L'estate dei miei diciassette...

By FraSalo22

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Dalla storia: "Quindi, cara Amiee, ho deciso di iniziare la mia storia e quella dei miei amici, dall'estate d... More

Presentazione
Introduzione
L'estate dei miei diciassette anni
Blue Lake City
Il Fattore Perkins
New Boy In Town
4th of July
Bourbon

Il ragazzo della Buick

112 15 10
By FraSalo22

Giugno

[Track 2: Oh! Carol, Neil Sedaka]

Taehyung era il ragazzo della Biuck, non Jimin, ma Taehyung e io pensavo di impazzire.

Eravamo alla tavola calda di Flick, un signore di una cinquantina d'anni che burberamente cucinava hamburger e patatine per i residenti di Blue Lake, seduti su dei divanetti rossi e lucidi, in un tavolino che poteva contenere al massimo quattro persone e noi eravamo riusciti a entrarci in sei.

Ero in uno stato di frustrazione, dover reggere quel pomeriggio con quella ragazza che egoisticamente stavo sfruttando per avere una compagnia con gli altri come se mi fosse l'unica figura amichevole in quel tavolo e, in più, con il sorriso arrogante e sfacciato di Taehyung che continuava a sfoggiare con gli altri e mai con me.

La sera che lo conobbi, segui lui e gli altri nella cantina del signor Park, loro pronti a scolarsi qualche bottiglia, io ipnotizzato da quei ragazzi e da come erano complici e allegri, sentendomi un vero poppante messo a confronto, perché nuovo arrivato, lasciato solo a osservarli come il parente antipatico che comunque dovevi considerare durate le cene di Natale.

Mi sarei potuto immaginare tutto se, dopo aver rifiutato un bicchiere di vino dato che ancora minorenne non avevo mai bevuto alcolici, non avessi assistito al fatidico episodio dove avevo riconosciuto in Taehyung come quella chioma folta e il sorriso rettangolare che avevo cercato da giorni e gli occhi luminosi del piccolo Park mentre gli sussurrava qualcosa all'orecchio, nascondendo la bocca con la mano paffuta e piccola, avendo avuto la maleducazione di indicarmi con un breve e deciso colpetto di testa, facendomi ribollire il sangue nelle vene.
Quel maledetto capellone che, invece di adeguarsi agli altri, teneva la sua capigliatura spettinata e piena di riccioli che gli sfuggivano al suo controllo, continnuando anche quel pomeriggio a guardarmi saccente, con gli occhi socchiusi ma le pupille puntate nel mio volto, mentre beveva la sua Cola.

"Dopo dovrebbero arrivare anche le altre, giusto Sorah?" a parlare fu Namjoon con le dita sporche d'olio mentre affogava una patatina in una delle salse.

"Si cosi mi ha detto Dajoon. Verrà anche la tua fidanzata, Seokjin"

"Lo so, me l'ha detto quando l'ho portata a casa questa mattina dopo che abbiamo studiato in biblioteca"

"Romantico incontro Jinnie?" Namjoon alzò un sopracciglio mostrando un beffardo sorriso.

"No, brutto idiota. Mi sto preparando per l'esame di Anatomia che dovrò sostenere a Settembre. Non mi sembra il caso di incontri romantici" sbuffò incrociando le braccia al petto e alzando la testa guardando oltre la vetrata.

"Ma Jimin esattamente cosa aveva da fare di cosi urgente da non poter venire qui con noi?" chiese Hoseok addentando il suo panino.

Stavo prendendo con il cucchiaino un po' di gelato alla fragola quando alzai la testa verso il mio dirimpettaio Taehyung, aspettando che rispondesse dato che immaginavo che lui sapesse dove potesse essere il suo amico.

"Perché mi stai fissando?" usò un tono di voce sgradevole, come fu la smorfia delle labbra che seguì questa frase.

"Perché siete molto amici e pensavo che tu sapessi dove fosse andato" mi sentivo accusato di qualunque reato mentre i suoi occhi neri mi scrutavano immobili.

"Questo non vuol dire che sono la sua segretaria" si voltò, poi, verso Jin, il cugino, avvicinandosi all'orecchio e sussurrò un nome, Caleb, e poi scosse la testa come per dire che non aveva nessuna idea, mentre il quasi dottore alzava gli occhi al cielo e buttò giù la bibita rimasta nel bicchiere, come se quel liquido avesse potuto cancellare quel nome detto flebile nel suo orecchio.

"Ecco le ragazze" Seokjin si sistemò eccitato sulla poltroncina, dando una gomitata a Namjoon seduto alla sua destra e un colpetto al braccio di Taehyung posto alla sua sinistra.

"Ma ci sono anche Wuin e Jaemin con Dajoon e la tua fidanzata Maeho" Hobi si ripulì il mento con il tovagliolo di carta.

"Già, qualcuno avrà detto che ci sarebbero stati anche Taehyung e tu Hobi, mm?" Namjoon fissò dritto negli occhi Sorah e la pelle delle sue guance prese fuoco, appena capì che si riferiva a lei.

"Non volevo che si annoiassero Taehyung e Hoseok, così le ho invitate"

"Sembra che sia un appuntamento al buio. Siamo tutti accoppiati" rise Hoseok e la mia reazione fu quella di stringere i pugni infastidito e schioccare la lingua nel palato.

