Annarè | Ciro Ricci

By _Bluemooon_

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Anna Amato è un'adolescente napoletana che vive la sua vita in uno dei quartieri della grande e bella Napoli... More

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By _Bluemooon_

Anna
3 ore prima dell'arresto

Era da tutto il pomeriggio che mi stavo preparando, il mio ragazzo Mirko sarebbe venuto a prendermi per stare insieme, e poi saremmo andati a mare con dei nostri amici. Finì di mettere il mascara sulle ciglia, e subito mi affrettai a prendere la borsa e le chiavi di casa, avvicinandomi al portone di casa

-Mena, ij m' n vac- avvertì mia sorella prima di chiudermi il portone alle spalle

Percorsi le scale del palazzo in fretta, arrivando nel giardino dove Mirko mi stava aspettando con in mano un casco, che mi agganciai, per poi salutarlo con un bacio rapido

-aggia fa nu servizi, e po jamm o' mar- mi avvisò il mio ragazzo, per poi mettere in moto il suo motorino allontanandosi dai palazzi del mio quartiere.

Mirko si fermò poco distante da uno dei bar che frequentava quasi assiduamente, la maggior parte della sua vita la passava lì, sapevo ben poco di ciò che accadeva nel retro del bar, ma sicuramente la cocaina era il motivo per la quale era sempre lì. Non amava particolarmente parlarne con me, ma le voci non erano mai tardate ad arrivarme. Avevo provato più volte a fargli cambiare idea, avevo avuto un brutto passato con quella merda, e non volevo gli accadesse lo stesso.

Ma chi ero io, per impedire ad uno scugnizzo cresciuto a pane e camorra, di non fare uso di stupefacenti? L'unica cosa che mi ero assicurata ogni volta che avevo provato a parlagliene, erano reazioni poco carine da parte sua.

Lo vidi infilarsi nella felpa una bustina, e subito dopo mi guardò per ammutolirmi, entrò rapidamente nel bar uscendone poco dopo.

-quant n' tien ancor ndo baulett?- lo fissai con rimprovero, e subito sbuffò

-Annè, nun so cazz re tuoij quann n teng, tu a fa fint e nun verè niente. E capit?- la sua mano mi avvolse completamente il collo stringendola

-Anna me capit?- alzò il tono di voce facendomi rabbrividire, e mi vidi costretta ad annuire

-brav, accussì m piac- la mano si spostò sulla guancia, e me l'accarezzò

Dieci minuti dopo eravamo riuniti sulla spiaggia con i nostri amici. Sembrava procedere tutto tranquillamente, i pensieri di prima erano improvvisamente spariti, lasciando posto alla spensieratezza

-ja Mì, o vuò fa stu spiniell?- Tony, uno dei migliori amici di Mirko diede una pacca sulla spalla al mio ragazzo

-semp' pronti frà- Mirko tirò fuori dalla tasca dei jeans tre canne già rollate, ne porse una a Tony, una a Kekko che l'avrebbe divisa con Marta, ed infine l'ultimo lo accese per se stesso.

Mi voltai chiedendogli un tiro, e subito vidi il suo sguardo incupirsi

-chest nun è rob p' te piccrè- fece un lungo tiro dalla canna, svapandomi in faccia

-a fa' semp o strunz, ovè?- mi alzai da terra, e mi allontanai rapidamente dal mio gruppo

-anna ma c cazz fai?- Mirko mi seguì strattonando il mio braccio

-voglio andare a casa- dissi semplicemente ispirando forte

-ja muovt, fernescl e fa scenat- tentò invano di afferrare il mio braccio per riportarmi in spiaggia, ma mi opposi

-mirko puortm a casa- mi liberai dalla sua presa, ma le mie parole scatenarono una sua violenta reazione.

La sua mano si strinse in un pugno e colpì a pieno il mio occhio facendolo lacrimare.

-nun capisc mai quann ta sta zitt- strinse i miei capelli in una presa forte, e mi immobilizzai all'istante

Lo guardai con disprezzo un ultima volta prima di colpirlo così forte in mezzo alle gambe, da lasciarmi i capelli, e piegarsi per il dolore

-si sul nu strunz, nun cagnij mai-

Colsi il momento per iniziare a scappare più veloce che potevo, ignorai il dolore all'occhio, il fiato corto, e le mie gambe che ad ogni passo cedevano.

Per mia fortuna arrivai in poco tempo sotto il mio palazzo, e nonostante il tremore alle mani mi affrettai a recuperare dalla mia borsa gli occhiali da sole, sapendo che il mio occhio sarebbe stato circondato da un forte rossore.

