PISTOLE PUNTATE AL CUORE 🖤

By Sapphire__bookss

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Clarissa Nives Di Salvo è una ragazza testarda. Sì, è una ragazza che non si arrende facilmente. Suo fratello... More

Personaggi 🖤
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Ringraziamenti💙
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Paradiso, primo giorno .
Paradiso, secondo giorno.
Paradiso, terzo giorno.
Paradiso, quarto giorno.
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Paradiso, Quinto Giorno.
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Paradiso, sesto giorno.
Inferno
Inferno, Parte Due
Rinascita
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ringraziamenti 💙

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By Sapphire__bookss

Il giorno dopo mi sveglio perché Ciro mi scuote ripetutamente.
«che c'è?»
«il comandante sta arrivando, nasconditi in bagno.» chiudo gli occhi, poi li riapro e mi affretto ad andare in bagno per non farmi scoprire.
«sveglia! Sbrigatevi!»
Vedo dallo specchio del bagno che il comandante se ne va, così esco fuori.
«oggi stiamo insieme.»
«perchè?»
«quello che hai detto ieri è vero, quindi anche io voglio godermi il tempo con te.» schiudo le labbra, scioccata poi un sorriso mi illumina il viso.

*****

Sono tornata nella mia stanza, già vestita, attraverso la scorciatoia, e fortunatamente Liz ancora non c'è.
«chind si tornata dalla tua notte de passione.» commenta Silvia, mentre io la guardo uscire dal bagno, ancora in pigiama. «non è stata una notte di passione, Silvia, non abbiamo fatto niente.»
«non puoij dormir neo stesso lett re Ciro senza chiavà, Clarì, nun me prenn pe u cul.» io scuoto la testa con un'espressione indignata sul volto, come può dire una cosa del genere?

«fatt na spaccim re cazzi tuoij, aullor».

Proprio ora sento la voce di Liz risvegliarmi, poso il borsone sotto il letto di Silvia e mi giro di scatto, vedo Liz aprire la nostra cella. «in mensa sbrigatev», dice e io mi lancio fuori la cella, entro in quella di Kubra e la chiamo. Ho bisogno di lei.

«ammò che c'è?» mi chiede subito, vedendomi un po' giù di morale.
«nulla, voglio stare con la mia migliore amica.» lei sorride e mi abbraccia, sebbene non è proprio il suo forte farlo. «non sai abbracciare».
«sta zitta per un secondo!» e scoppiamo a ridere, lei sa proprio come tirarmi su il morale.
«andiamo dai» dico, e ci incamminiamo verso la mensa.

POV CIRO

Mi sento uno schifo.
Non so nemmeno il perché dato che tecnicamente quella ragazzina nemmeno mi piace più di tanto, ma tra le tante cose che sono di sicuro, non mi credevo un bugiardo.
Ieri gli ho detto quelle cose solo perché dovevo recitare una parte, un ruolo, una persona che non sono.
Alcune cose sono vere, certo, ma la maggior parte, sono tutte false.
Chiudo gli occhi, cercando di scacciare via l'immagine di lei stesa al mio fianco, che mi rassicura sul fatto di non essere un mostro.
Vorrei tanto che non fosse così, cazzo se lo vorrei. Vorrei poter essere normale e tormentarla magari all'ultimo anno di superiori, magari durante l'ora di italiano, più precisamente, di letteratura.
Vorrei leggere con lei "Stringiti a me" di D'Annunzio, dato che ci rappresenta tanto.
Vorrei non provenire da una famiglia di criminali, vorrei dimenticarla e incontrarla in un'altra vita, dove forse, potremmo essere persino amici.
Ma non è così, è inutile sognare qualcosa di impossibile, l'unica cosa che otteniamo è soffrire ancora di più.
Soffrire per quella mancanza.
Apro gli occhi e la vedo entrare dalla porta della mensa. Cazzo, penso, ma sorrido.
In qualche modo riesce sempre ad essere il mio unico punto fisso.
Il mio unico pensiero.

Lei e solo lei, con la sua infantilità, con i suoi occhioni azzurri e i suoi lunghi capelli biondi, con quel suo sorriso che potrebbe accendere anche la notte.
Perché è questo Clarissa Nives Di Salvo.

