Blood Curse- Hunter Point

De tpwktm

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-2º Volume della saga "Hunter Point" -Attenzione: non adatto ad un pubblico troppo sensibile. --- Non puoi sc... Mais

Prologo
2.Rosa e Blu
3.Bugiardi
4.DNA
5.I'm not jealous
6.Solitudine
7.Come sono io?
8.Lupi

1.L'anello

599 37 18
De tpwktm





"And life went on.
It was not the same.
But it went on."



UK, Londra
08:37 pm

6 mesi dopo l'unione...

"Louis abbassa il volume o ti tolgo l'acqua calda!"
Grido dal salone, sperando con tutta me stessa che mi senta e che abbassi la sua noiosissima musica e stonatissima voce.

Louis sembra proprio determinato ad ignorarmi, cerco di concentrarmi sul saggio di antropologia che ho da finire per settimana prossima, ma le sue note sbagliate continuano a rompermi i timpani.

Sbuffo scocciata, chiudo il libro e lo lancio sul divano, per poi alzarmi e raggiungere la porta del bagno.

Busso insistentemente.
"Se non la smetti persino la signora Marie del piano di sotto verrà a lamentarsi!"
Breve pausa di riflessione.
"Di nuovo..."

Di fatto è la terza volta, questa settimana, che la signora Marie si fionda nel nostro appartamento per lamentarsi di qualcosa.
O meglio: per lamentarsi di Louis.

Lui continua a non rispondere e la sua musica riecheggia fra le pareti.

"Louis!"
Sbraito un'ultima volta, prima di decidere di dirigermi verso il contatore dell'acqua per staccargli quella calda, ma non faccio in tempo.
Appena mi volto, la porta del bagno si spalanca, la musica si fa più alta, il vapore acqueo inonda il corridoio ed un profumo di muschio bianco invade l'aria.
La mano umida di Louis mi afferra il polso e mi obbliga a fare una piroetta.

"Everybody wants to rule the wooooorld!"
La sua voce stonata adesso è ancora più vicina alle mie orecchie.
Cerco di scansarlo, ha solo l'asciugamano legato intorno alla vita ed è ancora fradicio, se non si sposta immediatamente dovrò farmi di nuovo la doccia anche io.

"Everybo-"
Sta per gridare di nuovo, ma gli tappo la bocca.

"Concludi la frase e ti caccio di casa."
Lo minaccio, mentre lui mi osserva divertito, infatti appena sposto la mano dalle sue labbra scoppia in una fragorosa risata.

Entro in bagno ed afferro la cassa bluetooth, abbassando al minimo il volume.
Finalmente un po' di pace per le mie orecchie.

"Che c'è? Non ti piacciono i Tears For Fears?"
Chiede mentre mi osserva uscire dal bagno e mi segue fino in salone.

"Ma non erano nemmeno loro."
Ribatto corrugando le sopracciglia.
"Stavi ascoltando la versione di Hunger Games..."
Mi volto verso di lui attendendo una spiegazione, ma Louis mi passa di fianco passandosi una mano fra i capelli bagnati, apposta per farmi finire tutte le gocce addosso.

"Non capisco come fai a trovare una ragazza diversa ogni sera."
Mi lamento, asciugandomi il viso con la manica della felpa.
"Se solo sapessero quanto sei fastidioso..."
Borbotto fra me e me, tornando poi a sedermi beatamente sul divano.

"Beh Mandy non mi trova per niente fastidioso"
Torna all'attacco proprio nel momento in cui sono riuscita ad aprire di nuovo il mio libro.

Sospiro.

"Si, perché lei si tratta di ragazza numero 2 di questo giovedì sera"
Contesto, mantenendo però gli occhi sulle pagine.

Louis fa un verso di indignazione, portandosi una mano al petto con fare drammatico.
"Mi stai dando del donnaiolo?"

"Porterai anche ragazza numero 2 di questo giovedì a dormire qui sta notte? Esattamente come ragazza numero 3 di mercoledì ieri?"
Uso un sarcasmo velato, perché so perfettamente che sarà così e lo sa anche lui. È da quando siamo qui che si cimenta nel salvare damigelle in pericolo e infilarsi dentro di loro mentre io sto dormendo nella camera di fianco, per poi scordarsele come non fossero mai esistite.

Una volta una di loro si è presentata fuori l'ingresso, gridandomi contro che fosse colpa mia e che una lurida poco di buono come me non dovrebbe nemmeno sfiorarlo il ragazzo di un'altra. Quello che lei non sapeva è che io non l'ho mai sfiorato e l'orecchino che ha trovato in macchina era di Juliet numero 3. Non mio.

"Si chiamava Olivia..."
Sembra rimproverarmi Louis, per la dimenticanza dell'identità della ragazza di ieri sera.

"Olivia numero 3 o 4?"
Utilizzo lo stesso sarcasmo e noncurante volto la pagina successiva.

"Sai cosa? Io mi sto solo divertendo, non ho colpe."
Si difende alzando le mani, come se d'improvviso nulla lo toccasse più.
"Anzi, dovresti farlo anche tu."
Mi punta poi il dito contro.
"Stai sempre con la testa su quei libri e diventi stressata e scorbutica."
Sta cercando di far passare me dalla parte del torto.

"Come scusa? Mi stai dando della scorbutica?"
Solo adesso stacco gli occhi dal libro e mi volto verso di lui, chiudendolo fra le mie mani con un gesto netto, quasi pronta a lanciarglielo contro.

