L'Ultima Dominatrice || The E...

By AA_Black

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📌1 libro della trilogia dell'Eversor 📝ESTRATTO: "Mi riscossi e mi rimisi il cappello, poi mi accesi un'altr... More

Zoe
Imprinting
Trasmutazione
Segreti
Intesa
Medesima
Illusione
Il Praticante
Magia
Ghiaccio
Mia
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Sola

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By AA_Black

                 

Dopo aver completato la mia punizione in biblioteca, tornai in camera mia, stanca morta, ma con il sorriso stampato in faccia. Non feci neanche in tempo a buttarmi sul mio nuovo letto a fantasticare su di lui che qualcuno bussò alla porta. Poteva essere chi pensavo che fosse? Il cuore prese a battere più forte. Andai ad aprire. << Alfred >> lo salutai io, un po' delusa, ma cercando di non darlo a vedere. Lo feci entrare e mi andai a sedere sul letto. Lui si chiuse la porta alle spalle e si sedette vicino a me. Sembrava alquanto serio. << Qual è stata la cosa decisiva che hai fatto per farti mandare qui? >> Mi chiese inespressivo. Non mi piaceva quando mi facevano delle domande così dirette, mi dava l'impressione che, più che una curiosità, il suo fosse un interrogatorio. E io odiavo sentirmi inquisita. << Perché è così importante per te saperlo? >> Gli chiesi aspramente. Lui aprì la bocca come per parlare, ma la richiuse subito. Sembrava sorpreso. Pensava forse che gli avrei subito detto quello che voleva sapere? Ah no, se lo poteva scordare. << Perché è importante Zoe, deve esserci fiducia tra noi, sennò...non so se potremo essere amici...>> disse guardando in basso, come se fosse triste doverlo dire, ma anche inevitabile. Mi sapeva tanto di ricatto. Beh per quanto mi riguardava gli amici non si ricattavano. << Bene, ciao allora. >> Risposi brusca, alzandomi in piedi per aprirgli la porta. Lui era senza parole, ma proprio per questo non potè fare altro che uscire.
Sei sconvolto Alfred? Ora mi conosci meglio! io sono imprevedibile...un mistero.
Ed ero anche una cretina, dato che avevo appena scaricato l'unico amico che avevo in quell'incubo di scuola. Mi tornò in mente Hector e il suo atteggiamento di merda e subito mi arrivò un gran magone. Forse si sarebbero ripetute esattamente le stesse dinamiche che vivevo anche nelle altre scuole. Mi sarei di nuovo ritrovata sola, esclusa e odiata. Mi montò la rabbia.
Non volevo stare in quello stupido istituto di merda per imbecilli che non sanno come usare i loro poteri. Beh, io li sapevo usare e non avevo intenzione di restare in quel posto. Avrei trovato un modo per andarmene e vivere la mia vita come volevo io, una buona volta. Avrei imparato ad usare meglio le mie capacità e sarei diventata invincibile, nessuno si sarebbe più potuto mettere contro di me. Verso le undici di sera squillò il telefono, finalmente avevo preso sonno, dopo un'ora a rimuginare. Risposi alquanto seccata: << pronto? >> ,<< tesoro? >> Era mia madre. << Che c'è? >> le chiesi. Ero furibonda con mia madre che mi aveva mandata in quel luogo terribile. << Com' è il posto? >> Mi domandò. << Una merda, indovina chi mi ci ha mandato? >> Dissi fredda, la sentii rabbrividire all'altro capo del telefono. << Come stai? Ti sei fatta degli amici? >> Mi chiese con voce flebile. << Vai al punto >> le dissi. A mia madre non importava un accidente di me, ormai lo sapevo da anni. << È morto >> sussurrò. Una sensazione di vuoto si impadronì di ogni mia cellula.
E con quella, diventarono due, due le mie vittime. Avevo ucciso due persone.
