Amici Perduti. Libro Primo...

By annie_calo

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La grande casa sulle rive del loch è di nuovo abitata. Con la sua spiccata fantasia, Dorothea porta magia e m... More

❆ ❆ ❆
Esergo
Premessa
1.1 L'altra sponda
1.2 L'altra sponda
1.3 L'altra sponda
1.5 L'altra sponda
1.6 L'altra sponda
1.7 L'altra sponda
2.1 Dietro la tenda del mago
2.2 Dietro la tenda del mago
2.3 Dietro la tenda del mago
2.4 Dietro la tenda del mago
2.5 Dietro la tenda del mago
2.6 Dietro la tenda del mago
3.1 Indigeno di Danimarca
3.2 Indigeno di Danimarca
3.3 Indigeno di Danimarca
3.4 Indigeno di Danimarca
3.5 Indigeno di Danimarca
3.6 Indigeno di Danimarca

1.4 L'altra sponda

223 24 25
By annie_calo


Come la storia di Tancredi fosse spuntata fuori, con tutti i particolari fumosi che la accompagnavano, Roy non lo sapeva.

C'era qualcosa di strano nei brevi resoconti che aveva ascoltato da Dorothea; e di decisamente sospetto nello sguardo complice che Rhodina le aveva lanciato quell'unica volta in cui si era spinto a chiederle chi fosse.
Scoprì che era un ragazzo italiano, conosciuto da Dorothea anni prima, durante un viaggio sul continente. Il sodalizio fra le ragazze si stringeva sempre più, ma anziché essere Roy l'elemento di congiunzione fra le due, fu questo personaggio a suggellare il legame tra l'una all'altra. Roy non provò a dire la sua; il tono di venerazione che assumevano quando parlavano di Tancredi bastava a spegnere ogni suo possibile interesse nella faccenda. Ad ogni modo, non dubitò che la loro fissazione per quel ragazzo avrebbe finito per trascinare anche lui in qualche piano discutibile.

Accadde prima del previsto, in un cupo pomeriggio di novembre. All'uscita da scuola, Roy aveva finalmente scoperto cosa prendesse a Rhodina, che quella mattina non aveva preso l'autobus con lui e che a pranzo si era dileguata in fretta dal loro tavolo per andare a fare delle ricerche nella biblioteca della scuola. La trovò già seduta sui sedili in fondo al bus, profusa di un'esaltazione nervosa.

«Dorothea ha bisogno di una mano per trovare Tancredi.»

Roy non si era ancora nemmeno seduto. Le rispose con un cenno di assenso, che lei interpretò come un interessamento da parte sua. Gli parlò con fare sbrigativo, come se non spettasse a lei tenerlo al passo.

«So che vuoi sapere come si sono conosciuti. Tutto è cominciato in un parco-giochi. Lei era su un'altalena. Lui è sbucato dal nulla. Hanno capito subito che era un incontro speciale.»

Roy le lanciò uno sguardo eloquente. La coincidenza appariva alquanto forzata.

«Davvero», assicurò Rhodina. «Si sono conosciuti così. Chissà, magari è un segno che tu e Dorothea vi siate incontrati allo stesso modo.»

«Un segno di cosa?»

Rhodina coprì la sua voce:

«Finalmente ha escogitato un metodo per trovarlo.»

Roy si voltò a guardare fuori dal finestrino.

«Ovviamente si aspetta che venga anche tu.»

A un tratto, Roy si mostrò favorevole a partecipare:

«O-oggi? Ha bisogno di noi due per provare questo... metodo?»

«Della nostra presenza, sì. Crede che Tancredi sia diverso. E che lo siamo anche noi. Chissà, potrebbe funzionare.»

Roy non fece altre domande. Quelle poche informazioni, presentate con un fanatismo preoccupante e infarcite con parole come "segno" e "diverso", non facevano ben sperare. Fu con una leggera apprensione che si avviò con Rhodina verso casa di Dorothea.

