what the fuck is going on...

بواسطة two_players

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"La porta a due battenti in legno massiccio era già aperta in modo da far vedere le persone al suo interno. S... المزيد

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 4.0
Capitolo 4.1

Capitolo 3

26 2 0
بواسطة two_players


Nothing wrong with shooting... as long as the right people get shot.

Dopo il game dell'oni il tempo passò in fretta.
Hikaru e Sasha approfittarono della metà dei loro giorni di visto per allenarsi. La loro giornata era tutta organizzata, dopo la colazione iniziavano con un allenamento basico, facevano almeno cinque chilometri al giorno di corsa e con grande felicità notarono dei miglioramenti, raggiungevano l'obiettivo prestabilito ogni giorno in minor tempo. Dopo la corsa facevano almeno un'ora di pausa, per poi recarsi in una palestra vicino al negozio dove ormai si erano stabilite. Per prima cosa si allenarono sul muro d'arrampicata, senza imbracature, mettendo sotto dei materassini spessi mezzo metro, non potevano permettersi di usare delle protezioni, perché se mai fosse capitato un gioco di quel genere non ci sarebbero state. I primi giorni cadevano sempre, ma non si arresero finché non raggiunsero la cima, ripetendo l'arrampicata per due o tre volte. Passarono infine alla fune attaccata al soffitto. Avevano capito che quel genere di agilità serviva. Si allenarono anche con i sacchi da boxe, colpendo e immaginando di schivare gli attacchi di un ipotetico nemico. Non avendo molto per ingannare il tempo, la maggior parte delle volte si allenavano anche di sera, crollando poi subito dopo e ricominciando ogni giorno la stessa routine.

Era quasi sera, la luna era alta in cielo, nonostante fosse ancora chiaro, e mancava poco all'orario in cui di solito apparivano i game arena. Le due ragazze quindi, vista l'aria fresca, decisero di fare una corsa sperando di imbattersi in un game volendo aumentare i giorni del loro visto. Mentre correvano, un grattacielo si illuminò, mostrando la solita freccia con la scritta che indicava dove fosse il game. Le due ragazze quindi seguirono le indicazioni e raggiunsero un luna park illuminato, con sottofondo le tipiche canzoni. Vi entrarono e, diversamente dal solito, invece che trovare il tavolino con tutti i telefoni già all'entrata, dovettero fare qualche metro, andando dove c'era più spazio. Li, un tavolo più grande degli altri, conteneva ancora solo dieci telefoni. Hikaru e Sasha si trovarono davanti una quarantina di persone.
Le luci ondeggiavano nel cielo come se fossero stelle cadenti, illuminando la città. Gli alberi erano drappeggiati di svariati colori luminosi, il luna park si estendeva a perdita d'occhio, con le sue luminarie multicolori che brillavano come stelle in una notte d'estate. La lucentezza si rifletteva sulla superficie dei giochi, che scintillavano come gemme preziose.
Le montagne russe erano illuminate da mille luci colorate, mentre le giostre più piccole ne avevano di più soffuse.
Hikaru per un momento si ritrovò a pensare a quando vedeva i ragazzi come lei e Sasha passeggiare per le strade, divertendosi con le giostre, quando dalle tende usciva musica, mentre alcuni si riunivano intorno ai fuochi da campo per scaldarsi. Quando in quel momento i loro unici problemi erano quali giostre fare e quali bancarelle visitare. Invece ora si trovavano in quel posto che aveva sempre regalato gioia solo per sopravvivere. A svegliarla da quella trance fu Sasha, che stese il braccio porgendole un telefono.
L'abina lo prese e, come sempre, fece il riconoscimento facciale. Mancavano ancora una decina di minuti al chiudersi delle iscrizioni.
Le due si guardarono intorno per cercare di capire che tipo di gioco sarebbe capitato. Notarono in lontananza un altro tavolo con sopra svariate armi, tra cui delle semplici pistole, dei fucili a pompa e quelli da cecchino. Le due dopo aver analizzato le armi si guardarono.
«Saranno lontane una sessantina di metri...penso che la fase iniziale sia una gara per prendersi l'arma migliore, io punterei sul fucile da cecchino, insomma è a lungo raggio, sarebbe l'ideale se volessimo nasconderci per sparare a qualcuno senza essere prese» Disse Hikaru mentre si metteva una mano al mento per pensare, cercando in qualche modo di prevedere il gioco.
«Se si parla di velocità nessuno mi batte, prenderò due fucili appena il game inizierà, la però vedo anche delle munizioni quindi sarebbe inutile prendere un arma se non si ha con che sparare, cercherò di fare del mio meglio» Disse Sasha alzando il pollice, sorridendo.
Dopo cinque minuti arrivarono altre persone che presero i telefoni rimanenti. Le iscrizioni dunque erano ufficialmente terminate.