Mentre mi avviavo verso le aule, il mattino seguente, vidi Alfred e il suo gruppo. Mi paralizzai per un attimo. Lui mi guardò torvo e poi distolse lo sguardo, sorpassandomi. Dafne non mi guardò neppure e io li ignorai a mia volta, guardando dritto di fronte a me. Il cuore di ghiaccio non lasciava passare niente. Mi andai a sedere in fondo all'aula, sperando di diventare invisibile, almeno per quel giorno volevo scomparire nel nulla. << Eccola là, Zoe Evans! Proprio così, il suo cognome è Evans e ieri ha bloccato una delle mie sfere! >> Esclamò Hector puntandomi un dito addosso. Di cosa mi stava accusando esattamente? Derek fece il suo ingresso in aula, guardando prima Hector e poi me. La sua espressione indecifrabile, mentre si veniva a sedere in fondo all'aula, dall'altro lato rispetto a me.
<< Zoe Evans... >> bisbigliò una ragazza seduta al primo banco. Aveva pronunciato il mio nome come se fossi una nuova specie nello zoo. Si voltò a guardarmi e provai subito un gran disagio. Al sentire il mio cognome avevano tutti sgranato gli occhi e ora mi fissavano a bocca aperta. Alfred guardava altrove e Dafne mi squadrava con disappunto. << Allora qual è la tua relazione con Derek?! >> Inquisì Hector senza staccarmi gli occhi di dosso. Mi vennero i brividi. Come faceva a sapere di me e Derek? Divenni paonazza, non sapevo che dire. Mrs. Ward entrò in aula e fece zittire tutti con la sua sola presenza.
<< Niente che ti riguardi Hector. Solo perché due persone hanno lo stesso cognome non puoi assumere automaticamente un collegamento tra i due. Ti consiglio di studiare nuovamente "Metodo di Ricerca e Analisi Storica" di Dorian Puttock. Ora siediti, la lezione sta iniziando. >> Lo zittì la professoressa. Lo stesso cognome? Io e Derek? Mi voltai subito verso Derek, sperando di ottenere un qualche tipo di conferma da parte sua, lui vide che lo stavo guardando con la coda dell'occhio, ma non si voltò. Derek Evans...
La lezione dopo fu interessante, Miss Powell ci insegnò un incantesimo. A quanto pare aveva già introdotto la teoria in una lezione passata, ma io non c'ero, oppure ero distratta. << Allora, riprovate ad eseguire il Felicitas Expanding, pensate ad un momento felice, forza e - poi guardò in direzione di un ragazzo seduto al secondo banco -  Tyler ricorda di passarlo a John, non di distruggerlo ok? >> Si premurerò lei. Il ragazzo annuì, un po' imbarazzato. Si formarono delle coppie e io mi resi conto di non avere nessuno con cui fare coppia. Che miserabile. Restai a guardare mentre prima l'uno e poi l'altro crearono una sfera di luce bianca che emanava un rassicurante calore. I due se la passarono a vicenda, facendo sorridere il ricevente. Era una sorta di incantesimo per la felicità... Mi concentrai anch'io su un ricordo felice, uno dei pochi, e cercai di creare una sfera di luce bianca. Pensai alla prima volta che mi sentii normale. Ero piccola e nella nuova scuola avevo tanti amici, andava tutto bene e i miei genitori pensavano che fossi "guarita", che finalmente avrebbero avuto una vita normale e una figlia normale. Ero felice, mi piaceva pensare alle cose normali, come i voti a scuola o che tipo di festa di compleanno avrei organizzato... la mia sfera di luce risplendeva candida, finché non arrivò la parte in cui quasi uccisi un gelataio che non voleva mettermi più panna sul cono e mia madre mi aveva mandata da uno psichiatra. A quel punto la mia sfera si tinse di un colore viola scuro tendente al nero e così la repressi nel pugno. << Libera la mente dai brutti ricordi Zoe, questo è il Felicitas Expanding, non il Dolores Expanding >> disse Mrs. Ward che, mi aveva osservata con attenzione. Poi qualcuno esclamò: << l'espansione di Dolores! Anche se credo che più di così non si possa >> scoppiarono tutti a ridere posando lo sguardo su una ragazza obesa dai pomposi capelli castani che, doveva essere Dolores. Lei scoppiò a piangere e Mrs. Ward zittì tutti. << Vieni