Haikyuu!characters x Reader

Galing kay KatakuBakugou

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Raccolta di One-shots sui personaggi di Haikyuu!! su richiesta e non. Inutile dire di che si tratta perché so... Higit pa

INDICAZIONI
[Kageyama x Reader] 'An Unexpected Meeting'
[Bokuto x Reader] 'Do You Really Like Me?'
[Oikawa x Reader] 'My Teddybear'
[Yaku x Reader] 'Boku no Baka'
[Asahi x Reader] 'Between Fabrics and Colours'
[Kuroo x Reader] 'You, Stupid Cat!'
[Lev x Reader] 'Look at the Camera, Please'
[Nishinoya x Reader] 'I'm Not Joking, I Love You'
[Tanaka x Reader] 'I'm a Good Boy, Senpai~'
[Tsukishima x Reader] 'I Hate You...but Just a Bit'
[Semi x Reader] 'The Melody of My Heart'
[Sugawara x Reader] 'My Husband is a Missed Mother'
🔴[Atsumu x Reader] 'Baby Girl'
[Osamu x Reader] 'Yes, She is My Girlfriend'
[Yamaguchi x Reader] 'That Smile...'
[Suna x Reader] 'We Complete Each Other'
[Kita x Reader] 'Happy White Day'
[Akaashi x Reader] 'Would You Like to Date Me?'
[Terushima x Reader] 'Who Are You, My Pretty Girl?'
[Matsukawa x Reader] 'Ne, Be Younger!'
[Kyotani x Reader] 'My Queen'
[Sakusa x Reader] 'Wear It!'
[Kenma x Reader] 'Gamer Boy'
[Daichi x Reader] 'You Won't Catch Me, Darling~'
[Ushijima x Reader] 'Do You Know that Boy Who...'
[Kunimi x Reader] 'I Think I'm Stupid'
[Tendou x Reader] 'My Little Praline'
[Washio x Reader] 'You're Prettier when You Smile'
[Coach Ukai x Reader] 'Good Morning, Can I Have a Date?'
🔴[Bokuto x Reader] 'Come Here, Baby~'
🔴[Kuroo x Reader] 'A Dangerous Kitty'
🔴[Kageyama x Reader] 'Little Wolf'
🔴[Oikawa x Reader] 'I Love You for Infinity'
[Atsumu x Reader] 'My Dear Lady'
🔴[Suna x Reader] 'So Sexy...'
🔴[Asahi x Reader] 'I...Want a Family with You'
[Nishinoya x Kuroo's Sister!Reader] 'Hi, Cutie'
🔴[Tsukishima x Reader] 'Damn Kitty...'
🔴[Kuroo x Reader] 'You, Stupid Cat' pt.2
[Hinata x Reader] 'I Think I Wanna Marry You'
[Nishinoya x Reader] 'I'm Not Joking, I Love You' pt.2
🔴[Tendou x Reader] 'Love Me like You Do'
[Shirabu x Reader] 'Cute and Shy'
[Goshiki x Reader] 'Don't Give Up, Okay?'
[Sugawara x Reader] 'Our First Date'
[Kuroo x Claustrophobic!Reader] 'Happy to Have You Here'

🔴[Osamu x Reader] 'My Favour'

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Galing kay KatakuBakugou

Grecia, 146 a.C.: anno della conquista romana

Urla, pianti e ordini. Solo questo si sente in città.

Osservo dalla piccola finestrella di casa nostra ciò che succede all'esterno e vado nel panico più totale nel momento in cui davanti alla mia vista si stagliano delle enormi lingue di fuoco.

Ancora urla, soprattutto di dolore e sofferenza. Ancora pianti, di chi ha perso qualcuno. E ancora ordini da entrambe le fazioni.

-Madre! Padre! Dove siete andati?! E come stanno i miei fratelli?! Zeus, ti prego, fa che stiano tutti bene. Questa è la mia supplica. Fa che vivano e non vengano uccisi!- prego i miei dei, mettendomi in ginocchio

Guardo tutti i progetti non ancora conclusi di mio padre e spero con tutta la mia anima che lì fuori non sia morto.

Quando sono usciti per andare dai miei fratelli a portare delle nuove armi, tutti e tre soldati nell'esercito cittadino, mi hanno intimato di non muovermi di casa.

Io non so niente di ciò che sta accadendo qua. L'unica cosa che so è che sono giunti i Romani. E i Romani sono un popolo violento e che non è in grado di comprendere la bellezza. Una popolazione meschina e crudele, la quale ti ferisce senza una precisa colpa e che si diverte a vedere i suoi sottomessi soffrire.

So bene che non vogliono mi succeda qualcosa. È per questo che mi hanno confinato qui dentro. Però io non riesco a starmene qua, al sicuro, quando non so come stia la mia famiglia lì fuori. Io...voglio aiutarli a mio modo.

