• Miele Selvatico II • Nathan...

By EiryCrows

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Sequel di Miele Selvatico I. - - - - - - - - " Nathan cercò di ignorare quel senso di oppressione che si fac... More

Incinta
Scarpette Rosse
Pop Corn e Cetriolini
Miao
Due. Uno...
... Sette. Tre.
Tea Party
Shopping, pioggia e consigli
Specchi e banconote
Illusione
Scacchi
Marshall
Incidente
Dieci
Intermezzo
Vetri rotti
Testa o croce?
Iris

Aura

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By EiryCrows

15


Nathan aspettò con impazienza che l'orologio scoccasse le "e mezza" e si precipitò a prendere le sue cose non appena la lancetta sfiorò la piccola barra al centro esatto del quadrante.
Uscì quasi di corsa dall'ufficio, facendo attenzione a non urtare nessuno nei corridoi e si diresse rapidamente verso l'ascensore periferico.
Questa volta, non sarebbe uscito dall'azienda insieme a Jonna e lei non lo avrebbe raggiunto subito dopo; c'era stato un piccolo cambio di programma e doveva ammettere che, nonostante fosse un imprevisto, non gli dispiaceva poi così tanto.

Doveva ancora calmarsi e trovare il senso di ciò che era successo; per quanto gli facesse piacere avere l'Alpha intorno, il più delle volte Jonna era semplicemente troppo da gestire.
Aveva bisogno di un po' di tempo per metabolizzare e soprattutto per cercare di capire il modo giusto per affrontare Marshall e le sue bugie.

Il mezzo arrivò al piano e l'Omega si affrettò a salirci sopra, pregando che quell'affare si muovesse il prima possibile.
Ovviamente, non fu così.
Si fermò ad ogni piano e ad ogni piano, accolse nuovi passeggeri e fece scendere quelli vecchi, facendogli perdere tutto il vantaggio acquisito nell'uscire prima.

Ancora si stupiva di come fosse cambiata l'attenzione che le altre persone gli dedicavano.
Non lo ignoravano più.
Già dal fattaccio delle mensa, avevano iniziato a vederlo sotto un'altra luce, poi con tutto quello che era successo dopo, il cambiamento era stato radicale.
Adesso, lo trattavano con moltissimo rispetto che rasentava quasi la deferenza.

Non si faceva illusioni, però.
Sapeva perfettamente che, a parte quella mostrata dai colleghi del suo reparto, la gentilezza dimostrata dagli altri era solo di facciata. Sapeva benissimo che era tutta una messinscena e che lo trattavano così solo per avere un tornaconto personale.
Non era abbastanza ingenuo da credere che non avessero un doppio fine; questo era il motivo per cui, generalmente, cercava di rimanere sulle sue.
Gentile sì, stupido, anche no.

Ma quel giorno, non ci riusciva.
Non dopo aver sentito quelle due pettegole, sparlare in bagno. Non riusciva a rimanere sulle sue. Non riusciva a fingere che fosse tutto a posto.
Era furioso.

Quindi, meno avrebbe avuto a che fare con le persone, meglio sarebbe stato per tutti quanti.
Aveva provato a togliersi di testa ciò che era successo, dopo essere tornato da
Jonna e averle raccontato tutto ma non era servito a nulla.

L'Alpha invece, non aveva fatto mistero del suo stato emotivo; aveva ringhiato, era balzata giù dalla sedia e gli aveva detto che in quanto membro della sicurezza ci avrebbe pensato lei.
Poi, era sparita.
Per tutto il giorno.

Nathan non aveva idea di dove fosse andata o cosa stesse facendo, sapeva solo che ad un certo punto gli aveva telefonato e gli aveva detto di non aspettarlo perchè aveva ancora del lavoro da sbrigare.
A pranzo non l'aveva vista in mensa, ma non aveva visto neanche le due pettegole.
Si era chiesto se le cose potessero in qualche modo essere correlate tra loro, in qualche modo, ma alla fine aveva deciso che non gli importava più di tanto.
Non poteva dirsi dispiaciuto se fosse stato così.

Ora, doveva solo affrontare il suo, di Alpha. Non era possibile che fosse l'unico a non sapere di questa fantomatica "ex" menzionata in bagno.
A non sapere niente di niente.

Ringhiò.
E quel piccolo ringhio, insieme all'aura tetra di cui si era, inconsapevolmente, circondato, dovettero scoraggiare gli individui presenti nella cabina perché nessuno osò rivolgergli la parola, finché l'ascensore non toccò terra.

Prima che potessero anche solo provarci, Nathan uscì di scatto dalle porte, non appena queste si aprirono, senza dare il tempo a nessuno di parlargli.
Attraversò quasi di corsa l'atrio e imboccò immediatamente la porta per uscire dall'edificio.

Il caldo torrido lo investì in pieno come una valanga ma lui non se ne curò.
Iniziò a vagare avanti e indietro nel cortile, cercando di smaltire la rabbia.
Ma, ad un certo punto, fu costretto a fermarsi.

Il mondo iniziò a ovattarsi e sfocarsi.
C'era caldo. Faceva veramente caldo lì fuori.

Il sole di luglio lasciava l'aria secca e arida, rendendogli difficile respirare.
Si sentiva soffocare.

Intorno a lui, il mondo oscillò.

- Nae!-

Alzò gli occhi dalla zona d'ombra in cui stava per rifugiarsi e li portò sul proprietario di quella voce che conosceva fin troppo bene.
C'era un velo di preoccupazione negli occhi del suo compagno che diventava sempre più scuro man mano che si avvicinava a lui.

Nonostante il caldo torrido e il tutore alla spalla, il suo Alpha era perfetto.
Come poteva essere così bello anche in quel clima torrido e afoso?

Nathan si ritrovò ad ammirarlo, senza fiato. Lui era già una palla di sudore appiccicaticcia e probabilmente puzzava anche. Marshall invece non aveva una goccia di sudore, non un affanno.

Essere un Alpha doveva essere meraviglioso.

Gli andò ugualmente incontro e ugualmente si rifugiò tra le sue braccia, quando fu alla sua portata.
Si rintanò lì, sentendosi incredibilmente meglio.
Non si sentiva neanche così tanto arrabbiato adesso.

- Nae Nae. - Iniziò l'Alpha, serrando la presa sui suoi fianchi, con una espressione corrucciata. - Ti avevo chiesto di aspettarmi dentro. -
Ovviamente, il suo futuro marito non rispose.

Marshall sospirò per la testardaggine che contraddistingueva il suo compagno e gli  depositò un veloce bacio sulla testa. - Ti porto a casa. Così puoi dirmi tutto ciò che non va. - Affermò, sciogliendo quella specie di abbraccio.
Nathan scosse la testa. -C'è troppo caldo qui fuori...- Rispose piano piano a mo' di scusa, pensando si riferisse alle sue condizioni fisiche.

-Non è questo il motivo, ne sono sicuro. - Rispose l'Alpha, evitando di rimarcare il concetto espresso poco fa. -Ti sento inquieto, mio Omega.-
Lui rabbrividì.

L'Alpha prese la mano del fidanzato e la tenne ben salda, mentre insieme attraversavano il cortiletto dell'ingresso e si infilavano velocemente in macchina.

Dopo che i paparazzi avevano assaltato il cortile, quasi fiondandosi contro le inferriate con le proprie auto, a nessuno era concesso entrare con i mezzi di trasporto e andare fino al portone principale.
Nessuno faceva eccezione.

Seduto al fresco dell'aria condizionata, Nathan finalmente si rilassò, accoccolandosi contro il suo Alpha che aveva subito messo il braccio intorno a lui e affondato la mano sulla sua testa, accarezzandogli piano i capelli.
Gli faceva venire sempre un gran sonno quando faceva così e lui lo sapeva bene.

Marshall giocherellò con le ciocche candide e soffici come nuvole per qualche minuto, poi, si fermò e gli accarezzò la guancia. - Parla con me. - Disse soltanto, prendendogli il mento per fargli alzare la testa e costringerlo a guardarlo negli occhi. - Cos'hai? Cos'è che ti turba così tanto?-

Nathan si svincolò dalla sua presa e spostò gli occhi sul sedile davanti prima di riportarli su di lui.
Tutta la sua tranquillità era sparita in un lampo.

Si prese del tempo, guardandolo a lungo, cercando di capire se iniziare lì la conversazione o aspettare di tornare a casa.

- Perchè devo avere per forza qualcosa? - Chiese alla fine, di getto, con un tono che suonò alle sue orecchie molto più aspro e irritato di quanto avesse voluto.

Marshall sollevò le sopracciglia e posò le sfere sanguigne su di lui, lasciandole vagare raminghe sulla sua figura. Le lasciò indugiare sulla neonata rotondità, poi, le riportò sul suo viso, adagiandole nei suoi due soli.
L'Omega rabbrividì per l'intensità con cui si sentiva guardato.
Sotto il suo sguardo su sentiva messo a nudo, fragile e senza più difese.
Tutti i muri si sgretolavano dietro a quell'attacco così feroce.

Non parlava, non diceva assolutamente niente, ma Nathan sapeva bene che stava aspettando una risposta che la sua natura implorava di dargli.
- È stata una giornata pesante. - Commentò, lasciando andare un piccolo sbuffo. - E loro non aiutano. - Continuò subito dopo, portandosi le mani sopra il grembo.

L'Alpha mise su una espressione incredula e posò la mano sulla sua, tenendola stretta. Si abbassò di poco e avvicinò le labbra al suo orecchio, sfiorandolo appena. - Sicuro sia solo questo?- Soffiò piano, quasi in un respiro.

Nathan sentì il fuoco divorarlo all'improvviso e una scarica di eccitazione percorrere il suo corpo. Si ritrovò quasi a boccheggiare alla ricerca di ossigeno, ma invece, trovò solo l'essenza densa del suo compagno che sentì colare lentamente dentro di lui.
-Ma..rshall... - Ansimò.
Lui sorrise ferino e gli morse il lobo. - Sì?-

- Sme..ttila...- L'Omega artigliò il sedile, deglutendo, cercando di sfuggire a ciò che invece il suo corpo disperatamente voleva. - Sei... sleale...-

L'Alpha abbassò la bocca sul suo collo e lo morse, affondando i denti nella sua pelle, come se volesse strappargliela.
Nathan si lasciò sfuggire un gemito che cercò di soffocare subito, tappandosi la bocca con entrambe le mani.
Se avesse continuato in quel modo, avrebbe ceduto.

Marshall si staccò piano e si leccò le labbra, continuando a guardarlo in quel modo che gli faceva sempre tremare le ginocchia.
Come una belva, affamata e insoddisfatta.

-Smetterò se mi dirai come stanno realmente le cose. - Ribattè l'Alpha, inclinando leggermente la testa.
- Questo è un ricatto bello e buono!-  esclamò l'Omega, agitandosi sul sedile, serrando le gambe.

Marshall mise su un piccolo broncio e si girò di poco, poggiando poi la testa sul grembo del del compagno. Piegò le sue gambe sul sedile e spinse le punte dei piedi contro lo sportello.

Nathan guardò la manovra sbigottito. -Ma sei pazzo? - Lo rimproverò, ritrovandosi incastrato in quella bizzarra situazione.
-Probabile. - Rispose l'Alpha con un lungo sorriso. - Allora? Mi dici la verità? È tutto il giorno che sento le tue alterazioni d'umore. Mi spingono a fare i capricci. -

L'Omega lo guardò ancora, impreparato a tutto quello. Sospirò, scuotendo poi la testa, rassegnato.
Il suo Alpha era peggio di un bambino piccolo.

Affondò la mano in quell'ammasso di capelli corvini e iniziò ad accarezzarli, allo stesso modo in cui prima lui aveva accarezzato i suoi.
- Mi hai mentito.- Disse quieto, passando mollemente le dita tra le ciocche di inchiostro. -Mi hai detto una enorme bugia gigante. -

Marshall sollevò gli occhi su di lui con le sopracciglia inarcate e lo guardò da quella strana posizione. - Devi essere più specifico, temo.- Lo provocò con un piccolo ghigno.

Veloce come una saetta, l'Omega lo colpì
alla spalla buona, assestandogli una sonora manata.
Marshall scoppiò a ridere in risposta e lo guardò con un sorriso storto. - Allora, su cosa ti avrei mentito?- Domandò di nuovo.

Nathan si accigliò al ricordo delle due Beta che sparlavano della loro vita privata. Forse avrebbe dovuto davvero rompere loro la testa contro lo specchio.

Marshall alzò la mano e premette l'indice in mezzo alle sopracciglia aggrottate del suo compagno. - Non essere così corrucciato. - Disse, trasformando il sorriso storto in uno felino dei suoi. - Non lo sai che se continui ad avere quella espressione cupa, ti verranno le rughe? - Spostò il dito verso l'angolo della bocca e lo premette delicatamente. - Preferirei ti venissero più qui. -

L'Omega lo guardò incredulo per l'ennesima volta, poi assottigliò lo sguardo per qualche secondo. -Tu... sei soddisfatto. - Si rese conto all'improvviso, sentendo un'ondata calda investirlo tramite il legame.
- Assolutamente sì. - Rispose l'Alpha, incatenando lo sguardo macchiato da un'evidente fierezza sul suo.

Nathan si mordicchiò le labbra. - Non vuoi dirmi perchè? - Domandò adesso incredibilmente curioso.
Cosa poteva aver reso il suo compagno così appagato?

Marshall alllungò le labbra in un sorriso spaventoso che lo fece rabbrividire. - La mia spalla è quasi guarita. Le mie ossa si sono riprese bene. -

L'Omega inarcò un sopracciglio.
In genere per delle fratture come le sue, ci volevano tre/quattro mesi affinchè la clavicola e l'omero guarissero del tutto e altrettanti di fisioterapia. Le costole non erano certo da meno, in media dovevano passare dalle sei alle otto settimane.

