what the fuck is going on...

By two_players

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"La porta a due battenti in legno massiccio era già aperta in modo da far vedere le persone al suo interno. S... More

Prologo
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4.0
Capitolo 4.1

Capitolo 1

40 3 0
By two_players

The beauty of chess is it can be whatever you want it to be. It transcends language, age, race, religion, politics, gender, and socioeconomic background. Whatever your circumstances, anyone can enjoy a good fight to the death over the chess board.

Hikaru e Sasha si ritrovarono così davanti a un edificio quadrato. Era bianco, si ergeva nonostante gli altri edifici di Tokyo, come una sentinella inesorabile. Anche da lontano era impossibile non notare la sua bellezza architettonica. Le sue alte pareti bianche e la cupola a cipolla erano incorniciate da grandi colonne bianche, che incorniciavano la porta principale.
Salirono delle scalinate in marmo, costeggiate da dei vasi di vari fiori variopinti di cui si potevano distinguere i colori grazie alla luce della luna. Le due si fermarono poco prima di varcare la soglia. La porta a due battenti in legno massiccio era già aperta in modo da far vedere le persone al suo interno. Sasha fece per andare da loro, ma Hikaru la fermò prima. Quella gente era tutto tranne che felice. C'era chi era confuso, facendo capire che erano anche loro lì da poco, mentre alcuni parevano spaventati e feriti, era uno spettacolo triste. Molti di loro avevano il corpo segnato da cicatrici e lividi, e i vestiti sporchi e lacerati. I loro volti erano pallidi. C'erano alcune persone addirittura che erano in un angolo di quel sontuoso edificio a vomitare per chissà quale motivo. Hikaru, e ora anche Sasha, non erano così ben disposte ad entrare. Una ragazza però, che indossava un bikini azzurro con motivi a fiori e foglie bianche, si avvicinò al limite della porta, stando attenta a non varcarla per sbaglio, come se fosse spaventata da cosa le potesse succedere. In bocca teneva uno stecco in plastica come quelli dei chupa chupa. Tra tutte le persone che in quel momento notarono, lei era decisamente quella più calma. Era una ragazza slanciata, sicuramente si aggirava sul metro e settanta, ed era una molto bella. Avrà avuto sui vent'anni, portava i capelli lunghi, castani raccolti in delle treccine e alcune di esse avevano dei nastri blu, rosa e bianchi. Le tre rimasero a guardarsi per qualche istante e questa prese parole togliendosi il bastoncino dalla bocca.
«Se volete vivere è meglio che entriate, non rimangono molti posti» Una voce gentile, morbida ma ferma, che suscitava calma e sicurezza. Era una voce che portava con sé serenità, con un tocco di tenerezza e calore che scioglieva la tensione. Ispirava fiducia, rassicurava e incoraggiava. Era una voce che trasmetteva rispetto.
«Cosa intendi dire?» Domandò Hikaru che era sempre solo più confusa mentre quell'angoscia che ballava nel suo stomaco non si faceva sempre più forte facendole salire il cibo mangiato qualche minuto prima, se non si fosse calmata avrebbe fatto sicuramente la stessa fine del ragazzo di prima nell'angolino.
