Annarè | Ciro Ricci

Oleh _Bluemooon_

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Anna Amato è un'adolescente napoletana che vive la sua vita in uno dei quartieri della grande e bella Napoli... Lebih Banyak

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EPILOGO
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Ringraziamenti
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Oleh _Bluemooon_

Anna

-Annè sei la prima a vedere il magistrato, tra cinque minuti andiamo- mi avvisò Liz, ed io annuì

Mi feci chiudere la zip del vestito da Silvia, e spostai i capelli lisci davanti. Il vestito che indossavo era un tubino nero semplice con spalline strette, che arrivava poco sopra al ginocchio. Da sopra misi un blazer bianco, e dei tacchi non troppo alti dello stesso colore.

-sei proprio bella- Silvia mi fece volteggiare, e andò verso lo specchio per farmi guardare. Ero quasi irriconoscibile. Ero solita prepararmi bene quando uscivo, ma Silvia aveva un modo tutto suo di prepararsi.

-mai comm a te- la presi in giro, e Liz venne ad aprire la nostra cella

-buona fortuna amò- mi abbracciò e seguì la donna verso la sala dove ad aspettarmi c'erano mia madre e Mena.

-Anna- la castana corse ad abbracciarmi, e mi strinse a se assieme a mamma

-comm stai piccrè?- mia madre mi accarezzò il volto, e vidi i suoi occhi pieni di lacrime

-sto bene má- gli accarezzai le mani

-Annè lui è Domenico, il tuo avvocato-  mia sorella indicò l'uomo in piedi di fianco a noi, ed io gli strinsi la mano

-Anna tu fai parlare me, e cercheremo di fare il possibile- annuì alle parole dell'uomo, e poco dopo vidi uscire la direttrice dalla stanza

-salve... Anna puoi entrare con il tuo avvocato, il magistrato ti sta aspettando- seguì l'uomo, e mi avvicinai alla stanza dopo essermi scambiata uno sguardo con mia sorella

-la decisione non verrà comunicata prima di qualche ora- furono le ultime parole che sentì, prima di sedermi difronte al magistrato.

Passò un'abbondante mezz'ora piena di domande su domande. Raccontai tutta la storia tra me e Mirko, fino al giorno in cui gli avevo sparato.

Liz mi riportò di nuovo in cella, e dopo estenuanti ore di attesa passate a torturarmi le unghie, finalmente venni chiamata. Salì le scale e giunsi nei dormitori maschili dove trovai Carmine e Filippo accompagnati da Gennaro.

-com'è andata?- mi chiese Carmine e da lontano sentivo gli occhi di tutti i ragazzi su di me, soprattutto i suoi

-è andata, a te?- alzai le spalle e lo guardai

-pur a me- rispose e cominciai ad attraversare il corridoio mentre gli altri

-chiattì invece a te com'è andata?- mi voltai verso di lui, che alzò lo sguardo per fissarmi

-bene- annuì e abbassò la testa quando passammo davanti la cella di Ciro

-e c' piezz e femmn- all'affermazione di Totò seguì uno schiaffo sul collo da parte di Ciro cercò di ottenere la mia attenzione

-ho dato a Carmine il mio numero, quando siete fuori fatevi sentire- continuò Filippo fin quando giunsimo davanti l'ufficio della direttrice.

In quei pochi giorni avevo stretto un bel rapporto anche con il milanese, tra partite a carte, e lui che mi spiegava la musica che suonava, nonostante ci capissi poco o niente.

Gli feci un lieve sorriso, ed avanzai verso la scrivania della bionda che ci attendeva. Fece segno di sederci, e così presi posto tra i due ragazzi.

-allora, Carmine vista la gravità del tuo reato, e considerando il tuo ambiente familiare non ti è stata concessa la messa in prova, né gli arresti domiciliari- la bionda guardò Carmine annuire

-per quanto riguarda te Anna, il ragazzo a cui hai sparato è ancora in coma, per cui c'è un minimo di speranza che sopravviva, e questo potrebbe migliorare la tua situazione, ma visti i tuoi precedenti neanche a te è stata concessa la messa in prova, né gli arresti domiciliari- durante le sue parole non emisi un solo respiro. Mirko poteva salvarsi. Era solo quello il mio pensiero.

-Filippo, il magistrato si è espresso negativamente anche per te, devi aspettare il processo qui in stato di detenzione, non puoi tornare a casa- vidi una lacrima rigare il volto del ragazzo alla mia destra, e gli accarezzai la mano che aveva iniziato a tremare.

Liz mi accarezzò la spalla mentre attraversavo di nuovo i dormitori maschili, con Carmine e Filippo dietro di me. Presi a respirare poco alla volta, e quando provai a sollevare lo sguardo incontrai i suoi occhi fissati su di me.

-ué chiattì- alcuni dei ragazzi cominciarono ad infastidire i miei due amici spintonandoli

-Pino e nun c' rompr o cazz- mi voltai sbottando verso di lui che rimase sorpreso

-nun s po' manc pazziá- sbuffò il biondino

-jamm, cammin- Liz mi afferrò il braccio trascinandomi di sopra verso i dormitori femminili.

Ciro

Anna era appena tornata nella sua cella, e tutti i ragazzi avevano il suo nome in bocca. Aveva difeso il chiattilo davanti a me, e ciò mi aveva infastidito molto. Ero geloso di lei. Geloso da morire.

