Our love suicide

By saraparrella

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Lei? Una ragazza come tante, pensate. Lui? Il solito puttaniere, forse. Cosa hanno in comune Amber Collins e... More

Our love suicide
capitolo 2. Ti renderà la vita un inferno.
CAPITOLO 3. Non sarò mai il tuo gioco.
CAPITOLO 4. Sta lontana da lui.
CAPITOLO 5. Il mio problema sei tu.
CAPITOLO 6. Che mi sta succedendo?
CAPITOLO 7. Infrangere le regole.
CAPITOLO 8. Paul.
CAPITOLO 9. Non innamorarti di me.
CAPITOLO 10. Ricordi.
CAPITOLO 11. Parigi.
CAPITOLO 12. La partita.
CAPITOLO 13. Pensieri nascosti.
CAPITOLO 14. Ho bisogno del tuo aiuto.
CAPITOLO 15. Perché non provi ad essere sincero con me?
CAPITOLO 16. Ti sei mai sentito solo?
CAPITOLO 17. Quel sorriso è la mia rovina.
CAPITOLO 18. Che cazzo stiamo facendo?
CAPITOLO 19. Volevi evitarmi a vita?
CAPITOLO 20. Dimentica.
CAPITOLO 21. È il mio ultimo pensiero.
CAPITOLO 22. L'arrivo a Parigi.
CAPITOLO 23. Vattene da qui.
CAPITOLO 24. A te non frega un cazzo di me.
CAPITOLO 25. Preparati a morire.
CAPITOLO 26. Sei così preziosa per me.
CAPITOLO 27. Patrick.
CAPITOLO 28. Io lo odio.
CAPITOLO 29. Ti proteggerò sempre.
CAPITOLO 30. Ci rivedremo...
CAPITOLO 31. Non oserai mai toccarla
CAPITOLO 32. Perdonami.
CAPITOLO 33. Baciami...
CAPITOLO 34. Sei l'unica persona che conta.
CAPITOLO 35. Mi basta lui...
CAPITOLO 36. Ho bisogno di te.
CAPITOLO 37. La lettera.
CAPITOLO 38. Ti amo e ti amerò sempre.
CAPITOLO 39. L'arrivo a New York.
CAPITOLO 40. Sei la mia vita.
CAPITOLO 41. Paure.
CAPITOLO 42. Ti amo con tutta l'anima.
CAPITOLO 43. La festa.
Capitolo 44. Non lasciarmi
Capitolo 45. C'è in bilico la mia felicità.
Capitolo 46. Si rinizia.
CAPITOLO 47. Lui era capace di farmi ridere.
CAPITOLO 48. Sei qui.
CAPITOLO 49. Io non dipendo da te.
CAPITOLO 50. Mi odia...
CAPITOLO 51. Non voglio farti soffrire.
CAPITOLO 52. Non mi avrai mai più.
CAPITOLO 53. Non puoi tornare da lei.
CAPITOLO 54. Sei mia.
CAPITOLO 55. Non farne parola con nessuno.
CAPITOLO 56. Come hai potuto dirlo?
CAPITOLO 57. Non tornerò mai indietro.
CAPITOLO 58. Mi dispiace.
CAPITOLO 59. Abbiamo rovinato tutto.
CAPITOLO 60. Natale.
CAPITOLO 61. Mia madre è incinta.
CAPITOLO 62. Sono rientrato in un giro.
CAPITOLO 63. L'hai salvata ed è questo quello che conta.
CAPITOLO 64. Una cosa sola.
CAPITOLO 65. Devi lasciarmi andare.
CAPITOLO 66. Sofferenza umiliazione dolore.
CAPITOLO 67. Mi esaurisci.
CAPITOLO 68. Tu provi qualcosa per me?
CAPITOLO 69. Io non l'amo più.
CAPITOLO 70. Sei mia mia e di nessun altro.
CAPITOLO 71. L'appuntamento.
CAPITOLO 72. Tu lo ami?
CAPITOLO 73. Vattene da qui.
CAPITOLO 74. Non è stato un errore.
CAPITOLO 75. Tu non lo ami.
CAPITOLO 76. Promettimi che resterai con me.
CAPITOLO 77. Sono un errore.
CAPITOLO 78. Ti manca?
CAPITOLO 79. Io sono sbagliata.
CAPITOLO 80. Ho te.
CAPITOLO 81. Sei la mia morte.
CAPITOLO 82. Sei una droga.
CAPITOLO 83. Farei qualsiasi cosa per te.
CAPITOLO 84. Vuoi che me ne vada?
CAPITOLO 85. Ti va di vivermi?
CAPITOLO 86. Tornerò.
CAPITOLO 87. Hai un buon sapore.
CAPITOLO 88. Mi dimentico tutto.
CAPITOLO 89. Your so sexy.
CAPITOLO 90. Sei un angelo?
CAPITOLO 91. Sei la cosa più bella che ho.
CAPITOLO 92. Paure.
CAPITOLO 93. Darei la mia vita per te.
CAPITOLO 94. Tu mi dai la forza.
CAPITOLO 95. È l'unico amico che ho.
CAPITOLO 96. Vieni qui Amber.
CAPITOLO 97. Salvami Justin.
CAPITOLO 98. Non andartene.
CAPITOLO 99. Tornare indietro.
CAPITOLO 100. Amare non è un peccato.
CAPITOLO 101. Mi sento infinito.
CAPITOLO 102. Non voglio lasciarti andare.
CAPITOLO 103. Amami.
CAPITOLO 104. Tu non puoi andartene.
CAPITOLO 105. Avrei bisogno di un abbraccio...
CAPITOLO 106. Fiducia o gelosia?
CAPITOLO 107. Non sono mai sazio di te.
CAPITOLO 108. Posso amarti forte.
CAPITOLO 109. Jay e Amb.
CAPITOLO 110. You and Me.
CAPITOLO 111. Non hai idea di come mi senta.
CAPITOLO 112. Non ti dimenticherò affatto
CAPITOLO 113. Non voglio lasciarti voglio salvarti.
CAPITOLO 115. Se me ne vado mi aspetti?
CAPITOLO 116. Justin sei tu?
CAPITOLO 117. Insieme.
CAPITOLO 118. Fall in love.
CAPITOLO 119. Ti darò tutto l'amore che io non ho mai ricevuto.
CAPITOLO 120. Così siamo pari.
CAPITOLO 121. Chrystal.