Era spaventoso come lo scheletro degli Alpha fosse progettato per essere più forte e più propenso a reagire a traumi e urti di questo genere.
Probabilmente, si erano evoluti in questo modo per via dell'eccesso di testosterone che li portava a scontri fisici il più delle volte brutali e violenti
Se fosse stato lui a subire quelle ferite, ci avrebbe messo un anno per riprendersi.

Sempre che fosse riuscito a sopravvivere allo schianto.

Sentì una morsa nello stomaco all'idea.
Lui sarebbe sicuramente morto mentre al suo Alpha sarebbe bastato un altro mese per guarire.
La natura non cessava mai di sorprenderlo.

Scosse la testa.
Ma, non era solo quello. Non poteva essere quello il motivo di una tale soddisfazione. Nonostante le parole del suo Alpha, doveva esserci dell'altro.
Era sicuro che ci fosse ben altro dietro quell'ondata di piacere sottile.

-Soltanto?- Domandò quindi, ricominciando a giocherellare con i suoi capelli.
- Non è abbastanza?- Rispose lui con un mezzo ghigno.
Senza sapere bene il perchè, l’Omega rabbrividì.
In quel momento davanti a lui gli sembrava ci fosse una copia carbone di Hanna, non Marshall.

- Te lo dirò se mi dirai cosa ti ha turbato per tutto il giorno. - Insistette novamente l'Alpha, facendo sparire quell'espressione in un lampo. - È un buon compromesso. -

Nathan attorcigliò una ciocca corvina intorno alle dita, restio a parlarne.
Voleva prima sapere cosa lo facesse gongolare così.
Aveva forse rivisto già la sua ex?
Sibilò piano e l'impazienza di saperne di più prese il sopravvento.

- Mi avevi detto che nessuno dei tuoi ex era un Omega altolocato e che non c'era mai stata una celebrità tra di essi! - Sbottò alla fine.

Marshall inizialmente tentò di trattenersi, poi alla fine smise e iniziò a ridere di gusto, riempendo l'auto con le sue risate.

- Non ridere!- Esclamò l'Omega, totalmente rosso in viso. colpendolo di nuovo con un'altra manata bene assestata. - Non sai cosa ho dovuto sopportare oggi a causa tua! - Continuò arrabbiato.

L'Alpha si rimise seduto correttamente sul sedile, con una smorfia, allontanandosi dagli altri possibili colpi del compagno, prima di ricominciare a parlare. -Tecnicamente quando Aura stava con me, non era ancora una celebrità.- Osservò. - Non aveva neanche scelto questo nome d'arte. Era semplicemente Kayla. -

-Marshall - Lo rimproverò svelto l'Omega scoccandogli una furiosa occhiataccia.
Gli dispiaceva per Kayla ma Aura sembrava il nome perfetto per una spogliarellista.

- In secondo luogo - riprese subito l'Alpha notando la manata pronta - non posso neanche definirla una ex. Il nostro è stato più... un incidente di percorso.-
- Un incidente di percorso. - Ripetè Nathan con una espressione sarcastica sul volto che ben ricalcava il tono ironico e pungente che aveva usato.

Marshall annuì. - Ad entrambi piaceva suonare e ad entrambi piaceva la stessa musica. Lei era la leader del nostro gruppetto, io quello che portava la gente ai nostri concertini. -

Lo sguardo dell'Omega si incupì, ma aspettò di sentire il resto prima di intervenire.

- Eravamo sempre insieme tra le lezioni e le prove. Sembrava un passo naturale, tutti pensavano che fossimo già una coppia, quindi abbiamo soddisfatto le aspettative. Ma non eravamo... compatibili sotto quel punto di vista. È durata pochissimo, abbiamo entrambi capito che non avrebbe mai funzionato e che non ci sarebbe mai stato nient'altro tra di noi se non quello che c'era già. Una bella e solida amicizia. -

Nathan incrociò le braccia al petto e lo guardò in attesa che aggiungesse dell'altro.
Perchè doveva sempre venire a sapere delle sue relazioni da fonti esterne? Perchè non parlava mai con lui? Non si fidava abbastanza?
Lui era stato onesto fino in fondo con Marshall; anche se, aveva poco da dire perchè aveva fatto poco.
- Quanto è durata esattamente?- Si informò, cercando di scacciare via la malinconia che lo aveva travolto all'improvviso.

Marshall socchiuse gli occhi pensieroso.
- Una notte. - Sorrise. - E il giorno dopo.- 

Nathan lo fissò a bocca aperta. -Un giorno! Un giorno non è neanche un corteggiamento, figurarsi una relazione!- Esclamò.
Il sorriso da volpe danzò sulle labbra di Marshall. - Pensi ancora che sia un bugiardo?-

L'Omega non rispose subito.
Si prese del tempo poi scosse la testa.
-No, un bugiardo no.- Rispose. - Ma sono sicuro che ci sono cose che eviti dirmi.-

L'Alpha intrappolò la sua mano con la propria e la portò alle labbra, baciandola piano. -È probabile.- Ribattè. - Se ti svelassi tutto e subito, sarebbe noioso, non credi?- Gli fece un occhiolino. - Il primo passo resta sempre chiedere. Tu prova, poi dipenderà da me rispondere o meno.-  Sussurrò.

Nathan rabbrividì per l'ennesima volta e diede la colpa all'aria condizionata nell'abitacolo, non di certo all'uomo che gli stava di fianco.
- Dimmi perchè sembri così soddisfatto. - Disse allora, cercando il suo sguardo.
Lui lo sostenne senza problemi.
- Non sembro. - Rispose. - Lo sono. Ho risolto alcune questioni e rimosso alcuni ostacoli con successo. Qualcuno che all'inizio era restio alle mie proposte, adesso ha cambiato idea.-

L'Omega si mordicchiò il labbro inferiore, mentre un presentimento gli faceva venire la pelle d'oca. -Come?- Sussurrò con la gola secca.

Gli occhi ferini di Marshall sembrarono brillare di una gioia indomita e selvaggia. - Persuasione.- Replicò semplicemente.  - A volte bisogna solo usare le parole giuste. - Concluse, spostando poi gli occhi verso il guidatore. Gli sfiorò il braccio. - Abbassa l'aria condizionata -

Nathan non chiese più nulla e smise di proccuparsi di ciò che era successo nei bagni dell'ufficio.
Non riusciva a smettere di pensare che dietro alle parole del suo compagno ci fosse ben altro.
Sembrava più una minaccia.
Persuasione o no, alcune idee erano fin troppo radicate per essere cambiate senza una pianificazione attenta e una preparazione lunga anni.
Che c'entrasse l'incidente? Che fosse stato uno di loro ad aver orchestrato ogni cosa? Che avessero trovato delle prove certe di un colpevole dentro quella cerchia?
Ma se fosse stato così la Lady gli avrebbe detto qualcosa.
Non tutto, era chiaro, giusto qualcosa per fargli mettere l'anima in pace. Era abbastanza sicuro che gli avrebbe fatto intendere che si stava già occupando dei responsabili.
Gli bastava sapere questo in fondo; sapere che avrebbero pagato amaramente.

Guardò il suo compagno di sottecchi, rilassarsi sul sedile.

Gli aveva detto che avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa ma la verità era che al momento non osava farlo.
Non voleva invischiarsi in cose più grandi di lui.
Forse a tempo debito avrebbe fatto più domande ma per adesso, poteva solo rimanere in silenzio. Gli faceva male la testa a stare dietro tutti quei ragionamenti.

Guardò di nuovo il suo Alpha e l'ennesimo brivido gli percorse l'intera schiena.
E questa volta era più che sicuro che non  c'entrasse niente l'aria condizionata.

- - - - - - - -

Marshall sbuffò leggermente e richiuse con un gesto secco lo sportello prima di affacciarsi dalla porta e guardare verso il corridoio.
Non c'era nessun segno di vita.

Guardingo, lo percorse fino in fondo e si affacciò nel salotto, cercando il suo Omega con lo sguardo, trovandolo esattamente dove lo aveva lasciato un'ora prima.
Sul divano. A leggere.
Dove era stato tutto il pomeriggio.

Si avvicinò di soppiatto con l'intenzione di sorprenderlo, ma il suo compagno alzò gli occhi dalle pagine e li piantò brevemente su di lui, sorrise, poi li riabbassò sul libro che stava avidamente leggendo e lo ignorò.

L'Alpha sbuffò di nuovo e si lasciò cadere pesantemente sull'altro lato del divano.
A cosa era servito far coincidere i loro giorni liberi, per cercare di stare insieme il più possibile, se lui continuava ad ignorarlo a posta?

Sospettava fosse la sua vendetta per ciò che era successo qualche giorno prima in macchina, ma non poteva esserne così certo.
In genere, quando il suo piccolo leggeva, si perdeva totalmente in un altro mondo.
Probabilmente, non si era neanche accorto di quanto tempo fosse già passato da quando aveva aperto il libro.

L'Omega, perso nei suoi pensieri, sistemò meglio la testa sui cuscini del bracciolo e allungò le gambe nude, sistemandole su quelle ancora fasciate da un paio di pantaloni leggeri del compagno.
Girò pagina e si lasciò sfuggire una colorita espressione a voce bassa, prima di spostarsi sulla pagina seguente.

Marshall accolse quel breve momento di considerazione con gioia e appoggiò la mano sul ginocchio del compagno, disegnando, con le dita, forme astratte e invisibili sulla pelle arrossata.

Trovava straordinariamente incredibile la velocità con cui il suo Omega si scottava se rimaneva un secondo di più sotto al sole.
Non aveva certo dimenticato che Nathan proveniva da un piccolo paesino sperduto tra le montagne del Nord Europa, ma la rapidità con cui la sua pelle si arrossava, non cessava mai di intrigarlo.

Premette il polpastrello contro la pelle esposta della coscia per un po' di tempo e subito una macchia rossastra fece subito la sua comparsa quando lo ritrasse.
Sorrise divertito.
Se una lieve pressione provocava quel risultato, per quanto tempo sulla sua pelle sarebbe rimasta l'impronta dei suoi morsi?

Voleva saperlo.
Voleva saperlo subito.

Cercò con lo sguardo uno spazio propizio per attuare immediatamente quel piano malefico ma dovette abbandonare quasi subito il suo progetto.

Trovò presto delle sfere dorate guardarlo con interesse, nella sua ricerca.

- Ti diverti?- Domandò il proprietario di quei due luminosi astri.

L'Alpha strinse la presa, reclamandolo mentre rispondeva senza rispondere. - Mi hai ignorato tutto il giorno.- Gli rese noto.

Nathan chiuse il libro con un tonfo e ritrasse le gambe, allungandosi per riporre il libro sul tavolino lì di fronte.
Portò di nuovo gli occhi su di lui e attese.

- Bastava così poco per avere la tua attenzione?- Scherzò Marshall. - Pensavo di averti perso per sempre.-
L’Omega si trattenne a stento dal rifilargli una pedata. - Lo sai che se mi tocchi non riesco più a concentrarmi. - Lo rimproverò. - Stavo per scoprire di più sulla quinta dimensione! -

L'Alpha sollevò le sopracciglia e guardò la copertina del libro appena abbandonato.
- È un romanzo, non un saggio. - Osservò.

- Lo so! - Replicò Nathan. -Ma l'appartamento era molto più grande all'interno e Koroviev stava spiegando come ciò fosse possibile! - Continuò  piacevolmente esaltato.

Marshall guardò affamato le guance arrossate del compagno. - Te lo ha dato mia madre? - Chiese poi, riuscendo a non morderle. - La sua biblioteca è piena di letteratura di ogni genere, soprattutto russa. -
Nathan annuì. - Dovevo far passare il tempo in qualche modo mentre eri in ospedale. -

L'Alpha guardò la grandezza del libro e individuò a molto più della metà il nastro nero che serviva da segnalibro.
Sollevò poi gli occhi dal mattoncino di carta e li portò nuovamente sul compagno. - Quanti ne hai già letto così?-

Un intenso rossore si diffuse sulle  guance dell'Omega. - Non tanti. - Rispose subito. -  Sicuramente meno di quelli che pensi.-
Marshall appoggiò il braccio sopra le ginocchia piegate del fidanzato, impedendogli così di alzarsi. - Cosa penso? - Domandò, continuando a guardarlo con insistenza.
- Dieci? - Tentò Nathan, sparando un numero a caso.

L'Alpha non rispose e si limitò ad appoggiare il mento sul braccio e ad osservarlo.
Nathan sospirò piano e si arrese. - Sei... ne ho letti sei... -

Marshall alzò la testa. - Sei in due settimane?-
- Due settimanee mezzo. - Lo corresse immediatamente l'Omega.
- Grandi come quello?- Continuò l'Alpha implacabile.
- Più o meno... - Rispose Nathan sulla difensiva.

Marshall incollò gli occhi sui suoi e li tenne fissi lì finchè lui non li abbassò. -Preparati. Usciamo. -Disse poi all'improvviso, dandogli un colpetto lieve  sulle gambe prima di alzarsi.

