I Flagelli: Tradimento

By isabel-giacomelli

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Secondo libro della saga "I Flagelli" Volume 2: "I Flagelli: Tradimento" ~"Non farò niente che la induca a i... More

Copyright
Prologo
L'incontro
L'albero rosa
La tribù elfica
Lo specchio magico
Preoccupazione
Rifel'a
I semi
Il perfido re
La scelta
Fuoco
Nascosto nel fienile
Dalila
Cuore confuso
Il nobile ribelle
Scuse forzate
I segreti della Foresta
Dekig
La serata più bella
Pelle macchiata
Il morbillo
I Cacciatori misteriosi
La riunione
La frattura
Il dolore della separazione
Lo Spettro Bianco
Nemici misteriosi
"Le sette Colombe e le sette Mele"
Scoppia la battaglia
Al salvataggio (Parte 1)
Al salvataggio (Parte 2)
Il Gioiello
Tradimento
La forza dell'Ira (Parte 1)
La forza dell'Ira (Parte 2)
A casa
Epilogo
Quiz - A quale territorio di Egaelith appartieni?
Terzo libro pubblicato!

L'errore del cuore

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By isabel-giacomelli

Così Yan portò avanti i suoi incontri sia con Dalila che con Elijah.

Nonostante l'ansia nel tenere nascoste le relazioni segrete agli altri suoi amici, doveva ammettere di sentirsi veramente bene.

Sebbene Dalila non lo conoscesse per chi era realmente, a Yan bastava poter passare il tempo con lei.

Almeno, da quando Moe aveva avuto il sovraccarico di energia, il bambino trascorreva la maggior parte dei pomeriggi con loro, perciò i due giovani non si trovavano quasi mai da soli e non v'era il rischio che potessero concentrarsi su sentimenti più dolci.

Dalila spiegò che in seguito all'incendio erano stati aiutati molto dagli abitanti della città di Hanover, per quanto i cittadini si trovassero già di per sé in difficoltà: il re non faceva altro che promettere pagamenti futuri per il loro supporto, ma al presente non mostrava neanche una singola moneta. Eppure gli abitanti non abbandonarono Dalila e i suoi fratelli dopo che ebbero perduto parte del raccolto.

In quanto a Elijah, Yan lo trovava divertentissimo, ed era felice di poter parlare con qualcuno della ragazza che gli faceva battere il cuore.

Rifel'a lo ascoltava, ma la sua mentalità da elfo lo portava a partorire perle di saggezza che il giovane non riusciva a comprendere bene.

Elijah invece, per essere un principe, era molto diretto e senza peli sulla lingua: parlava quasi come un contadino, il che faceva sganasciare Yan fino a portarlo a implorare pietà.

Pur avendo trovato i suoi poteri magici da pochi mesi, era già piuttosto abile, capace di volare e sfruttare il potere degli elementi; purtroppo peccava ancora con alcune magie mentali, quali la telecinesi e l'ipnosi. Al momento solo le illusioni gli risultavano semplici.

Una volta, il nuovo amico gli propose di esplorare il tunnel insieme, senza ovviamente spingersi troppo vicini all'accampamento.

Mentre Elijah illuminava il percorso e Yan ispezionava l'ambiente intorno, scovarono un buco seminascosto dietro  a una matassa rocciosa. Riuscirono a infilarsi con non poche difficoltà, dato che uno era muscoloso e l'altro in carne, ma alla fine sbucarono in un nuovo tunnel di pietra.

Da lì proseguirono fino a incontrare degli affreschi alquanto sinistri sulle pareti. Yan sussultò tanto d'impatto da pestare i piedi di Elijah non appena si ritrovò dinnanzi a una figura demoniaca, con tanto di corna e zanne aguzze.

Si riprese dallo spavento e, comunque incuriosito, si fece avanti per studiare meglio l'immagine: era affiancata da altre sei figure altrettanto diaboliche, con espressioni differenti, ma tutte molto inquietanti.

«Cosa diamine stiamo guardando?!» sbottò Elijah, più impressionato che turbato.

Yan non rispose, anzi proseguì per passare sotto tutte e sette le sagome gigantesche, analizzandone le espressioni grazie alla luce che il principe emanava dalle mani.