A questo punto intervenne un giovane che fino a poco fa stava ascoltando tranquillamente la musica. Era più basso della ragazza in bikini e indossava una felpa bianca con cappuccio e dei pantaloncini anch'essi bianchi con motivi a foglie blu. Con una mano si abbassò il cappuccio che teneva in testa rivelando dei capelli biondi di media lunghezza con della ricrescita. Affiancò la ragazza, a quanto pare facevano squadra.
«Questo è un game che non ha un tempo limite per le iscrizioni a quanto pare, ma solitamente c'è una scadenza per iscriversi. Se non entrate non avrete nessun giorno di visto, siete appena arrivate vero? Le vostre facce confuse ne sono la conferma. Qui per sopravvivere bisogna superare dei game che danno dei giorni detti "visto" per poter rimanere, allo scadere di tutti i giorni morirete, e l'unico modo per rinnovarlo e continuare a giocare ai game» La voce era calma, come una corrente profonda che scorreva sotto la superficie. Quando parlava, le parole avevano come un effetto rassicurante.
Nonostante la sua voce trasmettesse sicurezza, Hikaru non si fidava molto, gli dava una brutta impressione, non come l'altra ragazza che sembrava effettivamente gentile. Nonostante la spiegazione dei due ragazzi, questo non servì a tranquillizzare le due, anzi, le fece solo preoccupare ulteriormente, il loro stomaco ormai era come su una montagna russa, non in senso positivo. Per quanto assurdo potesse essere non potevano fare altro che fidarsi, d'altro canto la popolazione era completamente sparita quindi tutto ciò non poteva essere sicuramente uno scherzo.
Sasha varcò la porta senza esitazione mentre Hikaru rimase bloccata qualche secondo, doveva metabolizzare il tutto, e nel mentre un'altra persona entrò poco dopo Sasha.
«Ti conviene entrare, è rimasto solo un telefono» Disse il ragazzo con in mano il telefono spento.
"Fanculo" pensò Hikaru ed entrò anche lei.
L'interno dell'edificio era immacolato, con pavimenti in marmo lucente e pareti dipinte di un bianco candido. Il bagliore lunare che entrava dalle finestre illuminava con la sua luce fioca l'intera struttura, facendola sembrare un luogo surreale. Si sarebbe potuta respirare un'atmosfera di pace e tranquillità se non fosse stata per la circostanza in cui si trovavano. Anzi, l'aria che si respirava lì dentro era rarefatta, pesante.
«Ottima decisione» Disse il ragazzo con un leggero sorriso in volto lanciando il telefono a Hikaru che lo prese al volo.
Le due amiche si misero vicine e guardarono lo schermo nero che fece un riconoscimento facciale.
«Io sono Kuina comunque, piacere» Disse la ragazza di prima con il suo tono gentile tenendo il bastoncino in bocca porgendo loro la mano. Ovviamente Sasha non esitò a stringergliela sfoggiandole il suo sorriso più radioso. La rassicurava avere qualcuno che nonostante fossero delle principianti le aiutassero.
«Sasha d'Angelo, chiamai solo Sasha» Rispose lei allegramente. La voce era felice e vibrante, come il suono di una melodia che si diffonde nell'aria. La sua tonalità era fresca e luminosa, con una nota di eccitazione che trasmetteva un senso di gioia.
«Hikaru» Si limitò invece a dire facendo un leggero inchino. A differenza di quella dell'amica, la sua voce era fredda, distante, ma sempre cordiale con un pizzico di dolcezza che ammorbidiva il tutto. Aveva un tono piú basso, quasi impercettibile.
«Le iscrizioni sono ufficialmente chiuse, il game sta per cominciare» Disse una voce femminile dal telefono che andava in simultanea con quella degli altri.

