Ribelle

Da erica_savarese

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Joshua Jhonny, anche soprannominato JJ, era un ragazzo di circa 18 anni, felice e solare, ma era anche un rib... Altro

*Nota della Scrittrice*
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10 - pt 1
Capitolo 10 - pt 2
Capitolo 11 - pt 1
Capitolo 11 - pt 2
Capitolo 12 - pt 1
Capitolo 12 - pt 2

Capitolo 5

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Da erica_savarese

Di nuovo. 
Mi svegliai di nuovo e di nuovo ero avvolto completamente dal buio più assoluto. 
Non mi ero nemmeno accorto di essermi addormentato, ma a questo punto a cosa importa?
Sapevo già dov'ero e sapevo già che non ne sarei uscito vivo, eppure una strana inquietudine mi fece venire la pelle d'oca.

Dopo quello a cui avevo assistito il giorno prima, per quanto mi terrorizzava, non avevo estrema difficoltà nel nascondere ciò che provavo.

Cercai di capire se fossi solo o se ci fosse ancora Manuel li con me, ma tutti i miei sforzi erano inutili.
C'era un silenzio assordante, ma come biasimare questo silenzio? Era anche l'unica pace del momento, perciò avrei dovuto godermi ogni secondo.

Di solito, il buio mi mette paura, ma credo che diventerà anch'essa la mia nuova migliore amica, come forse lo è diventata per il moccioso che mi aveva venduto, pensando innocentemente che sarebbe stato libero o che avrebbe avuto la possibilità di vivere.

No, non sono rancoroso.

Provai a liberarmi, perché nonostante mi ero messo l'anima in pace col destino che mi spettava, mi ero promesso che avrei lottato per riuscire a scappare. 

Non avrei buttato la speranza, neanche se mi pagavano.

Ispezionai le cinghie con le dita, sperando di trovare un modo per liberare almeno una mano, ma in quel momento la mia pazienza era pari a zero. 

Il mio corpo si stava riempiendo lentamente di brividi e scariche di adrenalina che non mi permettevano una buona concentrazione, nonostante non avessi granché che mi potesse distrarre.

Provai anche a motivarmi, pensando al giorno prima e che non avrei voluto fare la stessa fine di Manuel o peggio ancora, di quella biondina ma l'unica cosa che ottenni fu una rabbia vorticosa al mio interno.

Sentì ogni muscolo del mio corpo tendersi per la rabbia improvvisa che peggiorò velocemente non potendomi muovere per alleviare questa grande tensione.

Al solo pensiero di quello che potrebbero farmi da un momento a quell'altro, iniziai a tirare violentemente le braccia verso il busto per cercare di sfilare le mani, ma riuscì solo ad ottenere la rottura di quel dolce silenzio. 
D'un tratto, udì dei piccoli suoni ovattati. 
Sembravano quasi singhiozzi e piccoli gemiti di dolore.

Che avessi svegliato Manuel con questo gesto?

Provai a rilassarmi e con una calma che non pensavo di riuscire a tirar fuori, lo chiamai in un sussurro «Manuel?» ma non mi diede risposta. 
«Manuel rispondimi. Per favore.» provai a chiamarlo nuovamente, ma nuovamente non ottenni risposta. Solo dei piccoli lamenti.

Magari gli avevano tappato la bocca.

Senza nemmeno avere un qualsiasi avvertimento, la luce si accese lasciandomi accecato istantaneamente.
Inutile dire che i miei occhi avevano iniziato a bruciare, riempiendosi successivamente di lacrime.
«Bene Manuel» disse Michael avvicinandosi a lui che rimase immobile nell'angolino in cui era «Vedo che hai imparato la lezione» si abbassò per accarezzargli i capelli «Ora, però, come vuoi morire tesoro?» chiese sorridendo.

Il modo in cui domandò ciò mi fece tremare per un istante. 
Gliel'aveva domandato, esattamente come si chiede il gusto del gelato preferito.
Aveva una naturalezza quella frase che era al dir poco spaventosa. 

Vidi gli occhi di Manuel riempirsi di lacrime, ma nonostante questo rimase pietrificato sul posto.

Mi mossi leggermente a causa del miei muscoli estremamente tesi, ma da un lato lo feci anche apposta.
In quel momento avevo un'adrenalina così forte in corpo che mi sentivo abbastanza potente da voler togliere l'attenzione di Michael dal ragazzino e come previsto, subito si girò verso di me perdendo l'interesse verso il più piccolo.

«Stai cercando di liberarti?» si alzò avvicinandosi. «Io odio chi cerca di liberarsi. Se sei legato c'è un motivo, quindi ti conviene stare fermo» si abbassò un poco, il giusto per guardarmi meglio in faccia. 
I suoi occhi erano totalmente spalancati e ben presto una risata malefica uscì dalla sua bocca. 

