Rush To Love

By meemedesimaa

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(sequel di "Love On The Run") Grace era andata avanti. Lando aveva superato la cosa e aveva Luisa a dargli il... More

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By meemedesimaa

Con le occhiaie fin sotto le scarpe, entro nei paddock del circuito di Miami.

Avevo già visitato questa pista lo scorso anno quando ancora era in costruzione, insieme a Gasly e mi era piaciuta da morire; ma adesso, completa di personale, stand, sponsor, piloti, fan e tutto il resto era davvero tutta un'altra storia.

"Grace, vieni" mi richiama Josh, un giornalista di Sky.

Cerco di mascherare il mio malessere e vedo verso il signore.

Sorrido.

"Come va? Come sta andando?" chiede puntando immediatamente il microfono alla mia bocca.

"Tutto bene" sorrido allontanandomi un po' per rispondere.

"Il tuo ragazzo è stato amato da tutti al circuito di Imola, sicuramente un bel ragazzo" dice a io annuisco consapevole che quando si toccava il tasto fidanzato, a solo una persona si voleva arrivare: Norris.

Non lo sentivo da quella sera in cui ci eravamo scritti e forse era meglio così, lo avevo intravisto sul circuito nei giorni scorsi ma ci eravamo ignorati.

Anzi, ignorati era dire poco.

Se eravamo nella stessa stanza non ci guardavamo, se stavamo partecipando alla stessa conversazione facevamo finta che l'altro non esistesse, eppure il fatto che non amasse più Luisa non riusciva davvero a darmi pace e presto ci saremmo parlati, se non lo avesse fatto lui, lo avrei fatto io.

"E anche Lando Norris sembra aver messo gli occhi sul tuo ragazzo" afferma indicandomi un piccolo schermo che mostra le immagini che stanno andando in onda.

Lando osserva me e Thyago in modo compulsivo, quasi geloso, possessivo, tanto che sembra voglia ucciderlo con le sue stesse mani.

"Parli del diavolo spuntano le corna" dice Josh prendendo dal braccio Lando che sta passando dietro di noi in questo preciso istante.

Sembrava tutto calcolato e organizzato nei minimi dettagli.

"Lando, cosa ci vuoi dire su questa immagine?" domanda Josh portando il microfono verso la sua bocca.

Sposto i miei occhi nuovamente sulla foto e cerco di interpretarla in un modo diverso, ma senza successo.

Lando era geloso, geloso di me.

"Sicuramente sarà un fotomontaggio, qualcosa di programmato, niente di vero ovviamente" dice il mio ex ragazzo mostrando tutta l'indifferenza che una persona può essere in grado di dimostrare.

"Io ho una ragazza e sto bene con lei, Grace è fidanzata e anche lei presumo stia bene, quindi non vedo perché una foto del genere debba essere vera" continua difendendo le nostre vite da quelle immagini così pericolose.

Mi sarei fatta dire la verità.

"Grace tu cosa vuoi aggiungere?" domanda Josh.

"Penso che dovreste lasciarci almeno la nostra privacy nella vita privata" alzo le spalle sorridendo.

Ero sempre troppo gentile.

Avrei davvero voluto insultarlo e mandarlo a quel paese, ma non lo feci, perché i miei genitori mi avevano insegnato l'educazione.

"Grace ha ragione e io non voglio che queste parole siano percepite solo dai giornalisti, paparazzi ed intervistatori, ma anche a voi fan che a volte vi si annebbia il cervello e fate cose, minacciate persone che non si meritano niente di tutto quello che fate" dice Lando abbastanza arrabbiato.

Nelle sue parole percepisco un pizzico di tristezza, che si riferisse a Kentucky?

Scatto lo sguardo verso di lui.

"Se non siete capaci di accettare le..." inizia ma mi fiondo verso di lui spingendolo e buttandolo fuori dall'inquadratura fissa.

"Basta" dico dura.

Sbuffa e annuisce.

Probabilmente nemmeno si era reso conto di quanto stesse parlando.

"Ragazzi mi dispiace se io..." dice Josh a fine programma con le telecamere spente.

Faccio per aprire bocca e dirgli che non importa, che va bene così e che dopotutto non è colpa sua, è il suo lavoro; ma Lando mi precede.

