L'influencer che mi amava

By CarloLanna

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Thomas è un influencer di successo. Noah è un giornalista. Due vite che percorrono binari diversi. In passato... More

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By CarloLanna


Scendevo di rado all'ottavo piano. In verità, non vedevo l'Ufficio delle Risorse Umane da quando avevo firmato il mio primo contratto di lavoro come giornalista per il Manhattan Magazine. Quattro anni erano trascorsi in fretta anche se la fatica di quel lavoro si faceva sentire spesso, ma amavo essere lì. Era il mio sogno fin da quando ero un ragazzino, e al giorno d'oggi non facile raggiungere i propri obbiettivi. In molti si dovevano accontentare. Io non ero come gli altri. Ero ambizioso e non volevo scendere a compromessi. Proprio quel motivo, nonostante lo stress, non avrei mai smesso di amare la redazione e il lavoro che mi ero scelto.

Arrivai quasi saltellando alla scrivania di Debra. Una volta giunto al piano, oltrepassai un piccolo corridoio per raggiungere poi una stanza ben illuminata che profumava di caffè e zucchero. Mi tolsi gli occhiali da vista, catturai dietro l'orecchio un ciuffo di capelli e mi accomodai alla poltrona che era posizionata proprio di fronte il computer di Debra.

«Hai raggiunto il tuo scopo» esordì. Da un cassetto tirò fuori il badge ufficiale del magazine per cui lavoravo e, vicino al logo, c'era una mia foto e la scritta press. «Quando l'ufficio accrediti mi ha confermato la presenza del Manhattan Magazine non volevo crederci.»

«E quel quale motivo? È un evento molto atteso» precisai con un sorriso sghembo sul viso. Poi presi il badge e lo guardai con un'aria soddisfatta. La foto non era il top ma non aveva importanza. Ero un giornalista accredito alla Settimana della Moda. Che altro potevo chiedere di più?

«Ma non ti occupi di cinema?» chiese ancora Debra. Eravamo stati compagni di corso all'università. Entrambi volevamo essere giornalisti. Il fatto era che, rispetto a me, Debra non aveva senso critico e scrivere non era proprio il suo forte. Finire alle Risorse Umane era stato un colpo basso, ma era un lavoro dignitoso che pagava affitto e bollette, quindi doveva essere felice lo stesso. Nonostante quella sconfitta e nonostante fossero passati diversi anni dalla nostra laurea, ancora non riusciva a digerire la cocente sconfitta.

«Lo spettacolo è tutto, Debra» risposi alla sua domanda. «E poi mi hanno chiesto un reportage di 4 pagine sul cartaceo e cinque colonne sul digitale, quindi... è qualcosa di serio. Meno male che non lavori alla contabilità» sorrisi. «Il mese prossimo verrò pagato profumante.»

Lei sbuffò e si inforcò gli occhiali da vista, cercando di non dare di matto e di domare la rabbia.

«Solo fortuna, Noah» aggiunse. Poi distolse lo sguardo da me e tornò a tamburellare qualcosa alla tastiera del computer.

«Non essere invidiosa, Debra» e mi alzai dalla poltrona nascondendo il badge nel taschino della camicia. «Puoi sempre provare con Pop Sugar. Lo sai che cercano dei freelance.»

«Ora ho da lavorare. Ci vediamo presto.» Mi liquidò stizzita, senza guardarmi in viso.

Le sorrisi dolcemente e tornai verso l'ascensore. L'umore di Debra non avrebbe di certo cambiato il mio. Quella che avevo era un'opportunità bellissima e poi... finalmente avevo l'occasione di rivedere Thomas. Appena avevo saputo che sarebbe venuto a New York, ero subito corso dal mio capo-redattore. Sì, al giornale non si parlava mai di moda. Eravamo un mensile che affrontava tutte le sfumature dell'arte e della cultura della Grande Mela, ma non appena avevo presentato la mia idea e il taglio dell'articolo, era partita immediatamente la domanda per richiedere un pass stampa.

Okay, era lavoro ma nessuno mi diceva che non potevo seguire un paio di sfilate anche per diletto. E se il diletto si chiamava Thomas Mann... be', dovevo cogliere al volo l'opportunità. Non lo vedevo da tempo. Dall'estate del diploma, per essere sinceri. Di lui avevo quasi perso il ricordo e, seppur riaffiorava di tanto in tanto, non mi stavo di certo struggendo per un amore di gioventù che era stata vissuto a mille all'ora. Eppure... ritrovalo su Instagram, bello come il sole, coperto di follower e di abiti firmati era stata una vera sorpresa per me. Quando lo avevo conosciuto era sempre stato una persona che voleva mettersi in mostra, ma non aveva il fisico e il giusto temperamento per farlo. Ora, invece, era così diverso che stentavo quasi a credere che T. Mann fosse proprio il ragazzo a cui avevo donato il mio primo bacio e la mia prima volta.

