potrei non fidarmi? ❜ ▬▬▬▬▬▬▬▬ ⚔️ ⋆ ˚。⋆౨ৎ percy jackson and the olympians - book... More

Heartburn
mixtape
Act One / Ultraviolence
cast
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bonus
bonus
Act Two / I'll crawl home to her
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Act Three / Eyes don't lie
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Sequel

xxvi

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By -goosebumpss

- ̥۪͙۪˚┊❛ chapter twenty-six ❜┊˚ ̥۪͙۪◌
𝙝𝙤 𝙙𝙪𝙚 𝙖𝙢𝙞𝙘𝙞 𝙞𝙙𝙞𝙤𝙩𝙞

⸻ ✧ ⸻

𝐀𝐍𝐍𝐀𝐁𝐄𝐓𝐇

Odiavo avere dubbi e incertezze, non essere sicura sulle cose, o anche sbagliarmi sul conto delle persone. Ma ancora di più, odiavo i tradimenti da parte di persone che consideravo importanti, anche fondamentali nella mia vita.

E nonostante ciò, c'era qualcosa che mi bloccava nell'odiare del tutto Luke.

Mi aveva fatta soffrire, aveva distrutto promesse che avrebbe dovuto mantenere, aveva fatto del male ai miei amici... eppure non riuscivo a non immaginare a come era una volta, quando ero ancora bambina e tutto andava bene, e lui era la mia famiglia.

Sospirai lievemente, sollevando lo sguardo sul centro dell'Olimpo, dove numerose coppie stavano ballando, volteggiando a tempo di musica.

Qualche minuto prima mi ero ritrovata a ballare con Percy.

Era curioso come il nostro rapporto fosse cambiato nel giro di un'estate, grazie ad una singola impresa. Percy era diventato un buon amico e confidente, una persona sulla quale sapevo di potermi fidare anche ciecamente.

Ma, ancora più curioso, era come il rapporto fra Percy e Harper fosse cambiato.

Quei due erano pieni di alti e bassi: passavano dall'essere ottimi amici, al volersi mettere le mani addosso solo cinque minuti dopo. Ed era questa la loro specialità, perché nonostante tutto, nonostante la rabbia, loro si ritrovavano sempre.

Non crediate che non sia a conoscenza del fatto che si piacciono reciprocamente. E, anche se mi sarebbe piaciuto dare una spinterella e aiutarli, non potevo fare nulla.

Prima, mentre ballavo con Percy, lui me lo aveva confessato. Mi aveva detto di provare qualcosa per Harper, anche se era stato difficile capirlo. Aveva parlato di come si era sentito quando l'aveva creduta morta, della chiacchierata avuta con Afrodite... e io lo avevo convinto ad andare a dirglielo. Mi ero ritrovata a a sorridere come una bambina la mattina di Natale, dicendogli che doveva correre da lei.

E quindi io ero ancora lì, seduta in un angolo dell'Olimpo, ad aspettare di veder tornare i miei amici assieme, sorridenti e felici come meritavano di essere.

Però erano passati molti minuti. Troppi minuti.

Individuai Grover e Talia parlottare non molto lontano da me, così mi alzai e li raggiunsi. Mi diedi una sistemata ai riccioli biondi dietro alla schiena, camminando a passo svelto.

«Annabeth» sorrise Talia.

Mi strinse in un abbraccio spaccaossa, sollevandomi pure dal terreno.

Ero contenta della sua scelta di diventare cacciatrice, nonostante servisse principalmente ad evitare la Grande Profezia per un altro po'.

«Come ti senti?» mi chiese.

«Un po' ammaccata, ma bene» sorrisi.

Non volevo far pesare a nessuno tutto quello che era successo. Era solo colpa mia: a Westover Hall ero stata troppo avventata, e ne avevo pagato le conseguenze. Però non volevo far sentire nessuno in colpa.

«Per caso avete visto Harp e Percy?» domandai «Dovevano parlare, ma non sono più tornati...»

«Parlare?» chiese Grover, alzando le sopracciglia.

Annuii, gli angoli della bocca che parevano raggiungere i lobi delle orecchie.

