I racconti di Wichinsburg

Door Buongiorno10

35 3 1

Un paesino imerso nella noia e nella monotonia sperduto nel Texas, dei bambini che non hanno nient'altro che... Meer

La strana storia del Signor White

29 3 1
Door Buongiorno10

Nelle desolate e tristi cittadine in mezzo al Texas, la gente non ha mai molto da fare.

Specialmente nella piccola cittadina di Wichinsburg, dove non c'era quasi niente. Non c'erano parchi dove passeggiare, locali dove ballare né qualunque cosa facesse divertire i più giovani. I bambini di quella città, come unica cosa, avevano la noia e la noia si sa, fa lavorare la mente. Ogni pomeriggio quasi tutti i bambini di Wichinsburg si riunivano in un capannone inutilizzato a raccontarsi storie, e le storie escono fuori come il polline a primavera quando ci si annoia. Il contadino che possedeva quel capannone non aveva neanche lui qualcosa di davvero interessante da fare, ed era stato ben contento di cederlo ai bambini.

Inizialmente non gli importava granché, andava sporadicamente a controllare cosa stessero facendo.

Un giorno però entrò e si mise ad ascoltare dimenticandosi presto di quello che stava facendo.

Ascoltò, e in una sola sera viaggiò molto più di quanto avesse mai fatto in tutta la sua vita.

Da quel momento, ogni giorno anche lui partecipava a quelle sedute all' insaputa dei bambini.

Quella sera toccò a Paoline, un bambino più grande degli altri. Paoline era minuto e smunto, con una zazzera di capelli neri che gli si appiccicavano sulla fronte.

I grilli tutti intorno a loro erano assordanti, il caldo estivo era soffocante e un sole giallognolo faceva capolinea sulla linea dell'orizzonte, ma l'entusiasmo non veniva smorzato. L'aria fremeva tutt'intorno in attesa. Tutti si aspettavano un racconto di cavalieri e di draghi, perchè erano le storie più belle, e perchè nessuno sapeva raccontarle come Paoline. Quella sera però, il ragazzo decise che era ora di cambiare.

"Paoline, Paoline, che ci racconti stasera?" Dissero i bambini cantilenando in coro.

"Stasera vi racconto una storia di alieni"

Dei versi di disapprovazione si sparsero in tutto il gruppo.

"Ma perché non fai come al solito?"

A parlare fu un bambino paffutello in fondo.

"Perché questa è una storia vera"

L'attenzione venne catturata.

"Bene, cominciamo. Il protagonista di questa storia è Richard White, lo conoscete tutti Richard no?"

Ed effettivamente sì, tutti conoscevano il famigerato Richard White, ma a nessuno piaceva davvero. Certo, il signor White non era altro che un vecchio uomo solo, inacidito dagli anni e dalla perdita della moglie. Quando si trasferì a Wichinsburg, fu vista da tutti come una novità, e come in qualunque altra città di quel genere, a nessuno piacciono le novità.

Sulle spalle del povero signor White gravavano così tanti pregiudizi e stupide leggende, che non poteva fare niente se non chiudersi dentro un guscio di tristezza. C'era chi diceva che fosse un assassino andato in pensione o addirittura chi diceva che avesse ucciso sua moglie.

Fatto sta che i bambini ne avevano una paura folle.

Paoline riprese a parlare, ora tutti pendevano dalle sue labbra.

"Bene, e tutti conoscerete anche Il Cilindro, giusto?"

Dovete sapere che Il Cilindro era un palazzone inutilizzato e nessuno sapeva perché fosse lì né tantomeno a cosa servisse. A parte qualche voce sul fatto che fosse un laboratorio segreto dismesso, la sua esistenza rimaneva un mistero.

"Sopra al signor White circolano tante leggende, ma scommetto che nessuno di voi sa chi è davvero Richard White." Silenzio. Il ragazzino voleva essere sicuro che tutti lo stessero ascoltando prima di continuare. "Era una giornata piovosa, nessuno voleva parlargli, nessuno riusciva a guardarlo, nonostante la situazione tragica rimaneva composto e impassibile e faceva quasi paura.

Ma solo un occhio più attento poteva accorgersi delle piccole incurie al suo aspetto statuario che potevano apparire come una semplice svista.

I suoi baffi sempre perfettamente curati erano ora incolti, il colletto della camicia non era inamidato e la giacca non era stirata.

Queste cose era solito farle ogni giorno, ci teneva alle apparenze, ma lì di fronte a quella bara chiusa, contenente il corpo senza vita di sua moglie, non gli importava più di niente. Si teneva al manico dell'ombrello, come se fosse l'unica ancora al mondo reale.

In quel momento il signor White non sapeva se rimanere ancorato alla realtà o abbandonarsi alla disperazione. Passarono i giorni, usciva di casa sempre meno, distrutto.

Da sempre il signor White era stato un po' un emarginato, tutti tendevano ad evitare il suo carattere fin troppo diligente e preciso, tutti tranne lei, Marie. Quella donna era riuscita ad andare oltre quel muro di compostezza e ad amarlo, più di quanto lei stessa pensasse di essere capace.

