La Tatocrazia

By LordCousland

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Dopo la terribile pandemia Covid, durante la quale l'umanità ha dato il peggio di sé, il mondo sta marciando... More

PERSONAGGI
PROLOGO
CAPITOLO 1: L'ARRIVO DI TATA SONIA
CAPITOLO 2: LA PRIMA PUNIZIONE
CAPITOLO 3: IL CAMBIO DEL PANNOLINO
CAPITOLO 4: PAPPA
CAPITOLO 5: LEZIONI DI IGIENE
CAPITOLO 6: INCONTRO AL PARCO
CAPITOLO 7: LA RAGAZZA
CAPITOLO 8: DALLA PARRUCCHIERA
CAPITOLO 9: CAPRICCI ED INCIDENTI
CAPITOLO 10: RITORNO A CASA
CAPITOLO 11: CAMBIAMENTI
COMUNICAZIONE AI LETTORI
CAPITOLO 12: TEMPO DI RELAX
CAPITOLO 13: POMERIGGIO CON LA TATA
CAPITOLO 14: BAGNETTO
CAPITOLO 15: LA MESSA A LETTO
CAPITOLO 16: RICCARDO VA ALL'ASILO
CAPITOLO 17: LE MAESTRE
CAPITOLO 18: IL PIANO DI ALICE
CAPITOLO 19: ALICE LE PAGA TUTTE
CAPITOLO 20: TUTTI IN MENSA
CAPITOLO 21: LA MESSAGGERA DEL SOGNO
COMUNICAZIONE AI LETTORI 2
CAPITOLO 22: QUALCHE RISPOSTA
CAPITOLO 23: COLLOQUIO GENITORI-INSEGNANTI
CAPITOLO 24: INCIDENTI DI VARIO TIPO
CAPITOLO 25: VIDEOCHIAMATA
CAPITOLO 26: INIZIA IL PIGIAMA PARTY
CAPITOLO 27: IL CUORE DI RICCARDO
CAPITOLO 28: EDUCAZIONE SPECIFICA
COMUNICAZIONE AI LETTORI 3
CAPITOLO 30: L'EPOPEA DEL PARCO GIOCHI
CAPITOLO 31: NAUGHTY DREAMER
CAPITOLO 32: SI TORNA ALL'ASILO
CAPITOLO 33: LA LEZIONE SPECIALE
CAPITOLO 34: LA PUNIZIONE DELLA MAESTRA
CAPITOLO 35: RIVELAZIONI
CAPITOLO 36: ELEONORA HA UN PROBLEMINO
COMUNICAZIONE AI LETTORI 4
CAPITOLO 37: VISITA A SOPRESA
CAPITOLO 38: RICCARDO & FRANCESCA
CAPITOLO 39: REGOLE STRADALI
COMUNICAZIONI AI LETTORI 5
CAPITOLO 40: AL SUPERMERCATO

CAPITOLO 29: DURO LAVORO E MERITATO RELAX

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By LordCousland

Quando Riccardo si svegliò, vide solo il petto di tata Sonia che si stagliava contro un cielo parzialmente nuvoloso.

"Ben svegliato, topolino." gli sorrise, spingendo il passeggino dentro casa, erano arrivati a destinazione.

Una volta dentro, la Tata slegò le cinghie di sicurezza e tirò fuori Riccardo dal passeggino. Appena l'ebbe messo giù, afferrò l'elastico dei pantaloni con la mano sinistra e le tirò, per poi mettere la mano destra all'interno di essi, sul pannolino.

"Oh, sei asciutto." disse, con tono quasi stupito.

"Tata!" esclamò lui imbarazzato "Carlotta mi ha appena cambiato!"

"Vero, ma meglio sempre controllare, non si sa mai con voi piccole fontanelle." ridacchiò l'aliena, ritirando la mano "E poi non hai ancora fatto la popò."

Riccardo arrossì vistosamente, e mugugnò in risposta "La faccio solo una volta al giorno."

"Sì, per ora sì."

Prima che potesse chiederle spiegazioni, la donna lo prese per mano e lo condusse verso le stanze da letto. Non le raggiunsero, però: la Tata si fermò infatti davanti alla lavanderia.

"Ecco, qui ci occuperemo di un'altra parte della tua educazione specifica." gli spiegò "La tua educazione specifica si compone di tre punti, come ormai avrai capito."

"Igiene personale, bugie e furti. Sì, sì, me l'ha già detto."

Il tono scocciato con lui l'aveva interrotta gli costò un pesante sculaccione, seguito da un severo "E ti ho già detto anche di non interrompere le persone, più volte. Ho la mezza idea di darti una bella sculacciata."

Il ragazzo strinse istintivamente le natiche, rispondendo con un rapido e sommesso "No, no, mi scusi. Non lo faccio più, promesso."

"Lo apprezzo." rispose l'aliena "Ma stai attento quando prometti qualcosa, perché infrangere una regola e al contempo una promessa vale una doppia punizione."

