Obsession

By Eris_Flames

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LA STORIA NON È ADATTA A UN PUBBLICO SENSIBILE! Nel cuore di Manhattan, il Red Tears è un elegante strip club... More

Diritti D'Autore
Personaggi Principali e Secondari
🦋
Prologo 🔴
Capitolo Uno
Capitolo Due
Capitolo Quattro 🔴
Capitolo Cinque
Capitolo Sei
Capitolo Sette
Capitolo Otto 🟠
Capitolo Nove
Capitolo Dieci 🔴
Capitolo Undici Parte Prima
Capitolo Undici Parte Seconda
Capitolo Undici Parte Terza 🔴🟠
Capitolo Undici Parte Quarta 🔴
Capitolo Dodici 🟠🔴

Capitolo Tre

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By Eris_Flames

Dave mise in pausa il filmato, che stava ormai analizzando da ore insieme ai suoi colleghi. Si massaggiò le palpebre stanche e sbadigliò con prepotenza. In preda alla sonnolenza, si portò alle labbra il bicchiere di vetro trasparente contenente il suo cappuccino zuccherato.
L'orologio segnava le due precise, e tutti stavano facendo gli straordinari nella speranza di trovare qualche elemento significativo.

«Forse non ci è mai andata al locale» ipotizzò Vincent, rammaricato. Si grattò la schiena indolenzita e si accese una Pallmal blu. Si sgranchì un po' le gambe addormentate e prese un altro sorso dalla sua tazza personalizzata piena di caffè nero, aromatizzato ai chiodi di garofano.

Sienna sospirò con pesantezza, liberando il senso di esasperazione che si era accumulato sulla sua nuca. Avevano analizzato con diligenza ogni singolo frame del video proveniente dal locale, ma Melanie sembrava essere sfuggita a qualsiasi angolazione della registrazione.
I dettagli nel video erano stati osservati in modo minuzioso, con l'uso di software specializzati che consentivano di ingrandire ogni piccolo particolare. Avevano fatto affidamento sulla propria esperienza per trovare segnali, tracce o qualsiasi indizio che potesse condurli a Melanie. Però il risultato era stato un nulla di fatto. Come previsto, la serata al locale si era svolta con tranquillità, senza la benché minima traccia della giovane.
La frustrazione cresceva, minando alla determinazione del team.

«Maledizione!» Sussurrò Dave. La sua voce vibrava di delusione, mentre serrava con forza i pugni a causa della rabbia.
Ma prima che potesse esprimere ulteriori lamentele, un insistente bussare alla porta fece voltare la testa a tutti i presenti.

Il battente si aprì per metà e rivelò il volto di una giovane ragazza. «Agente McShire, ci sono due persone all'ingresso che richiedono un incontro urgente con te. Posso portarli qui?» Bisbigliò con gentilezza Rachele, una stagista segretaria. Arrossì a causa della sua timidezza e attese il permesso da parte degli astanti. 

Sienna le diede il via libera; l'adito in legno scuro si spalancò del tutto e svelò l'identità dei visitatori.

«Shane Brodsky» si presentò una figura maschile poco più che ventenne, dal portamento introverso ma una stazza notevole. I capelli corti e di un nero intenso mettevano in risalto il colore chiaro delle sue iridi, azzurre come l'apatite. La sua espressione rifletteva un'anima riservata, eppure al momento, era facile scorgervi un velo di preoccupazione.

Eris si rivolse alla donna dalla chioma bionda: «Lui è lo chef fisso del mio locale. Si occupa delle pietanze e lavora solo in cucina. Ecco perché ho pensato non fosse molto sensato darvi i suoi nominativi. Ma quando ve ne siete andati, mi ha confidato un paio di cose che penso valga la pena di ascoltare.» 

Il ragazzone venne subito invitato a sedersi al suo fianco.

Shane, ancora scettico, seguì l'indicazione della signora e prese posto su una delle sedie ancora libere nella stanza. Insicuro, si voltò verso la datrice di lavoro e cercò rassicurazione da parte sua.