Come figlia di un artigiano e scultore, non ho molte doti. Aiuto mio padre nel suo mestiere e molte volte poso per delle statue di altri artisti. Non ho capacità fisiche come loro. Non ho capacità intellettive e strategiche. Tutto ciò che ho è un corpo giovane e un forte senso dell'obbedienza. Ma in questo momento critico non possono servirmi a niente.

Sosto disperata in mezzo al luogo dove viviamo. Non ho molte alternative: o resto dove sono come una codarda oppure esco e prego affinché nessun romano mi trovi e mi uccida.

È una casa un po' più isolata rispetto alla città dal momento che si trova su un pendio e tale elemento può essere a mio vantaggio.

Forse allora mi conviene davvero restare qua. Ma che fare nel mentre? No, (T/n), è stupido pensarci in un momento del genere. Pensa a nasconderti e non uscire.

Decidendo di mettermi al sicuro, mi reco nello studio di mio padre, dove posso trovare riparo dietro a tutti i suoi stampi e i calderoni usati per sciogliere il bronzo e creare i pezzi per le sue opere.

E lì prego. Prego Zeus. Preso Atena. Prego Poseidone. Prego Ares. Prego l'intero Olimpo, nella speranza che non succeda niente alle mie persone più care. Prego assiduamente per quello che mi sembra essere un lungo tempo ma che, effettivamente, non so.

C'è solo un momento in cui mi sposto dal mio piccolo rifugio: quando sento un forte rumore dall'esterno.

Preoccupata, esco dal mio piccolo posto sicuro e guardo attraverso la finestrella. Fuoco. L'unica cosa che si vede è fuoco. La città è sparita in esso.

-No!- urlo, disperata

Non do più conto, in quel momento, a tutti gli avvertimenti che mi sono stati dati. L'unica cosa a cui penso è la mia famiglia.

Apro la porta di casa velocemente e corro fuori di essa, direzionata verso il centro. Evito le vie principali, dove posso incontrare qualche romano, e prediligo le stradine per il bosco. In questo momento sono più sicure.

Sono più le volte in cui cado o inciampo, ferendomi le braccia e le gambe, ma il dolore non mi ferma. Nemmeno i piccoli rivoli di sangue riescono a destare la mia avanzata.

Arrivata in città, crollo sulle mie ginocchia. È tutto in fiamme. Se qualcuno era lì, di certo non può essersi salvato.

Le prime e calde lacrime iniziano a fare capolino dai miei occhi e, con la loro calma, mi attraversano il viso proprio come fa il fiume che attraversa la città.
Mi porto le mani davanti agli occhi e cerco di trattenere i miei forti singhiozzi.

Madre...Padre...Fratelli...

La mia disperazione non vuole cessare e non lo fa nemmeno quando ode qualche rumore ovattato, convinta che sia solo un'illusione della mia mente e che quei passi non siano altro che i ricordi della mia famiglia che le divinità stanno sottraendo dalla mia mente.

Però il crepitio delle case che bruciano non può coprire quei rumori che sento nella mia testa. Rumori di passi, legni spezzati e...nitriti?

Sposto le mani da davanti i miei occhi e scorgo, non troppo lontano, una serie di piedi e di zoccoli che si avviano nella mia direzione. Sento qualche parola in quello che presumo essere latino e delle risate.

È questa la mia fine? Non sarei davvero dovuta uscire. Mi dispiace...

Il chiacchiericcio confuso si fa più forte e vicino e, per la paura, non oso alzare il capo nemmeno quando un paio di piedi con sandali entrano nel mio campo visivo.

-Greca- parla il nuovo arrivato nella mia lingua -chi sei?-

Io rimango in silenzio, timorosa di cosa può succedere. Non ho nemmeno il coraggio di alzare il capo per vedere il mio interlocutore.

-Ah?! Perché non mi rispondi?!-

Non avendo provato neanche un po' ad aprire un dialogo con quest'uomo dalla voce molto dura, e avendolo infastidito parecchio con il mio atteggiamento, mi becco un forte calcio in pancia.

È tutto molto rapido che nemmeno mi rendo conto ci sia qualcosa che si sta muovendo verso di me.
Il suo colpo mi provoca un forte dolore, a tal punto da mozzarmi la voce e non riuscire a parlare.

-Smettila. È già ferita e, di questo passo, la ucciderai- parla l'altra figura, più indietro, sempre in greco -L'ordine è stato quello di riportare chiunque vivo. Vuoi forse disobbedire a un ordine del tuo comandante?- sento dire in modo ovattato, prima di percepire il rumore di una lama sferzare il vento

-G-generale Osamu...la prego. Non mi rispondeva e-

-Non ho dato ordini di uccidere chi non risponde. Vedi di rispettarli se non vuoi essere te quello a morire-

Le voci dei due si fanno sempre più distanti e i miei occhi più pesanti. Tossisco e sputo del sangue, sporcando il mio volto e il suolo.

È questo quel limbo prima della morte? Quindi sto morendo? Madre, padre, mi dispiace. Fratelli, perdonatemi.

