the border between us - Chish...

By irrelevantuserrr

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Non cercavo un supporto, né fisico né morale. Avevo sempre puntato all'indipendenza più assoluta, ad uno sta... More

Prologo
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epilogo
Ringraziamenti
The border behind us!

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By irrelevantuserrr

Credevo che il cuore mi sarebbe letteralmente uscito dal petto, tanto batteva forte.

Osservai Chishiya mentre fissava le mie labbra, con le sue parole che mi rimbombavano in testa, ed ero sicura che, se avesse provato a baciarmi, lo avrei assecondato senza esitare.

Avevo davvero un gran rispetto verso me stessa, dannazione.

Esitai, perché lui rimaneva immobile in quel modo ed il tempo sembrava essersi fermato; volevo rispondergli,  avevo bisogno di dire quelle parole.

"-Lo sai, che cos'è davvero difficile?-

-Che cosa? Essere gentile, meno misterioso?-

-Tenerti lontana da me-"

-Allora non farlo-, sussurrai in un filo di voce.

I suoi occhi si spostarono dalle mie labbra e si fissarono di nuovo nei miei, dubbiosi.

Perché aveva improvvisamente quell'espressione divertita, di nuovo?

Gli sembrava il momento di scherzare, dopo ciò che mi aveva appena detto?

-Y/n, non so che diamine hai capito, ma la mia frase era da prendere letteralmente. Ogni volta che ti respingo, trovi un modo per tornare da me-

Avrei dovuto aspettarmelo, come le volte precedenti, ma a quanto pare il mio cuore stava soffrendo di nuovo come se fosse la prima volta che mi beccavo una risposta del genere da lui. Anzi, sembrava soffrire ancora di più del solito.

Perché mi illudevo ogni singola volta che i suoi sentimenti sarebbero cambiati, magicamente, da un momento all'altro?

Sentii i miei occhi bruciare, le lacrime che minacciavano di uscire.

-No, non di nuovo, ti prego. Hai detto che non avremmo litigato-, mormorò esasperato, come se fossi un'idiota che piange per le stronzate, e non mi avesse mangiato le labbra con lo sguardo letteralmente pochi secondi prima.

-Chishiya-, pronunciai il suo nome con decisione mista a rassegnazione, e lui arretrò di qualche passo, attendendo che finissi la frase.

-Non so che cazzo ti aspetti da me. Mi dispiace se le mie emozioni urtano la tua solita tranquillità, la tua incapacità di provare qualcosa, ma devi smetterla di trattarmi come se fossi pazza. Tu mi illudi, giochi con me, e subito dopo mi tratti come se fossi una bambina che si è presa una cotta per qualcuno che non potrà mai avere-, ricacciai indietro le lacrime, perché volevo davvero affrontare quella discussione nel modo più serio possibile.

-Non sono io ad illuderti, fai tutto tu-

-Stronzate. Fino a un minuto fa mi spogliavi con gli occhi, e non me lo sono certo inventata. Quindi deciditi; o lo hai fatto di proposito, appunto, per giocare con me, oppure direi che dovresti farti due domande, perché il modo in cui mi guardi non va d'accordo con il tono che stai usando, cercando di fingerti indifferente-

A quel punto, sembrava frastornato da tutte quelle mie insinuazioni.

-Mi stai davvero dando dell'indeciso? Proprio tu, che un momento mi odi, e quello dopo mi piangi addosso?-

-La colpa è tua, cazzo!-, sbottai azzerando nuovamente la distanza tra noi in un impeto di rabbia.

-Tua e dei tuoi stupidi modi criptici! Mi cerchi, scherzi con me, mi tiri su di morale e mi guardi in quel tuo modo che mi fa girare la testa, ma non appena ricambio le tue attenzioni fai lo stronzo insensibile che non vuole saperne di me. Se sono confusa, è solo colpa tua-

Fui sorpresa quando capii che lo avevo zittito.

Se ne stava lì, a fissare il vuoto, senza guardarmi, come se non avesse davvero idea di cosa rispondere.

Avevo superato il limite?

Era possibile che avessi veramente fatto tutto da sola, e che nulla di ciò che credevo lui provasse per me fosse reale?

Ricordai l'abbraccio, il battito impazzito del suo cuore, il modo in cui mi aveva stretta e sé e accarezzato i capelli, e decisi che no, non era possibile.

-Penso che tu abbia paura di ammettere che in realtà provi qualcosa, perché nemmeno tu ti sei mai sentito in questo modo. Non sai dare una definizione a qualcosa di tanto insolito per te, così fingi con me e con te stesso che non sia reale, che non esista-

Chishiya fissava ancora il vuoto in silenzio. Mi irritava da morire quel suo atteggiamento in un momento simile; io gli stavo aprendo il mio cuore, sforzandomi così tanto, e lui non si degnava nemmeno di guardarmi.

