CLICHÉ

By DavidRas

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Una vita frizzante come una linea piatta. Completamente priva di sbavature. Le tentazioni? Non esistono. Dan... More

Breve Introduzione
Ci conosciamo? ~ (Prologo)
1 ~ Bugiardo
2 ~ Se
4 ~ Lollipop arcobaleno
5 ~ Esplodere
6 ~ Vulnerabile
7 ~ Ti amo
Epilogo ~ Felicità

3 ~ Un uomo orribile

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By DavidRas

Una fame primordiale, incontenibile.

C'erano stati altri uomini prima di Daniele. Non avevo mai tradito Lucia fisicamente con nessuno di loro. Erano stati interessi passeggeri, belle "fotografie" sullo sfondo della mia vita, a cui guardavo di tanto in tanto con occhi sognanti, sognando una vita diversa, più mia. Nessuno di loro era mai rimasto nel mio cuore abbastanza da farmi decidere di rischiare.

Con Daniele il tempo era stato una cosa assolutamente secondaria: non mi ero neppure concesso il beneficio del dubbio e subito avevo risposto di sì. Non sapevo perché non avessi mai sentito la necessità di fare altrettanto con altri – o forse lo sapevo, ma ammettere di amare Daniele così perdutamente mi faceva sentire vulnerabile.

E mi trovavo lì per lasciarlo.

Non potevo permettermi di pensare a quanto lo amassi.

Non avrei neppure dovuto cedere alla passione, ma una volta accesa quella, non esisteva più ragione.

Non riuscivo a controllarmi e, prima ancora di rendermene conto, eravamo già nudi sul suo letto.

Amavo il suo corpo. La tensione muscolare che potevo indovinare accarezzandogli la pelle, le forme che avevo ormai imparato a conoscere così bene da provare un senso di appartenenza per ogni millimetro del suo corpo.

Gli baciai il collo, le spalle, nascondendo ogni bacio con una carezza, mentre lui mi si schiacciava contro, come se il semplice contatto fisico non fosse abbastanza. Bisognoso di più, di molto di più. E quella consapevolezza mi travolse con un brivido lungo la schiena, mozzandomi il respiro. Ansimai e andai incontro i movimenti del suo bacino, facendo entrare in contatto le nostre erezioni.
Fu assordante.
Si esaurirono i suoni e tutte le altre sensazioni.

Una sua gamba tra le mie e finii disteso di schiena, con lui che mi sorrideva dall'alto, accostava il viso al mio, mi toglieva gli occhiali, e mi baciava ancora.

Dov'era il senso di colpa in quei momenti? Sempre lì, presente, in un angolo della mia mente. Sempre pronto a rinfacciarmi, alla minima distrazione, che non aveva alcuna importanza il fatto di aver represso la mia omosessualità per anni, che Daniele fosse un uomo, e che io avevo sposato una donna per cui non provavo amore.

Stavo tradendo Lucia.
La mia famiglia.

Rallentai la foga dei miei gesti e Daniele se ne accorse subito. Mi strinse le mani tra le sue, soffocò i miei respiri con un nuovo bacio, mentre si faceva spazio nel mio corpo con una spinta poderosa. Urlai, mi afferrò la vita, spingendosi ancora e ancora dentro di me. Gli artigliai il petto con le unghie, in cerca di un appiglio, finendo solo per lasciargli lunghi segni rossi sulla pelle.

Sorrise – sorrideva sempre. Era sempre pieno di gioia e il suo sguardo era un fuoco continuo, colmo d'amore.

Avrei potuto essere davvero felice.

Invece ero un vigliacco.
Un traditore.
Ero arrivato in casa sua intenzionato a lasciarlo e avevamo finito per fare l'amore.

Ero davvero un uomo orribile.

Mi svegliai di soprassalto che era già notte fonda. Quasi le tre mattino e mi trovavo ancora nel letto di Daniele.

Recuperai gli occhiali e mi voltai a guardarlo, profondamente addormentato, con la luce della luna che rischiarava a stento il suo profilo, il contorno delicato degli occhi dalle lunghe ciglia. I suoi capelli avevano assunto delle sfumature argentee e dormiva.
Dormiva.
Non volevo svegliarlo: ero certo che avrebbe insistito affinché trascorressi il resto della notte con lui. A dormire con lui.

Perché era pure bello dormire insieme – lo sapevo, era una cosa che avevamo già sperimentato durante una vacanza a Santorini. La nostra unica vacanza. Dieci giorni solo di noi, lontani da Roma, dall'Italia. Lontani da occhi indiscreti, da conoscenti. Mano nella mano per le bianche strade di Santorini. Alloggiare nello stesso appartamento, dormire nello stesso letto. Baciarsi, toccarsi, amarsi alla luce del sole. Era stato bello. Una bella parentesi durata dieci giorni.

