I Flagelli: Tradimento

By isabel-giacomelli

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Secondo libro della saga "I Flagelli" Volume 2: "I Flagelli: Tradimento" ~"Non farò niente che la induca a i... More

Copyright
Prologo
L'incontro
L'albero rosa
La tribù elfica
Lo specchio magico
Preoccupazione
Rifel'a
I semi
Il perfido re
La scelta
Fuoco
Nascosto nel fienile
Dalila
Cuore confuso
Il nobile ribelle
L'errore del cuore
Scuse forzate
I segreti della Foresta
Dekig
La serata più bella
Pelle macchiata
Il morbillo
I Cacciatori misteriosi
La frattura
Il dolore della separazione
Lo Spettro Bianco
Nemici misteriosi
"Le sette Colombe e le sette Mele"
Scoppia la battaglia
Al salvataggio (Parte 1)
Al salvataggio (Parte 2)
Il Gioiello
Tradimento
La forza dell'Ira (Parte 1)
La forza dell'Ira (Parte 2)
A casa
Epilogo
Quiz - A quale territorio di Egaelith appartieni?
Terzo libro pubblicato!

La riunione

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By isabel-giacomelli

«Ho paura...»

Elijah batté sulla sua spalla. «Andrà bene, ne sono convinto. Non ho mai visto una donzella con uno sguardo tanto forte. Forse solo Bianca.»

Yan non riuscì a rispondere, tanto avvertiva l'impellente bisogno di vomitare.

Non faceva altro che tenere lo sguardo puntato sullo specchio su cui veniva mostrata Dalila, intanto che lui stringeva a sé il piccolo Huge. La ragazza aveva appena svoltato in direzione nord, come Elijah le aveva indicato.

Non impiegò molto prima di raggiungere la cerchia di Cacciatori Oscuri, tutti seduti in religioso silenzio, ad attendere.

All'unisono girarono le teste verso il loro apparente compare appena arrivato, ma non si prostrarono in alcun tipo di saluto a parola né a gesto. Rimasero muti, a osservare Dalila che si sedeva tra loro.

Nessuno ebbe reazioni negative. Ormai dovevano aver già percepito la quantità di magia nel sangue della giovane e nessuno stava protestando a riguardo.

Era ufficiale: il Cacciatore d'Ilashwia era stato un "debole", capace tuttavia di usare anche la magia nera.

Alla riunione erano presenti tre uomini e due donne, oltre a Dalila che stava interpretando un uomo. Erano tutti così brutti, con i volti butterati da lunghe cicatrici; i loro capelli erano tenuti calanti sulle spalle, sia per gli uomini che per le donne. Qualcuno portava una benda attorno al collo, ma nessuno sembrava intenzionato a volersi coprire il viso in quel misterioso ritrovo.

Yan si chiese se si conoscessero a vicenda o se la loro organizzazione avesse richiesto, fino a quel momento, la segretezza assoluta tra membri.

Huge lo guardò a occhi spalancati, quasi lui stesso avesse recepito l'anomalia dell'episodio e stesse domandando chiarimenti ai grandi. Non ricevendo soddisfazioni, volse nuovamente la testa rotonda per fissare incuriosito le immagini dello specchio.

Dopo pochi attimi di silenzio, un uomo dai capelli rossi striati di bianco sollevò la testa e cominciò a parlare la lingua secca della dittatura di Dochst: «Ben trovati, fratelli puri. Sono passati quattordici anni da che siamo stati scelti per assolvere la nostra missione, e finalmente eccoci qui, tutti riuniti per la terza volta. La Foresta di Hanover, il ducato di Bellspring, tutto il regno di Egaelith ha l'onore di ospitare questo evento!»

Si batté il pugno sul cuore, allora i suoi compagni imitarono il gesto.

Dalila si affrettò a fare altrettanto.

Una piccola donna dagli occhi a mandorla e la carnagione giallognola si sporse in avanti per parlare nella strana lingua dell'Est che Yan conosceva, sebbene dovette concentrarsi a fondo per tradurre: «Avrete notato l'assenza di uno di noi».

Tutti annuirono borbottando parole sconnesse.

Dalila fece lo stesso muovendo semplicemente le labbra.

L'uomo dai capelli rossi, col portamento rigido della sua provenienza, sibilò irritato: «Sì, il nostro fratello dello stesso regno di Egaelith non si è presentato. Che cosa significa? Eppure è stato lui a richiedere che l'incontro avvenisse qui».

