The Soul and The Hunter

By JulieTheStrangeEfp

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18 Vite. 18 Possibilità. 18 Morti. 18 volte nasco, cresco e muoio. Ogni vita devo ricominciare da capo. Ogni... More

-La Prima Morte-
-Incidente o...?-
-Gelosia-
-Spiaggia-
-Coma-
-Il Nascondiglio-
-L'Assalitore-
-La rinascita del Sole-
-Sbagliato-
-La Preda e il Cacciatore-
-Mi fido di te-
-Lost & Not Found Things-
-El Limbo para nosotros, amigo!-
-Sangue Nero. Sangue Rosso.-
-Pazzia nel sangue, sangue di pazza-
-Fuga. Parte 1-
-Fuga. Parte 2-
-Eriam. Nuovo e vecchio.-
-Stronger-
-I Never Gonna Let You Go-
Epilogo -Finally You and Me-
Epilogo Alternativo
Epilogo Alternativo -Something New-

-Attacco Fallito-

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By JulieTheStrangeEfp



«Noi non ci impossessiamo di corpi umani! Quelli che abitiamo sono i nostri di corpi! Così se i Cacciatori ti individuano sei spacciato. Che poi, voglio dire, quelli lì ci fanno tanto la predica, ma sbaglio o sono loro che con strani metodi pseudoscientifici, manipolando il loro patrimonio genetico in modo da resuscitare, si sono in pratica dati vita eterna! Non è giusto! Noi dobbiamo sgobbare e passare per l'ennesima volta attraverso l'infanzia, mentre loro, -puf!- resuscitano e possono rimanere giovani e palestrati per sempre! Invece noi invecchiamo! Oh, ma che schifo!

E per di più ci prendono pure in giro... insomma hanno pure loro un conta-vite sul braccio come noi, come fosse un oggetto in dotazione, andando contro ogni legge della natura -ed è anche per questo che il colore dei loro numeri è nero, identifica ciò che è innaturale-! Ipocriti! Oh, li odio!

E poi, diciamocelo, sono ben pochi quelli che credono in una Causa Santa, che credono di essere stati mandati da Dio per proteggere gli esseri umani e le loro anime da noi, i «Mangiatori»! La maggior parte lo fanno solo per vivere per sempre! Che poi non è nemmeno vero! Si sono inventati tutto!!! TUTTO! IO, l'unica cosa che divoro sono i cheeseburger!»


Mi ricordo ancora, quando a 12 anni della mia II Vita avevo incontrato un'altra come me, un'Anima, che mi aveva spiegato ogni cosa su noi, le nostre credenze e i nostri nemici.

Quel discorso, che mi fece tanto ridere perché recitato con un tono tremendamente indispettito, ora lo riporto qui, per te, dopo che l'hanno eliminata per l'ultima volta.

Grazie Jane, ti porterò per sempre nel cuore.



In Memoria di Jane Elisabeth Hanna Lowry

12 Agosto 313 d.C. - 17 Gennaio 1932

Che ha sacrificato sé stessa

perché io vivessi anche solo un millesimo di felicità che lei aveva avuto la fortuna di avere.

Senza di te, probabilmente le domande mi avrebbero fatto uscire di senno.

Tua,


Nord Russia

10 Giugno 2016


Le persone del mio mondo dicevano che svegliarsi in un corpo prima in coma era un segno terribile, soprattutto se l'ultima cosa che ci si ricordava era solo la vita passata, e nulla di quella nuova.

Ero nata sfortunata e continuavo ad esserlo. Poteva peggiorare? A quanto pareva sì, e di molto.


Era passata una settimana esatta. Avevo freddo, ero stanca, avevo fame e giurai a me stessa che se fossi riuscita a sentire una voce umana avrei pianto di gioia. Dopo aver preso il pullman, ero arrivata al capo più a nord della linea, e ovviamente il più freddo anche. Il guidatore mi aveva augurato buona fortuna e aveva fatto una inversione, tornando indietro. Avevo fissato l'autobus finché non era sparito anche alla mia acuta vista. A quel punto ero entrata nel piccolo market del paesino, avevo fatto provviste e avevo comprato una cartina. Il commesso mi aveva guardato come se non avesse mai visto una donna. Avevo alzato gli occhi al cielo ed ero uscita stile speedy gonzales. Stavo camminando da un giorno ininterrottamente. Ero riuscita ad avanzare di molto, certo, ma la strada era ancora lunga.

