Undercover

By hajarstories_

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⚠️TW⚠️ In questo libro saranno presenti argomenti come: stress post traumat!co, maf!a, sostanz3 stupefacent... More

Capitolo 1
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Extra Kathrine
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Extra Alejandro
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Extra Weston
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Epilogo
Ringraziamenti

Capitolo 2

702 35 52
By hajarstories_

"Imparerai a tue spese
che nel lungo tragitto della vita
incontrerai tante maschere
e pochi volti"
-Luigi Pirandello

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

San Diego, California

Claire

Le bugie erano ciò che la gente tendeva a odiare maggiormente.

Per me, invece, le bugie garantivano un lavoro.

Mi avevano soprannominato "la bugiarda" per una ragione. Durante il mio lavoro era come se mi dissociassi da me stessa e lasciassi che il mio personaggio si impossessasse del mio corpo.

La voce dell'hostess annunciò l'atterraggio e la temperatura locale.

Io avevo vissuto la maggior parte della mia vita nella East Coast, tra il caldo texano, i tornadi e i temporali violenti.

In quel momento, invece, mi trovavo nella West Coast dove vi era un clima incredibilmente torrido e le piogge erano molto scarse.

Misi i fascicoli nella borsa di pelle che avevo e mi alzai scendendo dall'aereo.

I lunghi capelli lisci castani mi accarezzavano la schiena nuda a causa dello striminzito top rosso che indossavo.

La sera precedente, dopo che Mary mi aveva gentilmente accompagnato alla mia dimora, mi ero immediatamente tinta i capelli ritornando al mio colore originale mentre continuavo a leggere i fascicoli sul caso.

Dopo averli tinti, decisi di lisciarli e uccidere i miei amati ricci. Avevo fatto la valigia e preparato un borsone con vestiti che il mio personaggio avrebbe dovuto indossare.

Tutto ciò mentre continuavo a leggere concentrata e racchiusa nella mia bolla. Quella notte non avevo chiuso occhio.

Dopo aver fatto timbrare il mio passaporto falso e aver preso la mia valigia, mi diressi verso il terminal, luogo nel quale avrei dovuto incontrare il mio collega.

Gli occhiali da sole che indossavo mi permettevano di far scorrere i miei occhi alla ricerca di possibili criminali sospetti senza essere beccata.

E, dopo averne adocchiati un paio, mi concentrai a cercare l'agente Torres.

I miei occhi allungati caddero su una persona che attirava l'attenzione su di sé come una calamita.

Era decisamente molto alto con una struttura corporea imponente. I capelli castani leggermente lunghi e mossi gli ricadevano sulla fronte in maniera disordinata.

Appena i suoi occhi chiari si posizionarono su di me, feci uscire Claire dal mio corpo e diedi il posto a Elizabeth.

Un ampio sorriso si fece largo sul mio volto e affrettai i passi raggiungendolo velocemente.

Lasciai la valigia e feci cadere il borsone a terra per poter cingere con le mie braccia il collo dell'agente che avevo riconosciuto grazie al fascicolo che avevo letto la notte precedente.

Dovevo ammettere che ero rimasta decisamente colpita quando l'avevo riconosciuto in quel luogo. La sua foto nei fascicoli lo presentava con il viso scavato e i capelli rasati.

Era decisamente cambiato da allora.

Percepii i suoi muscoli contrarsi sotto al mio inaspettato tocco per poi sentire le sue possenti braccia cingermi la vita scoperta.

«Mi sei mancato, amore. È da tanto che non ci vediamo» affermai staccandomi da lui per poi notare il sorriso sul suo viso. Afferrò successivamente il mio borsone da terra e lasciando a me la valigia che era più semplice da trasportare.

«Anche tu mi sei mancata, tesoro» rispose sorridendomi amorevolmente mentre mi conduceva verso l'esterno dell'aeroporto internazionale di San Diego.

Appena misi piede fuori, l'odore di salsedine mi invase immediatamente le narici cullandomi armoniosamente. Ci dirigemmo verso un sub antiproiettile nero con i vetrini oscurati.

L'agente, che in quel momento stava interpretando Anthony, mi prese la valigia dalle mani per poi sistemarla, così come anche il borsone, nel bagagliaio.

Aprii la portiera posteriore e mi misi comoda nei sedili aspettando che Anthony prendesse posto accanto a me.

Il guidatore alzò gli occhi coperti dagli occhiali da sole verso lo specchietto per controllare che fossi effettivamente io la nuova arrivata.

Dopo che Anthony si sedette accanto a me, tolsi gli scuri occhiali riponendoli nella borsa e mi concentrai su di lui.

«Ti sono mancata, non è così?» domandai sorridendo maliziosamente per poi far intrecciare le nostre dita.

«Non puoi neanche immaginare quanto, tesoro» rispose lui sorridendomi per poi accarezzarmi delicatamente il dorso della mano con il pollice.

Passò circa una mezz'ora e tra le palme californiane e le onde dell'oceano Pacifico, giungemmo davanti a una maestosa e imponente villa.

I muri erano dipinti di bianco e contrastavano con il tetto composto da rosse mattonelle. I prati e gli alberi che circondavano la villa erano curati alla perfezione e non c'era niente che fosse fuori posto.

