L'influencer che mi amava

By CarloLanna

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Thomas è un influencer di successo. Noah è un giornalista. Due vite che percorrono binari diversi. In passato... More

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By CarloLanna

Da pochi minuti avevo caricato un nuovo video sul mio profilo Instagram e un utente aveva già lasciato un commento.

BluEyes87 non si smentiva mai. Era uno dei miei follower che interagiva di più.

Sì, okay. Era lo scotto da pagare per essere un influencer, ma la sua presenza cominciava a essere troppo invadente. Ai commenti si aggiungevano anche i messaggi in direct. Continuava a scrivere di quanto fossi bello e quanto fossi di ispirazione per lui. Non rispondevo mai a quelle smancerie che ricevevo da parte sua, né da parte di nessun altro. Era solo una perdita di tempo. A me interessava pubblicare foto, video e guadagnare follower. Tutto il resto? Erano cose superflue.

Il mio lavoro era questo.

Cosa mi importava se ero d'ispirazione per uno stupido ragazzo?

Una volta ero andato a spulciare il suo profilo. Per curiosità. Volevo dare un volto o almeno un nome a quel rompiscatole ma, tranne per alcune foto di paesaggi, libri e caffè di Starbucks, non sapevo altro di BluEyes87. E sinceramente... non mi importava. Era uno dei tanti. Uno di quelli che amava il mio stile di vita senza sapere cosa significasse essere un imprenditore digitale.

Ero un tipo solitario ma a cui piaceva divertirsi. Non ero stolto. Sapevo perché i tipi come BluEyes87 volevano entrare nelle mie simpatie. Secondo i miei follower e l'opinione comune, il sesso comprava la notorietà. Le cose, però, funzionavano diversamente. Il prestigio lo avevo guadagnato con le mie sole forze. Non mi ero svenduto al migliore offerente.

Proprio un attimo fa avevo curiosato ancora una volta il suo profilo. Lo avevo fatto dopo che avevo mostrato ai miei seguaci l'abito di Gucci che avrei indossato per il viaggio a New York. Trovai, però, le stesse foto prive di identità. Sapevo solo che era BluEyes87 era di sesso maschile.

La settimana della moda. Non vedevo l'ora.

Controllai ancora una volta le visualizzazioni dell'ultimo video, lessi un paio di commenti e subito deposi il dispositivo nella borsa, poi andai verso l'ingresso del mio appartamento. Un ultimo sguardo allo specchio e scesi nella hall. Salutai il concierge con un cenno del capo e mi accomodai su un morbido divano in pelle in attesa che arrivasse l'autista. Il viaggio sul volo in business class da San Francisco al JFK era offerto da Timberland. Mi era stato chiesto di indossare un paio di scarpe color verde smeraldo della nuova collezione, e sfoggiarle in un breve video da pubblicare un attimo prima di varcare la soglia dell'aeroporto. Uno scherzo da ragazzi. Una volta arrivato a destinazione, sarei stato ospite al Four Season per conto di Levi's. Una suite tutta per me e per un'intera settimana solo perché una volta in una foto avevo indossato una camicia vintage che avevo trovato in fondo all'armadio.

Mia madre lo diceva sempre che la fortuna aiutava gli audaci.

Già mi pregustavo i party, le sfilate e gli abiti che avrei indossato. Una settimana era troppo poco per godere a pieno di tutto quello che New York aveva da offrire, ma avevo comunque tutte le intenzioni di non rinunciare a nulla. Avevo aspettato questo momento fin da quando avevo postato, per pura vanità, la prima foto sul mio feed. Chi se lo sarebbe mai aspettato che nell'arco di tre anni avrei guadagnato centinaia di follower e che il mio sogno sarebbe potuto diventare realtà? Non ne avevo uno, se dovevo essere sincero. Prospettive? Non ne avevo mai avute. Volevo solo che la gente mi notasse. Non volevo essere solo uno stupido ragazzo da parete come ai tempi del liceo.