«Cì quindi come hai intenzione di agire?»
«e quando?» le domande di Gaetano e di Edoardo, mi rimbombano nelle orecchie. Mi volto verso di loro.
«colpiremo alla fine della settimana prossima, alla fine del progetto di Beppe in questo modo mi darete il tempo di riuscire a conoscerla meglio, scoparmela e prendere le informazioni che mi servono» inizio a spiegare, «sabato o domenica, attirerò l'attenzione in mensa, svelando il mio piano a Clarissa e provando ad uccidere Carmine; voi bloccherete il comandante minacciando di uccidere punto e virgola, e avremo tutto sotto controllo.»
«vuoi uccidere o piecuro?»
«eccerto, così i Di Salvo abbasseranno la cresta.»

«credi di poterci riuscire?» mi domanda Edoardo, io lo fulmino con lo sguardo. «pensate veramente che me song n'ammurato e lei? Ma voglij solo scopà.» Edoardo sospira e si lascia ricadere sulla sedia.
«bene, allora tutto apposto.» chiarisce lui. Annuisco e vedendo Clarissa arrivare faccio stare in silenzio tutti.
«Clà, siediti ca.»
«domani ci sono i colloqui, non vedo l'ora di rivedere mio padre, è appena uscito dal carcere.» lancio uno sguardo a Totò che ricambia con un'altro sguardo.
«o vier? So cuntent p te», dico e lei mi da un bacio sulla guancia, fregandosene di tutti, io sbarro gli occhi. E scuoto la testa come a farle una domanda. «non me ne importa più niente degli altri, di quello che pensano. Credo di aver imparato dal migliore.» schiudo le labbra e lei mi da un leggero bacio anche su quelle.
Io... Cazzo. Deglutisco, in difficoltà.
Prendo un gran respiro e sorrido. Lei si incupisce leggermente «non dovevo farlo, scusami».

No, scusami tu piccerè.

«no, hai fatto benissimo piccerè.» lei sorride di nuovo e si mette un po' più vicino a me, saluta tutti e ride e scherza ed io... Io non ce la faccio.

Vedo Viola arrivare in mensa e sedersi in un tavolo appartato.

POV CLARISSA

Io guardo lei e poi guardo lui, la sua faccia è strana, come se triste e malinconica e nostalgica e... Lui la ama ancora?

Nad mi ha detto che lui l'ha amata più di quanto avesse mai amato qualcuno: che si è avvicinato lui a lei, che l'ha rincorsa e che era innamorato perso di lei, che l'amava nonostante tutto quello che faceva, nonostante l'avesse ferito. Ed io... Mi sento come se stessi soffocando. Lui si gira verso di me e mi guarda.
Io cerco di decifrare il suo sguardo ma non ci capisco niente, non riesco a vederlo.

«dai mangia così poi andiamo al campetto.» dice per poi fermarsi a guardare il suo budino al cioccolato che è rimasto intatto. «tu non mangi?»
«non ho fame.»
Divento leggermente più fredda e distaccata ma faccio come dice e poi insieme ai suoi amici, usciamo per andare al campetto.

****

«Ciro mi stai ascoltando?»
«....» ora ne ho abbastanza sono circa cinque volte che gli chiedo delle cose per il progetto di Beppe ed è evidente che ha il cervello in un altro universo, quindi mi sono stufata di parlare con me stessa.
«vaffanculo Ciro! Mi hai rotto il cazzo!» mi alzo incazzata dalla panchina su cui eravamo seduti io Ciro e gli altri e osservo Carmine e Filippo guardarmi mentre me ne vado con la solita aria da "te l'avevamo detto" in faccia. Che stronzi.
Esco dal campetto e vado via, vedo Kubra indicarmi il campetto femminile ma la ignoro e me ne vado.
Entro nel magazzino del riformatorio e mi metto dietro a qualche scatolone.