Tirai su col naso, cercando di trattenere le lacrime e percorsi le scale con enorme difficoltà.

Bussai alla mia porta, e qualche secondo dopo intravidi il volto di mia sorella dietro le lenti scure

-annarè, tras- mi feci avanti, togliendomi le scarpe e la giacca di jeans

-che fai? t' tien e lent ind a cas?- la voce di mia madre mi fece voltare verso la cucina. La vidi seduta a tavolo, impegnata a preparare la cena

-mo me lev- annuì appendendo la giacca. Mi voltai per tornare nella mia stanza, ma mia sorella mi bloccò il passaggio.

-Mena m' aggia cagná- tentai di sorpassarla ma restò ferma

-lievt e' lent- Mena era più grande di me di 7 anni, e da quando nostro padre era morto si era presa cura di me e di nostra madre. Era protettiva nei nostri confronti e non lasciava che nessuno ci facesse del male. Sapeva di Mirko e dei suoi modi, e più volte aveva provato ad allontanarmi da lui, senza però riuscirci.

-Anna sta assent a sort- sentì parlare di nuovo mia madre, e prima che io potessi fare qualcosa, Mena me li tolse delicatamente rivelando il grosso livido che mi contornava l'occhio.

-chillu strunz se permis e t' tuccà nata vot- da quel momento mia sorella cominciò a sfuriare, camminando per tutta la stanza

-nun la fatt appost, so stata ij a do fa ngazza- provai ad avvicinarmi a lei mentre le lacrime mi iniziavano a percorrere il volto.

Ero così manipolata da quel ragazzo da non riconoscermi più, ero sempre stata una testa calda e all'improvviso, dal suo arrivo nella mia vita, lo coprivo in continuazione, giustificavo i suoi comportamenti, e mi incolpavo delle sue reazioni

-Anna no- mia madre si alzò dal tavolo, venendomi in contro

-non è colpa tua, nun o' dicr manc- mi strinse fra le sue braccia cercando di farmi tornare in me

-Anna-

La sua voce.
La sua voce fece il giro di tutto il palazzo. Mena si affacciò al balcone e lo intravidi seduto sul suo motorino

-Anna scinn- era fuori di se, sapevo riconoscere il suo tono di voce quando era incazzato al massimo.

-vavatten. Tu a Anna l'a lassa sta- mia sorella urlò con tutto il fiato che aveva in corpo

-fatt e' cazz tuoij, e fa scenn a sort- gridò di risposta, e a quel punto vidi mia sorella correre in direzione della porta

-sta storia addà firnì mo- si chiuse il portone alle spalle, e fu in quel momento che riacquistai la mia lucidità. Mia sorella era in pericolo, ed io non potevo restare a guardare.

-Anna statt ca'- esclamò mia madre provando a fermarmi, ma ormai mi ero già precipitata in salone a prendere la calibri 40 di mio padre.

Percorsi di fretta le scale, raggiungendo il cortile dove Mirko, come avevo previsto stava provando ad alzare le mani contro mia sorella

-o sang mij nun s tocc, Mirko- gridai non appena lo vidi a terra, sferrando due colpi verso il suo addome che cominciò a sanguinare

-lass' a pistola Anna- mia sorella si avvicinò togliendomi con cautela la pistola dalle mani, e stringendomi fra le sue braccia dove iniziai a piangere

-che avit cumbinat- mia madre corse nella nostra direzione mentre il sangue di Mirko in fin di vita, si diffondeva a macchia d'olio fino a raggiungere i miei pantaloni

-Anna, stamm a sentì, mo che arrivn e guardie c ricimm ca so stat ij- a seguire le sue parole fu proprio la sirena della polizia, che sicuramente qualcuno nei dintorni aveva chiamato

-Anna e' capit?- le lacrime di mia sorella si unirono alle mie, mentre cercava di avere la mia attenzione.

Presi a scuotere la testa affondando in dolorose grida e sentì la sirena farsi sempre più vicina

-Anna, ma pigli ij a colp- mia sorella continuò ad insistere, ed io scuotevo la testa sempre di più

-l'agg accis ij Mena. So stata ij- singhiozzai, mentre venivo sollevata da due uomini. Alzai la testa e vidi due poliziotti pronti ad ammanettarmi

-Anna Amato?- chiese l'uomo mentre mi scortava in auto

-si- singhiozzai, rivolgendo un ultimo sguardo a mia madre e a mia sorella, prima che l'auto si allontanasse del tutto.

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