Finalmente verso sera intravidi le luci di un villaggio e con un ultimo sforzo lo raggiunsi. Trovai un ostello e ci entrai, affittai una camera e dopo essermi sistemata, scesi a mangiare la cena. La mensa era una grossa sala male illuminata, decisamente rude visti i suoi tavoli di legno e le panche. C'era solo un cameriere e tre ragazze (probabilmente le figlie della padrona del locale) che guardavano il ragazzo che stava servendo tutte e tre in fila, dalla cucina, come se fosse la cosa più sexy del mondo. Alzai gli occhi al cielo, sbuffando. Questo "bello gnocco" aveva capelli neri e un bel corpo.

Un dejavu mi colpì, ma prima che me la potessi dare a gambe, questo si girò e lo riconobbi. Non potevo non farlo.

Spalancò gli occhi sorpreso. Possibile che non fosse in missione, ma lì per fare davvero il cameriere? Sembrava...diverso. Meno duro e più stanco. Molto stanco. Tremendamente. Almeno così dicevano le sue occhiaie. In quel momento mi fece pena. Mi rigirai, tentando per quanto mi fosse possibile di ignorarlo, sedendomi rigida ad una tavola quasi piena, il più lontano possibile da... lui.

Mi avrebbe uccisa? Ero troppo stanca ed affamata per pensarci. Se mi avesse fatto del male era molto probabile che non me ne sarei accorta, e forse mi avrebbe persino fatto un piacere.

Rimase a fissarmi per dieci minuti buoni con la bocca spalancata, finché una della ragazze gli si avvicinò, probabilmente per chiedergli se voleva il cambio, ma lui scosse il capo e, ripresosi dallo stato catatonico, ricominciò a servire, febbrilmente. Non si avvicinò per una mezz'ora al tavolo e quando finalmente arrivò l'unica cosa che fece fu prendermi per un braccio e trascinarmi fuori come fossi una carcassa di animale. Lo seguii in silenzio. Quando si bloccò gli andai quasi a sbattere contro.

«Cosa ci fai qui?!» era furioso. Lo guardai stanca, senza rispondere. Cosa pretendeva da me?

Alzò una mano e mi accarezzò sotto agli occhi dove, ero certa, c'erano due occhiaie ampie come delle barche. Non mi scostai. Lo odiavo, ma dove voleva che andassi? Gli presi la mano per il polso e gliela rimisi lungo il fianco. Non era arrabbiato, ma più che altro deluso.

«Senti, se devi uccidermi ancora, fallo, e smettila di fare finta che sia una costrizione.» dissi sfinita.

«Sono a casa, non a lavoro, non sto facendo il cacciatore ora.»

«Ah, perché ora i cacciatori hanno anche dei veri lavori?»

«No, io ho un lavoro.»

«Sì, certo, e perché mai dovresti?!»

«Perché mi piace l'idea di essere un po' ancora umano...»

Ora si sentiva decisamente sveglia e pimpante. Era davvero arrabbiata.

«Umani?! UMANI?! Avete perso la vostra umanità, Cacciatori, quando avete cominciato a d uccidere povere persone...» Mi mise una mano sulla bocca e mi guardò serio.

«Sta'. Zitta.» aspettò che quelle parole venissero assorbite «Ora vai a sederti o giuro che ti ammazzo qui seduta stante!» ringhiai tra le dita, era una minaccia silenziosa «Non voglio casino qui. Non porto il lavoro a casa, capito?» Annuii, stizzita. Rimasi un attimo a fissarlo, ancora furente, poi feci per andarmene, ma lui mi bloccò. «Non so come ti chiami.» disse, sembrava più sollevato.

Mi adombrai. «Che ti importa?! Sono quella che tenti di sterminare tutte le volte. Sono ottant'anni che mi insegui e non sai il mio nome?! Bene, chiamami pure «quella che fugge sempre da me», e avrai definito la mia vita.» Mi voltai e andai a sedermi. Quella notte avrei dovuto stare molto attenta. Davvero molto.