Il solo pensiero che tutto quello splendore fosse stato costruito grazie a dei soldi ricavati in modo illegale, però, diminuiva se non eliminava completamente la maestosità di tale posto.

Scendemmo dall'auto e ci dirigemmo all'interno della struttura. Colonne imponenti curate nei minimi dettagli sembravano infinite e i lampadari di cristallo brillavano grazie alla luce solare proveniente dalle immense e splendenti finestre.

Salimmo le scale in marmo bianco fino ad arrivare davanti a una porta in legno pregiato.

Anthony bussò e, quando sentimmo una voce darci il consenso di entrare, abbassò la maniglia.

Prima di fare il nostro ingresso, però, il moro mi posò una mano sulla schiena per poi farci dirigere davanti alla scrivania dell'uomo seduto davanti a noi.

Alejandro Garrido, trentaquattro anni, boss del cartello di Tijuana, noto narcotrafficante e ricercato con svariati capi d'accusa. Dopo che suo padre, Xavier Garrido, fu imprigionato, Alejandro prese il comando diffondendo il suo impero in Messico ma anche nel territorio statunitense.

Egli possedeva i capelli estremamente corti, un baffo che contrastava il colore caldo della pelle e solo in quel momento notai come i suoi occhi castani mi stessero scrutando con molta attenzione. Le labbra piene si allargarono in un sorriso e il tatuaggio di una lacrima vicino all'occhio sinistro si piegò leggermente.

«Tu devi essere Elizabeth» affermò per poi incrociare le gambe continuando a non distogliere il suo sguardo dal mio corpo.

Percepii le dita di Anthony stringermi il più possibile a sé e quel gesto mi fece sentire in maniera strana.

Ero abituata a essere guardata in quel modo dagli uomini e, per quanto mi facesse disgusto, dovevo controllarmi per mantenere salda la mia copertura.

Ma se le cose avessero iniziato a degenerare, sarei stata costretta a intervenire per difendermi.  

«Proprio così. Anthony mi ha detto che ti serve un cecchino...» dissi con tono di voce calmo.

«Già, e sentiamo, Elizabeth, perché dovresti accettare questo incarico?»

«Il mio ragazzo ha detto che paghi profumatamente e poi, mi mancava tremendamente» affermai per poi voltarmi verso il moro sorridendogli con estrema malizia.

«Tony ha parlato magnificamente di te. Ho fatto le mie ricerche e il tuo passato è strabiliante. Voglio vedere se ciò che dicono di te sia vero.»

«Puoi mettermi alla prova quando vuoi, non c'è alcun problema» risposi tranquillamente per poi fare un sorriso di sfida.

I due massicci uomini dietro di lui strinsero maggiormente i Kalashnikov tra le dita, pronti a uccidermi al primo segnale.

«Bene, non vedo l'ora di vedere di cosa tu sia effettivamente capace» affermò per poi farci segno di dirigerci fuori.

Anthony e io uscimmo sia dal suo studio che dalla villa per poi risalire sull'auto che ci avrebbe accompagnato nella casa in cui avremmo vissuto insieme.

Perché sì, da quel momento in poi, avrei vissuto nella stessa casa dell'agente Torres per un periodo di tempo indeterminato.

Anthony ed Elizabeth erano una coppia e il personaggio che interpretavo non abitava a San Diego, ma bensì a Chicago. Ciò significava che non aveva un posto tutto suo dove soggiornare. Ma dov'era il problema quando c'era a portata di mano la casa del suo amato fidanzato?

Sarebbe stato abbastanza strano convivere con un uomo che non conoscevo, ma l'avrei fatto.

Il mio lavoro era imprevedibile e seguiva una linea invisibile e piena di nodi. Il mio compito era quello di slegare quei nodi.

L'unica cosa che desideravo in quel momento era dormire.

E non vedevo l'ora di farlo.

Non mi importava dove ma desideravo solamente cadere tra le braccia di Morfeo.

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Nota autrice

Ciao a tutti, cari lettori.

Oggi è sabato e questo significa: un nuovo capitolo di Undercover.

In questo capitolo finalmente abbiamo il primo incontro e approccio tra i nostri due protagonisti. Che ne pensate? Sicuramente entrambi sono molto bravi nel loro lavoro, ma riusciranno a distinguere finzione dalla realtà? Vedremo, vedremo...

Cosa ne pensiamo di Alejandro? Ha già messo gli occhi sulla nostra Claire/ Elizabeth? Chi può dirlo... L'unica cosa che sappiamo per certo è che a Weston quello sguardo non è piaciuto poi così tanto. Ma sarà stato un impulso dato dal cuore, oppure stava semplicemente recitando?

Io non vi dico niente solo che tra Weston, Azrael e Nathan non so chi sia più sottone hahah.

Ma ehi, che ci posso fare io?

Comunque, vi ricordo che siamo solo al secondo capitolo e che è solo l'inizio.

Ci vediamo al prossimo sabato, che tra l'altro sarà il giorno dopo il mio compleanno, però fortuna vuole che ho già il capitolo pronto.

Vi voglio bene e alla prossimaa<333

ig: hajarstories_

tik tok: hajarstories__

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