MIND OF GLASS: OPERATION Y [I...

By DarkRafflesia

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Dave Morrison, Capitano del Navy SEAL, è un uomo determinato, autorevole, ma sconsiderato e fiscale. Noah Fin... More

⭐RICONOSCIMENTI
Presentazione
Cast
Dedica
Prologo - ✓
PARTE PRIMA
Capitolo 1: Bravo (Parte 1) - ✓
Capitolo 2: Coinquilini - ✓
Capitolo 3: Demoni del passato - ✓
Capitolo 4: Una semplice giornata di lavoro - ✓
Capitolo 5: Insieme - ✓
Capitolo 6: Prima Tappa - ✓
Capitolo 7: Presenza - ✓
Capitolo 8: Sconosciuto - ✓
Capitolo 9: Ricordi bruciati - ✓
Capitolo 10: Il prossimo - ✓
Capitolo 11: Vacanza (Parte 1) - ✓
Capitolo 11: Vacanza (Parte 2) - ✓
Capitolo 12: Dolore lontano - ✓
Capitolo 13: Turbolenze - ✓
Capitolo 14: Scontro - ✓
Capitolo 15: Notizia - ✓
Capitolo 16: Lettere reali - ✓
Capitolo 17: Firmato... - ✓
Capitolo 18: Sui tetti - ✓
Capitolo 19: In mezzo alla folla... - ✓
Capitolo 20: Rientro - ✓
PARTE SECONDA
Capitolo 21: Adunata - ✓
Capitolo 22: Sorpresa? - ✓
Capitolo 23: Toc-Toc - ✓
Capitolo 24: Legami scomodi - ✓
Capitolo 25: Nuovi ospiti - ✓
Capitolo 26: La spia - ✓
Capitolo 27: Tocca a me - ✓
Capitolo 28: Il mondo continua a girare - ✓
Capitolo 29: Prurito ed ematomi - ✓
Capitolo 30: Fede - ✓
Capitolo 31: Rimorsi - ✓
Capitolo 32: Torna a letto - ✓
Capitolo 33: Fiamme - ✓
Capitolo 34: Scuse e incertezze - ✓
Capitolo 35: Analista per caso - ✓
Capitolo 36: Non puoi dimenticare - ✓
Capitolo 37: Bersagli - ✓
Capitolo 38: Ostacoli - ✓
Capitolo 39: Ho trovato Jake e... - ✓
Capitolo 40: La bomba - ✓
Capitolo 41: Shakalaka - ✓
PARTE TERZA
Capitolo 42: Scampagnata - ✓
Capitolo 43: Pausa? - ✓
Capitolo 44: Nuove conoscenze - ✓
Capitolo 45: Mercato finanziario - ✓
Capitolo 46: Linea - ✓
Capitolo 47: Safe International Hawk - ✓
Capitolo 48: Fregati - ✓
Capitolo 49: In trappola - ✓
Capitolo 50: Dimitri Malokov - ✓
Capitolo 51: Rancore - ✓
Capitolo 52: Portare via tutto - ✓
Capitolo 53: Insofferenza - ✓
Capitolo 54: Colpe - ✓
Capitolo 55: Operazione Y - ✓
Capitolo 56: Amicizia - ✓
Capitolo 57: Risposta inaspettata - ✓
Capitolo 58: Rivelazione - ✓
Capitolo 59: Con onore - ✓
Capitolo 60: Rottura - ✓
Capitolo 61: Solitudine - ✓
PARTE QUARTA
Dimitri Malokov & Iari Staniv
Capitolo 62: Egoismo
Capitolo 63: Apnea
Capitolo 64: Il prezzo da pagare
Capitolo 65: Anonimato
Capitolo 66: Saluto
Capitolo 67: Benvenuto nella squadra
Capitolo 68: Giuramento
Capitolo 69: Decisione
Capitolo 70: L'impegno che non serve
Capitolo 71: Lontanamente vicini
Capitolo 72: Vecchie amicizie
Capitolo 73: Vigilia
Capitolo 74: L'inizio
Capitolo 75: Le squadre
Capitolo 76: Patente?
Capitolo 77: La tana del lupo
Capitolo 78: Boom...
Capitolo 79: Maledetta emotività
Capitolo 80: Svantaggio?
Capitolo 81: Iari Staniv
Capitolo 82: Luccichio
Capitolo 83: La pace
Capitolo 84: Caduti
Capitolo 85: Respirare
Capitolo 86: Un'ultima cosa da fare
Epilogo
💜Ringraziamenti & Playlist💜

Capitolo 1: Bravo (Parte 2) - ✓

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By DarkRafflesia


Dave e Gregory sollevarono lo sguardo alla luce rossa, al muro, lampeggiante a ritmo del suono assordante; le ragazze gemettero spaventate, chiudendosi maggiormente sui loro corpi e usufruendo delle braccia per nascondere il viso. Proprio sotto il segnale intermittente, l'uomo di Emerson aveva abbassato una leva di emergenza; aveva approfittato del loro piccolo conflitto per chiamare i rinforzi. Maledetto figlio di...

