I Flagelli: Tradimento

De isabel-giacomelli

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Secondo libro della saga "I Flagelli" Volume 2: "I Flagelli: Tradimento" ~"Non farò niente che la induca a i... Mais

Copyright
Prologo
L'incontro
L'albero rosa
La tribù elfica
Lo specchio magico
Preoccupazione
Rifel'a
I semi
Il perfido re
La scelta
Fuoco
Nascosto nel fienile
Dalila
Cuore confuso
Il nobile ribelle
L'errore del cuore
Scuse forzate
I segreti della Foresta
Dekig
La serata più bella
Pelle macchiata
Il morbillo
I Cacciatori misteriosi
La riunione
La frattura
Il dolore della separazione
Lo Spettro Bianco
Nemici misteriosi
"Le sette Colombe e le sette Mele"
Scoppia la battaglia
Al salvataggio (Parte 1)
Al salvataggio (Parte 2)
Il Gioiello
Tradimento
La forza dell'Ira (Parte 2)
A casa
Epilogo
Quiz - A quale territorio di Egaelith appartieni?
Terzo libro pubblicato!

La forza dell'Ira (Parte 1)

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De isabel-giacomelli

Contando tutte le differenti frecce nella faretra, riconoscibili dai diversi segni sul legno, Yan poté ritenersi pronto alla battaglia.

Al suo fianco, James aveva la benda alla fronte, pronto a calarla sugli occhi non appena si fossero trovati a combattere. La cintura di Owen era carica delle sue fiale, non solo sonnifere, ma anche velenose e acide, oltre a fiasche d'idromele che avrebbero aiutato col fuoco. Xerxes aveva già il coltello alla mano sinistra e all'altra il pugnale, la cui lama era avvolta da un panno. Il suo sguardo infuocato bramava vendetta.

Passarono di fianco all'albero che era Vow'a e, senza degnarlo di uno sguardo, raggiunsero il sentiero che conduceva al boschetto dell'albero rosa, dove riuscirono svelti a trovare il passaggio segreto di cui non si erano mai accorti, nascosto da un grosso masso che smossero con difficoltà anche unendo le forze.

Imboccarono il cunicolo sino a calare nel buio più profondo, con James che li guidava sfruttando gli altri sensi.

Non occorse molto prima che Yan arrivasse a riconoscere il chiacchiericcio che rimbombava dalle caverne degli elfi fino a loro.

Sentì stringersi lo stomaco per la paura e il dolore. Aveva considerato quella tribù loro amica, si era divertito a trascorrere il tempo con loro, invece Yeru'a e i suoi compari avevano sempre e solo avuto l'intenzione di sfruttare i sei ragazzi.

«Yan, Owen» sentirono chiamarsi da Xerxes, il cui tono suonava freddo come l'oscurità in cui si nascondevano. «Mettiamo da parte i sentimenti, va bene?»

Yan annuì, mentre alle sue spalle Owen farfugliava un cupo assenso.

Non appena cominciarono a scorgere la tenue luce azzurra provocata dal ghiaccio incantato, lasciarono passar avanti il giovane guaritore.

Nello sporgersi a sbirciare, scorsero una grotta gremita di una decina di elfi: era l'antro in cui l'erborista offriva le sue spezie e le sue pozioni, tra cui anche i semi che dovevano aver già somministrato a Skye e Nathan per far avere loro una prole numerosa.

Come se lei fosse una cagna che doveva mettere al mondo almeno una decina di cuccioli alla volta...

Owen prese un respiro profondo. «Ci siamo...»

«Se ti senti svenire, dillo subito» lo chiamò James.

«Sto bene... N-non lascerò Nathan e Skye. Resisterò fino alla fine, promesso. Sei pronto, Yan?»

Questi annuì. La freccia che aveva preparato presentava tre firethorn incastrate insieme da un'aggiunta metallica, un'idea che Xerxes aveva avuto per prevenzione dopo la battaglia ad Hanover.

