Ribelle

By erica_savarese

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Joshua Jhonny, anche soprannominato JJ, era un ragazzo di circa 18 anni, felice e solare, ma era anche un rib... More

*Nota della Scrittrice*
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10 - pt 1
Capitolo 10 - pt 2
Capitolo 11 - pt 1
Capitolo 11 - pt 2
Capitolo 12 - pt 1
Capitolo 12 - pt 2

Capitolo 6

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By erica_savarese

Tremando e prendendo un grosso respiro mi svegliai ancora in quella maledetta stanza.
Mi guardai attorno, come se vedessi effettivamente qualcosa.
Era sempre buio.
Ad ogni mio risveglio, non mi abbandonava mai e non volevo prenderci l'abitudine. Io amavo svegliarmi a causa dei raggi del sole che entrano furtivamente nella mia camera. Adoro avere la sensazione delle lenzuola che circondano il corpo e potermi godere quella sensazione a lungo.

Tutto ciò mi mancava.

La mia attenzione fu presa dal rumore della porta che si apriva. Poi, accese la luce la persona che entrò nella stanza, rivelandosi. Lo scrutai per un attimo, ma posizionai successivamente lo sguardo su me stesso, notando che avevo una maglietta a mezze maniche nera e soprattutto ero seduto su una sedia. Legato, ma seduto.

Ero più legato di prima in realtà, le mie gambe erano un tutt'uno con quelle della sedia e le mie braccia legate dietro lo schienale di quest'ultima.

Avevano usato delle corde questa volta e le avevano strette anche fin troppo. Ad ogni mio più piccolo movimento sentivo la pelle lacerarsi, ma forse era fatto apposta. Forse sapevano che avrei provato a liberarmi, ma non mi importava più di tanto. Ci proverò lo stesso e ci sarei riuscito.

«Ti ha messo Kevin in quel modo, se te lo stessi domandando» lo ignorai e cercai Manuel con lo sguardo, ma non lo trovai «Dov'è-» mi interruppe «Il moccioso? Sta di sopra, tranquillo» si appoggiò con la schiena al muro e iniziò a fissarmi incessantemente.
Tutto ciò era abbastanza imbarazzante, soprattutto per il silenzio che si era appena creato. Non era piacevole.
«Dovresti firmare un foglio piccolo» spezzò quell'enorme silenzio «Che ne dici?» si avvicinò con le mani in tasca «No» Risposi secco iniziando a muovermi per liberarmi o almeno allentare le corde. Non mi interessa sapere cosa contenesse quel foglio, perché tutto quello che volevo era andare via.
«Chissà se dirai ancora no tra una settimana o più» sussurrò andando al muro con gli strani oggetti e sfortunatamente o fortunatamente prese il teaser.

Lo guardai male e con aria di sfida. Se pensava di piegarmi solo perché quell'aggeggio faceva un male cane, poteva anche già rinunciare subito.
Anche se in realtà non lo capivo. Un attimo prima è gentile e un attimo dopo no.
«Che dici?» si avvicinò nuovamente a me «Farà più male adesso o...» posò l'oggetto a terra e prese un secchio di cui non sapevo la presenza e mi gettò il suo contenuto addosso.
Trattenni il respiro per una frazione di secondo e successivamente il freddo improvviso mi fece tremare

Mi aveva appena buttato un secchio di acqua ghiacciata addosso. Era stupido? Voleva farmi ammalare?

«O sarà peggio ora che sei completamente bagnato o sarà circa uguale?» Chiese buttando a terra il secchio vuoto e riprendendo il teaser da terra, guardando successivamente la punta di esso.

A quelle parole mi guardai di nuovo. Ero completamente zuppo d'acqua e la maglia che avevo come unico indumento, si era completamente appiccicata al mio corpo, facendomi avere ancora più freddo del normale.

Chiusi gli occhi e abbassai la testa bassa, sapendo già che avrebbe fatto più male. Stavo solo aspettando il primo colpo che, però, non arrivò.
Così lo guardai interrogativo.
«Credi davvero che lo farò?» Si abbassò mettendosi tra le mie gambe.