Eppure il suo viso non si mosse, nonostante si era messo a ridere.

«Ragazzino, hai capito?» mi afferrò il collo e lo strinse di poco «Ti conviene rispondere se non vuoi morire adesso e ti giuro che non sarà una morte dolce» questa volta, sul suo viso si stampò un sorriso. Un sorriso pauroso. Un sorriso terrificante. Era uno di quei sorrisi che vedi sempre nei film horror e a cui non credi perché reputato finto. Questo, però, era vero.

Una seconda voce echeggiò nelle nostre orecchie. Rimasi immobile e non dissi nulla.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua, ragazzino?» Ridacchiò quella voce.
Continuai a non rispondere, anche perché le uniche cose che mi venivano da dire erano solo insulti per entrambi.

Sentì dei passi muoversi, ma a coprirmi la visuale era Michael che non era intento a lasciarmi.
«Dai papà, lascialo. Lo sai che lui è il mio giocattolo» una mano si posò sulla spalla del maggiore e fortunatamente mi lasciò andare «Visto che sarà il tuo giocattolo, devi addestrarlo bene» si girò verso Noah e nel mentre, quell'espressione da psicopatico abbandonò il suo viso.

Bipolare? Lunatico? Non lo so nemmeno io.

Michael se ne andò, lasciandoci così da soli con suo figlio.
Lo guardai, ma non mi mossi. 
Aveva detto che ero suo, ma io non lo ero. Non ero la proprietà di nessuno e non sarei mai stato l'oggetto di qualcuno, figuriamoci se mi metto ai piedi di uno di loro.

«Lo so di essere estremamente attraente e affascinante, ma anche meno» fece un sorrisetto scocciato «Allora? Non dici nulla? Devo farti venire la voglia di parlare?» Si avvicinò inginocchiandosi a fianco a me «Devo usare questo?» Domandò mostrandomi un teaser che non avevo visto fino a quel momento. 

Perché avevo quel coso a fianco a me? E posso mai essere così stupido da non essermi accorto che era affianco a me?

Deglutì amaramente socchiudendo subito dopo le labbra. Avevo una strana sensazione e qualcosa mi diceva che l'avrebbe usato sia che parlavo sia che non lo facevo, quindi tanto vale stare zitti e non accontentarlo no?

«Mmh, come pensavo» mi colpì 2 volte col teaser spento, facendomi sobbalzare sul posto credendo che l'avesse acceso. Nonostante non avesse l'intenzione di farmi male, lo fece. Mi aveva fatto male con quell'affare spento.

«Ti farò la stessa domanda che ti ha fatto mio padre poco fa, dopodiché non accetto nessuna tipologia di scusa o mutismo» ghignò «Stavi cercando di liberarti prima?» Domandò accendendo il teaser e fissandolo con malizia.

Questo tizio ha un non so cosa di masochista.

Deglutì di nuovo e mi limitai a negare con la testa non riuscendo a dire una sola parola. 

Il solo pensiero che avrebbe usato quell'oggetto su di me mi fece rabbrividire. Non volevo dargli alcun genere di soddisfazioni, ma se l'avesse usato non credo che riuscirei a trattenermi dal gemere per il dolore procurato.

«A mio padre non sembrava...» Sussurrò «Ma sarò gentile e te lo chiederò di nuovo» mi accarezzò il fianco «Stavi cercando di liberarti?» si morse il labbro inferiore e dopo che negai nuovamente con un cenno della testa, scagliò il teaser sul fianco che stava accarezzando fino a quel momento, facendomi urlare per il male per la sorpresa.

Provai a sottrarmi da quella tortura appena iniziata, ma ottenni esattamente quello che non volevo. 
Mi colpì una seconda volta, senza pietà e senza un minimo di umanità, ma d'altronde non credo che ne avesse.

«Al posto di gemere e tirare dei gridolii, perché non ti impegni a soffrire come si deve?» rise colpendomi una terza volta «Non c'è molto gusto così» mise il broncio. Dopodiché alzò la testa e chiuse gli occhi «Papà, lo so che sei dietro la porta. Vuoi andartene definitivamente o entro e ti godi lo spettacolo?» mi guardò e i suoi occhi erano nuovamente cupi. Vuoti. Senza nulla. Non esprimeva nulla. 
Non che fino a quel momento desse segni di essere una persona con dei sentimenti, ma era di nuovo un pozzo senza fondo.

Che fosse l'oblio quello che si leggeva nei suoi occhi?