«Non li abbiamo notati, ma prima mi pare di aver intravisto Percy correre giù per la scalinata» disse la figlia di Zeus.

«Grazie» feci.

«Speriamo sia finita come doveva finire» ridacchiò Talia.

«Oh, a chi lo dici» sospirò Grover.

Risi anche io, ringraziandolo un'ultima volta e poi correndo verso la gradinata dell'Olimpo. Scesi i gradini in marmo velocemente, attenta a non scivolare e ruzzolare giù. Una trentina di gradini prima di arrivare alla fine, notai qualcuno di fronte all'ascensore che riportava nell'Empire State Building.

«Percy?» feci, notando la zazzera di capelli neri.

Il ragazzo si girò, gli occhi spalancati e vitrei. Sembrava scosso, come se fosse appena successo qualcosa di orribile.

«Va tutto bene?» chiesi, raggiungendolo.

Gli misi le mani sulle spalle, cercando di scuoterlo un po' da quello stato di agitazione.

«Non è andata bene?» domandai, accigliandomi.

La vedevo dura, come cosa. Nonostante Harper non me lo avesse mai detto apertamente, sapevo che Percy le piaceva. Me n'ero accorta quella stessa estate, durante l'impresa per il Mare dei Mostri, solo che lei ancora non l'aveva capito. E con lei, nemmeno Percy.

«Io... non lo so» scosse la testa «Ho combinato un bel guaio»

«Che hai fatto?» domandai, con un velato tono accusatorio.

«Ho proprio fatto un casino» disse, sconsolato.

«Hai intenzione dirmelo o stiamo qui tutta la notte?» provai ad essere gentile.

«Mi ha detto che le piaccio. E non solo come un amico» ammise.

Dovetti trattenermi per non saltellare sul posto vista la gioia che si era appena espansa nelle mie vene. Sapevo che ad Harper piaceva Percy.

Ma la domanda era una: perché Percy sembrava distrutto? E perché Harper non era lì con lui?

«Testa d'Alghe, è fantastico!» provai ad esclamare.

Lui scosse la testa, amareggiato. Abbassò gli occhi verso il pavimento, fissandosi i piedi.

«E tu ovviamente hai detto che ricambi, vero?» feci, accigliandomi.

«È questo il problema. Mi- mi è preso il panico, non mi aspettavo che fosse lei a dirmelo. Non mi aspettavo nemmeno che ricambiasse!»

«Non le hai detto che ti piace?!» strillai.

«Mi sono bloccato!» tentò di giustificarsi.

«Di Immortales, Percy!» esclamai «Dove si trova Harp ora?»

«È andata giù».

Indicò con il capo l'ascensore alle sue spalle.

Scossi la testa, sconsolata.

«Siete entrambi degli idioti» sbuffai «Ma tu più di lei»

«Lo so» piagnucolò.

«Su, andiamo giù. Dobbiamo sistemare il casino che hai combinato» alzai gli occhi al cielo.

⸻ ✧ ⸻

In confronto al Monte Olimpo, Manhattan era tranquilla. Era l'ultimo venerdì prima di Natale, di mattina presto, e non c'era quasi nessuno sulla Quinta Strada.

Argo, il capo della sicurezza dagli innumerevoli occhi, venne a prendere me, Harper, Percy e Grover all'Empire State Building e ci riaccompagnò al campo sotto la neve.

Non servì a nulla provare ad avvicinare Harper e Percy. Lei non ne voleva sapere, non lo guardava nemmeno in faccia. Un velo di imbarazzo le colorava le guance di rosso e gli occhi correvano frenetici ovunque tranne che sul figlio di Poseidone.

Così non insistetti. Avrebbero risolto la cosa, anche se con i loro tempi.

L'autostrada di Long Island era quasi deserta.

Mentre ci inerpicavamo su per la Collina Mezzosangue, verso il pino su cui scintillava il Vello d'Oro, mi aspettavo quasi che avremmo scorto Talia, là ad aspettarci. Ma non era così. Ormai era già lontana, al seguito di Artemide e delle Cacciatrici, verso una nuova avventura.