"Stai forse per lanciarmi il libro addosso?"
Chiede con aria strafottente, quasi mi avesse letto nel pensiero e mi coglie alla sprovvista.
Non gliela do vinta e sposto lentamente via il libro dalla sua traiettoria.
"Come pensavo."
Commenta soddisfatto ed incrociando le braccia al petto.

Irritante.

"Non vedo l'ora che tu esca da qui e mi lasci studiare."
Borbotto fra me e me, passandomi una mano sul viso esasperata.

"Oppure potresti venire con noi...ti facciamo conoscere qualcuno!"
Afferma con entusiasmo, quasi avesse avuto la miglior idea del secolo, mentre io mi ritrovo a scoppiare in una sonora risata.
Un'assurdità. Non uscirei mai con lui e le strane ragazze che frequenta, a meno che non volessi tornare a casa con un reflusso gastrico.

"Seriamente, prima o poi impazzirai ed inizierai ad avere delle allucinazioni"
Continua a rimproverarmi da sopra le mie risate.

"Quello sei tu quando rientri a casa la notte, Louis"
Lo correggo, riprendendo fiato.

"Ma se hai persino avuto già i primi sintomi!
L'altro giorno in stazione ti sei imbambolata a fissare la metro, ci mancava poco che la perdessimo"
Protesta determinato a vincere la discussione, ma è proprio adesso che smetto di ridere e mi paralizzo.

"Smettila Louis"
Mi limito a dire, mentre un brivido mi sale per la schiena.

Quel giorno in stazione ho visto qualcuno.
Qualcuno legato fortemente ad Hunter Point, ma non sono nemmeno sicura che sia vero.
Si è dissolto nel nulla.
Forse sono solo pazza.

"Cosa avevi visto? Un pesce con le ali?"
Continua ad istigarmi lui, non capendo la gravità della situazione, ma infondo non può farlo.
Non gliene ho mai parlato, ho preferito dimenticarmene come non fosse mai successo.
Non ho intenzione di tornare a vivere come 6 mesi fa.

L'uomo con la benda l'ho solo immaginato.

"Louis..."
Lo richiamo di nuovo, cercando di fargli chiudere la bocca. Non voglio ascoltare nient'altro su quel giorno.

"Aspetta ce l'ho."
Continua a dire divertito, ignorandomi.
Si avvicina e mi toglie il libro dalle mani, per poi cercare di leggere il nome dell'autore.
"Hai visto...Edgar Morin...che si tagliava la gola in-"
Inizia ad ironizzare sullo scrittore, ma ha scelto le parole sbagliate perché mi rimandano a quando la gola è stata tagliata a me, proprio dallo stesso uomo con la benda.

Non riesco più a starlo a sentire.
Mi alzo, gli strappo il libro dalle mani e mi dirigo verso camera mia.

Il silenzio invade l'aria e pesa più del cemento.

"Courtney sto scherzando"
Lo sento dire alle mie spalle, con un tono di voce più basso, ma continuo ad allontanarmi.
So che non è colpa sua, ma la situazione mi è sfuggita di mano.

"Courtney?"
Mi richiama ancora, adesso la voce è più vicina, mi sta seguendo.

"Vestiti o farai tardi"
Affermo senza guardarlo ed entrando in camera, fermandomi un secondo prima di chiudere la porta.
Louis si piazza davanti ad essa.

"Cos'hai fatto?"
Mi chiede corrugando le sopracciglia.
"Ti ho detto cose molto peggiori di questa..."
Commenta poi con un mezzo sorriso divertito, forse cercando di alleggerire la tensione.

"Voglio solo studiare, non ho nulla"
Mento, ma preferisco non farlo preoccupare.

"D'accordo..."
Dice titubante, non completamente convinto dalla mia risposta, ma lascia stare e va a vestirsi.
Meglio così.

Mi rimetto a studiare, non sentendo più nemmeno un minimo rumore provenire da di là, sento solo la porta sbattere una volta che Louis è uscito.

...

Apro gli occhi lentamente.
Il collo mi fa male, anche la schiena e sento la faccia schiacciata.

Non ci metto molto a capire che mi sono addormentata con la testa sulla scrivania ed il libro sopra.

Con attenzione alzo le pagine dai miei occhi e mi guardo confusamente intorno.
La lampada è ancora accesa, non so che ore siano, ma vedo Louis appoggiato al battente della porta, con le braccia incrociate al petto, e mi sta osservando divertito.

Okay, deve essere tardi.
Louis non torna mai presto.

Tolgo il libro dalla mia testa e mi poggio sullo schienale della sedia, stiracchiandomi e sbadigliando.

"Sai che hai ragione...l'ho visto anch'io quell'Edgar"
Commenta Louis; riconosco il sarcasmo, ma soprattutto il suo tono stanco.
"Ed anche il pesce con le ali."
Aggiunge con un sorriso divertito, facendo qualche passo in avanti.

Nonostante il sonno mi ritrovo a ridere insieme a lui, mentre cerco di guardarlo senza chiudere gli occhi per colpa della luce.

"E Mandy?"
Domando con la voce macchiata dalla dormiveglia.

"Oh, ragazza numero 2 di questo giovedì sera era così ubriaca che si è addormentata in taxi"
Afferma sospirando, ma sembra comunque più divertito che amareggiato.

"Cosa?"
Rido di nuovo, forse sconcertata.

"Già, l'ho aiutata a rientrare in casa ed è crollata sulle scale"
Aggiunge avvicinandosi alla mia scrivania e guardandosi distrattamente intorno.

"E tu?"
Lo indico con il capo.