L'Omega lo guardò confuso. - Dove andiamo?-

Marshall, però, era già al telefono con qualcuno. - Non puoi stare sempre chiuso a casa, hai bisogno di un po' d'aria.- Asserì. - Un tavolo per due. Tra un'ora. - Disse lapidario, guardando l'orologio per poi guardare lui. - È da troppo tempo che non ti porto a cena fuori. Non ricordo neanche quando è stato il nostro ultimo appuntamento. - Scosse la testa.- Se non c'è spazio, lo crei. - Continuò infastidito all cellulare. - Certo che ho l'invito.- Ruotò gli occhi. - Chieda, chieda. - Concluse, riattaccando.
Guardò il suo compagno e lo trovò parecchio disorientato. - Nae Nae. - Lo chiamò. - Non indossare niente di troppo sexy. Ho un braccio fuori uso, ma l'altro funziona benissimo. -

Nathan sembrò riscuotersi a quelle parole e scese giù dal divano. - Ma... dove andiamo?- Domandò ancora più confuso.
L'Alpha si avvicinò con la grazia di un felino e gli prese il mento, sollevandoglielo di poco; poi, posò sulle sue labbra un delicatissimo piccolo bacio. - Ti piacerà. - Rispose soltanto. - E poi... hai detto che volevi saperne di più su Aura, no? -

- - - - - - - -

Il locale era così pieno che ovunque Nathan guardasse, non vedeva altro che un oceano di gente, vestita con abiti più o meno complessi, così denso da fargli tremare le ginocchia e fargli venire il mal di mare. 
Non sapeva se ciò fosse dovuto al fatto che non era più abituato a stare in mezzo ad una calca così fitta o al fatto che l'ambiente sembrasse troppo piccolo per quel quantitativo di persone.

Marshall invece, a differenza sua, sembrava totalmente a suo agio lì.

Aveva un sorriso sottile sul volto che  Nathan riconosceva come uno di quelli finti che il suo compagno usava spesso per gli altri e che mai avrebbe usato per lui.
Dopo il tempo che avevano trascorso insieme, ormai era in grado di distinguerli.
Anche se preferiva quelli veri, quelli che facevano brillare gli occhi di Marshall e palpitare il suo cuore, non poteva dirsi dispiaciuto che li usasse in quella circostanza e tenesse per lui, il resto.

In mezzo a quella confusione di volti sconosciuti, il suo Alpha riusciva comunque a distinguersi per la sua imponenza e la sua figura.
Avanzava sicuro di sé, tenendolo saldamente per mano, come un re abituato a fendere la folla implorante e devota.
Sembrava quasi, non ci facesse caso.

Marshall era totalmente rilassato.
Mentre attraversavano la folla,  tagliandola in due con abilità sorprendente, riusciva a percepire lo stato di tranquillità del suo compagno da ogni suo singolo movimento.
In fin dei conti, quello era un ambiente a cui il suo Alpha doveva essere ben abituato.

Anzi, era sicuro che fosse abituato a cose peggiori; alla fine, nonostante le persone e lo spazio ristretto, il posto non era soffocante.

Forse, un grande ruolo lo giocavano i sensori anti-scia che erano sparpagliati lungo il soffitto decorato.
I generi secondari si annullavano lì dentro; erano tutti sullo stesso livello.

Analizzò brevemente le pareti ricoperte da una sottile carta da parati verde oliva e dalle più svariate cornici al cui interno si trovavano foto e articoli di giornale  sapientemente ritagliati e lasciò vagare lo sguardo in direzione del palco.
L'illuminazione, che nel locale era dolce e soffusa, in quella zona, era invece forte e decisa. I faretti, posizionati in alto, concentravano la loro luce a tratti azzurra a tratti viola o verde, sulla zona centrale del palco rotondo, illuminando, quasi a giorno, il grande pianoforte a coda.

Sembrava uno di quei localini degli anni venti o trenta, uscito, appena appena, da un film in bianco e nero.

Il direttore, che stavano seguendo ormai da un paio di minuti, li scortò fino a quasi sotto il palco, tolse il cordone di sicurezza rosso che delimitava l'area e si scusò per l'ennesima volta per la maleducazione dei suoi impiegati.

Marshall ascoltò di nuovo le sue scuse e lo dismise con un gesto veloce della mano, prima di spostare la sua attenzione al compagno. - Divanetto o poltrone singole? - Domandò.
Nathan deglutì nervosamente e guardò la disposizione dei piccoli tavolini.
Tutte le sedie erano rivolte verso il palco.

Ne scelse uno che fosse una perfetta via di mezzo, né troppo laterale, né troppo centrale e si avvicinò.
Prima che potesse accomodarsi sulla poltroncina, il suo Alpha gliela scostò.
- Approvo. - Disse soltanto, facendolo accomodare.

Con il cuore in gola, l'Omega si sedette.
La spalliera era rotonda ed era abbastanza confortevole da avvolgerlo senza farlo soffocare, né riscaldarlo troppo.
Ma, nonostante avesse scelto una posizione un po' più defilata, la sala che si estendeva dietro di lui, era pur sempre piena di sguardi e occhi puntati su di lui.

Se prima era riuscito ad ignorare quei sussurri e mormorii senza volto, adesso che era seduto, riusciva a sentire gli sguardi fugaci o imperterriti della gente, mordergli la pelle.
In molti di essi, poteva ben riconoscere invidia e rancore.

Trovava sempre strano essere odiato da qualcuno che non lo conosceva neanche.

Sprofondò leggermente e si guardò intorno.
Intorno a loro, le persone sorseggiavano drink colorati dall'aspetto esotico, con decorazioni bizzarre e ombrellini di carta.
Forse, anche lui avrebbe potuto averne uno, se avesse chiesto e se ci fosse stata l'opzione di averlo analcolico.

Il suo sguardo tornò di nuovo sulle pareti, fermandosi a lungo sulle fotografie e sugli strani specchi che sembravano ingrandire la sala.
Non era di certo un club esclusivo per gente snob e altolocata, ma non era neanche un posto per gente comune come lui.
Si sentiva un po' fuori posto.

Marshall percepì il suo stato d'animo e prese la sua mano, regalandogli uno di quei sorrisi speciali che ebbe l'effetto di sciogliere di poco i suoi nervi.

- Aura ama questi locali un po' vintage e démodé, ma questo è in assoluto il suo preferito. - L'Alpha si rilassò contro l'imbottitura verde dello schienale, facendo attenzione a non lasciarlo neanche per un secondo. - Quando torna in città,  tiene sempre qui le sue festicciole private. -

L'Omega provò l'impulso di alzarsi e scappare via, ma non lo fece, terrorizzato dall'idea di essere assalito da tutte quelle persone. - Avevi detto che sarebbe stato divertente. - Mormorò, afferrando il bicchiere che gli avevano appena riempito d'acqua.

- E lo sarà. - Rispose Marshall. - Potresti considerarlo come un allenamento per il party di Cesar. Ci sarà molta più gente lì. -

Nathan fece una smorfia alla notizia e sprofondò ancora di più.
Non vedeva l'ora.

L'Alpha lo guardò a lungo e si affrettò a cambiare argomento. - Ti avevo anche detto di non vestirti in modo sexy. -

Per poco all'Omega non andò l'acqua di traverso.
Fece due tre colpi di tosse prima di schiarirsi la gola.  - Come possono essere sexy, un paio di pantaloni e una blusa? - Domandò a bassa voce .

- Un paio di pantaloni aderenti neri. - Rettificò Marshall. - E la blusa è di velo. -
Nathan arrossì appena. - Sono gli unici che mi entrano ancora. - Borbottò. - Non sono aderenti, sono stretti.-
L'Alpha lo osservò per qualche istante in silenzio. - Se vuoi andare a fare shopping, telefono subito ad Anita. -
A sentire quel nome, il rossore sulle guance dell'Omega si fece ancora più intenso.
Distolse lo sguardo, maledicendolo in silenzio e si portò nuovamente il bicchiere alle labbra.

- E la blusa? - Ricominciò Marshall, ticchettando brevemente il dito contro il vetro del bicchiere.

Nathan lo guardò di rimando e si arrese. - Fa troppo caldo per mettere qualcos'altro. - Replicò. - Ed è l'unica cosa nel mio armadio abbastanza larga da coprirmi la pancia. -

Gli occhi del suo compagno si velarono subito di una strana amarezza e la sua bocca si piegò in una smorfia di dispiacere.
Prima che quella vista lo straziasse ancora, Nathan si affrettò a continuare.
- Non lo abbiamo ancora reso ufficiale.- Gli ricordò. - E se tutta questa gente lo venisse a sapere, non voglio neanche immaginare cosa mi accadrebbe. -

L'Alpha sospirò e in un istante tutto il suo malumore sembrò sparire in quel breve respiro. - Hai ragione.- Concordò. - Ma finché sono con te, nessuno oserà comunque avvicinarsi. -

L'Omega sorrise lieve e mordicchiò l'orlo del bicchiere mentre analizzava il suo compagno.
Parlava tanto dei suoi vestiti ma lui non era da meno.
Lo aveva visto prendere un paio di jeans grigio scuro dall'armadio e una polo nera a maniche corte e indossarle senza neanche sforzarsi di sembrare sexy.
Senza neanche averlo voluto, il risultato era immutabile.

Senza fatica, poteva immaginare perfettamente l'addome ampio e scolpito dalle ombre del tessuto e intuire tutto il resto.

- Nathan. - Lo richiamò lui con la voce scura, ridotta quasi ad un ringhio. - Attento. - Lo ammonì mentre i suoi occhi si trasformavano in abissi senza fondo.

L'Omega strinse le gambe e portò in fretta lo sguardo sul palco dove i membri dello staff stavano sistemando tre sedie in semicerchio.
C'era mancato davvero poco.

- A cosa serve il pianoforte? - Domandò  guardando curiosamente le luci riflettere sullo strumento argentato.
- Aura è un po' particolare. - Rispose Marshall. - Quando non è impegnata a fare la rock star si dedica alla sua più grande passione. -

Nathan si voltò nuovamente verso di lui.
- Cioè?- Lo incalzò, sulle spine.
- Il jazz. - Rispose l'Alpha con un mezzo sorriso.
L'Omega allargò gli occhi. - Pensavo odiassi il jazz! -
- Lo odio. - Confermò Marshall, annuendo. - Ma tu lo adori. -

Nathan sorrise ampiamente e a Marshall bastò guardare le stelle brillare nei suoi occhi per capire di aver fatto la scelta giusta.
Due ore di supplizio era un prezzo relativamente basso da pagare per ottenere la sua felicità. 

- Ma... non avevo detto che tu e lei avevate gli stessi gusti? - Chiese l'Omega, rilassandosi un po' di più.
- È così. - Rispose l'Alpha. - Per un buon novanta per cento andavamo d'accordo sulla musica. -
Nathan ridacchiò piano.  - Ma non sul jazz.-
- Ma non sul jazz. - Ripetè Marshall.  - A me non piaceva quello, lei non apprezzava la musica metal pesante. -

L'Omega trattenne a stento una smorfia.  Neanche lui apprezzava quel genere di musica pieno di urla e frastuoni violenti.

- Non giudico. - Disse l'Alpha, tornando a tamburellare le dita, stavolta, sul tavolino di fronte a loro. - Ma mi è sembrato più opportuno portarti qui stasera piuttosto che ad uno dei suoi concerti chiassosi. Tu potrai conoscerla e lei sarà felice di vedermi finalmente ad una delle sue serate... tranquille. -

Nathan ridacchiò e posò una mano sulla sua. - Grazie. -
Marshall la accolse girando il palmo all'insù e la accarezzò con movimenti circolari del pollice. - Non devi ringraziarmi. - Sorrise. - La sua faccia  quando capirà che non sono qui per la sua musica sarà più che sufficiente. -

L'espressione sul volto dell'Omega divenne così dolce che l'Alpha dovette trattenere tutti i suoi istinti più oscuri per non attraversare quel breve tratto che li separava e reclamarlo lì davanti a tutti.

Lui se ne accorse e rabbrividì interamente. - Marshall... - lo chiamò in un sussurro - ... adesso sei tu che... -

- Scusami. - Lo interruppe Marshall, affrettandosi a pensare a cose meno piacevoli che non fossero il sapore della sua pelle sulla lingua e la morbidezza delle sue...

-Marshall! - Lo richiamò nuovamente l'Omega, mordendosi le labbra.
- Merda! - L'alpha si alzò e si passò la mano tra i capelli. - Non muoverti. - Disse all' improvviso. - Torno subito. -

Nathan non ebbe neanche il tempo di sbattere le palpebre che il suo Alpha era già sparito.
Si appoggiò allo schienale della poltroncina, già all'erta.

Marshall si fidava abbastanza di quel posto da lasciarlo solo, ma lui non si sentiva abbastanza al sicuro.
Da quando era stato rapito, aveva difficoltà a stare da solo in un posto pieno di gente e che non conosceva. 
Quello era il motivo per cui era stato contentissimo quando Jonna gli aveva detto che anche lei sarebbe stata presente alla festa. Gli veniva la nausea al solo pensiero di affrontare tutte quelle persone senza Marshall.

Un brivido gli accarezzò la colonna vertebrale, facendolo sudare freddo.
Si odiava, perché non era mai stato così dipendente da qualcuno come lo era con Marshall; che ciò fosse legato al trauma che aveva subito o che fosse una cosa da Omega in legame, questo non sapeva dirlo.
Sapeva solo che in ambienti così  affollati il suo stomaco si contorceva.
La folla lo terrorizzava molto di più rispetto a prima.

- Va tutto bene?-

Nathan alzò gli occhi di scatto, con il bicchiere in mano, già pronto a lanciarlo contro un possibile aggressore, ma davanti si ritrovò solo il direttore che lo guardava con aria nervosa e ansiosa, come se in realtà, non volesse essere affatto lì.
Non riusciva neanche a guardarlo negli occhi, spostava i suoi di qua e di là nella sala.

L'Omega avrebbe potuto trovarlo divertente se non fosse stato nervoso almeno quanto lui.

Stirò le labbra in un tentativo di sorriso e sperò che fosse sufficiente per non sembrare un completo idiota.
- Splendidamente! - Rispose con una voce di un'ottava più alta.
Si maledisse per quella debolezza.

- Bene, bene. Ottimo, ottimo. - Annuì l'uomo, stringendosi le mani.

