Undercover

By hajarstories_

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⚠️TW⚠️ In questo libro saranno presenti argomenti come: stress post traumat!co, maf!a, sostanz3 stupefacent... More

Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Extra Kathrine
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Extra Alejandro
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Extra Weston
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Epilogo
Ringraziamenti

Capitolo 1

957 41 64
By hajarstories_

"Perché dolore è più dolor,
se tace"
-G. Pascoli

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

San Diego, California

Weston's POV

La paura era una strana e contorta emozione. Si insinuava all'interno della tua testa e cominciava a parlare. La sua voce era un incessabile sussurro che ti faceva fischiare le orecchie. Era così tanto bassa che ti permetteva di udire i battiti del tuo cuore ma, seppur il timbro fosse sommesso, era comunque presente ed era molto difficile farlo smettere.

Paura ti rendeva debole.

Ma, forse, era proprio grazie alla paura che il genere umano non si era ancora estinto. Il cosiddetto "spirito di auto conservazione" dipendeva proprio da quella perfida emozione.

La paura di morire e la paura di non sentire più quei battiti nelle orecchie.

La paura di venir beccati o la paura di deludere.

E io, in quel momento, provavo proprio quello.

All'accademia militare mi avevano insegnato un principio fondamentale: controllare le proprie emozioni.

Perché lo Stato voleva quello: creare delle macchine.

Allo Stato, così come anche al capo di Stato maggiore dell'esercito, non importava degli uomini e delle donne che passavano sotto ai suoi occhi.

Loro avevano il compito di modellarci. Avevano il compito di formare delle vere e proprie macchine da guerra.

Quello era proprio uno dei motivi per il quale avevo mollato tutto quanto ed era anche per quello che in quel momento mi trovavo dall'altra parte del paese da più di un anno fingendo di essere qualcuno che non ero.

Bussai alla porta di legno di noce, uno dei legni più pregiati, e percepii Weston abbandonare il mio corpo.

«Avanti!» esclamò la sua voce dietro la porta.

Abbassai la maniglia e a grandi falcate mi avvicinai alla scrivania del suo studio.

Alejandro alzò il capo e appena si accertò che si trattasse effettivamente di me, riabbassò gli occhi sui fogli posti davanti a lui.

«Mi hai fatto chiamare, capo?» domandai tenendo le mani nelle tasche dei jeans.

«Miguel mi ha detto che conosci qualcuno, qualcuno di cui io necessito» affermò con tono di voce calmo.

La sua pistola nove millimetri giaceva sulla scrivania esattamente accanto alla sua mano che teneva una penna tra le dita. Dietro di lui, invece, vi erano due uomini ispanici massicci con in mano dei Kalashnikov che mi fissavano impassibili in attesa di ordini.

«Sì, capo. L'ho già avvertita e sta venendo qui. Domani andrò in aeroporto e la porterò direttamente qui da te» dissi tranquillamente.

«Bien, Anthony, puoi andare» rispose per poi farmi segno con la mano di dirigermi fuori dal suo studio.

Posai le dita sulla fredda maniglia e una volta posto entrambi i piedi fuori e aver chiuso la porta dietro di me, tirai un sospiro di sollievo.

Anche quella faccenda era sistemata.

Anche quella volta avevo recitato la mia parte.

Anche quella volta non ero morto.

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Dumfries, Virginia

Claire's POV

Aprii le porte del furgone e trovai davanti a me una grandissima quantità di scatole di cartone.

Salii sul mezzo e aprii una di quelle scatole solo per trovare un mucchio di cocaina imballata alla perfezione. Solo in quella scatola c'erano all'incirca dieci chili. Derek cercava di reggersi in piedi vicino a me mentre teneva tra le mani una pistola e mi fissava in attesa di un verdetto.

«FBI! SCENDETE IMMEDIATAMENTE DAL FURGONE CON LE MANI IN ALTO!»

Alzai le mani e sgranai leggermente gli occhi voltandomi verso l'uomo accanto a me.

«GETTA L'ARMA! SDRAIATEVI E FACCIA A TERRA! METTETE LE MANI SOPRA LA TESTA!»

Eseguii con lentezza e precisioni tutti gli ordini dei federali mentre li sentivo avvicinarsi sempre di più a noi.

Percepii le fredde manette circondarmi i polsi e mani che toccavano la mia vita in cerca di una pistola incastrata nella cintura dei jeans che indossavo. Poi, dopo che avevano constatato che non possedevo alcuna arma addosso a me, mi alzarono di forza e mi trascinarono insieme a Derek al di fuori del furgone sul quale ci trovavamo.

Dumfries era una piccola città situata nella contea di Prince William a quasi un'ora dalla capitale Washington D.C.. Vantava la bellezza di solo cinquemila abitanti. Potevamo quindi ritenere che quella fosse la classica piccola città in cui gli abitanti si conoscevano tutti e in cui non accadeva mai niente.

Quello era ciò che la maggior parte delle persone avrebbe pensato. Io, invece, ero appena stata arrestata per traffico di droga.