Dio, se solo guardavo alla vita che avevo prima, a quel fetido appartamento di Newark, ai lavori saltuari, al community college e ai pochi spiccioli di cui disponevo... be', non avrei mai immaginato di poter essere finalmente me stesso senza aver paura del giudizio degli altri. Trasferirmi a San Francisco e lavorare per un'agenzia di modelli era veramente un sogno a occhi aperti per il ragazzo occhialuto che da giovane sognava una vita migliore.

Sorrisi con un pizzico di malinconia nel ricordare la vita che avevo prima. Ora, invece, avevo tutto. Soldi, fama e successo, ma non avevo altro che il mio cellulare, i video e l'affetto effimero dei fan. Avevo dovuto mettere una pietra sopra sul mio passato per poter diventare un uomo diverso. Ero felice, ma allo stesso tempo sapevo di essere anche tremendamente infelice. I soldi non mi regalavano un amico sincero e non mi regalavano neanche il calore di un uomo che potesse vedere il vero Thomas al di fuori del lavoro che avevo e dello status sociale che avevo acquistato.

In passato, un ragazzo era stato in grado di leggermi dentro e sfiorare le pieghe dell'anima, ma ero così giovane che non avevo compreso il grave errore che stavo per commettere. Avevo infranto una promessa e ora ne stavo pagamento le conseguenze. Dopo di lui avevo collezionato tanti successi nella vita, ma in amore ero sfortunato. Molti uomini erano entrati e usciti dal mio letto, ma erano andati via subito dopo solo perché... avevano raggiunto il proprio obbiettivo. Ovvero, fare sesso con Thomas Mann. Era quello che volevano. Una tacca sulla loro medaglia. Ci cascavo tutte le volte come una pera cotta, però, poco tempo dopo avevo capito come funzionavano le cose. Prendevo il meglio da quelle avventure fugaci e poi andavo oltre. Mi godevo la vita, ma non era mai abbastanza. Per una persona di trentacinque anni non dovrebbe essere più concesso saltare da un letto a un altro con così tanta facilità, ma ero un influencer. Vendevo la mia immagine. Come potevo sperare di trovare il mio principe azzurro?

«L'autista è arrivato, signor Mann.» Feci un lungo respiro e fermai lo scorrere dei pensieri. Alzai lo sguardo e regalai al concierge un algido sorriso. Mi alzai dalla poltrona in pelle, afferrai il trolley e dalla borsa presi una banconota da venti dollari che feci scivolare nel suo taschino.

«Per il disturbo» dissi. Voltai le spalle e subito raggiunsi il veicolo che era proprio fuori l'Hotel. Un uomo alto, dal fisico prestante e vestito con giacca e cravatta mi accolse con un largo sorriso. Non risposi al suo gesto, lasciai che prendesse le valigie e subito mi rintanai in automobile. Percorremmo a velocità moderata le strade della città, immersi nel tepore del primo pomeriggio. Abbassai il finestrino e girai un video di pochi secondi che pubblicai sul mio profilo

#CiaoSanFrancisco #NewYorkStoArrivando e menzionai i profili ufficiali della Settimana della Moda.

Feci un altro lungo respiro, per sprofondare poi tra i comodi sedili di quella Berlina nera che mi stava conducendo verso l'aeroporto. La città spariva alla spariva alle mie spalle e nonostante fossi estremamente contento di questo viaggio, in cuor mio non era felice come speravo. Sì, avevo tutto e l'avevo guadagnato anche in poco tempo eppure... mi mancava sempre qualcosa e sapevo anche cosa, ma, oramai, era troppo tardi per rincorrere un sogno di gioventù. Avevo un vuoto dentro che non riuscivo a colmare né con i vestiti alla moda, né con i viaggi in luoghi esclusivi e né con i soldi. Solo il suo abbraccio avrebbe potuto farlo, ma era passato così tanto tempo che lo ricordavo appena. Erano dei flash. Di Noah rammentavo il sorriso, la profondità del suo sguardo e il sapore dei suoi baci. Era come se fosse diventato una chimera, ma pensare a lui mi aiutava a non affogare nel mondo in cui vivevo e che chiedeva sempre di più.