«Può darsi che sia morto in seguito?» mugugnò una donna dalla pelle olivastra, l'unica tra loro i cui mali riuscivano a risaltare in maniera un po' più fascinosa sul viso più morbido. La sua era la lingua sciolta e cantilenante del Panses.

«Se davvero è così, significa che è stato ucciso dal suo Flagello...»

Tutti i Cacciatori si scambiarono occhiate cupe e inquietate, Dalila incrociò i loro sguardi più nella confusione che nella paura.

L'uomo dai capelli rossi chiuse gli occhi e fece una ruvida smorfia, ma prese la parola un suo compare dalla parlata veloce della penisola d'Ivetra: «Se è così, significa che tutti i Flagelli sono nati! Eppure non abbiamo ricevuto notizie da alcun Paese...»

«Forse il loro tester non si è ancora spento» borbottò la piccola donna. «Tuttavia, sappiamo bene che Kayne Cavendish è un sovrano molto introverso.»

«Introverso è dir poco» ringhiò l'uomo più grosso tra tutti, col volto molto barbuto e la spigolosa parlata di Ukera. «Può darsi che qui a Egaelith sia stato scovato il "bestia" ma che il re non abbia dato la notizia al resto del mondo.»

«Dunque cosa dovremmo fare? Tentare di estorcergli informazioni?»

«Non ci accontenterà mai...» sibilò la donna del Panses. «E rischiamo di divulgare il nostro segreto. Sapete bene che dobbiamo agire indisturbati, senza allertare Pure. Se tutti i Paesi venissero a conoscenza della nostra missione, si scatenerà il caos e noi non avremo più campo libero. Ciascuno vorrà fare la sua parte, dimostrarsi più forte, tentare di allearsi con noi trascinandoci così nei loro affari politici carichi solo di cupidigia... Non possiamo permetterlo, fratelli.»

«Tu hai ragione, sorella» mormorò l'uomo della dittatura di Dochst. «Tuttavia uno dei nostri manca all'appello, e il motivo è quello già citato: è stato ucciso dal suo Flagello. Costui è nato, sebbene non sappiamo quando. Ma cosa certa è che se è nato un Flagello, allora sono nati anche gli altri sei.»

«E il Flagello del nostro fratello caduto potrebbe essere in giro per il mondo?» mugugnò l'uomo d'Ivetra. «O sarà stato mandato sull'Isola della Purga?»

«Non esisterebbe la nostra unione se le Isole della Purga servissero. Sapete bene che con i Flagelli non avranno effetto, altrimenti noi sette insieme non abbiamo senso di esistere.»

«Peccato che siamo rimasti in sei, ormai» ringhiò la donna dell'Est.

«È presto per dirlo.»

Yan sussultò nell'udire la sua stessa lingua, ma soprattutto sentì gelarsi il cuore nel riconoscere quella voce.
Tutti i Cacciatori Oscuri si volsero lentamente verso gli alberi a sud, da cui si stava avvicinando un uomo con vesti simili alle loro: aveva la pelle appena abbronzata, ma sciupata, e gli occhi verdi chiaro identici a quelli di Yan.

Il ragazzo trattenne il fiato. Agghiacciato, fu costretto a sostenersi a Elijah. Huge riuscì almeno a sorreggersi alle sue ginocchia e a non sbattere la testa delicata.

"No... No, ti prego, qualsiasi cosa, ma non questo..."

Il settimo Cacciatore Oscuro, che gli altri avevano già spacciato per morto, era Tyler Mowbray.

Come per l'arrivo di Dalila, i presenti rimasero in silenzio, seguendo con lo sguardo il compare che andava a sedersi al posto rimasto vuoto nel cerchio, con la schiena premuta tranquillamente contro a una roccia.

«Sei in ritardo, fratello» lo accolse freddamente l'uomo dai capelli rossi.

Tyler Mowbray scrollò bellamente le spalle. «Chiedo venia, ma non potevo permettere che il re mi vedesse venire qui.»

«Ti credevamo morto.»

«E invece sono vivo e vegeto» rispose quello con dichiarata strafottenza, pur guardando dritto negli occhi di tutti loro.

"Non ha senso..." Yan si passò la mano sulla fronte. "M-mio padre non è un "debole", ma un normalissimo mago..."

La piccola donna dagli occhi a mandorla si sporse in avanti. Disse qualcosa che Yan, confuso com'era, dimenticò di tradurre, e anche quando tentò di concentrarsi sul finale non capì di cosa stesse parlando.

