Rêverie di Mezzanotte - 𝘽𝙇�...

By blackhairblackdress

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(Questa storia contiene scene, temi e un linguaggio per un pubblico di adulti. Leggere a discrezione) ❝Sei l... More

Chapter 0 : Il fuoco di Prometeo.
Chapter 1: Il canto solitario dei Selkies
Chapter 3: La vendetta di Seth
Chapter 4: L'angelo caduto di Cabanel
Chapter 5: I Lego
Chapter 6: Imperativo categorico
Chapter 7: La costellazione del Capricorno (Extra)
Chapter 8: Le feste di Gatsby (Parte I)
Chapter 9: Le feste di Gatsby (Parte II)
Chapter 10: Il principe di mamma
Chapter 11: I Tre Moschettieri
Chapter 12: Icaro e il sole
Chapter 13: Il linguaggio delle rose
Chapter 14: Re e Regina di cuori
Chapter 15: Basium, osculum, savium
Chapter 16: I sussurri di Eros
Chapter 17: Il lupo gentiluomo e il coniglietto testardo
Chapter 18: L'uomo è un lupo per l'uomo
Chapter 19: La Nefertiti di Theodore Lancaster
Chapter 20 Extra: Porthos & Athos
Chapter 21: La spilla
Chapter 22: Ninna nanna per bambini tristi
Chapter 23: I fiocchetti di Adele.
Chapter 24: Le affinità con l'ariete
Chapter 25: Metodi per essere incendiato.
Chapter 26: La mia Nefertiti
Chapter 27: Fatto soltanto di spine
Chapter 28: L'Être et le Néant
Chapter 29: La maledizione delle due rose
Chapter 30: I riccioli degli Spencer
Chapter 31: Venti minuti alla mezzanotte
Chapter 32: La caccia
Chapter 33: La stanza di Sobek

Chapter 2: Il romanticismo di Lord Byron

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By blackhairblackdress

[Paradise Circus dei Massive Attack, se scorri]

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Chapter 2: Il romanticismo di Lord Byron

Adele

Attraverso l'obiettivo della mia macchina fotografica, il mondo mi si svelava davanti con un volto diverso, un'essenza che i miei occhi scuri come la pece non riuscivano a cogliere a nudo. Attimi umani, momenti di gioia, sequenze di una vita che a volte ti scivola dai polpastrelli e quando cade non puoi più riprenderla. C'è sempre stato qualcosa di magico per me nell'arte della fotografia, era una delle pochissime cose che mi pacava l'animo e mi addormentava l'irrequietezza che da sempre mi seguiva. La mia amatissima macchina analogica mi accompagnava ovunque, e con un po' di persuasione, avevo convinto i miei genitori a trasformare un angolo di casa in una camera oscura, un luogo dove potevo allontanarmi da me stessa per dare vita alle mie foto. So che oggi non è più così comune ma, tutto ciò che ho appreso, mi è stato spiegato da mio nonno materno, è stato lui a farmi scoprire la magia di catturare ogni momento per non farlo morire mai. Mantenere viva questa tradizione era un modo per onorarlo e sentirlo sempre vicino. Nel corso della mia vita, alcune delle mie foto hanno anche trovato un piccolo spazio in alcune mostre a Londra. I miei genitori, con misto di orgoglio e forse anche di compassione, ne parlavano spesso con amici e conoscenti, ma forse lo facevano solo perché era l'unico hobby "artistico" che avevo, e in fondo, forse, lo vedevano come un modo per poter dire: "Si vede che è nostra figlia".