Gli occhi di Owen brillarono spaventati e inquietati nella sua direzione, prima che lanciasse una fiaschetta alle spalle degli elfi riuniti attorno all'erborista.

Appena il cristallo si frantumò e l'idromele macchiò i presenti, Yan scoccò prima una, poi due frecce uguali, poi tre, così da riuscire a colpire più elfi e il pavimento.

Le fiamme avvamparono all'istante, avvolgendo la metà dei presenti.

I cinque rimasti illesi erano sconvolti, terrificati dal loro elemento antagonista.

Allora Yan prese un'altra boccetta da Owen e mosse forte il braccio per colpire anche loro, prima di sparare un'ennesima freccia.

Percepì la temperatura delle fiamme riscaldare orribilmente la caverna e vide illuminarsi il cunicolo in cui si trovava.

Lui e James si gettarono nell'inferno, evitando abilmente i corpi elfici che si contorcevano a terra in preda a grida agonizzanti. Le spire, avide e affamate, languivano le loro membra con spietate carezze.

Non appena anche Xerxes e Owen furono scesi, i quattro superarono svelti il fuoco per lanciarsi nelle grotte successive.

Il corridoio principale era pinguo di elfi che correvano nella loro direzione. Non appena vennero individuati, i ragazzi si trovarono assediati.

Yan riconobbe al tatto i doppi segni di una freccia che si affrettò a incoccare. Colpì alla spalla un elfo gettatosi verso di loro, e lo guardò accasciarsi a terra e urlare a causa delle firethorn che gli bruciavano il sangue.

Xerxes aveva intanto lasciato che Owen versasse l'idromele sul panno del suo pugnale. Quando Yan lo toccò con una freccia di firethorn, l'arma prese fuoco.

Il principe non attese oltre per fendere e trafiggere gli elfi che lo aggredivano, sfruttando soprattutto il suo trucchetto di accucciarsi per colpire gambe e piedi.

James passò accanto a Yan e, scambiato un cenno con lui, scattò lungo il corridoio, con l'altro che lo sosteneva sparando frecce – che fossero normali, di firethorn o avvelenate – verso gli elfi pronti a rispondere. Quando il suo amico si ritrovò a rotolare contro un paio di loro, Yan seguitò a tenere alla larga tutti gli avversari che accorrevano per sostenere i compagni aggrediti.

Erano molto veloci.

Se non fossero rimasti ammassati, non sarebbe riuscito a centrarli. Dopotutto, ogni volta che Yan prendeva sott'occhio uno di loro, finiva per colpire lo sventurato che gli correva dietro.

Per ogni elfo che riusciva a superare le frecce, Xerxes accorreva per colpirlo col pugnale infuocato.

Intanto Owen si occupava di quelli che giungevano alle spalle: tirava fialette d'idromele e vi gettava a sua volta le firethorn che teneva in una delle tasche della cintura. Le colonne di fiamme che s'innalzavano erano abbastanza per sottomettere gli elfi, considerata anche la calura in un ambiente tanto chiuso.

Certo il fumo non giovava neanche ai quattro ragazzi, ma il suo effetto risultava molto più rapido nei confronti dei nemici.

«Non possiamo continuare così per sempre!» gridò Xerxes, mentre Yan teneva il più distante possibile gli avversari rimasti. «Dobbiamo trovare Nathan e Skye!»

«Gli elfi oltre le fiamme hanno cambiato direzione!» avvisò Owen. «Possiamo provare a proseguire!»

Xerxes chiamò a gran voce James, il quale tuttavia era ancora impegnato nella lotta contro una giovane elfa.

Lui riuscì ad atterrarla, ma quella agitò le mani sul suo petto e lo lanciò via tramite una folata di neve. Il ragazzo andò a sbattere contro il soffitto, per poi ricadere malamente a terra. Tentò di rialzarsi, ma l'avversaria lo aggredì alle spalle ed estrasse il suo coltello.

«JAMES!» urlò ancora Xerxes.