Sentì la porta aprirsi e dei passi pesanti avanzare.
I ricordi di quello che aveva fatto a Manuel mi piombarono davanti come immagini vivide e troppo forti da ricordare senza avere una sensazione di sconforto.

«Noah, se vuoi che questo moccioso ti risponda, devi usare più forza» gli prese il teaser dalle mani e senza dare spiegazioni, lo schiacciò contro la mia pancia.

In quel momento non capivo più se mi facesse più male il teaser che era premuto con troppa forza o l'elettricità che si scagliava contro la mia pelle.
Sapevo solo che trattenere le mie urla disperate era inutile.

Erano uno più disumano dell'altro, ma alla fine non c'è la feci. Michael non accennava a staccare quel coso da me. Avrebbe continuato finché non avessi parlato e la cosa era abbastanza ovvia.

«Ti prego» dissi tra le urla «Basta!» Supplicai ansimando e sperando che la smettesse, ma lui alleggerì solo la pressione e ghignava.
Non capivo il perché. Aveva vinto. Avevo parlato. L'avevo pregato.

Non era questo che voleva? Non è questo che vogliono i sadici psicopatici?

D'un tratto, si alzò e si avvicinò al muro che notai solo li essere pieno di oggetti di cui non volevo sapere gli utilizzi.

Io, nel mentre, gemevo e ansimavo dolorante. Avevo il respiro così pesante da avere male anche nel respirare. Sembrava una tortura fare anche quello, anche se serve per vivere.

Tornò qualche istante dopo con un frustino per cavalli, o almeno mi sembrava quello.

Iniziò a frustarmi ovunque, soffermandosi di più sui capezzoli e sull'interno coscia.

Fortunatamente non faceva male come quello che avevo provato prima, ma era ugualmente fastidioso e il mio corpo stava cedendo.

Gemevo di dolore ad ogni colpo e strinsi i denti tutto il tempo. Li strinsi così tanto che mi sembrava di essermi ormai rotto ogni dente presente nella mia bocca.
La mia gola, intanto, mi bruciava per lo sforzo e le continue urla.

Potevo scommettere di essere in uno stato pietoso, ma a Michael non sembrava fregare qualcosa, anzi, sembrava piuttosto compiaciuto e felice del suo lavoro.
Tant'è che si dava il cambio tra teaser e frustino.

Era divertito. 
Io non lo ero.
E il viso inespressivo di Noah non mi dava supporto. Non lo capivo e non ci tenevo a capirlo.

«Ti prego...» Ansimai gemendo dal dolore che avevo ovunque «Vedi Noah? Si piegano tutti» diede un colpetto alla spalla di Noah, facendolo risvegliare dal suo stato trans. Mi guardò e annuì semplicemente. 

Proprio mentre pensavo che avesse finalmente finito la sua tortura, mi colpì col frustino. «Basta, ti prego!» urlai piagnucolando.

Mi faceva male ogni centimetro del mio corpo e potrei giurare di sentirmi andare a fuoco. «Sta zitto» si limitò a sputare fuori dalla sua bocca queste semplici parole, colpendomi un'altra volta.

Fino a quel momento non avevo pianto. Avevo ricacciato indietro le lacrime e stretto gli occhi ogni volta che sembrava impossibile trattenere, ma in quel momento stavo cedendo.

Dalla mia bocca uscivano solo dei piagnucolii che non sapevo decifrare nemmeno io.

«Papà?» mi guardò Noah «Che c'è, non lo vuoi più? Me lo prendo io, non mi dispiacerebbe» ghignò avvicinandosi di più al mio viso visibilmente stanco e sofferente. 

Mi accarezzò una guancia e scese piano, accarezzando ogni lembo di pelle che percorreva.

Raggiunse l'elastico dei miei boxer e in una sola mossa li strappò. Toccò il mio membro che stuzzicò piano mentre mi iniziò a baciare lentamente fino ad arrivare ad esso.
«Mi dispiace, ma è mio» questa volta guardò il padre «Oh tesoro, finché non firmerà non è di nessuno» leccò e baciò lentamente il mio membro.

Cercai di trattenere i gemiti, limitandomi a boccheggiare qualche volta.

Provai anche a sottrarmi da tutto ciò, ma ottenni solo delle occhiatacce da parte di Michael.
«Capisco che non è di nessuno, ma-» venne interrotto prima di poter finire la frase «Niente ma. Non ha firmato. Non è di nessuno e dunque posso fare quello che voglio» ringhiò, staccandosi da me e prendendo il figlio per il colletto «Sono stato chiaro?» di nuovo ebbe quell'espressione da psicopatico stampato in volto e dopo che Noah annuì, mi guardò non soddisfatto e riprese a leccare e succhiare la mia intimità, massaggiando a volte con il palmo della mano e portandomi a un piacere estremamente immenso e fin troppo grande per resistere all'orgasmo che mi stava facendo avere.