«C-cos'ha detto?» chiese allora a Elijah. «Non ho seguito...»

«Ha detto a Mowbray che stavano discutendo sul fatto che Kayne sia un re geloso dei propri segreti. E a chiesto a... a-a tuo padre un parere. Gli ha chiesto se Kayne farebbe sapere al resto del mondo se qui si rivelassero dei "bestia".»

Mentre Elijah parlava, Tyler Mowbray era scoppiato in una risata tenebrosa e Yan aveva ascoltato sia lui che l'amico, anche quando il primo cominciò a rispondere: «Tutta Pure è alleata contro i "bestia", è un'unica fazione che combatte contro quei parassiti. Non negherò che Kayne Cavendish sia un re subdolo e misterioso, ma disprezza i "bestia" come chiunque altro. Non vedo perché dovrebbe celarlo in caso nel suo regno ne nascesse qualcuno.»

«Negli altri Paesi ancora non sono nati...»

«Siamo ancora in forma» bofonchiò Mowbray, mente sistemava le mani dietro alla testa e accavallava una gamba. «Riusciremo a resistere altri undici anni. E se per allora i Flagelli non saranno nati, se ne occuperanno i nostri successori. Li avete scelti?»

«Tali domande non sono tollerate, fratello» lo sgridò l'uomo di Dochst, freddo.

«Perché non ci stabiliamo sulle Isole della Purga?» asserì il Cacciatore di Ukera, battendo il pugno sul ginocchio per l'impazienza. «Se i Governatori dei Paesi spediranno i futuri "bestia" laggiù, noi potremo intercettarli.»

«Sciocco, non saremo capaci di superare le barriere magiche delle Isole» ribatté la donna del Panses. «Soltanto i non-magici possono oltrepassarle. No, tutto ciò che dobbiamo fare è marciare per i Paesi a noi assegnatoci e...»

«Le possibilità di scovare i "bestia" non appena il loro tester si spegnerà sono remote!»

«Possiamo tentare vivendo a intervalli presso i porti da cui salpano le barche per le Isole» propose la Cacciatrice dell'Est. «Almeno potremo incrociare quei mostriciattoli e ucciderli con le nostre stesse mani. Rischiamo di venire poi ammazzati dalle guardie, ma ne varrà la pena, pur di assolvere la nostra missione.»

Il Cacciatore di Dochst annuì d'accordo. «Mi sembra una buona idea, sorella.»

«E se verrà scoperto uno dei Flagelli?» domandò l'uomo d'Ivetra.

Tyler Mowbray sbuffò con un sogghigno malizioso. «Lo sai, no? A quel punto cominceremo la nostra caccia. D'altronde ci basta fissare una persona per riuscire a capire se sia un "bestia" o meno.»

L'uomo dai capelli rossi e bianchi gli scoccò un'occhiata minacciosa. «Hai coraggio a nominare i poteri magici, fratello. Stai percorrendo una strada oscura.»

Finalmente Mowbray parve preso alla sprovvista, seppur si sforzasse di apparire noncurante all'accusa. «Tu come lo sai, fratello? Mi spii?»

«Ovviamente no. Me ne ha parlato lui, sette anni fa», l'altro uomo indicò Dalila.

Questa si limitò a tenere il mento sollevato e a fissare i Cacciatori attorno a lei senza dimostrare paura.

Gli occhi verdi di Mowbray le riserbarono una velata occhiata furibonda, ma si limitò a scrollare le spalle e a far dondolare il piede. «Beh, sì, siamo in due ad aver scelto questa strada.»

Il giovane uomo d'Ivetra abbozzò un sorriso strano, il naso adunco quasi tremolo. «Ammetto che ne sono interessato. Perché non ci date una dimostrazione?»

Mowbray scrollò ancora le spalle, mosse la mano e in un attimo scomparve. «Soddisfatto?» si udì la sua voce.

Lui era ancora lì, ma invisibile.

A Yan passò per la mente la sera in cui suo padre aveva reso lui e Nathan in tal modo. Erano sempre rimasti confusi dal fatto che un mago avesse attuato una magia su dei "bestia"...

Non riusciva a capire: suo padre era un "debole", ma aveva in qualche modo acquisito ulteriori poteri magici.

Dopotutto, anche il Cacciatore "debole" di Ilashwia era stato in grado di drogare le sue belve per renderle ancor più feroci.