Chirone ci accolse alla Casa Grande con la cioccolata calda e dei toast al formaggio.

Grover se ne andò con i suoi amici satiri a diffondere la notizia di qualcosa che non avevo del tutto capito. Nel giro di un'ora, tutti i satiri correvano per il campo agitati, chiedendo del bar più vicino.

Io, Harper e Percy sedevamo con Chirone e alcuni degli altri ragazzi più grandi del campo: Beckendorf, Silena Beauregard e i fratelli Stoll. C'era perfino Clarisse della casa, tornata dalla sua missione segreta.

Capii che la sua impresa doveva essere stata difficile, perché non cercò nemmeno di polverizzare Percy. L'unica cosa che fece fu abbracciare stretta sua sorella, Harper, senza mai staccarsi da lei. Rimasero sedute assieme tutto il tempo, appiccicate, bisbigliando si qualcosa all'orecchio di tanto in tanto.

Aveva una nuova cicatrice sul mento e i capelli sporchi erano corti e tagliati male, come se qualcuno l'avesse attaccata con un paio di forbici spuntate.

«Ho delle novità» borbottò, a disagio «Delle brutte novità»

«Ci aggiornerai più tardi» rispose Chirone con un'allegria forzata «L'importante è che tu ce l'abbia fatta. E che voi, Harper e Percy, abbiate salvato Annabeth!».

Sorrisi ad entrambi con gratitudine, ma i due nemmeno si guardarono. E non fui l'unica a notarlo: tutti nella stanza si lanciarono occhiate confuse, mentre Silena aggrottava le sopracciglia, fissando Harper. Anche lei doveva sapere, quindi speravo che la aiutasse anche a capire,

«Luke è vivo» disse Percy «Annabeth aveva ragione».

Drizzai la schiena.

«Come fai a saperlo?» chiesi.

Mi raccontò quello gli aveva detto suo padre a proposito della Principessa Andromeda.

«Bene» mi mossi un po' a disagio sulla sedia «Se la battaglia finale scoppierà quando Percy avrà compiuto sedici anni, almeno ne abbiamo ancora due per escogitare un piano».

L'espressione di Chirone era cupa. Seduto accanto al fuoco sulla sua sedia a rotelle, sembrava davvero vecchio. Cioè... lui era davvero vecchio, ma di solito non lo sembrava.

«Due anni possono sembrare tanti» commentò «Ma non sono che un battito di ciglia. Spero ancora che tu non sia il figlio della profezia, Percy. Ma se lo sei, allora la Seconda guerra dei Titani è vicina. Il primo colpo di Crono sarà qui»

«Come fa a saperlo?» chiese il ragazzo «Perché dovrebbe importargli del campo?»

«Perché gli eroi sono gli strumenti degli dei» rispose semplicemente Chirone «Distruggi gli strumenti e gli dei saranno rovinati. Le forze di Luke verranno qui. Mortali, semidei, creature mostruose... dobbiamo farci trovare pronti. Forse Clarisse potrà darci qualche indizio su come attaccheranno, ma...».

Qualcuno bussò alla porta e Nico Di Angelo entrò nella stanza, con il fiatone e le guance arrossate dal freddo.

Sorrideva, ma si guardò attorno ansioso.

«Ehi! Dove... dov'è mia sorella?».

Silenzio di tomba.

Percy e Harper guardarono Chirone. Avevano espressioni scioccate in viso, anche distrutte. Mi avevano raccontato un po' in velocità quello che era successo a Bianca, e non potevo che sentirmi distrutta, anche se non ero riuscita a conoscerla bene.

«Me ne occupo io» mormorò Percy, forse parlando con Harp «Hey, Nico. Facciamo due passi, ti va? Dobbiamo parlare».

I due ragazzi uscirono, uno sorridente, ancora ignaro di quello che gli sarebbe stato detto nel giro di pochi minuti; uno in difficoltà, non sapendo come dire ad un bambino che era rimasto solo al mondo.

«Come ti senti, Annabeth?» mi chiese Chirone, avvicinandosi con la sua sedia a rotelle.

«Un po' stanca» ammisi «E anche preoccupata».