Eris gli posò una mano sulla spalla in segno di sostegno e chiuse lo stipite dietro di lei. «Non ti mangiano mica!» Poi puntò il dito verso Dave: «A parte lui, forse. Ma non farci caso, ci sono io con te. Devi solo raccontare le stesse cose che hai detto a me.»

Il diretto interessato increspò le labbra e, offeso, le lanciò una malevola occhiata. Dopo la vide appoggiarsi con le spalle sulla superficie fredda della parete e incrociare le braccia al petto. Il viso, rivolto altrove, era rilassato e manifestava una lieve sfumatura di noia.
Tutto quello sprezzo lo irritava da morire.

La sua presenza gli mandava a pezzi i nervi; ogni volta che le metteva gli occhi addosso gli sembrava di avere un pungolo conficcato nel fianco.

Il soggetto dei suoi pensieri inspirò flebile e iniziò a destreggiarsi con il suo piccolo zainetto blu di Hugo Boss, dal quale tirò fuori una confezione di Vivarin.  Senza nemmeno aver bisogno di un bicchiere d'acqua, mandò giù una compressa energizzante alla caffeina. Pochi secondi dopo si passò una mano tra la capigliatura colorata e con fatica trattenne un'oscitazione. Poi gettò lo sguardo al suo orologio da polso e strinse il naso dal disappunto; per distrarsi, iniziò a esaminare l'interno spoglio del piccolo salotto, impregnato da un profumo virile che aleggiava nell'aria e lasciava una scia densa di mascolinità.

L'aspetto si presentava povero ma funzionale: vicino al grande finestrone era stato situato un divanetto in pelle marrone, comodo per due persone. Contro la parete, era stata fissata una graziosa dispensa dotata di una macchinetta moderna per il caffè e un forno a microonde. Vicino a essa, c'era un piccolo frigo bianco, fin troppo colmo di calamite e poster musicali. Accanto alla credenza, su un comò con connessione multimediale, era stata collocata una televisione di trenta pollici e un vaso di orchidee color vaniglia.

Shane tamburellava freneticamente i polpastrelli sul tavolo e, con lo stesso ritmo compulsivo, sballottava la sua gamba destra. Esitò ancora un istante e abbassò il capo per asciugarsi le lacrime scappate al suo controllo. Poi con un accento nervoso e malinconico nella voce, spiegò le circostanze: «Come già vi ha detto la signorina Standforth, stando la maggior parte del tempo in cucina, non ho mai occasione di sapere cosa succede nella sala. Ma ieri sera, verso le ventitré sono uscito nel retro per buttare la spazzatura. Di solito lo faccio a fine turno, ma il sacco era già pieno e avevo voglia di fumarmi una sigaretta. Quando sono uscito, proprio alla fine del vicolo, dove ci sono i cassonetti, c'erano due ragazze che parlavano molto animatamente. Non ci ho dato retta, se devo essere onesto. Stavano solo discutendo! Però stamattina ho visto le notizie ai telegiornali e ho riconosciuto Melanie Morris! Sono rimasto scioccato, soprattutto quando mi è giunto all'orecchio che la polizia era venuta al locale per indagare su quella ragazza.» 

Sienna saltellò eccitata sulla sua postazione. «Sapresti descrivere l'altra presenza?»

Tuttavia, la sua espressione scintillante si spense non appena le venne data una risposta negativa.

«Mi dispiace, ma la persona aveva il volto rivolto nella direzione opposta», comunicò Shane, dispiaciuto, mentre si strofinava con fregola le mani sudate. Sobbalzò dallo spavento quando Dave si alzò di scatto per sbattere le mani sulla scrivania, ancora più teso di prima.

Vincent provò a calmare il collega e, con infinita pazienza, gli toccò il braccio per trattenerlo. «Almeno ora abbiamo una conferma che qualcosa non è andato per il verso giusto quella notte.» 

Dave si grattò la barba folta e scrollò la testa dall'impazienza. «Se non avete altro da aggiungere, potete anche tornare a casa», poi serrò la mascella e fece un passo indietro. 