«...puttana.» imprecò Gregory, avviandosi con passo pesante dall'artefice.

Un colpo ben assestato sulla tempia, per mezzo del calcio del fucile, e questi crollò a terra nel mondo dei sogni. Ci sarebbe voluto un po' prima che rivedesse la luce del sole.

«Qualcosa mi dice che il buon senso vuole che noi salviamo quelle donne.» ironizzò Bravo Uno alla radio, posando la pistola per riprendere il fucile. «Oramai ci tocca. O la va o la spacca.»

«Vi conviene sbrigarvi, si stanno mettendo in moto per far partire la nave!» si rassegnò Stella, gli occhi che saettavano sullo schermo alla vista di quegli omini illuminati muoversi come tante palline pazze.

«Merda. Usciamo da qui!»

Gregory rialzò la leva per interrompere quel dannato suono, dopodiché entrambi salirono le scale per uscire dallo scantinato. Appena fuori, un proiettile arrivò verso loro. Dave venne tirato in tempo dal collega, il quale lo afferrò dal retro del tattico per sbilanciarlo indietro. Kyle aveva aperto la porta di un ufficio, in metallo come le altre, e la stava usando come copertura, mentre dal fondo del corridoio, dove svoltava l'angolo, vi erano tre uomini col dito premuto sul grilletto.

«Non vi si può lasciare soli un attimo che suona l'allarme. Che cazzo è successo là sotto!?» domandò a voce alta, chiudendo gli occhi ogni qual volta scintille si infrangevano sulla soglia della porta.

Dave scivolò in ginocchio accanto a lui, mentre Gregory rimase tra le scale e la superficie della cantina.

«L'agente Taylor è lì. Insieme ad una ventina di ragazze. – spiegò Bravo Uno, intento a frugare sul tattico per trovare quello che gli serviva. – Emerson commercia donne. Ci hanno scoperti. Dobbiamo impedire che la nave salpi. E puoi sparare quanto cazzo ti pare. – prese una granata; tirò la levetta con i denti e si sporse, lanciandola verso i tre nemici. – Granata!» annunciò. Questa rotolò in mezzo alle loro gambe; non ebbero la capacità di urlare che esplose sotto di loro, facendoli volare contro il muro. Al silenzio, Dave scoccò un'occhiata a Bravo Quattro, dalla faccia tinta da una smorfia confusa. «Contento?»

E glielo chiese pure? «Fuck yeah!»

Gavin Brown udì l'imperversare dell'allarme riecheggiare per l'intero porto. Sollevò lo sguardo dallo zainetto, intento a posare gli oggetti utilizzati per il sovraccarico, per indirizzare gli occhi scuri sulla porta chiusa dello stanzino. Un parlottio concitato di uomini si unì alla baraonda; parole sommesse che tramutarono in urla di agitazione. Sentì qualcuno pronunciare qualcosa riguardo dei soldati che li avevano scoperti, di tre uomini dentro l'edificio, poi si accostarono frasi su cadaveri, su persone della loro squadra che erano state uccise. Ma il suo animo si mise in moto quando alle sue orecchie giunse l'ordine di far partire immediatamente la nave e di scappare.

«Merda.» sibilò sottovoce, mettendo lo zaino in spalla, per poi afferrare il fucile.

Si catapultò alla porta e l'aprì con irruenza.
Non si accorse che un trafficante stava proprio per irrompere nello stanzino, così la facciata sbatté contro il viso di quest'ultimo e lo fece volare a terra con un ringhio acuto. Gavin arricciò il naso, come se il colpo fosse arrivato a lui; era stato forte abbastanza da privarlo dei sensi. Si stupì di sé stesso per aver canalizzato cotanto vigore nel semplice atto dell'apertura. Quasi si fece i complimenti da solo. Scese i due scalini che lo separavano con il suolo e si ritrovò davanti ad un uomo. Questi fece fuoco, costringendo Gavin a tornare in copertura. 

Cazzo. Pensò alla vista del suo braccio unto di rosso. Era stato solo sfiorato, ringraziando il cielo. Ci mancava solo un bel proiettile in mezzo alla carne per diventare un peso alla sua squadra. Si mise su un ginocchio ed afferrò saldamente il suo fucile, andando allo scoperto. Sangue freddo. Mira stabile. Una decina di metri di distanza. Un colpo sul braccio, un altro sul petto. Il nemico cadde riverso, in preda al dolore. Gavin lo raggiunse e calciò la pistola per allontanarla. Dopodiché si chinò su di lui e controllò la gravità delle sue ferite. L'uomo respirava a singulti spasmodici, guardando con orrore il sangue che gli sgorgava dal foro in petto, dal polmone sinistro. Una morte lenta e dolorosa. No. Non era da lui fare questo. Mirò alla testa, socchiudendo gli occhi con amarezza.

«Mi dispiace.» pronunciò, premendo il grilletto.