Era bello, bellissimo. Proprio come uno di quei modelli che si vedono sulle riviste. Era un uomo diverso ma... quel sorriso seducente, quella ruga sul viso e il colore dei suoi occhi erano un tratto distintivo che mi avevano permesso di ritrovare l'unico uomo che io abbia mai amato.

Perché, sì, era ovvio, la mia vita era andata avanti. Mi ero innamorato molte volte, avevo fatto sesso con molti uomini. Avevo tradito ed ero stato tradito a mia volta, ma in fondo al cuore, il ricordo delle mani di Thomas che si muovevano sul mio corpo riemergevano tutte le volte che ero da solo con i pensieri. Come un metro di paragone da cui era impossibile sfuggire. Aveva infranto una promessa, questo era pur vero. Ma, cazzo, potevo avere una possibilità per vederlo. Si era dimenticato di me? Oppure anche lui conservava il ricordo del suo Noah? Avevo l'occasione di scoprirlo e non avrei perso l'opportunità neanche per tutto l'oro del mondo.

«Debra è viva?» mi domandò JJ non appena tornai alla scrivania. «Ho saputo che andrai alla Settimana della Moda.»

«Si è quasi trasformata della strega del Mago di Oz» sorrisi senza nascondere un pizzico di tristezza. Potevo solo immaginare quanto fosse difficile per lei subire, dopo anni, gli effetti di una sconfitta.

«E quindi? Lo posso vedere questo badge?» chiese ancora JJ.

«È il mio tesoro. Mi raccomando.» Lo tirai fuori e lo feci scivolare sulla scrivania del mio collega. «Che colpaccio, vero?»

«Per te? Sicuramente. Io di moda non ci capisco un cazzo.»

«In realtà neanche io ma, conosci molto bene i retroscena di tutta la storia, vero?» domani più a me stesso che a lui.

«Questo Thomas deve essere proprio importante per te.» JJ mi sfiorò con il suo sguardo. Era intenso, profondo e mi faceva sempre perdere la testa. Peccato che lui si definita troppo etero e poco curioso per pensare di restare un po' da solo con me.

Nessuno di noi due però aveva dimenticato il bacio scambiato al party aziendale dello scorso Natale.

«Sei geloso, per caso?» lo rimbeccai.

«Sono solo curioso di sapere se il gioco vale la candela. Non ti ci vedo proprio alla Settimana della Moda» sogghignò.

«Per Thomas? Sì, te lo posso assicurare.» Mi sedetti alla scrivania e bevvi un sorso d'acqua dalla bottiglia, cercando di tenere a freno i ricordi ma era impossibile dimenticare la prima volta che avevo incontrato le sue labbra.

«Okay, ma come farai a parlare con lui?»

«Sarà facile trovarlo. Non fa altro che aggiornare il suo feed e poi...» tirai fuori il cellulare dai jeans e aprii la chat di Instagram. «Mi ha scritto, alla fine. Nulla di romantico, ma, be', sono riuscito a far breccia nel suo muro» dissi con un tono trionfante.

«Chiunque lo avrebbe fatto. Sei troppo assillante» esclamò. Mi guardò di nuovo, facendo battere il cuore come un tamburo.

«Mi conosci bene. Ottengo sempre quello che voglio» e cercai di sostenere il suo sguardo.

«Sei stato tu a baciarmi, Noah. Quindi... sì, lo confermo.» Si alzò dalla sedia e si diresse verso l'angolo bar cercando di evitare il mio sguardo. Quell'argomento era un tabù tra di noi. Spuntava però nei momenti meno impensati.

«Tu hai risposto a quel bacio» precisai, colpendolo alle spalle. «Non so perché ma trovi sempre il modo di tirare fuori questa storia, JJ. Il geloso tra di noi sei proprio tu.»

«Ti voglio bene, Noah. Ma...» e fece un lungo respiro. «Lo sai cosa la penso dell'identità sessuale, sull'amore e cose così. Queste etichette mi hanno un po' rotto il cazzo. Credi ancora che tutto debba essere o bianco o nero?» sogghignò. «Poi...Tutta questa storia di Thomas mi sembra assurda. Sono passati più di vent'anni dall'ultima volta che vi siete visti e pensi ancora al tuo primo ragazzo? Deve essere stato un toro a letto se hai messo su questo teatrino.»

«Il primo amore non si scorda mai, JJ. Forse non lo capisci perché non ti sei mai innamorato e non lo ho mai provato sulla tua pelle. Lui non ha mantenuto una promessa e vorrei capire il perché. Anche se ho una mezza idea...»

«Ti chiamava BluEyes, vero?» chiese.

«Sì, è così» risposi.

«Ecco, appunto. Secondo me non ha capito il tuo gioco. In lui non hai lasciato il segno, a quanto pare.»