"Io sono tornato qui, era così sbronza che probabilmente non si ricordava nemmeno chi fossi"
Scoppiamo a ridere entrambi, io mi tuffo indietro sullo schienale e lui si sostiene alla scrivania.
Nonostante la stanchezza l'aria è riempita solo da giocose risate.

"E tu con il tuo libro?"
Chiede poi riprendendo fiato.

"Sono stata io quella ad addormentarsi, sai Edgar è davvero noioso..."
Spiego sbuffando ed usando la sua stessa ironia.

"Lo so, ti ho detto che ci ho parlato prima"
Continua a scherzare e deve smetterla se non vogliamo svegliare i vicini.

Ridiamo di nuovo ed io provo a tapparmi la bocca, ma lui batte i piedi sul pavimento, preso dal divertimento, e sono costretta a dargli una spinta per farlo smettere.

"Shhh! Stiamo facendo troppo rumore."
Lo zittisco, cercando di placare gli spasmi della ridarella e poggiandomi una mano sull'addome dolorante.

"D'accordo, io vado"
Afferma poi, tentando di zittirsi e tornarsene in camera sua.
"Buonanotte, scorbutica"
Mi dice dandomi una pacca sulla spalla e dirigendosi verso la porta.

"Donnaiolo."
Commento di rimando, osservando come non si volti nemmeno, ma semplicemente continua a camminare ed alza le mani in alto, quasi a voler dire: siamo pari.

Vivere con Louis è una sfida ogni giorno, ma non mi dispiace, perché alla fine della giornata so sempre che lui sarà qui, nel bene o nel male.

...

"Buongiorno signorina Collins!"

La voce secca della signora Marie mi arriva dritta alle orecchie, non appena raggiungo la
hall del palazzo.

Devo ancora abituarmi alla mia nuova identità qui. Non sono Courtney Anderson per l'Inghilterra, ma Avery Collins.

Sono le sei della mattina, eppure lei è impegnata a raccogliere la posta dalla sua cassetta postale.

Nonostante l'esclamazione sia di natura cordiale, il tono ricorda più quello di un'avvertenza.
Di fatto la signora Marie è sempre solita fare minacce a sfondo velato.

"Buongiorno Marie"
Rispondo educatamente, senza fermarmi e cercando di raggiungere l'uscita il prima possibile.

"Sai, mi chiedevo chi fra te ed il tuo coinquilino si divertisse a mettere la musica al massimo e battere i piedi a terra nel bel mezzo della notte..."
Le parole d'accusa sottintesa mi portano a bloccare il passo e sospirare per mantenere la calma.

Mi volto verso di lei, sforzando un sorriso educato ed incontrando lo sguardo pieno di disprezzo della signora Marie.
La pelliccia bianca avvolge il suo corpo, e mi chiedo quale povero animale deve aver squagliato, i capelli tinti raccolti in un alto chignon, gli orecchini di perle, gli occhiali dalla montatura dorata e quel volpino del suo cane, che sembra più un topo, giace tranquillo fra le sue braccia.
Potrei scambiarla per Crudelia De Mon se solo si accendesse una sigaretta.

Sprizza superiorità da tutti i pori, solo perché qualche suo ex marito le ha lasciato in eredità una gran fortuna ed ora vive in uno dei palazzi più lussuosi di Londra.
Il mio stesso palazzo...

"Mi scusi; Louis è un po' turbolento, ma-"
Chiedo scusa gentilmente, cercando di chiudere subito il discorso, ma lei mi interrompe.

"Ma, se non imparerete in fretta le buone maniere, sarò costretta a mandare una richiesta di sfratto."
Mi squadra dalla testa ai piedi, contemplando la mia giacca blu che completa la divisa del mio college.

"Mi sembra esagerato, le sto dicendo che mi dispiace."
Ribatto infastidita ed incrociando le braccia al petto, così da impedirle di continuare ad esaminarmi.

"Non mi servono le scuse, mi serve pace. E sicuramente senza di voi la otterrò."
Continua con disgusto, stringendo più al suo petto quel topo e dandomi le spalle, ma non ho intenzione di farle vincere la discussione.

"Se mi permette, questo non è di sicuro il suo palazzo e per dei semplici rumori non ci può far cacciare via."
Protesto, riuscendo a farla voltare di nuovo verso di me.

"Io, mia cara, posso fare quello che voglio."
Mi minaccia avvicinandosi a me con passo lento, quasi volesse farmi paura, ma lei non sa che la paura l'ho conosciuta non molto tempo fa e lei non ci si avvicina minimamente.

"Bene. Se lei può fare quello che vuole allora si aspetti tantissime altre canzoni e soprattutto salti mortali sul pavimento."
Ribatto facendo spallucce e fingendo un ulteriore sorriso di cortesia, lasciandola senza una risposta pronta.
"Adesso avrei da fare."
Concludo dandole le spalle e dirigendomi verso la grande porta vetrata girevole, per uscire di qui.

Soddisfatta di avere avuto l'ultima parola, mi sistemo meglio la cravatta della divisa, saluto il portiere George con un cenno del capo, e mi inoltro fra le strade di Londra.

Tiro fuori il cellulare e chiamo un Uber, nel frattempo mi fermo a prendere una girella alla cannella da Starbucks, e ne prende una a portar via per Louis. Ormai sono abituata alle sue lamentele ogni volta che me la dimentico e, nonostante la mangerà oggi pomeriggio e sarà fredda, so che non la rifiuterà mai.

Proprio mentre sto infilando il sacchetto nella borsa, cercando di non far cadere la mia girella ed il mio caffè latte, noto la vettura nera lucida affiancare il marciapiede a pochi metri da me.