Yan scoccò una freccia velenosa contro un elfo in avvicinamento, ma non rimase a fissarlo mentre cominciava a contorcersi per il dolore.

Tornò a osservare il combattimento a cui era sottoposto il suo amico.

Vide James muoversi repentino per balzare sulle ginocchia e ricadere di schiena, schiacciando così l'elfa sotto di sé. Si divincolò poi fino ad afferrarle il polso che reggeva il coltello e allungò il collo per morderle le dita affinché lasciasse la presa.

Lei urlò dal dolore e gli artigliò la camicia. Da quel punto, Yan scorse la brina cominciare a stratificarsi sul corpo dell'amico, il quale s'irrigidì stringendo i denti.

Ciononostante riuscì ad allungare un'altra volta il collo e a girarsi fino ad affondarle i denti aguzzi nel collo, facendo schizzare sangue verde.

Yan azzardò un sospiro di sollievo, ma fu allora che vide Xerxes cadere accanto a lui.

Un elfo gli aveva sferrato uno schiaffo incrostato di ghiaccio che gli aveva spappolato la mandibola e fatto saltare via un dente.

Yan afferrò il pugnale infuocato caduto ai suoi piedi. Frapposto tra l'amico e l'avversario, agitò la lama ma sfruttó alla fine una freccia per conficcarla in uno dei polmoni dell'elfo, il quale rilasciò un urlo umido di liquido verde, prima di cadere di lato.

Xerxes sputò il suo stesso sangue, tremando mentre si strusciava la parte di volto arrossata. Almeno riuscì a rialzarsi.

Non appena vennero raggiunti da James, i quattro ragazzi corsero verso le fiamme provocate da Owen, lungo cui gli elfi che li inseguivano non osarono avventurarsi.

Lì era pieno di fumo, tanto denso e opprimente che Yan non riuscì a vedere sia a causa della cenere che delle lacrime. Sentì la gola ardere come se lo avessero costretto a ingoiare braci...

«Ne sento arrivare altri... davanti a noi!» tossì James.

Tra boccheggi preoccupanti, Owen lanciò una nuova fialetta d'alcol e Yan incendiò le pozze per terra, per poi fuggire verso una galleria alla loro destra.

Vicino al pavimento il fumo non era ancora arrivato, vi era solo qualche nuvoletta al momento attaccata al soffitto.

Yan sputò un denso grumo di catarro per liberarsi la trachea dalle spore di sporco, poi sferrò forti pacche a Owen per aiutare anche lui a schiarirsi la gola, la tosse sempre più grassa. Anche Xerxes e James erano in preda agli ansimi, ma sembravano potersela cavare.

Giunti in una nuova grotta, si fermarono a riprendere fiato.

Yan però individuò all'istante gli elfi bambini, stretti l'uno all'altro in un angolino.

Nel vederli, piccoli, indifesi e tanto spaventati, tornò a sentirsi stringere il cuore. Aveva giocato con quegli elfetti, si era preso cura di loro e lo avevano considerato un compagno di divertimenti, gli avevano voluto bene.

Adesso invece lo fissavano con terrore, come se lui fosse il Demonio risalito in superficie per rapirli e divorarli...

Ufi'lo, uno dei bambini più temerari, si alzò e si fece avanti impugnando un innocuo bastone. «S-s-siamo pr-pronti a c-c-combattere...» balbettò, con le lacrime nei dolci occhi obliqui.

Yan si passò una mano tra i capelli appiccicosi.

Lui e gli altri ne avevano parlato, avevano valutato quella possibilità, anzi avrebbero cercato loro stessi i piccoli per evitare che si facessero male, ma trovarvisi faccia a faccia era comunque difficile.

«Non vogliamo uccidervi...» sussurrò Yan, afflitto.

«Non posciamo comunque lasciarvi liberi» biascicò Xerxes, costretto ad articolare male le parole per colpa della guancia gonfia.

Yan annuì lentamente, quasi senza volerlo.

Quegli elfi al momento bambini un giorno sarebbero diventati grandi e avrebbero bramato vendetta contro i "bestia" che avevano distrutto la loro casa.

