Il libertino che mi amava ||...

Per x_double-sided_x

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Essere nominata dalla Regina di Inghilterra il diamante della stagione era il sogno di ogni giovane fanciulla... Més

Cast & Chiarimenti
Prologo
0.1) Il diamante della stagione
0.2) Corteggiamento a casa Baker
0.3) Talenti impressionanti
0.4) Corse di cavalli e scommesse
0.5) Gare nei boschi e sconfitte
0.6) Viaggi controvoglia I
0.7) Settimana alla casa di campagna II
0.8) Bagni notturni e balli III
0.9) Dolcezze e... Sentimenti? IIII
1.0) Cavalcate all'alba e incontri notturni IIIII
1.1) Proposte e rifiuti IIIIII
1.2) Bugie e falsità
1.3) Punizioni amare
1.4) Un matrimonio di convenienza
1.5) Vita da Viscontessa
1.6) Lord Russell non ha un quoziente intellettivo
1.8) Italia
1.9) Il Libertino che io amavo
Epilogo

1.7) Funerali e divorzi

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📍Londra, 1816

Prima che voi iniziate a leggere ci tenevo ad informarvi che in questo capitolo sono presenti contenuti sessuali espliciti e ben dettagliati.
Lo dico nel caso possa esserci qualcuno maggiormente sensibile, o qualcuno con una età non molto adatta.
Mi raccomando salvaguardatevi e pensate al vostro bene.
Buona lettura.

Per quanto paradossale possa sembrare, la morte dà alla vita sulla terra tutto il suo significato profondo, il suo peso specifico, nonché il suo valore spirituale e morale. Il disordine e il caos della vita moderna provengono dall'incomprensione del fenomeno della morte.

Quando qualcuno veniva a mancare purtroppo non faceva altro che lasciare sulla terra il dolore. E la sofferenza è sempre difficile da far andare via. Deve rimanere dentro ciascuno di noi i ricordi più belli della persona scomparsa, aneddoti piacevoli e divertenti, eppure ci continua a balenare in testa il fatto che la persona non c'è più e non la rivedrai mai più.

Il problema di Isabella era proprio quello. Il fatto che non avrebbe mai più fisicamente visto suo padre, che non avrebbe più potuto abbracciarlo come suo solito, non avrebbe potuto più trascorrere del tempo a ridere con lui.

Un'altra cosa che le causava dolore era vedere la casa in cui era cresciuta assente della presenza di suo padre. Era tremendo. Pian piano iniziava però ad instaurarsi un sentimento strano in lei, che non sapeva bene come definire. Era forse rassegnazione? Stava forse iniziando ad accettarlo?

A prescindere da questo Isabella aveva dovuto cercare un qualcosa a cui aggrapparsi nei giorni seguenti a quella notte. Suo marito era stato la sua ancora di salvezza.

Era stato con lei in ogni momento, sopportando per ore ed ore, giorni e giorni il suo pianto angosciante. Aveva dormito con lei. Isabella non desiderava altro che stare con lui. Di tanto in tanto aveva lasciato baciarsi. Dei baci cauti, dolci, pieni di sentimenti. Ogni notte non faceva altro che stringerla tra le braccia, passarle una mano tra i capelli..

«Vuoi che ti faccia portare qualcosa da mangiare?» le chiese proprio quest'ultimo prendendo posto di fianco a lei sul bordo del letto della sua camera - che ormai sembrava essere diventata di entrambi - da letto. Era ormai calata la notte ed entrambi tra pochi momenti sarebbero andati a dormire.

«No» Isabella scosse il capo tenendo lo sguardo fisso nel vuoto «Ma grazie».

Certe volte si chiedeva se il suo comportamento fosse troppo esagerato o giusto. Non aveva voluto ricevere visite, oltre quelle dei componenti della famiglia Baker. Si rifiutava la maggior parte delle volte di uscire dalla sua stanza - se non per andare da sua madre o trascorrere qualche ora in giardino - e inoltre l'appetito la stava abbandonando. Poi però pensava che ognuno aveva un modo tutto suo di affrontare le cose.

Sentì il corpo di suo marito muoversi al suo fianco, e le sue labbra sfiorargli la tempia in un bacio delicato: «Scusa».

«Perché ti scusi?» si voltò verso di lui nel chiederlo.

«Perché ci sono passato anche io, so perfettamente come ti senti, eppure non sono in grado di fare niente che possa farti sentire meglio».