Riccardo deglutì pesantemente, per poi dire "Non succederà."

"Lo spero, caro."

Ciò detto, la Tata riprese il discorso: "La tua educazione specifica si compone di queste tre cose, sì. Lavoreremo insieme su ognuna di esse, in un percorso lungo che ti porterà a diventare un cittadino modello. Così come Carlotta è stata il primo passo per la parte dei furti, ora compirai il primo passo per la parte dell'igiene."

"Cosa devo fare?"

La donna aprì la porta della lavanderia e lo condusse al suo interno. La stanza, non molto grande, presentava un lavabo e una lavatrice, oltre che a qualche mobile per i detersivi e uno per la roba sporca, più uno stendino.

Sulla lavatrice, posta di fianco al lavabo, era stato posto (dalla Tata, dato che Riccardo non era certo stato) un grosso bagnino pieno di mutande.

"Quelle...?"

"Sono le tue mutande sporche." spiegò l'aliena "Per parecchio non ti serviranno, ma sono comunque il simbolo della tua incuria."

"E cosa dovrei fare?"

"Non lo immagini? Devono essere lavate."

Riccardo sbuffò, poi si strinse nelle spalle e disse "Beh, in effetti è da un po' che non faccio andare la lavatrice. Mi metto al lavoro."

"Oh, no." fece però la Tata, con un sorrisetto "Niente lavatrice. Le laverai tutte a mano."

Il ragazzo si voltò di scatto a guardarla, sgranando gli occhi "Cosa?! Ma sono almeno 30 paia! Non finirò più!"

"Sono 42 paia, in realtà." lo corresse "Ti conviene metterti all'opera. Ho calcolato che dovresti finire in tempo per pranzo, ma non devi battere la fiacca."

"Devo solo lavarle?"

"Lavarle e stenderle. Dopo pranzo, quando saranno asciutte, pensiamo al resto."

Riccardo si chiese cosa fosse il resto, ma in quel momento decise di non indagare oltre, concentrandosi invece sull'inquietante bagnino.

"Ecco... alcune sono molto sporche..."

"Forse perché fare cose sconvenienti nelle mutande e non farsi il bidet dopo aver fatto la popò non sono delle buone abitudini igieniche." gli sorrise la Tata "Per fortuna che adesso ci sono io che ti cambio i pannolini e ti pulisco sempre a dovere."

Riccardo divenne coloro pomodoro a quell'ultima frase.

Sonia ridacchiò, gli diede una pacca amorevole sul sedere e concluse "Forza, al lavoro. Io faccio altre faccende nel frattempo."

E dopo aver così parlato uscì, lasciandolo da solo nella lavanderia.

Il ragazzo sospirò. La Tata l'aveva finalmente lasciato solo, era il primo attimo di respiro che gli era concesso quel giorno, anche se con tutta probabilità lo stava comunque tenendo d'occhio in qualche modo.

Ragionando che non fare quanto richiestogli l'avrebbe certamente fatto incorrere in una punizione, che fosse una sculacciata o peggio, si avvicinò al bagnino e cominciò a dare un'occhiata alle mutande. Erano molto sporche, ci avrebbe dovuto mettere parecchio olio di gomito per pulirle.

Guardò la lavatrice e provò ad accenderla. Con un bip, l'elettrodomestico si accese. La Tata non l'aveva staccata, avrebbe potuto usarla e risparmiarsi un sacco di fatica.

Si fermò qualche secondo a pensarci, poi però scosse la testa: certamente era una prova, se l'avesse usata sarebbe stato punito. Sbuffò e la spense.

Era solo con i propri pensieri, senza Tate, compagne di classe o programmi televisivi per bambini. Doveva usare quell'occasione per fare un po' il punto della situazione.

Riempì il lavabo d'acqua, nella quale versò del sapone liquido per panni. Una volta fattasi la schiuma, prese una saponetta e la fece schiumare per bene, dopodiché prese il primo paio di mutande e si mise all'opera.

Mentre puliva le mutande, mettendoci un certo impegno e cercando di fare alla svelta ma comunque non in modo frettoloso, cercando di fare del suo meglio per rimuovere le chiazze lasciate tanto davanti quanto dietro, usò quel tempo per rimettere in fila un po' di informazioni.

Sommando ciò che aveva detto Sonia con ciò che aveva detto Rossella e a quanto da lui osservato, a quanto pareva le Tate erano una razza unicamente femminile, venivano da un pianeta di nome Myn, erano estremamente longeve ed estremamente forti e con un grande senso della disciplina. Sculacciate, lavaggi della bocca col sapone... c'erano diverse tecniche che potevano usare. Si cibavano di cibo normale, a quanto pareva. Erano tutte informazioni interessanti, ma abbastanza inutili. Le domande che gli ronzavano maggiormente in testa erano tre: come mai aveva messo di punto in bianco a farsela addosso; cosa fosse la cosa di cui nessuna Tata sembrava voler parlare; e soprattutto cosa accidenti fosse quella dannata figura scura con le zanne, quella lo inquietava più di ogni altra cosa.