Yan, al posto loro, si sarebbe sentito allo stesso modo, soprattutto se ignorante dell'infamia da parte degli adulti che lo avevano cresciuto.

Xerxes si fece avanti. «Vi pordiamo all'aperdo, e una volda fuori dovrede drasformarvi in alberi.»

«Xer...» lo chiamò Owen. «Sei sicuro?»

«Non moriranno. Non sciarà come escere elfi, ma è comunque una nuova vida.»

Gli elfetti si guardarono tra loro, in una confusione che avrebbe anche potuto farli cadere nella follia.

«N-non ci ucciderete, allora?» balbettò Ley'na.

«Non facciamo del male a chi è indifeso» sibilò James.

Mentre lui e Xerxes facevano disporre i piccoli in fila, Yan indietreggiò per parlare con Owen, il quale appariva ancora incerto. «Per gli elfi non c'è niente di male nel trasformarsi in alberi. È appunto una seconda vita, un modo per non morire. Lo accettano senza alcun ripensamento, anzi ne sono contenti.»

«E Vow'a?»

«Vow'a lo faceva per un motivo codardo. Lui stesso non avrebbe voluto, e questa non è neanche una cosa da elfi, a dirla tutta.»

Yan osservò i bambini piangenti che evitavano i loro sguardi. Ebbe quasi l'impulso d'inginocchiarsi per stringerli tra le sue braccia.

Ma a cosa sarebbe servito?

Adesso loro lo odiavano, non avrebbero mai accettato che li toccasse.

Ai loro occhi, lui era il cattivo...

Guardò Ley'na e Uty'na, una volta convinte che lui non avrebbe mai fatto loro del male, che fosse un umano diverso rispetto a quelli di cui avevano sentito malamente parlare.

Tutte frottole che le loro menti fanciullesche erano state costrette ad assorbire...

Sconvolti, i piccoli si allinearono dietro a Xerxes e cominciarono a seguirlo lungo il corridoio per il momento povero di fumo.

Fu la galleria principale il problema. Yan si rese conto di quanto fosse sconveniente tenervi i bambini.

Ordinò loro di accucciarsi affinché non inalassero troppa aria cattiva, ma i loro volti verdi stavano già assumendo una brutta tonalità di grigio.

Senza fine al peggio, arrivarono gli elfi adulti, già pronti a intercettarli.

Yan si affrettò a incoccare una freccia di firethorn come minaccia, ma Xerxes gli fece cenno di aspettare e prese parola: «I vosdri bambini sdanno bene!»

Un'elfa caracollò in avanti. Yan la riconobbe per il neo bianco sulla guancia sinistra, lo stesso che marchiava il volto di Rifel'a.

Si trattava di sua madre, Wu'a, la compagna di Yeru'a.

Pur con le braccia scottate e gli occhi gonfi d'asfissia, appariva temeraria e arrogante anche con la voce arrochita: «Avete intenzione di barattarli per i vostri compagni?»

«No. Noi sci riprenderemo i nosdri amici. Voi invece prendede i vosdri figli, uscide nella radura più vicina e vi drasformade in alberi.»

Il brusio che riecheggiò fu tanto potente da riuscire a vincere il tossire e lo scoppiettio delle fiamme.

«Come pensate di poterci costringere?» sibilò Wu'a. «Siete solo quattro giovani umani senza poteri.»

Owen si fece avanti, a tenere la fiala d'idromele sospesa.

Xerxes si girò a guardare James. «Riporda i bambini nel dunnel qui vicino. Vai

James soffiò in disaccordo, ma fece comunque come gli veniva detto.

Quando i piccoli si furono allontanati, Owen parlò ad alta voce: «Giuro che vi faccio saltare in aria. Risparmiamo i vostri figli, ma vivranno senza genitori al loro fianco. È questo che volete?»