«Okay, forse non si ricorderà di me. Hai ragione, ma, chissà, potrebbe innamorarsi ancora di Noah e del nuovo me. Non sono così brutto, vero?» A quella domanda il suo sguardo sfiorò il mio corpo con delicatezza e un pizzico di impudenza. Intuii fin troppo bene quanto piacessi a JJ. Perché non si liberava dalle sue stesse catene?

«I tipi con i capelli lunghi non li preferisco» disse, ammiccando dolcemente. «Ma non sei poi da buttare.»

«Sii serio, per favore. Lo dovresti sapere che non ho stima di me stesso. Cazzo, lavoriamo insieme da tre anni.»

«Quello che vuoi da me io non te lo posso dare, Noah» sospirò ancora. «La penso così e basta. Stai attento, perché il nuovo Thomas potrebbe non avere nessuno interesse verso di te. Gli amori di gioventù nascono e si dimenticano molto presto. In pochi li ricordano come hai fatto tu.» Si voltò e non mi diede agio di rispondere alla sua affermazione.

Cosa ne sapeva lui di Thomas e di me? Nessuno conosceva la nostra storia e cosa avevamo condiviso. Non era stata solo passione, lussuria e sesso tra due giovani ragazzi. C'era qualcosa di veramente profondo tra di noi e, se il suo ricordo continuava a riaffiorare, significava che il mio cuore ancora non lo aveva dimenticato e... dovevo giocare tutte le frecce che avevo al mio arco e sperare di far breccia su Thomas. Di nuovo.

***

Per le occasioni speciali o per le emergenze in cucina avevo sempre una bottiglia di vino. Preferivo un Gin Tonic a un calice di rosso, ma in quel momento avevo bisogno solo di far scorrere un po' di alcol nel mio corpo.

Dopo il lavoro tornai a casa con la testa pesante e un peso in petto. Ero un tipo deciso che si prendeva le proprie responsabilità anche se commettevo un errore. Proprio per questo motivo le parole di JJ furono taglienti come una lama di coltello. Sì, la mia missione era folle. Pensare di rivedere Thomas e di riallacciare i fili del nostro rapporto era un'impresa impossibile, ma per quanto fosse terribilmente sbagliato volevo provarci lo stesso. Nella mia vita erano entrati e usciti un'infinità di uomini che non mi avevano reso felice, regalando solo attimi di piacere momentaneo. Avevo amato, e molto anche, uno dei miei compagni di corso all'università. Avevo tradito solo per il piacere di farlo. Ero imperfetto, come tutti. Eppure riuscivo sempre a mantenere la parola data. Non mi tiravo mai indietro. Non scappavo dalle responsabilità come Thomas aveva fatto in passato.

Bevvi un sorso di vino e gettai uno sguardo al cellulare che avevo lascito vicino i cuscini del divano. Il suono basso della televisione mi accarezzava dolcemente, e una brezza calda veniva spinta fin dentro il salotto da una finestra che era in fondo alla stanza. Cercai di trovare le forze per compiere l'unico gesto sensato della giornata, ma avevo paura. Una paura fottuta di sbagliare e di aver complicato ancora di più le cose.

Sorseggiai un po' di vino e mi feci coraggio. Aprii la chat di Thomas e rilessi il suo messaggio ancora una volta. Era di lunedì e in ventiquattro non ero stato capace di formulare due parole di senso compiuto. Dovevo farlo, però, se volevo dare un senso a tutto il teatrino.

Chi cazzo se ne fregava della settimana della moda?

Digitai qualche parola sullo schermo e pigiai il tasto invio.

B.Eyes87: Alla fine sono riuscito ad attirare la tua attenzione.

Sì, era proprio quello il mio scopo. Era impossibile che si potesse ricordare di me. A parte il nickname, sul profilo Instagram che avevo creato non avevo utilizzato foto personali e in cui si potesse vedere il viso. C'erano scatti random di cose a caso: libri, caffè e scorci di Central Park. Non volevo sputtanarmi subito. Desideravo che Thomas scoprisse da solo chi c'era dietro quel profilo fasullo. Doveva comprendere che BluEyes87 ero proprio io, il suo Noah, il ragazzo della sua stessa scuola che aveva amato in gran segreto per un anno intero.

Benedico il gioco della bottiglia alla festa di Tunner Scott.

Aspettai qualche minuto ma non rispose al messaggio. Sbirciai il suo profilo, ma nelle ultime ore aveva caricato solo un paio di foto da un lussuoso albergo in centro. Feci un lungo sospiro e sprofondai nel divano, bevendo l'ultimo sorso di vino. Afferrai di nuovo il cellulare e fui tentato di scrivere un altro messaggio, ma riuscii a tenere a freno la mano.

Avevo aspettato di rivedere Thomas per così tanto tempo che un giorno in più non avrebbe di certo cambiato la situazione. 

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