«Il game sta per cominciare, numero di partecipanti: 50. Grado di difficoltà: 8 di cuori»

Le due si scambiarono uno sguardo preoccupato, i cuori a quanto ne sapevano erano i giochi più crudeli, che giocavano con le emozioni delle persone e subito pensarono che si sarebbero dovute uccidere a vicenda.

«Game: tiro a segno. Regole: ogni persona prenderà con sé un'arma da fuoco, la quale registrerà l'impronta digitale. Il telefono, invece, registrerà il numero di punti accumulati e ogni persona uccisa ne vale uno. Se uccidi una persona che ha già dei punti, questi passeranno a te. Vi saranno concessi 5 minuti supplementari in cui sarà vietato uccidere. Vinceranno i cinque giocatori con più punti. Obiettivo del game: accumulare più punti possibili. Tempo limite: 20 minuti»

In quel momento le due tirarono un sospiro di sollievo, sentendo che non avrebbero dovuto ammazzarsi a vicenda. Sasha si mise in posizione come se davanti a se ci fosse una palla da prendere ad ogni costo che avrebbe segnato la vittoria o la perdita della propria squadra. Il suo punto fisso era il tavolino, caricó il peso sulle gambe pronta a scattare.

«Game start!»

Sasha partì in quarta facendo uno slancio in avanti, era in testa a tutti, gli altri erano di poco dietro di lei, ma l'importante era che fosse in vantaggio. Riuscì a raggiungere il tavolo imbandito di armi e afferrò due fucili da cecchino e anche delle munizioni e si fece poi da parte mettendo l'indice sul grilletto per fare la scansione delle impronte digitali. Hikaru la raggiunse poco dopo e prese l'altro fucile facendo la stessa cosa e si batterono il cinque inoltrandosi nel Luna Park, pensando a cosa fare. Mentre camminavano Hikaru si fermò davanti ad una ruota panoramica che sarà stata alta sui cento metri. Sasha, che stava accanto a lei, si fermò e rimase a guardarla stranita.
«Vuoi farci un giro? Te ne concedo solo uno» Disse ironicamente, conoscendo l'amica non si sarebbe fermata a caso se non le fosse venuta un'idea.
«Sali su una delle cabine» Disse seria Hikaru mentre guardava le cabine più vicine scendere.
«Guarda che io stavo scherzando, mica abbiamo tempo per salire su una giostra in un momento simile»
«Tu sali, ti spiegherò tutto dopo, forza vai» Disse incalzante l'albina e diede una leggera spinta a Sasha che si incamminó verso una cabina e dovette salirci al volo. Quando fu sul punto più alto Hikaru afferrò con entrambe le mani il fucile e colpì i comandi con il calcio dell'arma. La ruota si fermò. Ora l'impresa più ardua era di arrampicarsi per raggiungere l'amica. Si mise il fucile sulla schiena grazie alla cinghia.
La corvina si sporse dalla cabina e, immaginando il piano dell'amica, commentò.
«Buona fortuna» Disse lei per poi rientrare e appoggiarsi allo schienale del sedile mentre l'aspettava.
Era una sfida con sé stessa. Una sfida di resistenza, di volontà e di determinazione. Avrebbe dimostrato se quei duri allenamenti avessero fruttato veramente se ce l'avrebbe fatta o si fosse schiantata al suolo. Era una scalata lunga, tortuosa e difficile, ma Hikaru era determinata a raggiungere la cabina. Si fermò a riposare, prendendo un respiro profondo. Sentiva le mani sudate per la tensione,  fece dei respiri profondi e chiuse gli occhi per riuscire a calmarsi. Dopo uno o due minuti riprese, senza mai guardare in basso, nonostante sentisse che lì sopra facesse più fresco. Le sue mani si aggrappavano a ogni appiglio, i piedi si spostavano con precisione, cercando di trovare un punto di presa saldo. Il suo corpo si spostava con grazia e resistenza, seguendo il ritmo. Mancava solamente un minuto all'inizio vero e proprio del game ma all'albina sembrava che fosse passata un'ora.
Una mano era finalmente dentro alla cabina, ora avrebbe dovuto fare leva per spingersi dentro. Quando finalmente entrò del tutto si stese sul pavimento chiudendo con un calcio la porta e rimase a guardare il soffitto.
«No ma comunque grazie per l'aiuto» Si alzò e spaccò i vetri della cabina. Si appostarono, intanto i cinque minuti erano finiti.
«Aspetteremo qui, e verso lo scadere del tempo inizieremo a sparare va bene?» Chiese girandosi verso Sasha per guardarla. La Corvina annui e decise bene di stendersi sui sedili.
«Beh, chiamami quando manca poco, ok?» Si mise le mani dietro alla testa usandole come cuscini e accavallò le gambe chiudendo gli occhi.
Hikaru scosse la testa e rimase a guardare il panorama, che era davvero mozzafiato, sarebbe stato anche più carino se di sottofondo non ci fossero state urla e spari. Da lì poteva vedere uno schermo in lontananza, con la foto di ogni partecipante del game, all'angolo di ogni foto c'era un numero, che probabilmente contava i punti del giocatore. La foto di alcuni era come spenta e segnata da una croce rossa, Hikaru non ci mise molto a capire che erano quelli morti. Nel mentre entrambe se ne stavano in silenzio per conto loro, pensando al momento in cui avrebbero dovuto sparare a qualcuno e ucciderlo per poter prendere dei punti. L'angoscia e l'ansia le pervase, si chiesero se ne sarebbero state in grado.