La prima era angosciata, sembrava quasi in lacrime mentre teneva la bocca blu spalancata in un'orribile smorfia di tristezza e disperazione. La seconda era furibonda, gli occhi scarlatti fiammeggiavano di brama omicida; la seguiva un demone viola più grosso che teneva gli artigli sollevati, mentre un dito dell'altra mano puntava contro lo spettatore, quasi lo stesse sottoponendo a un ordine. Il quarto personaggio, altrettanto grande, aveva la bocca aperta e le zanne arancioni ricoperte di bava colante, e si sporgeva verso Yan come nel desiderio di divorarlo. All'altro suo fianco aveva un demone verde scuro più piccolo, i cui occhi storti fissavano subdoli uno un lato e uno l'altro, con disprezzo verso i gemelli; c'era poi un diavolo giallastro che custodiva tra le sue braccia tantissimi tesori e dava le spalle all'osservatore, girando la testa per fissarlo minaccioso, come a sfidarlo a portargli via ciò che era suo. Infine il settimo demone, marrone, recava sia elementi femminili che maschili, entrambi messi a nudo, e guardava verso il basso come a invitare a farsi avanti.

Yan indietreggiò ancora, trascinando Elijah per un braccio quasi a volerlo allontanare da un pericolo.

Il principe invece si avvicinò tenace verso l'ultima figura, guardando più alla parte superiore che a quella inferiore. «Guarda un po'...»

«El, cosa stai facendo?»

«Guardo un po' di tette, che ti sembra?»

«S-su, amico, q-quello è... è un demone...»

Siccome Elijah sembrava non stare ascoltando, Yan non poté fare a meno di andarlo a riprendere per allontanarlo da quei demoni.

«S-sono orribili, non ho mai visto raffigurazioni più raccapriccianti...»

«Ma va'! Non sono neanche realistiche!»

«Ed è un bene! Se lo fossero state, non ne avrei sopportato la vista...»

Yan dette le spalle ai diavoli, col cuore che batteva all'impazzata come se avesse corso per leghe e leghe, una sensazione che aveva già provato troppe volte da quando il suo tester si era spento.

Fu proprio girandosi che scorse nuove figure sulla parete opposta: altre sette sagome, ma dai colori più dolci e brillanti, che risplendevano alla luce emanata da Elijah.

Sembravano proprio contrapporsi ai sette demoni.

Erano anch'esse nude, ma più vicine all'aspetto umano, più armoniose.
Da destra verso sinistra si aveva per prima una creatura bianca dallo sguardo forte, che teneva tra le mani una falce per la mietitura. Accanto a lei, una figura verde chiaro dall'aspetto gentile, a braccia tese come a voler stringere qualcuno in difficoltà; il terzo era un essere dalla tonalità limone, che teneva il capo chino in segno di rispetto, le mani dietro alla schiena e la gamba piegata in procinto d'inginocchiarsi. Accanto si trovava una divinità azzurra che teneva una bilancia in perfetto equilibrio. La quinta creatura era di un bell'arancione tramonto, e porgeva la mano in segno di aiuto; anche la divinità successiva allungava le braccia argentee, ma a offrire una ciotola colma di qualcosa che poteva essere oro o cibo. Infine si ergeva l'unica figura completamente vestita, era vago se fosse uomo o donna, ma teneva le mani rosa a coprire sia il petto che sotto la vita.

Enormemente rassicurato dalla presenza di quegli affreschi più casti, Yan tirò un sospiro di sollievo. «Creature ancestrali, contrapposte ai diavoli dell'Inferius.»

Elijah roteò più volte la testa per guardare prima una parete e poi l'altra. «Incredibile! Yan, credi che abbiamo appena compiuto una scoperta importante?»

«Credo proprio di sì.»

Elijah portò le mani dietro alla testa, non condividendo così tanto la gioia e l'entusiasmo che stavano strizzando la pancia dell'amico. «Immagino che se fossi un poveraccio, non vedrei l'ora di vantarmene con chiunque, per venire ricompensato. Ma poiché i soldi non mi mancano...»

«E dato che io sono un "bestia"...»

«Per non parlare del fatto che zio Kayne si prenderebbe tutto il merito, anche se non ha mosso un dito...»

I due si strizzarono l'occhio in complicità, prima di fare un grande sorriso.