Mi stava mettendo un'ansia allucinante. La sua voce era tranquilla, i suoi movimenti calmi. Ma il suo viso sorrideva, nonostante le sue labbra non avessero la minima inclinazione che potesse ricordare un sorriso.
«Hai fame?» prese ad accarezzarmi il ginocchio con un dito «Non mangi da giorni» posò il teaser in mezzo alle mie gambe e mi guardò.

Schiusi la bocca per la vicinanza di quel coso alla mia intimità nuda. Fortunatamente la maglia era abbastanza lunga da coprire completamente quella zona, ma era comunque insufficiente per i miei gusti.

«Ti mette paura questo oggetto?» indicò il teaser «No? Cosa te lo fa pensare?» risposi ironico «Pensi seriamente che lo userò ora che sei completamente bagnato?» domandò ridacchiando «Mi stupirei se non facessi. Sei un pazzo psicopatico, come tuo pad-» non finì di parlare che prese il teaser e mi colpì.

Inutile dire che tirai un urlo un po' per la sorpresa e, non mento, molto perché faceva più male del giorno prima.

«Non ti azzardare a paragonarmi a mio padre» buttò il teaser a terrà, incurante di dove lo stesse lanciando e mi tirò un pugno sullo stomaco, togliendomi il fiato e facendomi tossire «Io non sono come lui, è chiaro!?» urlò tirandomi i capelli in modo da obbligarmi a guardarlo in faccia «Intanto, però...» gemetti per il dolore che mi si stava propagando sul torace «Hai fatto esattamente quello che avrebbe fatto lui» deglutì respirando affannosamente.

Lui mi lasciò i capelli e andò via. Non aveva nemmeno spento la luce, se n'era andato e basta.
«Merda!» imprecai. Ero rimasto completamente solo. L'unica compagnia era il freddo gelido che mi fece tremare senza sosta e quella luce artificiale che a lungo andare diventava fastidiosa.
Sentì il mio stomaco brontolare. Probabilmente perché mi ero ricordato di non toccare cibo da almeno due giorni.

In quell'istante pensai che effettivamente aveva ragione, ma tutto quello che stava accadendo non mi faceva pensare alla fame e alla sete.
Non potevo muovermi e l'unico pensiero fisso era quello di voler scappare e salvarmi, perché tutte quelle torture, anche se non subite in prima persona, mi terrorizzavano più della morte in sé.

I miei pensieri furono interrotti da Kevin che entrò a passo svelto in questa stanza che mi imprigionava.
I suoi occhi bramavano lussuria e malizia, ma avevo troppo freddo per pensare a questo.
In quel preciso istante, anche il gelo aveva deciso di torturarmi, sfruttando il fatto che ero completamente bagnato.

«Ragazzino, hai fatto un qualcosa che non dovevi fare» si avvicinò a me, oltrepassando il limite del mio spazio vitale.
Era letteralmente a cinque centimetri dal mio viso.
Non dissi nulla, limitandomi a non abbassare lo sguardo e a non muovermi, anche se il continuo tremare non mi aiutava molto.
«Aah, quello sguardo da bastardino, con quell'aria di sfida te lo toglierai molto presto» si leccò le labbra ridendo con la classica risata psicopatica. «Ti piace giocare fuoco, vero ragazzino!» iniziò ad urlare ad un palmo dal mio naso e solo lì mi resi conto di star trattenendo il respiro.

Sentì la puzza di alcool provenire dal suo alito e la cosa mi piaceva ben poco.
Era già pazzo per conto suo, figuriamoci da ubriaco.

Tentai di nascondere il mio disgusto, ma il mio viso ha i sottotitoli e purtroppo capì immediatamente.
«Provi schifo nei miei confronti?» mi tirò i capelli facendomi gemere per il dolore alla cute.
Ma nonostante ciò non risposi. Decisi di non farlo e di non consurmarmi a causa sua.

Non mi sarei consumato per dei mostri.

«RISPONDI!» Urlò lasciandomi i capelli e afferrando la mia intimità con violenza. La strinse abbastanza da procurarmi un dolore che mi mozzò il fiato. Non so se possa esistere qualcosa di peggiore a questo male, ma in quel momento non volevo cedere per un ubriaco.

