what the fuck is going on...

By two_players

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"La porta a due battenti in legno massiccio era già aperta in modo da far vedere le persone al suo interno. S... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 3
Capitolo 4.0
Capitolo 4.1

Capitolo 2

35 3 0
By two_players


After all, we all know Tag can be a scary game, especially when we don't want to be tagged.

Si svegliarono quando i raggi del sole filtrarono nel negozio e arrivarono agli occhi. Entrambe si girarono in modo che la luce non gli desse fastidio. La notte la passarono insonne, nonostante nessuna delle due proferì parola, non trovando di che conversare per smorzare la tensione di quella sera.
Si alzarono poi dopo qualche minuto e rimasero sedute a guardarsi, il volto di entrambe era ceruleo e delle occhiaie nere erano ben visibili sotto gli occhi.
«Sembri un panda» Sasha fu la prima a parlare e lo disse con leggerezza con quel suo sorriso allegro, a volte contagioso, sul volto, smorzando quel silenzio che non era mai pesante: avrebbero potuto stare ore senza parlare a guardarsi negli occhi non trovandolo mai imbarazzante, anzi, non sarebbero durate nemmeno qualche secondo che sarebbero scoppiate a ridere.
«Parla per te, non sei da meno» Disse l'altra con voce rauca e con la gola secca ma, nonostante tutto, le rispose con un sorriso genuino.
Hikaru appoggiò una mano a terra e fece leva per alzarsi. Andò a prendere due bottigliette d'acqua, lanciandone una a Sasha con tanto di latte e cereali. In bocca teneva la scatola di cereali, nella mano sinistra il cartone di latte e nella destra un fornello, quando mise giù tutto le sorrise incalzante.
«Ti va una buona tazza di cereali?»
«No» Disse con quel suo tono ironico alzando gli occhi al cielo, sorridendo e porgendole la tazza per farla riempire e versò i cereali. Lei a differenza di Hikaru, beveva il latte freddo e non capiva come l'amica potesse berlo caldo, soprattutto con i cereali. Mentre Sasha iniziava già a mangiare, Hikaru mise il latte a scaldare. Lo versò e iniziò a spingere i cereali sul fondo della scodella mentre ne versava il più possibile.
Dopo qualche minuto Sasha era già piena e non aveva finito nemmeno tutto il latte, mentre Hikaru aveva diverse scatole di biscotti di ogni tipo accanto ed era al terzo giro di latte e cereali. Quando fu finalmente sazia mise a posto tutto e si leccó le labbra sporche raggiungendo l'amica che stava girovagando per gli scaffali.
«Stavo riflettendo su una cosa» Parlò Hikaru mentre guardava gli scaffali dedicati ai manga appoggiando le punte delle dita sul dorso facendole scorrere.
«Ci serviranno delle armi, non credi? Insomma, siamo capitate in un mondo parallelo dove per sopravvivere si fanno dei game mortali, quindi per forza ci serviranno, per difenderci...e per uccidere» Disse l'ultima parola con titubanza e timore, come se fosse sicura che sarebbero servite.
«Qui vicino in teoria ci dovrebbe essere la mappa della città e se non sbaglio c'era segnata un'armeria, ma è abbastanza lontana» Concluse infine mentre prendeva uno zaino da quelli in esposizione mettendoci dentro vari cibi: dai salati ai dolci.
«Abbiamo qualcosa di meglio da fare?» Chiese quindi Sasha con quel suo tono simpatico mentre guardava l'amica mettere dentro tutto quel cibo senza dire niente, ormai sapeva com'era fatta, mangiava per cinque persone anche se non si sarebbe mai detto. Uscirono quindi dal negozio andando alla mappa più vicina che mostrasse la città e quando localizzarono dove si trovava l'armeria si incamminarono.