Una sera più calma delle altre, però, dopo essere andato a dormire, fece un sogno strano.

Scenari improbabili si annidarono nella sua mente quella notte, grossi velivoli a forma di disco, luci stroboscopiche che gli impedivano la vista e tante altre cose assurde e senza senso. La mattina si svegliò stranamente sereno, come quando ti perdi nei ricordi della tua infanzia quando eri felice e la vita era più semplice.

Si guardò allo specchio ma non trovò nulla di diverso in lui se non un'inspiegabile leggerezza nel cuore.

I sogni però continuavano ad aumentare e si facevano sempre più vividi, più dolorosi, come se ogni volta gli imprimessero a fuoco nella mente quelle immagini. Un sogno più chiaro degli altri però diede una svolta a queste notti di agonia. Quasi subito dopo aver chiuso gli occhi gli apparve davanti l'immagine di una donna, il volto rigato dalle lacrime.

Il signor White sentì una stretta al cuore, quell'immagine così assurdamente familiare lo stordì. A un tratto la donna parlò. - Finalmente siamo riusciti a trovarti. Questo legame psichico è debole ma stiamo arrivando.-

Il signor White non capì, ma si sentì rassicurato da quelle parole. Poi l'immagine cambiò e si ritrovò in un paese sperduto in mezzo al nulla, dietro ai palazzi grigi si estendeva una steppa infinita.

Solo un grosso cartello stava ad indicare dove si trovasse, la scritta in rosso: Wichinsburg, Texas.

Il signor White non sapeva neanche lui com'era finito lì, appena svegliatosi dopo quel sogno aveva preso la decisione improvvisa di trasferirsi nel paese visto in sogno.

In qualche modo anche lui sapeva che le risposte che cercava erano lì.

La casa dove avrebbe dovuto vivere era una villetta, le mura tappezzate di un'orribile carta da parati a fiori.

Non si sentiva a casa lì, come in nessun altro posto dove non ci fosse Marie. Gli abitanti del posto lo guardavano diffidenti, evitandolo.

Il signor White si accorse molto presto di come a Wichinsburg la gente fosse poco abituata ai cambiamenti. Erano come una tribù isolata che non voleva contatti con gli esterni.

Nonostante sapesse di essere lui quello con la mente più aperta, si sentiva fragile dinanzi al grosso mostro del provincialismo. Dopo pochi mesi passati a vivere lì era già odiato dagli adulti e temuto dai bambini. Però era vicino ad una risposta, i sogni erano sempre più frequenti ed intensi e ogni mattina si svegliava sempre più spaventato.

Una sera sognare gli fece talmente male che si svegliò scosso dai tremiti.

Fissò le stelle fuori dalla finestra, sotto i suoi occhi si estendeva un cielo di una bellezza unica. La sensazione che spesso si faceva strada dentro di lui di appartenere a quel cielo sconfinato si ripresentò. Gli piaceva, gli trasmetteva un senso di casa come niente era mai riuscito a fare, forse nemmeno Marie.

Ad un tratto una luce attirò la sua attenzione, sembrava mandare segnali intermittenti. Rimase a fissarla, non seppe per quanto. Si accorse che si avvicinava lentamente, dapprima gli sembrò un aereo come tanti, poi comparve in tutta la sua grandezza un velivolo a forma di disco. Lo osservò posarsi sopra a un brutto palazzone cilindrico e spegnere i motori. Sembrava fatto esattamente per atterrare lì. Il signor White uscì di casa e si mise a correre in quella direzione. Quando lo raggiunse, appoggiò le mani sulle ginocchia preso dall'affanno. Vide una grossa apertura rettangolare, probabilmente una volta doveva starci una porta, ma erano rimasti solo i cardini arrugginiti.

Stava per entrare, sopraffatto dalla curiosità, così vicino ad ottenere una risposta, ma si fermò. Non sapeva davvero cosa avrebbe trovato dentro, se avrebbe rivisto il volto di quella donna, oppure anche tutto quello era un sogno e si sarebbe svegliato in preda a un dolore lancinante. Ma ormai era troppo tardi per i ripensamenti,se non fosse entrato sarebbe rimasto con il rimpianto di non aver scoperto cosa sarebbe potuto succedere. Dapprima vide solo buio, un atrio gigantesco si apriva davanti a lui.

Poi guardò verso l'alto per vedere il cielo, e capì. Aggrappato alle estremità del buco dove forse una volta c'era un soffitto c'era un grosso ufo.

Restò imbambolato a fissare quel macchinario poi si accesero le luci e cominciarono a lampeggiare come una mandria di animali in preda al panico, uno sportello in alto si aprì. Il signor White non era di certo un appassionato di cinema, ma sapeva per esperienza che nell'immaginario comune per entrarci dentro si veniva trasportati su da una specie di raggio antigravitazionale, quindi rimase piuttosto deluso quando vide scendere con una lentezza disarmante un'insulsa scaletta di ferro.