Prima di chiudere completamente gli occhi, noto una figura sfocata, contornata dal rosso delle fiamme, avvicinarsi a me e poi basta. Il mio corpo viene accolto da Ade.

・・・

Roma, 146 a. C.: ritorno vittorioso dalla campagna in Grecia

Rumore di zoccoli che sbattono. Applausi. Urla di gioia.

Sono ancora viva? Com'è possibile?

Quando riapro gli occhi a fatica, la luce del sole mi colpisce in pieno volto, a tal punto che li richiudo subito.

Attorno a me continuo a sentire tante voci indistinte dire qualcosa in latino. Una volta ho posato per un signore romano venuto in Grecia e ho appreso qualche nozione. Non sono in grado di parlarlo, ma so, per lo meno, comprenderlo.

Riprovo a guardare fuori e non posso nascondere il mio stupore, prima, e la mia paura, dopo.

Mi trovo seduta e legata su un carro trainato da due cavalli mentre un corteo di soldati con corazze possenti e sporche di sangue sfila per una città. Il popolo li sta salutando e acclamando come degli eroi. Bambini, donne, anziani e poveri stanno onorando quei soldati di cui sono prigioniera.

Osservo i miei concittadini legati e noto che tutti sono ancora addormentati. O privi di senso. O forse morti. No, non credo morti, ricordo le ultime parole di quei due.

Chiudo di nuovo gli occhi, fingendo di essere ancora priva di sensi e mi abbandono a peso morto.

Passa un po' prima che il carro si fermi e, in tal momento, sbircio un attimo. Tutti gli uomini a cavallo sono scesi e non c'è più nessuno per strada.

Poi un vociare si avvicina e si posizionano davanti al carro dove sono legata. Quando vedono che sono sveglia, iniziano a urlarmi contro nella loro lingua, però io non rispondo, non avendone le capacità. Il mio non rispondere, però, provoca solo l'aumento del volume delle loro voci, le quali mi fanno spaventare e fanno rinsavire gli altri ostaggi.

Ora che li guardo, sono tutti giovani ragazzi, fatta eccezione per una donna...

Urlano qualcos'altro e una terza voce si ode. Altri passi e la nuova persona è davanti a noi. È alta, giovane e ha dei capelli grigetti. Parla con un uomo più anziano e con la barba scura e un altro giovane uomo uguale a lui, solo con i capelli biondi.

-Greca- mi sento richiamare da quest'ultimo - scendi da qui. Voi altri, invece, venite con me-

Ci alziamo e, con gambe tremanti, raggiungo il bordo del carro. Mi siedo e, con cautela, scendo giù.

-Paura di farti male?- mi sbeffeggia il più anziano dei tre -O paura di rovinarti il tuo piccolo corpicino?- dice, passando una mano sporca sulle mie braccia scoperte

-Ti ho già detto di smetterla- lo intima il grigetto, afferrando il mio braccio e tirandomi verso di sé, quasi facendomi cadere -Se non ci fossi stato io, a quest'ora sarebbe già morta a causa della tua stupidità- sputa al suolo -Lei è il mio bottino di guerra e tu non importunarla. Lo sai che sono molto geloso delle mie cose-

-Sì, comandante Osamu-

Osamu? L'ho già sentito...È forse...è forse lui ad avermi salvato prima?

-Tu vieni con me ora- termina il suo discorso, sta volta in greco, iniziando a spingermi verso un punto che non sapevo

Intanto che avanzo verso questa meta sconosciuta, mi guardo attorno. La città in cui mi trovo è molto sfarzosa e le strade brulicano di persone.

-Questa è Roma, greca- mi spiega -Ora cammina. Non ti ho risparmiato la morte per poter guardare la città-

Intimorita, abbasso il capo e non oso alzarlo fino a che la nostra camminata non si arresta davanti a quella che è una domus molto sfarzosa e grande.

-Questa è casa mia e da oggi vivrai con me. A meno che tu non voglia vivere o venire venduta come schiava. Ti sto risparmiando una triste e dolorosa fine. Se hai capito, di' "sì, signore"-

-S-sì, signore...-

-Bene. Ora entra- mi spinge, dopo aver aperto la porta

Nel momento in cui entro dentro quella nuova casa, una serie di occhi si punta su di me. Osservo gli uomini e le donne, chi più e chi meno anziano, mentre svolgono tutti i lavori più duri.