Dopo diverse ore di camminata raggiunsero finalmente l'armeria che, come avevano previsto, era sfasciata: pezzi di vetro sparsi fuori e dentro il negozio; le mensole dietro al bancone erano praticamente vuote e anche gli scaffali contenenti i proiettili e le ricariche. Andarono verso il magazzino, che conteneva solamente scatoloni già aperti e vuoti. La prima cosa che notarono, però, fu un terribile odore aleggiare nell'aria, era un odore pesante, acre e nauseante. Decisero di setacciare per bene tutto il negozio soffermandosi su ogni minimo angolo, tanto di tempo da perdere ne avevano, per cercare di trovare anche una piccola arma che avrebbero potuto usare come difesa. Sasha scelse di ispezionare il magazzino, mentre Hikaru fare un giro tra gli scaffali. L'albina non ci mise molto, stava camminando tranquillamente quando girò per imboccare l'ultimo scaffale rimasto ma si ritrovò davanti un corpo morto: giaceva immobile in una pozza di sangue, la testa reclinata su una spalla, gli occhi vitrei rivolti verso l'alto, il corpo gonfio e contorto in una posizione innaturale. La pelle era livida, con vari fori di proiettili su tutto il busto. Le braccia erano distese in avanti, come se avesse cercato di difendersi e la bocca spalancata in un urlo sommesso, ma ormai non c'era più alcun suono ad uscirne. La stanza era come caduta in un silenzio opprimente. Il fetore di carne in avanzata putrefazione pervadeva l'aria. La pelle era diventata scura e screpolata, mentre le membra erano ridotte a una massa informe di ossa e carne decomposta. Una nebbia di mosche si levava dalle ferite aperte, mentre sul corpo si potevano vedere alcune larve camminare indisturbate.
Hikaru rimase immobile, l'odore era così forte da farle arricciare le narici e stringere lo stomaco. Si avvicinò con cautela volendo comunque controllare se avesse addosso qualche arma che sarebbe potuta rivelarsi utile, trattenendo l'istinto di vomitare man mano che si avvicinava e l'odore si faceva sempre più pungente. Con la punta del piede lo girò di schiena, facendo volare via le mosche che gli erano appoggiate sopra e iniziò a ispezionare prima con solo lo sguardo: avrebbe preferito non toccarlo sinceramente. Quando appurò che dietro alla schiena non aveva nulla, lo rigirò a pancia in su e gli slacciò la cintura dei pantaloni per toglierglieli e vedere se tenesse qualcosa dentro, ma la fatica fu vana. Decise infine di sfilargli gli stivali che portava e quando tolse il primo sentì il rumore di metallo cadere a terra, spostò lo sguardo e vide un coltello pieghevole, lo prese e lo mise nella tasca posteriore dei pantaloni. Aveva trovato qualcosa.
Tornò poi verso il magazzino andando a vedere se Sasha avesse trovato qualcosa.
«Niente, assolutamente niente» Rispose esasperata ancora prima che Hikaru potesse porgerle la domanda.
«Io ho trovato un coltellino, spero che non mi debba mai servire» Disse prendendo in mano il coltello facendo uscire la lama guardandolo per qualche secondo rimettendolo poi a posto.
«Beh tanta strada per nulla, torniamo al negozio» Disse Hikaru mettendosi dietro all'amica mettendole le mani sulle spalle uscendo il più velocemente da lì.

Avevano percorso circa metà strada e ormai il sole stava calando. Camminavano tranquille fin quando non videro una luce artificiale accendersi, un altro game era alle porte. Si scambiarono uno sguardo e si rivolsero verso la direzione da cui proveniva la luce.
«Abbiamo ancora 5 giorni di visto» Incalzò la conversazione Sasha girandosi leggermente verso Hikaru.
«Non sono mai abbastanza» Hikaru non era molto contenta di quello che aveva detto, ma era meglio accumulare i giorni del visto piuttosto che farli scadere.
«Tralasciando le morti e tutto il resto, il primo game non era poi così male» Disse Sasha sorridendo, guardando l'amica. Si mise le mani dietro alla testa incamminandosi verso l'edificio seguita a ruota da Hikaru.