Nathan le guardò.
Aveva una fede nuziale sull'anulare destro, simbolo di matrimonio ma non era in grado di capire di che genere secondario fosse l'uomo.
Per saperlo, si sarebbe dovuto avvicinare troppo e non aveva nessuna intenzione di incollarsi a lui per scoprirlo.

L'uomo continuò a borbottare e Nathan alzò gli occhi, tentando di capire cosa stesse dicendo.
Continuò a parlare in quel modo finché una mano non gli si appoggiò sulla spalla. Lo vide trasalire vistosamente e girarsi di scatto.

- Può andare. - Lo congedò Marshall, riprendendo posto accanto al compagno.
Il direttore annuì e si dileguò immediatamente.

L'Omega lo fissò esterrefatto. - Cosa hai combinato?-
L'Alpha scosse la testa e i capelli bagnati gli ricaddero sul viso.
Nathan sentì un'altra fitta ma riuscì a trattenersi ancora una volta.

Marshall affondò la mano in quel mare di inchiostro e disciplinò i ribelli, riportandoli nei ranghi, verso dietro.
- Avevo bisogno di rinfrescarmi le idee. - Rispose soltanto con un sorriso beffardo.

- Quindi hai... infilato la testa sotto il rubinetto? - Domandò ancora l'Omega, prendendo il tovagliolino di stoffa per poi tamponarlo sul suo collo.
- Precisamente.- L'Alpha lasciò che il suo amorevole fidanzato gli dedicasse quelle premure, crogiolandosi nelle sue attenzioni.

- Hai chiesto tu al direttore del locale di tenermi d'occhio?- Azzardò Nathan, intuendo adesso il nervosismo dell'uomo.
Marshall piegò lievemente la testa come un cucciolotto in cerca di coccole. - Gli ho chiesto di non lasciare che nessuno di avvicinasse a te. - Rispose. - Nonostante le apparenze, sa come gestire le situazioni critiche. Era un buttafuori prima; lo conosco da quando lavorava qui. -

- Era un buttafuori? - Domandò sorpreso l'Omega, inarcando le sopracciglia.
- Oh sì. - Ribadì l'Alpha, servendosi da bere dalla brocca. - Era maledettamente impossibile sgattaiolare qui dentro quando c'era lui di turno. -

Nathan adocchiò il direttore.
In effetti, adesso che si era allontanato da loro, sembrava aver riacquistato fiducia.
- E poi? - Chiese ancora.
- Poi ha rilevato il locale e le stanze qui sopra, trasformandolo nel club che è adesso. - Spiegò Marshall. - Abbiamo fatto qualche festa qui dentro. Un paio di volte gli abbiamo quasi distrutto il locale. -

Nathan riportò l'attenzione sul compagno.
Non gli era difficile immaginarlo.
- Che tipo di locale era prima? - Domandò incuriosito dal fatto che ci fossero delle stanze in più.

Le labbra di Marshall si curvarono all'insù in un modo del tutto nuovo.
- Non vuoi saperlo davvero. - Rispose enigmaticamente.

L'Omega fissò il suo sguardo,  soffermandosi in modo particolare sullo sfavillio dei suoi rubini.
E decise di lasciar perdere.

Intanto sul palco le luci avevano smesso di cambiare colore e si erano soffermate su una calda tonalità color crema.
Rimasero così per qualche minuto, poi, si spensero del tutto e così fecero tutte le altre luci all'interno del locale, ad eccezione di poche che restarono accese per consentire al personale di servizio di muoversi agevolmente tra i tavoli.

Quattro persone vestite con una camicia bianca e un paio di pantaloni color cachi, salirono sul palchetto; la prima si sistemò  sua panchetta del pianoforte, mentre le altre si sedettero sulle sedie di legno e presero gli strumenti dalle loro custodie.

Uno dei musicisti guardò dritto verso di loro e sul suo viso apparve un'espressione sorpresa.
Si affrettò a dare una gomitata a quello che gli stava accanto e li indicò con un breve cenno del capo.
L'altro guardò nello stesso modo incredulo e subito si chinò sull'orecchio del terzo.

All'ennesima espressione sbigottita, l'Alpha sospirò e mostrò loro il dito medio, facendoli ridacchiare. - Che stronzi. - Si limitò a commentare.

Nathan girò di poco la testa verso di lui. - Li conosci?- Sussurrò per non interrompere la magia che si stava preparando.
Lui annuì suo malgrado. - Sono amici di Aura. O per meglio dire, sono loro che l'hanno coinvolta nel jazz. Kayla usciva con lo stronzo al pianoforte e si è innamorata di questo mondo nonostante avesse preso un'altra strada. Non sapeva decidersi e alla fine non lo ha fatto. Esiste Aura, la rockstar scalmanata in tour mondiale e Kayla, la voce angelica del jazz. - Spiegò brevemente. - Concilia bene le due cose.

Nathan distolse l'attenzione dal palco per portarla sul profilo appena accennato del suo compagno. - Ti manca?- Mormorò. -  Quel mondo, intendo. Anche tu avresti potuto girare il mondo e suonare per milioni di persone. -
Anche Marshall si voltò verso di lui. - Non rimpiango le scelte che ho fatto. Dopotutto, sono state loro a portarmi da te. - Gli prese la mano e la strinse dolcemente. - Posso ancora girare il mondo, nessuno me lo vieta.-

L'Omega intrecciò le dita con quelle del compagno. - E suonare? - Volle sapere.
Il suo Alpha emise un flebile sospiro. - Quella è l'unica cosa che mi manca. - Rivelò, mentre delle dolci note risuonavano già nel locale.

Nathan non si voltò verso il palco, non ancora. Condusse la mano del suo compagno sul proprio grembo e la premette delicatamente contro di esso. Lui lo guardò interrogativo.

- Il tuo pubblico ti aspetta. - Disse soltanto l'Omega. - Quando vorrai.-

Marshall sentì il calore di quel contatto espandersi interamente dentro di lui.
Abbassò di poco il viso e lo coinvolse in un bacio leggero dal sapore dolciastro.
- Il mio piccolo dolce Omega, sa perfettamente come attirarmi a sè. - Soffiò poi mantenendo la voce bassa.

Nathan sorrise e appoggiò la testa contro la sua spalla.
Niente e nessuno avrebbe potuto interrompere quel momento tutto loro.

Ai primi strumenti, si accompagnò il pianoforte e presto una melodiosa musica riempì il locale.

Le tende rosse dietro al palco si aprirono, rivelando una figura di donna, racchiusa in un aderente abito di strass e brillanti color topazio, che mettevano in risalto la pelle scura. I capelli neri, ondulati erano portati tutti su un lato, tenuti da un fermaglio vintage sul quale erano montati due grandi fiori bianchi e qualche piuma.

Si avvicinò al microfono poggiato sull'asta e lo prese con un gesto dolce e delicato. Ad ogni suo passo, i riflettori infrangevano i cristalli del vestito, sparpagliandone i fastosi riflessi in mille scintillii.
Ogni suo movimento era aggraziato e preciso, calcolato fino al millimetro.

Iniziò a cantare, riducendo tutti ad un religioso silenzio.
Le labbra piene e carnose vezzeggiavano seducenti il microfono come a coccolare un vecchio amante mentre la sua voce graffiante parlava di amori non corrisposti e della nostalgia di un tempo passato che non sarebbe più tornato.

Individuò Marshall tra la folla e innalzò le sopracciglia sorpresa. Indugiò per molto tempo sul ragazzo che gli stava accanto, poi, lasciò scivolare lo sguardo sul pubblico, ma non riuscì a nascondere il mezzo sorriso che le aveva sfiorato le labbra e che non accennava ad andarsene.

Nathan appoggiò la testa sulla spalla del compagno e ascoltò incantato la sua voce da sirena.
Applaudì con forza quando i musicisti si lanciarono nei loro assoli, ancora di più quando lei si sedette sul coperchio del pianoforte, flirtando apertamente con il pianista.

Fu poi il turno di un blues, poi una coppia entrò nella sala e ballò sulle note di uno swing scatenato.

Guardò estasiato lo spettacolo, fino alla fine, felice come non mai e si dispiacque quando le ultime note del sassofono si spensero e gli artisti salutarono con un inchino, ringraziando tutti i presenti.

Marshall, invece, se ne rallegrò.
Tirò un sospiro di sollievo e scrollò la testa con forza, come a volersi togliere la musica di dosso.
- Finalmente. - Disse, allungando le gambe per stiracchiarsi per bene, prima di rivolgere lo sguardo verso il compagno. - Ti è piaciuto?-

Lui ricambiò lo sguardo con gli occhi che gli brillavano di gioia. - Sì! - Esclamò palesemente su di giri. - Non avevo mai visto una band dal vivo! -
L'Alpha sorrise dolcemente e il suo fastidio fu alleviato di molto dall'espressione di pura felicità sul viso del compagno. - Andiamo a conoscere Kayla. - Affermò, scivolando fuori dal divanetto.

La sala si stava già rapidamente svuotando, ma tra gli avventori, c'era ancora qualcuno seduto a chiaccherare e  altri che aspettavano soltanto l'uscita dei musicisti dai camerini.

Marshall li osservò per qualche istante poi lo prese per mano e sgattaiolò in uno dei corridoietti laterali, conducendolo verso una delle pesanti tende di velluto rosso.

- Marshall! - Lo chiamò Nathan, ridendo. - Non possiamo entrare!-
- E chi lo dice?- Rispose lui, guardandosi intorno con aria furtiva, scostando un lembo della tenda. - Entra dai. - Lo esortò divertito.

L'Omega ridacchiò e sgusciò dentro, tirandoselo dietro. - Potevamo aspettarli di là. - Disse poi guardando il corridoio con le pareti bianche e la moquette bordeaux.
- Ci vorrebbe troppo tempo. - Rispose l'Alpha. - E poi, mi ha visto. Si aspetta senz'altro che io vada a trovarla in camerino. Non credo uscirà in sala questa volta. - Individuò finalmente la giusta porta e vi si accostò.
Tese l'orecchio e bussò con due colpi netti e precisi; aspettò tre secondi e mezzo e ne battè altri due.

Quasi immediatamente, la porta si aprì e da essa uscì quasi di corsa Aura, in mutande e reggiseno, fiondandosi ad abbracciare Marshall che la accolse a braccio aperto.
Prima che l'Omega potesse anche solo provare un accenno di gelosia, si voltò e abbracciò anche lui come se fossero amici di vecchia data.
- Entrate! Entrate! - Li invitò con un sorriso raggiante.
Marshall schioccò la lingua divertito.  - Prima mettiti qualcosa adosso. -

Kayla rise a lungo poi sparì dentro il camerino. - Fatto! - Urlò un istante dopo.

L'Alpha scrollò le spalle, rispondendo alla muta domanda del fidanzato. - È fatta così.  - Disse poi, varcando la soglia.
Nathan si addossò a lui e richiuse la porta senza fare rumore.

I camerini non erano altro che una piccola stanza e un bagnetto, separati da una porta di legno e non molto altro. C'era un forte odore di chiuso, misto a sudore e puzza di fumo.
Lì i sensori antiscia non sembravano funzionare.

Il suo sguardo vagò e fu attratto dagli specchi incorniciate da lampade bianche e dai vestiti sparpagliati un po' ovunque.

- Marshall! Chi non muore si rivede! - Uno dei musicisti, il secondo ad averlo individuato, avanzò verso di lui con la mano protesa. Si fermò a qualche passo di distanza e osservò l'Alpha. - Che diamine hai fatto al braccio? - Domandò poi.
- Era davvero la bussata del principino Leroy quella che ho sentito? - Un altro dei musicisti sbucò da qualche parte e avanzò verso di loro. - Allora era vero! -

- Ehi! Ehi! Non me lo sciupate! - Kayla si affiancò a Marshall e lo prese sottobraccio. - Sciò! - Disse, facendo un gesto teatrale per scacciarli via.

Nathan rimase in disparte, incerto se arrabbiarsi per quella confidenza o ridere per l'assurdità della scena.
Alla fine, rimase lì, senza provare nè l'uno nè l'altro.

Marshall si divincolò dalla presa della ragazza e attraversò il camerino diretto verso l'unica finestra. La spalancò e una lieve brezza entrò subito, ammorbidendo l'aria. - Questa sarà l'ultima volta che mi vedrete, se non smettete all'istante di atteggiarvi ad un branco di idioti. - Affermò deciso.

- Non sei cambiato di una virgola. - Sorrise Aura, andando verso il minuscolo divanetto. - Sei sempre dispotico. - Si lasciò cadere sul divanetto e si coprì le gambe con la vestaglia. - Non potresti essere felice di vedermi? -

Marshall si allontanò dalla finestra per raggiungere di nuovo il suo compagno.
- Sono felice di vederti. Un po' meno dopo due ore passate ad ascoltare questo strazio. -

Aura afferrò uno dei cuscini e glielo lanciò. Gli sarebbe arrivato dritto in faccia se all'ultimo secondo l'Alpha non si fosse spostato.
- Allora perchè diamine sei qui?- Domandò il pianista. - Se non per la vera musica? -

Marshall si portò una mano tra i capelli.
- Sembra che qualcuno abbia rinvangato il passato e sia venuto fuori che io e Aura abbiamo avuto una specie di relazione. -
La ragazza sbuffò subito a ridere, tenendosi la pancia con entrambe le mani. - Questa sì che è bella! - Disse poi, asciugandosi le lacrime dagli occhi scuri.
Il suo trucco rimase impassibile.
- La gente non sa più cosa inventarsi. - Scosse la testa. - Avevano solo bisogno di qualche altro scoop inutile. -

L'Alpha sospirò. - Non ricordarmelo. Sono ancora sotto assedio per l'incidente stradale. -
- Quale incidente stradale? - Domandò il sassofonista.