Non a torto: una volta entratз in casa, senza che lui potesse fare o dire qualcosa per impedirlo, Rhodina cominciò a spiattellare a Dorothea come e quanto si fosse mostrato disponibile a seguire il suo piano. Preso tra la malizia di Rhodina e la serietà colma di gratitudine di Dorothea, non poté far altro che acconsentire; le avrebbe aiutate a scoprire in quale angolo di mondo si trovasse il fantomatico amico perduto.

Salirono le scale di corsa, direttз in biblioteca. Roy cercava di afferrare, con poco successo, gli spezzoni confusionari di una storia inverosimile:

«Tancredi non ha mai vissuto in un solo posto. Si sposta di Paese in Paese con la sua famiglia, perché i suoi sono musicisti girovaghi.»

Roy mise piede in biblioteca e per poco non inciampò. A terra, tra il tavolo e il semicerchio di poltrone e divani, era stato steso un tappeto, al centro del quale si trovava un mappamondo di legno. Accigliato, Roy gettò zaino e cappotto su una poltrona e si sedette sul tappeto a gambe incrociate. Stava riconsiderando mentalmente la sua capacità di evitare in partenza guai presagiti, quando notò con piacere che sul tavolo c'erano un vassoio con teiera fumante, delle tazze e dei biscotti. Rhodina si era già avventata su uno di questi, ma Dorothea la tirò via con delicatezza.

Faremo merenda dopo. Non ci vorrà molto.

La fece accomodare su un cuscino e si posizionò fra lei e Roy, a gambe incrociate, compita e preparata. Poi prese le loro mani nelle sue e guardò il planisfero:

«Voi dovrete solo tenerlo fermo.»

Rhodina era un po' delusa:

«Non dobbiamo fare altro?»

«Nient'altro.»

Il cuore di Roy batteva forte. Si disse che doveva avere a che fare con la ritualità del momento o con la fermezza nella voce di Dorothea. Non voleva pensare che fosse l'emozione per il contatto con lei.

Dorothea chiuse gli occhi.

« Adesso scopriremo dove si trova Tancredi»

Avvicinò le mani dellз suз amicз sul treppiedi e le rilasciò. Quindi inspirò forte, posò la sua destra affusolata sul mappamondo e lo fece girare.

Le macchie indistinte dei continenti rotearono sotto gli occhi e sopra le mani di Roy e Rhodina. Per un attimo si trovò a credere anche lui che Dorothea avesse la capacità di far girare il mondo nel senso desiderato. Il dito indice premette con decisione un punto casuale sul planisfero, che oscillò per un istante; Roy e Rhodina si sporsero in avanti per tenerlo fermo.

Poi Dorothea riaprì gli occhi e il suo viso si avvicinò alla superficie sbiadita del globo. Roy la seguì a ruota:

«Israele?»

«Palestina.»

Rhodina lз guardò, smarrita: «Qual è il confine tra i due?»

Dorothea esaminò con attenzione il punto - non più così fermo - al di sotto dell'indice. Poi alzò gli occhi verso gli scaffali alle spalle del tavolo e sembrò immergersi in qualche calcolo complicato. Setacciò con lo sguardo i suoi libri.

«Lo scaffale accanto ai saggi, quinta mensola dal basso, terzo libro a partire da sinistra.»

Come obbedendo a un ordine, Rhodina si precipitò a prendere il libro indicato, che si rivelò essere un vecchio atlante dalla copertina semi-cadente, e lo appoggiò sul tavolo. Si chinarono su di esso, Dorothea che sfogliava in cerca della pagina desiderata. Un silenzio carico di trepidazione riempì la stanza. Comparvero il Mediterraneo, gli Stati del Nord Africa, il Medio Oriente...

«Eccolo!» Rhodina per poco non strappò la pagina, di per sé quasi staccata dalla legatura.

«Bene. Il punto da me indicato dovrebbe essere questo», sentenziò Dorothea. A Roy parve che lo scegliesse a caso.