Il luogo era un condominio a T con sette piani, la targhetta sul muro recitava l'iscrizione "appartamenti toei Sendagaya". Sasha andò spedita come sempre, Hikaru invece si fermò un attimo facendo un grande respiro ed entrò poco dopo di lei, prendendo il telefono che era sul tavolino in mezzo alla stanza. Notarono il ragazzo del giorno prima appoggiato al muro con il cappuccio, le due ragazze lo guardarono qualche secondo e probabilmente si sentì osservato perché alzò la testa nella loro direzione, accennò un sorriso e fece un cenno del capo che fu ricambiato. Si misero in parte ad aspettare anche loro in silenzio.
C'erano adulti, ragazze della loro età e anche anziani. Questo mondo non lasciava scampo a nessuno.
Mentre le due si stavano guardando in giro entrò una ragazza che si soffermò qualche secondo a osservare tutti per poi prendere il telefono. Teneva i capelli castano scuro, corti, poco più sopra delle spalle e poco sotto le orecchie. Indossava una semplice canottiera rosa e una felpa grigia; le si affiancò un giovane che indossava un cappello blu.
«Scusami, non riesco a capire, dove sono finiti tutti gli abitanti di Tokyo?» Chiese spaesato alla ragazza.
Lei non fece in tempo a rispondergli che un uomo rasato in canottiera nera, sul metro e ottanta, passò in mezzo ai due ragazzi dando una spallata ad entrambi e prese il telefono. Dopo un attimo di silenzio il ragazzo continuò con le sue domande.
«E poi, questa cosa...» Indicò il telefono, fece per continuare ma venne interrotto nuovamente da due ragazzi che entrarono: uno dai capelli biondo platino palesemente tinti, aveva dei jeans e una camicia nera con raffigurati vari fiori, mentre sotto portava una maglia grigia. L'altro ragazzo aveva dei semplici pantaloni neri ed una felpa grigia lasciata aperta che faceva vedere la maglia tricolore che indossava. Stavano parlando tra di loro e si chiesero se tra tutti i partecipanti ci fosse un dottore, passarono anche loro in mezzo al ragazzo e alla ragazza prendendo gli ultimi telefoni rimasti. La ragazza intanto se ne andò senza mai rispondere alle domande.
Sasha e Hikaru si scambiarono uno sguardo, l'albina si mise una mano sulla bocca divertita, trovando la scena esilarante.
«Le iscrizioni sono ufficialmente chiuse. Il numero totale di partecipanti è 15, il game sta per cominciare» Esordì la voce dal telefono.
«Scusate ma questo cos'è esattamente? Sono appena arrivato e non capisco che succede» Ci riprovò nuovamente il giovane con il cappello.
Ci fu un attimo di silenzio quando uno dei due ragazzi a cui si era rivolto provò a rispondere.
«È un game» Non fece in tempo a dire altro che intervenne il suo amico:
«Non parlargli, ti rallenterà, è un principiante. Non sarà bello ma dovremmo comportarci come ha fatto Shibuki»
«Tra quello che passa in mezzo mentre parla, l'altra che sembra muta e l'esperto, questo qua non ne viene piú fuori -intervenne Sasha stendendo il braccio con la mano aperta per indicare i tre soggetti, poi continuó- guardate che anche se siamo in una specie di mondo parallelo l'educazione funziona sempre nello stesso modo» Nel mentre, il ragazzo si avvicinó, titubante ma speranzoso che qualcuno gli spiegasse cosa stesse accadendo.
La ragazza lanciò uno sguardo trucido alla corvina ma non disse niente. Il ragazzo che si credeva un esperto si avvicinò e così fece anche l'uomo in canottiera. Il primo venne fermato dal suo amico che gli mise una mano sulla spalla, mentre il secondo continuó ad avanzare. Sasha, evidentemente ignorando come quell'uomo fosse tre volte lei, si avvicinó a sua volta alzando il viso verso di lui con aria di sfida, Hikaru le afferrò il braccio per fermarla ma ormai lei aveva già aperto bocca e commentó.
«Cosa vuoi fare? Picchiare una sedicenne?» Chiese con quel suo tono beffardo mentre accennò un ghigno, tanto la stronzata l'aveva già fatta, quindi tanto valeva continuare, ma Hikaru si sovrappose tra i due rivolgendo un sorriso più gentile, nonostante fosse tirato. Erano praticamente alla stessa altezza.
«Non penso sia il caso di iniziare una lotta tra di noi, abbiamo tutti di meglio da fare, no?» Chiese con voce insinuante mentre manteneva il contatto visivo, spostando qualche secondo lo sguardo anche verso Sasha facendole capire che parlava ad entrambi. L'uomo rimase ancora qualche secondo a guardare l'albina negli occhi e si girò tornando dal suo gruppo. Sasha rivolse un ultimo sguardo all'uomo che mentre era di schiena gli fece una smorfia per poi tornare dal ragazzo che finalmente poteva ricevere qualche risposta.
«Diciamo che il tuo unico scopo qui, è sopravvivere ai game. Molto brevemente: ogni game è associato ad una carta, il numero presente è il grado di difficoltà ma anche i giorni che puoi rimanere qui prima di schiattare. Puoi aggiungere i giorni o "visti", se preferisci, partecipando a nuovi game, ricordati anche che una volta che entri, non puoi piú uscire» Spiegó Sasha, il volto del ragazzo confuso lasciò posto ad uno sguardo spaventato.
«Grado di difficoltà: 5 di picche» La corvina doveva ancora spiegargli il significato di ogni seme, ma notó un uomo un po' strambo, con un cappello, che aveva già iniziato a spiegare al posto suo al ragazzo biondo e il suo amico.
Il ragazzo non toglieva lo sguardo dal telefono, così Sasha gli diede una leggera gomitata per attirare la sua attenzione e con il capo gli fece segno di ascoltare l'uomo che stava parlando.
«È un gioco fisico, tutto basato sulla forza -si fermó un attimo per presentarsi ai due ai ragazzi con cui stava parlando, poi continuó a spiegare i semi- il seme a cui appartiene la carta indica un certo tipo di game: i fiori sono un game di squadra, i quadri d'astuzia, i cuori invece indicano il game piú crudele, quello del tradimento, si gioca con il cuore delle persone» L'uomo concluse e subito dopo la voce robotica continuó:

«Game: oni e umani. Regole: ognuno di voi deve scappare dall'oni. Obiettivo del game: trovare la zona sicura in una delle stanze del palazzo entro lo scadere del tempo, a quel punto il game sarà superato. Tempo limite: 20 minuti; passati i venti minuti la bomba ad orologeria nascosta nel palazzo esploderà. Due minuti all'inizio del game»

Ci fu uno scambio di sguardi, sia preoccupati che confusi, tra i presenti, dopo poco alcuni di loro iniziarono a salire le scale. Sasha era tra questi ma, prima che potesse arrivare al quarto gradino, l'albina la fermó.
«Dovremmo avere un piano prima»
La corvina tornó indietro e, nonostante non capisse davvero che tipo di piano volesse elaborare quando avrebbero dovuto "solo" cercare una stanza, le chiese comunque se aveva già in mente qualcosa. Hikaru rimase un attimo a pensare ma parló dopo poco.
«Dovremmo dividerci i piani da controllare» Ragionò lei mentre guardava l'amica che sembrava sempre piú confusa. Rifletté un attimo e dopo poco si trovò d'accordo: sarebbe stato di certo piú efficace che controllare a caso, dato che probabilmente sarebbero finite a provare ad aprire porte già guardate dall'altra, perdendo solo tempo.
«Voglio controllare quelli dispari» Disse Sasha.
«Va bene, io controlleró quelli pari» Dichiarò Hikaru e fecero per salire i gradini. Sasha si fermò al primo piano mentre Hikaru fece per salire al secondo in modo che allo scadere dei due minuti avrebbero già iniziato a cercare. Aveva il piede già sul primo gradino, si girò verso l'amica e le tese la mano.
«Cerchiamo di sopravvivere anche a questo game» Disse seria e Sasha le batté il cinque esordendo con:
«Ci proverò»
Detto questo Hikaru si preparò al secondo piano.