POV CIRO

Cazzo. Se continuo così non riuscirò mai nel piano. «vai da lei», mi consiglia Edoardo, annuisco.
La cerco dappertutto ma non la trovo, così vado nel campetto femminile e mi ritrovo davanti a Kubra, intenta a guardarmi come se fossi Lucifero sceso in terra. «che cosa vuoi?»
«immagino che tu sappia dove è.» non ho bisogno nemmeno di specificare chi, lei sa già di chi parlo.
«lo sapresti anche tu se non fossi un coglione che non riesce ad ascoltarla per più di cinque secondi.» alzo gli occhi al cielo. «non è affatto vero.»
Lei mi guarda come se non credesse nemmeno ad una parola di ciò che dico, poi trae un grande respiro e mi si avvicina. «nel magazzino.» la ringrazio e quando sto per andare via mi blocca nuovamente. «potrai fregare lei ma non me, se continui a stargli accanto, gli farai male. E ti giuro che quello non te lo perdonerò mai perché lei prova qualcosa per te e questo tu lo sai.» mi corruccio e lei alza le sopracciglia per poi fare un sorriso triste. «non lo sapevi, vero? Non te ne eri reso conto. Lei ti ama.» io scuoto la testa come se quella fosse un'altra lama nel cuore, come se fosse uno squarcio sul petto.
«non è vero, stai mentendo.»
«se non credi a questo, spero che tu creda in ciò che tu ho detto all'inizio: la farai soffrire, tu fai così con tutti.» e la consapevolezza mi colpisce cone fosse uno schiaffo in pieno viso.
«lo so».

*****

Entro nel magazzino e riesco a vederla dietro dei scatoloni.
«Clarissa...» lei si alza di scatto e si gira verso di me. «vattene via!»

«ti ascolterò, te l-»

«non è vero! Nessuno mi ha mai ascoltata in tutta la mia vita! Ho pregato mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie poche amiche, ho pregato te! Nessuno mi ha mai ascoltata! Perché? Perché non sono in grado di pensare lucidamente, non sono in grado di lasciare fuori i sentimenti, perché sono una stupida che si fa sempre abbindolare dalle persone, perché sono corruttibile con un po' di amore. Mio fratello? Credi che lui mi abbia mai ascolato? O Kubra, la mia Kubra? Credi che mi abbia ascoltato? Allora perché nessuno sente il rombo del mio pianto silenzioso, perché nessuno mi sente urlare anche quando sto in silenzio, perché allora nessuno vede che i miei occhi sono spenti da tempo? Se la gente mi ascoltasse, ma dico, se la gente mi ascoltasse veramente, se ne accorgerebbe!».

E sento il mio cuore frantumarsi come non faceva da tempo, il suo sorriso, tutto, è corrotto da ciò che dice ora, con le lacrime che gli rigano il volto. Se prima credevo che fosse forte, ora credo che lo sia ancora di più perché non ha mai chiesto aiuto a nessuno.

«tu non hai chiesto mai niente a nessuno e...»
«no, non è così che funziona. Tu mi hai mai chiesto qualcosa ogni volta che ti domando "come stai"? Mi hai mai chiesto qualcosa ogni volta che ti domando "perché non mangi"? No, non mi hai mai chiesto niente ma io ti ho guardato veramente, ho lottato per superare il tuo muro di ghiaccio come faccio con tutti, per capire come stai, come stai veramente.» e capisco tutte le sue infinite domande, capisco perché nonostante le rispondevo male, restava con me.

Ora ho capito perché crede che io non sia un mostro, perché ha visto il vero me.
Quello nascosto, che non ricordavo nemmeno che esistesse.

«scusa, mi dispiace tanto, vieni qui...»

«no, no, no, no! Perfavore, perfavore, io... Io non voglio più soffrire così.» e si dimena e piange e singhiozza.

E nonostante mi senta più sporco che mai...

«Clarissa ti prometto che non ti farò più soffrire, te lo prometto Clarissa.»
«non promettere niente se non sei sicuro di mantenere la tua promessa, perché di promesse me ne fanno tante e nessuno le mantiene.» e strizzo forte gli occhi mentre l'abbraccio e lei posa il viso sul mio petto, e poi piano piano ci sediamo, accanto a dei scatoloni, entrambi distrutti. «te lo prometto, Clarissa, manterrò la promessa.»

Vorrei tanto poter riuscire a mantenerla la promessa, Clarissa, vorrei tanto.

Spazio autrice

Già... Questo capitolo è molto triste, lo so, ma serviva per far capire vome si sente Clarissa e come Ciro.

Da questo capitolo ci avviciniamo al delirio che ho in mente di scrivere.
✌️

Spetp che il capitolo vi piaccia, se così fosse non dimenticate di commentare e lasciare una stellina 💙

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