«E tu, invece?» il giovane d'Ivetra parlò a Dalila.

Ella però, non comprendendone la lingua, si limitò a fissarlo corrucciata, la gola che si muoveva quasi stesse per vomitare.

Fortunatamente Mowbray tornò visibile per incalzarla, inconsapevolmente nella stessa lingua che lei parlava: «Non essere timido, mostra i tuoi poteri. Oramai non sono più un segreto, no?»

Dalila arrossì, ma non esitò. Conficcò molto lentamente le mani nel terreno, che cominciò a rientrare su se stesso trasformandosi in una minuscola sabbia mobile.

«Impressionante!» fischiò l'uomo d'Ivetra.

«È innaturale» sibilò invece la donna dell'Est. «Combattiamo contro dei parassiti e poi...»

«Rinunceremo ai nostri poteri non appena i Flagelli saranno morti, o quando passeremo il nostro compito ai successori» la tranquillizzò Mowbray, sventolando la mano con noncuranza. «O almeno, io farò così. Non so lui.»

Di nuovo Dalila ebbe gli occhi addosso, ma l'occhiata furibonda che rilasciò verso Mowbray dovette bastare a tutti.

L'uomo dai capelli rossi annuì senza scomporsi. «Io non appoggio la vostra scelta, ma spero sia vero che questo tipo di poteri potrà rivelarsi efficacie sui nostri nemici. Molto bene, fratelli, possiamo concludere la riunione.»

Fu allora che Mowbray perse il tono arrogante e si sporse in avanti con aria più seria e tesa. «Vi prego di ascoltarmi, fratelli. C'è un motivo se ho richiesto che il nostro incontro avvenisse nel mio Paese, e precisamente in questa Foresta.»

Gli altri Cacciatori si azzittirono nuovamente incuriositi, pur senza condividere la preoccupazione.

Mowbray prese un lungo sospiro, quasi fosse in procinto di lanciarsi all'attacco. «Quel verme di Kayne ha cominciato una guerra per cercare un misterioso Gioiello nascosto tra questi alberi. Molti miei compagni stanno soffrendo, così come i miei concittadini. Vi prego di aiutarmi a trovare quell'artefatto...»

L'uomo d'Ivetra e quello di Ukera si fissarono indignati e presero a borbottare tra loro come serpenti, la donna dell'Est si accigliò, quella del Panses sussultò, mentre il Cacciatore della dittatura di Dochst tuonò: «Non possiamo intrometterci nelle questioni belliche o politiche di un Paese, specialmente se non si tratta di quello in cui siamo nati! Ciò che chiedi va contro il nostro codice, fratello!»

Mowbray si adombrò ancor di più. Chinò il capo come in segno di scuse, ma dopo pochissimi secondi la sua voce risuonò flebile: «Mia moglie è gravemente malata, e non sta ricevendo le cure adeguate...»

«Comprendo il tuo dolore, e me ne rammarico» rispose l'uomo d'Ivetra, adesso più solidale. «Ma non possiamo comunque opporci al tuo re. Le regole sono regole.»

«Vi prego...»

«Basta così!» insistette il Cacciatore di Dochst, al contrario insensibile. Dopodiché tornò a parlare pacato, come se nulla fosse: «Ci rivedremo tra sette anni, a meno che il primo Flagello non venga allo scoperto».

Tutti gli altri batterono il pugno sul cuore, anche Dalila.

Allora si alzarono repentinamente e si separarono, come se quella riunione non fosse mai avvenuta.

Ciononostante, la donna del Panses si avvicinò a Mowbray per strizzargli gentilmente la spalla. «Mi dispiace, fratello. Vorrei poter fare qualcosa.»

Lui si limitò ad ammiccarle, pur senza sollevare lo sguardo. Non la salutò neanche quando lei si congedò.

Dalila non si guardò alle spalle, anzi si allontanò più alla svelta degli altri, certo desiderosa di mettere quanta più distanza possibile da quelle persone orribili.

Invece Mowbray si lanciò verso di lei a velocità aumentata, l'afferrò per il braccio e fissò un punto più in alto rispetto alla sua testa, probabilmente là dove vedeva gli occhi del suo compagno deceduto. «Non rimani neanche tu?» sibilò minaccioso.

Dalila tremolò immobile.

«Hai voluto spifferare tutto, eh?» Mowbray la lasciò andare spingendola via. «Non so cosa ti dica la testa, ma se ti ho fatto un qualche tipo di torto, basta parlarne!»