L'uomo smise di muoversi. Gavin buttò fuori il fiato trattenuto e posò la mano sulla radio attaccata al tattico per attivare il canale.

«Bravo Uno, qui Bravo Cinque. Perché è iniziata la festa?» domandò, alzando il tono di voce per sovrastare quello dei proiettili.

A differenza loro, i trafficanti non avevano silenziatori, e ci avrebbe giurato che il vicinato non stava continuando a dormire con serenità, bensì aveva già chiamato la polizia per tutto quel trambusto. Sospirò. Perfetto. Davvero perfetto.

«Non ho tempo per darti spiegazioni!» la voce di Dave era distorta da altri spari, esasperata senza dubbio, ma indaffarata a fare fuoco. «Ci sono altre donne! Dobbiamo impedire alla nave di salpare!»

La comunicazione si interruppe.

«Cavolo!» urlò Gavin, mettendosi in piedi per correre in fretta verso la porta dalla quale i suoi compagni erano entrati.

Tolse il visore notturno, troppo pesante per il suo casco, e diede una spallata alla porta dell'edificio. A dargli un caloroso benvenuto, proiettili vaganti che, sbattendo contro le mura in metallo, rimbalzavano in ogni dove, colmando l'illuminazione soffusa con scintille degne di un congresso di amanti di petardi. Si spostò dietro delle casse e si sporse con il busto, scoccando un'occhiata verso il centro della stanza; la facciata che dava al mare era pervasa dagli uomini di Raymond. Stavano creando un muro che potesse chiuderli per non farli avanzare, mentre chi era dall'altra parte poteva concludere le preparazioni per fare in modo che scappassero. Sollevò le sopracciglia non appena riconobbe Dave e gli altri; il suo superiore era appostato dietro una nave, in piedi, mentre Gregory e Kyle si trovavano dall'altro lato, accovacciati dietro dei macchinari. Uscivano allo scoperto per sparare qualche colpo, freddando alcuni nemici, ma dopo erano costretti a rinchiudersi nelle coperture per non essere feriti. Con uno slalom articolato, Gavin si mosse da una cassa all'altra per non essere visto; si fermò al centro della stanza, dove vi era uno di quei bolidi per il trasporto delle merci, e si fece notare dei suoi compagni.

«Perdonate il ritardo!» disse, riparandosi dietro il mezzo.

«Oh, ma figurati! Qua siamo bloccati nel traffico!» ironizzò Dave, l'aria palesemente nervosa. «Non solo le altre donne sono lì, ma quel codardo di Raymond è con loro!» cambiò caricatore, lanciando quello vuoto con malagrazia.

Quei bastardi non erano addestrati e non facevano niente di diverso dallo sparare con il dito premuto sul grilletto senza alcun senso logico. Errore da principianti, Dave se ne rese conto e, quando percepì che il suono degli spari si era fatto meno articolato, ne approfittò per uccidere chi stava per andare in copertura per ricaricare. Gli altri erano troppo lontani per fare in modo che i loro proiettili potessero raggiungerli; dopo una quindicina di metri il raggio di azione si allargava e dall'ottavo colpo in poi avrebbero perso precisione. E ciò ai loro nemici non importava, perché quelle traiettorie senza senso bastavano per non farli avvicinare. Dovevano avanzare. Non avrebbe tollerato ad Emerson di scappare; non avrebbe permesso a quelle donne di essere maltrattate. Quella notte, sarebbero tornati tutti a casa dai propri cari. Costi quel che costi. Si ordinò. Uscì dalla copertura per accorciare le distanze.

«A destra, Capitano!» urlò Gregory, uscendo insieme a lui per sparare esattamente quattordici colpi, della quale solo due presero il nemico, purtroppo troppo lontano, ma pur sempre messo fuori gioco.

Si inginocchiarono rispettivamente ai lati del cancello che li avrebbe portati all'esterno, una delle ante enormi scorrevoli, spessa abbastanza da non far penetrare le loro misere pallottole.
Dave premette il pulsante dello sgancio del caricatore e lo sfilò via, sostituendolo con un altro; gliene mancavano solo due, la sua pistola si stava già scaldando per fare il cambio. Strinse le labbra in una linea sottile e si sporse per dedicarsi al lato destro. Altri tre colpi esplosero dalla sua canna per decorare il petto del bersaglio più vicino con tre buchi niente male. Non indossavano giubbotti antiproiettile, osservò, nonostante il pericolo e l'illegalità che conducevano; sebbene fossero armati e stessero rispondendo al fuoco col fine di eliminarli, non si erano preparati a dovere per affrontare una vera sparatoria. Incompetente che non sei altro. Si riferì ad Emerson, il quale aveva letteralmente mandato degli uomini a morire come vittime sacrificali. Neanche i trafficanti di droga erano tanto stupidi da buttarsi in mezzo alla mischia senza protezione. Scrollò la spalla per via del rinculo del fucile e ritornò in copertura.