Soltanto il ripensarci gli fece scappare delle gocce di pipì, prontamente assorbite dai polimeri assorbenti. Aveva avuto paura, tanta, e non sapeva di cosa. La sua parte razionale rifiutava categoricamente di credere ai mostri, eppure non avrebbe saputo dare altra definizione a quell'ombra zannuta.

Mentre seguiva il filo dei suoi pensieri, continuava diligentemente a lavare. In effetti era un lavoro impegnativo, che se avesse dato più peso alla sua igiene si sarebbe evitato. Si ripromise di non rifare lo stesso errore.

Dopo un bel po', le mutande erano tutte pulite. Con le mani che facevano un po' male per tutto quel fregare, il ragazzo le guardò compiaciuto: era stato bravo.

Si mise dunque a stenderle, una ad una. Quello fu decisamente più rapido e in breve ebbe finito.

La porta si aprì in quel momento, e tata Sonia fece il suo ingresso con un grande sorrisone sul volto.
"Bravissimo, dolciotto." gli disse, raggiungendolo "Sono molto fiera di te."

Riccardo le sorrise di rimando, replicando "Per esserci riuscito in tempo?"

"Anche, sei stato molto bravo. Però la cosa di cui sono più fiera e che non hai imbrogliato." gli spiegò.

"Umh... Tata? L'ho fatto solo perché sennò mi avrebbe punito..."

"Nulla di male in questo." gli sorrise di nuovo "Vuol dire che hai comunque fatto un ragionamento e hai valutato il rapporto tra costo e beneficio. Hai preferito seguire le regole piuttosto che fare il pigrone e farti punire. Il fare le cose giuste per paura delle conseguenze è il primo passo per poi farle in modo spontaneo."

Gli scompigliò delicatamente i capelli, e aggiunse "E sei stato anche sincero con me, direi che per un bimbo così abituato a dire bugie è notevole."

Riccardo fu contento di quel complimento e si inorgoglì un pochino.

"Grazie, Tata."

"E di cosa, piccolino? Dico solo la verità." gli toccò la punta del naso, continuando a sorridergli "Dai, vieni che è ora di pranzo. Dopo finiamo insieme."

Lo prese per mano e delicatamente lo guidò fuori dalla lavanderia, attraverso il corridoio e fino alla sala da pranzo.

Il ragazzo non fece la minima resistenza: dopo tutto quel lavare, non vedeva l'ora di mettere qualcosa sotto i denti, anche se con tutta probabilità era un altro omogeneizzato.

Il pranzo fu tranquillo e veloce: Riccardo si lasciò mettere nel seggiolone, e non fece storie né con il vassoio che gli bloccò le braccia né col bavaglino, per quanto la cosa continuasse a non piacergli.

"Tata?" le chiese "All'asilo la maestra ci ha permesso di mangiare da soli..."

"Certo, caro, ma qui preferisco occuparmene io." rispose lei, facendogli l'occhiolino.

Ciò detto, la donna mise un piatto a base di carne nel mixer e lo omogeneizzò. Dopo averlo passato in una ciotola, si mise ad imboccare il ragazzo, dicendo sempre frasi imbarazzanti nel mentre.

Riccardo si lasciò imboccare, e con stupore trovò la cosa quasi piacevole, il che lo imbarazzò ancora di più. Gli venne l'istinto di ribellarsi anche solo per quella sensazione, ma ragionò che finire per prenderle per una cosa simile sarebbe stato parecchio stupido e dopo le battipannate di Carlotta non aveva certo voglia, soprattutto nell'eventualità che anche Sonia decidesse di usare quel maledetto strumento.

Ben presto la ciotola fu vuota, e Riccardo si ritrovò tra le labbra la tettarella in lattice del biberon. Bevve tutto il latte, senza farsi pregare, per quanto trovasse ancora imbarazzante bere da quell'affare.

Una volta che anche il biberon fu vuoto, Sonia gli fece un sorriso e gli disse "Sei stato molto bravo oggi, caro. E sai cosa succede ai bimbi bravi, a pranzo?"

La guardò perplesso. Da qualche parte del suo cervello era certo ci fosse la risposta, era qualcosa che aveva detto... ma in quel momento gli sfuggiva.

"Umh... no, Tata."

Lei mise giù il biberon e senza dire nulla lasciò che le azioni parlassero per lei: estrasse infatti dal frigo un vassoio con dei grossi bignè al cioccolato.

"Bignè fatti in casa, li ho preparati mentre dormivi con le tue amichette."

Gli occhi di Riccardo luccicarono per un attimo e subito esclamò "Siiii! Grazie, Tata!"

Sonia ridacchiò, era la reazione più spontanea possibile e ne fu molto contenta. Pian piano si stava lasciando andare.