Quando finalmente toccò terra cominciò adarrampicarsi, le vecchie ossa reggevano a malapena sforzi di quel tipo.

Per il signor White era importante tenersi in forma, ma l'età iniziava a farsi sentire.

Un rumore metallico rimbombò per tutto lo spazio del Cilindro, risultava quasi inquietante. La curiosità, ora che era così vicino, lo divorava.

Arrivò in cima. Timoroso, entrò dentro al gigantesco velivolo. Una desolazione angosciante si presentò davanti a lui. Uno spazio circolare di pochi metri quadrati ospitava quello che una volta avrebbe dovuto essere un centro di controllo. La ruggine ricopriva ogni cosa. In un angolino buio in fondo alla stanza scorse una luce soffusa, azzurrina. Un telo ricopriva quelle che sembravano proprio due lampade abbronzanti.

Lo tolse con fare cerimonioso, sapeva cosa c'era lì sotto, in fondo lo aveva sempre saputo. Due corpi, un uomo e una donna che sembravano dormire, stavano lì dentro, le facce contorte dal dolore, dalla vergogna di essersi arresi. E all'improvviso si ricordò tutto.

Esploratori, ecco cos'erano i suoi genitori, e Richard ne andava fiero.

Sua madre, una donna bella e forte, lo stringeva tra le braccia.

Suo padre schiacciava i bottoni sopra ad un grosso pannello con fare esperto, ma rispetto a sua moglie Sulana Daar, la più grande pilota spaziale di tutti i tempi, appariva come uno stupido.

Richard aveva appena due anni, ma rimase lo stesso sorpreso quando vide il panorama della terra pararsi dinanzi a lui.

Si fermarono nella base di atterraggio costruita sul nuovo pianeta.

L'equipaggio guardava Richard con astio, i suoi genitori avevano aggirato più di qualche regola per portarlo con loro e la cosa non era di certo vista con benevolenza.

Restarono qualche mese per studiare la terra e Richard non era mai stato tanto felice.

Da lì in poi i ricordi diventarono offuscati, un membro dell'equipaggio che lo portava via con la promessa che poi sarebbero arrivati i suoi genitori, l'attesa infinita in un vicolo buio, una donna che lo portava dentro ad un orfanotrofio.

In seguito i genitori lo avevano cercato per tutta la galassia poiché le coordinate erano andate perse, poi avevano registrato un messaggio da mandargli quando sarebbero stati abbastanza vicini, ma il tempo non era bastato.

Il signor White pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento, pianse Marie, pianse i suoi genitori e la sua solitudine.

Poi con gesti quasi meccanici impostò il pilota automatico con coordinate che conducevano in un punto imprecisato dello spazio e prima che l'ufo partisse, se ne tornò a casa.

Ormai quella brutta villetta anni 70' era tutto ciò che possedeva, e quello si sarebbe tenuto."

I bambini non dissero nulla, neanche il contadino era in vena di parlare e sua moglie rimase stupita di vedere suo marito così mogio. I bambini tornarono a casa, stanchi.

Da quella sera però cambiò qualcosa, proprio come voleva Pauline, perché lui sapeva chi era davvero il signor White, sapeva che non era altro che un vecchietto simpatico.

Da quel giorno i bambini convinsero tutti quanti a capire quel povero vecchio, ad abbattere i pregiudizi. Paoline lo aveva fatto apposta, perché sapeva che una storia raccontata bene, può far muovere più persone di quante riesca a farne la verità.


Il primo racconto è finito. Evviva.

Questo è stato scritto per il Concorso di scrittura creativa di MaidireTEAM, se siete interessati a partecipare a dei concorsi ma un libro intero è amcora troppo per voi (come per me) ve lo consiglio vivamente.

Detto questo, se vi è piaciuto, aspettatevi altre storielle come queste. 

P.S. Segnalatemi errori, buchi di trama o datemi dei consigli per migliorare perché di sicuro non scrivo bene. Ciao

-lacoglionaditurno 


Ga verder met lezen

Dit interesseert je vast

42.6K 1.4K 18
18 year old Ymir grew up on the outskirts of a small Romanian village. On her 18th birthday she sought out to run away from home when things haven't...
273K 6.2K 59
❝ i loved you so hard for a time, i've tried to ration it out all my life. ❞ kate martin x fem! oc
181K 15.9K 30
"သူက သူစိမ်းမှ မဟုတ်တာ..." "..............." "အဟင်း..ငယ်သူငယ်ချင်းလို့ပြောရမလား..အတန်းတူတက်ခဲ့ဖူးတဲ့ အတန်းဖော်လို့ ပြောရမလား...ဒါမှမဟုတ်..ရန်သူတွေလို...
163K 5.9K 27
فيصل بحده وعصبيه نطق: ان ماخذيتك وربيتك ماكون ولد محمد الوجد ببرود وعناد : ان مارفضتك ماكون بنت تركي !