Zoe >> mi disse Mrs. Ward, mi alzai e andai vicino a lei << crea un Felicitas Expanding >> disse. Volevo dimostrare di essere capace così ci misi tutta me stessa scacciando il più possibile i ricordi negativi e concentrandomi solo sul ricordo felice. Ricordando le risate, i sorrisi di mia madre, i miei amici che giocavano con me... una sfera bianca apparve tra le mie mani. Mi fissavano tutti. << Ora donalo a Dolores >>. Inizialmente ero confusa, ma poi capii. Offrii quella sfera alla ragazza, ma lei non la voleva, continuava a piangere... dovevo dargliela subito o si sarebbe dissipata... così glie la misi io nel petto senza troppe cerimonie. Sentii i sussurri delle persone che erano sorpresi quanto Mrs. Ward. << Come ci sei riuscita? >> Mi domandò. << In che senso? >> Le domandai confusa. << A violare il suo libero arbitrio >> queste ultime parole le pronunciò come se le stesse dicendo a se stessa. Si girò e iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza con espressione pensierosa. << Vuol dire che ha molto potere >> disse una voce familiare. Era Derek Evans. << Di che parla? Non ho fatto nulla di speciale, le ho soltanto messo quella sfera nel corpo e allora? Lo sanno fare tutti! >> Esclamai. << Ma solo se l'altro è d'accordo! Non puoi violare il libero arbitrio delle persone Zoe >> disse Mrs. Ward. << Lo ha fatto anche Hector ieri a mensa! >> Esclamai. Lui si girò subito a guardarmi come se lo avessi accusato di non so quale crimine. << Non è vero! Quella è un'altra cosa! >> Urlò contrariato. << Ascolta Zoe, gli Expanding servono a soddisfare i desideri delle persone, sono dei passaggi di emozioni che si possono fare solo con il consenso dell'altro >> spiegò Mrs. Ward fermandosi a guardarmi. Sembrava stralunata. Di colpo portò lo sguardo verso Derek che, sorrideva beffardo tra sé e sé. Riportò lo sguardo su di me e poi di nuovo su di lui, poi all'improvviso sgranò gli occhi e si portò una mano al petto come se stesse avendo un infarto. << Ce ne sono altri >> disse.
Andavo avanti e indietro per la mia camera chiedendomi che cosa intendesse con "ce ne sono altri". Altri di cosa? Avevo così tante domande, ma perché nessuno mi dava le risposte? Sapevo a chi dovevo chiedere, ma non avevo il coraggio e, tra l'altro, non sapevo neanche dove fosse la sua stanza. Mi riferivo a Derek Evans che evidentemente era uno degli altri come me.
In quei giorni mi sentii maledettamente sola, perché lo ero. Sola. In classe non successe più nulla di sconvolgente e passavo il tempo a guardare Derek che però non mi filava di striscio. Volevo delle risposte da lui, ne avevo bisogno! Intanto avevamo imparato tutte le sfumature di Expanding e, a lezione di Kung Fu, Mr. Woj, solo una volta ci aveva fatto fare qualcosa di diverso dalla solita respirazione, facendoci restare in equilibrio su un'asta sottile. Mi sembrava tutto immensamente inutile. Ad Armi Antiche perlomeno facevamo qualcosa di produttivo. Oltre a come impugnare spada e arco, ci avevano spiegato le posizioni e i diversi tipi di arma, dalla spada più affilata a quella lunga e così via. A Storia, Mrs. Ward citava testi di enciclopedie e narrava storielle latine su noi Python. Erano abbastanza interessanti: eravamo dei nomadi con manie omicide che migravano di villaggio in villaggio a fare stragi. Queste perlomeno erano le più interessanti e ovviamente Mrs. Ward aveva detto che non erano vere, bensì solo dicerie raccontante dagli umani. Le altre invece, raccontavano solo di come involontariamente spaventavamo gli umani cambiando colore di occhi e di capelli e di come una bambina chiamata Faith fu la prima a volare tra i Python. Magia Oscura era una delle mie materie preferite, nonostante non ce la facessero praticare. Mr. Ward