CAPITOLO 114. Ryan.

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By saraparrella

IL GIORNO DOPO

Camminai lentamente lungo il marciapiede, osservando le punte delle mie converse rosse quasi consumate. Il vento soffiava leggero ma era maledettamente rilassante quel giorno ricevere un po' d'aria fresca. Le giornate sembravano migliorare e con esse anche il mio umore.

Ero diretta in un luogo che sicuramente Justin non avrebbe preferito, ma dovevo andarci a tutti i costi.

Ero diretta in un luogo che sicuramente avrebbe fatto incazzare Justin se ne fosse venuto a conoscenza.

Ero diretta in un luogo che sicuramente avrei preferito evitare anch'io, forse per imbarazzo dopo quello che era accaduto o per altro. Ma era compito mio riuscire in qualche modo ad aggiustare le cose. Dovevo farlo.

La casa di Ryan non mi era mai sembrata così tanto distante, eppure l'avevo intravista già un paio di volte durante le mie passeggiate pomeridiane all'aperto. Forse quel giorno i pensieri mi portavano su un altro mondo, impedendomi di affrettare il passo o di concentrarmi. So solo che quanto varcai il viottolo di casa sua un sospiro di sollievo fuoriuscì dalle mie labbra. Ripresi fiato poggiandomi contro il muro, prima di suonare. Ero agitata, maledettamente agitata e questa non era di certo una buona cosa. Lo avrei rivisto dopo così tanto tempo, dopo così tanti mesi senza rivolgerci nemmeno la parola. Non so se era cambiato, se era diventato più stronzo o meno. In quel momento non sapevo e non volevo sapere nulla.

Il familiare rumore della suole delle ciabatte mi arrivò dritto alle orecchie. Sentì il cuore accelerare i battiti, impaziente di entrare e di parlare con lui. La serratura scattò, e la porta si aprì. Un Ryan bello, con un espressione rilassata e con un meraviglioso sorriso apparve davanti ai miei occhi. Rimasi sorpresa nel vederlo così in forma, e lui lo notò. Il sorriso che dominava sul suo volto lasciò spazio ad un espressione confusa e incredula. Non ci vedevamo da mesi ed ora eccoci di nuovo qui, l'uno di fronte all'altra nella speranza che qualcuno facesse il primo passo. Non aveva un filo di barba, la pelle era maledettamente liscia come quella di un bambino. Gli occhi chiari assunsero un altro colore quando incontrarono i miei e il tremolio nelle ossa cessò.