«Forza! Forza!» mosse il braccio per invogliare Kyle e Gavin ad appostarsi al cancello.

I due soldati del Team Bravo obbedirono e corsero al lato opposto a quello del loro superiore. Eppure non poterono andare oltre. Gli uomini di Emerson si erano schierati davanti alla nave per permetterle di salpare, senza dare loro alcuna via di un possibile raggiungimento. Dave ringhiò spazientito e posò la mano sulla radio.

«Non credi che sia arrivato il momento di fare qualcosa? O vuoi goderti il panorama e lasciare che quella nave ci sfugga?» pronunciò con evidente stizza nel tono della voce.

Chi era dall'altro lato, rispose con una lieve punta di ironia provocatoria. «Bhe...Non state andando tanto male; da qui mi sto godendo il panorama e lo spettacolo.» una voce dalle note più alte del suo superiore, un po' graffiata, ma severa.

«Muovi il culo, Bravo Tre!» tuonò Dave.

«Quanta fretta. Ci penso io.»

Non tardò ad arrivare, infatti.
Poco dopo aver chiuso il collegamento, uno sparo rimbombò per il porto.
Gli uomini cessarono di fare fuoco, annichiliti. Si voltarono alla direzione del suono, alla loro destra, nonché sinistra del Team Bravo, e rabbrividirono, totalmente sconvolti e impreparati. Uno di loro, il più vicino alla nave, era caduto, sincronizzato al suono dello sparo. Era come se fosse calato un silenzio tombale, sebbene il motore della nave e la frenesia di chi vi era sopra; l'aria era immobile, rarefatta da quella folata di vento imperscrutabile ad occhio nudo, talmente fu rapida e impossibile da mancare. L'uomo accanto alla vittima abbassò lo sguardo, gli occhi strabuzzati dallo spavento; un proiettile calibro 7,62 × 51 mm gli aveva oltrepassato la nuca, da una tempia all'altra, finendolo in un battito di ciglio. Una pozza di sangue si stava già disperdendo per il pavimento. Bastarono davvero pochi secondi per realizzare che la squadra speciale del Navy SEAL con cui si erano messi contro disponevano di un...

«Cecchino!» strepitò, come se fosse una sorta di avviso che inducesse gli altri a mettersi a riparo.

Pochi furono i fortunati, poiché un altro colpo fece esplodere la testa di povero uomo di mezza età in procinto di saltare dietro una cassa; l'intervallo tra gli spari era impercettibile, neanche definibile con un conteggio cronometrato. Chi stava sparando dall'edificio più alto di Ocean City sapeva il fatto suo; il suo occhio azzurro si spostava da un bersaglio all'altro con una velocità invidiabile a qualunque altro essere umano – lo stesso poteva dirsi del mirino, il quale si agganciava alla testa immediatamente al momento in cui veniva premuto il grilletto. Un fucile M40 a bolt-action, detto anche a catenaccio, se ne stava disteso ai bordi del tetto; la sua levetta veniva tirata ad ogni colpo.

Nessuno poteva sfuggire al suo occhio, neanche l'uomo più nascosto. Come quello dietro il container; si vedeva poco più di un pezzettino di nuca rasata. Nulla di troppo complesso per lui. Le sue labbra si curvarono in un ghigno compiaciuto. Il reticolo si sovrappose a quella misera linea, dito sopra il grilletto e...uno schizzo, un fiotto di sangue, decorò la sua vista, seguito da un tonfo muto di un cadavere spalmato sul pavimento. Il bossolo del proiettile venne espulso in un suono soave, un picchiettio sul cemento armato, accanto a tutti gli altri compagni andati ad uccidere i rispettivi bersagli.

Si fermò, in attesa di un nuovo movimento, godendosi il silenzio che aveva evocato grazie al suo intervento; finito il caricatore di sei colpi, gli uomini di Raymond erano stati fatti fuori.

Peccato. Pensò il trentaseienne con una punta di delusione.

Quello, in tutto il suo splendore, era Bravo Tre: il Sottoufficiale Sully.
Sully e basta. Lo chiamavano tutti così.

Occhi azzurri e capelli castano scuro, lunghi, legati in un piccolo chignon basso, non paragonabile a quello di Stella, era riconoscibile grazie alla cicatrice che portava sul viso; una bella linea che partiva a qualche millimetro sotto l'occhio destro per percorrere la guancia ed arrestarsi alla stessa altezza del labbro. Nessuno azzardava mai a chiedergli come si fosse fatto quel marchio. Mai. Non perché risvegliasse in lui ricordi atroci da voler dimenticare, scosso dai tredici punti che dovette sopportare senza anestesia nel bel mezzo di una missione, ma perché si era rovinato il suo dolce e perfetto viso barbuto. Era stato un miracolo che l'occhio destro, quello buono con cui non mancava mai un colpo, ne fosse uscito illeso; il rischio di rimanere cieco si era celato praticamente dietro l'angolo. Si massaggiò la spalla destra, senza mai distogliere lo sguardo dal campo di battaglia a duecento metri di distanza – l'edificio più «alto» della città non era situato ai piedi del porto.