«Ma è nel deserto», sbottò Rhodina, delusa.

Roy piegò la testa per leggere meglio la scritta "Negev". Rhodina si agitò:

«Cosa ci fa Tancredi nel deserto del Negev?»

«Cosa ci fa Tancredi nel deserto del Negev...» ripeté Dorothea, tra sé e sé. Roy la osservò, in attesa. Presto Dorothea avrebbe trovato una spiegazione logica ma irrazionale, ne era certo.
Lei sollevò lo sguardo dall'atlante e prese a camminare per la stanza. In breve tempo la sua teoria fu pronta:

«Sappiamo che Tancredi viaggia tanto, quindi non dovrebbe stupirci. Ci sarà stato un concerto in qualche città vicina.»

Rhodina, che pendeva dalle sue labbra, si era seduta di nuovo sul tappeto e la seguiva con gli occhi, in religioso silenzio. Roy le si mise accanto, ma distese la schiena sul tappeto, la testa sulle braccia e le braccia su un cuscino.

«Si saranno diretti a sud, verso il deserto, per partecipare a un safari.»

«Safari in Palestina?»

Roy trattenne a stento un risolino. Dorothea si corresse senza batter ciglio:

«Voglio dire che avranno fatto un tour nel deserto, con qualche guida del posto.»

«Ma non c'è la guerra da quelle parti?» domandò Rhodina, allarmata. Roy le posò una mano sul braccio, per un istante.

Dorothea fece uno sbuffo.

«Non nel deserto del Negev, ovvio. Sono sicura che tutta la famiglia sia al sicuro. Saranno in compagnia di membri di qualche organizzazione non governativa, in... missione di pace, sapete. Hanno organizzato un festival di musica per beneficenza e sono lì per favorire il dialogo fra i popoli. Dev'essere così. Tancredi suonerà insieme ai ragazzi del posto. Ma sì, pensateci! Ognuno porterà il suo strumento e metteranno su una band. Una band del deserto! Tancredi vestirà abiti bianchi e avrà una bella sciarpa per ripararlo dal sole cocente! I suoi capelli d'oro brilleranno ancor di più sotto al sole del Negev. Poi ecco che gli si avvicinerà un fennec e ascolterà nei suoi silenzi le storie del deserto.»

«Un cosa

«Capelli d'oro?» lamentò Roy.

Dorothea salì veloce sulla scaletta e sfilò un altro librone datato. Roy temette che sotto quel peso le si spezzassero i polsi sottilissimi ma lei, esperta come una bibliotecaria, lo sollevò sopra la testa e ridiscese in fretta.

Mostrò a Rhodina l'illustrazione di una piccola volpe color sabbia, con enormi orecchie e occhi obliqui. Rhodina ne rimase affascinata e incalzò Dorothea a continuare il suo racconto. Roy tirò a sé il libro sul tappeto e si mise a pancia in giù, sfogliando le schede colorate di curiosi animali in via d'estinzione.

Dorothea continuò a raccontare la sua storia con sentimento:

«... si siederà fianco a fianco alla volpe del deserto, sull'orlo di uno strapiombo, e guarderà il tramonto all'orizzonte. Le forme in lontananza si coloreranno delle tinte più belle: il paesaggio diventerà arancione, poi rosa, poi viola. Penserà che non esista niente di più magnifico. Penserà a Rhodina, a come vorrebbe che lei fosse lì, seduta insieme a lui accanto alla piccola volpe, a guardare la meraviglia di quell'incantevole mare di sabbia e rocce. E poi, al comparire della prima stella, sospirerà immaginando il loro primo incontro. Sorriderà, certo che un giorno potrà vederla di persona.»

Roy si voltò per lanciare uno sguardo divertito a Rhodina, certo che anche lei avrebbe trovato buffo quel sentimentalismo. Ma l'amica fissava inespressiva il tappeto: le ginocchia strette in un abbraccio, era persa negli orditi polverosi; forse i disegni le davano una vaga idea delle rocce aspre e delle dune sabbiose del Negev.