***

«Un altro Martini dry, per favore.» Il barista lanciò un sorriso bellissimo che mi fece battere il cuore. Era anche il mio tipo. Alto, magro, spalle forti, capelli biondi e fluenti. Non avevo tanta voglia di fare sesso, ma New York offriva una fauna maschile così interessante che era impossibile praticare l'astinenza. Fin da quando avevo messo piede al JKF avevo visto tanti ragazzi appetibili che mi sarei portato a letto con piacere. Poteva essere un bel diversivo, ma volevo essere al meglio per la sfilata di Balenciaga. Mi era stato chiesto dall'agenzia di immortalare le fasi salienti dell'evento e un paio di modelli in particolare. Avevo un posto in seconda fila e tanta voglia di vivere quel momento. Per quanto fare sesso era una pratica che mi rilassava molto, dovevo essere concentro per sedurre un uomo, e quella sera sapevo di non essere al meglio. O almeno così credevo.

Una volta che il barista tornò con il drink che avevo ordinato, lanciò un altro di quei suoi sorrisi da antologia. Anche senza volerlo avevo fatto colpo su di lui.

«Il suo cellulare non smette di vibrare» disse non appena posò il drink sul bancone. «È qui per la settimana della moda?»

«Si nota così tanto?» chiesi a mia volta, mandando giù il drink.

«Solo i tipi come lei possono spendere cinquanta dollari per un Martini.»

«Non so se prenderla come un'offesa» ammiccai. «Comunque sì, sono in trasferta per lavoro» aggiunsi. Diedi uno sguardo al cellulare di sfuggita e, come avevo immaginato, sullo schermo lampeggiavano un mucchio di notifiche. BluEyes87 non mancava all'appello.

«Beato te che fai questo lavoro» rise ancora. «Non ti sto prendendo in giro. Anzi ti invidio» tenne a precisare.

«Vuoi venire a letto con me, vero?» domandai. «È da quando sono entrato nel locale che non mi hai tolto gli occhi di dosso» sogghignai. «Ma non ho un pass accompagnatore per la sfilata di mercoledì, giusto per essere precisi.» Ingollai il Martini, mi alzai dallo sgabello e tirai fuori la carta di credito.

«A me della moda non frega proprio niente. Vorrei solo avere più soldi per... fare altri soldi. Mi spieghi il tuo segreto?» ammiccò anche lui, facendo battere il cuore all'impazzata come uno scolaretto. Diamine, ero proprio un pappamolle.

«A una condizione» dissi.

«E sentiamo.»

«Sono io che comando sotto le lenzuola, anche se non sembra. Se ti fai scopare a dovere, perché, diciamoci la verità, sei proprio un bel ragazzo e, insomma... ti posso svelare i trucchi del mestiere.» Il barista mi sorrise con un'aria compiuta, cadendo miseramente nella mia trappola. Come avevo previsto, non ero bravo nei buoni propositi. Ero da poche ore a New York e già mi portavo a letto un uomo che, neanche a dirlo, era attirato solo dal mio lavoro e non era disposto a conoscermi per ciò che ero. Una scena già vista, in pratica. Ma, come dicevo sempre, era lo scotto da pagare.

«Oggi è lunedì. Abbiamo due giorni di tempo. Sono libero da impegni» sussurrò. «Finisco alle due. Mi aspetti oppure...»

«Sono al Four Seasons. Stanza 1014. Chiedi alla reception del signor Mann.» Sventolai la carta di credito e intimai il barista di tirare fuori il POS. «Prima di andar via posso sapere il tuo nome?»