R: Amber? - Parlò improvvisamente.

Io: Ryan. - Risposi quasi sull'orlo di sorridere. Mi precedette immediatamente, stringendomi in un caldo abbraccio. Rimasi spiazzata dal suo gesto ma ricambiai poco dopo, sorridendo tra l'incavo della sua spalla.

R: Mio Dio, da quanto tempo! - Disse aumentando la stretta.

Io: Già. - Risposi staccandomi.

R: Cavolo, fatti vedere. - Indietreggiò di un passo, osservandomi da capo a piedi - Ora capisco perché Justin ti ha scelto. - Abbassai lo sguardo imbarazzata, mentre il ricordo di quell'orribile episodio tornò ad affiorare la mia mente. Mi irrigidì di scatto e lui ne se accorse - Ho detto qualcosa che non va? - Disapprovai con la testa - Ti prego, permettimi di farti accomodare in casa mia. - Gli sorrisi, annuendo. Ricambiò il sorriso, facendomi accomodare. Mi guardai intorno, osservando ogni particolare. La casa era davvero molto bella e per un ragazzo come lui anche molto ordinata - Ti stupirai dell'ordine, lo so, ma ci ha pensato Rose se ti stai ponendo qualche domanda. - Disse rispondendo al mio pensiero. Mi afferrò per una mano, conducendomi nel grande salone. Le pareti di colore giallo facevano pendant con i cuscini posti in modo ordinato sul divano e sulle due poltrone. Le tende dorate e ricamate lasciavano filtrare raggi del sole e il grande lampadario di cristallo brillava come la luna.

Io: Hai una casa davvero molto bella. - Dissi confessando.

R: Ti ringrazio. - Rispose sorridendomi. Mi sedetti al suo fianco sul divano, guardandolo negli occhi.

Io: Chi è Rose?

R: Oh, bhè ecco lei è la mia domestica.

Io: Hai una domestica? - Chiesi curiosa. Annuì.

R: è molto brava.

Io: E anche molto bella. - Osservai, nel fondo della sala, la figura di una donna pulire cornici contenenti chissà quali foto. Indossava uno di quei completini neri da "donna delle pulizie", con scarpe del medesimo colore. I capelli erano raccolti in uno chignon e gli orecchini di diamanti che pendevano dal lobo delle sue orecchie la facevano apparire come una donna senza pensieri e incredibilmente stravagante.

R: Ha trent'anni. - Disse Ryan osservandola - E sa davvero prendersi cura di me. Mi considera come un figlio dato che non ne ha mai avuto uno.

Io: Non è sposata?

R: Lo era. Il marito l'ha lasciata per una vent'enne. - Alzai le sopracciglia, meravigliata - Mi racconta che avrebbe desiderato molto avere un bambino ma purtroppo il destino non è stato dalla sua parte, proprio come la felicità. - Mi guardò negli occhi - Lavora per me da tre mesi ormai. La considero come una seconda mamma perché c'è davvero sempre quando ho bisogno di lei. - Riuscì a percepire un briciolo di malinconia attraverso quelle parole, attraverso quella voce stanca e spenta.

Io: Da quanto tempo non vedi i tuoi genitori?

R: Sono quasi due anni. - Deglutì.

Io: Non ti mancano?

R: Si, certo che si. Ma ho da risolvere prima alcune cose e dopo, se avrò tempo, chiarirò con loro. - Corrugai la fronte.

Io: Se avrai tempo? - Sospirò, poggiando la schiena contro il divano. Afferrò il suo labbro inferiore tra le mani, torturandolo per il nervoso.

R: Non ho mai avuto una situazione familiare facile, tutto qui. I miei si sono sposati alla mia stessa età, mia madre era rimasta incinta di me e credeva che avere un figlio prima del matrimonio fosse un peccato. Ma cazzate, non gli è mai davvero importato nulla di me. Ha lasciato che crescessi da solo, ha lasciato che facessi tutto da solo. Fino a quando non ho deciso di abbandonare il New Jersey e venire qui, a Los Angeles. - Ascoltai attentamente le sue parole, senza distogliere gli occhi dalla sua figura - Ma scommetto che non sei venuta qui per sentire la storia della mia pallosa vita, no? - Disse forzando un sorriso. Disapprovai con la testa - Cosa ci fai qui, Amber? - Sospirai, abbassando il capo. Non sapevo davvero da dove iniziare. Erano mesi che io e lui non avevamo più avuto una conversazione. E piombare in casa sua così, forse non era stata affatto una mossa azzardata.