Iniziai a boccheggiare e a dimenarmi quel poco che riuscivo, in preda alla disperazione di voler far cessare quel male incontrollato, ma capì ben presto che non avrebbe mollato la presa o anche solo allentata per nessun motivo. L'unica soluzione era rispondergli probabilmente, ma non lo feci.
Schiusi le labbra per respirare meglio e strinsi le palpebre. Portai indietro la testa, essendo l'unica cosa che potevo fare.

Quelle maledette corde mi impedivano di fare qualsiasi cosa e odiavo ciò. Odiavo non avere il controllo di me stesso.

«Mmh, resisti al dolore? Ma per quanto a lungo potrai resistere?» ridendo con una risata da psicopatico qual era, aumento piano la forza nella sua presa.
Mi sembrava di star esplodendo. Avevo come l'impressione che se solo avesse tirato, mi avrebbe asportato tutto.

Ben presto, la mia sensibilità iniziò a svanire e anche i miei occhi avevano iniziato a farmi brutti scherzi. Tutto quel dolore, mi stava facendo vedere le stelle.

Poi, ad un tratto, ero libero dalla presa di Kevin e ricominciai a vedere normalmente. Il mio respiro era affannato per il continuo cercare di trattenere i gemiti causati dal dolore.
In un istante, anche il freddo era sparito. In un istante, sentivo la mia pelle bruciare esattamente come il fuoco.

Guardai a terra e chiusi più volte le palpebre per mettere a fuoco le immagini davanti a me.

«Non ti azzardare a toccarlo ancora una volta o giuro che ti ammazzo» c'era Noah davanti a me. Aveva steso a terra Kevin con un pugno probabilmente e la mia domanda era... Perché?

«Rimangia quello che hai detto o dirò a tuo padre» si alzò quel mostro da terra «Oh diglielo pure, non preoccuparti» si avvicinò a lui «Se vuoi che io gli dica di cosa hai fatto a Manual» si mise con le braccia incrociate «Noah, tu non gli dirai nulla altrimenti farò la stessa cosa a lui» mi indicò Kevin.

In quel momento avrei tanto voluto seppellirmi o sparire. Non sapevo cosa fosse successo Manuel e non avevo molta voglia di scoprirlo sulla mia pelle.

«Oh Kevin» rise «Io non credo che avrai modo di farlo, perché se io dovessi dire a mio padre anche solo una delle cose che tu hai fatto a Manuel» si avvicinò a Kevin pericolosamente «Tu non ci sarai più» lo mise al muro «La tua testa avrà un terzo occhio» ridacchiò «Un occhio formato dai proiettili» gli tirò uno schiaffo abbastanza forte da fargli girare la testa «Ora vattene, prima che decida di crearlo ora» disse con un tono rigido.

Kevin sembrava quasi in panico. Aveva fatto il duro fino a quel momento e adesso sembrava un cane con la coda tra le gambe.
Possibile che Noah gli avesse messo così paura? Era davvero capace di fare ciò ad un suo complice?

Pensando a ciò, non mi accorsi nemmeno che ero rimasto solo con quest'ultimo.
«Stai bene?» domandò senza guardarmi. La sua voce era così cupa da farmi tornare a tremare e stavolta non era per il freddo, ma potevo ugualmente far finta di si.
Decisi di rispondergli. Era già arrabbiato e le parole rivolte a Kevin mi avevano messa una certa inquietudine.
«S-si» balbettai in un debole sussurrò.
«Bene» prese qualcosa da terra e si avvicinò a me con la stessa aria minacciosa di prima.

Era arrabbiato con Kevin, non con me. Giusto? Oppure era arrabbiato con entrambi per un motivo a me sconosciuto, anche se ci potevo arrivare perfettamente.

Mi colpì forte con qualcosa, facendomi urlare dal dolore che si propagava ovunque.
Guardai l'oggetto che aveva in mano e riconobbi il teaser.
In realtà potevo riconoscerlo anche subito, ma il male che mi stava procurando era peggio di prima e questo perché ero ancora fradicio.

Stacco quell'arnese dal mio addome e dopo aver ghignato, mi colpì nuovamente. Questa volta trattenni le urla non volendo piegarmi così tanto.
Prima avevo urlato per lo stupore di più, ma adesso me l'aspettavo e per quanto fosse difficile, misi tutto per stesse per non emettere urletti.