Mi sbrigo, provando a non fare un disastro e non perdere l'Uber, e mi fiondo sui sedili posteriori.

"Buongiorno, Liberty College di Oxford, grazie mille"
Dico col respiro irregolare e finendo di chiudere la borsa distrattamente.

Finalmente finisco di sistemare tutto e prendo tranquillamente un sorso di caffè, ma mi rendo contro che l'Uber non è ancora partito.

"Posso almeno sapere il tuo nome?"
La voce calma proviene dal ragazzo in abito elegante sul posto del guidatore.

Incontro il suo sguardo dallo specchietto retrovisore, lo tiene nascosto attraverso un paio d'occhiali da sole, mentre il suo ciuffo nero è ordinamento tirato all'indietro dal gel.

Sono confusa.

"Sc-scusami tu...questo non è un Uber?"
Chiedo spaesata e guardandomi meglio intorno, notando come assomigliasse sempre di più ad un'auto dai sedili in pelle.

"No, questa è la mia auto"
Risponde lui con un mezzo sorriso divertito ed io mi sento sprofondare nell'imbarazzo.

"O mio dio! Scusami, mi dispiace!"
Inizio a dire completamente nel panico e tastando lo sportello in cerca della maniglia.
"Mi sono sbagliata! Adesso devo aver perso anche quello reale di Uber..."
Mi lamento scocciata da me stessa e riuscendo finalmente ad aprire lo sportello.

Farò sicuramente tardi...

"Quindi studi ad Oxford?"

Le parole inaspettate dello sconosciuto, accompagnate dal suo forte accento britannico, mi fanno fermare proprio nel momento in cui metto un piede fuori dalla vettura.

"Esatto. E non posso assolutamente fare tardi."
Dico sbrigativa e con l'urgenza di non perdere l'Uber. Scendo dall'auto, ma lo vedo a pochi metri da me ripartire ed andarsene, lasciandomi qui.
"No aspetta! Sono qui!"
Cerco di corretegli dietro, ma finisco solo col rischiare di rovesciare il mio caffellatte.

Sbuffo scocciata e mi porto una mano alla fronte.
Ora cosa faccio?
Non arriverà mai un altro Uber in tempo.

"Merda."

"Quindi ti serve quel passaggio?"
Quell'accento britannico torna alle mie orecchie e mi rendo conto che lo sconosciuto ha appena accostato vicino a me.
Mi sorride educatamente attraverso il finestrino abbassato.

Rimango spaesata ad osservarlo, cercando di riprendere fiato e togliendomi i capelli ribelli dalla bocca.
Si sta offrendo di accompagnarmi?

"Come scusa?"
Chiedo per ottenere conferma.

"Posso accompagnarti io"
Spiega semplicemente, ma io non riesco a capacitarmi di come uno sconosciuto possa essere così gentile, non credo di potermi fidare.
Forse ho ragione, o forse è solo colpa dei traumi che mi ha portato Hunter Point. La cosa peggiore è che non posso nemmeno iniziare un percorso con uno psicologo; cosa gli racconterei? Che ho ucciso delle persone e che la mia famiglia è legata alla mafia? Non posso. Arresterebbero me e gli altri. Sono obbligata a combattere i miei demoni da sola.

"Andrò a piedi, grazie"
Rifiuto l'offerta con educazione, ascoltando il mio sesto senso diffidente.

"Si tratta di 40 minuti di camminata, sei sicura di riuscire ad arrivare in tempo?"
Lo sconosciuto non si sbaglia completamente, di fatto non arriverei mai in orario, ed io non posso saltare la prima lezione dell'anno di sociologia.

"non arriverò mai in tempo..."
Borbotto fra me e me, dimenticandomi per alcuni secondi della sua presenza, ed osservando la strada di fronte a me come a cercare di calcolare un percorso secondario da percorrere più velocemente, ma non mi viene in mente nulla.

"Come vuoi, allora ci vediamo lì"
Afferma riportandomi alla realtà e cercando di ripartire di nuovo, ma lo fermo prima che possa andarsene.

"Anche tu studi al Liberty?"
Chiedo, sorpresa per la coincidenza.

Lui fa un mezzo sorriso divertito, poi solleva gli occhiali da sole sulla testa mostrandomi i suoi occhi celesti.
"Mattheo Evermore, professore del corso di sociologia al Liberty College di Oxford"
Si presenza cordialmente, porgendomi la mano attraverso il finestrino.

Rimango alcuni secondi immobile a fissarlo, incredula ed allibita.
È lui. È il mio professore di sociologia. La prima lezione di oggi, che non posso assolutamente saltare.

"Cosa...piacere, cioè, buongiorno prof...devo darle del lei? Io-"
Inizio a blaterare spaesata, mentre, cercando goffamente di non far cadere la mia girella alla cannella, stringo la sua mano.

"Fuori dall'aula puoi chiamarmi semplicemente Matt"
Risponde lui con nonchalance, invitandomi di nuovo ad entrare con un cenno del capo.
Questa volta accetto e lo affianco sul sedile del passeggero.

"Sei giovane per essere un professore, Matt"
Commento allacciando la cintura di sicurezza, ma sopratutto con l'ansia di poter sporcare gli interni della sua vettura nera sportiva in pelle.
Il caffellatte si pulisce facilmente?