Lei tacque ancora, finché non lo abbandonò lì, da solo.

«Ma cosa cazzo è successo?» sbottò Elijah, che era stato aggredito da ansimi tali quasi stesse nascondendosi da un drago feroce. «Yan, che significa? I Flagelli? E quello era tuo padre!»

Yan tremava incontrollato, molto più spaventato dell'amico. Aveva recepito così tante novità, stava ancora cercando di assimilarle e di rendersi conto che fosse tutto reale...

«Cercano... sette Flagelli...» ripeté con lentezza. «Ovvero sette "bestia", nati nello stesso anno... Credono che ciascuno di loro Cacciatori potrà venire ucciso solo da un Flagello e... immagino che credano anche il viceversa. Ma io non ho la minima idea di cosa significhi... So soltanto che mio padre è uno di quei Cacciatori... Lui è un "debole", però è riuscito a ottenere maggiori poteri. Non lo credevo possibile...»

Intanto Huge aveva cominciato a lamentarsi, a gorgheggiare, mugugnando impastato il nome della sorella.

Elijah afferrò il compagno e cominciò a scuoterlo con enfasi. «Yan, non devi più tornare qui, hai capito?» Gli afferrò il viso per costringerlo a guardarlo negli occhi. «Yan, mi senti? Non-tornare! Per nessun motivo al mondo! Quei Cacciatori potrebbero trattenersi a lungo, e tuo padre rimarrà sempre nei paraggi. Non importa quante protezioni abbiate a Ilashwia. Non voglio più che tu rischi, né per me, né per Dalila. Yan, resta-a-casa

Yan aveva cominciato ad annuire, ma non riusciva a vedere il viso rotondo dell'amico: sulla retina erano rimasti impressi i sudici volti di quei sei Cacciatori, tra i quali suo padre.

"Devo raccontare tutto agli altri. Devo dire loro tutta la verità, tutta quanta..." «Io gli ho salvato la vita...» mugolò poi, la testa tra le mani. «Invece avrei dovuto lasciarlo morire...»

«Yan, ma perché tuo padre non ha ucciso te e Nathan quando i vostri tester si sono spenti? Perché ha lasciato che veniste catturati e poi deportati sull'Isola della Purga? Adesso ha persino mentito ai suoi compagni, non ha parlato di voi.»

Elijah aveva estratto un punto davvero importante, un altro di cui purtroppo Yan non conosceva la risposta.

Quali erano le vere intenzioni di Tyler Mowbray?

Di lì a poco, Dalila si riunì a loro grazie ai portsid, non poco traumatizzata, oltre che corrucciata e arrabbiata.

«Che cosa diavolo è successo?» sbraitò strattonando Yan. «Davvero non hai intenzione di parlarmene?»

Il ragazzo le fece cenno di aspettare, poi tornò a rivolgersi a Elijah, guardandolo per un'ultima volta, dispiaciuto di non poterlo vedere per quel che era in realtà ma soltanto sotto l'effetto della camougrape.

Era felice di aver trovato un nuovo amico e di aver trascorso gli ultimi mesi in sua compagnia. Si erano divertiti tanto, e se non fosse stato per Elijah, Yan non sarebbe mai venuto a sapere di quell'oscuro pericolo ancora esistente nella sua vita.

«El, vieni con me» lo implorò. «Saremo felici di averti tra noi, e starai benissimo.»

Elijah fece un sorriso triste. «Non posso. La mia magia potrebbe venire rintracciata e rischierei di mettervi in pericolo. E poi, mi sono affezionato troppo agli amici della Foresta, non posso abbandonarli se proprio scoppierà una guerra. E magari riuscirò a tenere d'occhio quello screanzato di Kayne. Starò bene, promesso...»

I due si abbracciarono stretti, certi che non si sarebbero mai più rivisti.

«Porta i miei saluti al Dekig» mormorò Yan.

Elijah ancora non lo lasciava. «Se non fosse stato per te, non sarei vivo.»

«E grazie a te io potrò sopravvivere in futuro.»

Poi si separarono, si scambiarono un'ultima occhiata, e infine Elijah si voltò di scatto, per sparire in scintille bianche e nere.

Dalila si scostò da Yan. Non lo guardava con dubbio, semplicemente con severità.

Il ragazzo distolse lo sguardo. «Dalila, ti prego, cerca di trasferirti in città e di allontanarti da qui prima che scoppi la battaglia.»

Lei seguitò a fissarlo, muta, pur intensa. La sua mano era stretta in un pugno.