Sin da piccola, avevo sempre dimostrato una predisposizione eccezionale per un vasto spettro di discipline: dalla letteratura alla filosofia, dalla storia all'arte... Tuttavia, la mia abilità non era semplicemente il risultato di un talento innato, ma piuttosto dell'incessante sete di conoscenza che mi aveva animata fin dall'infanzia. Sebbene brillassi negli studi, non trascorrevo ore e ore sui libri... direi che tutto scorreva dentro di me in modo naturale. Ho imparato a leggere prima dei miei coetanei, facevo calcoli senza sforzo, e parlavo tre lingue con una facilità disarmante: entrare ad Oxford non era stato poi così difficile per me, solo una persona su otto riesce ad avere l'accesso al Master in Filosofia delle Relazioni Internazionali e io ce l'avevo fatta. La scelta del mio percorso di studi è stata guidata da un motivo semplice ma profondamente radicato in me: una passione innata per il coinvolgimento sociale. Ho sempre fatto del mio meglio per essere presente in ogni contesto, dedicando il mio tempo al volontariato, partecipando attivamente a diversi club e manifestando per le cause in cui credevo profondamente. Non avevo paura di parlare, di metterci la faccia: ho sempre cercato di portare chiarezza e logica, qualità che a volte sembravano mancare nella mia famiglia.

Ora, potreste pensare: "Adele, sei davvero una persona brillante, per te sarà sicuramente stato facile" Ma, per favore, non cadete in questa mera illusione e non fermatevi all'apparenza delle cose. Sì, è vero che ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia prestigiosa, ma la mia strada è stata tutt'altro che perfetta. Da bambina, gli insegnanti spesso si rivolgevano ai miei genitori con queste parole: "Vostra figlia possiede una sensibilità fuori dal comune, Adelaide è un'oscillazione costante tra il sogno e quella forma di crudeltà che spesso caratterizza gli adulti". Io capivo tutto, capivo gli adulti, le loro emozioni e soprattutto quando cercavano di nascondermi qualcosa. Mi hanno portata da diversi pedagogisti per diversi anni, cercando di dare un significato ad alcuni dei miei tic nervosi, dati dal mio carattere incline all'ansia, e questo mi si manifestava davanti attraverso piccoli gesti involontari: le gambe nervosamente agitate in classe, graffi sottili che mi infliggevo con le unghie, e l'evitare lo sguardo dei miei coetanei. E poi c'era quella strana paura della morte, a otto anni, già facevo incubi sulla perdita dei miei genitori. Ciò per cui voglio aprirvi gli occhi è che, anche nascendo in un castello e abbracciando la bellezza del mondo, alcune anime portano con sé una sensibilità innata che le rende fragili, vulnerabili, pronte a spezzarsi al minimo sussurro del destino. Non voglio che vi lasciate ingannare, pensando a me come a un'anima sempre avvolta nell'ombra, silenziosa e fatta di enigmi perché non lo sono mai stata. Ho sempre combattuto, ho lasciato che la mia sensibilità diventasse un'arma: la spada per difendere me stessa e lo scudo per chi amavo.

Vi starete probabilmente chiedendo se nella mia vita sia mai accaduto qualcosa di insolito, qualcosa che mi abbia in qualche modo "turbata". Bene, potrebbe sembrare strano a voi, ma per me era una realtà a cui ero stata abituata fin dall'infanzia: come ho già accennato, i miei genitori vivevano un amore privo di vincoli sociali, quindi non era insolito per me o per Archie vedere la loro vita intersecarsi spesso con quella di altre persone, li avevamo anche visti per poi diventare del tutto consapevoli di quella che oggi definireste una forma di "poligamia". Tuttavia, né a me né a mio fratello era mai piaciuta questa assurda situazione quindi evitavamo anche di parlarne. C'è stato qualcos'altro che è successo nella mia sfera privata? Sì, ma non ne parlerò adesso, affronterò questo discorso quando sarà il momento giusto, ritorniamo dunque ad Oxford.

Dopo ciò che mi aveva detto Theodore nel cortile, Nick sembrava turbato quasi quanto me «Che cosa ti ha detto? Non conosco il francese ma dal tono di voce non mi è sembrato molto amichevole» mi aveva chiesto per poi aggiungere «Avete adesso il corso insieme, no?»

