I was Lily Evans

By ValentinaMontuschi

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È un giorno come tanti, nella lontana estate del 1971, quando l'undicenne Lily Evans vede comparire nel salot... More

Premessa
01 - Una strana visita
02 - Di lettere d'ammissione...
03 - ... e bacchette magiche
04 - La lettera di Petunia
05 - In partenza
06 - In viaggio verso Hogwarts
07 - La Cerimonia dello Smistamento
08 - Grifondoro
09 - Lezioni e Pregiudizi
10 - Pozioni e Soluzioni
11 - Amicizie scomode
12 - Pivellus
13 - Lezioni di volo
14 - Il Quidditch
15 - Profumo di vaniglia e novità
16 - Hogsmeade
17 - Pozioni e pettegolezzi
18 - I Prefetti
19 - Di Ombre...
20 - ... E Inviti
21 - Sirius
22 - L'Incidente di Mary
24 - Sirius
25 - Vittorie e Sconfitte [pt.1]
26 - Vittorie e Sconfitte [pt.2]
27 - Fratture
28 - La Minaccia della Serpe
29 - In Riva al Lago Nero
30 - In Riva al Lago Nero
31 - Un Perdono Negato...
32 - ... e Tazze di Tè Inaspettate
33 - Una Nuova Amicizia
34 - Posta Via Gufo
35 - La Strana Assenza di Severus
36 - La Strillettera
37 - Vendette
38 - Il Lumaclub
39 - Deviazioni

23 - Amicizie Pericolose

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By ValentinaMontuschi

Hogwarts. Aprile, 1976.

Il giorno seguente mi sveglio al levar del sole, benché non siano ancora previste le lezioni per via delle vacanze di Pasqua.

Le mie compagne continuano a dormire profondamente, raggomitolate sotto le coperte, al di là delle spesse tende di velluto rosso dei loro letti a baldacchino.

Mi preparo svelta, attenta a non produrre nessun rumore che possa rischiare di svegliarle.

Prima di sgattaiolare fuori dal dormitorio, mi avvicino alla postazione di Mary. Scosto leggermente un lembo di stoffa e getto un'occhiata attraverso il sottile pertugio nella tenda, per controllare le condizioni della mia amica. Il suo respiro è lieve e regolare, segno di un sonno tranquillo, senza incubi.

Il mio sguardo indagatore scivola rapido sulla figura dormiente di Mary fino a soffermarsi, per qualche secondo, sulla pelle esposta del suo braccio destro, libero dalle lenzuola e dalla coperta color cremisi.

L'immondo insulto che imbrattava l'epidermide altrimenti candida e pulita dell'avambraccio pare essere definitivamente scomparso. Come sempre, le cure sapienti di Madame Pomfrey si sono dimostrate impeccabili. La nostra amata infermiera è stata di parola; di quegli orrendi tagli non è rimasta nemmeno l'ombra di una cicatrice. La pelle risulta bianca e liscia, come se nulla fosse mai capitato.

Mi concedo un breve sospiro di sollievo, rimpiazzato, tuttavia, da un' immediata, quanto impellente, determinazione. Rapidamente, richiudo la tenda e mi avvio fuori dalla stanza. Perché, per quanto ogni traccia fisica di quel gesto ignobile perpetrato da Mulciber sembri ormai apparentemente svanita, in realtà qualcosa di assai grave è successo. Qualcosa di imperdonabile, su cui non sono minimamente capace di sorvolare.

Oltrepasso in tutta fretta il ritratto della Signora Grassa, la quale ancora ronfa beata all'interno della sua sontuosa cornice, e scendo giù per le scale di gran carriera.

Una quieta atmosfera sonnacchiosa domina il castello. A parte me, nessun altro si aggira per le rampe di scale e per i corridoi, che risultano deserti. Incurante di essere probabilmente l'unica persona sveglia nella scuola, procedo dritta per la mia strada, sfilando davanti a una serie di ritratti addormentati, il cui rumoroso russare mi accompagna durante il tragitto.

Raggiungo l'ampia Sala d'Ingresso e qui, invece di voltare in direzione della Sala Grande, mi dirigo verso la grande porta di quercia. Benché il mio stomaco stia accennando qualche gorgoglio di protesta, in vista di una fame ormai imminente, lo ignoro; non ho tempo di fermarmi a fare colazione, una questione ben più urgente mi attende.

Superato il portone, mi ritrovo all'esterno dell'edificio. Rabbrividisco all'aria pungente del mattino. Mi stringo nel mantello e mi incammino, puntando alle sponde del Lago Nero.

Nel vasto parco di Hogwarts non si vede anima viva. Attorno a me regna un silenzio denso, interrotto soltanto da pochi suoni naturali, come il cinguettio di qualche uccellino mattiniero, o il flebile fruscio dell'erba e delle foglie, accarezzate dalla brezza mattutina.