«Il game sta per cominciare, tempo limite: 20 minuti. Game Start! Lui è a piede libero»

Quando finì di parlare si sentirono delle trombe suonare, le due amiche rimasero un attimo ad ascoltare ma dopo poco decisero di iniziare a cercare, dato che il tempo era partito.
Hikaru incominciò a far passare tutte le porte del secondo piano e non erano poche, essendo che oltre al corridoio che andava dritto avevano anche due piccoli corridoi alla fine che andavano a destra e sinistra. Dopo qualche minuto si sentirono i primi colpi d'arma, grida e imprechi da parte delle prime persone uccise. Le due ragazze si gelarono sul posto, per un attimo avevano dimenticato che si moriva davvero. Hikaru finì il secondo piano, arrivó al quarto ma sentì dei passi pesanti che scendevano le scale, decise quindi di nascondersi in una parte incava dal muro con il cuore che le saliva alla gola. Si sporse quel che bastava per vedere chi fosse, aveva una testa da cavallo addosso, sicuramente non era un giocatore. L'oni le passó in parte mentre continuava a guardare davanti a sé, sembrava che non l'avesse nemmeno notata. Hikaru rimase lí accucciata ad aspettare che se ne andasse, l'oni tornó indietro e le ripassó di fianco ma non la vide neanche questa volta. Solo quando salí al terzo piano Hikaru decise di uscire e iniziò a pensare che probabilmente quella maschera gli limitava la vista. Sasha nel mentre stava per salire al terzo piano, ma si fermó quando sentì un ragazzo urlare.
«Ascoltate, si trova al terzo piano del palazzo centrale, la maschera che porta gli limita la visuale, quando lo vedete urlate a tutti la sua posizione e cerchiamo insieme la zona sicura»
Sasha aspettò prima di andare al terzo piano ma non udendo alcun tipo di rumore si fece coraggio e salì cautamente verso il terzo e iniziò a cercare la porta.
Hikaru ascoltò il ragazzo urlare, per lei era un'idea stupida. Era come segnalare al lupo la tua posizione, e sperò vivamente che anche Sasha l'avrebbe pensata così, ma conoscendo l'amica, poco ci sperava. Però fu grata di quell'idea perché ne avrebbe potuto approfittare sapendo dove si trovasse l'oni e non parlando non avrebbe messo a rischio la sua vita; infatti salì al quinto quando sentì una ragazza urlare la posizione dell'oni che in quel momento era allo stesso piano dell'albina.
«Tempo rimanente: 8 minuti»
Hikaru aveva iniziato a controllare il sesto piano dato che non aveva avuto il tempo di finire il quarto, mentre il quinto doveva essere guardato da Sasha. Aveva appena finito il terzo, così salì al quarto ma non fece in tempo ad arrivare a quello successivo perché dalle scale a cui si stava dirigendo scese l'oni. Sasha si voltò iniziando a correre, in quel momento l'oni scese dalle scale e si girò verso la direzione in cui stava scappando la ragazza iniziando a sparare a raffica, fortunatamente però non la colpì, un proiettile però le arrivò talmente vicino da scottarle la guancia. Arrivó al quinto piano salendo da altre scale presenti nel condominio. Si sporse dalla terrazza e inizió ad urlare per poi iniziare a controllare il suo piano.
«Ora si trova al quarto piano del palazzo centrale»
