Ascoltare

By Cum_Astris08

4.9K 204 529

Ha mutilato, spolpato e ucciso suo padre e suo fratello maggiore. Lui, Caspian Davide Mateo Gonzalez, 26 anni... More

Ancora qui - non è un capitolo
Dedica
Menzogna
Paziente stanza 5
Cuore di mamma
Ragazzi della nuova Barcellona
Mia
Il sapore aspro della manipolazione

Purgatorio - secondi

403 24 53
By Cum_Astris08

Pov's Caspian Gonzalez

- Un secondo per perdersi, una vita per riprendersi. -

Sto sul letto e cerco di non pensare a niente, le mie membra che pulsano, stanche.

Sono sveglio da tre ore, ventisei minuti e quarantasette secondi.

Quarantotto...

Aspettando l'ennesimo incontro con lei.

Quarantanove...

Sono solo ora, Benji non c'è.

Cinquanta...

Non dormo, non riesco.

Cinquantuno...

Sento gli occhi avere spasmi sotto le palpebre.

Cinquantadue...

È buio, lui non lo trovo.

Un rumore sulla grata mi distrae, non è il solito colpo di preavviso che le guardie danno prima di aprire la stanza.

È lieve, questo qui.

Con le palpebre sempre abbassate, faccio guizzare ogni senso.

Farò pentire amaramente chi viene a disturbarmi.

Il passo leggero.

Pelle che sfiora il metallo.

Respiro corto e trattenuto.

È questione di secondi prima che un tocco delicato mi sfiori il braccio e prima che io uccidi il responsabile.

... aspetta! Profumo di donna.

Ma appena apro gli occhi, ciò che trovo davanti a me mi fa perdere il conto del tempo.

Ventisette minuti e...?

Una cascata di capelli ricci rosso infernale, due smeraldi luccicanti e distese di lentiggini. Questo, e i miei muscoli si rilassano, abbandonandosi sul duro materasso.

Eccolo, trovato.

Ho imparato a conoscerla durante la sua permanenza, che qualche giorno fa ha fatto qui sei mesi.

Ho constatato che le sta bene addosso, che lei, inconsapevolmente, si porta con sé il mio odio.

Rosso, rosso.

Con Olimpia lui c'è sempre, ma non gli dò mai importanza.

Vattene, non ti voglio.

Scuoto la testa, volendomi concentrare invece, sulla ninfa timida che si staglia difronte al sottoscritto.

La guardo storto, mettendomi a sedere e di rimando la ragazzina alza il mento, cercando di non far trasparire la sua paura.

Con poco successo, direi.

Divertito dal suo comportamento, decido di metterla un po' a disagio, così tanto per passare il tempo... senza contarlo.

Quindi mi alzo e davanti alla mia altezza non può che sollevare lo sguardo per incominciare un contatto visivo.

Stringe le maniche del camice bianco, in contrasto col colore dei suoi capelli, in due pugnetti tremanti.

"Desidera?" Chiedo, accigliato.

Deglutisce in evidente difficoltà, ma la vedo, ha già la risposta pronta sulla punta della lingua insolente.

"Nulla di vitale importanza, mi chiedevo se le andava di fare una seduta diversa dal solito." Risponde sicura.

"Mi illumini." Dico ironico. È più forte di me, prenderla in giro è diventato il mio nuovo passatempo.

"La smetta di fare lo spiritoso, Gonzalez, il coltello dalla parte del manico ce l'ho io." Sputa fuori, inviperita.

Nonostante questo lato presuntuoso, la sua personalità mi piace.

Sbadiglio quasi annoiato, non scomodandomi nemmeno di coprirmi la bocca.

"L'educazione, Dio mio." Sussurra oltraggiata, assottigliando lo sguardo color primavera.

Sono sei mesi che mi sta attaccata al culo ed è lei quella esausta?

"Taglia corto, ho altre cose da fare." Ringhio, mettendo a freno la bestia del cazzo che sono.

Solleva le sopracciglia stupita e accenna un sorrisetto.

"Sarebbero?" Ridacchia impertinente.

Ma guarda te chi cazzo mi doveva capitare come psicologo.

"Cose che non ti riguardano, Bambi." Chino il collo, i nostri respiri che si mescolano.

Sopra la distesa di lentiggini si accumula del rossore che mi fa ghignare.

Trae un respiro profondo e corruccia la fronte, indispettita.

"Allora? Facciamo sì o no questa seduta un po' diversa?"

"Veda di essere meglio delle voci qui dentro." Dico indicando la testa, picchiettandola e porto lo sguardo sulla porta aperta della stanza.

Deglutisce ma prende iniziativa.

"Venga con me." Sbuffa, voltandosi.

Ma lui arriva senza avvisare, cogliendomi alla sprovvista.

Il collo, strozzala.

Una patina mi si forma all'angolo dell'occhio, mi provoca fastidio.

Le caviglie, spezzale.

Una voce mi parla nella testa, l'istinto mi sussurra, fa esplodere la confusione.

Prendo la base del naso tra le dita, stringendo.

No. Lei no.

"Caspian? Si sente bene?" Il mio nome sulle sue labbra spazza via ogni mio pensiero malato.

Annuisco distratto e la seguo un paio di passi indietro rispetto alla sua piccola figura.

Attraversiamo quelli che mi sembrano infiniti corridoi, tutti uguali.

Mi ritrovo in una stanzetta di questo posto dimenticato da Dio, mentre lei si guarda intorno, forse per smorzare il suo imbarazzo.

"Perché ha ucciso suo padre e suo fratello?" La domanda arriva inaspettata, ma scatena in me un fuoco di rabbia.

Rosso, di nuovo.

"Non sono affari suoi." Taglio corto non volendo sembrare violento, ma sento la voce parlare.