La donna prese uno dei bignè e lo avvicinò alla bocca di Riccardo, dicendogli "Apri bene la bocca, e mi raccomando mastica bene."

Si sentì lievemente imbarazzato a ricevere quell'istruzione, ma passò in fretta: tutto quello che gli importava in quel momento era assaggiare quei bignè dall'aria così invitante. Erano parecchio grossi e ricoperti di cioccolato solidificatosi, certamente ripieni di crema pasticcera al cioccolato, il suo gusto preferito.

Il ragazzo aprì la bocca e diede un grosso morso, mangiandosi circa metà bignè e sporcandosi tutte le labbra con la crema pasticcera scura che c'era all'interno. Se lo gustò per bene, masticando allegramente. Un sapore delizioso gli si diffuse per il palato, era veramente squisito.

Dopo che ebbe ingoiato, la Tata gli spinse delicatamente in bocca l'altra metà del pasticcino, e tutto contento Riccardo mangiò anche quella, per poi pulirsi la bocca con la lingua e non sprecare la crema.

"Piaciuto, amore?" gli chiese Sonia.

"Tanto Tata, è bravissima."

La Tata gli sorrise "Grazie, amore. Mi fa piacere."

Prese un tovagliolino di carta e gli pulì a dovere la bocca, poi rimosse il vassoio e slacciò la cinghia di sicurezza. Una volta che fu libero, la donna lo prese da sotto le ascelle e se lo issò in braccio, cominciando a dargli delle pacchette sulla schiena fino a fargli fare il ruttino.

Era una cosa che Riccardo detestava profondamente, ma di nuovo non si oppose: fece il ruttino come la Tata si aspettava da lui, senza lamentarsi. Essere trattato in quel modo non gli piaceva, ma se poteva evitarsi di prenderle tanto di guadagnato.

Dal canto sua anche Sonia sembrava contenta di non dovergliele costantemente dare. Se da una lato non mostrava alcuna esitazione a farlo, la cosa non pareva però darle alcuna gioia o soddisfazione, come semplicemente un dovere.

Messolo finalmente a terra, la donna gli chiese "Allora, vediamo se sai cosa devi fare adesso."

Riccardo sbuffò, ma poi rispose "Ho capito, Tata, devo lavarmi i denti dopo tutti i pasti."

Sonia gli sorrise, e disse "Il tono era migliorabile, ma ci siamo. Forza, piccolino, andiamo a lavarli."

La donna condusse così Riccardo al bagno, ove sotto il suo sguardo vigile e attento il ragazzo si lavò i denti. Rispetto a quella mattina, dove la Tata gli aveva lavato la faccia e le ascelle, almeno poteva fare tutto da solo.

Una volta che li ebbe lavati e sciacquati, Sonia fece un piccolo applauso, dicendo contenta "Bravissimo, amore. Sono contenta di vedere che stai imparando."

Riccardo le sorrise di rimando, ma nella sua testa i dubbi continuavano ad affacciarsi, pur entrando in punta di piedi: come mai si complimentava con lui per essersi lavato da solo i denti, ma insisteva ad imboccarlo, ad esempio? Per alcune cose sembrava volesse renderlo più indipendente possibile, per altre tutto l'opposto. Istintivamente a quei pensieri, si portò una mano al cavallo: il pannolino era l'esempio lampante di quella cosa.

Sonia in quel momento gli prese le mano e la allontanò da lì, dicendogli "Al pannolino ci penso io, amore. Hai fatto la pipì?"

Riccardo scosse la testa "No, Tata."

Nonostante la sua risposta (e nonostante quei pannolini suonassero quando andavano cambiati), la Tata diede comunque un'occhiata, imbarazzandolo.

"Umh... sì, praticamente asciutto." commentò "Senza guardare bene non si noterebbe che ti è scappata qualche goccia."

Riccardo arrossì fino alla punta delle orecchie "Tataaaa!"

"Che c'è, amore? Capita che scappi qualche goccia, niente di male, il pannolino è lì apposta. Quello diurno non è spesso come quello notturno, certo, ma assorbe bene."

Il ragazzo abbassò lo sguardo, sentendosi fortemente in imbarazzo. Alcune cose le stava superando, ma il pannolino continuava comprensibilmente a fargli quell'effetto.

L'aliena a quel punto gli toccò il naso con un dito, e dolcemente gli disse "Ora che ne dici di finire il lavoro, così passiamo ad altro?"

"Parla delle mutande?"

Tata Sonia annuì "Sì, caro. Saranno praticamente asciutte, ora sono da mettere via."

"Cosa devo fare?"

"Ora torniamo alla lavanderia. Prendi il bagnino, se non è asciutto completamente lo asciughi e poi ci metti le tue mutandine asciutte. "

"Va bene, Tata."

La donna gli sorrise e lo accompagnò, raggiungendo in breve la lavanderia. Una volta qui, Riccardo si mise all'opera e piuttosto rapidamente prese le varie paia di mutande pulite ed asciutte "come un pannolino appena cambiato" (così le definì tata Sonia) e le mise nel bagnino. L'aliena riportò quindi il ragazzo in sala da pranzo.