Sì schiarì la voce, che suonò piccola e malinconica:

«Continua, Dot.»

Dorothea, che aveva smesso di fare su e giù e si era sistemata sulla poltrona blu, sollevò un sopracciglio:

«Sbaglio o mi hai appena chiamata Dot?»

«Ops.»

Rhodina sollevò il viso rosso verso Roy e lo contagiò con il suo imbarazzo. Dorothea ora fissava lui con sguardo penetrante.

«Ha iniziato lei», si difese, «ti chiama così quando siamo soli.»

Rhodina spalancò la bocca, sgomenta d'esser stata tradita senza alcuna esitazione. Un sorriso aperto si affacciò sul viso di Dorothea:

«Ma è fantastico! Mi piace.»

Roy e Rhodina tirarono un sospiro di sollievo.

«Mh, dov'ero rimasta? Ah, sì. La notte sarà calata e Tancredi sarà seduto coi suoi compagni intorno al grande falò da loro allestito. Avranno sistemato cuscini e tappeti tutt'intorno.»

«Proprio come noi.»

Rhodina era tutta un sospiro.

«Sì», la sostenne Dorothea, «gli odori della legna che brucia, del caffè e del tè alla menta servito nei bicchieri di vetro si spandono nell'aria. Tancredi si guarda intorno e osserva i volti dei suoi nuovi amici. Ci sono i figli dei musicisti dell'orchestra, vengono da tutte le parti del mondo. E i ragazzi e le ragazze del deserto, figli dei nomadi che li ospitano: coraggiosi esploratori di quelle terre misteriose. Sono tutti seduti in cerchio, in silenzio, immersi nei propri pensieri. Pensano in lingue diverse, ma i loro desideri sono gli stessi. Gli amici del deserto sognano tutti. Ognuno di loro ha un'idea e quell'idea ha la forma di un'altra persona. Il loro sogno è così forte che le loro anime gemelle, sparse in giro per il pianeta, riescono a sentirli. Tutti loro sanno di essere pensati dal loro vero amore, lontano e irraggiungibile. Una ha un brivido, a un altro sembra che il tempo si sia fermato. Uno sente una voce nel vento, un'altra vede un fiore sbocciare in un istante. Sognano tutti, a occhi aperti, di abbracciare la propria metà.»

Rhodina strinse le gambe ancora più vicine a sé e vi nascose il viso. Roy pensò bene di tenere gli occhi sull'illustrazione di un pangolino. Dorothea fece un lungo sospiro:

«"Un giorno le incontreremo". Tancredi pronuncia queste parole e tutti capiscono all'istante, anche chi non parla la sua lingua. Queste parole danno forza ai ragazzi e una figlia del deserto comincia a suonare la sua chitarra. Presto anche gli altri si uniscono a lei e una melodia piena di speranza si leva al cielo notturno. I loro cuori, così riscaldati, sono pieni della magia della musica e della meraviglia di quegli istanti. Arrotolata accanto al fuoco, addormentata fino a quel momento, la volpe del deserto si sveglia al sentire le loro forti risate. Solo nel momento di andare a dormire, con il fuoco ormai del tutto spento, Tancredi si accorgerà che la sua piccola amica non è più con loro. La cercherà con lo sguardo, mentre lei si allontana sempre più, zampettando via al chiaro di luna. Poi la vedrà scomparire, protetta dall'ombra di una cresta rocciosa. I ragazzi allora andranno a dormire nelle loro tende, dopo essersi dati la buonanotte in tante lingue diverse e il loro sonno sarà sereno e ristoratore.»

Con entrambe le mani, Dorothea dette una pacca sui braccioli della poltrona, segnale che il racconto era terminato. In un bizzarro tempismo, un telefono prese a squillare in qualche meandro al pianterreno, così dovette lasciare la stanza di corsa. I suoi passetti per le scale rimbombavano nella casa vuota.