«Beh, nella Foresta di Hanover si nascondono tanti tesori! Gioielli, affreschi sovrannaturali, "bestia" innamorati!» prese a sussurrare Elijah mentre tornavano indietro, strofinando i capelli di Yan. «A proposito di quei cosi, conosci la fiaba Le sette Colombe e le sette Mele

«Mai sentita nominare. Di cosa parla?»

«Non me la ricordo bene, l'ascoltai che ero molto piccolo. Però mi è tornata in mente a vedere quelle pitture. Mi pare che le sette Colombe rappresentassero il Paradisus, mentre le sette Mele l'Inferius. Non ricordo come si svolgeva la storia, però il significato simbolo era quello. Erano sette figure positive e sette negative, come i personaggi di quei dipinti.»

Yan si fece strada fuori dalla caverna e si girò a osservare l'amico faticare per ritirare la pancia e passare. «Dove diamine hai ascoltato questa fiaba? Mia madre e la signora Seller me ne raccontavano tante, ma di questa non ricordo proprio.»

«Me la raccontò nonno Zack.»

«Ehm, parli di re Zackary? Non era tuo nonno...»

Elijah sgusciò fuori e si pulì i vestiti. «Ma voleva che lo trattassi come tale, e lui considerava me come un nipote. Oh, senti un po' che idea geniale mi è venuta!»

Yan gli scoccò un sogghigno canzonatorio: Elijah non aveva mai buone idee, tendeva ad aprire bocca solo per dire cose veramente stupide o per organizzare qualcosa di pericoloso, che l'amico puntualmente gli bocciava.

Il principe gli tirò una spintarella. «Non guardarmi così e ascolta! Prova a chiedere a Xerxes riguardo la fiaba. Magari se la ricorda.»

Stavolta Yan lo guardò con la bocca esageratamente spalancata. «El... questa è davvero un'idea geniale!»

«Che ti dicevo?» gongolò Elijah, col mento sollevato e l'indice a strusciarsi sotto al naso. «Guarda che io in realtà sono molto intelligente, solo che non ho mai l'occasione di dimostrarlo.»

Toccò a Yan spintonarlo. «Ma chiudi il becco, che fai una figura migliore! Senti, adesso è ora che io vada.»

Elijah lo guardò prendere un portsid e ficcarselo in bocca. Prima di trasportarsi, Yan lo vide sollevare la mano. «Alla prossima, amico!»

                                    *

«Ho una sorpresa per te.»

Yan alzò la testa dal libro in lettura per incrociare gli occhi di Xerxes. «Per me? Non dovevi! Che cosa festeggiamo?»

E tuttavia la sua emozione scemò non appena l'amico gli mostrò un guanto, all'apparenza molto semplice.

Lo afferrò con confusione, osservando la pelle marrone sulla parte superiore e bianca in corrispondenza del palmo. «Grazie, Xerxes. È... molto carino.»

L'altro sorrise. «L'ho imbottito di fasciature apposite da poter tenere sulla carne bruciata. Se lo indossi, potrai tornare a usare la mano sinistra, o almeno sfruttarla meglio di come la usi adesso con quelle bende sfilacciate.»

Yan tolse la fasciatura alla mano martoriata, infilò il guanto e constatò soddisfatto che l'amico aveva ragione: la carne scoperta strusciava dolcemente contro la liscia imbottitura di cotone, senza provocargli irritazione.

Poteva tornare ad afferrare oggetti anche con la sinistra!

«Grazie, Xer!»

«Figurati. James mi ha aiutato a imbottirlo, però l'idea è stata mia, sia chiaro.»

Ciò era indubbio, dato che Xerxes era quello delle invenzioni geniali. Aveva persino avuto l'idea di sovrapporre più lenti una sopra l'altra affinché Owen potesse analizzare le cellule dei campioni di sangue senza bisogno di ricorrere alla magia di Vow'a; aveva pensato di donare gli occhi-di-vetro a James, caratterizzandoli affinché ciascuna lente con la sua stanghetta richiamassero il simbolo del Leo, mese di nascita del ragazzo. Aveva inoltre messo su un impianto d'irrigazione per il loro raccolto, struttura che Yan aveva riproposto a Dalila.