Quando mancarono cinque minuti Hikaru diede una pacca a Sasha, quest'ultima girò il viso verso di lei e aprì un occhio per guardarla.
«Di già?» Chiese sconsolata, stava comoda dopo tutto, si tirò a sedere e si mise in posizione vicino a Hikaru e guardarono di sotto notando due ragazzi che si batterono il cinque, a quanto pare erano amici o comunque si erano alleati,  ma questo poco importava, si vedeva che non era la loro prima volta anche perché non mostravano nessun segno di pentimento. Hikaru alzò la mano destra tremante e fece con le dita il conto alla rovescia da 3 a 0, i loro respiri erano irregolari, il fiato corto quell'attimo sembrò durare un'eternità. La mano si chiuse a pugno tutte e due ebbero un momento d'esitazione ma spararono colpendo i due ragazzi in testa. Non fu difficile visto che, essendo un fucile da cecchino, avevano il mirino apposta e poi i due ragazzi non si mossero, quindi fu facile beccarli.
Sasha fu più fortunata, il ragazzo ucciso aveva i punti necessari per farla passare tra quelli in testa, con sei punti; il ragazzo ucciso da Hikaru, invece, ne aveva un solo, facendo così che la ragazza arrivasse a due punti.
«Tempo rimanente: 1 minuto»
Guardando il cartellone si resero conto che non era abbastanza, ma in quel momento sotto alla ruota passò un'altra persona, Hikaru deglutí rumorosamente e sparò un altro colpo e questa era la volta buona, prendendo i suoi quattro punti più uno per l'uccisione, arrivò a sette. Rimasero a controllare il cartellone, in un minuto nessuno avrebbe potuto soffiare loro il posto, la vittoria era assicurata.
Le due ragazze, caddero per terra frastornate, sedute l'una di fronte all'altra, erano assorte in un silenzio carico di tensione. Entrambe sentivano la sofferenza che le opprimeva, il peso dei sensi di colpa che portavano con sé. Quei sentimenti erano come una montagna che gravava inesorabilmente su di loro, e non sapevano come affrontarla. Se ne stavano lì, immobili e in silenzio. Il desiderio di dire qualcosa sorgeva dentro di loro, ma nessuna delle due era in grado di tradurlo in parole. Si sentivano intrappolate dentro il loro stesso tormento, incapaci di liberarsi dalle catene dei sensi di colpa e Hikaru guardò le proprie mani che le sembravano tinte di rosso. Dovevano scacciare via quei pensieri non potevano farsi sopraffare da quei sentimenti.
«Non è colpa nostra... Capiterà di nuovo, questa non sarà l'unica volta, è meglio non pensarci troppo» Disse con un filo di voce cantilenando più o meno le stesse parole che Chishiya le disse e che con lei avevano funzionato. Hikaru si limitò ad annuire.