Al rientro a casa avevo trovato Giuseppe con la varicella. E il senso di colpa mi aveva fatto ricordare quanto fossi un uomo orribile.

Sospirai e scossi la testa. Avevo già saltato la cena con la mia famiglia, non potevo proprio permettermi di non rincasare.

Decisi di non svegliare Daniele, anche se mi sentivo male all'idea che quel mio fuggire potesse ferirlo. Non volevo che si sentisse trattato alla stregua di una puttana. Non avevo assaggiato nulla di quello che aveva cucinato. Avevamo saltato la cena. Fatto l'amore. Stavo scappando mentre lui ancora dormiva.

Un uomo orribile.

Infilai la chiave nella toppa della serratura, tentando di mettere a tacere i pensieri: temevo che potessero addirittura diventare udibili dall'esterno, tanto mi stavano affollando la ragione.

Non avevo lasciato Daniele.

Stavo rincasando alle tre e mezza del mattino.

Non avevo visto i miei figli, avevo mentito a mia moglie.

Sospirai ed entrai in casa cercando di fare meno rumore possibile.

Martina, già da un po', mi chiedeva di continuo di adottare un cane ed io ero stato abbastanza egoista, fino a quel momento, per rifiutarmi categoricamente di prenderne uno. Le avevo rifilato le solite scuse che un genitore dà a un figlio in situazioni come questa. La verità era che l'idea di avere una sirena sempre pronta ad annunciare i miei rientri sospetti proprio non mi andava a genio. Avrei potuto prenderle un cane solo se avessi rotto con Daniele. Era in programma – speravo di riuscirvi il prima possibile.

-Al buio?- la luce scattò di colpo, illuminando il corridoio che conduceva in camera da letto.

Lucia si trovava proprio davanti a me, in camicia da notte e vestaglia. L'abito le incorniciava il decolté con un delicato filo di pizzo bianco, mettendo in risalto la sua pelle scura.
Era una bella donna, mia moglie. Non si meritava proprio uno come me.

Che uomo orribile, ero. Esisteva qualcuno – sicuramente – nel mondo, che avrebbe potuto trattarla come una regina, amarla e venerarla. Invece lei stava con me e quel qualcuno stava riservando le proprie attenzioni – forse – per qualcun altro che, come me, non le meritava.

-Non volevo svegliarti. Abbiamo fatto tardi- mi avvicinai a lei e le diedi un bacetto su una guancia.

Lucia mi afferrò per un gomito e mi fissò dal basso con sguardo severo. -E avete concluso questo accordo?-

-Non ancora, ma...-

-Mario- mi zittii, percependo nel suo tono una minaccia. Trasalii e la fissai dritto negli occhi. -Me lo avevi promesso-

-È una cosa che non posso decidere da solo, amore. L'azienda...-

-Devi decidere e da solo- mi interruppe.

Aggrottai la fronte e, poco per volta, si face spazio dentro di me il timore che non stessimo più parlando del mio lavoro. -Non posso...-

-Sì che puoi. Anzi, devi. Non ho più tempo da perdere con bugie e segreti. Domenica è il compleanno di Martina-

-Lo so. E ci sarò...-

-Tua figlia sta per compiere dieci anni. Deciditi, Mario, se vuoi trascorrere il resto della tua vita accanto ai tuoi figli o non vederli mai più-

La afferrai per le spalle e la scrollai appena. Poi mi resi conto di quello che stavo facendo e ritrassi subito le mani, trattenendo un urlo di frustrazione. -Mi stai minacciando per cosa? Sono anche figli miei-

-Lo so che mi tradisci-

Rimasi pietrificato. Immobile. Il mondo parve sgretolarsi e crollarmi addosso. Non riuscii a scansarmi, a muovere un passo e la frana mi colpì in pieno.

-Devi chiudere con lei, chiunque sia, non mi importa. Se vuoi continuare a fare il padre, devi farlo in questa casa. Per il bene dei bambini-

-Io...-

-Non mi interessa. Ti perdonerò? Non lo so. Incomincia a darti da fare, però, e lascia quella troia. Grazie- mi diede le spalle e si diresse a passo deciso verso la camera da letto. Chiuse la porta dietro di sé – a chiave.

Finii per lasciarmi cadere sul pavimento, scivolando contro una parete.

Mi sentivo a pezzi, spaventato. Ero terrorizzato all'idea di perdere i miei figli, non avevo mai pensato che Lucia potesse essere tanto vendicativa.

Ma aveva ragione, lo sapevo. E questo mi avrebbe impedito di lottare contro di lei in un eventuale scontro.

Aveva ragione su tutto – anche se aveva dato per scontato che la stessi tradendo con un'altra donna.

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