1 anno prima

Un paio di giorni dopo la rottura tra me e Anna stavo ancora male, e nascondevo tutto agli occhi degli altri. Mi mostravo indifferente, mentre mandavo i miei amici ad appostarsi sotto al suo palazzo. Quattro giorni e non si era vista neanche una volta.

-Ciro assettet- la voce di mio padre mi richiamò, e lanciai il mozzicone della sigaretta giù dal balcone

Entrai in cucina e lo guardai preoccupato

-che è succies pa'?- mi poggiai sulla sedia, e vidi anche mio fratello Pietro sedersi con noi

-Cì la famiglia dell'amico tuo si sta gestendo le piazze nostre a piacere loro, e poi si rivendono la roba- guardai perplesso mio padre

-Francesco?- entrambi annuirono, e tutto mi fu più chiaro. Anna aveva ragione, tutto quello che mi aveva detto erano stronzate.

-ci devi pensare tu a metterlo a posto- parlò Pietro e fece scivolare davanti a me una pistola

-va bene- la presi e mi alzai dal tavolo ancora incredulo. Francesco era sempre stato un fratello per me.

Gli diedi appuntamento in una masseria che faceva anche da ristorante. Era il posto dove eravamo soliti giocare da bambini.

Lo vidi arrivare da lontano, e prese posto davanti a me con un sorriso stampato in volto

-comm stai Cirù?- tirò fuori la polvere bianca, ed inizio a formare una striscia sulla superficie del tavolo

-meglio- accennai un sorriso

-comunque le ragazze della festa mi contattano solo- sorrise fiero, ed io continuai a rollarmi lo spinello

-chell tenevano e facce a zoccole- dissi guardandolo per un secondo

-e mic c' l'amma spusà... però non le possiamo deludere- colsi la sua affermazione, per arrivare al punto

-infatti e' itt buon Francè, le femmine sono come gli amici, non si deludono mai- alzò gli occhi verso di me

-ne vuoi un po' con me?- mi indicò la cocaina poggiata sul tavolo

-è bon?- chiesi

-sempre quella è, semp bon a tenim no?- scrollò le spalle, ed io inspirai prima di continuare a parlare

-Francè non mi devi dire niente tu a me? Quella è roba vostra, o è roba nostra... girano voci che la famiglia tua si gestisce le piazze come vuole, e poi si rivende la roba comprata da altri, è vero?- lo vidi irrigidirsi, e strinsi la mia mano in un pugno

-sti strunzat te dic Anna? T' le ditt ca' ma vulev chiavá?- dovetti prendere fiato dopo quelle parole. La mia Anna. Improvvisamente mi vennero in mente le sue parole al compleanno di Pietro

-Anna lassà sta, me l'hanno detto persone fidate... un amico proprio comm a te- mi alzai in piedi, e mi privai della giacca, lasciandola sulla sedia

-embè Ciro fammi capire io e te siamo amici?... Non siamo più fratelli?- camminai verso la staccionata, e dopo poco mi voltai per vedere il mio amico puntarmi contro la pistola che avevo lasciato nella giacca

-che vuò fa Francè, m vuò spara... e spara- indicai il mio petto, ed il ragazzo di fronte a me prese fiato

-a vit è na merd Ciro- quando il suo dito cliccò il grilletto il colpo non partì. Quella era la pistola scarica che avevo appositamente lasciato lì

-nun c vulev crer Francè- a quel punto tirai fuori la mia pistola carica, e la puntai verso di lui

-no, nun o fa Ciro- prima che potesse finire di parlare sparai, ed il sangue gli macchiò la maglietta bianca.

Lo lasciai là terra a soffrire, e sfrecciai con il motorino sotto il palazzo di Anna. Avevo pochi minuti prima che le guardie mi trovassero, ed io dovevo vederla per un ultima volta.

Bussai alla sua porta e dopo poco tempo sua sorella sbucò dal portone

-vavatten t' preg- sbuffò, ed io cercai di affacciarmi per vedere se Anna fosse in cucina

-aggia verè a sort. Mena famm tras p favor- provai a sorpassarla ma si piazzò con entrambe le mani ai lati del portone

-nun t vo verè, già è difficil accussì nun t mett nata vot miezz- mi bloccò di nuovo ed io sbuffai agitato

-Anna- gridai per farmi sentire, e la vidi uscire dalla sua stanza. Aveva i capelli legati e disordinati, e indossava il suo pigiama rosa

-c penz ij- fece segno alla sorella di andare, e si chiuse il portone alle spalle

-che c fai ca'?- disse fredda, e notò le mie mani macchiate di sangue

-e guardi' m stann cercann, ma ij t' aggia chieder scus. Avevi ragione tu, Francesco è n' omm e merd- provai ad accarezzarle il viso, ma si allontanò

-questo non cambia niente, m fai semp schif- sputò arrabbiata, ed io la guardai in silenzio

-Anna io ti amo, e lo farò sempre- alle mie parole scosse la testa

-Ciro t' preg vatten- furono le sue ultime parole, e mi lasciò sulla pianerottolo di casa sua.

Ciaoo!
Nuovo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate, lasciate una stellina se vi và.
Al prossimo aggiornamento.
Bluemoon 🌙

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