"Andiamocene" afferma duro guardando male Josh e prendendomi dal braccio per trascinarmi via, dentro la sua dressing room sul retro del motorhome McLaren.

"Ammettilo, sei geloso di me" rido con un sorriso beffardo appena chiude la porta alle sue spalle.

Lui mi guarda male.

La poca luce che entra illumina la sua fronte, ma dato che siamo in pieno giorno riesco a vedere l'intera sua faccia.

"Ti sbagli" dice convinto alzando gli occhi al cielo.

Che fosse la persona più bella del mondo lo avevamo già constatato da tempo, vero?

"Non mi sbaglio mai io" ammetto punzecchiandogli il fianco con le dita.

Sembra osservare i miei movimenti come se fossero un ricordo lontano, un déjà-vu di una vita passata.

"Ti sbagli sempre tu" afferma ridacchiando.

Lo guardo con un sopracciglio alzato.

Non sbagliavo mai.

La sua mano si posa sulla mia guancia in modo extra delicato.

Non sapevo bene quale fosse stato il preciso momento in cui il nostro rapporto dall'odiarci a più non posso, farci dispetti, insultarci a vicenda e cercare di rovinare le relazioni in cui ci trovavamo, era passato allo scherzare in questo modo.

Ma fu in quell'istante.

La sua mano toccò la mia pelle e mi creò di nuovo una dipendenza.

Ero stata attenta a non farmi toccare dalle sue mani, ma adesso ero sicura che avrei voluto esplorare di nuovo ogni centimetro della sua pelle.

"Puoi ammettere per una volta che eri geloso di me, senza fare troppe storie?" chiedo spostandomi leggermente indietro per interrompere il contatto.

Se non lo avessi fatto ora, non mi sarei più fermata.

La sensazione della sua pelle sulla mia era qualcosa di così giusto che mi faceva quasi pensare di essere ancora sua.

Sospiro e mi ritraggo del tutto al suo tocco.

"Ti prego" lo supplico tirando fuori il labbro sapendo benissimo che in ogni caso non lo avrei convinto.

"No Grace, non sono geloso di te" fa una breve pausa poi mi sfiora di nuovo la guancia, questa volta ancora più delicato, più sicuro, più deciso, più mio.

"Sono geloso di lui perché può avere te" sussurra poi.

Impazzisco.

Il mio organismo inizia a dare di matto.

Lando mi stava fottendo anima e cuore.

Per la seconda volta.

Senza nemmeno batter ciglio.

=

Lando POV

=

Sentì l'anima tremare alla vista dei suoi occhi azzurri, brillare sotto la luce del sole.

La vidi bramare il mio tocco e sciogliersi al contatto della mia pelle con la sua.

Era una sensazione favolosa quella di avere il controllo su di lei, ma non lo era il fatto che lei lo avesse su di me.

Rimuginai tanto sulle parole da dirle, poi pensai che di silenzi ce ne eravamo detti abbastanza e così le dissi la verità.

Odiavo Thyago, lo odiavo perché era perfetto per lei.

Lo odiavo perché sembrava andare d'accordo con chiunque, persino con Toto.

Aveva un fratello di cui Grace si era sicuramente innamorata e profondamente lo avevo fatto anche io.

G mi aveva confessato di amarmi, me lo ripeteva spesso e non si tirava indietro quando io glielo chiedevo, lei non aveva paura.

Io si.

La amavo.

Cazzo se la amavo.

Ogni sua cellula mi attraeva come una calamita e non potevo far altro che essere geloso di come il suo nuovo ragazzo la toccasse.

Geloso di come gli stessero le sue braccia legate al collo.

Di come il bracciale argento con chissà quanti cristalli, che probabilmente gli aveva regalato lui, le stesse a pennello.

Geloso del modo in cui lui la guardava e della tranquillità con cui la lasciava camminare da sola per strada senza pensare agli occhi degli altri ragazzi sul suo sedere.

Il suo sedere che spesso mi soffermavo a guardare anche io, perché diamine, una volta era tutta mia.

"Lando" la sua voce pronuncia il mio nome così flebilmente che mi fa scuotere le gambe.

"Dimmi amore" dico senza pensarci, in modo istintivo, ma senza pentirmi.

La amavo.

"Non chiamarmi così" dice lei allacciando le sue braccia al mio busto.