Anche nella nebbia oscura, Yan scorse i volti emaciati degli elfi farsi impensieriti, tanto che quasi provò pietà per loro, pronto a risparmiarli e appena dimentico della loro crudeltà.

Ciononostante, forse per superbia o forse per disperazione, i nemici si scambiarono occhiate complici, frattanto che cominciavano ad agitare le mani per preparare gli incantesimi.

Allora non ci furono esitazioni.

Owen gettò la boccetta verso di loro e Yan scoccò.

Ripeterono l'azione prima che i superstiti potessero allontanarsi.

Qualcuno sicuramente sopravvisse, ma non avrebbero superato la barriera di fuoco. Da quella parte non c'erano vie d'uscita, sarebbero presto stati ingurgitati dalle fiamme, sempre che non fossero prima morti di asfissia.

Almeno i bambini non dovettero assistere ai corpi dei loro genitori che venivano bruciati.

Yan raccolse Owen – il quale si stava trattenendo con tutte le sue forze per non svenire – e seguì Xerxes lungo il tunnel.

Dalla caverna-asilo rifecero la strada al contrario, finché non ritrovarono James e i bambini, i quali fortunatamente non si erano ribellati e rimanevano accucciati l'uno accanto all'altro.

Una di loro sembrava star parlando con James: «...la mia mamma? Perché ci fate questo? Vi credevamo nostri amici...»

«Noi lo credevamo di voi» mormorò il ragazzo, senza alcuna sfumatura di minaccia, ma semplicemente con amara delusione. «Eppure la vostra tribù ha rapito Skye e Nathan.»

I piccoli sussultarono e Ufi'lo scosse la testa. «Stai mentendo! La nostra famiglia non lo farebbe mai!»

James preferì ignorarlo e, nel vedere tornare i compagni, batté le mani per spronare i bambini a rialzarsi.

Ritrovandosi là dove le fiamme erano più basse e il fumo meno pesante, incontrarono un'altra decina di elfi, più giovani rispetto a quelli affrontati poc'anzi.

Tra questi vi era Rifel'a. Le sue mani stringevano lo specchio magico su cui s'intravedevano i quattro intrusi.

Nel sollevare la testa, i suoi occhi azzurri incrociarono all'istante quelli di Yan, il quale corrugò la fronte nell'astio più assoluto.

«Yan...» ansimò Rifel'a, lo sguardo adesso spostato là dove i suoi compagni di tribù stavano venendo arsi dalle fiamme. Tra loro c'era sua madre, ma chissà se aveva fatto in tempo a vederla nello specchio. «Che cosa state facendo?»

Yan affidò Owen agli altri e si allontanò  per marciare verso colui che una volta aveva creduto un suo amico fedele. «Tu osi chiedere a me cosa stiamo facendo? Tu, che mi hai tradito, Rifel'a?»

Il giovane elfo indietreggiò al suo sguardo d'odio, ma assunse comunque un tono difensivo: «Stavo soltanto seguendo gli ordini di mio padre».

«Tu mi hai imbrogliato! Hai rapito i miei amici, vuoi usare Skye come se lei non contasse nulla!»

«Yan, l'amicizia che provo per te è reale...»

Yan estrasse il pugnale e usò la lama per sfiorare il petto di Rifel'a, ignorando gli altri elfi presenti che lo minacciavano con le loro frecce. La soddisfazione nel vedere il suo avversario sofferente e piegato in avanti per la ferita fu tale da fargli provare piacevole il ribollire del sangue. «Tutto ciò che mi hai detto era una bugia» ansimò spietato. «Scommetto che eri persino felice che io incontrassi Dalila: speravi che la portassi qui, così avrei potuto avere figli con lei. Dopotutto Dalila è una "debole", sai che non c'è troppa differenza con un "bestia". Ecco perché insistevate così tanto perché io la incontrassi.»

«Rifel'a!» lo chiamò uno degli altri elfi, prima di urlare qualcos'altro nella loro lingua.