«Mi ha detto, in modo non simpatico, di stare lontano dalle sue "cose"» balbettai nervosa, facendomi strada verso l'aula «E sì, Nick, abbiamo il corso insieme. Ci vediamo dopo, se riuscirò a lasciare quest'aula viva»

Anche Theodore faceva parte del mio stesso corso di laurea, ma la sua presenza era motivata da impulsi profondamente differenti dai miei. Suo padre, un diplomatico di spicco, rappresentava la sua guida, e Theodore sembrava intenzionato a seguire le sue orme. Nel contempo, la sorella già governava le redini di un'azienda, mentre la madre rimaneva un enigma per tutti, di lei si sa soltanto che era una bellissima donna francese e che qualcosa l'aveva spinta a fuggire a New York, lontano dai figli e dal marito. Non ne parlava mai nessuno quindi si era intuito che quella donna era uno dei tanti tabù della famiglia Lancaster.  A proposito di tabù, all'inizio, le nostre famiglie non si detestavano. Ricordo il padre di Theodore trascorrere serate estive nella mia casa in campagna, il fumo fruttato dei suoi sigari che danzava e formava cerchi spessi nell'aria, mentre i suoi occhi zaffiro mi scrutavano dalle scale come a volermi dire "che stai guardando mocciosa?". Il suo sguardo era simile a quello di Theodore, entrambi sembravano essere sempre sul filo del rasoio, pronti a divorarti al primo passo falso. Tuttavia, qualcosa tra le nostre famiglie è accaduto, di cui nessuno sa ancora niente, ed è germogliato questo sentimento di avversione, come un veleno lento, accompagnato da una gelida indifferenza.

Senza rendercene conto, io e Theodore ci trovammo coinvolti in un intreccio di rivalità: una danza eterna fatta di discussioni animate, una competizione continua per aggiudicarci il voto più alto nei progetti, una corsa sfrenata per i premi offerti dall'Università. Ogni voto guadagnato, fosse mio o suo, alimentava ulteriormente la fiamma ardente della rivalità che ci divorava. Era una lotta che non conosceva tregua, una tensione che cresceva con ogni successo e ogni sconfitta, nessuno dei due era intenzionato ad allentare la presa, e il fatto che le nostre famiglie non andavano d'accordo rendeva tutto più eccitante. C'è da aggiungere, però, che proprio grazie a questi scontri intellettuali, avevo cominciato a scrutare all'interno dell'obbiettivo di Theodore e con sorpresa la sua visione del mondo mi appariva complessa e impregnata di ipocrisia. A volte, il suo pensiero si dispiegava in una logica fredda e disincantata, priva di qualsiasi tipo di sentimentalismo. Quando parlava il suo tono di voce rimaneva fastidiosamente sotto controllo, suonava tagliente come una scheggia di cristallo ed era simile a ciò che si poteva provare addentrandosi in un luogo desolato e ricoperto di neve. E fino a qui, tutto chiaro, vi sembrerà il solito stronzo calcolatore. Ora, però, vi racconterò un aneddoto che forse vi aiuterà a comprendere meglio come io percepissi l'ipocrisia in Theodore.

In un giorno come tanti, lo scorsi assorto nella lettura di una raccolta di poesie Lord Byron. Era da solo, seduto su una panchina, teneva il libro stretto con una sola mano mentre con l'altra abbracciava lo schienale. Ai miei occhi quello fu un quadro tanto inusuale quanto affascinante: il suo volto, di solito severo, si distese in un'espressione serena e molto appassionata, mentre i lineamenti del viso si erano ammorbiditi con gentilezza a causa dell'attenzione che stava rivolgendo alle parole sotto il suo naso. In quel momento, Theodore sembrava completamente diverso da sé stesso. Lord Byron? Mi chiesi stupita, non sembrava affatto il tipo di poeta che potesse catturare l'interesse di Theodore. Byron era un poeta avvolto da una passione ardente, un cultore della libertà, un precursore dell'estetismo, un adoratore della bellezza. Questo contrasto di idee mi intrigò profondamente, tanto da occupare i miei pensieri per giorni interi e farmi ricontrollare tutti i miei manuali di letteratura inglese. Oppure, come me la spiegate quella violenza improvvisa che aveva avuto contro mio fratello? IPOCRITA. Theodore nascondeva qualcosa oppure fingeva di essere freddo solo per attirare l'attenzione degli uomini che lo invidiavano e delle donne che lo desideravano.