-Bentornato, signore- dice un uomo abbastanza anziano, andando a recuperare il mantello del capo e porgendolo a una signora avvicinatasi nel frattempo -Com'è stata la campagna?-

-Vittoriosa. Ciascuna truppa ha mantenuto il suo posto e siamo riusciti a vincere-

-Non ci aspettavamo niente ti meno da lei, signore- si complimenta una donna di mezza età

-Signore- interviene un altro servo -Il messaggero di suo padre ha riferito un messaggio per voi. Il vostro precettore non sta bene. La vostra quotidiana lezione salta-

-Grazie dell'informazione-

-Signore- prende parola un altro servo ancora -Chi è la donna con lei?-

-Lei? Lei è il mio bottino di guerra- mi presenta -Lo sai, vero?- dice, parlandomi nella mia madrelingua e afferrandomi per i capelli

-S-sì, signore-

-Vedo che capisci in fretta. Ottimo. Betitia (si legge Betizia), cortesemente accompagnala a fare un bagno e procurale una veste pulita. Iugurta (il nome italiano sarebbe Giugurta), tu occupati dei miei vestiti. Lidanus, vieni con me. Tutti gli altri, continuate con quello che stavate facendo e preparate il pranzo. Ah, Betitia, spiegale come funziona qui dentro-

-Certo, signore-

La donna anziana di prima si avvicina a me e  mi chiede di aspettare un momento perché prima deve andare a cercare una veste per me. Io la aspetto dove sono, peccato però che, nel trambusto, più di qualcuno mi venga addosso e inizi a inveire contro di me.

-Perché diamine non vai in bagno?! Spostati, greca-

-Sei in mezzo! Si può sapere che vuoi fare? Vuoi farci fare brutta impressione davanti al padrone?!-

-Per Giove, rispondi!-

Io mi guardo attorno nel panico. Sono qui da pochissimo e già ho tutti contro. Non sono però in grado di dire loro che è stata Betitia a dirmi di aspettare lì. Ma il mio non rispondere li sta infastidendo ancora di più, proprio come quando sono arrivata in città con le guardie.

-Ti stanno chiedendo perché non ti muovi- viene, presumo, in mio soccorso il padrone

-Signore...- inizio timorosa -io Io so capire il latino, ma non so rispondere nella vostra lingua-

-Tsk, un altro problema. Perché sei ancora qui? Avevo detto di andare in bagno, l'hai capito?-

-S-sì. È stata Betitia a dirmi di aspettare qui. Prima doveva prendere la veste...-

-Ora capisco-

Riporta in latino ciò che ho detto, spiegando anche che non sono in grado di parlare la loro lingua, ma solo di capirla. Tutti i servi si guardano e si allontanano, non risparmiandomi uno sguardo ben poco fiducioso.

-È tutto pronto. Vieni con me- mi raggiunge la serva che si deve prendere cura di me per questo breve lasso di tempo

-Betitia, vengo con voi. La nostra ospite non sa parlare il latino-

-Come desidera, signore-

Posandomi una mano sulla schiena, la donna mi sospinge verso una nuova stanza, all'interno della quale noto una grande vasca.

-Spogliati e poi immergiti pure qui- mi dice

Il signore è ora affiancato da un altro servo, il quale subito si preoccupa di togliere i vestiti dal corpo del suo padrone e ne lascia altri, ben riposti, più verso l'interno della stanza.

Subito Osamu si immerge e posa braccia e testa sul bordo della vasca, facendo flettere i suoi muscoli pettorali. Vederlo così non mi mette affatto in soggezione. Avendo tre fratelli guerrieri, sono più le volte in cui li vedo quasi del tutto nudi che quando sono vestiti.

O quantomeno erano di più le volte. Chissà se sono ancora vivi...

-Ti immergi?- mi chiede la donna

Io annuisco e termino di spogliarmi. Mi siedo sul bordo e allungo un piede, ma lo ritraggo subito quando sento quanto fredda è l'acqua. Osservo il mio signore e lo noto scrutare il mio corpo da testa a piedi senza nascondere la cosa. Avendo posato più volte nuda, non è un problema privarmi della mia veste, però, per qualche motivo, il suo sguardo mi mette in soggezione come non è mai successo.

-Entra in acqua- mi ordina Osamu

-Signore, l'acqua è un po'-

-Fredda? Non mi importa. Questa è la temperatura che piace a me e anche te, come tutti gli altri, ti devi adattare a quello che dico io. Ora entra-

Eseguo l'ordine e, una volta dentro, sono fortemente tentata a uscire di nuovo però non ho idea di cosa possa succedere. Il signore sembra molto serio e anche un po' infastidito. Non vorrei rischiare la mia vita proprio ora che gli dei mi hanno permesso di vivere e hanno fatto risparmiare la mia vita.

-Come ti chiami?- mi chiede Betitia, versandomi un po' d'acqua tra i capelli e iniziando a passare le sue dita tra di essi

-(T/n)-

-Lo pronunci molto elegantemente-

-È la lingua così- risponde l'uomo a mollo con me

-S-signore- inizio timorosa, dopo aver attirato la sua attenzione -Dove ha imparato a parlare greco?-

-Il mio precettore proviene da Atene. Mi istruisce circa tutte le materie di studio delle vostre scuole e alla dottrina religiosa romana. È un uomo di vasta cultura, catturato da mio padre in battaglia-

-Anche vostro padre è un soldato?-

-È stato il generale dell'esercito per molto tempo. Ora è il consigliere del sovrano e il suo stratega-

-La ringrazio per le sue risposte-

-Mi piace questo tuo atteggiamento così servile e timoroso. Ti faccio davvero così tanta paura?- ride

-N-no, signore-

-Allora parla in tono fermo. Ripeto. Ti faccio paura?-

-No. Non mi fa paura, signore-

-Bene-

Un ghigno si forma sul suo volto e, con un gesto della mano, mi invita ad avvicinarmi a lui. Non mi passa nemmeno per la mente di esitare, troppo intimorita da cosa potrebbe succedere se non facessi come ordinato, e mi avvicinò a lui pian piano.