Purtroppo l'amica, pur ringraziandolo, aveva rifiutato: non aveva tempo di occuparsi anche della costruzione di un impianto idrico, c'era molto altro da fare, e non voleva scomodare ulteriormente i suoi amici di Hanover.

Yan tenne il guanto e tornò a leggere il libro, sfogliando contento con la mano sinistra. «Ehi, Xer, parlavo con Rifel'a, e mi ha accennato riguardo a una leggenda su sette Colombe e sette Mele.»

Xerxes sedette sulla poltrona. «Mi sovviene qualcosa... Di cosa parla?»

«No, Vow'a l'ha solo citata. L'ha sentita nominare tra i viaggiatori umani, ma conosce solo il titolo. Tu non sai mica qualcosa a riguardo? Magari nella biblioteca reale c'erano dei libri che non si trovano nelle librerie comuni.»

Pensieroso, Xerxes incrociò le braccia. «Non saprei. Non mi risulta di aver letto qualcosa su questa storia...» Rimase in silenzio per qualche istante, a scuotere la testa. «È una fiaba per bambini, si chiama appunto Le sette Colombe e le sette Mele, giusto? Deve essere stato mio nonno a raccontarmela, lui conosceva tutte le storie più belle. Purtroppo non la ricordo bene, Yan, mi spiace. Dovrò spremermi le meningi.»

«Nessun problema. Quando ti verrà in mente, fammi un fischio.»

                                   *

Yan osservò incantato il miracolo della nascita.

Dalila aveva appena strattonato un capretto alla luce e insieme lavorarono per togliere la sacca appiccicosa che lo avvolgeva.

La neomamma si girò belando per leccare il figlioletto, permettendogli di aggrapparsi alle mammelle così da poter ricevere il latte.

«Josh, stai piangendo?»

Yan si girò, lesto nell'asciugarsi l'occhio. «Ehm, io...»

Dalila scoppiò a ridere e il ragazzo sentì abbracciarsi da dietro. «Quanto sei dolce! Hai un cuoricino così tenero!» lo prese in giro, strizzandogli le guance.

Alla fine decisero di lasciare da soli mamma capra e il suo piccolo.

Sciacquatosi le mani, Dalila lo fece entrare in casa e sedettero a sorseggiare una tazza di tè e miele, accompagnandola con pane e la marmellata di fragole che una delle amiche della ragazza le aveva regalato.

«E così sei bravo anche a far nascere le capre, eh?»

Lui ridacchiò a bocca piena. «Sono pieno di sorprese.»

«Su questo non ho dubbi!»

Poi, inaspettatamente, Dalila si sporse per afferrargli la mano.

Yan sentì tutto il corpo rabbrividire dal piacere e dalla paura.

«Ti andrebbe di festeggiare il Solstizio d'Estate con me?»

Lui non seppe come rispondere.

Doveva inventarsi una scusa, ma allo stesso tempo non voleva offenderla...

"Dille che sei impegnato. Dille che sei impegnato. C'è il compleanno di Xerxes." «Volentieri» gli scappò detto. "Yan, tu sei un idiota totale!" «Però solo per poco tempo!» si affrettò a dire. «Io devo... occuparmi di mia madre, insieme a papà...»

Dalila sembrò comprensiva. «Non voglio essere inopportuna, ma mi piacerebbe tanto passare la serata con te, anche solo un poco.»

«E-e per me è lo stesso, Dalila. Ci sarò, vedrai.» "Devo solo evitare che i miei amici mi scoprano..."

Si sentiva in colpa, stavolta più del solito. Il Solstizio d'Estate cadeva l'esatto giorno del compleanno di Xerxes, stavano appunto organizzandogli una festa a sorpresa.

Avrebbe dovuto rinunciare a parte dei festeggiamenti...

Ma come poteva declinare di fronte all'occhiata tenera di Dalila?

Adesso lei era così felice...

La ragazza si alzò per andare ad accucciarsi accanto a lui, e posò la fronte contro la sua guancia.

Sudando per l'emozione, con la pancia fredda e il resto del corpo in ebollizione, Yan riuscì a muovere le braccia per avvolgerla e lasciarla sedere sulle proprie ginocchia. Erano così molli che temette Dalila potesse scivolare per terra.