"La maturità e l'intelligenza di una persona non si classificano in base all'età."
Spiega premendo sull'acceleratore ed iniziando a guidare fra le strade di Londra.
"C'è chi a 50 anni si comporta ancora come fosse un bambino e chi invece a 25, come me, è idoneo per spiegare ad una classe di matricole."
Conclude con tranquillità ed con un linguaggio fluido e sicuro, senza incepparsi mai.
Spero di comprendere bene il suo metodo d'insegnamento.

Ha solo 6 anni più di me ed insegna in una delle migliori università del mondo. Rimane rilassato nel suo completo elegante, con i suoi Ray-ban e, che mi prenda un colpo, quello al suo polso è un Rolex?
Non ho nemmeno fatto caso al marchio dell'auto prima, ma adesso sul volate vedo inciso il simbolo di uno tridente. Questa è una Maserati.
Forse fare l'insegnante di lettere ad Oxford, come piano B, non è così male.

"Allora? Hai intenzione di dirmi almeno il tuo nome?"
Domanda notandomi soprappensiero e silenziosa.

"Co-"
Mi blocco, cercando di svegliarmi di nuovo.
"Avery."
Mi correggo.
"Avery Collins"
Concludo prendendo un sorso di caffellatte per idratarmi la gola secca.

"Bene Avery, sei iscritta al mio corso di sociologia?"
Tiene gli occhi fissi sulla strada, ma sembra comunque essere stranamente interessato alla conversazione.

"Si, stavo giusto cercando di non perdere la prima lezione"
Spiego cercando di trovare un contesto con il quale non far calare quel silenzio imbarazzante che odio tanto.
Quel silenzio che invece qualcun altro ama particolarmente. Abbasso lo sguardo sul mio polso, sul tatuaggio, lo sfioro con l'indice.
Atlantide.

"Allora è stata una fortuna che tu mi abbia trovato"
Afferma con un mezzo sorriso divertito, continuando a guidare con tranquillità.

Alzo lo sguardo su di lui.
"Credo di sì..."

...

Pov's Harry

USA
Detroit, Michigan
02:32 am

6 mesi dopo l'unione...

"Stavo pensando...domani potremmo vederci di nuovo..."
Propone la ragazza bionda, mentre si riveste alla fine del letto e mi guarda attenendo una risposta.

Porto la sigaretta alle labbra, inspiro osservandola con attenzione, poi butto fuori il fumo, ma rimango in silenzio.

"Sai era da tanto che un uomo non riusciva a farmi venire, poi sta sera ho incontrato te."
Apre di nuovo bocca, senza disturbarsi a riallacciare i suoi shorts e posizionandosi a gattoni sul materasso.
"Non mi dispiacerebbe sentirti addosso a me di nuovo. A te?"
Inizia a gattonare verso di me, fino ad arrivare all'altezza del mio bacino, coperto solo dal lenzuolo che invece lascia scoperto il mio busto nudo.

Continuo ad osservarla senza avere reazioni e senza dire nulla.
Cerca di tentarmi sfiorando il mio membro con la bocca, per poi salire verso il mio viso.
Inspiro di nuovo la nicotina dalla sigaretta, la biondina mi bacia il collo, ma appena arriva alle mie labbra le butto il fumo in faccia facendola tossire.

"Spostati"
Mi limito a dire scansandola e scendendo dal letto, diretto verso i miei vestiti.

"Pensavo fosse piaciuto anche a te."
Si lamenta la sconosciuta riprendendo fiato.

La ignoro, dandole le spalle e reggendo la sigaretta tra le labbra, mentre mi infilo le mutande ed i jeans.

"Non è così?"
La sento insistere dietro di me.

"Carino, niente di speciale"
Taglio corto, indifferente, mentre riallaccio la cintura.

"Dammi una seconda possibilità, posso farti ricredere Harry."
Cerca di essere persuasiva, non demorde e mi sta solo facendo innervosire.

Non rispondo, infilo la maglia, ma subito dopo sento le sue mani accarezzarmi le spalle.
"Credimi, non rimarrai deluso"

Tolgo la sigaretta dalle labbra e con l'altra mano afferro il suo polso, togliendomelo di dosso.
Mi volto con calma verso di lei, trovandola a studiarmi dal basso con i suoi occhi marroni, quasi adesso avesse timore di me.
Le squadro il viso, mi chino e mi avvicino lentamente al suo orecchio, riesco a sentirla fremere ed il suo calore corporeo aumentare.

Espiro profondamente, lasciando che il mio respiro le sfiori la palle, procurandole dei brividi.

"Rifiuto l'offerta"
Sussurro ad un centimetro dal suo orecchio, per poi allontanarmi, rimettere la sigaretta tra le labbra ed uscire dalla camera.

A quest'ora della notte i corridoi delle camere del Moonlight sono sempre abbastanza affollati, soprattutto quello del sesto piano, ovvero questo. Il piano del Diavolo.
Non è chiamato così solo per il numero, ma anche perché, quando le camere sono tutte piene, la gente non si fa problemi a venire in questo corridoio e scopare sotto gli occhi di chiunque possa passare. C'è chi racconta che una volta tutto sia sfociato in una grande orgia tra le persone presenti.

Cerco di schivare effusioni ed unioni di vario tipo, una ragazza però ha provato ad afferrarmi per il braccio ed invitarmi a restare con lei e la sua amica, che nel frattempo si stava divertendo con la schiena contro al muro, la testa di qualcuno fra le sue cosce nude, guardandomi ed ansimando come le piacesse essere vista in questa situazione.

"Vuoi unirti?"
Mi chiede l'altra ragazza mora, continuando a tenermi per il braccio e poggiando l'altra mano sul mio petto, studiando il mio viso da vicino, quasi a volermi mostrare quanto ne avesse bisogno.