Hikaru sospirò, se lo aspettava. Nel mentre continuò ad ispezionare il sesto piano. L'oni era salito al quinto e Sasha, trovandosi sul suo stesso piano, si nascose in un incavo del muro lì vicino. Sentì degli spari così decise di sporgersi un po' per vedere cosa stesse succedendo e notó che per la prima volta stava sparando a qualcuno su un piano differente dal suo, cosa che notó anche Hikaru, e capirono che la porta era al quarto piano, probabilmente quella dov'era la persona a cui l'oni sparava.
Dopo un minuto intero Sasha sentì un ragazzo gridare all'oni per attirare la sua attenzione e correre verso i piani inferiori, facendosi inseguire; entrambe le ragazze si diressero verso il quarto piano, convinte che la zona sicura fosse lì, ma due ragazzi le precedettero entrando nella stanza. Arrivate entrambe si diressero verso la porta con gli evidenti segni di pallottole, si avvicinarono ma videro il ragazzo del loro primo game uscire di fretta chiudendo la porta.
«Che fai?» Chiese confusa Hikaru arrivando in parte a lui.
«Ce ne sono due» Ripose ancora concentrato nel tenere bloccata la porta.
«Non c'era un altro ragazzo con te?» Chiese Sasha avvicinandosi ai due.
«Si, è rimasto dentro» Si limitò a dire con quel suo tono calmo.
«L'hai chiuso dentro, è diverso» Disse Sasha mentre lo guardava, avrebbe voluto aprire la porta ma non era così stupida, non fino a quel punto, sapeva che se l'avesse aperta sarebbero morti tutti. Dopo poco il ragazzo chiuso dentro, si sporse da una finestra e informò gli altri partecipanti che la stanza sicura era la 406 e che per completare il game servivano due persone. A questo punto il ragazzo smise di tenere la porta e decise di aprirla ed entrare, seguito dalle altre due; i tre si sporsero verso la stanza sicura ma l'oni sparò dal fucile e quindi si ritirassero dietro al muro al sicuro dalle pallottole. A questo punto Sasha fece per andare ad aiutare il ragazzo che era leggermente in pericolo, ma Hikaru la prese per un braccio scuotendo la testa: era un suicidio e sicuramente non avrebbe voluto vederla morirle. Ma la corvina scrollò il braccio liberandosi, era decisa ad andare ad aiutare quel ragazzo. Hikaru la fermò nuovamente, afferrandole il polso e mettendole tra le mani il coltello trovato quella mattina, sapeva che non avrebbe potuto fermarla. Sasha quindi, con il cuore che pulsava nel petto come se da un momento all'altro avrebbe potuto uscire e un senso di nausea, corse verso l'oni tenendo stretto il coltello, la sua agilità le permise si schivare l'attacco che voleva darle e gli conficcò il coltello nello stomaco. Sasha puntò i piedi per terra facendo forza sulle braccia e sulle gambe, affondandolo di più nella carne, spinse l'oni in mezzo alla stanza. Hikaru fece per entrare per poter premere uno dei pulsanti ma, dalla finestra aperta entrò la ragazza dalla canottiera rosa che prese al volo il teaser che le fu lanciato dal biondino, fece una scivolata e colpì l'oni alla gamba facendolo nuovamente cadere. Mancavano tre secondi e i due ragazzi corsero verso due bottoni presenti sui muri, Hikaru non capì perché se li invertirono, forse faceva più scena. L'importante fu che premettero i pulsanti e il cronometro si fermò ad un secondo dall'esplosione.