In quel momento, era davanti a me in tutta la sua freddezza. Seduto nel suo posto in prima fila, con le gambe semi accavallate e lo sguardo strafottente di chi non mi aveva appena minacciata nella sua lingua. Osservava il professore e prendeva appunti con la mano sinistra, era mancino, mi ero accorta anche di questa cosa. Nemmeno a farlo apposta, in classe, si stava parlando del Romanticismo messo in contrapposizione al Realismo.

Alzai la mano «Io credo che George Elliot, in Middlemarch, promuove l'idea che il progresso personale e sociale sia possibile attraverso la compassione, la ricerca della verità e il perseguimento di ideali nobili» 

«Corretto, signorina Adelaide» Il professor William mi sorrise per poi aggiungere «E invece, che cosa ne pensiamo di Lord Byron?»

Bene. Pensai guardando Theodore, che continuava ad ascoltare senza dire nulla. È il mio momento, ma perché lui non sta dicendo nulla? Avanti Theodore Lancaster! Ti ho visto mentre lo leggevi, perché stai zitto?

Mi presi di coraggio, dovevo attaccare, come ero solita fare, soprattutto dopo ciò che era successo in cortile «Onestamente Professore, non capisco tutto questo clamore intorno a Lord Byron. A mio avviso, è un esempio lampante di autore sovra-stimato. La sua proclamata grandezza poetica è, in realtà, il frutto di un narcisismo smisurato e di un'eccessiva enfasi sul proprio turbamento emotivo»

Eccolo lì, il sorriso di Theodore. Avevo, per un secondo, spostato l'attenzione su di lui: si era messo seduto più comodo, con le braccia incrociate sul petto e un sorriso beffardo. Era una faccia che conoscevo troppo bene «Mi dispiace ma devo dissentire da ciò che ha appena detto la mia collega» la sua voce fredda e profonda rimbombava in sala «Adelaide, penso che stai semplificando troppo le cose con una superficialità del tutto imbarazzante. Byron non è solo un poeta romantico, è molto di più. La sua poetica è una sfida alle convenzioni sociali e un'esplorazione profonda delle emozioni umane»

Mi voltai verso di lui «Ma le sue opere sembrano più un autoritratto di un uomo che si innamora della propria voce che una vera esplorazione del cuore umano. Prendi "Childe Harold's Pilgrimage," è solo un'ode al suo stesso stile di vita sregolato.» Avanti Lancaster, prova a contraddirmi pure qui.

Stranamente, vidi negli occhi di Theodore accendersi qualcosa. Mi stava scrutando con odio, come se avessi appena toccato un filo proibito «Ma tu non vedi che è proprio questa audacia, questa ribellione contro le catene della conformità che lo rende un genio? Le sue parole sono una rivelazione, una fiamma» mi rispose, come se ci fossi solo io dentro quell'aula «Ah, sì, certo...Perché dovremmo leggere opere che sfidano le convenzioni e mettono a nudo l'anima umana quando possiamo goderci versi tranquilli su prati verdi e farfalle che svolazzano?»

Mi sentii fortemente attaccata dalle sue parole «Ma c'è una bellezza nella semplicità e nell'onestà dei veri romantici come Wordsworth o Keats. Loro sì che riescono a toccare le corde dell'anima, in un modo che Byron può solo sognare!»

«Certamente... "toccare le corde dell'anima"» Ripronunciò le mie parole aggiungendo del sarcasmo, scoppiò anche in una leggera risata, come se stesse prendendo in giro tutto ciò che gli avevo appena detto «Byron non è stato mai interessato a "toccare le corde dell'anima umana, chéri, lui preferiva di gran lunga farle scoppiare in un incendio di desideri e di bramosia. Non sussurra all'orecchio: il suo è un ruggito. Non sfiora: affonda. Non abbraccia: scuote come un terremoto»

Il modo in cui aveva pronunciato quelle parole, con intensità e climax, mi prese alla sprovvista e mi serrò le labbra.