Respiro pesantemente.

Ero stato così stronzo da non accorgermi delle battaglie che lei stava combattendo per entrambi.

Così stronzo, così egoista da non approfondire la situazione.

Così bastardo da attribuirgli l'intera colpa senza mai farmi dubbi sulle sue ragioni.

"Ti chiamo come voglio" ammetto serio.

Posa la sua testa sul mio petto e sento l'aria mancarmi.

Quando quella sera mi aveva chiamato in preda all'attacco di panico mi ero sentito morire, avevo messo le scarpe e preso le chiavi dell'auto pronto a correre da lei, ma poi si era calmata e mi aveva raccontato di Kentucky, così ero rimasto a casa ad ascoltarla perché sapevo che era quello di cui aveva realmente bisogno.

"Non così se non mi ami" dice lei.

Stringo le mie braccia attorno alla sua schiena.

"Come voglio" ripeto schietto.

Sbuffa.

Luisa era perfetta.

Ma io non volevo la perfezione.

Io volevo i suoi capelli disordinati in faccia la mattina, i libri di matematica sparsi per la casa, le mutande piegate male nel cassetto delle magliette anziché in quello della biancheria.

Volevo tutto il contrario di quello che era Luisa e l'analogo di quello che era Grace.

Chiusi gli occhi beandomi della sensazione del suo corpo attaccato al mio.

"Quante volte sbaglieremo prima di capire che ci facciamo solo male?" domanda lei.

Una cosa così profonda non poteva che uscire dalle sue labbra.

"Troppe, ma amo farmi del male con te" affermo.

Era la verità.

Sento una lacrima rigare la sua guancia.

Non mi scompongo.

Fingo di non sentirla.

La stringo nello stesso identico modo.

Lei sospira e si muove per asciugare la goccia.

"Luisa" dice.

"Luisa è chissà dove" alzo le spalle.

"Non importa" sussurra "Volevo dire che Luisa, lei non se lo merita il nostro male" continua.

Grace era così pura.

Nemmeno lei si meritava il male dei miei fan, eppure lo aveva ricevuto.

Nessuno si merita ciò che riceve, e lei doveva saperlo alquanto bene.

"Thyago si, Thyago se lo merita" cerco di sdrammatizzare la situazione.

In questo ci sono sempre riuscito.

La ragazza sorride.

"Smettila" mi ammonisce.

"Voglio il gelato" dico.

"Anche io" afferma staccandosi da me e nonostante i parecchi gradi al di fuori, sento un certo freddo.

"Sei pronta per l'esame?" le chiedo.

Era così agitata l'anno scorso che non faceva altro che ripetermi quanto sarebbe morta di ansia.

"Per gli scritti credo di sì, mi spaventa parecchio l'orale" mi dice sorridendo.

Le prendo la mano e la stringo alla mia.

Eravamo in uno stanzino pieno di polvere e lei tra poco si sarebbe messa a starnutire per l'allergia, ma questo non importava a nessuno dei due.

"Smettila, sei sempre andata bene nelle interrogazioni, andrai bene, hai una buona parlantina" cerco di rassicurarla.

"Non so se prenderlo come in complimento o come un insulto" ride stringendo la sua mano alla mia.

"Era un complimento ovviamente" dico seguendola nella risata.

"Ovviamente" ripete lei.

Incastra i miei occhi nei suoi.

Il cuore trema e mi fa vibrare le corde vocali.

Era la mia Grace.

Lo era sempre stata.

Lo sarà per sempre.

Il mio cellulare squilla.

Jon.

Sbuffo e rispondo.

"Dimmi Jon" accetto la chiamata scocciato.

"Luisa ti cerca e anche io dove diamine sei?" sbotta.

"Sto arrivando datevi una calmata" sbuffo lasciando andare la mano di Grace.

Butto giù la chiamata e guardo la mia ex ragazza.

"Devi scappare vero?" dice lei triste.

Annuisco.

La guardo intensamente, poi guardo le sue labbra.

Avrei tanto voluto sentire il suo sapore  ancora una volta.

"Mi baci?" chiedo sfacciato.

Lei sussulta e sembra morire dentro.

Le sorrido.

Non lo avrebbe fatto.

Era troppo brava, troppo perfetta per far soffrire gli altri.