Il centauro lanciò un'occhiata ad Harper, ancora seduta accanto a sua sorella a parlottare con lei a bassa voce. Io annuii, facendogli capire che era effettivamente successo qualcosa.

«Si sistemerà tutto» disse Chirone, con la solita voce di chi la sapeva lunga.

«Lo spero» sospirai.

⸻ ✧ ⸻

Io e Grover aiutammo Percy a cercare nel bosco per ore, ma non c'erano tracce di Nico Di Angelo. Harper, per quanto preoccupata per il ragazzino, si era rifiutata di venire con noi. O meglio, di stare a qualche metro di distanza da Percy.

«Dobbiamo dirlo a Chirone» dissi, con il fiato corto.

«No» rispose il figlio di Poseidone.

Io e Grover lo guardammo, stupiti.

«Ehm» fece Grover, nervoso «In che senso... no?»

«Non possiamo farlo sapere a nessuno. Non credo che si siano resi conto che Nico è un...»

«Figlio di Ade» conclusi «Percy, hai la minima idea di quanto sia grave? Anche Ade ha infranto il giuramento! È orribile!»

«Io non credo» replicò lui «Non credo che Ade abbia infranto il giuramento»

«Cosa?»

«Sono figli suoi» continuò «Ma Bianca e Nico sono rimasti fuori dai giochi per parecchio tempo, perfino da prima della Seconda guerra mondiale»

«Il Casinò Lotus!» esclamò Grover.

Mi raccontò le conversazioni che avevano avuto con Bianca durante l'impresa.

«Lei e Nico sono rimasti bloccati là per decenni. Sono nati prima che venisse pronunciato il giuramento».

Percy annuì.

«Ma come hanno fatto a uscire?» protestai.

«Non lo so» ammise Percy «Bianca ha detto che un avvocato è andato a prenderli e li ha accompagnati a Westover Hall. Non so chi fosse, né perché l'abbia fatto. Forse anche in questo caso c'è di mezzo il Grande Risveglio. Non credo che Nico capisca chi sia. Ma non possiamo dirlo a nessuno. Nemmeno a Chirone. Se gli dei lo scoprissero...»

«Potrebbero ricominciare a litigare» finì Annabeth «Ed è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno».

Grover sembrava preoccupato.

«Non si possono nascondere le cose agli dei. Non per sempre»

«Non per sempre» annuì Percy «Mi bastano due anni. Finché non ne compirò sedici».

Impallidii.

«Ma Percy, questo significa che forse la profezia non riguarda te. Potrebbe riguardare Nico. Dobbiamo...»

«No» insistette lui «Io scelgo la profezia. Riguarderà me».

Scossi la testa, schioccando la lingua sul palato.

Era incredibile. Percy era il classico ragazzo con il complesso dell'eroe, convinto di dover essere lui quello è risolvere qualunque situazione complicata e di pericolo.

«Perché fai così?» domandai «Vuoi essere responsabile per il mondo intero?».

Lui non rispose.

«Non permetterò che Nico corra altri pericoli» disse «Lo devo a sua sorella. Io... li ho delusi entrambi. Non lascerò che quel povero ragazzino soffra ancora»

«Quel povero ragazzino che ti odia e che vuole vederti morto» gli rammentò Grover.

«Forse possiamo trovarlo» replicò Percy «Possiamo convincerlo che va tutto bene, e nasconderlo in un posto sicuro».

Rabbrividii.

«Se dovesse prenderlo Luke...»

«Non succederà» ribatté il corvino «Luke avrà ben altro di cui preoccuparsi. Me, per esempio».

Non so se Chirone credette alla storia che io e Percy gli raccontammo. Penso che avesse capito che stavamo nascondendo qualcosa a proposito della sparizione di Nico, ma alla fine se ne fece una ragione. Purtroppo, Nico non era il primo mezzosangue a scomparire.

«Così giovane» sospirò, le mani sulla balaustra del portico «Ahimè, spero che l'abbiano mangiato i mostri. Molto meglio che entrare nelle file dell'esercito dei Titani»

«Pensa davvero che il primo attacco avverrà qui?» domandò Percy.