"Cosa facciamo?" domandò Riccardo, guardandosi attorno tenendo il bagnino in mano.

La Tata non rispose. Si spostò invece in un angolo della cucina e da lì tornò con un asse da stiro e relativo ferro, che mise al centro della stanza.

"Ecco qua." disse a quel punto "Le mutande ora vanno stirate."

Il ragazzo sbuffò, scrollando le spalle, e replicò "Se proprio devo..."

"Oh, no, amore. Non ti farei mai usare il ferro, è pericoloso."

Riccardo la guardò stupito, da un lato contento di non dover fare una cosa che detestava, dall'altro infastidito all'idea che Sonia considerasse che col ferro da stiro avrebbe potuto farsi male, come fosse stato un bambino.

"Quindi cosa...?"

"È molto semplice. Tu mi passi le mutande, io le stiro e te le ripasso. Tu le pieghi per bene e le riponi sul tavolo, pronte da essere riposte nel cassetto." spiegò la donna.

Il ragazzo arrossì di nuovo vistosamente. Era la stessa identica cosa che da piccolo faceva quando aiutava la madre a stirare. Sembrava l'ennesima cosa che la Tata aveva tirato fuori dal suo passato con una precisione assoluta, e si chiese se fosse una cosa così diffusa da essere standard, se semplicemente fosse un caso o se effettivamente la Tata sapesse così tanto. Si ricordò in quel momento della discussione riguardante la cucchiarella avuta il giorno prima, e non ebbe dubbi che fosse la terza opzione.

Si misero dunque all'opera. Riccardo fu molto diligente, passando man mano le mutande a Sonia e piegandole una volta ricevute indietro. La Tata stirava con una precisione e una velocità impressionanti, più che sua madre gli ricordava sua nonna, le casalinghe di una volta. Però non era una casalinga, no? Forse erano abilità di tutte le Tate, in quel caso erano veramente straordinarie.

In un tempo relativamente breve ebbero finito. Seguendo le istruzioni dell'aliena, Riccardo prese le mutande dal tavolo e le passò in un contenitore a forma di parallelepipedo, come un grosso cassetto fatto di cuoio con coperchio a cerniera.

Una volta fatto, la donna chiuse il contenitore e lo mise via, dicendo "Ora queste belle mutandine pulite se ne stanno qui fino a che non avrai imparato ad usare il vasino, anche se ovviamente è troppo presto per un piccolino come te."

Il ragazzo storse la bocca a quelle parole, vergognandosi profondamente. Già l'idea di dover usare un vasino era imbarazzante, e più ancora che la Tata non lo ritenesse pronto nemmeno per esso.

"Tra quanto potrò usarlo?" chiese, mormorando.

"Vedremo, amore. Normalmente sono le bimbe che maturano un po' più in fretta, ma non è una regola generale. Tu cerca di fare il bravo ed imparare la tua educazione specifica, e vedrai che in men che non si dica potrai iniziare il percorso di addestramento al vasino."

"Percorso di addestramento?"

"Certo, lo spannolinamento è un processo lungo. Ma vedrai che ti ritroverai con i pull-ups in meno che non si dica."

Sonia gli sorrise, ma lui la guardò con occhi sgranati.

"Pull-ups? Seriamente?"

"Certo. Come dicevo è un percorso lungo, che parte dalla necessita di pannolini notturni col booster pad e culmina con i pull-ups, per poi andare pian pianino verso le mutandine di apprendimento e infine sulle mutandine vere e proprie."

Quel discorso non gli piacque per niente, da come l'aveva messa giù sembrava che la Tata avesse intenzione di metterci parecchio a fare tutto quel procedimento.

"Ma ora non corriamo troppo avanti." disse a quel punto la donna "So che ti fa piacere pensare quando sarai spannolinato, ma per ora concentriamo sul presente, ok?"

Il ragazzo la guardò. Era palesemente un modo per stroncare il discorso, ma sapeva perfettamente che insistere l'avrebbe messo nei guai. Così annuì, replicando "Va bene, Tata. Cosa facciamo, ora? Lavoriamo sulla cosa delle bugie?"

La donna ridacchiò, dicendogli "Apprezzo lo zelo, amore, davvero, ma le cose vanno fatte coi loro tempi. Oggi abbiamo lavorato sia sull'attitudine al furto che alla mancanza di igiene, le bugie le lasciamo per la prossima volta."

"Dopodomani, quindi?"

La Tata annuì "Esatto, mio perspicace topolino. Dopodomani perché domani vai all'asilo."

L'asilo. Certo, non bramava di tornarci, ma una parte di lui non vedeva l'ora di rivedere le sue compagne di classe, soprattutto Eleonora, e si stupì del fatto che nemmeno l'idea di rivedere Rossella gli dispiacesse. Milena invece l'avrebbe volentieri mandata a quel paese.