Allettante, ma passo.

Non rispondo, mi limito a spengere la sigaretta sulla sua mano, che ritrae con uno scatto e si lamenta dolorante.
"Sei matto?!"
Dice stringendosela al petto e coprendo l'ustione.

Riprendo a camminare, diretto verso l'ascensore e la sento insultarmi da dietro.
"Stronzo."

Nascondo un mezzo sorriso divertito abbassando il capo e premo il pulsante attendendo l'apertura delle porte.

"Harry?"

Riconosco la voce della biondina che mi sono portato a letto prima, così mi affretto ad entrare nell'ascensore ed appena si richiudono le porte tiro un sospiro di sollievo.
Non avrei sopportato le sue lamentele, nemmeno per un altro minuto in più.

Attraverso la pista da ballo, qualcuno che mi ha riconosciuto mi grida se voglio qualcosa da bere, altri mi invitano a ballare, altri ancora a fumare qualcosa con loro, avrei accettato, ma Niall è già il quarto messaggio che mi manda dove dice: 'Harry, muovi il culo e vieni subito qui.'

Esco dal locale, mentre la sbronza di poco fa si ancora sentire ed il tutto è aumentato dall'effetto della coca.
Sembra andare tutto più lento di quello che dovrebbe, ma mi sento così leggero. Senza pensieri.

Salgo in sella alla moto ed infilo il casco.

"Ei! Perché non mi fai fare un giro sulla tua moto?"
Una ragazza, che si trovava fuori a fumare con delle presunte amiche, mi si avvicina nel suo tubino aderente nero e i tacchi di pelle lucida.

"Non dovresti fidarti, sono fatto"
Rispondo brevemente per poi mettere in moto e far rombare la marmitta, così da potermene andare, ma la sconosciuta parla di nuovo.

"Accetto il rischio"
Risponde lei, sistemando una ciocca dei suoi capelli biondi dietro l'orecchio ed i suoi occhi marroni puntati nei miei.
Non riesco a fare a meno di pensare all'unica altra ragazza abbastanza imprudente dal fidarsi ad andare in moto con uno sconosciuto ubriaco. Anche lei ha gli occhi marroni ed i capelli biondi.
Forse è per questo che ho accettato.
Perché inconsciamente e disperatamente credevo di poterla ritrovare nelle altre persone.

La lascio salire e reggersi a me, mentre sfrecciamo per le strade di Hunter Point e di quello che mesi fa era solo il vecchio Hunter.

Non dura molto, percorro il contorno della frazione nord della città e la riporto indietro.
Quando le amiche la rivedono battono le mani e fanno dei gridolini entusiasti, credo fiere della sfrontatezza della loro amica.

"Grazie per il giro, Harry"
Afferma sorridendomi, e per un secondo mi dimentico che ormai in città tutti sanno chi sono e come mi chiamo, che sono il braccio destro del capo di Hunter Point. Da quando è Niall che comanda, anche chi gli sta intorno è riconosciuto e temuto in tutto lo stato.

"Io sono Jessie"
Mi porge la mano educatamente e le amiche aumentano i gridolini di incitamento alle sue spalle.

È adesso che torno alla realtà.
Jessie. Si chiama Jessie. Non è lei. Non lo sarà mai.

La ignoro e riparto, lasciandola sul marciapiede con ancora la mano a mezz'aria.

Aumento la velocità, nemmeno gli stupefacenti stanno riuscendo a zittire i miei pensieri, allora mi farò aiutare dal rombo della moto.
Accelero ancora, fino a quando intorno a me vedo solo luci confuse nel bel mezzo della
notte ed il vento si scontra duramente contro il mio corpo.

In meno di 10 minuti sono fuori casa di Niall, o meglio, la nuova villa che sta facendo costruire da ormai ben 4 mesi.
È quasi finita, nonostante sia la più grande che io abbia mai visto.

Il sistema di video-sorveglianza mi riconosce ed il possente cancello in ferro battuto, verniciato di nero, si spalanca lentamente.

Percorro il viale contornato da una pineta di fitti alberi, questo è il bosco personale del signor Horan, almeno così dicono le iniziali sul suo cancello.
Raggiunta l'entrata della villa, con il suo alto portico di marmo e granito bianco, dell'impotenza di un tempio romano, parcheggio la moto, scendo, ma appena sfilo il casco riconosco la figura di Niall sui primi scalini del portico.

Mi osserva severo e con le braccia incrociate al petto.

"40 minuti di ritardo."
È l'unica cosa che dice, irritato e sdegnato.

"Sono qui Niall, dimmi cosa vuoi"
Svio il discorso e lo raggiungo con nonchalance, dirigendomi verso l'alto portone d'ingresso.

"Sei di nuovo ubriaco"
Mi ferma, piazzandomisi davanti e studiandomi.

"No"
Affermo trattenendo un sorriso divertito.
"Ho anche usato dell'ottima bianca"
Continuo lasciando andare una leggera risata e cercando di continuare a camminare, ma mi impedisce il passaggio di nuovo.

"Devi smetterla. Dovresti essere il mio braccio destro, invece sei diventato peggio di prima."
Mi ringhia ad un centimetro dal viso.
"Adesso non c'è un minuto della giornata in cui ti trovo sobrio."
Sembra davvero arrabbiato, non è la prima volta che mi presento così o che faccio ritardo, ma pare ne abbia abbastanza.

"Posso lavorare anche così"
Cerco di rimanere calmo e faccio spallucce.