«Sai perfettamente che nessuna parola di conforto sarà in grado di farmi sentire meglio» suo marito a quelle parole annuì. Era vero. Per quanto tutti ci provassero a scrivere frasi toccanti nelle lettere di condoglianze o nelle visite a casa - a cui sua moglie si rifiutava di partecipare - nessuna parola tanto dolce o garbata avrebbe riportato in vita qualcuno. Ne suo padre, ne suo suocero.

Dire "So come ti senti" non erano parole giuste da dire se non si aveva mai perso una persona cara, ne tanto meno "Posso immaginarlo". No, nessuno poteva. Quelli era dolori strazianti, che ti tenevano sveglio la notte e triste di giorno. Dolori che ti facevano piangere così tanto da farti bruciare gli occhi. O come nel caso di sua moglie, far passare l'appetito.

Isabella sospirò prima di alzarsi d'improvviso dal letto e mettersi di fronte a suo marito: «Dobbiamo parlare Charles».

Oh. Charles venne preso alla sprovvista da quel suo gesto, ma rimase comunque in silenzio per dar spazio a sua moglie. Così? All'improvviso?

«È una cosa a cui ho pensato molto, e per me non è facile dirtelo» sua moglie prese a torturarsi le mani e fare avanti e indietro dinanzi a lui con lo sguardo basso «Pensavo di portare mia madre lontano da Londra. Stare in casa le porterebbe soltanto alla mente tutti i ricordi con mio padre. Dubito che accetterebbe di stare qui con noi, inoltre non voglio che il nostro rapporto matrimoniale, seppur frastornato, possa suscitarle una maggiore mancanza di mio padre».

«Va bene» acconsentì dopo dei secondi buoni di silenzio. Si strofinò le mani sulle cosce e poi si alzò dal letto, continuando: «Non c'è alcun problema, prepariamo le valigie e andi-».

«No» Isabella lo interruppe portandogli una mano dinanzi al volto «Non hai capito, non intendevo questo. Io parlo di me e mia madre, senza di te».

Charles a quel punto la osservò attentamente. Il suo volto non lasciava spazio a nessun tipo di esitazione. «Vuoi andartene dunque?».

«Per mia madre» ribadì sua moglie. Certo, per sua madre.

«Dici di avermi sposato per rendere felice tuo padre, e va bene, mi ha fatto male ma l'ho accettato». Forse quello non era il momento adatto per affrontale un tale argomento, ma Charles proprio non riusciva a stare in silenzio. «Ma adesso? Vuoi lasciarmi per provare a rendere felice tua madre?».

«Io non ho detto che voglio lasciarti» precisò all'istante sua moglie, ma ciò non lo rincuorò di certo.

«Fa lo stesso Isabella!» si ritrovò ad alzare la voce più del previsto. Comprendeva che sua moglie aveva appena perso un padre, che il suo stato d'animo non era abbastanza saldo in questo momento, e che la sua mente non era affatto lucida, ma anche lui aveva bisogno di pace. «È mai possibile che il nostro matrimonio debba dipendere dai tuoi genitori? Puoi toglierti quei dannati prosciutti dagli occhi e capire che le tue azioni mi feriscono? Cristo, ci manca solo che mi chiedi il divorzio».

Ciò che seguì quelle parole fu il silenzio. Un silenzio che non fece altro che rabbuiare il cuore di Charles. Isabella sembrava essersi persa nel suo sguardo, come se stesse ragionando su altro. Quasi si sentì un idiota per aver detto quelle cose, ma non perché potessero andare a discapitò della moglie, no anzi, si sentì stupido perché era quasi come se avesse dato un consiglio a sua moglie. Un' idea.

Quindi, prima ancora che sua moglie potesse anche solo azzardare ad aprir bocca in merito a ciò, Charles le puntò un dito contro minaccioso e la riproverò con foga: «Scordatelo!».

«Non.Ho.Detto.Niente» scandì per bene le parole sua moglie. Isabella aveva assolutamente capito cosa stesse pensando suo marito. E il suo pensiero non era giusto.

«Ma lo stai pensando, te lo si legge in faccia. Levatelo dalla testa Isabella non ti darò mai il divorzio».

Sarebbe stata davvero pronta a farlo? Tutto quello che avevano passato in questi due mesi non aveva davvero significato nulla per lei? Per l'amor di Dio, se si era sposata con lui era solo e soltanto per via del padre. Ma ora Anthony non c'era più... Stava dunque aspettando la sua morte per lasciarlo? Poteva mai essere così cattiva quella donna? Non poteva essere da lei.