Chirone scrutò la neve che cadeva sulle colline.

Scorsi il fumo del drago che faceva la guardia al pino e lo scintillio del Vello in lontananza.

«Non prima dell'estate, almeno» rispose lui «Questo inverno sarà duro... il più duro da molti secoli a questa parte. È meglio che torni a casa, Percy; cerca di concentrarti sulla scuola. E riposati. Ne avrai bisogno».

Il ragazzo mi guardò.

«E tu che farai?» chiese.

Mi sentii arrossire, un po' imbarazzata.

«Alla fine andrò a San Francisco. Forse posso tenere d'occhio il Monte Tam, assicurarmi che i Titani non facciano altri tentativi»

«Mi chiamerai in caso di problemi?».

Annuii.

«Però credo che Chirone abbia ragione. Non accadrà nulla prima dell'estate. Luke avrà bisogno di tempo per recuperare le forze»

«Va bene» disse «Ma abbi cura di te. E niente acrobazie strane sul Sopwith Camel!».

Gli rivolsi un debole sorriso.

«Affare fatto. E, Percy...».

Venni interrotta dalla porta della Casa Grande, sbattuta contro la parete dell'edificio. Ne uscì Harper, visibilmente frustrata. Subito dietro di lei venne Clarisse, la quale le mise una mano sulla spalla.

«Ti aspetto nella cabina» le disse.

Lanciò uno sguardo a me, poi uno truce a Percy.

Chissà cosa sapeva...

Mi ritrovai a trattenere un risolino vedendo Percy sbiancare e deglutire.

Harper, alla fine, si avvicinò a noi. Si mise accanto a me, poggiando mi la testa sulla spalla.

«Quindi torni a casa?» mi chiese.

«Si, torno a casa» risposi.

Sentii la sua guancia premuta contro la mia spalla muoversi, segno che stava sorridendo.

«Sei obbligata a chiamarmi, altrimenti vengo fino a lì e ti tiro i capelli» mi avvertì.

«Sissignora» risi.

Sapevo che voleva sapere cosa avrebbe fatto Percy, ma sapevo anche che il suo orgoglio era più grande di tutto il Campo Mezzosangue, e quindi non lo avrebbe mai fatto. Anche Percy avrebbe voluto sapere cosa avrebbe fatto lei, ma nemmeno lui provò a parlarle.

Così, lo feci io.

«E tu che farai?» le chiesi.

La figlia di Ares sospirò.

«Secondo te?» chiese, alzando la testa «Io a casa non ci torno, nemmeno morta. Rimarrò qui, come tutti gli inverni».

Sollevò le spalle, cercando di aprire menefreghista, ma sapevo che dentro era distrutta. Glielo si leggeva negli occhi, un quel velo di lacrime che non lasciava mai andare.

«E poi...».

Qualunque cosa stesse per dire, fu interrotta da Grover, che proprio in quell'istante sbucò dalla Casa Grande, inciampando su delle lattine. Era pallido e spaurito, come se avesse appena visto un fantasma.

«Ha parlato!» esclamò.

«Calma, mio giovane satiro» disse Chirone, accigliandosi «Che succede?»

«Io... io stavo suonando un po' di musica in salotto» balbettò lui «E bevevo del caffè. Una vagonata di caffè! E lui mi ha parlato! L'ho sentito dentro la mia testa!»

«Lui chi?» domandai.

«Pan!» gemette Grover «Il Signore delle Selve in persona. L'ho sentito! Devo... devo trovare una valigia»

«Frena, frena, frena» lo fermò Percy «Che cos'ha detto?».

Grover lo guardò con gli occhi sgranati.

«Solo due parole. Ha detto: "Ti aspetto"».

⸻ ✧ ⸻

˗ˏˋ ꒰ 𝙖𝙪𝙩𝙝𝙤𝙧'𝙨 𝙣𝙤𝙩𝙚 !

Primo capitolo con il pov di Annabeth! Dopo questo, nel sequel, ne arriveranno altri😄

Mi stavo dimenticando di pubblicare? Ovvio.

Grazie per le 29k letture🥹 è assurdo <3

Ci sentiamo presto ❥ sofi

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