Quando siamo faccia a faccia, allunga una mano bagnata e mi prende il mento, facendo avvicinare i nostri due volti.

-Non osare mai essere così sfacciata con me e usare un tono- mi soffia addosso, con le labbra quasi combacianti -Sei il mio bottino di guerra e, volendo, potrei farti tutto quello che voglio e tu dovresti solo subire. Non provare mai a testarmi-

Dopo queste sue parole dure, le quali hanno provocato in me solo che confusione (mi aveva chiesto lui di rispondergli in tono fermo, quindi perché ciò?), si allontana da me ed esce dalla vasca.

Lo osservo mentre ogni muscolo del suo corpo si flette e lascio indugiare i miei occhi maggiormente su quella che è la sua schiena muscolosa, ma anche con un'enorme quantità di cicatrici.

Gira un po' il capo per fissare quel genio che sono io, ancora ferma e imbambolata dove prima, e un altro sorrisetto gli appare in volto.

-Sai vero cosa se ne fanno i soldati molte volte dei bottini di guerra? Se lo sai, allora sbrigati a finire- e si volta, abbandonando la stanza

Non appena sparisce dalla mia visuale, finisco di lavarmi in fretta e furia, aiutata anche da Betitia. Una volta finito, prendo il telo che mi viene offerto e mi asciugo. Terminato anche ciò, indosso la candida veste con delle fasce rosse in vita ed esco.

Gli occhi di tutti i servi puntano verso di me nell'esatto momento in cui sono nella stanza principale.

-Io ora vado-

-Va a vedere i soldati catturati?-

Soldati catturati?

-Sì. Vediamo quanti se ne salvano questa volta- commenta prima di muoversi verso l'uscita

-Signore, aspetti!- lo blocco -Posso chiederle un favore?-

-Sappi che ogni favore ha un suo prezzo- dice, osservandomi da sopra la spalla

-Consapevole, signore. Volevo chiederle se potesse cercare tre soldati e farmi poi sapere se sono vivi o meno...-

-Di'-

-Damian. Ha occhi (c/o) e capelli chiari. Hektos, con capelli (c/c) e occhi neri. E Nestor, che ha occhi neri e capelli chiari-

-Vedrò. Di chi?-

-Cosa, mi scusi?-

-Di chi sono figli-

-Oh. Sono...tre fratelli. Sono figli di Theodoros...-

-D'accordo. Se non hai altro da chiedere, vado-

-Sì, signore. La ringrazio-

-Betitia, portala con te in giro per la casa. Magari così apprende qualcos'altro-

-Come desidera, signore-

Detto ciò, se ne esce e il servo che si porta appresso chiude la porta con un colpo secco. In automatico ognuno torna a svolgere le sue mansioni e quella dolce e paziente signora che si deve occupare di me mi guida verso il primo piano.

Quando raggiungiamo una stanza da letto, mi intima di restare fuori di essa e, proprio per tale richiesta, comprendo che sia la stanza del signore.

Tra pulizie e su e giù dove ascoltavo tutto ciò che quella donna esperta aveva da dirmi e consigliarmi, delle urla ad alto volume iniziano a farsi sentire e, di fretta, scendiamo per accogliere il signore. Ma al suo arrivo non è da solo.

-Togli le tue luride mani da me!- urla qualcuno in latino

-Muovitevi- viene intimato a costoro

Recepiamo ancora una serie di forti imprecazioni e poi la porta si spalanca. La prima persona a entrare è Osamu e lo accolgo tutti con felicitazioni. Al suo seguito c'è un servo e poi un soldato in uniforme, il quale entra trascinando delle catene e impartendo degli ordini severi.

-Che succede, signore?- chiede qualcuno

-Ho tre nuovi servi da adesso- ghigna

-Noi non saremo mai tuoi servi, feccia!- urla la prima figura che valica la porta d'ingresso

Nonostante lo sporco in volto e il sangue secco, non riesco a non riconoscerlo.

-Ne-Nestor?- domando incredula, osservando mio fratello

Anche lui, ormai dentro, punta gli occhi su di me e vi leggo il mio stesso identico stupore.

-(T-t/n)...?-

-Ma che dici, Nestor? Hai le all- entra in casa Hektor, bloccandosi non appena mi vede

-Si può sapere che avete voi du-

Mi porto le mani alla bocca e cerco di trattenere le lacrime che stanno per uscirmi dagli occhi. Loro sono qui davanti a me e sono vivi.