Io: Sono successe molte cose in questo periodo.

R: So tutto Amber, di Patrick e di tutto il resto. - Alzai di colpo il capo verso di lui, guardandolo interrogativa.

Io: Come fai a sapere tutto? - Sussurrai.

R: Nonostante non abbia più contatti con Justin, per Chaz non posso dire la stessa cosa. - Chaz. Lui gli aveva sempre detto tutto, fin dall'inizio - Sei sorpresa? - Annuì - Bhè non esserlo, voglio solo poterti aiutare.

Io: Non ho bisogno di aiuto.

R: Ne sei sicura? - Riflettei su quella domanda, pensandoci fino in fondo. Come potevo non aver bisogno di aiuto quando un pazzo voleva uccidermi?

Io: Si, ho bisogno di aiuto ma non sono venuta qui per cercare il tuo. - Annuì serio, lasciandomi proseguire - Lui è maledettamente testardo e non lo ammetterà mai. Ma Justin ha bisogno ancora della tua amicizia e sono sicura che lo stesso vale per te. - Non rispose, voltò lo sguardo verso la parete di sinistra, sospirando - So che quello che è accaduto non te lo perdonerà mai, e probabilmente non lo farai nemmeno tu con te stesso. Ma bisogna andare avanti nella vita, ed ora è arrivato il momento di farlo. - I suoi occhi mi esaminavano con attenzione. I suoi occhi mi esaminavano fino in fondo, cercando paure, speranze, sorrisi, risate... cercando tutto quello che gli era possibile cercare. E riuscì a farlo; riuscì a trovare dubbi, insicurezze, bisogni, preoccupazioni.

R: Tu non mi odi? Quello che ho cercato di farti, quella sera, è orribile e solo al pensiero mi ucciderei con queste stesse mani se solo non mi mancassero le palle per farlo. - Si alzò, ringhiando, dal suo posto. Iniziò a camminare avanti e indietro, indietro e avanti. Sembrava un pazzo in quel momento - Amber, come pensi che possa riuscire di nuovo ad essere suo amico quando ho fatto del male alla ragazza che ama?

Io: Eri ubriaco Ryan.

R: Ma l'ho fatto lo stesso!

Io: No! Tu non hai fatto nulla! Quella sera Justin è riuscito ad arrivare in tempo e la cosa più importante è questa. - Alzai il tono della voce - Ryan, ragiona, non potete andare avanti così per sempre. Renditi conto che questa è una follia! Lui è pur sempre il tuo migliore amico, e tu sei pur sempre il suo. Avete bisogno dell'amicizia di entrambi e io e Chaz siamo disposti ad aiutarvi. - Abbassò il capo, accennando un sorriso divertito. Cosa c'era di così buffo nelle mie parole? Ero maledettamente seria e questo lui doveva capirlo - Sono schifosamente seria Ryan, e non sono venuta qui per perdere tempo. - Mi alzai, fronteggiandolo - Se sei così maledettamente ottuso da capirlo sono problemi tuoi. Io la mia parte l'ho fatta e continuerò a farla. Quindi se avrei intenzione di chiarie con tutti, sai dove trovarci. - Afferrai la mia borse, dirigendomi verso la porta di casa - Non ti fai vedere da mesi, neanche una schifosa chiamata e hai anche il coraggio di fare il sostenuto? - Sentì i suoi passi seguirmi - Bhè allora non so davvero cosa dirti. Sei tu che hai commesso lo sbaglio e, di conseguenza, sei tu che devi aggiustare le cose. - Aprì la porta, voltandomi verso di lui - Pensaci Ryan, ti chiedo solo questo. - Dissi con voce calma - Sai meglio di me che la vostra amicizia è importante quindi ti prego, pensaci bene e chiarisci al più presto con Justin.

R: Non vorrà neppure vedermi.

Io: Ti consiglio di fare qualcosa allora. Qualcosa che possa, in qualche modo, fargli recuperare la fiducia che nutriva verso di te un tempo. Ma questa volta non sbagliare, potrebbe essere davvero la volta buona per non perdonarti mai più. - Feci per allontanarmi ma sentì la sua stretta circondarmi il polso.

R: Pensi che mi perdonerà mai, un giorno? - Sorrisi.

Io: Penso che può fare ciò che vuole. Ma sono sicura di si, ti perdonerà. Ascolta i miei consigli, va bene? - Annuì, accennando un sorriso.