«Che dici, Capitano? Questo basta?» chiese scherzosamente, senza però effettivamente ridere. «Ho diviso le acque per permetterti di passare. E ti conviene darti una mossa: – l'iride si ancorò alla nave – stanno partendo senza di te.»

Effettivamente la nave mercantile stava incominciando ad allontanarsi dal porto, il fumo della canna che stagliava il cielo notturno con una scia più oscura del blu abissale e del vuoto cosmico.
Oh, non scapperai. Sussurrò una voce dentro la testa di Dave. Le gambe si mossero da sole. In piedi, scattò verso il mezzo.

«Bravo Team, con me!» urlò.

«Ricevuto!» dissero i suoi uomini all'unisono.

Gregory recuperò il distacco per essere qualche metro dietro di lui a coprirgli le spalle. Mentre Kyle e Gavin rimasero dietro, analizzando nel frattempo la zona per eventuali sorprese che non avvennero.
La nave si era staccata abbondantemente dal punto di attracco, tanto che il ponte stava perdendo la stabilità e stava per cadere in mare, senza che nessuno si fosse promulgato di tirarlo in partenza.
Dave si tolse con un gesto veemente il casco, troppo pesante per i suoi gusti; lo stava facendo sudare, dandogli estremamente fastidio. Se c'era una cosa che ormai la sua mente si era imposta, era la salvezza di quelle donne. 

Non ci sarebbe stato niente che gli avrebbe fatto rimangiare il suo obiettivo.

L'alba avrebbe dovuto aspettare che lui salisse su quella fottuta nave e che desse un bel pugno a quella faccia da schiaffi di Raymond Emerson. I ciuffi biondi, adesso, splendevano sotto i fari soffusi del porto, sebbene fossero ancora umidicci; quegli occhi sottili, imperturbabili ed infuocati dalla determinazione, fissavano la cabina del capitano della nave, dove sicuramente il suo bersaglio se ne stava al riparo, con ardore.
Sto arrivando, bastardo. Pensò.
Si avviarono in fila lungo il ponte, prima che fosse troppo tardi. Saltò Dave, poi Gregory, poi Kyle e infine Gavin, il quale rischiò di andare indietro; spinse il busto in avanti per non perdere l'equilibrio, riuscendo a salire sulla nave. Tutti accovacciati in copertura, era il momento di chiudere quel tentativo di fuga.

«Bravo Quattro apri la via.» ordinò Dave.

Kyle ghignò. «Con piacere!» Adesso sì che poteva esaudire i suoi sogni. «Venite qui da papà!» uscì copertura con il suo mitragliatore pesante; incominciò a fare fuoco, impedendo così a chi era nascosto di poter fare un passo «Come ci si sente a non potersi muovere, eh? – li stuzzicò, ridendo apertamente con malignità – Mangiate un po' di piombo, pappamolle!»

Gavin e Gregory scossero la testa, coprendo l'altro lato della nave, mentre Dave – spedito – si diresse alla cabina del capitano.
Spalancò la porta senza pensarci due volte, incontrandosi con la figura del caro Raymond Emerson.
Di spalle, questi si voltò verso di lui, la pistola in mano, pronto a far fuoco.
Tuttavia i riflessi di Dave furono attivi a sufficienza da bloccargli il polso, disarmandolo nel momento stesso in cui partì un colpo; con facilità, gli girò il braccio dietro la schiena. Emerson urlò, cadendo su un ginocchio, sofferente; il soldato lo stava tenendo a bada con una sola mano, mentre quella libera venne chiusa in un pugno e portata all'indietro.

«Non mi fraintendere – sospirò, incrociandosi con le lacrime agli occhi dell'uomo dolorante. Si inumidì le labbra. – Niente di personale.»

Gli mollò un gancio che gli fracassò la mascella, spedendolo nel mondo dei sogni.
Gli lasciò il polso nel momento esatto in cui crollò a terra, e scosse la testa, scrollando le spalle.

«Qui Bravo Uno. Missione compiuta.»

**

Ebbene la sparatoria cessò. I sopravvissuti decisero di arrendersi, urlando ai soldati di interrompere il fuoco, poiché avevano dichiarato di consegnarsi deliberatamente a loro, specialmente quando avevano notato il Capitano del Navy SEAL uscire con il loro capo, ammanettato e privo di sensi. Una volta ritrovatesi davanti le forze speciali americane, poiché ignari di aver rapito un'agente della CIA, che cosa avrebbero potuto fare per vincere?
La nave di Stella attraccò, facendo scendere la squadra medica del SEAL.

Bravo Sei fece la sua comparsa.