Roy sbadigliò, avvolto nel torpore. I ceppi accesi emettevano crepitii piacevoli e l'orologio da tavolo ticchettava discreto. Si avvicinò al tavolo, affamato, ma Rhodina non si unì a lui. Le lanciò un'occhiata, per assicurarsi che stesse bene: aveva addosso l'aria sognante che riservava al grande schermo quando veniva compiuta qualche impresa eroica. Qualcosa si era animata dentro di lei. Non poté far altro che passarle un biscotto.

Udirono dei passi nel corridoio, proprio fuori la biblioteca. Il telefono aveva cessato di squillare e la voce di Dorothea che parlava di sotto giungeva attutita. Non potevano appartenere a lei. Nel momento in cui lui e Rhodina si giravano verso il vano della porta socchiusa, i passi si fermarono. Un momento dopo, si affrettarono a tornare spediti nella direzione da cui erano venuti. Roy si avvicinò alla porta, furtivo, e si affacciò sul corridoio.

Non c'era nessuno. La luce pallida e grigiastra entrava dalle tre finestre che formavano la "T" rovesciata, posandosi inerte sulle pareti. Le camere erano chiuse, tutte tranne una, la cui porta restava socchiusa. Chiunque fosse, pensò Roy, doveva essere entrato in fretta in quella stanza e ora restava in profondo silenzio.

Rientrò in biblioteca e alzò le spalle. Rhodina attinse al vassoio a piene mani.

«Sarà stato suo fratello.»

«Credevo fosse sola in casa.»

Rhodina contrasse il viso in un'espressione impietosita e bisbigliò tra un morso e l'altro:

«Credi che vivano... da soli?»

Sobbalzarono. Dorothea era entrata nella stanza all'improvviso. Continuava a essere silenziosa come un gatto. Si avvicinò al tavolo e trascinò una sedia vicinissima a quella dove Roy si era appena seduto. Troppo disinvolta per non essere notata, spinse Roy a reagire con uno scatto: in un attimo era in piedi, aveva afferrato la teiera e le aveva versato del tè. Sentiva un formicolio sulla nuca e si chiese se qualche fantasma antenatə di Dorothea non lo stesse guardando a vista.

Dorothea, allegra e con un motivetto sulle labbra, avvicinò a sé un libro e un quaderno:

«Avete portato i vostri compiti, vero?»

Per tutta risposta, Rhodina sbuffò, si trascinò di malavoglia fino al suo zaino e tirò fuori l'occorrente. Lei e Roy non erano abituatз a studiare insieme: avevano sempre avuto compiti diversi - Rhodina era un anno avanti - e avevano sperimentato che sedersi allo stesso tavolo coi libri di scuola non aiutava la concentrazione. Insieme non riuscivano a evitare di perdersi in chiacchierare sopra ai libri, così arrivava sempre il momento in cui rinunciavano a quella farsa e si sfidavano a qualche videogioco.

Chissà se Dorothea si aspettava di trovare in lor la sua stessa naturalezza: nei lentissimi minuti in cui Roy aveva letto per tre volte dieci righe - sollevando di frequente gli occhi imbambolati sugli scaffali alle spalle di Rhodina - Dorothea aveva aperto e richiuso, con successo, uno spartito per gli esercizi di teoria musicale e un quaderno di algebra. Rapida e concentrata, ora già leggeva una lezione che la classe di Roy non avrebbe affrontato almeno fino a gennaio.

Rhodina non se la passava meglio: tenne lo sguardo fisso sulla stessa pagina del libro di storia per diversi minuti, la sua mente che vagava chissà dove. Roy sorrise tra sé: eccola scarabocchiare dei piccoli fennec ai margini del testo, indifferente alle guerre combattute secoli prima nel nome di re e regine sepoltз nella lontana Londra.

***

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