«Game: Scacchi umani, grado di difficoltà 5 di fiori. Regole: dopo aver preso il telefono, questo sceglie casualmente tra bianco e nero a fine delle iscrizioni si avranno 2 minuti per decidere chi farà il capo squadra che guiderà gli scacchi; si finisce il gioco quando una squadra fa scacco matto oppure chi allo scadere del tempo ha più pedoni. Obiettivo: battere la squadra avversaria. Tempo limite: 10 minuti.»

Lo schermò iniziò a cambiare velocemente tra bianco e nero e tutti stavano con gli occhi incollati a quei colori che si scambiavano rapidamente tra loro. Iniziarono poi gradualmente a fermarsi. Sasha e Hikaru si guardarono, nessuna delle due voleva capitare nella squadra opposta a quella dell'altra. Si presero per mano, stringendo con tutta la forza e appoggiando i telefoni con lo schermo rivolto verso il loro petto in modo da non vedere. Alla fine gli schermi smisero di lampeggiare. Il primo a parlare fu il biondino che poco prima aveva rivolto loro parola.
«Nero» Disse con tono calmo girando il telefono verso Kuina, lei gli sorrise mostrando il suo schermo che anch'esso sembrava spento. Sasha e Hikaru si scambiarono uno sguardo d'intesa e nello stesso momento staccarono il telefono dal petto. Quella fu la notizia più bella di quel giorno che le alleggerì almeno in quel momento, entrambe avevano lo stesso colore. Kuina vedendo che la luce artificiale dei telefoni non illuminava i volti delle due ragazze sorrise.
«Siete con noi».

Man mano tutti si dividettero nella squadra a loro assegnata.
«Io mi propongo come capo squadra, non mi sembrate molto esperti, né di scacchi ne del mondo in cui ci troviamo» Intervení sempre lo stesso ragazzo mentre guardava tutti i componenti della squadra.
Nessuno fiatò, erano tutti d'accordo, nessuno voleva prendersi la responsabilità se avessero perso.

Allo scadere dei minuti i due caposquadra scelti seguirono delle frecce nere che si trovavano per terra mentre gli altri andarono verso il cortile interno della struttura. Varcarono le porte che davano al giardino. Una scacchiera grande era disposta davanti a loro al centro perfetto, le cui caselle erano fatte di marmo lucido bianco e nero. I due colori si alternavano in quadrati perfetti, come se fossero stati disegnati con un righello. Il marmo era così lucente che rifletteva il chiarore della luna. La scacchiera era talmente grande che sembrava occupare tutto lo spazio. Il giardino invece era pieno di colori vivaci, come se un artista avesse preso una tavolozza e avesse deciso di creare la composizione perfetta. L'azzurro degli iris che scintillava sotto i raggi della luna e i tulipani rossi che sembravano saltare per il prato. Alcune aiuole piene di fiori, come rose e calle, aggiungevano ancora più colore al giardino. Una fresca brezza estiva soffiava, portando con sé un profumo di fiori. Qua e là, dei sentieri di mattoni di terracotta che si congiungevano tutti alla grande scacchiera nel mezzo. Quell'edificio era, a quanto pare, un condominio con giardino privato e i sentieri andavano poi verso dei porticati che proteggevano le porte da cui si poteva accedere. Loro entrarono da una delle tante e si diressero verso la scacchiera seguendo uno dei sentieri, dividendosi poi tra le squadre precedentemente formate.

L'edificio comprendeva tre piani e i capi squadra erano al secondo. Erano entrambi su un balcone, che era parallelo all'altro e lineare alla scacchiera. Davanti a loro un monitor, che stava ben fisso alla ringhiera, mostrava la scacchiera con anche i pedoni. La scacchiera nel monitor a differenza di quella nel giardino aveva vicino alle caselle ai lati i numeri e le lettere.
Per quanto riguarda le persone che stavano facendo da pedoni, la maggior parte di loro non sapeva minimamente dove mettersi, ma questo non era di grande rilevanza visto che sarebbe stato il caposquadra a decidere dove posizionarli, l'importante era che il re fosse al sicuro. Hikaru sicuramente non era un'esperta, non giocava a livello olimpionico ma ogni tanto si dilettava per passare il tempo. Decise di posizionarsi dove di solito stava la regina, Kuina andò al posto del re e Sasha si mise dove c'era il cavallo alla sinistra del re. I restanti giocatori si disposero a caso sulle prime due fasce di caselle.
Toccava al bianco muovere per primo.

«Game start!» Disse la voce da un altoparlante.