«Puoi comprendere che non ho le forze per litigare con te in questo momento?» Isabella si morse l'interno della guancia, sperando che suo marito non notasse che la sua voce era sul punto di spezzarsi. Davvero doveva essere lei stessa a ricordarglielo? Davvero gli sembrava il caso di parlare di quelle cose in un momento così delicato per lei?

«Puoi comprendere che se tu fossi meno cocciuta, o egoista, si potrebbero evitare molti litigi?». Charles si pentì immediatamente di aver detto quelle parole nell'esatto momento in cui una lacrima prese a scendere sul volto di sua moglie, per l'ennesima volta. Ciò che faceva male però, era la consapevolezza che quella lacrima fosse stata causata da lui. Aveva appena fatto piangere sua moglie.

Le sia avvicinò cauto, 'con la coda fra le gambe', e quando la raggiunse la strinse a se con dolcezza, lasciandogli un bacio tra i capelli.

«Io non sono forte come te» sua moglie prese a parlargli con il volto nascosto nel suo petto «Eri solo un ragazzo quando tuo padre è venuto a mancare, eppure sei stato costretto a portare sulle spalle il peso di un'intera famiglia, e credimi Charles, hai svolto un lavoro perfetto. Ma io non ce la faccio» si staccò poi da lui, cercando il suo sguardo e continuando «Non ce la faccio a svolgere i miei incarichi di Viscontessa con la consapevolezza che mio padre non c'è più e che l'unica cosa che mi rimane di lui sono solo ricordi. Non riesco a camminare per i corridoi e sostenere lo sguardo rammaricato della servitù o le lunghe e false visite di cordoglio che ricevo dalla nobiltà».

«Non voglio alcun divorzio» sua moglie gli afferrò le mani e il sorriso dolce che gli concesse subito dopo gli fece mettere l'anima in pace «Finché morte non ci separi, te lo ricordi Charles?». Lui annuì. Certo che se lo ricordava. «Ho solo bisogno di tempo, ognuno affronta il lutto a modo suo».

«E dove vorresti andare?» le chiese suo marito allungando una mano sul suo volto e asciugandogli le lacrime che le bagnavano ancora il viso.

Isabella tirò su col naso e si lasciò andare in una risatina prima di parlare: «Se te lo dico mi verresti a cercare dopo nemmeno due giorni». Tanto l'avrebbe cercata comunque, senza nemmeno sapere quale fosse la sua destinazione.

«Che ci vuoi fare?» suo marito sospirò amareggiato, non trovando la forza di dargli torto «Non ce la faccio a stare senza di te».

«Ti conviene salutarmi per bene allora, non credi?» gli chiese sua moglie portandogli le braccia al collo e mettendosi in punta di piedi, per poter far toccare le punte dei loro nasi. Per lui non fu difficile capire la sua allusione.

A quel punto Charles l'attirò maggiormente a sé, i loro corpi divennero una cosa sola, lui le strinse i fianchi e la spinse contro il suo corpo. Le loro bocche si incontrarono, e lui le passò le dita tra i capelli setosi. Isabella comprese che tutti i baci e le carezze delicate che suo marito le aveva dedicato in quegli ultimi giorni erano ormai concluse. Ma fu comunque cauto nell'afferrare la stoffa della sua camicia da notte.

La guardò con insistenza, aspettando da lei un cenno di consenso e quando arrivò, prese ad alzarle piano la stoffa. Isabella alzò le braccia per aiutarlo nei movimenti. Pochi secondi dopo si ritrovò nuda dinanzi agli occhi di suo marito, mentre la sua camicetta si ritrovò a far compagnia al pavimento.

Quella era la prima volta che Charles vedeva sua moglie completamente nuda, e quella vista non fece altro che farlo innamorare di lei per una seconda volta. A causa della poca quantità di cibo che stava ingerendo negli ultimi giorni il suo corpo era un po' dimagrito, ma questo non importava. Era comunque splendida.

Con estrema dolcezza suo marito le allontanò i capelli dai seni. Isabella cominciò ad ansimare e lui le passò un dito attorno al capezzolo. Poi lo rifece. Isabella era senza fiato. Non ricordava più neanche una parola, non ricordava nulla oltre a quel dito che si muoveva formando cerchi attorno al capezzolo. Il corpo intero tremava dal desiderio.

Suo marito le strinse il capezzolo tra due dita, un morso duro e penetrante che la fece piagnucolare.

Strinse il capezzolo tra il pollice e l'indice, in modo così possessivo che lei alzò gli occhi a guardarlo. Era il ritratto dell'arroganza maschile.