Liam Adams era il dottore ufficiale del Team Bravo; capelli corti castano chiaro e occhi color nocciola, si diresse verso l'agente Taylor e tutte le altre donne. Erano state fatte uscire dallo scantinato, avvolte in delle coperte termiche per coprire le intimità e i corpi freddi; anche nella nave di Emerson, come volevasi dimostrare, vi erano altre prigioniere. Giovani donne e ragazze, dai quindici ai ventisette anni. Rispetto alle sventurate rimaste al porto, queste erano vestite con della biancheria intima, come se fossero in procinto di partecipare ad un'asta, la quale avrebbe decretato il loro destino nefasto. Con calma, nessuna di loro venne abbandonata; a tutte venne dedicato lo spazio necessario per sopire il trauma del rapimento, offrendo persino qualcosa di caldo e del cibo per soddisfare gli stomaci a digiuno in quel periodo di tempo indeterminato.

Kyle, Gavin e Gregory trasferirono Raymond e i suoi uomini in una stanza blindata, chiudendoli lì fino a quando non sarebbero rientrati a Washington per essere mandati in prigione. Dopo essersi tolti le divise, ritornarono nella sala principale, dove il team di supporto logistico stava esultando contenuto per la missione andata a gonfie vele, nonostante i numerosi cambi di programma imprevisti.

«La femminuccia si è fatta male.» commentò beffardo Kyle al vedere il braccio di Gavin, essendo a maniche corte, fasciato in maniera molto semplice con una garza.

«Mi ha sfiorato un proiettile, non mi sono fatto nulla: è solo una bruciatura.» Brown, con un broncio, si sedette su un sedile.

Quinn prese una bottiglia di una bevanda gassata e l'aprì a mani nude. Sospirò appagato, gettandosi a peso morto accanto a lui. «Solo perché sei stato bravo a coprirci le spalle, per questa volta voglio essere gentile.» gliela porse.

Gavin fece una smorfia di finto stupore. «Wow, devo sentirmi per caso onorato? – l'accettò. – Ti ricordo che siamo di pari grado, anche se sono l'ultimo arrivato.»

«Ma rimani ancora una cintura.» lo accompagnò, aprendo un'altra bottiglia, di birra questa volta. «Una cintura che ha fatto bene il suo lavoro.»

«Oh. Oh. Oggi sei davvero di buon umore per farmi un complimento. Fino a ieri non facevi altro che corbellare riguardo ai miei metodi troppo delicati ed esitanti.»

«Jesus, parla come mangi: non ho bisogno che tu mi faccia scuola di dizione.» Kyle roteò gli occhi al cielo, annoiato. «E comunque rimani ancora troppo esitante. Devi essere più reattivo quando ti viene dato un ordine, intesi?»

Gavin annuì. «Agli ordini, signor faccio fuoco senza guardare in faccia nessuno.»

E i due brindarono, facendo sbattere energicamente le bottiglie per festeggiare il successo.

«Chi vi ha dato il permesso di bere senza di me?» Sully si aggiunse alla bevuta, chinandosi per prendere una bottiglia e darci subito dentro. «Se non ci fossi stato io, il Capitano non avrebbe neanche potuto raggiungere quella nave e prendere a calci in culo Emerson.»

«Vedi? Lui almeno si fa capire quando parla.» commentò Kyle, indicando il cecchino con il mento. Gavin fece spallucce, sorridendo.

Sully, a differenza dei due, si puntellò al muro, godendosi la bevanda. Gavin l'osservò e non poté fare a meno di provare una punta di ammirazione nei suoi confronti; Bravo Tre era veterano tanto quanto lo erano Dave e Gregory. Aveva studiato a fondo i loro fascicoli e le loro missioni, prima di tentare per il Team Bravo, e aveva scoperto che quei tre erano stati insieme in missione sin dagli albori della loro carriera nel Navy SEAL; Kyle era entrato nella squadra suppergiù da cinque anni e mezzo, mentre lui era lì da poco più di due settimane. Chissà che fine avevano fatto i loro compagni, coloro con cui avevano condiviso avventure e sventure; si erano ritirati? O non avevano richiamato l'attenzione del Generale per salire di grado e diventare parte dell'élite americana? Sperò di poter colmare quel vuoto, di poter essere all'altezza e di poter essere riconosciuto dal suo Capitano.

«Ti serve qualcosa?» gli chiese Sully, mano in tasca e tono calmo, serenissimo.

Gavin si grattò il retro del collo dall'imbarazzo. Era stato così a lungo a fissarlo, da risultare quasi inquietante. «No...Sei stato bravo lassù. Sei davvero impeccabile come dicono: la tua reputazione ti segue da quando...»

«Da quando ho ottenuto il titolo di Occhio di lince. Lo so.» concluse al posto suo l'uomo con nonchalance. Ghignò, scuotendo la testa. «Non ti fa ridere come nome? Preferisco davvero essere Sully per tutti. Sembro un fenomeno da baraccone.»

«Ma rimani comunque bravo.» ribadì.

«Per il Team Bravo bisogna essere bravi, no?»

Ci mise un po' a capirla, ma quando realizzò, Gavin fece una smorfia che indusse il cecchino a ridere, per quanto gli si fosse corrugata la fronte e gli si fossero socchiusi gli occhi.