Il bassista gli diede un leggero colpo sulla testa, con lo spartito arrotolato.
- Quello che è su tutti i giornali, stupidottero. -

Tra i due iniziò una accesa discussione finchè il batterista non si mise in mezzo e li separò.

Kayla lasciò perdere la disputa e riportò l'attenzione sull'Alpha. - Comunque sia, mi fa piacere che tu sia venuto a trovarmi. Non ci vediamo quasi mai tra i miei tour e i tuoi impegni. -
- Non siamo meno amici per questo. - Gli ricordò Marshall.
- No. - Concordò la ragazza, facendo scivolare gli occhi verso lo scricciolino messo in un angolo. - Penso sia il caso di presentarmi la tua nuova fiamma. Deve essere importante se hai deciso di farmelo conoscere di presenza, non appena tornata in città. -

Gli occhi dei quattro musicisti partirono dal viso di Aura e sfrecciarono verso l'angolo, soffermandosi sul giovane dai capelli bianchi.
- Dei santi! Non lo avevo neanche notato! - Disse uno dei quattro.
- Scusaci. - Ribattè un altro.
- Si, scusaci! - Ribadì il terzo.
- Sei così silenzioso che ti si nota appena. - Osservò l'ultimo.

- Wilbury! - Esclamò il pianista, regalandogli un'occhiataccia.
- È la verità! - Rispose subito lui.

Presto, iniziò un altro battibecco che questa volta coinvolse tutti e quattro.

Nathan, a disagio, si morse le labbra e tentò di calmare le acque.
Non gli piaceva stare al centro della scena, men che meno che si litigasse per lui.
- Non fa niente! - Esclamò, cercando di inserirsi nel litigio.
Sfortunatamente per lui, ogni suo tentativo fu ignorato.

Guardò Marshall chiedendo silenziosamente aiuto e lui non lo deluse. - Andiamo in un posto più tranquillo?- Propose l'Alpha.

Aura annuì e si alzò dal divanetto. - Saliamo in camera mia e ordiniamo qualcosa da mangiare, sarete affamati. -

- In realtà, abbiamo già cenato prima di venire qui. - Rispose Marshall poi notò l'espressione del suo Omega. - Ma ti faremo compagnia volentieri. -

Kayla guardò il ragazzo con un intenso sfavillìo negli occhi che si accentuò quando spostò lo sguardo verso Marshall. - Da questa parte. - Si alzò e si infilò velocemente un paio di ciabatte pelose fucsia prima di condurli fuori dal camerino.
- È sempre la solita stanza?- Si informò l'Alpha.
- Assolutamente! Non la cambio per nulla al mondo. - Rispose lei.
Marshall sollevò le sopracciglia. - Stiamo andando di sopra seguendo vie non ufficiali? -
Aura ghignò e con un colpo secco aprì una porta di servizio. - Proprio così. - Comunicò divertita mentre li scortava per una serie di rampe di scale di acciaio.

Nathan serrò la presa sulla mano del compagno.
Gli sembrava di essere un terzo incomodo. Si vedeva lontano un miglio che quei due avevano un certo grado di affinità. Era chiaro che si divertissero molto insieme.
Non sapeva se essere sollevato del fatto che non fossero mai stati fidanzati o se essere infastidito da quella orribile sensazione di inferiorità.

Salì in silenzio mentre quei due scherzavano e si punzecchiavano finché Aura non scassinò la serratura dell'ennesima porta di servizio e li condusse in un altro corridoio. - Perché fare tutto un enorme giro quando è così comodo entrare da qui?- Scherzò.
- Forse perché è quello che farebbe chiunque. - Rispose l'Alpha.
- Ma io - iniziò immediatamente la ragazza.
- Non sei una qualunque. - Finì per lei Marshall prima di lasciarsi coinvolgere da risate leggero.

Kayla fece un'espressione compiaciuta e raggiunse la metà del corridoio, infilandosi le mani nelle tasche della vestaglia per cercare qualcosa.
- Merda! Ho dimenticato le chiavi in camerino! - Si guardò velocemente intorno poi puntò l'indice scarno su di loro. - Aspettatemi qui. -
Si allontanò e invece si ripercorrere lo stesso tragitto, si avvicinò ad una finestra, la scavalcò e sparì.

Dietro alla porta della camera si udì un forte scalpicciò e qualcosa che rotolava per terra, un tonfo e una serie di imprecazioni piuttosto colorite.

L'Omega guardò il suo compagno con aria interrogativa ma lui scosso la testa, a metà tra il divertito e l'esasperato.
- È... -
- Fatta così. - Concluse Nathan.
Marshall osservò il fidanzato con aria indagatrice ma prima che potesse chiedergli cosa avesse, la porta finalmente si aprì.
- Alla buon ora. - Disse, entrando. - Vedo che neanche tu sei cambiata di una virgola dall'ultima volta in cui ci siamo visti. - Commentò l'Alpha, osservando un paio di perizoma rossi, buttati a casaccio sul pavimento. Li scostò con il piede e fece il giro del salottino affollato per trovarsi un posto.

Nathan guardò il disordine con le mani strette al petto. Vestiti e oggetti erano sparpagliati ovunque come se avessero deciso di uscire in autonomia dall'armadio e fossero andati a gironzolare ovunque, dimenticandosi però, la strada per tornare indietro.

-Una mente creativa ha bisogno del disordine. - Aura fece velocemente spazio sul divano di pelle nera, poggiando alcune cose sopra un mobiletto.

-Cazzate. - Rispose Marshall con un velo di divertimento nella voce. Si trovò uno spazio e si accomodò sul divano, portando con sè il suo compagno che gli si incollò, felice di avere un posto in cui stare senza sentirsi in mezzo ai piedi.
- Tu porti il caos ovunque. - Riprese, sollevando lo sguardo su di lei.

-È quello che fanno le rockstar. - Rispose a quel punto Aura, rinunciando al tentativo di pulizia. Fece cadere a terra le cose che c'erano sulla poltrona e vi si accomodò. - Allora. - Ricominciò, spostando lo sguardo sul ragazzo dai capelli bianchi. - Tu devi essere il motivo per cui questo STRONZO è venuto a trovarmi. Penso che almeno sia stato così gentile da dirti come mi chiamo realmente, ma se non lo avesse fatto - gli lanciò una breve occhiataccia - il mio nome è Kayla. - Stese la mano. - Piacere. -

Nathan allungò la sua e stringe quella della ragazza senza pensarci due volte. - Nathan. - Rispose, arrossendo lieve.
- Bel nome! - Esclamò Aura. - Come si pronuncia correttamente? Odio quando mi chiamano con un nome sbagliato. Vorrei evitare di fare lo stesso. -

L'Omega sorrise timidamente. - In realtà, è abbastanza facile, è Nat-an.-
Kayla annuì soddisfatta della risposta.

Marshall circondò i fianchi del compagno con il braccio e lo strinse a sé, ricevendo un piccolo sorriso in cambio.

- Ora che il ghiaccio si è frantumato. - Riprese Aura, la cui possessiva manovra non era sfuggita. - Da quanto state insieme, voi due? -
L'Omega si mordicchiò le labbra, pensando al tempo trascorso con il suo Alpha.
Da quando avrebbe dovuto iniziare a contare?

Marshall invece fu più veloce. - Non sono affari tuoi. - Disse, mostrandole un sorriso beffardo e provocatorio, più per infastidirla che per altro.

Lei colse, al volo  l'occasione. - Sarei sbalordita se fosse più di una settimana. - Ghignò. - Non è il tuo limite massimo di sopportazione? -

Nathan guardò entrambi, confuso.

- Con te è stato anche meno. - Ribattè subito l'Alpha.
Kayla trasformò il ghigno in uno splendido sorriso. - Mi sono mancati i nostri litigi. - Si addossò alla poltrona e assunse una posa più decente. - A dire il vero, manchi molto anche ai ragazzi. Sono anni che non parli con alcuni di loro. -

Il volto di Marshall si scurì lievemente. - Non avete più bisogno di me. Ve la cavate egregiamente.-
- Questo è vero.-  Replicò Aura. - Non abbiamo più uno scassacoglioni nel gruppo.-  Ridacchiò. - Ciò nonostante, Robbie ci è rimasto malissimo quando non sei venuto al suo matrimonio. Avevamo pure fermato il tour. -

L'Alpha serrò le labbra. - Mi sono già scusato con lui. -
Kayla stese le gambe sul tavolino. - Il regalo gli è piaciuto. - Girò il viso verso gli ospiti. - A chi non sarebbe piaciuta una vacanza gratuita? - Alzò l'indice e lo puntò verso di lui. - Ma noi non eravamo amici per i tuoi soldi. - Disse minacciosa.

Nathan trattenne quasi il fiato.
Pensava di poter conoscere la ex del suo compagno e invece, forse, avrebbe potuto saperne di più anche su di lui.

- Lo so.- Rispose l'Alpha con voce piatta.
- Ora, capisci. Se sei ricomparso dopo tutti questi anni, lui - spostò il mento verso l'Omega - deve essere parecchio importante per te. E questo mi incuriosisce. -

La risposta di Marshall non si fece attendere. - Lo è. - Affermò senza esitare. - Più di quanto credi. -
Lo sguardo di Aura si posò ancora sul giovane Omega. - Lo sai? Non avrei mai pensato che ti saresti interessato ad un Omega. - Si rivolse direttamente al soggetto in questione.  - Non so se ne abbiate parlato, ma sembrava allergico a quelli del tuo genere. -

Nathan sbattè le palpebre e dinegò lieve.
La Lady gli aveva accennato qualcosa in passato, ma moriva dalla voglia di saperne di più.
Aveva appena trovato una mappa che lo avrebbe condotto ad un immenso tesoro e non voleva farsi sfuggire l'occasione.

Soffocò sul nascere le proteste di Marshall, rabbonendolo, poggiando la mano sul suo ginocchio. - In che senso?- Chiese poi.

Aura appoggiò il gomito sul bracciolo senza smettere di fissarlo. - Mi serve un drink. - Disse poi. - Voi?-
L'Omega scosse la testa. - Sono a posto, grazie, non bevo. -

- Che palle. - Decretò la Beta, spostando gli occhi sull'Alpha. Alzò un sopracciglio e aspettò la sua risposta.

Anche Nathan posò lo sguardo su di lui.
Ma prima che Marshall potesse proferire parola, Kayla emise un verso frustrato e si alzò. - Ti porto il solito, tanto non è che ti ubriachi o altro. Sei un Alpha. - Borbottò prima di sparire dietro al minibar.

- Il solito?- Sillabò senza suono l'Omega.
Marshall scrollò la spalla. - Ero un po' casinista al college. -

- Un po' ?!? - Gli fece eco Aura, ritornando con due bicchieri squadrati. - Il signorino qui presente era il Re assoluto delle feste. - Affermò. - Conosceva tutti all'interno del campus e sapeva tutto riguardo ogni singolo party. Alla. Perfezione. - Gli mise il bicchiere in mano. - E non è tutto! Era capace di passare da una festa ad un'altra senza mai stancarsi. Ha sempre avuto una resistenza eccezionale. - Sollevò il drink. - E poi, lo ritrovavi la mattina, in perfette condizioni. Si presentava a lezione come se nulla fosse, con i vestiti della sera prima o altri, sempre senza una piega, a seguire i discorsi complicati del professore senza battere ciglio né sbadigliare neanche una volta. -

Marshall prese il bicchiere e lo analizzò, odorandolo piano. - Non è colpa mia se sapevo come fare baldoria. - Rispose, sorseggiando lentamente il liquido trasparente.

Aura lo guardò storto. - Nessuno sapeva mai come facesse, la maggior parte delle volte neanche dormiva, viste le sue attività. -
L'Alpha sorrise leggermente. - Senza i miei appunti, non avresti passato metà dei corsi. -
- Ma sentilo! Dovrei aprire le finestre per far uscire le cazzate che dici! - Kayla sorseggiò l'alcool e si rimise comoda sulla poltrona.

Nathan osservò affascinato lo scambio di battute poi si concentrò sulla ragazza.
- Stava alla larga dagli Omega?- Le ricordò.
I suoi occhi si allargarono. - Oh sì.- Annuì. - C'erano pochi Omega dichiarati nel campus e la gente faceva a gara per cercare di capire chi fossero. Marshall non ne aveva bisogno, li riconosceva subito se gli passavano accanto, bastava una annusata. Ed erano gli unici che rifiutava apertamente. -

- Non era necessario illuderli. - Si intromise Marshall. - Non c'era spazio per una famiglia, ero troppo giovane. -
- Oh, che gentil'Alpha. - Aura alzò lo sguardo su di lui, regalandogli un'occhiataccia che l'Alpha accettò senza protestare.

Nathan invece ignorò il commento sarcastico della Beta.
Lui sapeva perchè Marshall non voleva stare con gli Omega. Gli aveva spiegato i motivi, subito dopotutto la prigionia.
Era strano che non avesse detto nulla né a lei, considerato il rapporto che c'era stato tra loro, né ad Hanna.
Neanche la Lady ne era a conoscenza.
Forse, era il solo a conoscere tutta la storia.
Gli sorrise dolcemente e lui ricambiò allo stesso modo.

- Ma anche senza Omega, riceveva lettere e dichiarazioni di ogni tipo e di continuo. - Ricominciò Aura in vena di chiacchere. - E lui le accettava tutte eh. Un giorno stava con uno, un giorno con un'altra. Ammetto di essermi diventita quegli anni. - Il suo sguardo si animò. - Ti ricordi di Liam Moore? Quel Beta super carino nella squadra di nuoto?-

Marshall ci riflettè per qualche secondo poi scosse la testa.

- Ma sì, quello che voleva tatuarsi il tuo nome se avesse vinto i campionati! - Ribadì Kayla.