L'avversario cliccò sullo schermo, il tempo era ufficialmente partito, schiacciò il pedone che avrebbe voluto muovere e la casella corrispondente sulla scacchiera del giardino si illuminò per segnalare la pedina selezionata, la fece avanzare di due caselle. E quelle sulla scacchiera si illuminarono per far vedere dove doveva muoversi. Ora toccava ai neri e questi fecero la stessa identica mossa, continuarono i bianchi e un'altro pedone avanzó di due, stessa cosa fecero i neri. Era nuovamente il turno dei bianchi, e questa volta decisero di muovere un cavallo, quello dalla parte del re, e si ritrovó esattamente una casella dietro il secondo pedone da loro mosso; i neri continuavano a copiare le loro mosse, per questo Sasha si dovette muovere di una casella in diagonale verso destra e successivamente una in avanti, trovandosi anche lei una casella dietro al loro secondo pedone mosso.

Non riusciva a capire perchè il ragazzo continuasse a copiare le mosse dei loro avversari ma sperava davvero che ci fosse dietro una logica; le sembrava una persona che pensava a quello che faceva, per questo inizió a credere davvero che forse non li stesse muovendo a caso.

I bianchi mossero ancora il cavallo, questa volta quello dalla parte della regina, una casella in diagonale verso sinistra e una in avanti, i neri fecero la stessa cosa. Il pedone bianco di fronte alla regina si mosse di due caselle in avanti e così fece quello nero, trovandosi uno davanti all'altro. Il pedone bianco che si trovava di fronte al cavallo del sul stesso colore si mosse in diagonale, mangiando il pedone nero posizionato su quella casella.
Il ragazzo che personificava il pedone appena mangiato uscì dalla scacchiera e rimase fuori fino alla fine della partita.

Si mosse in diagonale anche il pedone nero, alla destra del bianco appena mosso, muovendosi verso sinistra mangió a sua volta il pedone lì posizionato. Toccó ai bianchi e lo stesso pedone, spostandosi in diagonale verso destra, mangió uno dei cavalli dei neri. Il pedone nero si mosse ancora mangiando il cavallo bianco dalla parte della regina, la quale si mosse in avanti, fino ad arrivare all'ultima casella della scacchiera, mangiando la regina dei neri.
Prima che Hikaru uscisse dalla scacchiera, rivolse uno sguardo alla sua amica che la stava già guardando, un po' preoccupata dato che, non sapendo come si giocasse a scacchi, non aveva idea di quello che stava succedendo.

La regina dei bianchi peró non duró molto dato che venne mangiata da Kuina, il re dei neri, spostandosi di una casella verso destra. Riprese a giocare il solito pedone dei bianchi che spostandosi in diagonale mangió uno dei neri, ma venne mangiato a sua volta dall'alfiere nero dalla parte della regina. Toccava ancora ai bianchi e questa volta mossero un pedone nuovo, quello nella seconda casella a partire dalla destra. Ancora in diagonale, mangió il pedone usato fino ad ora dai neri. Questi ultimi mossero di nuovo l'alfiere che spostandosi di quattro caselle in diagonale mangió il cavallo restante dei bianchi. L'alfiere uscì dalla scacchiera dopo essere stato mangiato dal pedone bianco di fronte al re, mentre il re dei neri ritornò alla sua casella iniziale.

Ora l'alfiere bianco alla sinistra del re si mosse in diagonale di quattro caselle; il re dei neri si mosse nuovamente, anch'esso in diagonale, ma di una sola casella verso sinistra. Toccó all'alfiere dei bianchi, questa volta quello dalla parte della regina, ormai fuori dalla scacchiera, e si spostó di una sola casella verso destra. Avanzó di uno anche il pedone nero alla destra del re e questa volta a muoversi fu quello dei bianchi, ritrovandosi all'angolo della scacchiera. Toccava nuovamente ai bianchi e questi mossero contemporaneamente il re e la torre di sinistra, facendo un arrocco: il re si ritrovó nella seconda casella verso sinistra mentre la torre nella terza.