Grazie, Zeus, ti ringrazio infinitamente.

-(T/n)!- esclama Damian, provando a muovere qualche passo verso di me -(T/n), che ci fai qui?-

-Sei stata venduta come schiava?-

-O sorella mia, quanto sono felice di sapere che gli dei ti hanno protetto-

-Fratelli miei- singhiozzo, cedendo e cadendo sulle ginocchia

Subito i tre muovono qualche passo verso di me, ma le catene che li tengono legati impediscono loro tale azione.

-Lasciate la stanza- ordina Osamu a tutti

Mi faccio forza e mi sollevò sulle gambe anche io, ma una mano possente si posa sulla mia spalla e mi invita a restare in tale luogo.

-Liberali e vai- dice, invece, al soldato in casa, il quale esegue subito l'ordine

Appena sono liberi, mi vengono incontro e mi stringono a loro. Io, a mia volta, mi stringo a loro, desiderando come non mai di mantenere questo dolce calore che solo la mia famiglia è stata in grado di concedermi.

-State ai vostri posti- ci fa separare Osamu, estraendo la spada e puntandola contro di loro -Non vi ho dato il permesso di toccare ciò che è mio-

-Ciò tuo?! Lei è nostra sorella!- alza la voce Hektor, muovendo un passo in avanti, ma venendo bloccato dall'arma

-Forse lo era. Lei è il mio bottino di guerra. Ringraziatela perché, se non fosse per la sua gentilezza, il vostro destino sarebbe già segnato nei circhi. Sapete- ride -era disposta a tutti pur di sapere semplicemente se vii foste vivi. Una sorpresa trovarvi qui tutti assieme. Ora però, spero tu lo sappia, mi devi un enorme favore- dice, puntando lo sguardo verso di me

-Sì, signore-

-Un favore?!-

-Non osare posare le tue sudice mani da assassino su di lei!-

-Perché non dovrei? Non c'è soldato che non l'abbia fatto con il suo bottino di guerra. A voi non è mai importato niente di tutte le donne che avete ottenuto come premio. Lei ora non è vostra sorella, ma è il mio bottino. E non avete diritto a venirmi contro- li minaccia

Richiama alcuni servi e, ognuno con una spada puntata contro il collo, vengono guidati da costoro verso l'esterno. Solo dopo che la porta si è chiusa, mi afferra il polso con forza e mi volta verso di sé.

-Spero tu non voglia rimangiarti la tua parola. Ucciderli, per me, non costa niente-

-No, signore-

-Allora vai nella camera che ti è stata data. Per quando arrivo, ti voglio trovare senza la veste. Sono stato chiaro?-

-S-sì, signore-

-Allora vai-

A capo basso, scendo verso le scale che portano alle stanze sotterranee. Entro e, in disparte, mi spoglio di quella leggera veste bianca e rossa donatami. La poso con delicatezza e ben piegata sopra a un piccolo pezzo di legno.

Non troppo tempo dopo, entra nella stanza e mi squadra da capo a piedi proprio come ha fatto durante il bagno. Mi sento molto piccola sotto quel suo sguardo così curioso e indagatore e, in grande imbarazzo, mi volto e mi siedo sul letto.

Di tanto in tanto sposto gli occhi per poterlo osservare, ma non vago mai sotto le spalle. Non voglio e non ce la faccio nemmeno. Qui sono la sua preda e, per rispetto di quelle che sono le differenze tra noi, meno osservo il sui corpo e meglio è.

Il particolare che, però, mi crea più problemi è il come mai mi senta così davanti a lui. È un uomo come tutti gli altri e io sono stata priva di vestiti davanti a persone più anziane e autoritarie. Ma per qualche motivo che gli dei non vogliono spiegarmi, davanti a lui mi sento molto più strana.

Non credo sia una questione di età o di bellezza, però mi fa sentire diversa...

Lui si toglie a sua volta, con eleganza ma rapidità, il suo abito elegante, degno di un uomo e di un guerriero di grande bellezza e mi guarda di nuovo con i suoi occhi chiari, in parte coperti da alcuni ciuffi grigetti.

Getta la veste in qualche punto a caso della stanza, sgualcendola, e poi rimuove i sandali che calza ai piedi.

Con calma si avvicina al letto e a me e prende il mio mento tra le dita, facendo avvicinare il mio volto al suo. Inizia ad osservarmi più da vicino, mentre l'altra mano va a posarsi sul mio fianco (c/p).