L'Alpha fece una smorfia e si portò il bicchiere alle labbra. - Me lo ricordo.  - Disse serafico, sorseggiando poi un altro sorso di curacao. - Me lo ricordo. -

Nathan annusò il drink, cercando di capire cosa ci fosse dentro, ma sentì solo l'odore pungente e fastidioso dell'alcool che gli fece storcere il naso.

- Vuoi assaggiare? - Lo provocò Marshall, soffiando lieve al suo orecchio. L'Omega gli rifilò un'occhiataccia e si scostò, perdendo qualsiaisi interesse.

L'Alpha però ne approfittò e gli prese gentilmente il mento, alzandogli di poco il viso, prima di chinarsi a mordicchiargli le labbra e a baciarlo.

Nathan non tentò neanche minimamente di opporsi e si lasciò coinvolgere, considerando quel bacio come una piccola rivincita.

Le loro lingue si cercarono, si scontrarono, si sfiorarono, si ritrassero e si accarezzarono di nuovo.
L'Omega riuscì a sentire il sapore dell'alcool mischiato a quello del suo compagno e rimase piacevolmente stordito da quel mix zuccherato ma amarognolo.
Ricambio al suo meglio il bacio vorace e si staccò solo quando si rese conto di non avere più fiato.
Si accarezzò le labbra con la punta della lingua.
Doveva esserci abituato ormai, ma ogni volta che Marshall lo baciava in modo così intenso, lo lasciava sconvolto e del tutto scombussolato.

Aura si lasciò sfuggire un fischio di apprezzamento. - Ci sai ancora fare. - Commentò. - Noto che non hai ancora perso il tuo tocco. -

Marshall indossò un'espressione strafottente. - Avevi dubbi? -
La Beta scosse la testa. - Anche se addomesticato, un lupo non smette di essere un animale feroce e predatorio. -

Imbarazzato, Nathan si schiarì la voce, ottenendo così l'attenzione della Beta. - Cosa... cosa è successo con il tipo dei campionati? - Domandò cercando di cambiare argomento.

Kayla inclinò la testa, rimanendo qualche secondo in silenzio. - Ha confessato a Marshall di avere una cotta per lui e lo ha invitato ad uscire. Ma neanche il tempo di avere un secondo appuntamento, che si è fatta avanti una ragazza dicendo a Liam che Marshall era il suo ragazzo e che non doveva intromettersi mai più. - Scosse la testa divertita. - Affermavano entrambi di essere fidanzati con lui. Hanno perfino fatto a botte! - Ridacchiò. - Alla fine, si sono fatti avanti un altro paio di persone e a quel punto, hanno capito tutti di essere stati presi in giro e sono diventati amici. -

Nathan spalancò la bocca e si voltò verso il compagno. - Che stronzo!- Esclamò indignato.
Un terribile splendidio sorriso da lupo si aprì sul suo volto, facendogli sfarfallare il cuore.

- In mia difesa. - Iniziò Marshall. - Non ho mai accettato relazioni, solo appuntamenti. - Spiegò, finendo in un sorso il contenuto del bicchiere. - L'ho detto subito. Niente relazioni a breve o lungo termine. Non è colpa mia se hannno frainteso. Non li ho mai presi in giro. Ero disposto a concedere loro qualche appuntamento ma mai qualcosa di più.  -

- Dillo a Stacy Miller. - Rise diabolica Aura.
L'Alpha roteò gli occhi. - Lei non era interessata ad una relazione. Era già fidanzata. La sua era una persecuzione. Non era amore, era ossessionata dall'idea di usarmi a suo piacimento. - Poggiò il bicchiere sul tavolino. - Era pura e semplice, pericolosa ossessione. -
L'Omega guardò prima l'uno poi l'altro con aria interrogativa.

- Aveva fondato un fan club. - Rispose la Beta.
- Non lo definirei un fan club. - Rettificò Marshall. - Era più che altro un modo per sapere sempre dove fossi e cosa stessi facendo. Era inquietante e al limite del legale. -

- Era un po' invadente. - Concordò Aura. - Sapevano sempre tutto e di tutti. -

Nathan provò uno stato di paura e angoscia all'idea. - Ma è terribile... - Soffiò con la gola secca.
- Niente di irrisolvibile. - Intervenne l'Alpha, sistemando il braccio sulla spalliera e iniziando a giocherellare con i capelli dell'amato, attorcigliandoli tra le dita.

- Niente di irrisolvibile! AH! - Aura si mise a sedere di scatto. - Sei andato a letto con lei e l'hai minacciata di raccontare tutto al suo promesso sposo se non avesse smantellato il club! -

- Non ho fatto solo questo a dire il vero. - Affermò distrattamente Marshall. - Ma non credo sia necessario aggiungere altro. Ha funzionato. -
- Lo immaginavo. - Rispose Kayla. - L'hai terrorizzata come minimo. È stata velocissima a chiudere il club. -

- Anche a raggiungere l'orgasmo. - Ribattè l'Alpha senza battere ciglio.
- Marshall! - Nathan arrossì intensamente e gli diede una manata in pieno petto.

Lui ringhiò piano per il dolore. Nonostante fossero praticamente guarite aveva ancora delle fratture e il suo compagno non c'era andato leggero.

- Perchè ti ricordi tutti i tuoi partner sessuali?- Ridacchiò la ragazza, ricominciando a ridere senza freni. - Che memoria straordinaria! - Agginuse poi, riaffondando di nuovo sulla poltrona.
La vestaglia le si aprì leggermente, rivelando parte delle gambe ben tornite.

- Cosa intendi? - Chiese l'Omega, distogliendo subito lo sguardo.

Aura tracannò l'intero contenuto del bicchiere, scoccando una breve occhiata all'Alpha, prima di dire qualsiasi cosa.

Marshall sospirò e fece un rapido gesto con la mano, dandole il permesso di raccontargli ciò che voleva.

Sapeva perfettamente che Nathan non si sarebbe mai dato pace finché non avesse saputo tutto e soddisfatto a pieno la sua curiosità. Lo conosceva abbastanza da sapere che non si sarebbe mai calmato in caso contrario.

- Sai come vanno le feste al college - ricominciò la Beta a mezza voce - alcool a fiumi, qualche gioco di troppo. Il tuo compagno era noto per fare stragi. Aveva un partner, o due, diverso a sera. Nessuno se ne lamentava, sia chiaro. Una volta... - si interruppe come se stesse cercando di ricordare qualcosa - merda, non mi ricordo il nome... comunque, l'ho beccato in una camera con due ragazze che si davano da fare e un ragazzo che partecipa all'azione. Credo che non dimenticherò mai quella scena. -

- Aura.- La ammonì di colpo l'Alpha con un tono di voce abbastanza irritato.

Nathan rimase di sasso e si girò di scatto verso il suo fidanzato. - ... a tre a tre? - Mormorò.

Non riusciva neanche a immaginare a cosa si stesse riferendo la ragazza. Non riusciva letteralmente a visualizzare nulla. Al solo pensiero si sentiva le orecchie in fiamme.
Sapeva che Marshall aveva molta più esperienza di lui ma non quella.
Non così.
Non avrebbe mai pensato che fosse il tipo da...

Lo guardò sentendo il cuore, sprofondare in un abisso.
Cosa gli impediva di riprendere le vecchie abitudini? Di trovare qualcuno che lo soddisfacesse in tutto e per tutto?
Si annoiava con lui?

Spostò gli occhi sulla ragazza, tremando appena mentre una rivelazione lo colpiva lasciandolo come un idiota.
Una notte.
- Voi due siete stati a letto insieme! - Realizzò, intuendo solo in quel momento il significato dietro le parole del compagno.
Aura annuì, confermando i suoi sospetti.
- È stato fantastico ma è stato solo questo. -

Marshall spostò le sfere sanguigne sul suo Omega e gli prese di nuovo il mento, costringendolo a guardarlo. - So a cosa stai pensando. - Disse con voce calda e gentile. - Smettila. -

Nathan quasi sobbalzò e sentì gli occhi inumidirsi ma riuscì a trattenersi dal piangere a dirotto.

- Ero un vero coglione da giovane. - L'Alpha gli accarezzò la guancia con una tenerezza e un amore tale negli occhi che l'Omega dimenticò in un istante qualsiasi dubbio avesse.
Anche lui era stato diverso.
Anche lui era stato un'altra persona rispetto a quella che era adesso.

- Non... - Iniziò ma un flash lo interruppe.

Entrambi si voltarono e videro la Beta intenta ad armeggiare con il cellulare.
- Kayla. - Ringhiò Marshall. - Che diavolo stai facendo? -

Lei sorrise. -È tanto che non ci riuniamo con il nostro vecchio gruppo e li ho appena invitati. Volete qualcosa da mangiare? -
Marshall si portò la mano sul viso e sospirò esasperato. -No. - Rispose secco.
Poi vide l'espressione sul volto del suo compagno e il suo tono si addolcì.
Era destabilizzante quanto velocemente il suo compagno cambiasse umore quando si menzionava il cibo.

- Gelato... - Tirò ad indovinare.
Gli occhi di Nathan si illuminarono.
- Al... caramello?- Domandò incerto. L'Omega annuì entusiata.
- Con gli zuccheri... no, i ricciolini di cioccolato. - Disse più sicuro. - E... -

Nathan si portò le mani sul grembo e le attorcigliò tra loro, contenendo a stento l'emozione. - Pop corn... - Sussurrò.

- Pop corn. - Ripetè, girandosi verso la ragazza.
Trovò Aura a fissarli ad occhi semichiusi.
- Fatto! - Disse soltanto, mettendo via il telefono. - Appena ho detto loro che eri qui, si sono messi per strada. -

- Gentile da parte loro. - Replicò Marshall, sorridendo appena.

L'Omega alzò le sfere dorate su di lui.
Percepiva una strana gioia provenire da lui, nonostante non apparisse nulla sul suo viso. Allungò la mano verso la sua e la strinse. - Sono amici tuoi? - Chiese, interessato a quella sensazione di felicità nascosta.
- Tecnicamente. - Ripose lui, giocherellando con la mano del fidanzato.

- Andiamo, principesso. - Rise Aura con gli occhi che luccicavano per via dell'alcool. - Eravamo i tuoi compagni di avventura! -
L'Alpha inarcò un sopracciglio. - Bei compagni siete... - Iniziò ma si interruppe quando il suo compagno lo tirò dalla maglietta.
- Il tuo telefono sta vibrando. - Osservò l'Omega.

Marshall sospirò. - Sarà uno dei ragazzi. -
Ma prese comunque il cellulare e lo guardò. Il suo volto diventò scuro in meno di un istante. - Devo rispondere. - Disse incredibilmente serio, alzandosi immediatamente dal divano.
Rispose e si accostò il telefono all'orecchio mentre usciva.

Nathan guardò i suoi movimenti, rabbrividendo appena.
Non era riuscito a capire chi fosse ma di una cosa era sicuro.
C'era solo una persona in grado di farlo preoccupare e scattare in questo modo.
E se fosse stato come immaginava, c'erano sicuramente guai in vista.

Non appena la porta si richiuse, Kayla si alzò e si avvicinò al ragazzo, squadrandolo con una strana espressione sul volto. Piombò seduta sul divanetto e si protese verso di lui.

L'Omega si tirò leggermente indietro.

Aura sorrise e gattonò verso il ragazzo, incastrandolo per bene tra il bracciolo e la suafigura, continuando ad analizzarlo attentamente in ogni dettaglio, come a volerlo imprimere nella sua mente.

Nathan deglutì a disagio. - Ehm... -

- Tu sei diverso. - Disse lei tornando indietro.
Gli occhi prima annebbiati dell'alcool adesso sembravano incredibilmente chiari e limpidi. - Non sei come le persone con cui è stato prima, mh. - Lo fissò. - È vero che ha fatto degli errori quando era giovane, ma per quanto riguarda le relazioni è diverso. Il sesso non lo offriva e non lo chiedeva, succedeva e basta. Molti volevano solo sapere se le voci che circolavano su di lui fossero vere o no. Lui non ha mai offerto amore a nessuno.  Niente false promesse. Le sue vere relazioni duravano a stento una settimana. Non ci provavano neanche a capire come fosse, non volevano davvero conoscerlo o stare con lui; volevano solo avere un tornaconto che fossero soldi, prestigio o sesso. Marshall era un... essere mitologico. Come se fosse diverso dai comuni mortali, come se... appartenesse ad un'altra dimensione. - Concluse il discorso, allungando nuovamente i piedi sul tavolino. - Dei, ho proprio voglio di una sigaretta. -

Nathan la osservò con attenzione, fissando il trucco ormai sbavato e le labbra gonfie.
La rockstar ribelle nascondeva in realtà un lato attento ai particolari e piuttosto guardingo. 
- Perché me lo stai dicendo? - Domandò a quel punto.

La Beta scrollò le spalle. - Può essere frustrante parlare con lui a volte. Il secondo prima, può essere limpido come uno specchio d'acqua pura e il secondo dopo, chiudersi completamente e indossare una maschera senza volto. - Schioccò la lingua. - Al college ne aveva sicuramente una. -

L'Omega sospirò e rimase in silenzio, ripensando ancora a ciò che aveva scoperto, senza sapere esattamente cosa provare di fronte a quelle informazioni.
Sapeva che Marshall aveva avuto una vita prima di lui ma avrebbe mai immaginato fosse così... intensa.

Kayla era ancora persa nei suoi ricordi quando ricominciò a parlare. - Qualunque maschera indossasse penso... penso si sia rotta ad un certo punto. - Riflettè e si girò a guardarlo. - Sai che ha questa specie di dote che gli permette di capire lo stato d'animo di chi lo circonda dalla sua scia, no? -

Nathan annuì velocemente.
Era sempre stato affascinato da quella sua capacità innata.
Non molti Alpha la possedevano.