«Ma che cazzo sta facendo? Ma si puó fare?» Chiese tranquillamente Sasha misto tra curiosità e confusione.
«Questa mossa si chiama Arrocco e consiste nel muovere il re e la torre contemporaneamente solo in determinate condizioni, ovvero: né il re né la torre coinvolta devono essere stati mossi in precedenza come in questo caso, non ci sono pezzi tra il re e la torre coinvolta; il re e la torre devono trovarsi sulla stessa traversa il re, durante questa mossa, non deve attraversare caselle in cui si troverebbe sotto scacco» Rispose con tono gentile un ragazzo della squadra avversaria che faceva da semplice pedina, si sporse leggermente dato che c'era un'altra persona davanti a Sasha per poterla vedere e parlarle.
«Oh capisco, grazie» Rispose lei sorridendogli.

Dopo questa piccola spiegazione il gioco riprese anche se non mancarono gli insulti e le imprecazioni da parte di persone che sembravano essere lì da più tempo.
L'alfiere nero che fino ad ora era dietro il re, si mosse in diagonale di tre caselle e si ritrovó in parte all'alfiere degli avversari. Mossero di nuovo i bianchi e questa volta si spostó di nuovo il re, ormai all'angolo della scacchiera, dei neri invece si mosse di una casella il pedone di fronte alla torre di sinistra. Toccó all'alfiere dei bianchi che si spostó di una casella in diagonale verso sinistra e successivamente il pedone alla sinistra del re avanzó di due.
La torre di destra dei bianchi si spostó di tre caselle verso destra e il pedone nero mosso in precedenza si mosse nuovamente, ma questa volta in diagonale, mangiando il pedone bianco lì presente. I bianchi mossero ancora la torre di sinistra di una casella verso destra e i neri usarono la stessa pedina muovendola di tre verso lo stesso lato. Si mosse poi in diagonale verso destra l'alfiere dei bianchi e successivamente il re dei neri ritrovandosi tra una pedina ed il cavallo restante. L'alfiere si spostó nuovamente e si ritrovó alla destra del cavallo avversario; i neri fecero muovere di tre caselle in diagonale il loro alfiere rimasto che venne affiancato dalla torre avversaria che aveva avanzato di una casella ma l'alfiere dei neri venne poi spostato di fronte ad essa.

Toccava ai bianchi e decisero di muovere una delle loro pedine in avanti di una casella mentre i neri fecero muovere la torre in avanti di due. La torre di destra dei bianchi avanzò di due e i neri decisero di muovere per la prima volta la loro, facendola spostare a sinistra di una casella. I bianchi utilizzarono ancora la stessa torre e la fecero muovere di due caselle verso destra, i neri fecero la stessa cosa ma la mossero verso sinistra. Avanzó di uno il pedone bianco di fronte al re e la torre dei neri venne spostata in avanti fino alla fine della scacchiera; questa volta fu il re dei bianchi a muoversi di una casella in avanti.
Il cavallo dei neri avanzó di uno e si spostó poi verso sinistra di due caselle, venne mosso poi il pedone dei bianchi alla destra della regina e avanzó anch'esso di due. I neri mossero l'alfiere di due caselle in diagonale e i re dei bianchi lo affiancó. La torre dei neri, che era alla destra del loro re, si mosse in avanti fino a mangiare la torre avversaria.

Venne poi mossa una pedina dei bianchi che mangiando il cavallo fece uscire Sasha dalla scacchiera, raggiunse Hikaru e iniziò a parlare.
«Neanche una mossa, ma non ti vergogni?» Chiese con il suo sorriso beffardo e si sedette a gambe incrociate accanto a Hikaru dandole una spallata amichevole ma l'amica non sembrava molto contenta della situazione.
«Come se fosse colpa mia» Rispose girando leggermente il viso verso Sasha guardandola per qualche secondo accennando un sorriso, ma tornò poi a guardare la partita.

Il caposquadra dei bianchi era visibilmente intimorito, a differenza del loro, che sapeva subito che mossa fare, quello dei bianchi dovette stare qualche minuto a pensare.