-Non sembri impaurita. Tutte lo sono state- mi soffia contro, provocandomi una serie di forti brividi lungo tutta la schiena -Alcune pure piangevano. Altre pregavano Giove. E tu, invece, che hai di diverso?-

-Signore, io non posso più negarle qualcosa dopo ciò che lei ha fatto per me. Avere paura sarebbe ingiusto. Questo è il favore che le devo e la mia disciplina mi impedisce di tirarmi indietro- rispondo sinceramente

-Queste tue parole possono ritorcersi contro te stessa, sappilo. In tal modo tu stai affermando che posso fare di te quello che voglio. Ne sei consapevole?-

-Accetterò tutto ciò che vorrà- parlo ancora, con tono fermo

-Mi pareva di averti detto che le risposte decise non mi piacciono tanto. Perché mi istighi?- mi riprende, mettendosi di nuovo eretto davanti a me

-Non era mia intenzione. Le chiedo scusa-

-Le tue scuse sono inutili per me. Tu devi capire quello che io dico. Tu sei sotto il mio volere- mi parla, facendomi abbassare il volto per la tensione e la sicurezza schiacciante che emana

-Non mi opporrò-

-Hai capito- ghigna -E vedi di non abbassare il capo. Non sopporto quando il mio interlocutore non mi guarda. Ho sempre l'impressione che mi sta ignorando-

-Non mi permetterei mai, signore- cerco di difendermi, alzando il capo di scatto

-Allora inizia a dimostrarmi la tua lealtà stendendoti-

Sempre mantenendo il contatto visivo con lui, mi pongo sul semplice letto della stanza e aspetto che lui faccia qualcosa, anche solo la minima azione. Invece se ne sta lì a sogghignare e a osservare il mio corpo al suo completo servizio.

Percepisco chiaramente la temperatura del mio corpo aumentare a causa dell'imbarazzo e, sentendo il gran calore delle mie guance, mi chiedo con grande sincerità quanto debba essere rossa in volto. E quanto debba sembrare patetica.

-Sei pura?- mi domanda a un certo punto, rompendo il lungo silenzio che ha voluto creare

-Sì, signore-

-Ancor meglio- commenta, passando la lingua sul labbro inferiore proprio come se stesse per assaporare una prelibatezza

Si sporge sopra di me e avvicina nuovamente i nostri due volti, concedendomi questa volta qualcosa di più.

Di fatto, posa le sue labbra, forse un po' troppo ruvide, sulle mie e inizia subito a muoverle con velocità e quasi rabbia. Di certo, però, non era un bacio dolce e carico di sentimenti.

All'inizio questa sua irruenza mi spaventa e coglie di sorpresa, a tal punto che sgrano gli occhi e resti ferma così come sono. Nel momento in cui apre leggermente gli occhi e mi rivolge un'occhiata di ghiaccio, io capisco che sia una sorta di ultimo avvertimento.

Chiudo a mia volta gli occhi e inizio a muovere le labbra contro le sue, ma senza mai osare.

Con una delle due mani avvolge il mio volto mentre con l'altra si avvicina al mio petto, passando per il ventre e facendomi venire i brividi.

La sua lingua stringe forte la mia e la tiene stretta a sé mentre le nostre labbra si muovono all'unisono secondo il ritmo e i movimenti che lui impartisce.

Mi sento a corto di fiato dopo pochissimo e, per tal motivo, provo a staccarmi, ma lui spinge il suo volto ancora di più contro il mio e mi priva di quella poca aria che ancora riuscivo a far entrare in me.

La nostre lingue sono, ora, avvolte le une sulle altre e si lasciano scivolare su quella dell'altra persona, aumentando e intensificando sempre di più il contatto.

Quando si separa da me, posso finalmente riprendere fiato e la mia respirazione si velocizza molto. Anche il respiro di Osamu è affaticato, ma di certo meno rispetto al mio.

Mi dimostra questa tesi quando, dopo pochissimo tempo, torna a lavorare con la bocca, ma sul mio collo, mordendo e succhiando la pelle, tal volta facendomi male. È un peccato, però, che non si limiti a quella zona circoscritta, ma decida di scendere.

Gli poso le mani tra le ciocche grigie e, quando inizia a mordicchiarmi il seno, gliele tiro con forza moderata.

Noto che mi fissa attentamente da quel momento in poi, beandosi dei gemiti che emetto, e, vedendo quanto il tutto mi stia piacendo, decide di provare qualcosa di diverso.

Io, dal mio canto, non ho mai provato queste cose. Sono pura, proprio come gli ho detto, ma tutto ciò che sto provando ora è fin troppo intenso.

Dopo l'ennesimo verso di piacere che non riesco a trattenere, mi prende il capezzolo e lo tira con i denti. Inarco la schiena per poter andargli incontro, ma lui decide di non donarmi quella calma e tranquillità che sto cercando.

Contrariamente, sposta la mano rimasta sul mio volto sul seno lasciato senza attenzioni e inizia a giocare con l'altro mio bottoncino rosa.

I miei gemiti si fanno ancora più forti e mi porto una mano sulla bocca per provare a coprirli, ma il signore me la toglie di dosso e si avvicina di nuovo al mio volto.