«Cazzo, Sully. Questa era davvero pessima.»

«Ehi, non offendere. Era bellissima.» allargò le braccia con spacconeria, staccandosi dal muro per indietreggiare verso il centro della stanza. «Vado a chiacchierare con qualche ragazza, magari Liam mi permetterà di fare colpo.»

«Sai bene che non lo farà.» intervenne Gregory, pacato come al solito e decorato da un sorriso sincero.

«Non estinguere le mie speranze. Già lo fa Dave.» borbottò Sully per poi scappare via dalla stanza.

Gregory rise, accomodandosi accanto a Gavin. «A proposito di Dave. – iniziò, scoccando un'occhiata al suo superiore, in fondo a parlare con Stella. – Hai fatto un ottimo lavoro. Potresti già essere dentro.»

«Davvero?»

«Guarda tu stesso.»

Gavin innalzò lo sguardo verso Dave. Stava discutendo qualcosa su alcuni documenti, serioso e concentrato. Non appena si mise ad ascoltare Stella, i suoi occhi si mossero su di lui. Gli sorrise, mostrando trentadue denti vivaci, e lo indicò senza farsi notare dalla donna. La cintura si indicò a sua volta, come per chiedergli se fosse riferito a lui. Il Capitano annuì, facendo un altro gesto non troppo esuberante. Le sopracciglia di Gavin si sollevarono dalla sorpresa.
Adesso tu sei con me. Disse il labiale.
Era ufficialmente un membro del Team Bravo.
Aveva superato l'ultima prova. Gregory gli diede una pacca sulla spalla.

«Benvenuto tra noi.» si congratulò.

Troppo intento a non sprizzare euforia da tutti i pori, Bravo Cinque bevve gioiosamente.

**

«E con questo... – firmò il documento che attestasse l'entrata ufficiale di Gavin Brown nel Team Bravo. – abbiamo finito.» concluse Dave, stiracchiandosi i muscoli. Si era ripulito dal sudore e dalla cenere, facendo adesso spiccare una mascella più rilassata e degli occhi ancora attivi, come se non fossero le quattro del mattino. L'adrenalina era un ottimo concentrato di caffeina. «Il bello di essere Capitano è che non devi aspettare nessuno per sbrigare delle pratiche; se hai un problema, te lo firmi da solo.»

«Fino a dove le tue medaglie te lo concedono.» Stella chiuse il fascicolo, ordinando la pila di scartoffie sulla scrivania. Tutto era stato messo in ordine e gli strumenti erano stati rinchiusi nelle apposite casse per scaricare tutto. «Una volta tornati, interrogheremo le donne e i commercianti per capire se alcune di loro sono già state vendute, cosicché da scoprire qualcosa in più sul mercato nero.»

«Questo non è di nostra competenza. Se ne occuperà la CIA, o l'FBI.»

«Posso citare le tue stesse parole? – incrociò le braccia davanti al petto con fare saccente. – Anche io sono la CIA. Devo salvare tutte le donne.» fece la voce grossa per imitarlo.

Dave sospirò una risata, appoggiando il fondoschiena sul tavolo alle sue spalle. «Sì, sono un agente della CIA, ma gli affari politici ed economici li lasciamo alle Direzioni specializzate a questo tipo di problemi. Noi abbiamo solamente agevolato la questione sul campo.» spiegò.

«Violando le regole.» sottolineò Stella con tono rimproverante. «La vostra fortuna è la vostra tecnica; un altro team più inesperto avrebbe potuto subire gravi ferite da arma da fuoco.»

«Quanto siamo catastrofici. Non si è verificato nulla di tutto questo. Che ti aveva detto? Che tutto sarebbe andato...»

«Liscio come l'olio. Sì. Sì. – si esasperò la donna, più bassa del Capitano da essere costretta ad innalzare il capo. Stava interloquendo con un energumeno alto un metro e novanta, in confronto ai suoi centosessantacinque centimetri. Quell'espressione trionfante stampata in volto non faceva altro che innescarle la voglia matta di dargli un pugno in faccia; eppure non poteva, perché cazzo se aveva ragione. – Questi cambi di programma durante le operazioni sono rischiosi, ma non tocca a me fare il grattacapo. Dovresti fartelo da solo, essendo il Capitano.»

Dave sollevò il braccio destro e chiuse la mano fino a formare una boccuccia. «Dave, sei stato sconsiderato: meno dieci punti. Cosa? Oh, va bene Dave, ma ho salvato le donne e arrestato Raymond. Ok, allora meriti almeno cinquanta punti in più. Così la penalità si annulla. Esatto. Ottimo lavoro! Grazie!» esultò, cambiando tono ogni qual volta parlava il suo alterego.

Stella non si trattenne; grugnì una risata, portandosi una mano davanti alla bocca. L'uomo l'accompagnò, contento di aver strappato un sorriso in quel viso costantemente intirizzito dalla serietà.