«Game Clear, congratulations»

Sasha tirò un sospiro di sollievo contenta di essere sopravvissuta all'ennesima stronzata, ma qualcuno non era stato altrettanto fortunato. Lo sguardo di tutti si era rivolto verso l'oni, al quale cadde la maschera, rivelando una donna che teneva al collo un collare. Questo iniziò a lampeggiare e quando si fermò, esplose, facendo saltare la testa alla donna. Hikaru uscì dalla stanza abbastanza frastornata dall'aver visto la sua migliore amica farsi quasi ammazzare da quella donna. Aveva il vomito, ma si trattenne il più possibile, cacciandolo giù. In quel momento era di un bianco cadaverico.
Uscirono successivamente i due che avevano premuto i pulsanti e Sasha lì seguì dopo poco. Fece per uscire ma si bloccó quando si rese conto che ancora non sapeva il nome del ragazzo.
«Come ti chiami?» Chiese lei come se niente fosse successo, più che altro doveva metabolizzare l'accaduto.
Lui si girò verso di lei guardandola un po' confuso, aggrottando le sopracciglia e tirando leggermente indietro la testa di scatto. Accennó un sorriso.
«Chishiya»
«Io sono Sasha, quella che è uscita Hikaru» disse lei sorridendo e indicando la porta col pollice.
Chishiya fece un cenno con la testa.
«Piacere»
Sasha si rese conto che la sua amica la stava ancora aspettando fuori, quindi decise di raggiungerla.
«Beh, ciao ciao» Concluse lei salutandolo con la mano. Uscì dalla stanza e si fermò sui gradini, alzò la mano in cui teneva il coltello sporco di sangue, se lo rigirò tra le mani; il corpo le fremeva, l'adrenalina di quel momento era ancora in circolo. "Ho ucciso una persona?" domandò a se stessa mentre non riusciva a distogliere lo sguardo dall'arma insanguinata. Era come immobilizzata e il corpo le tremava, in quel momento realizzó tutto quello che accade in quei pochi secondi: lei che con quel coltello aveva ferito una persona.
«Non è colpa tua» Disse una voce dietro di lei.
Sasha si girò trovando Chishiya all'inizio delle scale, la guardava dall'alto al basso tenendo le mani nelle tasche dei pantaloni, essendo lei in mezzo probabilmente gli stava bloccando la via.
«Eh?» Chiese confusa, era ancora frastornata quindi la sua voce le suonò ovattata.
«Sto dicendo che non l'hai uccisa tu -e con il capo indicò il coltello- quella donna era un militare, mettila così, la coltellata che le hai dato le ha fatto solo il solletico, è morta perché ha perso, quindi non farti certi problemi perché capiterà di nuovo in futuro» La sua voce era come sempre tranquilla, e in qualche modo riuscì a tranquillizzare Sasha che si limitò ad annuire.
Chishiya scese le scale e di riflesso Sasha si fece da parte per farlo passare, quest'ultimo le mise una mano sulla spalla.
«Ottimo lavoro, comunque» Detto questo se ne andò.
Uscì dall'edificio e raggiunse Hikaru, iniziarono ad incamminarsi verso il negozio.

Nel mentre, l'albina si mise davanti a Sasha, fece per darle una sberla ma si fermò prima e la prese per le spalle stringendo la presa con mani tremanti: la guardò in faccia con gli occhi lucidi e colmi di lacrime, talmente tanto che una lacrima le scese. Insomma, la sua migliore amica stava per morire, ed era rimasta con un senso di angoscia fino alla fine del gioco per la prima volta da quando erano lì, non riusciva nemmeno a parlare da quanto fosse scossa.
Nel mentre la corvina rimase a braccia conserte guardando l'amica, provava un leggero senso di colpa per averla fatta preoccupare ma non si sarebbe mai scusata per aver aiutato un ragazzo che sarebbe potuto morire.
«Pensavi davvero che sarei potuta morire? Ti fidi così poco?» Disse lei accennando un sorriso.
«Oh scusami se mi importa della vita della mia migliore amica, che per salvare un perfetto sconosciuto ha rischiato di prendersi una pallottola in testa e morire -disse con un leggero tono ironico nonostante la voce incrinata dal pianto- non siamo in un videogioco Sasha, se muori non c'è il tasto reset e ricominci da capo, se muori, qui è finita» Rispose Hikaru che nel mentre si stava ricomponendo.
«Ma non sono morta, quindi non c'è da preoccuparsi ora»
«Esatto, ora, non sappiamo quanti giochi di merda dovremo fare prima di tornare nel nostro mondo, quindi ci terrei se tenessi il tuo culo al sicuro, grazie» Sasha alzò gli occhi al cielo e sbuffò divertita.
«Sai anche tu che non lo farò» disse girandosi e continuando a camminare.
«È questo che mi preoccupa difatti, non potevo trovarmi una migliore amica più normale?» Chiese con tono sarcastico camminando accanto a lei, strofinandosi gli occhi per asciugarli ricevendo una sberla sulla schiena da quest'ultima.

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