-Devi proprio fare finta di non sentirmi? Cazzo, quanto sei infantile. Avevo ragione, sei proprio un bambino.-

Smisi di guardarlo e arretrai di qualche passo, voltandomi e incamminandomi di fretta nella direzione opposta.

-Y/n-, lo sentii chiamare il mio nome, ma continuai a camminare, furiosa.

-Hai ragione-

Bloccandomi, deludendo di nuovo la vecchia me, tornai sui miei passi molto cautamente e lo raggiunsi di nuovo, squadrandolo.

La sua espressione era indecifrabile, un misto di confusione, tentazione, disagio, ma il mio sguardo rimase freddo, distante.

-Allora dillo-, affermai con convinzione, sfidandolo.

I suoi occhi cercarono i miei, in palese difficoltà, come quelli di uno studente impreparato che cerca aiuto da qualche compagno per copiare durante un test. Ma non lo avrei aiutato a barare, ad aggirare la cosa, non questa volta.

-Dillo, Chishiya, o giuro che non mi vedrai mai più. Sarò anche stata incoerente ultimamente, tradendo i miei stessi principi morali e le mie stesse minacce, ma stavolta hai superato il limite-

Improvvisamente, fu come se il suo viso fosse attraversato da un lampo di realizzazione, e mi parve quasi di vederlo arrossire. Non lo avevo mai visto tanto perso, in difficoltà, ma purtroppo tutto ciò si trasformò in arroganza, quella sua solita facciata che gli serviva a nascondere i suoi veri sentimenti.

Sorrise, e fu come trovarsi di fronte una persona totalmente differente. Così, da un attimo all'altro.

-Credi sul serio che io sia tanto disperato, che abbia bisogno di te?-

-Se così non fosse, mi avresti lasciata andare via-

-Non mi servi tu, non mi serve nessuno. Non so davvero cosa ti aspetti che dica, che confessi; ti ho già detto che non sono il tipo di persona che cerchi-

-E perché? Perché non ti sei mai innamorato?-

-Quindi è di questo che si tratta, secondo te? Dell'amore?-

-Sì, Chishiya. Mi sono innamorata di te-










****************************************

Il silenzio più assoluto piombò su di noi, e l'aria del corridoio si fece così pesante che mi sentivo soffocare. Continuavamo a fissarci, rossi in volto, senza riuscire a distogliere lo sguardo o a muoverci.

Non volevo dichiararmi, non era assolutamente mia intenzione, nonostante fossi certa che sapesse già cosa provavo per lui. Non volevo dirglielo così chiaramente, come avrei fatto a tirarmi indietro, a quel punto?

-No-, la sua voce spezzò improvvisamente il silenzio, facendomi rabbrividire.

-Cosa?-

-No. Tu non sei innamorata di me-, c'era urgenza nella sua voce.

Non capivo. Negare i suoi sentimenti era una cosa, ma i miei? Cosa voleva saperne lui?

Oltretutto, sapeva benissimo che era la verità.

-Me lo hai rinfacciato tu stesso più volte, ricordi? Quando mi prendevi in giro per i miei sentimenti nei tuoi confronti, e...-

-Tu non mi ami, ti sbagli. La tua è pura ossessione. Sapere che non puoi avermi, che non sono quello giusto per te, ti manda fuori di testa. Ma non è come credi, ti stai confondendo-

-Cosa vuoi saperne, tu, di cosa significa amare? Solo perché non riconosci una cosa, non significa che sia inesistente!-

-Smettila, Y/n. Ti stai rendendo ridicola-

Rimasi a bocca aperta, ma non risposi più. Dopo qualche momento di silenzio ed esitazione, mi ricomposi come meglio mi riuscì ed annuii, sentendomi come prosciugata, allo stremo delle mie forze.

Sentivo che dovevo chiederglielo, una volta per tutte.

-Allora, qualunque cosa fosse, finisce qui. Ognuno per la sua strada, è davvero questo che vuoi?-

Quello sguardo, quegli occhi scuri così espressivi, furono una terribile e tremendamente dolorosa risposta silenziosa.

Stavolta mi permisi di piangere, perché sentivo che probabilmente non ci saremmo rivisti mai più.

Avevo sempre trovato un modo per punzecchiarlo quanto bastava, per restare aggrappata a lui e alla speranza, seppur flebile, che un giorno qualcosa tra noi sarebbe potuto cambiare in meglio. Dopo ogni litigio, ogni pianto, non importava quanto mi avesse ferita e portata al limite, perché in fondo non avevo mai desiderato davvero di separarmi da lui.