«By the way, ottimo lavoro, Capitano. Impeccabile come sempre.»

«Sottotenente.» Dave fece un mini inchino di ringraziamento, allontanandosi per raggiungere Gregory.

Si unì anch'egli al club dei bevitori di birra e si sedette accanto al suo amico, emettendo un suono di rilassamento e godimento.

«Scommetto che ti ha fatto la ramanzina.» lo stuzzicò, mentre Kyle aveva avvinghiato il collo di Gavin per tirarselo verso gli altri per festeggiare.

«As usual. Ma poi si rende conto di avere a che fare con un suo superiore e si arrende.»

«Non ha tutti i torti. Se non fossi diventato Capitano, Stella avrebbe avuto ancora potere su di te.» Gregory finì di bere la birra e curvò la schiena per poggiare i gomiti sulle ginocchia, senza staccare gli occhi da Dave. «Ricordi quando, al Green Team, hai fatto implodere il vecchio Capitano Collins?»

«Ti prego, non ricordarmelo! – si portò una mano davanti al viso con riserbo, sebbene stesse ridendo. – Non l'ho fatto apposta.»

«Abbiamo scommesso venti dollari, Dave. L'hai fatto apposta.»

«Sì, ma le conseguenze non erano state calcolate. Cioè: non doveva esplodere, il capanno. Doveva semplicemente scoppiettare in delle scintille.» precisò Dave, sorseggiando la birra. «Ricordo le urla di Collins come se fosse ieri; aveva subito capito che ero stato io, sebbene fossi il suo migliore uomo.»

Era accaduto proprio tredici anni fa; Dave e Gregory erano entrati a far parte del Green Team per il reclutamento successivo, e si erano già fatti conoscere per la grande sincronia che vi era tra i due. Questo perché Reed non solo era il suo braccio destro, ma anche il suo migliore amico d'infanzia; non si erano mai separati. Purtroppo per Gregory, tuttavia, aveva avuto a che fare con le malefatte bizzarre del suo superiore; quando Dave voleva compiere una burla, finiva per combinare guai, di quanto fosse abituato a fare i compiti, talmente ordinato e dedito al suo ruolo.

«È stato divertente, però.»

Dave schioccò la lingua. «Certo: hai guadagnato quaranta dollari in una notte.»

«Che ti ho restituito, perché dopo mi hai salvato il culo in Iraq.»

«Giusto.» si spalmò con la schiena sul muro. «Il trasloco è andato tutto bene? Come sta Claire?»

Gregory si animò d'un tratto. «Alla grande! – poggiò il mento sulla mano per sorreggere la testa, curvando le labbra in un sorriso affettuoso. – Prima di partire per la missione, ho caricato tutti i mobili più pesanti. Mi manca da pitturare e piastrellare il bagno, dopodiché la casa è pronta. Claire è felicissima di abitare finalmente in una casa tutta nostra. La vita in condominio è stressante.»

«Ha ragione. Avere un'abitazione lontana dalla metropoli è un'altra storia, te lo dico per esperienza personale.»

«Che vita, amico. Sembra quasi ieri che ci siamo sposati. Invece è successo quattro anni fa.»
Dave inclinò la testa, non potendo fare a meno di provare tenerezza e onesta felicità. «Sono contento che tu ti sia sistemato, Greg. Ve lo meritate entrambi.»

«Grazie, fratello. Pensavo che l'ostacolo più grande fosse la convivenza, invece siamo diventati più affiatati di prima.» Gregory si passò una mano sui capelli corti. «A proposito di convivenza...Come procede con tu sai chi?» domandò con ilarità evidente.

Al sol pensiero, Dave scrollò la testa. «Secondo te? È una peste, un disordinato di prima categoria. In mia assenza, quella casa diventa un tugurio. E sono sicuro che anche adesso lo è. Non faccio altro che raccogliere le briciole che lascia per casa, i pacchi di patatine, le buste, le confezioni degli hamburger.»

«Di come ne parli, sembra che tu ti stia riferendo ad un animale domestico.»

«Un gatto mi farebbe sgobbare di meno, credimi.» aggiunse. «Rimane chiuso in quella stanza tutto il giorno, ma il resto della casa diventa invivibile quando non ci sono io. Si crede di avere tutto per sé.»

Gregory non smise di sorridere davanti a quell'aria disperata. «Se ne approfitta: fa bene.»

«Senza di me starà facendo festa, me lo sento.» Dave finìla bottiglia. «Ma io ho già in mente cosa fare.»

____________________________________________________________________

Angolo autrice:

Ehilà! Grazie per essere giunti alla fine di questo corposo e lungo capitolo! 
Che dire?
Dave non è solo, ma è circondato da tante persone fidate che contano su di lui. Ognuno di loro ha un profilo psicologico e un ruolo, perciò non potevo non dargli spazio e momenti di protagonismo!
Vi siete chiesti dove sia il secondo protagonista principale, no? No? 
Uh...
Sta arrivando, giuro!

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