«Se continui a guardarmi in quel modo questa cosa non durerà più di cinque minuti» le pizzicò il capezzolo facendole quasi male e lei si inarcò a quel tocco. Lo supplicò in silenzio per avere di più, che lui si lasciasse andare. «E fidati amore cinque minuti non bastano per tutto quello che voglio fare con te».

Non ricevendo alcun tipo di risposta da sua moglie, passò a toccare l'altro seno, anche lì con movimenti circolari. Isabella osservò le sue dita giocherellare contro la sua pelle pallida, lo guardò toccarla come volesse mappare ogni centimetro del suo corpo e avesse tutto il tempo del mondo per farlo. Sotto la vita cominciava a intravedere il suo membro alzarsi.

A quel punto Isabella decise che suo marito la stava toccando fin troppo. Anche lei voleva goderselo. Lo afferrò per i fianchi e lo spinse verso il letto. Le gambe di Charles urtarono il letto prima che potesse finirci seduto sopra.

Lasciò che sua moglie prendesse il controllo di tutto. La lasciò mettersi a cavalcioni sulle sue gambe, lasciò che unisse le loro labbra, lascio che gli sfilasse la camicia di dosso. Si beò del modo in cui sua moglie iniziò a toccarlo. Prima gli accarezzò la pelle con le mani, poi prese a baciargli il collo, fino a scendere sulla sua clavicola. Susseguirono poi morsi, ansiti e tant'altro da rendergli decisamente doloroso tenere il membro stretto nel cavallo dei pantaloni.

A quel punto Charles si scambiò di posto con Isabella e la spinse con la schiena contro il materasso, lui in piedi davanti a lei.

Si inginocchiò ai piedi del letto e le aprì le gambe sul letto, piegandole le ginocchia. Poi la tirò verso il bordo del materasso, in modo che la sua zona erogene fosse ben in vista, e infine le infilò la lingua proprio nel centro.

Isabella gemette rendendosi conto che quella sensazione gli era mancata da morire. Charles lasciò che si contorcesse, ben sapendo che l'avrebbe tormentata senza riempirla, fino a quando non fosse stato lui a deciderlo. Le diede un'altra leccata indugiando all'apice delle sue cosce, succhiando e mordicchiando con i denti. Ancora. E ancora.

La stava divorando, facendo sciogliere il suo corpo come un pezzo di cioccolato sulla lingua. Isabella si inarcò, abbandonandosi alla lingua di suo marito. Charles le diede un'altra leccata veloce dal basso verso l'alto e senza preavviso le infilò dentro due dita.

Poi la lingua di Charles l'accarezzò di nuovo, passò l'inguine, risalì sulla pancia, fino ai seni, fino a che lui non fu tutto sopra di lei.

La sistemò meglio sul letto. Isabella gli strinse il viso fra le mani e lo baciò con trasporto, raschiando con la lingua contro i denti mentre le loro bocche si univano.

La punta del suo membro penetrò nell'umidità scivolosa di sua moglie e lui allungò una mano per guidarla. Quando entrò nel suo corpo, fu come un'eruzione. Gli ansimò nella bocca, mordendogli il labbro mentre entrava. Pochi centimetri.

Sua moglie era comunque vergine, e doveva andarci piano. Almeno all'inizio.

Si fermò, osservando con attenzione il viso della moglie, cercando in lei qualche smorfia di dolore. Nonostante tremasse dal desiderio di entrare con una sola spinta in lei, rimase cauto.

Ed Isabella questo lo notò. La sua esitazione, quella premura nei suoi confronti, le fece sciogliere il cuore. E a quel punto nulla poteva più fermarla.

Impavida, Isabella gli afferrò il sedere, i cui muscoli si tesero sotto le sue dita, e  lo tirò su di lei, guidando il membro dentro di suo marito dentro di sé.

Ancora qualche centimetro. Mancava ancora qualche centimetro, perché suo marito si era sollevato con le braccia sul letto opponendo resistenza. «Ti fai male così».

«Non importa». Lo strinse di nuovo, desiderandolo con ogni goccia del suo sangue e frammento delle sue ossa.

Allora Charles inarcò i fianchi, scivolò dentro di un centimetro e poi si tirò di nuovo indietro fin quasi al bordo.

I loro respiri erano sincronizzati. Riprese a muoversi e si spinse di nuovo dentro, questa volta un po' di più. Spingeva e si tirava indietro, guardandola sempre dritto negli occhi. Si ritraeva e avanzava, riempiendola.

Restarono in silenzio, respirando all'unisono, gli occhi spalancati a fissarsi l'un l'altra.

