Undercover

By hajarstories_

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⚠️TW⚠️ In questo libro saranno presenti argomenti come: stress post traumat!co, maf!a, sostanz3 stupefacent... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Extra Kathrine
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Extra Alejandro
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Extra Weston
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Epilogo
Ringraziamenti

Capitolo 5

602 28 43
By hajarstories_

L'uomo non conosce altra

felicità se non quella che

egli si va immaginando, e

poi, finita l'illusione, ricade

nel dolore di sempre

-Sofocle

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Weston's POV

Mi svegliai all'improvviso con il fiatone e il piumone per terra.

Cercai di normalizzare i respiri e, quando finalmente ci riuscii, mi passai una mano sul volto sudato.

Un incubo.

L'ennesimo incubo.

Per l'ennesima volta.

Sospirai pesantemente per poi voltarmi verso il comodino accanto al mio letto per vedere che ora fosse: le cinque e mezza del mattino.

Il sole ancora dormiva e forse era la stessa cosa che avrei dovuto fare anch'io, se solo mi fossi ricordato come si facesse.

Erano anni che non dormivo tranquillamente. Erano anni che quelle scene, quei rumori, quelle urla, quel dolore divampavano in me come una fiamma impossibile da spegnere.

Era triste forse, ma avevo scordato come fosse fare dei sogni.

Mi alzai dal letto e, dopo averlo sistemato, mi diressi verso il bagno per poter fare una doccia.

Mi spogliai dal pigiama che era diventato un tutt'uno con la mia pelle ed entrai sotto il getto d'acqua fredda.

Era novembre ma comunque quella rimaneva la temperatura con la quale mi lavavo.

Durante l'accademia militare avevo capito che l'unica maniera per me di rimanere sveglio e lucido, oltre il caffè, era l'acqua fredda.

Ogni volta che quel getto scorreva impetuoso sulla mia testa, i miei polmoni cercavano disperatamente ossigeno, come se stessi affogando.

Quello era l'unico metodo che avevo per ricordare a me stesso che ero ancora in vita.

Spirito di autoconservazione.

L'essere umano amava sé stesso più di ogni altra cosa.

Io consideravo la vita come se fosse l'oceano. Potevano esserci tre tipi di persone, secondo me.

Il primo tipo era colui che impavidamente iniziava a nuotare. Continuava a muovere quelle gambe e quelle braccia fin quando l'immagine della terraferma, la tranquillità e la pace d'animo, non compariva nella sua visuale.

Il secondo tipo era colui che con molto coraggio, divorato dal dolore, si lasciava andare. Smetteva di provarci e si affidava al tremendo silenzio del mare.

Infine, il terzo tipo era colui che si faceva aiutare. Era così tanto fortunato dall'aver trovato una mano, un salvagente, che lo avrebbe aiutato e lo avrebbe condotto verso la terraferma.

Io, invece, in quel momento, non ero nessuno di loro. Io ero in balia delle onde. Quando pensavo di avere finalmente la mia vita tra le mani e sotto controllo, ecco che un'onda con estrema prontezza era pronta a colpirmi in pieno viso. Ma forse era meglio così, in fondo, la tranquillità significava che per me, ormai, era finita.

Dopo essermi insaponato, risciacquato ed essermi avvolto un asciugamano attorno alla vita, uscii dal bagno dirigendomi verso la cucina per poter bere il mio caffè.

«Buongiorno, soldato...» disse una voce dietro di me cogliendomi di sorpresa.

Solo in quel momento mi ricordai che non vivevo più da solo.

Mi voltai verso il soggiorno e vidi immediatamente Claire seduta a terra su un tappetino.

«Buongiorno, ricciolina...»

«Non che mi dispiaccia, soldato, ma non pensi di correre un po' troppo?» rispose sogghignando divertita e sedendosi a piedi incrociati.

La guardai in maniera confusa e, solo dopo che ebbe puntato un dito sul mio petto da lontano, mi accorsi che l'unica cosa a coprirmi era un asciugamano.

Mi passai la mano tra i capelli castani ancora umidi e le diedi la schiena per mascherare il mio completo imbarazzo.

Non che fosse la prima volta che una donna mi vedesse seminudo, ma in quella circostanza era diverso.

Claire non era solo una donna, ma una mia collega.

«Sto scherzando, non ti preoccupare» disse la sua voce scossa dalla risata.

«Allora, cosa ci fai sveglia a quest'ora?» domandai prendendo la brocca con al suo interno del caffè freddo per poi versarlo nella mia tazza.

«Visto che ieri ho dormito nel pomeriggio mi sono svegliata presto e ho deciso di fare un po' di yoga prima di andare a correre» rispose per poi infilarsi delle strane cuffie nelle orecchie scoperte a causa della sua coda di cavallo.

«È un walkman quello?» domandai confuso per poi sorseggiare la bevanda.

«Già. Visto che i telefoni sono rischiosi e gli unici che possiamo usare sono quelli a conchiglia e usa e getta, mi sono portata un walkman.»

«E posso chiedere cosa stai ascoltando?»

«Un caso di circa quarant'anni fa avvenuto qui a San Diego» rispose tranquillamente per poi rialzarsi e cominciare a fare delle strane contorsioni.