«Oh, Wordsworth e Keats... I dolci poeti dell'animo! Byron deve essersi divertito tanto a scrivere poesie con la sua penna avvelenata dopo che loro hanno versato miele nelle orecchie della gente» Guardava solo me, per la seconda volta quel giorno, mi sentii l'unico essere vivente al mondo «Ma è molto più facile condannare che cercare di comprendere, non è vero Adelaide? Byron è troppo audace, troppo selvaggio per i tuoi gusti raffinati, immagino.»

«Basta così, Lancaster» la voce del professore attirò l'attenzione di tutti quelli che ci stavano osservando «La lezione è finita, la prossima volta cercheremo di non far diventare quest'aula un ring, va bene?» 

Lo odiavo.
Lo odiavo così tanto.

Nessuna cosa sembrava ferirlo. Anche se mi aveva appena dimostrato che poteva battersi per ciò che gli interessava, restava comunque indifferente. Volevo smascherarlo, ma non sapevo come fare o forse mi mancava proprio il coraggio di affrontarlo. Mi sentivo come l'Adelaide bambina che si nascondeva dentro la sua camera quando vedeva arrivare in casa sua il Signor Lancaster e i suoi occhi gelidi.

Uscendo dall'aula iniziai pure a pensarlo insieme ad Olivia, non so perché ma la mia empatia mi portò ad immaginarli insieme, come una coppia normale. Che tipo di amante poteva essere un uomo così freddo e distante? Erano stati insieme per parecchio tempo e lui si era anche battuto contro mio fratello per lei. Trovai Archie che mi aspettava davanti al cancello, poggiato sulla mia macchina, mi chiese di Olivia e gli risposi che avevo fatto tutto ciò che mi aveva chiesto, non gli rivelai nulla però di ciò che mi aveva detto Theodore. Quando entrammo in macchina mi presi di coraggio e, con lo sguardo fuori dal finestrino, gli chiesi «Com'erano Olivia e Theodore quando stavano insieme?»

Mio fratello fece una faccia strana, un po' contrariata, anche se non riuscii a vederla bene «Perché me lo chiedi?» «Così... pura curiosità»

Archie si schiarì la voce «Mmm... erano una coppia normale, ma sono successe delle cose che hanno incasinato ogni cosa. Che lei mi ha raccontato e che io, ovviamente, non ti dirò Dede»

Lo guardai, improvvisamente incuriosita da ciò che mi aveva appena rivelato «Archie... non puoi lasciarmi così: sputa il rospo»

«No» rispose con una chiarezza così seria che si poteva quasi tagliare «Non esiste, sono cose private, capisci? Va bene che condividiamo tutto, ma non posso certo svelarti i segreti delle persone in questo modo!»

«Vabbè ma quando avete litigato, tu e Theodore, lui era ancora innamorato di lei... giusto? Se no che senso avrebbe avuto picchiarti?» gli chiesi, cercando di capire meglio la situazione e poter ottenere qualche informazione in più.

«Allora, per cominciare: numero uno, non mi ha 'picchiato', ma ci siamo picchiati. Capisci bene che non sono stato l'unico a prenderle, giusto?» mi rispose, sollevando un sopracciglio per l'orgoglio «E in secondo luogo, cosa ti fa pensare che mi abbia tirato un pugno solo a causa di Olivia?»

Lo guardai confusa, cercando di decifrare qualcosa dalle sue parole. Che cosa voleva dire? Non avevano litigato solo per Olivia? Mio fratello lo aveva provocato in qualche altro modo oppure era stato Theodore a dire qualcosa in più?

«Lascia stare Dede, non voglio parlarne più», concluse, chiudendo il discorso con tono deciso e infastidito.

———-
Se ve lo state chiedendo o se non ve lo chieste chiest*, questo è il presta volto di Archie. In più non ho revisionato molto quindi se avete trovato degli errori, mi dispiace.

- Martina

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