Il sole albeggia all'orizzonte, i suoi raggi squarciano l'oscurità residua della notte con rivoli di luce dorata. Piccoli coriandoli luminosi vibrano sulla piatta superficie dell'acqua, donando al paesaggio che mi circonda un'aura di ancestrale misticismo.

Mi fermerei volentieri ad ammirare il meraviglioso scenario che la natura mi sta offrendo in questo momento, se non fossi tanto concentrata sulla mia personale esigenza di sistemare un paio di cosette con una persona di mia conoscenza.

Mi dirigo verso una macchia di cespugli vicino al lago, il luogo preferito di Severus, dove si rifugia spesso a leggere indisturbato. O, per meglio dire, di nascosto. In effetti, è da tempo che sospetto che i libri che Severus legge tanto avidamente trattino argomenti inadatti, pericolosi. Oscuri.

Neanche a metà strada, sono costretta a mettere da parte le mie personali congetture sulla nuova misteriosa passione del mio amico, e arresto di colpo il passo, scorgendo la sagoma scura di Severus venirmi incontro.

«Sev» esordisco, con un tono brusco, quasi combattivo.

Severus, preso alla sprovvista, sussulta. L'ombra di un sorriso gli attraversa il volto non appena si accorge che sono io ad averlo chiamato; eppure, non riesce a dissimulare una vaga colpevolezza nell'espressione.

«Stavi leggendo uno dei tuoi libri strani, non è vero?» lo interrogo autoritaria.

«Di quali libri parli?» ribatte Severus nervoso, facendo il finto tonto. Nel frattempo continua a camminare, le mani strette alla tracolla della borsa.

Per nulla intenzionata a lasciar perdere, lo affianco, passeggiando insieme a lui nel parco della scuola.

«Quelli che leggi sempre di nascosto... Chissà quante cose interessanti ci trovi insieme ai tuoi due simpaticissimi amici!» lo rimbecco caustica.

Severus coglie all'istante il velato sarcasmo che mi intride la voce, e mi scocca un'occhiata obliqua, al di sopra della spalla.

«Lo so che i miei compagni non ti vanno a genio».

«No, infatti» replico io secca.

Il mio amico si lascia sfuggire un sospiro infastidito.

«Li giudichi male solo perché sono dei Serpeverde, ma tu non li conosci!».

«Li conosco abbastanza per dirti che dovresti stare lontano da loro. Hanno un pessimo ascendente su di te!»

«Sono le prime persone nella mia Casa ad apprezzarmi per quello che sono» protesta Severus.

«Ti sbagli! Ti stanno solo usando perché sai tante cose e, per questo, gli sei utile».

«Pensi veramente che io possa permettere a qualcuno di usarmi?» sbotta lui, oltraggiato. «Non immaginavo avessi un'opinione tanto bassa di me! Credevo fossimo amici! Credevo di essere il tuo migliore amico!»

«Lo siamo, Sev» dico, sforzandomi di apparire più calma e conciliante. «Ma non mi piace la gente con cui vai in giro! Scusa, ma detesto Avery e Mulciber! Mulciber! Che cosa ci trovi in lui, Sev? Fa venire i brividi! Lo sai cos'ha cercato di fare a Mary Mcdonald l'altro giorno?».

Nel mentre che discutiamo, raggiungiamo le alte mura in pietra del castello. Stanca di camminare, mi appoggio a una colonna e mi giro, in modo da guardare Severus bene in faccia. Sul suo volto affilato e giallastro vedo comparire una malcelata espressione colpevole, assai simile a quella di un bambino colto in flagrante durante una marachella.

«Non era niente» mormora, stringendosi nelle spalle. «Era solo uno scherzo...»

«Era Magia Oscura, e se pensi che sia uno scherzo...» obietto con voce dura, ma Severus mi interrompe.

«E quello che fanno Potter e i suoi amichetti? Perché non vai anche da loro a fare la predica?»

Le sue guance sono diventate improvvisamente paonazze, gli occhi neri brillano di rabbia.

«Che cosa c'entra Potter, adesso?»

«Lui e la sua banda... Anche loro si divertono un mondo a fare brutti scherzi alla gente!»

«Ma non usano Magia Oscura» ribatto inflessibile.

«Ah sì? Eppure escono di nascosto, di notte. Quel Lupin, per esempio... ha qualcosa di strano. Dov'è che va sempre?»

«È malato, Sev. Dicono che è malato...»

«Tutti i mesi con la luna piena?» domanda il mio amico, con tono allusivo.

«Conosco la tua teoria» rispondo io gelida.