«Grazie, Josh» mormorò lei, baciandolo sulla guancia. «Non vedo l'ora che arrivi quella sera.»

Yan sorrise a sua volta. Quando affondò il naso nel suo collo, percepì la pelle d'oca accapponarsi, così come quella di lei, e sentì il cuore sul punto di balzargli fuori dal petto mentre l'abbracciava con maggiore forza.

"Sarà bellissimo..."

                                     *

Nei giorni seguenti, Yan mantenne un'allegria indescrivibile.

Non pensava a quanto fosse sbagliato ciò che stava per fare, quasi non gli importava.

Ormai tra lui e Dalila c'era qualcosa, tutti i dubbi avuti un tempo si annullarono durante quei due giorni.
Non faceva altro che ripensare al suo corpo caldo premere contro le sue gambe e il suo torace, al profumo di terra che emanavano i suoi capelli, alla pelle che si rilegava quando lui la toccava...

Non vedeva l'ora di stringerla di nuovo!

Quando quel giorno tornò dalla caccia, udì una voce non familiare provenire dal salotto di casa.

Oramai aveva già sbattuto la porta, ma si affrettò ad acquattarsi nell'ombra per rimanere immobile, in caso qualcuno si fosse affacciato.

Riconobbe la lingua fredda da una voce femminile molto dolce, la cui domanda era traducibile in: «È forse entrato qualcuno?»

Fu Owen a risponderle, nella stessa lingua e nel suo tono fasullo da vecchietto che usava in veste di Umhïrtröfa: «Oh, non temere, Fema. Sono solo i poltergeist un po' irrequieti, oh oh oh oh. Dopotutto, di giorno continuano a esistere, anche se sono invisibili».

Fortunatamente Fema parve tranquillizzarsi, poiché la risposta deviò dall'argomento e sembrò riprendere un discorso interrotto: «Dunque va tutto bene, signore? Ve l'ho detto, io non provo rancore nei vostri confronti, al contrario un grande rispetto e profonda gratitudine».

Owen non replicò a parole, probabilmente fece un qualche cenno.

Poi Yan udì una sedia grattare e Fema che diceva: «Apprezzerò sempre il vostro aiuto. Mia zia ha davvero un gran bisogno di supporto. È tanto emozionata, capite. In ogni caso, potrete scendere al villaggio in qualunque momento: sarete il benvenuto dalla mia famiglia. Il Solstizio d'Estate è oramai vicino, siamo tutti molto in estasi per i festeggiamenti».

«Oh oh oh oh, grazie, carissima Fema. Tuttavia quella sera avrò da fare. Non voglio lasciare i miei amici fantasmi da soli, oh oh oh oh.»

«C-certo, v-vi capisco. Non fa niente. Potrò portarvi qualche avanzo dalla festa.»

«Sei gentile come sempre, Fema.»

Yan ascoltò il rumore dei loro passi, poi la porta d'ingresso che si apriva e si chiudeva.

Uscì allo scoperto in salotto, dove trovò Owen intento a liberarsi della barba e delle sopracciglia finte, lo sguardo oltre la finestra, sulla piccola figura di Fema.

Appena la ragazzina sparì alla vista, lui si voltò verso l'amico. «C'è mancato poco.»

«Scusa, Owen. Mi era sembrato di capire che avresti finito presto.»

«È così, ma Fema mi ha fatto una sorpresa. Vedi, dopo che sua nonna è morta... io mi sono un po' distaccato...» confessò, il volto nascosto dalla veste che si stava sfilando. «Mi vergognavo a farmi vedere da lei, credevo che mi odiasse.» Le guance erano arrossate quando scoprì il viso. «È venuta per dirmi che non mi riserba rancore.»

«Ovvio, tu non hai colpa» ribadì Yan. «Sei il guaritore migliore di tutta Pure. Se tu non sei riuscito a salvare la nonna di Fema, nessun altro ne sarebbe stato capace.»

Owen sospirò, dirigendosi a riporre la veste nell'armadio. «Mi spiace solo non possedere poteri di trasporto. In questo modo potrei viaggiare di Paese in Paese per aiutare chiunque abbia bisogno di me.»