«Quindi, in pratica, stai lavorando alle cinque del mattino mentre fai delle posizioni che non avrei mai creduto che un essere umano potesse fare?»

«Per prima cosa non lo considero come un lavoro ascoltare e studiare casi. È vero, torna utile, ma consideralo come un hobby. Per seconda cosa, questo si chiama "yoga" e solo perché sei un tronco di legno non significa che gli altri siano tutti rigidi come te» rispose ridacchiando per poi alzare il volume del walkman attaccato alla vita dei leggings neri che indossava.

Finii il mio caffè e con esso finii anche di osservarla.

Ero rimasto sconcertato. Non sapevo però se fossi rimasto più stupito di come il suo corpo si contorcesse assumendo posizioni inquietanti, o come dedicasse praticamente tutto il suo tempo libero al suo lavoro.

Quando il giorno precedente mi aveva spiegato come avesse terminato una missione in corso da un anno solamente il giorno prima, ero rimasto interdetto. Aveva terminato una missione e in meno di ventiquattro ore aveva cambiato colore di capelli, aveva cambiato personaggio, aveva cambiato stato ed era arrivata qui, a San Diego, pronta a iniziare un nuovo caso.

Due erano le possibilità.

La prima era che amava così tanto il proprio lavoro da non volersene separare.

La seconda, quella più plausibile, era che le fosse accaduto qualcosa e, per non pensarci, concentrava tutte le sue energie nel lavoro.

Lo sapevo perché io stavo facendo la stessa identica cosa.

Tutti desiderano una vacanza, un periodo di pausa.

Ma non quelli come me. Quelli come me temevano il silenzio che li circondava ed era per quella ragione che amavo così tanto la pioggia. Quel suo ticchettio a contatto con le superfici creava un suono che era capace di placare le urla dei mostri che si erano insediati nella mia testa, anche solo per un piccolo periodo di tempo.

La morte della pioggia era per me qualcosa di gratificante.

Indossai dei jeans e una felpa per poi afferrare il telefono e controllare i messaggi mentre mi recavo in soggiorno.

Come aveva detto precedentemente Claire, utilizzare i telefoni quando si era sotto copertura era assolutamente vietato. Hackerare i cellulari era fin troppo semplice e i nemici avrebbero potuto scoprirci immediatamente. Quello però era un caso diverso.

Quel telefono non era mio, ma di Anthony. E si dava il caso che avesse appena ricevuto un incarico.

«Mi dispiace, contorsionista, ma penso che salterai la corsa di oggi. Elizabeth è desiderata dal diavolo.»

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Claire's POV

Dopo essermi fatta una doccia, indossai un top nero con dei pantaloni di pelle del medesimo colore. Al di sopra, a coprirmi le spalle e la schiena scoperta vi era una giacca del medesimo materiale dei pantaloni. Raccolsi i capelli in un'alta coda di cavallo e, dopo essermi messa degli stivaletti e un rossetto rosso, uscii dall'appartamento seguendo Weston che teneva in mano due caschi.

Dopo che ebbe tirato fuori una moto da un garage, che non pensavo neanche ci fosse, mi porse un casco invitandomi a posizionarmi dietro di lui in sella alla meravigliosa due-ruote.

«Come fai ad avere una moto del genere?» domandai incredula mentre facevo vagare i miei occhi sul mezzo nero lucido.

«Un regalo di Alejandro per aver completato una missione. Tranquilla, non ho ucciso nessuno» rispose sorridendo per poi infilarsi il casco e salire in sella alla moto.

Scossi la testa per poi seguirlo a ruota nei suoi movimenti.

Appena partì, però, istintivamente mi aggrappai a lui a causa dell'elevata velocità.

Il vento veniva bloccato dalla visiera del casco ma comunque riusciva a infiltrarsi nelle mie ossa a causa dei vestiti, se così volevamo definirli, che ero costretta a indossare.

A riscaldarmi, però, vi era la calda schiena dell'agente. Chiusi gli occhi e mi beai della brezza mattutina. Era trascorso tanto tempo dall'ultima volta che mi sentii in quel modo.

Ero tranquilla.

Percepii il cuore leggero, così come la mia mente.

Quella sensazione, però, venne interrotta dallo spegnersi della moto.

Eravamo arrivati.

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Nota dell'autore

Ciao a tutti, bellissimi.

Come state?

Buon inizio di Settembreee. Dovete sapere che una parte di me è felicissima che inizi questo mese in quanto io odio l'estate. L'altra parte non riesce ancora a capacitarsi di come ci siamo già arrivati. Insomma, ieri non era giugno?

Comunque, il capitolo di oggi è abbastanza corto ma spero che vi possa essere piaciuto lo stesso.

Non so voi ma io adoro i pov di Weston.

Voi cosa ne pensate di questa nuova storia e dei suo personaggi?

Come avevo già detto, è la prima volta che mi cimento in questo nuovo genere e spero che comunque vi possa piacere.

Nel caso fatemelo sapere.

Vi voglio bene.

Alla prossima<33

Ig: hajarstories_
Tik tok: hajarstories__

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