Non avrebbe mai tradito Thyago e men che meno mi avrebbe lasciato tradire Luisa.

"No" risponde schietta.

"Charles però lo baci" dico corrugando la fronte.

Dovevo ammetterlo, anche il rapporto che aveva con il Monegasco non mi faceva stare tranquillo.

Sorride e si avvicina a me di parecchio.

I nostri nasi si sfiorano.

Le sue labbra sono troppo vicine alle mie, mi sporgo un po' per toccarle, ma lei è più veloce, sposta la sua faccia e preme la sua bocca sulla mia guancia.

I brividi mi pervadono il corpo e la zona interessata inizia a bruciare insistentemente.

"Grace non giocare con me, non ti conviene" dico tenendo gli occhi chiusi.

La sento ridere.

Poso una mano sul suo fianco e apro gli occhi.

"Charles lo bacio così" alza le spalle lei.

Le piaceva avere potere su di me, ma per com'era il suo carattere preferiva che avessi io il controllo delle situazioni.

Poso anche l'altra mano sul suo fianco e avvicino per l'ultima volta i nostri visi.

Inspiro il suo profumo e cerco di imprimerlo nel mio naso.

Altro che fragole e cioccolato, lei sapeva di mango e vaniglia.

Bruscamente mi stacco ed esco dallo stanzino.

Se le mie labbra avessero toccato le sue, non ci sarebbe stato un punto di ritorno.

Respiro a grandi boccate l'aria, colpevole di averla lasciata lì, nel vuoto.

Così come mi aveva lasciato lei ad Abu Dhabi, vuoto.

"Lando finalmente, dove ti eri cacciato?" domanda Jon.

Lo guardo cercando di spiegargli che gli avrei spiegato tutto, ma non ora.

"Amore" la voce soffice di Luisa quasi ora mi infastidisce.

Le sorrido con una brutta sensazione nel cuore.

"Tutto ok?" le domando.

Lei annuisce stringendo le braccia intorno al mio buso e spingendo il viso tra l'incavo del mio collo.

Sento la sua presenza, volto lo sguardo e la vedo camminare via, senza voltarsi, probabilmente l'avevo fatta arrabbiare.

Senza probabilmente.

Jon porta lo guardo su di me scuotendo la testa.

Alzo le spalle.

"Lando dobbiamo parlare" esclama Jon facendomi sentire tremendamente in colpa.

"Ci vediamo dopo amore allora" dice Luisa lasciandomi un bacio sulle labbra.

Annuisco e aspetto che raccolga le sue cose e se ne vada, poi mi affianco a Jon.

"Che diamine stai combinando?" mi domanda con tono accusatorio.

"Niente" ammetto.

Non stavo combinando niente.

"Luisa ci tiene a te, per davvero" continua.

"Ma io non sto facendo niente" ribatto ancora.

"E allora perché tu e Wolff siete usciti dal retro della McLaren a pochi minuti di distanza?" domanda ovvio.

"Non era con me" alzo le spalle "Sarà stata con Piastri" cerco di mentire.

"Da quella parte c'è solo una porta con uno stanzino, Lando non prendermi per il culo" si arrabbia.

"Ma anche se fosse cosa ti interessa? Non sto tradendo Luisa" sbotto.

Mi stava accusando di qualcosa che non avevo fatto, o meglio, non avevo fatto fisicamente, perché moralmente e mentalmente, Luisa, l'avevo tradita parecchie volte.

Non perché la odiassi o per qualche strana ragione, ma Grace era Grace e il mio cuore avrebbe sempre battuto solo per lei.

Sapere la verità, sapere perché mi aveva lasciato, sapere il comportamento dei miei fan, mi aveva sollevato l'umore e mi aveva distrutto nuovamente.

Grace non si era mai meritata quelle minacce e quegli insulti, ed io ero stato stupido a non capirlo, a non percepire il suo stato d'animo.

Speravo vivamente che con Luisa questo non accadesse, ma ero perfettamente conscio che presto se non mi avesse lasciata lei, lo avrei fatto io.

Luisa era bella, intelligente, sapeva sempre cosa fare, cosa dire, era una modella e faceva girare la testa a chiunque.

Ma Grace era Grace.

Ed io l'avrei amata per tutta la vita.

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