Allo scadere del tempo erano rimasti in dieci, così, come la voce del telefono aveva anticipato, i vincitori si basarono sul numero di punti. In quel momento con al loro primo game dei raggi rossi colpirono in testa i giocatori rimanenti. Si tolsero i fucili, con sdegno e schifo, tanto ormai non servivano più, lasciandoli sul pavimento e iniziò così la loro discesa dalla ruota, nel mentre il game era finito quindi tutte le luci si spensero. La discesa fu più difficile ma comunque ce la fecero. Si batterono il cinque sia perché erano ancora vive e sia perché erano riuscite a scendere senza ammazzarsi.

Si recarono all'entrata del Luna Park, dove si trovavano il resto dei vincitori: oltre a loro due, c'erano altri tre ragazzi, ma uno in particolare attirò la loro attenzione, sembrava davvero un pazzo, non aveva rimorsi, anzi, sembrava  addirittura divertito dal game; le due si resero conto che forse lo stavano fissando un po' troppo, anche perché lui spostò lo sguardo verso di loro mentre si leccava le labbra con un espressione divertita, sembrava un tipo abbastanza suscettibile, quindi era meglio non "provocarlo". Quando questo si accorse delle due, Sasha distolse lo sguardo e fece per uscire dal luna park, perché detto sinceramente, le faceva abbastanza paura. Hikaru invece rimase qualche secondo a guardarlo, sostenendo il suo sguardo, si girò poi verso la direzione di Sasha e la seguì, affiancandosi a lei.
«Ha davvero dei gusti orribili in fatto di camicie» Disse divertita mentre si girò verso Sasha che anche lei stava ridendo.
«Ma poi cos'è quel piercing al sopracciglio, è orribile» Le due si guardarono per qualche secondo scoppiando a ridere, dopo un gioco simile ci voleva proprio alleggerire la tensione.

La ruotine rimase sempre la stessa, accumulare giorni per utilizzarli per allenarsi. Era una giornata uggiosa. Era una di quelle giornate di pioggia che riempivano la città di una calma malinconica, cadeva con forza, inondando le strade e facendo tremare i finestrini delle auto. Gli alberi ondeggiavano sotto l'acqua come se fossero stati scossi da una brezza leggera.
Le due ragazze erano lì, in piedi alla vetrina, guardando la pioggia che scendeva, la guardavano come ipnotizzate, riempiva il loro animo di calma e tranquillità. Decisero allora di uscire. Non presero nemmeno l'ombrello e uscirono dal negozio, dirette verso le strade della città. Camminare sotto alla pioggia conferiva alle due un senso di libertà. Le cullava e le faceva sentire al sicuro, come se fosse una protezione.
Ci voleva un momento di spensieratezza. Saltarono nelle pozzanghere e lasciavano che le gocce le bagnassero facendo scivolare via quei giorni di paura, tensione e stress.