È dall'anno scorso che Severus si è convinto del fatto che Remus Lupin sia in realtà un lupo mannaro e che Potter, i suoi amici, e persino Silente, lo stiano coprendo. Ma, in questo momento, comincio a credere che voglia utilizzare l'argomento solo per sviare l'attenzione dalla questione di Mulciber e del suo ignobile scherzetto ai danni di Mary.

«Ma perché sei così fissato con loro? Che t'importa dove vanno di notte? Stai diventando paranoico con questa storia di Lupin e della sua presunta licantropia!»

Il volto di Severus si contrae in una smorfia.

«Paranoico? Paranoico?» farfuglia irato,
«Tu non... io non ti permetto di...»

«Permettere? A me?» sibilo, scrutandolo con gli occhi ridotti a fessure. Severus abbassa lo sguardo, facendo subito marcia indietro.

«Non volevo dire... è solo che... voglio solo farti capire che non sono meravigliosi come tutti pensano».

«Io non penso affatto che siano meravigliosi» scandisco con voce fredda.

«Be', non voglio che ti prendano in giro... Tu gli piaci, tu piaci a James Potter!» continua Severus, con evidente difficoltà. Le parole gli escono di bocca ingarbugliate, incoerenti. «E lui non è... tutti pensano... il Grande Campione di Quidditch... ».

«So benissimo che James Potter è un arrogante» lo interrompo con asprezza, «Non ho certo bisogno che me lo dica tu. Ma il modo di divertirsi di Mulciber e di Avery è ben diverso. È malvagio, Sev. Malvagio. Davvero non capisco come fai ad essere loro amico».

Nonostante non avvenga nessuna variazione nel mio tono ed io continui a rivolgermi a lui con cipiglio serio e pieno di disappunto, Severus appare di colpo rincuorato; il suo volto si distende, le rabbia che gli si è accesa poco fa sulle guance scema veloce, svanendo dalla sua pelle.

«Mi dispiace per la tua amica...» pronuncia sottovoce, gli occhi neri velati da una lieve ombra di rammarico.

Eppure, per quanto io cerchi di convincermi della sua sincerità, percepisco una nota stridente nelle parole pronunciate da Severus. Avverto chiaramente il suo distacco, come se non gliene importasse poi granché di ciò che ha subito Mary.

«Come sta?» insiste con cautela, forse più preoccupato per il mio stato d'animo infuriato piuttosto che per le condizioni di salute della mia compagna.

«Bene» taglio corto, secca. «La parola con cui Mulciber ha tentato di marchiarla - il suo semplice scherzo, come lo definisci tu - fortunatamente è svanita del tutto, non ha lasciato tracce sulla pelle».

Severus annuisce, mostrando un sollievo che mi pare forzato. Un'altra ondata di rabbia mi investe, insieme al dubbio che, in fondo, il mio amico fosse in realtà d'accordo con il crudele tiro mancino ideato da Mulciber, e che lo abbia trovato persino divertente.

Taccio ancora, squadrando Severus con un rimprovero che non riesco a dissimulare. Lui, di rimando, inizia a manifestare qualche segno di disagio; abbassa gli occhi, incapace di sostenere il mio sguardo.

«Ora devo andare, Lily. Io... ehm... ho da fare» mugugna evasivo.

«Certo» replico con voce gelida.

Severus continua a non guardarmi in faccia, d'un tratto profondamente interessato alla punta della sua scarpa sinistra. Non mi ci vuole molto per intendere che il suo misterioso impegno riguarda proprio Mulciber e Avery.

Dopo un paio di nervosi istanti, Severus trova finalmente il coraggio di sollevare lo sguardo, lanciandomi un'occhiata furtiva e ansiosa.

«Ci si vede in giro» mi saluta, abbozzando un sorriso impacciato. Un sorriso che mi è impossibile restituirgli.

Resto ferma, con la schiena appoggiata alla dura pietra della colonna dietro di me, mentre osservo la figura smilza e scura di Severus allontanarsi a passi svelti lungo il sentiero che conduce all'ingresso del castello.

Dentro di me ancora imperversano rabbia e frustrazione, intrise a loro volta di tristezza, la quale si acuisce nel momento esatto in cui vedo Severus scomparire in lontananza.

Un brutto presentimento s'impossessa dei miei pensieri; come se un muro oscuro, invalicabile si fosse irrimediabilmente frapposto fra il mio mondo e quello del mio migliore amico.


Nota dell'Autrice:

Gran parte del dialogo tra Lily e Severus è stato preso dal libro "Harry Potter e I Doni della Morte", sempre dal capitolo dove vengono descritti i ricordi di Piton su Lily.

Mi sono presa la libertà di aggiungere delle cose e toglierne delle altre per motivi di trama. Spero non vi dia fastidio.

Buona lettura ❤️
Valentina

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Fanfiction holdarah