«Il brivido è questo, non è vero Thomas?» ammiccò ancora. «Io so tutto di te e questo mi basta. Il solo fatto di venire a letto con te... be', mi eccita da morire. E sono passivo, giusto perché tu lo sappia.»

«Come avevo immaginato. Siete proprio tutti quanti uguali» sospirai profondamente.

Il barista sogghignò ancora e solo in quel momento prese il POS da una mensola che aveva alle sue spalle. Un gesto costruito a regola d'arte. Lo fece solo per mettere in mostra il suo fondoschiena fasciato in un jeans nero e aderente. Di solito non ero capace a dominare sotto le lenzuola, ma con quel ben di dio avrei potuto fare un'eccezione. Non avevo voglia di fare sesso con uno sconosciuto, ma, cazzo, ero a New York e si diceva che gli abitanti della Grande Mela fossero molto focosi. Saldai il conto e senza salutare uscii fuori dal lounge bar. Sull'uscio mi voltai un'ultima volta per incrociare di nuovo il sorriso sghembo del sexy barista. Una volta in strada fui preso a sberle dalla temperatura quasi rovente che si era abbattuta sulla città. Così calda, così umida che mi pareva quasi di essere in mezzo al deserto. Dalla tasca dei jeans tirai fuori una sigaretta. La posai sulle labbra e, prima di fumarla con foga, scattai una foto e la pubblicai sul mio feed.

#SerataANewYork #LaNotteègiovane.

Camminai per un paio di isolati perdendomi tra l'architettura dei palazzi, gli odori e i profumi di una città che non dormiva mai. Camminai a zonzo senza una meta precisa, fumando anche una seconda sigaretta e senza guardare il cellulare che vibrava con insistenza. Avevo bisogno di un attimo per stare da solo con me stesso e per ricaricare le batterie. Mi trovai, d'un tratto, a Times Square che a quell'ora della sera era un fiume in piena di gente. Mi accomodai su una panchina e chiamai un taxi. Nell'attesa sbirciai il mio profilo Instagram, non prima di aver caricato un'altra foto. E come avevo previsto trovai anche un mucchio di like da parte del mio stalker più assillante. D'istinto, aprii la chat privata e scrissi un breve messaggio.

T. Mann: Cosa cazzo vuoi da me? Chi sei?

Ci ero andato giù pesante ma, se anche avessi perso un follower, ne avevo altri 150mila a disposizione e non avrei di certo perso i vantaggi e i benefit di essere un influencer. Ero troppo curioso di sapere chi fosse quell'uomo che stravedeva per me, come se fossi un dio sceso in terra. Visualizzò subito il messaggio, ma non rispose. Aspettai ancora un po', poi feci scivolare il cellulare nella tasca del jeans e raggiunsi il taxi che, nel frattempo, era arrivato vicino la fermata della metro W.

Arrivai in albergo e senza salutare il concierge entrai subito in stanza. Mi sfilai le scarpe, il jeans, la maglietta e con soli i boxer indosso andai verso la stanza da letto. Caddi su di lui a peso morto. Restai immobile con il petto immerso tra quelle candide lenzuola, rimanendo a guardare le luci della città che avevo di fronte. La vetrata e il decimo piano dell'hotel mi regalavo uno scorcio magnifico di New York. Ero felice, ma al tempo stesso mi sentivo triste perché era in momenti come quelli che mi rendevo conto di una cosa: potevo avere anche tutti i soldi di questo mondo ma la felicità, quella vera, non si poteva comprare. Rimasi così per un lunghissimo minuto, poi andai a cercare i miei jeans e il cellulare. Di BluEyes87 non c'era traccia. Non aveva risposto al mio messaggio. Lasciai l'aggeggio in salone e andai in bagno per una doccia, e attesi senza enfasi l'arrivo del mio sexy barista. Forse, una sana scopata avrebbe potuto mettere a tacere per qualche ora il mio spirito inquieto.

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