Eris liberò un pesante sospiro, corrucciò le ciglia e si mosse con decisione verso di lui. Non appena si trovò di fronte alla sua corporatura prestante, lo afferrò per il colletto della maglia bianca e lo tirò dalla sua parte. «Senti, stronzo ingrato! Chi ti credi di essere? Datti una calmata e smetti di trattare le persone come se fossero merda! Anzi, mostra un po' di riconoscenza, visto che avrei potuto semplicemente farmi gli affari miei», non le interessava che fosse un agente di polizia. La sua reazione rude lasciò di stucco tutti quanti, però nessuno la biasimò. Tutti erano consapevoli di quanto fosse indisponente il carattere presuntuoso e scortese del collega.

Dave rimase sbigottito. Con i muscoli facciali tirati dalla provocazione, ingoiò a vuoto: per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardare le sue labbra, piene e di un rosa delicato.
Sembravano soffici come lo zucchero a velo.

La ragazza ignorò il prepotente bisogno di sputargli in faccia e, prima che qualcuno potesse intervenire, lasciò andare la presa. Frugò nel taschino esterno del suo copri abito e vi estrasse una piccola chiavetta rossa. «Ringrazia il cielo, che un paio di mesi fa ho deciso di installare delle telecamere funzionanti anche nella zona retrostante del locale», poi la piazzò con fermezza sullo scrittoio e si girò nel senso di Shane. Con l'indice, gli fece segno di seguirla. 

Insieme lasciarono quel posto sotto lo sguardo attonito dei presenti, che di fretta si precipitarono davanti al computer portatile per esaminare il contenuto della chiavetta USB.

«Ah, Dave. Dave. Temo proprio, tu abbia trovato pane per i tuoi denti» mormorò Sienna, con timbro fievole. Si guardò le unghie laccate di rosso e accennò un sorriso complice.

Marcus si irrigidì di colpo, quando la seconda figura nel video si mosse di lato e rivelò la sua identità. Si coprì la bocca con una mano, e diventò pallido come il latte di mandorla. Dopo aver ingrandito le immagini un paio di volte, riprese lucidità e confermò a malincuore: «È proprio vero che le bugie hanno le gambe corte! Questa è Celine... Ha detto di non averla vista quella sera.» 
Pronunciò una parolaccia e con calma stoica, appoggiò le mani sullo schienale della sedia posta davanti a lui.

Sienna e Dave si scambiarono un'occhiata complice: adesso sapevano chi dovevano torchiare.

Vincent e Marcus non furono dello stesso avviso, infatti li salutarono e ritornarono a casa con l'intenzione di ricaricare le batterie.

La donna si strofinò le guance accaldate e fomentò l'amico: «Sembra che almeno un grazie se lo sia meritato, non credi?»

Dave mimò una smorfia disgustata e fece finta di niente. Le augurò una buona notte e spense il MacBook quasi scarico.

Rimasto da solo, si passò una mano tra i capelli e, seccato, indossò il suo giubbotto di pelle nera.

Lasciò il pianerottolo e raggiunse con camminata sicura la sua amata Harley, una motocicletta dalle linee eleganti e affusolate.
Il serbatoio, dalle forme classiche, brillava immacolato, riflettendo la luce circostante delle insegne luminose. Con un movimento fluido, si sedette con grazia sulla sella.

Senza rendersene conto iniziò a pensare a Eris.

I capelli scuri e mossi, con quella sfumatura di blu acceso, le donavano un aspetto vivace ma affascinante. Il piercing alla narice, insieme ai tatuaggi colorati sul collo e sulle braccia, contribuivano a conferirle un'aria enigmatica e ribelle, che sua nonna Grace avrebbe definito da teppistella.

Seppure le sue iridi castane gli fossero apparse gelide e infuse di rabbia, emanavano comunque una certa vitalità.

Si accese una sigaretta e permise al suo sapore amaro e dominante di coprire l'odore sgradevole di muschio fresco e umidità.
Socchiuse gli occhi e con la mente, cercò di dare forma al suo volto trasformato sotto l'influenza della lussuria e del piacere.

A differenza delle sue aspettative, il suo cervello fu rapidamente pervaso da un'inesplicabile eccitazione.

«Maledizione!» Imprecò rabbioso. Attribuì la colpa della sua limitata attività sessuale al carico di lavoro, accese il motore e sfrecciò nella direzione opposta rispetto alla sua abitazione.

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