Mancavano pochi secondi alla fine della partita e il re dei neri riuscì in tempo a mangiare la pedina degli avversari, così facendo, a tempo scaduto, le squadre avevano rispettivamente sette e otto pedoni.
Avevano vinto i neri.
«La squadra nera vince il game» Parlò l'inconfondibile voce femminile da un altoparlante che era in un angolo. Hikaru e Sasha si alzarono. Le persone lì presenti erano come impazzite corsero verso i loro precedenti avversari mettendosi in ginocchio tenendogli i lembi della maglia piangendo e chiedendo aiuto. Essendo che le due erano ai margini della scacchiera videro tutto.
Si sentì uno strano suono e un raggio rosso colpì tutti quelli facenti parte della squadra bianca trapassandoli dalla testa ai piedi.
Hikaru e Sasha rimasero immobili a osservare la scena guardando i corpi ormai inermi degli avversari cadere producendo un tonfo. Nonostante in cuor loro sapessero che erano ormai morti decisero comunque di avvicinarsi per accertarsene. Non fecero però in tempo perché notarono Kuina dirigersi verso la porta dov'erano entrati e lì ad aspettarla c'era il ragazzo appoggiato allo stipite.
Decisero quindi di lasciare perdere i corpi ormai morti di quelle persone, non volendoci pensare. Sasha corse verso i due ragazzi che si stavano allontanando seguita da Hikaru con passo calmo.
«Hey» Disse lei ad alta voce richiamando l'attenzione dei due ragazzi che si girarono all'unisono.
«Che cazzo succede?» Domandò con una risata leggermente isterica mentre fissava prima il ragazzo e poi Kuina.
«Noi ve l'abbiamo detto, chi perde muore. A proposito, complimenti siete sopravvissute al vostro primo game» Disse il ragazzo facendo uno dei suoi sorrisi che non si capiva se fossero ironici.
«Ma ci prendi per il culo?» Il tono con cui disse la frase era alterato, come se fosse colpa loro se si trovavano in quella situazione.
Non ebbe nemmeno il tempo di una risposta che Hikaru le si mise davanti, coprendola.
«Dobbiamo sapere altro su quest -si sentì un suono sordo, Hikaru aveva appena ricevuto uno schiaffo sulla schiena da parte di Sasha. Si fermò un secondo e poi terminò la frase- to mondo?»
Sasha si spostò lateralmente all'amica e non soddisfatta le diede una spallata, Hikaru trattenne un sorriso divertito mentre rimase con lo sguardo fisso sui due ragazzi.
«L'unica cosa che mi viene in mente potrebbero essere le carte, il numero della carta corrisponde sia al grado di difficoltà che ai giorni di visto. Mentre il seme della carta alla tipologia di gioco: picche per i giochi che richiedono forza fisica, fiori sono i giochi di squadra, quadri d'intelligenza e i cuori giocano con le emozioni delle persone. In piú, qua funzionano solo oggetti analogici, senza chip elettronici. E senza gas o elettricità, vi consiglio di utilizzare fornelli a gas portatile e magari con delle pile potete utilizzare delle torce elettriche -fece una pausa pensando se avesse effettivamente detto tutto- ah e una volta che entrate in una game arena, non potete piú uscire» I due ragazzi quindi fecero per andare via ma Kuina si girò mentre camminava alzando la mano in segno di saluto.
«Spero di beccarvi ancora in giro»
Sasha e Hikaru non persero tempo, sicuramente non sarebbero state lì a guardarli andare via. Decisero quindi di cercare il miglior posto dove sistemarsi per quel momento.
«Direi di andare al negozio così abbiamo tutto a portata di mano» Disse Hikaru e fecero quindi per tornare dove precedentemente avevano spaccato il vetro per prendere da mangiare. Entrarono e cercarono dei futon. Si stesero in un angolo abbastanza coperto e cercarono di riposarsi e non pensare a quello che era successo poco prima.

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