"Va bene, ma allora oggi che facciamo?"

Sonia gli scompigliò dolcemente i capelli, e gli disse "Pensavo di farti rilassare un po'. Ti va di andare al parco giochi? Ce n'è uno bello grande nel paese limitrofo. Magari puoi conoscere qualche altro bimbo con cui giocare."

Riccardo ci pensò su un attimo. In effetti prendere un po' d'aria fresca gli avrebbe fatto bene, e magari conoscere qualcuno poteva essere interessante, senza contare che lasciare il paesino anche solo per andare a quello limitrofo sarebbe stata una piccola avventura. Anche perché che alternative aveva? Starsene lì a guardare show per bambini o giocare con le macchinine? Diamine, i videogiochi gli mancavano molto.

"Ok, va bene. Andiamo pure al parco giochi."

Si vergognò un po' a dirlo ad alta voce, ma in fondo non era la cosa più imbarazzante che avesse detto quei giorni. Difficilmente, pensò, avrebbe ripetuto una cosa imbarazzante quanto la filastrocca dell'alfabeto.

Sonia gli sorrise di nuovo e lo condusse gentilmente alla porta di casa. Una volta nel saloncino d'ingresso lo spogliò, togliendogli i pantaloni di cotone e la maglietta con scritto "Monello bello della Tata", lasciandolo solo col pannolino di Vaiana in vista.

Riccardo si lasciò spogliare senza fare storie, non celando un pelo di curiosità su cosa gli avrebbe messo per il giro al parco giochi.

La sua curiosità fu ben presto soddisfatta: la Tata infatti gli fece infilare un paio di pantaloni della tuta corti di colore beige e una maglietta azzurra a maniche corte decorata con il disegno di un gattino sorridente. Non erano vestiti particolarmente maturi, ma nemmeno le cose peggiori che gli avesse fatto mettere.

Dopo avergli messo pantaloncini e maglietta, la donna gli fece infilare un paio di sandaletti palesemente da bambino, con le stampe dei Puffi. Ovviamente chiuse l'outfit la catenella ciuccio che gli appuntò al petto tramite la fibbia.

"Ecco fatto, pronto per divertirti al parco giochi." ridacchiò la Tata, scompigliandogli dolcemente i capelli.

Riccardo accolse quel gesto con un piccolo mugugno che Sonia trovò carinissimo.

L'aliena lo prese quindi per mano e insieme uscirono dalla casa.

"Andiamo a piedi?" chiese Riccardo, seguendola.

La donna scosse la testa "Sarebbe una camminata un po' lunghetta, meglio usare la macchina."

Prima che potesse chiederle di che macchina stesse parlando, tata Sonia aprì il garage. La Clio rossa del ragazzo comparve così sotto i loro occhi.

"La... mia?" fece, stupito "Andiamo con la mia macchina?"

"Sì, amore." gli sorrise.

"E posso guidare?"

La guardò speranzoso, ma la donna ridacchiò facendo morire sul nascere le sue speranze.

"Oh, sei molto simpatico." rise "Un piccolo di casa che guida la macchina. Ti immagini?"

Riccardo a ciò si imbronciò, mugugnando che era perfettamente in grado di farlo. L'aliena liquidò il tutto dandogli un bacino e portandolo al posto del passeggero, di cui aprì la porta per lui.

Il ragazzo diede un occhiata all'interno. Ciò che vide gli fece sgranare gli occhi e voltarsi di scatto verso la Tata.

"Io non ci entro lì dentro!"

A fargli avere quella reazione era ciò che vi era sul sedile: un grosso seggiolino per bambini della sua misura, uno a cinque punti d'ancoraggio. Sulla parte posteriore c'era il disegno di una donna che sculacciava un ragazzo, sotto alla scritta "Sulla sicurezza non di scherza".

L'esclamazione gli fece guadagnare un'occhiataccia della Tata, che severamente gli disse "Tu ci entri eccome, puoi però decidere se farlo con il culetto bianco o con il culetto rosso."

Riccardo ebbe la tentazione di risponderle male, ma poi trasse un profondo respiro e annuì, decidendo che non valeva la pena prenderle per quello. Era imbarazzante, certo, ma niente di insostenibile.

"Va bene, Tata, mi scusi." mormorò.

Sonia gli sorrise dolcemente, in totale contrasto col tono severo appena usato, ed esso infatti tornò subito di miele.

"Bravo, topolino, sono contenta di non doverti sculacciare ad ogni piè sospinto."

"Non mi piace prenderle..."

"L'idea è quella. Le sculacciate fanno male. Però sei stato bravo, è da un bel po' che non finisci sulle mie ginocchia."

Era vero, in effetti: togliendo quando le aveva prese da Carlotta e il giorno prima quando era stato punito da Rossella, erano due giorni che non veniva sculacciato, se non qualche sculaccione volante. Non che gli mancasse finire sulle ginocchia di tata Sonia.