-Non prendere iniziative-

-S-sì, s-sign-

Non mi lascia nemmeno finire di parlare che torna a far scontrare le nostre bocche con frenesia e rapidità. Io torno con le mani tra i suoi capelli e le faccio scorrere sulla sua schiena. Per mia sfortuna, mi capita di graffiarlo quando, improvvisamente, decide di muovere una sua mano verso il basso e inizia a stimolarmi in quei punti dove nessuno mi aveva mai toccata.

Non si blocca, ma continua con il suo lavoro. Mi sfiora proprio lì, in maniera lieve, e senza alcun preavviso le pone in me.

Il respiro mi si strozza e interrompo il nostro bacio nella speranza di poter riprendere a respirare.

-Sei troppo tesa- commenta, muovendole con un certo ritmo

-S-signore, io...-

-Rilassati. Il meglio deve ancora arrivare-

Continua con questo suo alquanto piacevole lavoro e mi osserva, cercando di capire in che modo farmi provare più piacere. Io però sono in estasi qualsiasi cosa lui faccia.

-S-signore...mi sembra di...-

-Tranquilla. È tutto normale-

Non so bene se sono sollevata o triste quando lui allontana le due dita da me, però so per certo che sento come se mi mancasse qualcosa.

-Dimmi se senti male- dice, prendendo una mia mano e stringendomela

-Cosa?-

Le mie domande ricevono subito risposta nel momento in cui percepisco di nuovo qualcosa violarmi e una forte scarica di dolore mi attraversa il corpo a partire dal basso ventre.

Boccheggio in cerca di aria e stringo la mano di Osamu con forza.

Sento come il suo corpo si avvicina al mio sempre di più e come anche aumenta questa mia piccola sofferenza fino a che non sento la sua pelle sbattere contro la mia e il suo muoversi si arresta per qualche secondo.

-S-signore...- richiamo la sua attenzione mentre delle piccole lacrime mi solcano il volto

Lui le nota e si preoccupa di asciugarmele con le sue dita callose, ma senza mai muoversi.

-S-signore...come mai si sta preoccupando per me?- gli chiedo mentre prendo grandi boccate d'aria

-Sei diversa dalle altre. Tu non hai paura di me-

-No-

-Ecco perché mi preoccupo. Ora stai buona, non è questo il momento adatto per parlare-

Il mio stomaco è tutto in subbuglio e il mio basso ventre non prova più dolore. Ora sembra bramare di nuovo quel piacere di prima e, non riuscendo a stare ferma, muovo il mio bacino contro il suo.

Mi guarda in volto, alla probabile ricerca di non so cosa, e poi lo sento allontanarsi da me.

Cosa sta facendo? Perché si sta allontanando?

Mi alzo un attimo, reggendomi sugli avambracci, ma la mia forza subito sparisce nel momento in cui sento che si avvicina a me di nuovo e in maniera secca.

In questo momento posso giurare di sentirmi completa.

Un gemito esce prepotente dalle mie labbra senza che io possa farci niente e noto il sorriso sul volto del mio signore allargarsi nel momento in cui lo ode.

Mi aggrappo alla sua schiena e lo trascino verso il basso assieme a me. Lui continua a muoversi con regolarità e forza in me, facendomi sentire come un fuoco dentro al mio corpo.

-È così piacevole...- geme, abbassando il capo madido di sudore per fissarmi dritta negli occhi

Io, dal mio canto, non riesco a leggere un tale contatto visivo e attiro il suo volto verso il mio per baciarlo e impedirgli di vedervi in questa situazione così patetica e imbarazzante.

Le nostre lingue danzano di nuovo assieme in maniera armoniosa, nonostante il puro Eros che ci sta guidando, e lo stringo maggiormente a me, avvolgendo le mie gambe attorno al suo bacino.

I suoi movimenti, dopo un po', perdono la loro regolarità ma aumenta la forza e la velocità. Lo sento muoversi più rapidamente di prima in me, scaturendo un piacere ancor maggiore.

-S-signore...mi...mi sento strana-

-È giusto così, non preoccuparti. Tu continua a fare quello che stai facendo-

Un movimento più secco degli altri accompagna il mio ultimo e forte gremito. Qualcosa nel mio ventre inizia a scatenarsi, facendomi bagnare e ponendo fine a quella che era la mia lussuria.

Un paio di altre spinte e percepisco qualcosa di caldo avvolgere il mio interno, facendomi sentire più rilassata rispetto a prima.

Cos'è appena successo?

Osamu non si sposta nemmeno di poco e si lascia cadere di peso su di me, schiacciandomi sotto il suo corpo muscoloso e ben strutturato.

Avvolge la mia vita con un braccio e volta il viso in modo tale da averlo nella mia stessa direzione e potermi vedere.

-Male?- mi chiede tra grandi respiri

-Cosa, signore?-

-Hai male ora?-

-No, non ne ho-

-Ottimo- dice solo, allungando il volto e baciandomi leggermente

Sorrido di rimando e chiudo gli occhi a causa della stanchezza, avvicinandomi al suo corpo caldo e accoccolandomi contro di esso.

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