Appena fuori dall'edificio alzai gli occhi e vidi uno spicchio di luna che mi fissava quasi impaziente. Le luci rosse e blu delle volanti della polizia di Washington quasi mi accecavano e i rumori degli scarponi dei poliziotti era assordante.

I federali mi tenevano stretta per le mie braccia e dovevo ammettere che le manette erano state chiuse in modo piuttosto stretto.

Mi dimenai un po' per poi voltarmi verso Derek e notare come stesse facendo lo stesso.

Un agente aprì la porta dell'auto della polizia e, dopo avermi posato una mano sopra la testa, mi fece sedere all'interno del caldo e confortante veicolo.

Mi voltai alla mia sinistra e diedi le spalle alla donna seduta accanto a me.

Prima che potessi sbattere le palpebre un'ulteriore volta, Mary mi tolse le manette e le porse all'agente seduto al posto del passeggero.

«Ottimo lavoro. Adesso abbiamo Derek sotto la nostra custodia e quella dell'FBI» affermò la donna per poi incrociare le gambe scoperte a causa della gonna aderente ed elegante che indossava.

«Qual è la prossima missione?» domandai osservando fuori dal finestrino le praterie illuminate dall'amica luna.

«Gesù, Claire! Respira, prenditi un momento.»

Mi voltai verso di lei alzando un sopracciglio e aspettai che mi desse informazioni riguardanti la prossima missione che avrei dovuto svolgere.

Quella era la mia vita, quello era il mio compito.

Non sarei mai arrivata alla posizione in cui mi trovavo se non avessi lavorato duramente e il triplo degli altri.

Io ero la "mentirosa", io ero la bugiarda.

Venivo considerata il miglior agente segreto sotto copertura della DEA, l'agenzia federale antidroga statunitense. Il nostro compito era quello di scovare i traffici di droga, di armi e di soldi illegali. Insomma, noi ci occupavamo di quello e lasciavamo i serial killer all'FBI. Nella maggior parte dei casi, però, collaboravamo dato che gli assassini e i ricercati erano anche dei trafficanti.

In quel preciso istante stavo facendo ritorno dopo esser stata sotto copertura per quasi un anno. Più precisamente nove mesi e due settimane.

Ero distrutta.

«E va bene! Un agente speciale incaricato sotto copertura a San Diego ha chiesto rinforzi. Sta lavorando a un caso molto importante, se non il più importante degli ultimi anni.

Ho pensato subito a te, Claire.»

«Perché a me? Che cosa c'è di tanto speciale in questo caso?» domandai passandomi la mano tra i capelli tinti di biondo cenere.

«Lo scoprirai leggendo i rapporti e i vari fascicoli inerenti al caso.» Annuii in risposta. Avrei naturalmente accettato il caso, non importava che fosse dall'altra parte del paese. Un agente aveva bisogno di rinforzi e io sarei stata ben felice di aiutarlo.

«Quando parto?»

«Domani.»

A quelle parole strabuzzai gli occhi e fissai le mie iridi castane nelle sue.

«Stai scherzando?»

Ma lei non stava bluffando.

Conoscevo Mary dal mio primo incarico quando ero ancora in accademia. Ella era il capo della DEA e la mia cara collega. Non potevo affermare di essere diventate amiche, ma tra di noi non vi era alcuna formalità, solo un grandissimo e sincero rispetto.

«Mi stai dicendo che dovrei studiare i fascicoli, immedesimarmi in un nuovo personaggio e prendere un aereo in meno di ventiquattro ore?»

«Non ti scordare che dovrai anche cambiare colore di capelli. Elizabeth Daker ha i capelli castani, e poi, non ti dona il biondo.

L'aereo partirà alle sei del mattino e il volo durerà cinque ore.»

«Aeroporto Nazionale di Washington Reagan?» domandai sospirando e passandomi una mano sul viso.

«Esattamente» rispose per poi porgermi un fascicolo con al di sopra il timbro "Top Secret".

Dopo averlo aperto iniziai a studiare il mio personaggio e ciò che l'agente sotto copertura Weston Torres aveva scoperto stando all'interno dell' EME: la mafia messicana.

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Nota autrice

Ciao a tutti, come state? Spero bene.

Ecco a voi il primo capitolo della mia nuova storia: Undercover.

In questo capitolo conosciamo i nostri due protagonisti: Claire e Weston.

Come vi avevo spiegato un paio di settimane fa, questo non sarà un fantasy, ma bensì un dark romance con sfumature mistery.

Questa è la prima volta che provo a cimentarmi seriamente in un nuovo genere e spero che vi possa piacere.

Cercherò di essere costante negli aggiornamenti e di farvi avere un capitolo a settimana come facevo precedentemente con LGO.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo e se siete curiosi di leggere il secondo.

Vi voglio bene e grazie immensamente del supporto.

Alla prossimaa<33

ig: hajarstories_

tik tok: hajarstories__

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