Ero troppo disgustato all'idea che un uomo riuscisse in ciò con me e anzi, in questo caso di un vecchio maniaco, così cercai di trattenermi il più possibile, dimenandomi talvolta, ma più secondi passavano e più mi sentivo esplodere. Avevo un bisogno tremendo di venire, ma non volevo. Non così. Non tramite un abuso.

«Ragazzino, ti porterà all'esasperazione fin quando non verrai, quindi non so quanto ti convenga resistere» sbuffò Noah senza guardarmi.
Negai con la testa mentre stavo impazzendo. 
Michael continuava voracemente capendo che non avrei resistito ancora per molto e alla fine fu proprio così.

Non riuscì più a trattenermi. 

Ero parecchio scosso, il respiro affannato, la stanchezza si faceva sentire pesantemente e il mio corpo mi bruciava. Mi faceva male ogni singolo muscolo.

Mi tirò uno schiaffo per tenermi sveglio, ma le forze mi stavano abbandonando velocemente. Non ce la facevo più e sapevo che era solo l'inizio di una lunga tortura senza fine.

«Va bene moccioso, per oggi abbiamo finito» fece una smorfia. Si alzò ancora non soddisfatto e posò tutto quello che aveva usato, dopodiché se ne andò, lasciando me, Noah e Manuel da soli.

Guardai Manual fissarmi preoccupato e timoroso. Gli feci un sorriso per provare a rassicurarlo, ma in realtà faceva bene ad avere paura. Perché stavo iniziando ad averla anch'io.

«Ti chiami Joshua, giusto?» mi girai e guardai Noah. Annuì non avendo voglia di subire una seconda sessione di torture «Posso chiamarti JJ?» domandò con gentilezza «Si...» ansimai ancora scosso per tutto quello appena subito «Non disubbidire a mio padre. Non resistergli. Non pensare neanche per un istante di scappare quando c'è lui. Non avere strane idee di ribellione. Con lui accetta e basta. D'accordo?» mi fissò «Perché?» chiesi «Io ti ho avvertito» si alzò e si avvicinò a Manuel. «A te non servono due coperte» gli accarezzò i capelli «Stai bene?» il piccolo annuì scioccato e tremante.

Poi, Noah si riavvicinò a me e mi coprì con quella coperta. «Dormi un po' tu. Approfitta che se n'è andato» successivamente si alzò e andò verso la porta, ma prima che potesse andarsene lo fermai «Perché questa cosa? Perché non te ne sei andato subito anche tu? Perché prima inizi a torturarmi e poi...» presi un respiro «E poi fai questo. Mi dai un consiglio e mi copri. Chiedi a Manu se sta bene...» sospirai nuovamente «Perché sembri meno pazzo di quello che mostri?» aspettai una sua risposta, ma lui spense la luce «Dormite. Ne avete bisogno» e detto questo andò via.

Rimasi scioccato anch'io questa volta.
Non capivo il suo comportamento, non capivo nulla. 
E so che sono qui da 24h, ma io odiavo non capire le cose.

«Lui è così» una vocina nel buio ruppe il silenzio che si era formato «In che senso?» domandai «Prima ti tortura e poi si preoccupa per te. Non sembra realmente cattivo» disse sospirando «Cosa significa che non sembra realmente cattivo?» chiusi gli occhi «Nel senso...» si bloccò per un istante e aspettai che proseguisse. Non volevo interromperlo «Non lo so nemmeno. Però lui ha sempre fatto così con me.» lo sentì muovere via della catena alla caviglia «Anche a te hanno accennato di un contratto?» domandai «No. Non so cosa significa quello. Non l'hanno accennato a nessuno delle persone che erano qui prima di te» sentì la sua voce incrinarsi verso il pianto «Quante persone ci sono state prima di me?» chiesi avendo paura della risposta «trentasei» rispose in un singhiozzo «Uccideranno anche me ora» potei sentirlo piangere disperato.

Mi faceva tenerezza e avrei tanto voluto abbracciarlo. In quel momento mi sentivo uno schifo anch'io. Perché io l'avevo fatto stare così, già prima che venisse rapito.

Stava male a causa mia e ora stava male per colpa di questi psicopatici.

Aveva paura e io avevo paura con lui.
Non volevo morisse. Non volevo che gli capitasse qualcosa di brutto. 
Se fossi riuscito a scappare, lui sarebbe venuto con me. Costi quel che costi.

Riusciremo a scappare. Questa è una promessa.

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