Stavano camminando serene quando videro in lontananza un corpo steso sulla strada. La pioggia cadeva incessante sul ragazzo disteso per terra. Aveva i vestiti zuppi e sporchi, e la sua pelle era pallida come una pagina bianca.
Il ragazzo era così immobile che sembrava non respirare.
Le due si avvicinarono a lui. Sasha lo guardò e si inginocchiò per controllare se fosse vivo e riconobbe il ragazzo che aveva aiutato al gioco dell'oni. La sua mano, fredda, si posò sulla guancia del ragazzo, e un soffio leggerissimo, come una brezza primaverile, le fece capire che respirava ancora.
Sasha decise di stendersi a pancia in su in parte a lui, girò la testa di lato per guardarlo e parlò.
«Perchè sei steso qui?» Chiese lei tranquillamente, aspettò circa una trentina di secondi ma questo non rispose. Data la mancata risposta decise di presentarsi.
«Io sono Sasha, tu? -anche se il ragazzo avesse voluto rispondere, cosa improbabile, non avrebbe avuto tempo, dato che la ragazza riprese a parlare subito dopo- all'oni non ci siamo presentarti, come ti chiami?» Chiese lei un'altra volta ma il ragazzo rimase zitto. Hikaru in tutto ciò guardò Sasha, senza speranze, e aspettò che si alzasse da terra e che capisse che forse il ragazzo non era proprio disposto a conversare con lei.
La corvina rimase lì per un minuto buono sperando che si decidesse a parlare, quando capì che non l'avrebbe fatto, si mise seduta.
«Ci vediamo domani, se sei ancora qui» Disse lei scompigliandogli amichevolmente i capelli. Hikaru scosse la testa e aspettò l'amica per tornare al negozio.

La sera del giorno dopo pioveva ancora ma Sasha decise di uscire ugualmente, voleva controllare che il ragazzo fosse ancora vivo, così, senza neanche preoccuparsi di prendere un ombrello, uscì dal negozio e si diresse verso il posto del giorno prima. Hikaru invece prese l'ombrello e la seguì mettendosi accanto a lei evitando che si bagnasse. Il giovane era ancora lì, ma insieme a lui c'era un'altra persona, Sasha e Hikaru la riconobbero, era la ragazza che insieme a quello steso per terra avevano premuto i bottoni nel gioco dell'oni. Sentendo dei passi dietro di sé, si girò e notò due ragazze, le riconobbe, due persone del genere non si scordano facilmente, si soffermò su Sasha rivolgendole lo stesso sguardo truce che le aveva dato la prima volta che si erano incontrate.
«Ti serve una mano?» Chiese la corvina ignorando lo sguardo che le stava rivolgendo. Questa rimase in silenzio ma dopo poco annuì. Hikaru diede l'ombrello a Sasha e si avvicinò alla ragazza aiutando a sorreggere il giovane facendogli mettere le braccia intorno alle loro spalle mentre loro lo sorressero per i fianchi. Arrivarono ad un magazzino e lo posarono su un materasso. Sasha si avvicinò alla ragazza e parlò.
«Forse siamo partite con il piede sbagliato, mi dispiace -fece una piccola pausa e riprese poco dopo- sono Sasha D'Angelo»
La ragazza annuì e accettò le scuse.
«Io sono Usagi Yuzuha, piacere. La pioggia sembra non voler smettere, stavo pensando che per stasera, se volete, potete rimanere qui a dormire» Disse gentilmente rivolgendo alle due un sorriso prendendo delle coperte e dei cuscini per entrambe e li stese per terra. Le due accettarono, ringraziandola e si misero sui materassi. Era ormai tardi, Hikaru, decisa a non perdere altre ore di sonno, si mise sul materasso e fu la prima ad addormentarsi, mentre Sasha dopo aver controllato per l'ennesima volta che il ragazzo fosse vivo, avvicinò il materasso a quello dell'amica, appoggiandosi al suo petto mettendosi a dormire anche lei.

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