Yan arrossì all'improvviso, rimproverandosi di non aver pensato prima a una cosa del genere. «Ehm... sai, Rifel'a mi ha mostrato diversi tipi di frutti che nascono dagli elfi trasformati in alberi. Tra questi ci sono dei semi, i portsid, che permettono il trasporto ovunque si voglia.»

Owen sorrise, pur senza allegria. «Stavo solo fantasticando, Yan. Non so quanto sarei capace di sostenere un ritmo tanto frenetico, e sarebbe comunque parecchio rischioso. Ma ho condiviso le mie scoperte col resto del mondo, no? Tutto ciò che so possono ormai usarlo anche gli altri. Il mio compito principale è completare ricerche e scoperte.»

«Oh, sì, certo...» Yan si azzittì quando lo vide sbirciare di nuovo dalla finestra, con le guance imporporate. «Fema parlava di sua zia. Le è successo qualcosa?»

«Finalmente una buona nuova: una delle zie di Fema è incinta.»

Yan sorrise, ripensando al capretto che lui stesso aveva contribuito a far nascere. «Che bella notizia!»

Nonostante tutto, Owen tremava.

«Ehi, qual è il problema?»

«Non mi sono mai occupato di una gravidanza...» ammise l'amico. Sorrideva, ma si vedeva benissimo quanto fosse teso, quasi fosse lui a star per diventare padre. «Sarà un'esperienza tutta nuova. Dovrò star dietro alla madre, aiutarla a placare gli ormoni e poi... e poi sostenerla durante il parto e accertarmi che il neonato stia bene.»

«Ce la farai, non ho dubbi.»

«Lo spero... Inoltre, Fema conta così tanto su di me...» Il viso del giovane guaritore tornò ad arrossare. Quando si accorse dello sguardo di Yan, simulò una tossetta imbarazzata e si allontanò in fretta verso la camera da letto.

«Non voglio prenderti in giro» lo richiamò l'altro, nell'impellente desiderio di parlare a uno dei suoi migliori amici dei sentimenti strazianti che stava provando.

Forse Owen poteva capirlo meglio di chiunque altro. Non gli avrebbe raccontato il suo segreto, ma poteva comunque provare a far sfogare lui, così, in qualche modo, si sarebbe sfogato anche di per sé.

Owen si affacciò di nuovo in salotto e cominciò a parlare velocemente: «Tu non hai idea di quanto sia dolce, e forte, e timida... Lo sai che si sta addestrando per diventare cavaliere? Così potrà raggiungere e affiancare suo padre! Purtroppo i suoi genitori si sono separati prima che lei nascesse, probabilmente è stata un... errore... Non si sono mai sposati, dopotutto. È una situazione che la disturba molto». Poi Owen assunse un'espressione abbacchiata. «Sono un idiota, Yan. Non faccio altro che guardarla e ripetermi quanto sia bella. All'inizio lo facevo solo per... piacere, insomma. Mi dicevo che era una cosa innocente, che è normale che alla mia età io guardi le fanciulle carine... Però io riesco a guardare solo lei...»

Yan lo ascoltò in silenzio, in una triste empatia.

«Sono uno stupido...»

«Non c'è niente di male a innamorarsi.»

«Per noi sì. Noi siamo "bestia", non possiamo avere un futuro amoroso con qualcuno... Mi sto facendo soltanto del male... Tu non sai quanto io invidi Nathan e Skye per ciò che hanno.»

Yan annuì lentamente. Una volta invidiava soltanto Nathan, per essere riuscito a conquistare il cuore di Skye. Adesso invece invidiava entrambi per il rapporto che potevano avere senza problemi.

Poi Owen scrollò le spalle, sebbene in un atteggiamento molto forzato. «Beh, dovrò accontentarmi di vedere Fema solo "a distanza", ecco...»

Quelle ultime parole fecero stare Yan ancora peggio. "Perché io non riesco a mettermi il cuore in pace come lui? Perché io non sono altrettanto forte per resistere alla tentazione?"

                                    *

Quanti dubbi ha il caro Yan, vero?
Cosa ne pensate?
Vi sta piacendo Elijah?
Siete rimasti incuriositi dagli affreschi?
Intanto ringrazio la mia migliore amica che mi ha dato l'idea su come chiamare gli occhiali in questa dimensione letteraria, e soprattutto sulla forma che riprende il segno zodiacale del Leone🙈❤️

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