Ecco, questa era la vita più sfigata che avessi mai percorso, decisamente. In quell'istante una rabbia nera mi attraversò, e sentii gli occhi di alcuni uomini nel tavolo addosso, ora silenziosi. Alzai lo sguardo su quello che mi stava davanti e immediatamente prese ad interessarsi intensamente a ciò che aveva nel piatto. Dovevo persino aver cambiato il colore degli occhi, fino al grigio piombo (che riassumeva il mio stato d'animo peggiore, quasi avessi un cartello in testa con scritto «Pericolo! Scappate se volete salva la vita dalla mia furia!»).

Perché l'universo mi aveva dato un'esistenza tanto miserabile?!


Ore 1.01 (quindi tecnicamente è già l'11 Giugno)

Esprimete un desiderio.


Mi rigiravo nel letto. Non ero per niente tranquilla. Mi alzai e scesi le scale, sperando vivamente di trovare un bicchiere d'acqua. Faceva un freddo boia lì, avevo le gambe che tremavano, nonostante fossi vestita pesantemente. No, non potevo fare un passo di più, dovevo assolutamente risalire e mettermi qualcosa. Arrivai nella mia stanza e stavo rovistando nel mio zaino («Cosa ci fa qua una gonna a pois? Cosa me ne faccio nella steppa russa?!») quando vidi una leggera lucina all'esterno. Cosa era quella roba? Rimasi a fissarla per qualche secondo, poi un allarme dentro di me si attivò e presi ad indietreggiare.

Sentii i vetri fracassarsi, esplodere e il letto nella stanza buia venne perforato da molte pallottole.

Mi buttai a terra, ma decine di micro-schegge si infilzarono tutte lungo il fianco destro e sullo zaino.

Ero shoccata, con la bocca aperta come una scema davanti a milioni di schegge di vetro.

Dopo pochi secondi finalmente mi sbloccai.

Non sentivo nemmeno le piccole ferite tanta era l'adrenalina, indossai velocemente gli scarponi e in un attimo fui fuori con le mie cose (lo zaino), terrorizzata di una seconda ondata, questa volta micidiale, con indosso un semplice pigiama. Il rumore aveva provocato scompiglio generale, non sapevo più cosa fare. Dovevo nascondermi lì? Ma sarebbero venuti a controllare se mi avevano uccisa, no? Oppure uscire fuori, correndo, essendo l'unica cosa viva e in movimento e quindi freddata in un attimo? Ero in crisi.

Poi un lampo di fulmine: dove di certo non avrebbero controllato...la stanza di Eriam!

Sì, era un piano stupido, ma non ne avevo altri, bastava aspettare che le cose si calmassero, non farsi beccare da lui e poi andarsene con calma...più o meno. E se mi avesse ostacolato lo avrei ucciso. Una piccola parte di me diceva insistentemente che non ne avrei avuto il coraggio, ma io non le diedi ascolto. Si trattava di sopravvivenza e troppe volte non avevo seguito il mio istinto.

Era ora di cambiare tattica. Ottant'anni mi saranno serviti a qualcosa, no??? Speravo fosse vero.

Mi abbassai un pochino, vedendo tutti i gestori dell'osteria accorrere, compreso il moro.

Sembrava shoccato quanto gli altri. Che bravo attore. «Non voglio casino qui. Non porto il lavoro a casa, capito?»

Vaffanculo brutto traditore. Mi ero fidata, sul serio, mi ero fidata di LUI, sembrava così sincero...che idiota, i cacciatori sono prima di tutto questo, e solo dopo, se c'è spazio, esseri umani. Erano stati addestrati a mentire. Eppure una piccola parte di me, la stessa di prima, mi chiedeva perché allora non mi aveva uccisa subito. E che cavolo ne sapevo. Mi aveva già usata come una bambolina, aveva già giocato con me altre volte, poteva benissimo averlo fatto anche questa volta.

Solo che ora ero IO ad essere finita nella trappola, consapevolmente. Mi diressi verso il fondo del corridoio, non vista dalla massa di gente.




L'Angolo Autrice: I Consigli di Giulia!

Salve, lettore adorato! Sono qui per dire due cosette! :) Che un po' di pubblicità ad altre persone va sempre bene, bisogna aiutarci a vicenda! Siamo qui per leggere ed esser letti! :3


Storia Pubblicizzata: Bewitched di Ginniconlai

(http://www.wattpad.com/story/39007508)


Ricordo inoltre che il Banner è stato creato dalla pagina GraphLight su Facebook, di cui trovate il link in "Collegamenti Esterni"! Grazie dell'attenzione Caro lettore!

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