L'aliena procedette quindi a metterlo nel seggiolino, per poi allacciare tutti e cinque i punti d'aggancio. Il ragazzo non poteva fare a meno di sentirsi un idiota bloccato lì in quel modo.

Riccardo incrociò le braccia e fece del suo meglio per rilassarsi, mentre la Tata si metteva al posto del conducente, accendeva la macchina e cominciava a fare manovra. Ben presto, si ritrovarono in viaggio.

Il paesaggio scorreva tranquillo sotto gli occhi del ragazzo. Era una bella giornata di sole, con poche nuvole in cielo, e tutto sembrava avvolto da un'aura di pace e serenità. Era l'occasione perfetta per fare qualche domanda.

"Tata?"

"Sì, dolciotto?"

"Mi stavo chiedendo... voi Tate ne sapete a pacchi su noi Terrestri, giusto?"

La donna annuì, senza però mai distogliere lo sguardo dalla guida "Vi abbiamo studiati a lungo, caro. Prendiamo tutte le informazioni necessarie prima di instaurare la Tatocrazia su un pianeta."

"E lei sembra saperne tanto di me."

"Prima di venire inviate, studiamo specificatamente i soggetti del nucleo familiare a cui siamo assegnate, nel mio caso solo te."

"Ma la vostra conoscenza è solo teorica? Mi sembrate troppo esperte perché questo sia il caso."

Sonia fece un sorrisetto "Sei sveglio, Riccardino. Sì, hai ragione, la nostra conoscenza non è solo teorica. Circa un centinaio di noi vengono inviate sul pianeta in avanscoperta, in modo da apprendere di persona con cosa avremo a che fare."

Fece una piccola pausa, poi continuò a spiegare "Una volta terminato il periodo di avanscoperta, torniamo sulla stazione orbitale e condividiamo le nostre scoperte col resto delle Tate, che grazie ad una rete neurale le apprende come se le avessero vissute in prima persona."

La tecnologia di quelle donna continuava a stupirlo, sembrava uscita da un film di fantascienza.

"E lei, Tata?" chiese "Ha appreso tramite quel sistema neurale?"

Pose la domanda come se avesse saputo perfettamente cosa fosse il sistema in questione, non volendo ammettere di non averne nemmeno la più pallida idea.

Sonia tuttavia scosse la testa, replicando "No, io ero tra le cento mandate in avanscoperta."

Quella rivelazione lo fece sussultare per lo stupore. Tra milioni e milioni di Tate presenti sulla Joanna, gli era toccata in sorte una delle cento mandate in avanscoperta? Quella coincidenza aveva dell'incredibile.

"E con chi ha avuto a che fare mentre era in avanscoperta?" le chiese curioso.

Gli occhi della donna si velarono di nostalgia, così come il suo tono, un dettaglio che non passò inosservato agli occhi di Riccardo.

"Tre bimbi meravigliosi." rispose "Davidino, Bethany e Almy. Tre adorabili monelli."

"Davidino, Bethany e Almy..." ripeté, per poi chiedere "E com'erano?"

"Dei dolciotti super tenerelli. Davidino era un po' l'ometto di casa, Bethany era la responsabile sorella maggiore e Almy... Almy era una peste, ma con un gran cuore."

"E li sculacciava?"

"Eccome, quando necessario."

Ci fu silenzio per qualche secondo, poi Riccardo domandò "Come mai non è stata riassegnata a loro?"

Sonia scrollò le spalle, e rispose "Perché non sono più piccoli di casa, caro. Sono diventati grandi e non vivono più insieme, avrei potuto essere assegnata a uno solo di loro. E per non fare torto agli altri due ho preferito di no."

"Sono diventati grandi, ha detto?"

La Tata si gonfiò il petto, trasudando orgoglio, e disse "Certo, e non potrei essere più fiera di loro. Davidino è diventato un rinomato pilota d'aerei, Bethany una famosa scrittrice e Almy una celebre attrice teatrale. Ma soprattutto sono diventati persone responsabili ed esemplari."

Fu evidente da quel discorso che Sonia tenesse ancora molto a quei tre, chiunque fossero. Non l'avrebbe ammesso mai e poi mai, ma un pochino ne fu geloso.

"Sembra ben informata..."

"Oh, mi faccio mandare gli aggiornamenti dalle Tate che li seguono ora." ridacchiò "Non sarebbe esattamente una cosa da prassi, ma non riesco a farne a meno. Saranno anche cresciuti, ma resteranno sempre i miei topolini."

La risposta nonostante tutto lo sollevò: l'attaccamento di Sonia a quei tre mostrava che le Tate tenessero davvero a coloro a cui erano assegnate, non era solo un freddo dovere.

Quella conversazione finì lì, e poco dopo giunsero a destinazione.

"Eccoci arrivati!"

La Tata parcheggiò, scese dall'auto e raggiunse la porta del passeggero, che aprì. Liberò quindi Riccardo dalle cinture e lo fece scendere dall'auto.