Lì per lì Yan temette volesse colpirlo, un gesto che sicuramente meritava.

Invece Dalila alzò la mano e la allargò per mettere in mostra i due portsid di riserva che lui le aveva affidato.

Semi che permettevano il trasporto.

Non era stupida, sapeva fare due più due.

Yan non riuscì a deglutire il groppo alla gola. «Non potremo più rivederci, Dalila...»

Dalila rimase immobile, la calda brezza estiva sussurrava flebile alle loro orecchie. «Sono sempre stata paziente con te. Ho smesso di farti domande, perché avevo capito di starti mettendo a disagio.»

Yan la guardò sorpreso: lei aveva sempre sospettato.

La vide inclinare la testa di lato. «Inoltre, temevo che avresti messo le distanze. Non volevo allontanarti. Sei diventato mio amico e ti ho voluto bene fin da subito. Nonostante la mia situazione, tu hai continuato a rendermi felice, a farmi dimenticare la tristezza.»

Lui tirò su col naso. «Anche tu con me. E se potessi esprimere un desiderio, sarebbe quello di rimanerti accanto per sempre. Ma non...» deglutì con dolore il nodo alla gola, «non posso...»

«Tu hai i tuoi segreti,» mormorò Dalila, «mi hai mentito per molto tempo... Probabilmente Joshua non è neanche il tuo vero nome.»

Yan non rispose, il suo cuore sanguinava troppo perché riuscisse a esprimersi senza scoppiare in lacrime.

«Non sono stupida, sai? Anzi, mi ritengo una persona discretamente sveglia. Ti ho aiutato volentieri, e se mai tu tornerai, anche a distanza di anni, per chiedermi un nuovo favore, io non esiterò a darti il mio supporto. Io ci sarò sempre per te, anche se tu non mi vorrai.»

«Io ti desidero, Dalila...» biascicò lui, le lacrime che gli rigavano il volto. «Ma tutto quello che vorrei con te non è possibile. Ti farei solo del male. Te ne ho già procurato abbastanza, perché sono stato egoista e non ho potuto fare a meno di te...»

«Va bene così» lo interruppe Dalila. Con gli occhi lucidi, parlò in tono saldo: «Ho preferito così, almeno ho potuto conoscere questo tipo di felicità. La felicità. E io sarò sempre felice nel ricordarti».

Yan non riuscì a sostenere le lacrime, perciò si volse a prendere un portsid.

«Io ti amo» continuò Dalila alle sue spalle. «Mi sono innamorata di te, non di Joshua Fisher. Non m'importa come ti chiami, non m'importa chi o che cosa sei. Io ti amo, e so che se mi stai dicendo addio, è soltanto perché mi ami a tua volta. Forse non ci rivedremo mai più, ma io ti aspetterò per sempre, amore mio...»

Yan lanciò un singhiozzo che quasi gli fece sfuggire il portsid dalla bocca.

L'impellente desiderio di rispondere venne spezzato con il seme, che rilasciò la sua luce e lo trasportò a Ilashwia, per sempre lontano da Dalila, la ragazza che amava con tutto il cuore e che non avrebbe mai dimenticato.

Si accasciò a terra, tirò indietro la testa e lanciò un grido di rabbia e angoscia.


                                   *

Ok, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche perché, oltre a essere molto importante, tengo molto all'ultima parte.
Cosa sono quelle facce?
Alla fine doveva succedere, no?
Lo stavate dicendo tutti...
Comunque sia, mi dispiace, ma spero veramente che vi sia piaciuto.

Che cosa pensate che farà Yan adesso? Racconterà davvero la verità agli altri?

Prima di passare a un altro punto, ci tengo a ringraziare Martina Masaya per il bellissimo disegno di Dalila e Yan che potete vedere qui sopra 🥺❤️

Parliamo adesso degli antagonisti.
Spero vi siano piaciuti.
Provengono tutti da Paesi diversi e rifacenti a quelli reali, spero di non averli stereotipati...
L'uomo dai capelli rossi e bianchi sarebbe tedesco, mentre la bassa donna dell'Est è cinese.
La Cacciatrice del Panses è spagnola, il grosso individuo dell'Ukera è greco, mentre il piu giovane, da Ivetra, è italiano 🤌
Eheh, e poi c'è Mowbray che è inglese.

Insomma, fatemi sapere cosa ne pensate, e grazie ancora per il vostro supporto🙈❤️

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