È vero, suo marito aveva ragione, faceva male. Ma era un male piacevole, che pian piano svaniva sempre di più. Charles si abbassò per baciarla e quando la lingua le scivolò nella bocca, lui entrò del tutto dentro sua moglie con un'ultima spinta possente.

Lei gemette quando lui spinse e l'impatto la travolse. Suo marito si tirò di nuovo indietro, poi spinse ancora dentro di lei, spostando i loro corpi sul letto. Questa volta fu lui a far uscire un lamento dalla sua bocca e quel suono fece perdere completamente il controllo a Isabella. Gli strinse le gambe attorno alla schiena e sollevò i fianchi per incontrare i suoi. Lui entrò ancora più in profondità, e Isabella gli conficcò le unghie nelle spalle. Non aveva mai provato nulla di così bello.

Charles dettava il ritmo, lento e profondo, e ad Isabella non restò altro che seguire il suo movimento. Per un attimo lei guardò lo spazio fra i loro corpi, dove il membro di suo marito entrava dentro di sé, così spesso e lungo e splendente che ci si avvolse attorno, prossima all'orgasmo.

A quel gesto suo marito assunse un ritmo più veloce, quasi impaziente. A lei piacque vederlo senza controllo e così lo fece di nuovo, stringendolo proprio mentre lui entrava completamente.

Charles ansimava e spingeva mentre una mano corse sulla tastiera del letto, l'altra sul suo fianco, la fronte appiccicata a quella di sua moglie.

Isabella gli si concesse completamente, si abbandonò a lui, e perdere il controllo in quel modo fu inebriante, le diede un piacere così intenso da essere quasi intollerabile. Lui spinse più forte, così in profondità da farla urlare di nuovo, e gemere. Lo rifece ancora, ancora e ancora.

Continuò in quel modo fino a quando sua moglie non raggiunse l'orgasmo, il piacere fuoriuscì, i suoi muscoli si aggrapparono a lui.

Charles ringhiò e si lasciò andare del tutto quando anche lui raggiunse l'orgasmo e si svuotò dentro di lei con tale forza da farle colare il seme lungo le cosce.

Come in preda a un vortice Isabella non poteva fare altro che cercare di respirare, respirare, respirare. Suo marito era sepolto dentro di lei, ed era una sensazione così bella, così giusta. Lo avrebbe voluto sempre così.

Quella sensazione la provò poi una seconda volta, poi una terza e per finire una quarta. Charles e Isabella passarono l'intera notte a rigirarsi tra le lenzuola e a fare l'amore, sesso. Non importava il modo in cui ciascuno dei due avrebbe potuto definirlo. Ciò che importava era quanto quella sera si erano resi conto di essere entrambi dipendenti l'uno dell'altro.

«Per l'amor di Dio» sussurrò Charles uscendo lentamente dal suo corpo e sdraiandosi dall'altra parte del letto «È stato...».

«Lo so» ansimò Isabella voltandosi con il corpo verso quello di suo marito «Lo so».

Erano entrambi stremati e completamente sudati, ma tutto quello che avevano fatto era stato fantastico. Era stato troppo buono. Troppo piacevole, nulla e nessuno avrebbe mai potuto eguagliarlo.

«Ti ho fatto troppo male» ragionò lui a voce altra in quella che era un affermazione ma che Isabella prese come una domanda a cui rispondere: «A me è piaciuto».

Charles si volto verso di lei, infilando un braccio sotto la sua testa e uno intorno al suo fianco. Chiuse gli occhi e con un sospiro amareggiato si lasciò uscire: «Ora mi pesa ancora di più la tua partenza».

«Torno presto» lo rincuorò sua moglie afferrandogli dolcemente il viso tra le mani e lasciandogli un bacio sulla punta del naso.

«Me lo prometti?».

«Te lo prometto»

Io penso che con il titolo di questo capitolo vi abbia fatto venire enormi dubbi, infarti "cardiachi" e tant'altro.
Ma invece, ora che l'avete letto senza dubbio avete capito che non era cosi male come credevate.
Certo, Isabella andrà via, ma comunque loro due sono stati insieme, questo è un bene.
Dove pensate che potrebbe mai andare Isabella?
Credete che Charles la cercherà? Quanto tempo starà fuori?
Mi dispiace, ma vi tocca aspettare per poter leggerle cosa accadrà.
La prossima settimana sarà composta da tre aggiornamenti: capitolo 18, 19 ed epilogo.
Quindi... -3 alla fine.
Ed anche -3800letture per "Ora siamo l'inverso".
A presto, un bacio <3

Continua llegint

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