"Hai un fottuto problema."
Mi squadra il volto, quasi disgustato da ciò che vede. Forse più deluso.

"Niall, dimmi perché cazzo vuoi vedermi. Sono qui."
La mia pazienza sta iniziando a finire, deve smetterla di istigarmi.

"Tu credi che possa andare avanti così? Che possa semplicemente affidare tutti i miei affari ad un drogato come te?!"
Alza il tono, la vena del collo batte in risalto sulla sua pelle, uscendo dal colletto della camicia bianca sbottonata.

"Sono qui Niall!"
Sbraito a mia volta, alzando di rimando la voce, forse cercando di più di non sentirlo pronunciare certe cose.

"Mi servivi 40 minuti fa Harry!"
Fa un passo in avanti, mi punta un dito contro. Rosso in faccia dalla rabbia.
Da quando è lui il capo anche Niall è cambiato, forse più stressato, meno malleabile, ma sicuramente non è più completamente lo stesso.
"Cosa stavi facendo? Immagino qualcosa d'importante, come scoparti l'ennesima ragazza di cui nemmeno ti ricordi il nome."
Ha colpito in pieno e di fatto non saprei come ribattere, è la pura verità.
L'unico modo che avrei sarebbe troppo violento, così stringo i pugni e serro le mascelle, giro i tacchi e cerco di raggiungere di nuovo la moto.

"Non lo trovi ridicolo?"
Aggiunge non volendosi arrendere così, ma non mi fermo, ed è ora che quindi decide di sganciare la bomba.
"Non trovi ridicolo continuare a cercarla così disperatamente nelle altre persone?!"

Mi paralizzo, sento un fastidio crescere esageratamente sulla bocca dello stomaco.
"Chiudi quella cazzo di bocca. Non sai niente!"
Sbraito tornando a guardarlo da qualche metro di distanza.

"Vorresti dire che non è così?"
Mi istiga, con un sorriso derisorio in viso.
"Che non ti basta che una ragazza sia bionda con gli occhi marroni per portartela a letto? Che appena ti rendi conto che non si tratta di lei e che non sarà mai lei la mandi a fanculo?!"
Marca di più il tono ed inizia a riavvicinarsi lentamente a me.

Rimango in silenzio, forse ferito, forse arrabbiato, forse combattuto dalla stessa verità che non voglio ascoltare.

"Pensi che sia salutare questo? Ridursi in questo stato per sopprimere quello che senti."
Continua a tagliarmi con lame affilate tramutate in parole e mi arriva perfettamente davanti.
"A me serve il vecchio Harry, di questo codardo non so che farmene."
Conclude con sdegno, osservandomi ed assicurandosi che abbia ascoltato per filo e per segno.
Dopo di che mi da le spalle e rientra in casa, ma nonostante tutto mi lascia la porta aperta.

Sospiro, mi passo una mano fra i capelli e cerco di tranquillizzarmi, ma mi sento fremere. Se fosse rimasto qui lo avrei colpito e Niall lo sa, ecco perché mi ha lasciato da solo.
Vuole che mi calmi, ma continuo a serrare i pugni e desiderare di far sanguinare qualcuno.

"Se devi vomitare fallo su quei crisantemi gialli, non mi sono mai piaciuti"
La sua voce mi arriva dritta alle orecchie, ed appena mi volto la riconosco poggiata alla cornice della porta con una sigaretta fra le dita.
Mi osserva con la sua solita aria giudicante, come se non ci fosse qualcosa al mondo che possa permettersi di sfiorarla.

Non ho tempo per discutere anche con lei, sospiro scocciato e cerco di avviarmi ancora verso la moto, ma fraintende.
"No! Non sulle violette! Ti ho detto i crisantemi, stronzo."
Esclama preoccupata per i suoi stupidi fiori.

"Che cosa vuoi Grace?"
Chiedo esasperato, tornando a guardarla e sperando che tagliasse corto.

"Controllare a chi stesse sbraitando contro il mio ragazzo"
Spiega riportandosi la sigaretta alle labbra e facendo qualche passo in avanti.
"I miei sospetti erano corretti"
Afferma facendo spallucce, fiera di se stessa.
La vedo allungarmi il suo pacchetto di sigarette aperto, invitandomi a prenderne una.

Accetto senza troppe storie. Mi serve per calmare i nervi, così l'afferro e tiro fuori l'accendino dalla mia tasca, portando la sigaretta alla bocca ed accendendola.

"Lo sai anche tu che non lo pensa davvero"
Commenta Grace subito dopo, prendendo posto a sedere su uno dei scalini del portico.

"Tanto non mi fa nessun effetto"
Rispondo indifferente, inspirando la nicotina e poi buttandola fuori, mentre osservo il
bosco di fronte a noi.

"Bugia"
Mi annienta lei; i miei occhi saettano sulla sua figura seduta in basso, pronto ad alzare il tono, ma mi anticipa.
"Siete cresciuti insieme!"
Esclama impedendomi di parlare.
"Siete la famiglia l'uno dell'altro, è normale che ti importi quello che pensa di te"
Spiega subito dopo, riuscendo a conquistarsi il periodo di parola.

"Sbagli"
Controbatto freddamente.
"Non mi importa"
Aggiungo sedendomi al suo fianco sullo scalino.

"Fai schifo a mentire"
Dice con disinvoltura e buttando fuori una nuvola grigia di fumo.

"Te invece sei perfetta come rompi palle"
Borbotto irritato a denti stretti.

"Sei proprio permaloso"
Grace accompagna la frase con una risata divertita, che però non riesce a contagiarmi.
Lei è come me, si diverte ad infastidire gli altri, e la capisco, ma non quando gli altri sono io.