«Non lo fate!» rispose invece Rifel'a così che anche Yan e gli altri potessero capire. Strizzò le palpebre, e per un attimo il suo volto parve tanto simile a quello penoso di suo fratello maggiore. «Vow'a aveva cominciato a nutrire dei dubbi sul piano, si era affezionato a voi. Mi ero ripromesso di non commettere lo stesso errore, ma ho fallito anche io. Tengo a te, Yan!»

«DUNQUE PERCHÉ HAI RAPITO I MIEI AMICI?»

«PERCHÉ LO HA ORDINATO MIO PADRE, IL CAPO TRIBÙ! NON POSSO TRADIRE I MIEI COMPAGNI! DOVEVO COMPIERE UNA SCELTA, COME HAI FATTO TU!»

«I tuoi compagni sono morti» sibilò Yan, allontanadosi senza abbassare il pugnale. «I bambini stanno bene, ma dovranno trasformarsi in alberi, come ha fatto tuo fratello.»

Rifel'a sussultò.

«Non siete altro che mostri» soffiò un'elfa. «Non solo voi "bestia", ma tutti gli esseri umani.»

Yan la guardò di sbieco. «Come il Paladino che credete tanto malvagio perché così vi hanno raccontato?»

«Di cosa stai parlando?» ansimò Rifel'a.

«La storia che vi è stata inculcata da tuo padre è una bugia, Rifel'a! Le cose non sono davvero andate così! L'umano Prescelto non ha mai tradito gli elfi dopo aver concesso loro la libertà! E sono stati gli elfi a cominciare la guerra, proprio come al presente!»

Rifel'a strabuzzò sempre più gli occhi. Che credesse o meno a quelle ultime parole, il solo dubbio di aver vissuto in una menzogna gli faceva male.

«E tu vorresti proteggere gli esseri umani?» ansimò poi. «Loro, che ti detestano e ti desiderano morto!»

Yan strinse i denti. «Io sto pensando alla mia famiglia. Voglio vivere in pace insieme a loro! Tu e i tuoi amici avete intenzione di lasciare questi bambini da soli?»

«No, ma...»

«Dunque accompagnateli. Usciamo, e vi osserveremo mentre vi trasformate. Almeno non potrete più essere una minaccia per noi.»

Rifel'a gli gettò una spruzzata di brina sul viso e urlò qualcosa in elfico.

Yan venne attraversato da un gelido dolore, ma nell'accucciarsi mosse il braccio per conficcarlo nel ginocchio dell'elfo. Sebbene questi fosse balzato rapidamente, Yan estrasse una firethorn e gliela piantò vicino all'osso sacro.

Rifel'a scoppiò in un grido d'angoscia mentre cadeva a contorcersi.

Privo di sostegno, lo specchio toccò terra tanto violentemente che andò in frantumi.

Attorno a loro, gli amici di Yan stavano fronteggiando gli altri elfi.

James ne atterrò uno con una ginocchiata alla schiena e un'altra con una gomitata al fianco, ma Xerxes ne fece fuori soltanto una prima di venire sopraffatto, mentre Owen non aveva neanche avuto il tempo di reagire.

James avvolse le braccia attorno alla testa di uno dei suoi ostaggi. «Lasciateli andare o gli rompo il collo!»

Gli elfi ancora in piedi lo guardarono sgomenti, allora Xerxes ne approfittò per strusciare il pugnale infuocato sul braccio di uno, per poi voltarsi e trafiggere la caviglia di un'elfa che bloccava Owen.

Intanto Yan premeva lo stivale sulla guancia di Rifel'a, il quale non smetteva di agitarsi e battere i pugni. «UCCIDIMI! TUTTO IL MIO CORPO BRUCIA!»

«Non ho intenzione di ucciderti!»

«PERCHÉ NO?»

«Perché io non sono come te.»

                                  *

Ho diviso il capitolo in due parti, altrimenti veniva troppo lungo.
Che cosa ne pensate di questo assalto alle caverne degli elfi?
Cosa ne pensate del comportamento dei protagonisti?
Credete che riusciranno a salvare Nathan e Skye?

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