"Guarda, amore. Non è bellissimo?"

Sotto gli occhi di Riccardo si stagliava un grande parco giochi circondato da una bassa recinzione, con un piccolo dettaglio: tutti i giochi studiati per i piccoli, tipo i cavalli a molla, avevano accanto una versione a dimensione di adulto.

Il parco era ricoperto da un tappeto erboso e su di esso vi era un po' di tutto: scivoli, altalene, i già citati cavalli a molla, una sabbiera e tanto altro, oltre che parecchie panchine.

Furono proprio le panchine ad attirare l'attenzione di Riccardo. Erano infatti tutte ai lati, appoggiate con gli schienali alla recinzione del parco, ed erano marroni. Tutte tranne una: era colorata di rosso ed era posta al centro esatto del parco. Su di essa era stato messo un cartello con scritto a caratteri cubitali "Panca delle sculacciate", e dietro alla quale c'era una recinzione non molto alta, in plastica colorata tipo box per bambini, e sulla porticina campeggiava la scritta colorata "bimbi in castigo". Era praticamente uguale a quella che c'era anche all'asilo.

Notando che lo sguardo del ragazzo era fisso su quella panchina, tata Sonia gli sorrise dolcemente e disse "Lì è dove vengono sculacciati i bimbi e le bimbe che fanno i monelli al parco giochi. Ma tu farai il bravo, vero?"

Il ragazzo annuì subito, con convinzione. Non aveva la minima intenzione di prenderle, specie sotto gli occhi di tutti.

In effetti, il parco non era vuoto. C'erano diverse persone sedute sulle varie panchine, tutte donne le cui uniformi le identificavano come Tate, salvo un'unica eccezione rappresentata da quella che probabilmente era una madre, e diversi bimbi e bimbe che giocavano. Il grosso erano effettivamente bambini, poi c'erano diverse ragazze circa della sua età.

Tata Sonia gli rivolse l'ennesimo sorriso e dolcemente lo accompagnò fino al cancello che permetteva l'accesso al parco.

Qui, i due furono fermati da una giovane donna di media altezza e media corporatura, dai lunghi capelli neri e occhi verdi, vestita con un uniforme monocolore blu composta da un paio di pantaloni lunghi e una giacca senza bottoni o cerniere. Sulla spalla destra portava una targhetta con scritto "Guardia del parco giochi". Sembrava una presenza rassicurante, se non per la pagaia uguale quella di Milena che portava in cintura.

"Buongiorno, signora Tata. Io sono Simona, la custode." li accolse "Mi serve il suo nome e quello del piccolino per farvi accedere."

Riccardo la guardò storta. Era perfettamente in grado di dire il suo nome, non c'era bisogno di domandarlo alla Tata. Ebbe l'istinto di farglielo notare, ma la pagaia in bella mostra ebbe il potere di fargli mordere la lingua.

"Naturalmente. Io sono tata Sonia." disse invece l'aliena, per poi mettere una mano sulla spalla di Riccardo e aggiungere "Questo invece è Riccardo. Saluta la signora, amore."

"Buongiorno, signora." bofonchiò, piuttosto imbarazzato.

Quella Simona sembrava poco più vecchia di lui, avrà avuto sui 28 o 29 anni. Se già era imbarazzante essere trattato come un bambino dalle Tate, da quelle che erano quasi sue coetanee era anche peggio.

Simona gli fece un grosso sorriso, dicendogli "Benvenuto al parco giochi, Riccardino. Mi raccomando, fai il bravo o finirai in castigo."

"Sì, la Tata me lo ha detto..."

Simona ridacchiò "Naturalmente, è una Tata, sono sempre un passo avanti a noi."

Si estrasse un taccuino dalla tasca, scrisse i loro nomi e lo mise via, per poi dire "Ecco fatto. Potete entrare."

Con quelle parole, Simona aprì per loro il cancello. Sonia la ringraziò e guidò Riccardo all'interno del parco giochi.

Il ragazzo si lasciò guidare, ma sospirò leggermente quando il cancello fu chiuso alle loro spalle. Sperò ardentemente di non avere problemi.

Probabilmente attirata dal rumore del cancello, una delle ragazze della sua età si voltò verso di lui, e come lo ebbe messo a fuoco esclamò "Ehy, ma tu sei Riccardo!"

Come non detto. Sarebbe stato un lungo pomeriggio.



SPAZIO AUTORE

Salve a tutti, finalmente eccovi il nuovo capitolo :) Vi ringrazio tutti tantissimo per la pazienza, è grazie a tutti voi lettori che trovo la forza di continuare. Spero continuerete a seguire le mie opere :D

Ciò detto, ho un'altra cosa da dire. Questo capitolo è dedicato a tre persone speciali, persone di quelle che si incontrano raramente nella vita: Davidino, Bethany e Almy. Grazie di esserci sempre per me. Vi voglio bene <3

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