R: Lo farò. Ti ringrazio molto. - Mi allontanai, percorrendo il piccolo viale che mi divideva dal marciapiede.

Io: Ah Ryan? - Lo richiamai. Si voltò verso di me, aspettando - Cerca di non deludermi, ci tengo molto.

R: Non succederà, Amber. Farò la mossa giusta questa volta.

J: Dove sei stata? - Disse alzandosi dal divano per raggiungermi.

Io: Ciao anche a te, Justin. - Risposi divertita.

J: Ti ho fatto una domanda. - Disse serio.

Io: Come siamo nervosi questa sera. Che ti prende? - Mi accomodai sul divano, lanciando la borsa su una poltrona.

J: Amber!

Io: Ha fare un giro! Cavolo, rilassati ok? - Sbuffai irritata.

J: Ci voleva tanto a dirlo? - Chiese sedendosi al mio fianco. Posai lo sguardo su di lui, quasi fulminandolo. Mi guardò a sua volta, serio e bellissimo - Avresti potuto avvertirmi o, semplicemente, evitare di andare in giro da sola a quest'ora con un pazzo che vuole ucciderti. Mi hai fatto preoccupare.

Io: Non ce n'è bisogno. - Risposi alzandomi - E non c'è bisogno di ricordarmi ogni santissima volta cosa vuole farmi. - Percorsi le scale ma venni interrotta, dopo circa cinque gradini, dalla sua voce.

J: Domani sera c'è la festa. Hai un vestito?

Io: Non ne ho bisogno. - Ripresi a camminare, sentendo i suoi passi seguirmi.

J: Che vuol dire? Verrai vestita in tuta?

Io: Se è necessario, perché no! - Dissi ironica entrando nella camera da letto. E quello che si presentò ai miei occhi mi lasciò completamente senza parole. Sul letto, era delicatamente adagiato un vestito. Mi avvicinai lentamente, osservandolo dall'alto. Era bellissimo ed era di pizzo, interamente di pizzo nero. E io adoravo da matti il pizzo. Le dita percorsero delicatamente la stoffa dell'abito. Lo toccai piano, appena, come per paura di consumarlo in qualche modo. Era di lunghezza normale; ne troppo lungo, ne troppo corto. Il tessuto nero ricopriva il dentro del vestito e, sulla superficie di esso, era coperto da uno strato sottile e perfettamente ricamato di pizzo. Il vestito possedeva solo una manica, mentre il braccio destro era completamente scoperto: dal polso, alla spalla. Ero senza parole, ed ero maledettamente meravigliata del regalo appena ricevuto. Deglutì, afferrandolo tra le mani e voltandomi verso di lui - è per me? - Annuì. I suoi occhi si persero nei miei, e i miei nei suoi. Rimase immobile, con la schiena attaccata alla parete. Mi osservava senza un contegno, senza imbarazzo e senza vergogna.

J: Non hai nulla da dire?

Io: Esatto. Non so cosa dire. - Accennò un sorriso. Lo vidi avvicinarsi con passo lento ma deciso. Afferrò il vestito che tenevo tra le mani, per poi adagiarlo sul letto. Le sue mani strinsero le mie e quella stretta mi provocò un battito del cuore fin troppo accelerato. Percepì le sue labbra all'altezza del mio collo e rabbrividì d'istinto.

J: Un semplice grazie può essere sufficiente. - Sussurrò con voce roca e bassa. Deglutì - Auguri a noi per i nostri sette mesi insieme, piccola. - E il cuore galoppò per i fatti suoi. Mi depositò un casto bacio sulla guancia, tornando a guardarmi. Si era ricordato, non lo aveva dimenticato e mi bastava sapere questo per sorridere. Lo guardai più sorpresa che mai, senza riuscire ad aprire bocca - Non dirmi che credevi che me ne fossi dimenticato. - Feci per parlare ma venni interrotta dal suono della sua voce - Il gatto ti ha mangiato la lingua? - Rise divertito sedendosi sul letto. Non riuscivo davvero a parlare e questo era parecchio strano. Ma non potei fare a meno di ridere con lui. Mi sedetti a mia volta, incontrando i suoi occhi.

Io: Sono davvero molto stupita e... e incredibilmente contenta. Non so davvero come ringraziarti. - Sorrise - Grazie davvero Justin, per il vestito e... per tutto il resto, si. - Afferrò la mia mano, portandola lentamente alla bocca e, attraverso quelle perfette labbra, pronunciò un debole ma significativo "ti amo".

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