Buttò il teaser a terra qualche secondo dopo e si rimise composto con le braccia conserte.
Rimase lì a guardarmi, mentre ansimavo e gemevo a testa bassa.
Strattonai le corde per riuscire ad allentarle almeno un po', dato che le stavo iniziando a sentire anche fin troppo strette.

«Oh tesoro, non provare a liberarti» mi afferrò i capelli, facendomi alzare la testa con la sua solita arroganza «Non vorrai mica rovinare quella tua bella pelle?» lasciò la presa, iniziando ad accarezzarmi la testa.
Cercai di sfuggirgli, per quanto riuscissi, ma era ovvio che era solo uno spreco di energie

«Te lo dirò di nuovo...» sospirò scocciato «Devi firmare un foglio, perciò che dici di mettere una stupida firma e cessare questa tortura?» fece spallucce «Oltre questo, Kevin e Michael non potranno toccarti nemmeno per una carezza» mise le mani in tasca
«Mai» risposi senza esitazione. Non avrei mai firmato un foglio di cui non sapevo nulla, ma anche se l'avessi letto, non l'avrei comunque firmato.
Volevo la mia libertà.
Volevo tornare a casa e denunciare questi figli di puttana, sperando di mandarli in galera per il resto della loro vita.

Degli psicopatici non dovrebbero stare a piede libero, giusto?

«Come vuoi tu» mi colpì diede una pacca sulla spalla «Ti do tempo 3 giorni per pensarci»
«N-Non cambierò idea» affermai gemendo per il freddo che era tornato a farmi visita «Lo vedremo» sorrise avvicinandosi al mio viso che tirò su strattonandomi per i capelli «Tutti si piegano colpendoli sul loro punto debole» ghignò lasciandomi «Ma ti consiglio di firmare il mio foglio e anche alla svelta. Altrimenti non potrò fare nulla per impedire a Michael di toccare te o la tua famiglia» detto ciò se ne andò, lasciandomi a bocca aperta e con mille domande a torturare la mia mente

Non capivo cosa intendesse. Qualsiasi cosa faranno sì me non mi importa, perché non mi piegherò e se pensano veramente di incutermi paura per avere quello che vogliono, si sbaglia di grosso.
Il problema, però, iniziava ad esserci al solo pensiero che potrebbero toccare la mia famiglia.
Non meritano di fare una brutta fine, non per tutti i sacrifici che hanno fatto per me e per tirarmi su.
Mi hanno desiderato tanto, perché mia madre soffre di infertilità, infatti quando mi hanno avuto avevano già quarant'anni.

Mi avevano desiderato più della loro stessa vita e non volevo che a causa mia soffrissero più di quello che stanno già soffrendo.

I miei pensieri si interruppero per colpa del mio stomaco che brontolava. Erano giorni che non facevo un pasto e che non bevevo qualcosa.
La mia bocca iniziò anche a seccarsi lentamente e la fame si faceva sentire più forte ogni minuto che passava e più ci pensavo, più peggiorava.

Quella mattina mi aveva chiesto se volessi mangiare e probabilmente era proprio per questo. Sapeva che ricordandomi di avere ancora questi bisogni, il mio corpo avrebbe reagito subito.
Perché in questi giorni erano successe così tante cose che cibarmi era l'ultimo dei miei pensieri.

Forse morire non mi spaventava più così tanto.

Notando di essere da solo con la luce accesa, iniziai a divincolarmi per cercare di liberarmi di nuovo, ma tutto quello che ottenni erano solo delle probabili lacerazioni ai polsi e dopo qualche probabile ora rinunciai al pensiero di liberarmi.
Ero stanco e le mie braccia mi bruciavano, chiedendo disperatamente pietà.
Tutto quello che ero riuscito a fare, era torturarmi la pelle e liberare un dito. Provai ad accontentarmi perché era comunque meglio di niente.

Poi pensai a Manuel.
Cosa gli era successo? Cosa gli aveva fatto Kevin? Era morto? Era vivo? Stava bene? Dov'era adesso? L'avrei rivisto?

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