ce la spiegava dicendoci anche stupidamente come praticarla. Probabilmente pensava che fossimo buoni bambini che non hanno alcuna intenzione di fare cose oscure, ma non io. Ero molto attratta dall'oscurità e alla prima occasione avrei praticato uno di quei riti o avrei scagliato un incantesimo oscuro su chiunque mi avesse infastidita. Narrava anche stupide storie sui Praticanti che, miravano a spaventarci. Ma io non ero affatto spaventata, anzi, quelle storie mi facevamo interessare ancora di più a quel tipo di magia proibita. Latino era una vera seccatura, ma, almeno, conoscendo quella lingua usata per formulare gli incantesimi, mi era più facile anche crearne di miei (severamente proibito). Io però adoravo tutto ciò che era proibito. A mensa me ne stavo da sola e mentre prima, Alfred mi rivolgeva qualche sguardo, ora neanche mi guardava più. Mangiavo sola come un cane e la cosa era così imbarazzante che avevo preso la decisione di andarmi a rintanare direttamente in camera da letto. In quello strazio di posto non c'era neanche una televisione; c'era una libreria immensa questo si, ma incredibilmente non trovavo niente di interessante da leggere. Solo letteratura inglese e cose spirituali vecchie e decrepite quanto la trisavola della mia bisnonna. Comunque ci andavo spesso perché c'era sempre tanto silenzio ed era sempre vuota, mi sentivo a mio agio lì dentro. L'unica cosa che avevo imparato era che si poteva usare il potere anche a scopi benefici. Chi l'avrebbe mai detto che non serviva solo per mandare in coma la gente? Mrs. Ward aveva citato una sottospecie di enciclopedia per gente strana come noi: << siamo pochissimi al mondo, perché solo i più timidi possono sviluppare questi poteri, così che possano esprimere ciò che provano senza il bisogno di parlare. Per ognuno c'è un colore diverso, sfumature di personalità. Il potere sarà la nostra salvezza, o la nostra distruzione. Il Dominatore va addomesticato o altrimenti eliminato >>. Avevo cercato lo sguardo di Derek, ma lui aveva finto di niente e mi aveva evitata come sempre. << Il Dominatore ragazzi è colui che possiede tutte le sfumature di colore e di potere. È colui che li domina tutti e che salverà il mondo, ma ovviamente è una leggenda... non esiste alcun Dominatore, anche perché il mondo non dev'essere salvato proprio da nessuno... >> aveva spiegato Mrs. Ward. << Perché il testo dice che Il Dominatore deve essere addomesticato sennò eliminato? >> Aveva domandato una ragazza cinese che non conosceva bene la lingua e che faceva difficoltà a esprimersi. << Perché si pensava che Il Dominatore fosse nato sotto forma di salvezza, ma anche di sfida, una sfida per gli uomini. Se non fossero riusciti ad addomesticare quell'uomo così potente e si narra che avesse il cuore di ghiaccio, allora egli avrebbe distrutto il mondo, infatti una tribù di druidi aveva attribuito al Dominatore anche il nome "Eversor" che in latino significa: distruttore, sterminatore, rovina. L'unica via era di purificare il suo cuore da tutta la malvagità e scioglierlo dal gelo. >>
<< Per esempio con l'amore? >> Aveva chiesto una ragazza smilza dai capelli biondi. << Si certo... ma ragazzi, è una leggenda,
non esiste alcun Dominatore. >>
<< Ma il Dominatore è per forza un uomo?>> Aveva domandato una ragazza hippie dall'accento straniero. << Si! >> Aveva esclamato un ragazzo maschilista. Gli altri ragazzi avevano annuito complici o avevano levato il pugno in aria.
<< Così narra la leggenda >> aveva detto l'insegnante. << E se il Dominatore fosse una donna? >> Avevo domandato io. Tutti si erano zittiti e Mrs. Ward mi aveva guardata con perplessità. << Zoe, il Dominatore non esiste >>.

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