Sta' zitta, puttana! Non ti riguarda, cazzo!

"Invece sì, sono la tua psicologa." Fa' spallucce, incrociando le braccia al petto e scrutandomi con una calma professionale.

Rosso, rosso. Allora, dove sei?

La patina torna di nuovo, ma provo a scacciarla.

La uccidi? Taci, stronza!

"Non mi faccia ripetere, dottoressa. Non le interessa, si fidi." Maschero la mia emozione corrosiva con un ghigno beffardo tendendo però, ogni muscolo che ho in corpo.

Un altro oltre al suo, più acceso, più peccaminoso.

E cosa c'è di più ardente e proibito del colore dell'inferno?

No, non i suoi capelli. Il nostro è cremisi.

"Sì che mi interessa." Insiste e la mia pazienza arriva al limite.

Rosso, eccolo!

La patina mi investe, mi oscura la vista.

Il respiro sfugge al mio controllo, sento la cassa toracica gonfiarsi notevolmente in cerca d'aria.

Davanti a me prendono forma due occhi azzurri, celestiali, che si spengono, ormai senza vita.

Simili ai miei, ma morti ed è tutta colpa mia.

È metallo quello sotto le mie dita, ora. Freddo e poco accogliente.

Il coltello con il loro sangue era appagante.

Poi un rumore, reso sordo dalla mia collera, come se avessi l'ovatta nelle orecchie.

Che fosse la mia testa contro l'armadio?

Un urlo non controllato, stridulo.

E nonostante le mie mille personalità sguinzagliate nel mio corpo, la speranza di averle qui con me non soccombe mai, tanto che mi porta a bloccarmi, inorridito da me stesso.

Un urlo spaventato, femminile.

Mamma? Carol?

Volto la testa e la vista sembra tornare in mio possesso perché distinguo bene la figura di Olimpia rannicchiata contro la porta, pronta a chiamare le guardie.

L'ho terrorizzata.

Ma cerco di difendermi, la corazza fa rumore mentre si sgretola contro la mia volontà.

Mi rifiuto di rompermi difronte a te, ragazzina del cazzo.

"Tu, fatti i cazzi tuoi! Mai più, non chiedermelo mai più!" Mi avvicino a passo svelto a lei, che cerca di non mostrarsi spaventata e le punto il dito contro, furioso.

"È il mio lavoro." Dice flebile, mentre le respiro addosso.

Con questo nuovo attacco di rabbia la mia frequenza cardiaca è andata a puttane.

"Impicciarti della vita degli altri?" Chiedo inacidito, la mia bocca che si storce in una smorfia.

"Aiutarti." Dice solenne.

Scoppio a ridere talmente forte da farla rabbrividire.

"Non ce la farai mai, sono un assassino psicopatico. Quel giorno, per me, è stato il purgatorio." Le ringhio in faccia, lei è completamente spalmata sul muro bianco ingiallito.

"Ah sì? Perché non l'inferno allora?" Ribatte, captando ogni mio movimento ma, soprattutto, interpretando correttamente ogni mia parola.

Perché nonostante loro siano morte, io li ho uccisi...

Sogghigno perfido, sfruttando questa sua curiosità.

Avvicino le mie labbra sul suo collo e sospiro crudele mentre lei trema, ma non sa che il cuore mi si sta smaciullando nel petto.

"Loro sono morte per colpa mia e ho ucciso quei bastardi senza rimorsi. Che c'è, non sono abbastanza psicopatico, Bambi?" Una risata più finta della mia sanità mentale, lascia la mia gola.

"Smettila di cambiare discorso, ti avevo chiesto perché li avessi uccisi." Balbetta in difficoltà, ma assimilando per bene le informazioni che le sto offrendo su un piatto d'argento.

La guardo dritto negli occhi smeraldo che luccicano grazie alla luce del sole che traspare dalla finestra.

Accecato da tanta naturalezza, poggio i palmi sulle sue guance lentigginose.

"Non ho deviato il discorso. Ti ho detto che loro sono morte per colpa mia."

E nonostante faccia male ripeterlo ancora, glielo dico a un soffio di labbra, sperando che mi dica che non è vero...

...non sono morte a causa mia.

Ma non lo fa.

Angolo autrice ❤️:
Ehiii ragazzuole fantastiche!
Come state? È da un po' che non aggiorno qui, ma ora che è iniziata l'estate potrò finalmente dedicarmi alla scrittura!
Per chi ha già letto la storia, lo so, ho apportato un paio di modifiche spero che vi piacciano🤭
Per i nuovi arrivati invece, ecco un incontro scontro tra la bella dottoressa e il malessere magnifico dai capelli mori😜😂
Scrivetemi nei commenti cosa ne pensate!
Mi raccomando, voglio sapere!
A presto, fiorellini
Bacini😘

Continue Reading

You'll Also Like

9.7K 354 19
due giovani ragazzi, che si sono conosciuti alle medie. Non sono mai andati d'accordo, ma Camila lo odiava tanto. Lui fingeva di odiarla stranamente...
6.6K 1.1K 6
"Siete tutti uguali, voi..." commenta sottovoce "Ti sbagli. Io sono più estenuante degli altri". 🪻⛪️☁️🌾🗞️ (La storia è protetta da Copyright. Ogni...
294K 6.2K 50
Primo libro della saga "Cinque battiti di cuore". AUTOCONCLUSIVO⚠️ Storm ha vent'anni anni ed è una ragazza dai capelli castano dorato e gli occhi bi...
15.5K 600 51
Awed e Ilaria, sua sorella, tornano a casa dopo l'ennesimo spettacolo di esperienze D.M a cui l'aria aveva assistito... Arrivati sulla porta di casa...