Aura mosse la testa di rimando, imitando quel movimento. - La usava spesso, oddei. - Si corresse subito. - Era bravo a mettere a proprio agio le persone, non usava il suo dono per scopi malefici. - Riflettè. - Ma all'ultimo anno... - fece una smorfia -  - era come se fosse un'altra persona. Non era... non era più come prima. - Strofinò la mano contro il braccio. - Mancò per la maggior parte del primo semestre, rischiando quasi per fallire. Niente più scherzi. Niente più feste. Niente divertimenti. Niente più... musica. - Scosse la testa. - Penso che questa sia stata una decisione che lo ha devastato. Non mi ha mai detto cosa è successo quell'anno e io non ho insistito; anche se a lungo andare avrei dovuto. Era sempre... sull'orlo. Bastava poco per farlo scattare. Litigava con tutti, forse anche con se stesso. Verso la fine dell'anno la situazione è migliorata, ma ormai... ormai quel Marshall non c'era più. - Disse. - Ci ho pensato molto negli anni a seguire.  -

Nathan chiuse di scatto la bocca che non si era neanche accorto di aver aperto e si mordicchiò l'unghia del pollice, assorbendo le nuove informazioni come una spugna.

Quante altre cose avrebbe dovuto sapere da altri? Cosa diavolo era successo quell'anno?
Cosa poteva averlo spinto a lasciare la musica che amava tanto, così di punto in bianco? C'era forse lo zampino di Hanna?
Sapeva che prima del suo rapimento quei due non avevano un bel rapporto, non sapeva bene quanto fosse logoro, prima di entrare nella loro vite ma sapeva che non era una situazione facile.
Entrambi erano troppo dominanti perché uno dei due si sottomettesse all'altro.
Quei due erano fin troppo simili per andare d'accordo.

- Non ne avevi idea, mmh? - La Beta si alzò dal divanetto e frugò nella borsetta con le dita esili. - Perché ti ho detto tutto questo? - Estrasse un pacchettino rettangolare, prese una sigaretta e la incastrò tra le labbra. - Meritavi di saperlo. - Disse, mettendo le mani a coppa intorno alla fiammella dell'accendino. Ispirò avida poi espirò. - Tu non fumi, vero?-

- No. - Rispose Nathan, sovrappensiero, perso in tutto ciò che aveva saputo quella sera.
Aura assunse un'aria pensierosa e lo guardò. - Immaginavo. -
Si diresse verso la finsestra e la aprì, sedendosi comodamente sul davanzale, metà dentro, metà fuori.

L’Omega non le prestò la minima attenzione. In un gesto ormai abitudinario, si portò le mani sul grembo, dove si trovavano i piccoli germogli del loro amore.
Aveva importanza?
Il suo passato... quello di Marshall.
Aveva importanza?

Ad un tratto gli sembrava che niente avesse più senso.
Marshall aveva avuto un passato pieno di esperienze, ma adesso era suo.
Suo e basta.
Non gli importava più cosa avesse fatto o con chi. Non gli importava più delle motivazioni.
Ora, Marshall era il suo Alpha.
Aveva scelto lui. aspettava dei cuccioli da lui.

A cosa serviva conoscere il passato da altri? Un passato che poteva essere distorto a piacimento?

Un forte fastidio iniziò ad irritarlo.
Aveva bisogno di allontanarsi da lì, di andare in bagno, lavarsi la faccia e accettare il passato del suo compagno per costruire un futuro migliore con lui.

Sollevò gli occhi sulla Beta, trovandola nella stessa posizione ma con la sigaretta già a metà. - Aura, dov'è il bagno?- Si informò, nauseato dal fumo che nonostante tutto riusciva a sentire.
- In fondo, sempre dritto, non ti puoi sbagliare. - Rispose Kayla, puntando lo sguardo malinconico sul cielo stellato.

Nathan si alzò e si allontanò dalla stanza verso l'ultima porta in fondo. Vi si infilò, senza fare troppo caso al disordine e per prima cosa fece la pipì, poi, si lavò le mani con il sapone e si sciacquò la faccia, trovandosi stanco e pallido.

Nonostante tutto ciò che aveva pensato prima, i dubbi lo assalirono di nuovo.
Sia Kayla che Ashley, seppur in modo diverso, erano due splendide donne.

A volte si chiedeva se Marshall non rimpiangesse il fatto di averlo marchiato, durante quella notte di follia.
L'Alpha non era in sè, in quel momento, così come non lo era neanche lui; e anche se lo fosse stato, non pensava che lo avrebbe fermato lo stesso.
Desiderava Marshall, voleva essere il suo Omega, bramava il suo morso.

Non riuscì più a sostenere il suo stesso sguardo e si girò di scatto, dando le spalle allo specchio.

L'attimo prima, si sentiva invincibile, poi, un disastro.
Era in balia costante delle proprie emozioni che lo trascinavano in una giostra che vorticava sempre più forte.

Ad un tratto gli sembrò soffocare nel piccolo bagnetto.
Aprì la porta e uscì, prendendo aria.
Fece qualche respiro più profondo per cercare di darsi un contegno e tornò nel salottino, trovandolo più pieno di quando lo aveva lasciato.
Indietreggiò leggermente ma prima che potesse fuggire di nuovo in bagno, il suo Alpha lo intercettò.
Sembrava più allegro di prima.

- Tutto bene? - Domandò comunque Nathan, sollevato nel vedere quel mezzo sorriso.
Marshall prese la sua mano e la baciò. - Mio piccolo, dolcissimo, amatissimo Omega. - Strofinò la guancia contro il suo palmo. - Sto bene. Ed è tutto a posto, a parte il tuo nervosismo. -
L'Omega abbassò lo sguardo, sospirando appena - È così evidente? -

L'Alpha scosse la testa. - Solo a me. - Fece scivolare la mano lungo la sua schiena, poggiandola brevemente sulla zona lombare. - Non esserlo, sono brave persone. - Lo spinse piano.

Nathan deglutì e si lasciò condurre in quel covo di scalmanati.
Aura era di nuovo sulla poltrona e seduto accanto a lei, sul bracciolo, c'era un ragazzo con la testa metà rasata e disegnata con linee rette intersecate tra loro, metà di un blu profondo.
Sul divano, un ragazzo magrolino dai corti capelli neri e una ragazza con una lunga treccia rossa sulla spalla sinistra, stavano bevendo delle lattine di birra ghiacciata.
Sul tavolino, troneggiava un cartone maxy di pizza, aperto e già per un quarto vuoto.

I due ragazzi, non appena videro che Marshall era tornato con qualcuno, scivolarono silenziosamente sul pavimento e si spostarono uno dall'altra parte del tavolino, l'altra, nel lato corto.

- Quindi è lui il motivo per il quale non si può fumare. - Esordì il ragazzo, appollaiato sul bracciolo.
- Se ti da così fastidio, puoi uscire sulla scala antincendio. - Replicò prontamente Marshall, regalandogli un mezzo sorrisetto sarcastico. Si sedette sul divano e invitò il suo compagno a fare altrettanto, con un piccolo gesto della mano.

L'Omega sentì tutti gli sguardi su di lui e provò un certo disagio. Per evitare di ricevere altre insistenti occhiate, si rifugiò dal suo Alpha, prendendo posto accanto a lui che allungò immediatamente il braccio sulla spalliera e lo strinse a sé con fare protettivo.

- Propongo una tregua. - Disse a quel punto la ragazza, aprendo velocemente una busta di plastica. Afferrò il barattolo di gelato e gliela allungò insieme al cucchiaio con cui veniva venduto.
- Grazie... - Esitò Nathan, prendendo il cibo. Il suo stomaco emise un verso di pura gioia.

- Sarah. - Lo anticipò lei. - Tu dovresti essere Nathan, giusto?-
L'Omega annuì gentilmente.

- Lui è Axel. - Intervenne il suo Alpha, intromettendosi. - Quel simpatico pappagallino appollaiato lì invece, è Hal. Tra l'altro, dovresti già conoscerlo. È il buzzurro che ci ha interrotto durante il nostro primo appuntamento. -

- Ehì! - Protestò quest'ultimo, facendogli il dito medio. - Parla per te, damerino! E poi, in che senso, vi ho interrotti, eh? -
I due iniziarono a battibeccare sotto lo sguardo stupito di Nathan e quello ormai abituato di tutti gli altri.

Axel si protese leggermente verso l'Omega e gli passò il pacchetto di pop corn. - Non farci troppo caso. - Minimizzò. - Quei due sono sempre stati come cane e gatto. -
Sarah annuì. - Ma si vogliono bene a modo loro. Hal c'è rimasto di merda quando Marshall ci ha abbandonato senza darci spiegazioni. Non gli ha parlato per una settimana. -

Nathan inarcò le sopracciglia e si voltò leggermente verso il compagno.
Aveva un'espressione infastidita mentre litigavano e discutevano, ma sapeva che si stava divertendo.
Era totalmente rilassato e non c'era alcun segno di tensione nel suo corpo, anzi, c'era una luce diversa nei suoi occhi che raramente vedeva.

Sorrise dolcemente e aprì la sua monoporzione di gelato.
Non si sentiva più a disagio, né in mezzo agli sconosciuti.

Axel sollevò gli occhi sul ragazzo e lo osservò curioso. - Come vi siete conosciuti voi due? -
Sarah alzò la testa dal cellulare. - Voglio saperlo anche io!-
- Tutti vogliamo saperlo. - Intervenne Aura dall'altra parte.

Nathan arrossì brevemente per il silenzio carico di anticipazione che si era creato e si voltò verso il suo Alpha.
- Non guardare me. - Rispose lui. - Hanno interpellato te. -
L’Omega affondò il cucchiaio nel gelato, guardandolo sovrappensiero. - Ho sentito litigare lui e sua madre, il mio primo giorno in azienda. - Iniziò.

- Oh, sua madre. - Intervenne Hal, roteando gli occhi.
-Smettila! - Lo redarguì Sarah.
Hal la guardò storto. - Tutti sanno che quella donna è l'incarnazione dell' inferno! - Replicò.
Nathan si perse di nuovo nella litigata, finchè questa non fu sedata da Kayla. - Poi cosa è successo? - Domandò curiosa.

L'Omega masticò in fretta i pop corn e li buttò giù, insieme ad un cucchiaio di gelato. - Poi... ho chiesto chi fosse il ragazzo con cui stava litigando il mio boss... - Continuò, divincolandosi nella storia, dipanando con attenzione tutti i fili del racconto.
Quando raggiunse il punto, molto rivisitato, di quando lo aveva visto nei propri sogni, Marshall lo interruppe.

- Non me lo avevi mai detto. - Disse con voce calda e divertita.
Nathan sorrise contagiato dalla serenità che sentiva provenire da lui. - Non me lo hai mai chiesto. -
- Touchè. - Rispose lui, ridendo appena.
L'Omega trattenne quasi il fiato, stregato dalla luce sfavillante nei suoi occhi.
Quei bellissimi rubini di cui era follemente innamorato, ridevano di gioia.
Si ritrovò a desiderarlo come non mai.

L'Alpha fiutò il suo desiderio e il sguardo si fece scuro e bramoso. Iniziò a fissarlo come se volesse divorare ogni millimetro del suo corpo.
- Marshall... - Sussurrò Nathan, rabbrividendo appena.

Marshall gli accarezzò lo zigomo con il pollice e si chinò verso il suo volto, passando poi la lingua sull'angolo della sua bocca prima di baciarla lentamente e con dolcezza. Si ritrasse e i suoi occhi cambiarono di nuovo, regalandogli un luccichio selvaggio pieno di promesse e oscuro desiderio.

Nathan arrossì completamente e la sua temperatura salì alle stelle. - Perchè... - si lamentò, nascondendosi dietro le mani, cercando di calmare il battito furioso del suo cuore.
L'Alpha sorrise ferino. - Avevi un po' di gelato lì. - Rispose. - E volevo sapere se era buono come lo facevi sembrare.

- Bleeeh. - Si fece sentire Hal con voce schifata, dopo aver assistito alla scena. - Vogliamo sentire il resto!- Affermò, ormai appassionato alla storia.

Aura gli tirò uno scappellotto sulla nuca. - Smettila di fare il cretino per un attimo. - Disse, insolitamente severa.
- Non può. - Intervenne Sarah. - È nel suo DNA. -
- È nEl SuO dNa. - Gli fece il verso lui, facendole la linguaccia.

Sarah inarcò un sopracciglio e decise di ignorarlo, rivolgendosi verso l'Omega per sentire il resto della storia e dargli modo di riprendersi. - Cosa è successo poi? -

Kayla diede a Harry una leggera gomitata. - Te la sei cercata. -

Nathan fece un altro profondissimo respiro e cercò di riprendere il controllo.
Era difficile dominarsi. I suoi ormoni desideravano da impazzire ciò che i suoi occhi gli avevano promesso.

Marshall venne in suo soccorso anche questa volta e riprese a parlare per dargli il tempo di ricomporsi. Narrò brevemente di ciò che era accaduto in lavanderia, evitando di fare commenti inappropriati riguardo al bacio e raccontò del loro primo appuntamento al parco.

- Ah! Ecco dov'eri! Dovevamo vederci ma non riuscivamo a contattarti. - Disse Axel, masticando il bordo della sua fetta di pizza. - Eravamo in pensiero perchè sei rimasto sul vago e poi sei sparito dalla faccia della terra. -

L'Alpha alzò la spalla. - Con tutto il rispetto ma nessun uomo sano di mente avrebbe preferito voi a lui. - Replicò con un ghigno.
L'Omega arrossì ancora e cercò di sprofondare nel divano.