"-In quel ragazzo c'è qualcosa che non so identificare, ma che non mi permette di lasciarlo andare in alcun modo-

-Ci hai provato, almeno? Intendo, provato per davvero?-"

Ora capivo, capivo che Arisu aveva ragione.

Non avevo mai voluto lasciarlo andare, non ci avevo provato minimamente; mi ero solo illusa di starlo facendo, mentre tornavo comunque da lui, strisciando, bisognosa di sentirmi rinchiusa in quella bolla che mi si creava attorno quando stavo con lui. Ecco perché mi sentivo protetta, e perché mi illudevo che dietro ai suoi gesti ci fosse qualcosa di più. Non avevo mai voluto o provato a lasciarlo andare.

"-Ogni volta che ti respingo, trovi un modo per tornare da me-"

Ma in quel momento, mentre guardavo i suoi occhi incerti, capii finalmente che mi ero sempre posta la domanda sbagliata, quella che mi faceva comodo.

Non aveva importanza se lui non provasse niente, o se lo stesse solamente nascondendo. Non importava come mi facesse sentire, né tantomeno le motivazioni che vi si celavano dietro, perché noi non saremmo mai potuti diventare qualcosa. Il ragazzo di cui mi ero innamorata non era solo misterioso, era abituato a tenere solo a sé stesso fregandosene di tutto il resto, mentre io ero l'esatto opposto, specialmente quando si trattava di lui.

Non avrei mai avuto da lui ciò che cercavo, l'amore di cui avevo bisogno, e nonostante lo stesso Chishiya avesse tentato più volte di farmelo capire, avevo voluto credere che fossero tutte scuse.

Ma non lo erano mai state, e non c'era alcuna speranza per due ragazzi nati per amare troppo e troppo poco.

Piansi singhiozzando, senza ritegno, perché nulla aveva più importanza, ormai, nemmeno il modo malinconico in cui mi stava osservando a pochi passi di distanza.

C'erano tante cose che avrei voluto dirgli mentre lo guardavo, impotente di fronte a dei sentimenti tanto forti, ma invece di sforzarmi di parlare, mi sforzai di lasciarlo andare, per la prima volta.

Asciugandomi le lacrime dal viso, lo fissai con occhi vuoti, spenti, e quella fu la mia ultima risposta, la conferma che avevo finalmente capito e che lo avrei lasciato libero, liberando anche me stessa.

Mi voltai lentamente, ma non feci in tempo a fare nemmeno un passo prima che la sua mano mi afferrasse il polso e mi costringesse a voltarmi di nuovo, all'improvviso, facendomi scontrare con le sue labbra in una minuscola frazione di secondo. Mi ritrovai con una sua mano tra i capelli, l'altra sulla schiena, che mi teneva bloccata contro di lui quasi con paura, con disperazione.

Quando le sue labbra si mossero, le mie fecero lo stesso, come per un riflesso istantaneo, e in quel momento mi scordai persino il mio nome.

Chishiya, era l'unica parola che mi riempiva la testa, il cuore, lo stomaco, ogni singola parte di me.

Poggiai una mano sulla sua guancia, e lui me lo permise, approfondendo il bacio, come se con quel contatto gli avessi chiesto di non fermarsi.

Era così, perché la passione che stava attraversando i nostri corpi era così travolgente, così fuori dagli schemi, che temevo davvero che avrebbe smesso.
Sentii sulla lingua il sapore salato delle lacrime, e non capivo se fossero mie o sue.

Ma per l'ennesima volta, ebbi la conferma che non riuscivo a capirlo e a leggere i suoi gesti, perché pochi secondi dopo separò le nostre labbra quasi con paura, e mi lasciò andare con una spinta.

Guardando la sua espressione, capii che la sua risposta non era cambiata.

Non mi stava chiedendo di restare.

Mi aveva appena detto addio.


NOTA AUTRICE

Non so bene cosa dire, perché sono sicura che mi starete tirando i peggio insulti in questo momento.

Non vi biasimo, sinceramente dopo questo capitolo dovrei istituire un bonus psicologo o qualcosa del genere, per voi ma anche per me.

Non programmando mai in anticipo ciò che scriverò, è una sorpresa continua anche per la sottoscritta. Comincio a scrivere il capitolo e la storia si crea a caso mano a mano nella mia testa, quindi sì, ha fatto malino questa parte.

Sono crudele? Decisamente.

Ho letto i vostri commenti disperati per come ho fatto terminare lo scorso capitolo; credevate che nell'aggiornamento di oggi avreste trovato dei momenti carini, coinvolgenti, e invece boom!

Cuori infranti.

So che vi sto simpatica lo stesso, suvvia.

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