"E tu una testa di cazzo"
Ribatto scocciato.

"Almeno io ammetto di non essere la dolce ragazza della porta affianco, non mento a me stessa come fai tu."
Sta diventando una specie di dibattito ed io non amo perdere i dibattiti.

"Niall non ha più tempo nemmeno per scopare? Vedo che ti annoi così tanto da venire ad infastidire me."
Rispondo con una velata arroganza e percepisco il suo sguardo saettarmi addosso, come se adesso stessi esagerando.
Fa sempre così quando è irritata, si silenzia e ti fissa con uno sguardo assassino, fin da quando eravamo piccoli. Adesso i suoi capelli sono più colorati, il trucco più preciso e sono apparsi un piercing al naso e dei tatuaggi, ma l'espressione è sempre la stessa.

"Senti, brutta faccia di merda, ti ho persino offerto la mia sigaretta. Porta un po' di rispetto."
Mi rimprovera sgarbatamente e, per alcuni secondi, rimaniamo in silenzio a guardare la natura di fronte a noi, dopo di che l'aria si riempie di una leggera risata, la nostra.

"Non osare trattarmi come una delle tue puttanelle seriali."
Aggiunge poi, fingendo un'offesa drammatica.

"Noi non scopiamo"
Ribatto facendo spallucce, rigirando il
discorso così da avere ragione.

"E mi dispiace avvisarti che ciò non accadrà mai."
Afferma con un mezzo sorriso divertito ed alzandosi da terra con un unico sforzo.

Metto una mano sul petto, all'altezza del cuore, copiando la sua drammaticità di poco fa.
"Dovrò vivere con questo peso sul cuore."
Dico con fare teatrale e pieno di sarcasmo, fingendo un dolore immaginario.

Grace ridacchia e dall'alto mi tira uno scappellotto dietro la testa.
"Forza, alza il culo."
Aggiunge subito dopo, dirigendosi dentro casa.

È riuscita a calmarmi contro il mio stesso volere; avrei dovuto immaginarmelo. Niall l'ha sempre mandata da me in momenti del genere, sa bene che abbiamo lo stesso sarcasmo.

Mi alzo, butto la sigaretta a terra e la calpesto.
Problemi dei domestici.
Entro, oltrepasso l'atrio, l'anticamera, salgo la scalinata di marmo liscio, percorro il corridoio ed entro nell'ufficio personale di Niall, senza nemmeno bussare.
Appena apro la porta, però, una delle sue guardie del corpo mi affianca, portando l'attenzione dei presenti su di lui e non su di me.

"Il signor Connor Horan la sta aspettando di sotto"
Annuncia con fare militare; una sentenza che suscita stupore negli occhi di tutti i presenti.

"Connor?"
Si domanda Niall confuso.

"Dice che è urgente"
Spiega la guardia prima che, in poco tempo, io, Niall e Grace raggiungessimo il piano terra.
Connor è proprio qui, in piedi davanti al divano del salotto.
Sembra agitato, continua a ticchettare il piede per terra, soprappensiero, fino a quando si accorge di noi.

"Connor che succede?"
Richiama la sua attenzione Niall.

"Rhonda. Hanno provato ad ucciderla."
Lo dice tutto d'un fiato, come avesse appena strappato via un cerotto.

Rhonda è rimasta a vivere con loro nella villa del vecchio Point, sarebbe dovuta essere abbastanza sorvegliata in realtà.

"Ma di che parli?"
Chiede Grace.

"Qualcuno si è infiltrato fra le nostre guardie ed ha aspettato il momento giusto per pugnalarla. L'abbiamo trovata dissanguata nella sua stanza. Nemmeno il nostro medico ha potuto fare qualcosa, dice che è troppo grave e che deve essere ricoverata in un vero ospedale. La stanno portando lì adesso."
Spiega velocemente, frettolosamente, come non ci fosse assolutamente tempo da perdere. Come se ci fosse il peggio ancora da scoprire.

"Dobbiamo dirlo a Courtney...deve saperlo."
Commenta Grace allibita e soprappensiero.

"Non sappiamo chi sia l'intruso, nessuno l'ha visto, ma ha lasciato questo."
Aggiunge Connor, tirando fuori dalla tasca un fazzoletto sporco di sangue che avvolge un piccolo oggetto. Appena lo apre e ce lo mostra, lo riconosco subito. Mi si gela il sangue.
"Era al dito di Rhonda, eppure nessuno ricorda che lei ne possedesse uno. Deve averlo fatto apposta. Ma non capisco-"

"Cazzo."
Affermo preoccupato e senza nemmeno accorgermene, fissando l'anello a forma di rosa che tiene nel fazzoletto.
L'attenzione di tutti saetta su di me.
"È un avviso."
Spiego brevemente, con il cuore che ha aumentato drasticamente i battiti.

"Cosa?"
Domanda spaesato Connor.

"Quello è di Courtney."
Aggiungo indicando l'oggetto, quasi mi facesse paura adesso.
"Ci sta dicendo che lei sarà la prossima."
Le parole escono accompagnate da brividi e sento la bocca dello stomaco stringersi.

Come ha fatto ad averlo?
Questo vuol dire che le è stato abbastanza vicino da poterlo prendere?
Questo vuol dire che sa dove si trova Courtney?
Questo vuol dire che non abbiamo tempo da perdere.

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CIAOOO!!! <3
Sono tornata!
Spero che la nuova avventura vi piacerà tanto quanto la prima.<3

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