- Perchè devi sempre pensare con il coso che hai tra le gambe, se no non si spiega. - Rispose Hal, incrociando le braccia al petto. - Non potevi portartelo a letto e raggiungerci? -

Il viso di Marshall si adombrò e Nathan rabbrividì, sentendo immediatamente i muscoli e la pelle contrarsi, segno di un grave pericolo imminente.
Tutti i suoi sensi si acuirono, pronti e vigili  mentre un campanello d'allarme risuonava feroce nei labirinti della sua mente.

Riconosceva quel torrente di lava infernale.
Il suo compagno era furioso.

- Puoi insultare me tutte le volte che vuoi. - Ringhiò lui, con voce profonda. - Ma non mettere mai. -Sibilò. - Mai il mio Omega in mezzo. -

L'atmosfera cambiò, diventando tesa e pesante in un istante.
-Non... non volevo insinuare nulla. - Si difese Hal quasi balbettando. - Chiedo scusa. -
Gli occhi di tutti saettarono preoccupati dall'uno all'altro.

Nathan avvertì il nervosismo nei lo sguardi e vide la paura in quello del Beta. Lo osservò per qualche momento poi si girò verso il compagno, portando la sua più totale attenzione su di lui.

Non capiva perchè fosse scattato in quel modo, ma sapeva che avrebbe dovuto rimediare al danno prima che succedesse  qualcosa di spiacevole e irreparabile.

Prese con dolcezza la sua mano e vi posò la guancia sopra. - Amore... - Lo chiamò in un soffio appena percettibile.

Marshall spostò gli occhi su di lui. - Nessuno deve insultarti. - Specificò, facendosi sfuggire un altro profondo ringhio.
- Nessuno lo ha fatto. - Lo tranquillizzò l'Omega, strofinando di poco la guancia contro il suo palmo. - Sei stato un po' eccessivo. -

L'Alpha specchiò le ardenti pozze sanguigne nei sereni e placidi campi di grano del compagno per la vita.

Intorno a loro, il silenzio più assoluto.

Tutti aspettavano con il fiato sospeso qualsiasi cosa stesse per accadere.

L'Alpha sbuffò e interruppe il contatto visivo. - Non fatelo mai più. - Li ammonì, facendo un gesto con la mano per chiudere la questione.

La tensione accumulata sembrò sciogliersi come una corda spezzata all'improvviso.
Tutto sembrò tornare alla normalità.

- Wow... - Si lasciò sfuggire Axel con espressione sinceramente stupita, impressionato dal risultato ottenuto.
Hal tirò la bocca verso il basso in una smorfia di incredilità mista a sollievo e alzò il pollice verso l'Omega, sillabando un "grazie, amico".

Sarah fu la prima a riprendere il discorso interrotto, riportando indietro la discussione.  - Lo schiaffo della mensa mi ricorda Edmund Bolton. - Disse con voce neutra.
Kayla colse subito la palla al balzo. - Quando ha preso a pugni Nikolai e poi è scappato a gambe levate? - Domandò. - A volte mi chiedo cosa gli sia passato per la testa. -
- C'era troppo testosterone in quella confraternita. Troppi Alpha. - Commentò secco Axel.

Nathan li osservò, sollevato di aver evitato la tremenda tempesta pronta ad abbattersi su di loro.
C'era mancato poco.
Marshall era davvero pronto a saltargli alla gola.

Intercettò di nuovo il suo sguardo e gli sorrise lieve. - Non mettere il muso adesso... - Mormorò quasi senza voce.
- Non lo sto facendo. Non sto facendo niente. - Replicò asciutto l'Alpha, mettendo palesemente il broncio.

L'Omega ridacchiò e si sporse verso di lui, posandogli un piccolo dolce bacio sulla guancia. - Meglio? - Soffiò.
Marshall inclinò la testa con un mezzo sorriso che sparì immediatamente, sostituito da un'espressione che doveva apparire pensierosa. - Non lo so. - Rispose. - Prova qui. - Si toccò portò l'indice sulle labbra e le picchiettò brevemente.

Nathan scosse la testa, ridendo. - Sei... incorrigible. -
- Perché?- Domandò l'Alpha con un velo di divertimento. - Vuoi correggermi?-
L'Omega unì la bocca alla sua, sfiorandole appena. - No, non voglio. - Affermò, adagiando lieve una mano sul suo grembo. - Mi vai più che bene così come sei. -
Marshall ridacchiò e infilò il braccio tra lui e la spalliera e gli cinse il fianco, trascinandolo ancora più vicino. - Stai mettendo a dura prova la mia resistenza, Nae Nae. - Si lamentò. - Se non fosse per questi idioti qui... -
Ma non riuscì a finire la frase; non che ce ne fosse bisogno.

- Questi idioti qui, ci sentono benissimo. - Affermò Aura, intromettendosi nel discorso. - Avete confabulato fin'ora e te ne esci urlando questa unica frase? -
- Non sto urlando. - Replicò prontamente l'Alpha. - Sto conversando. -

- Stavamo parlando di quel concerto al Bisi Bosie. - Disse Axel. - Ti ricordi della dentiera misteriosa lanciata sul palco? - Rise.
Marshall mise su una smorfia di puro disgusto. - Purtroppo. -
Sarah sorseggiò parte della sua nuova bottiglia di birra e si mise più comoda, incrociando le gambe. - Chissà come sta la vecchia Lauren. -
- Meglio di me, senz'altro. - Rispose Hal con voce cupa. - L'erba cattiva non muore mai. -

Nathan si accoccolò al suo compagno, poggiandogli la testa sulla spalla integra e ascoltò delle loro imprese e delle loro mirabolanti avventure.
Ne avevano passate tante insieme e nonostante i litigi e le enormi differenze di carattere, si notava che era un gruppetto piuttosto affiatato.

Sentì una piccola fitta di invidia trafiggerlo.

Lui non aveva mai avuto degli amici così.
Né da piccolo né all'università.
Quando non era impegnato a studiare era impegnato a proteggere a tutti i costi il segreto sul suo vero genere secondario. Non aveva mai avuto nessuno con cui rimanere sveglio a contemplare le meraviglie dell'universo o... invadere delle proprietà private.
Era... frustrante.

Senza dire nulla, Marshall affondò la mano tra i suoi capelli e li accarezzò dolcemente, trascinando via tutto il suo malumore. E lentamente, ridusse al silenzio ogni suo pensiero, piccolo o grande che fosse.
Le palpebre divennero sempre più pesanti e le loro parole cominciarono a confondersi in un garbuglio di suoni senza senso.

Si sforzò di tenere gli occhi aperti ma perfino la luce tenue della stanza, stava diventando sempre più fastidiosa.
La testa gli scivolò leggermente e lui fece un gran fatica a rimetterla al suo posto.

- Nae, si sta facendo tardi... - Sussurrò il suo Alpha. - Torniamo a casa? -
L'Omega lottò contro quella stanchezza così improvvisa e rialzò la testa. - Nooo... - Pigolò. Il suo compagno era con i suoi amici e dopo tanto tempo si stava divertendo; come poteva mettersi in mezzo e impedirgli di trascorrere una serata piacevole con loro?

Marshall gli accarezzò i capelli e riportò dolcemente la testa del fidanzato sulla sua spalla. - Se diventa insostenibile, ce ne andiamo. - Affermò, trovando alla fine un buon compromesso.
Nathan annuì e socchiuse gli occhi, aveva sonno ma non voleva andarsene.
- Nae... - lo chiamò pianissimo l'Alpha.

L'Omega riuscì ad alzare gli occhi su di lui.
Marshall allargò di poco le gambe e lo invitò con lo sguardo. - Almeno mettiti comodo... -
Nathan sbattè le palpebre imbambolato poi si allungò sul divano e si sedette nella porzione di divano tra le sue gambe, accoccolandosi contro di lui. Poggiò di nuovo la testa sulla sua spalla e strofinò il naso contro il suo collo, spingendolo piano per accomodarsi meglio.

L'Alpha lo inclinò lievemente per poi poggiare la guancia su di lui, mantenendo un certo contatto e lo tenne stretto a sé, circondandolo protettivamente con il braccio.
- Che c'è? - Sbottò, portando gli occhi sui presenti.

Aura assottigliò lo sguardo e lo inchiodò sul suo. - Non è una classica botta e via. - Commentò. - Hai intenzioni molto serie con lui. -
Nell'udire queste parole, gli altri si ammutolirono e si concentrarono sullo scambio verbale, guardando alternativamente, prima lei poi lui.

Marshall inarcò un sopracciglio. - Ti ci è voluta tutta una serata per arrivare a questa conclusione? - Rispose.
Kayla rise di gusto. - No, sapevo che era diverso non appena l'ho visto. Mi è bastata vedere il luccichio che hai negli occhi quando lo guardi. -

- Allora, non fare domande di cui sai già la risposta. - Ribattè l'Alpha.
- È solo strano vederti in una vera relazione, con un vero fidanzato. - Le fece eco Sarah. - Ma siamo contenti che tu abbia trovato qualcuno con essere felice. Sei totalmente innamorato.-

Hal si alzò e si sedette nell'unico posto rimasto vacante, guadagnandosi un'occhiataccia ammonitrice. Lui alzò le mani e si mantenne ad una certa distanza. - Mi dispiace per prima. - Disse sinceramente pentito. - Non avevo capito quanto fosse importante per te. -
- Questo perché non guardi. - Sospirò Aura. - Non hai visto l'anello che porta? È l'unico gioiello che indossa, non ne ha altri addosso. È ovvio che abbia un significato importante. -

Axel annuì. - È bello che tu abbia trovato qualcuno di speciale. Non ci vediamo molto spesso ed ultimamente eri così... spento e distratto. Temevamo il peggio... -

Marshall emise un lungo sospiro. - Lui non vuole niente da me. I miei soldi, il potere, il prestigio di un cognome, per lui non sono niente; a lui non importa niente di tutto questo. - Affermò deciso. - Potrebbe avere nel palmo delle sue mani tutto ciò che vuole, se solo me lo chiedesse. Potrei dargli le stelle se volessi ma lui le rifiuterebbe. Con lui riesco ad essere me stesso. Mi sento un individuo migliore, un Alpha migliore. Non è "una relazione", è molto di più. Quando lo guardo, riesco solo a pensare che voglio passare il resto dei miei giorni insieme a lui. Svegliarmi e averlo accanto per tutta la vita. -

Kayla inclinò lievemente la testa, con le sopracciglia arcuate dalla sorpresa.
- Da quanto ci conosciamo noi, dieci anni? Tredici? - Domandò. - In tredici anni questa è la prima volta che ti comporti così con qualcuno, in modo così dolce e protettivo, così Alpha. Non sembri neanche tu. - Scosse piano la testa. - Quando lo guardi hai la stessa espressione che avevi quando suonavi, mandando in visibilio la folla. -

Marshall stirò le labbra in un sorrisetto compiaciuto. - Allora... mi farai da testimone, suppongo. -
Aura spalancò la bocca e si ammutolì per  qualche secondo prima di riscuotersi. - Certo che lo farò! Ci puoi scommettere quel bel faccino che ti ritrovi! - Alzò il bicchiere. - Qui ci vuole un brindisi!-

- Non appena stabiliremo il giorno vi manderò gli inviti. - Ridacchiò l'Alpha, provando piacere nello sbigottimento generale che aveva suscitato la notizia. Accarezzò i capelli soffici del suo compagno e gli posò un lieve bacio delicato sulla fronte.
Non esisteva qualcuno come lui, nell'intero universo.

- Siete tutti invitati, ovviamente. - Precisò poi, spostando gli occhi su tutti i suoi amici, soffermandosi in modo particolare sul viso di Hal. - Tutti. -

Il Beta scrollò le spalle ma non riuscì a nascondere l'emozione veemente che si stava dipingendo sul suo volto.
- Ora scoppia a piangere come un bimbo. - Riprese Sarah, anche lei visibilmente emozionata.
- Oh, finiscila! - Ribattè Hal, incrociando le braccia al petto.
Axel ridacchiò e alzò la bottiglia di birra. - Bisogna festeggiare! - Esclamò.
Ma prima che gli altri potessero emularlo e iniziare a fare casino, la voce severa di Marshall si fece sentire in un feroce ringhio. - Se si sveglia, vi ammazzo. -








Angolo autrice.

15.487.
Quindicimila quattrocento ottanta sette.
Il conteggio, escluso l'angolo ovviamente, si è fermato qui.
Penso di non aver scritto un capitolo così lungo da...
... non ricordo neanche io da quanto.

Anyway, povero capitolo, rimasto in un angolo della mia testolina a prendere polvere.
Tecnicamente sarebbe dovuto essere pronto per gli inizi di luglio ma non ce l'ho fatta. Sapevo come e cosa dovevo scrivere ma la mia mente rifiutava di collaborare. Ci sono stati giorni molto pesanti carichi di odio e incertezze, giorni in cui ti senti soffocare così tanto da rimanere senza fiato.
Non voglio giustificare il mio ritardo, ve ne sto raccontando solo il motivo.

Ma ma ma ma.
Tra questi giorni più neri della tenebrosa oscurità, c'è stata anche un piccola lucina.
Chi mi segue su Instagram lo sa già, ma mi piacerebbe condividere la notizia anche con voi:
Sono diventata zia!
E pur vero che sono una zia acquisita, perché non ci sono legami di parentela, ma ciò non toglie che il piccolo Prugnolo sia il mio nipotino.
Non saremo legati dal sangue, ma dall'anima sì.

E dunque, a quel peperoncino del mio nipotino, alla fragolina che lo ha messo al mondo e alla leonessa che lo protegge è dedicato questo capitolo.

Spero davvero di poter riprendere presto con i nuovi capitoli.
I fili del destino stanno per ingarbugliarsi di nuovo.

Baci baci
EiryCrows

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