"Perché ti stai arrabbiando tanto piccolo Jungkook?" la voce del ragazzo della Biuck arrivò sgradevole.

"Non sono arrabbiato e non mi chiamare piccolo Jungkook – feci il gesto delle virgolette - non siamo così intimi da permetterti soprannomi. E poi io sono già fidanzato" affermai con una punta di fierezza, pensando alla ragazza che mi stava aspettando a Los Angeles, con i capelli che odoravano di sole e la pelle diafana.

"Hai la ragazza?" mi pose questa domanda con tono sarcastico, come se per me fosse impossibile avere una relazione, come se fossi troppo piccolo per provare dei sentimenti, e tutto questo davanti agli altri ragazzi che ci guardavano curiosi a parte Sorah che stava sprofondando nelle spalle, rendendosi sempre più piccola.

"Si, Taehyung, ho una fidanzata, ti risulta cosi impossibile?" alzò le mani e sorrise obliquamente alzando un sopracciglio.

"Assolutamente no, ma non credevo che avere un'amica speciale alle elementari, si potesse definire fidanzata" rise piano, beffardo e io lo guardai torvo, con le mani che bruciavano dalla voglia di dargli un pugno in quel volto simmetrico e fin troppo perfetto. Quel maledetto che mi prendeva in giro e non mi prendeva sul serio solo perché ero più piccolo di lui.

"Taehyung, finiscila – Seokjin lo prese dal gomito e poi si voltò verso di me, sorridendomi debolmente – Jungkook lascialo perdere, ha solo voglia di fare lo stronzo"

"L'ho notato" sbuffai un po' d'aria dal naso e incrociai le braccia al petto, buttando gli occhi oltre la vetrina, in modo che non ci fosse nessun pericolo di incontrare quegli occhi scuri e bui che ti scorticavano l'anima.

Il viaggio di ritorno dalla tavola calda lo passai a capo basso, prendendo a calci qualunque sasso compariva davanti ai piedi, maledicendo di tanto in tanto a voce bassa Taehyung che per tutto il pomeriggio non aveva fatto altro che lanciarmi frecciatine, ammiccando e sorridendo alle ragazze appena arrivate come se si sentisse l'ultimo dei playboy.

"Quindi hai la fidanzata?" mi riscossi sentendo la voce bassa di Sorah, ero così immerso nel borbottare contro Taehyung, che mi ero scordato completamente dalla presenza della ragazza che mi camminava di fianco.

"Si, sta a Los Angeles"

"E come fate a vedervi?"

"Ci vedremo per le vacanze invernali, spero" le guance mi si accaldarono pensando a quel momento che stavo attendendo fortemente, quando finalmente avrei potuto affondare il naso nei suoi capelli e avrei potuto stringere il suo corpo in abbraccio caldo.

"E vi sentite spesso?"

"Ci telefoniamo il weekend" anche se eravamo a metà del mese di Giugno, l'aria in quella zona della California risultava di qualche grado in meno rispetto alla mia vecchia città, costringendomi a chiudermi nella giacca di jeans.

"Come si chiama?"

"Mynhyunk, ha la tua età"

"E che tipo di ragazza è?"

"Mmm, vediamo ... E' molto dolce e si preoccupa sempre degli altri. È molto riservata, non fa di certo la civetta con tutti, ammiccando a destra e sinistra – dicendo questo mi balenò per un secondo l'immagine dell'espressione e del sorriso irriverente del ragazzo della Biuck, scuotendo la testa per un pensiero tanto stupido – e mi ascolta sempre e anche io faccio lo stesso. Sorah, posso farti una domanda?"

"Certo" alzò il volto nella mia direzione, volto che aveva tenuto basso. Sapevo dentro di me che la mia vicina di casa aveva una cotta, ma il mio cuore era occupato e la vedevo solo come una potenziale amica.

"Io ... Io ti piaccio?" si fermò di colpo e tentò di affogare le dita stringendole fra di loro, mordendosi il labbro con forza.

"S- si" disse debolmente. Eravamo sotto uno dei lampioni, mentre mi confermò di piacerle per la prima volta. Così timida e sempre così dolce.

"Mi dispiace averti parlato di Mynhyunk"

"Non preoccuparti, mi immaginavo che sarebbe stato a senso unico questo sentimento, ma posso chiederti un favore, Jungkook?"

Annuì.

"Posso continuare ad avere questo sentimento? – mi prese le mani e le strinse nelle sue, le mie guance si colorarono di rosso, nessuna ragazza, a parte la mia, mi aveva mai sfiorato così – Ti giuro che non farò niente per metterti in imbarazzo e mi comporterò come sempre"

Tolsi lentamente le mani dalla sua presa, facendole scivolare sulla sua pelle di seta.

"Basta che mi prometti che quando vedrai che non riuscirai a sopportare tutto, prenderai in considerazione il fatto di farlo finire per non soffrire"

Ora era lei che annuiva.

"Jungkook?"

"Dimmi"

"Possiamo essere amici?"

"Certo" sorrisi e lei fece lo stesso e riprendemmo a camminare in silenzio questa volta.

Nella mia mente vorticavano diverse informazioni e domande, ma una risultava la più insidiosa. Che rapporto c'era fra il capellone e il primogenito dei Park? Sentivo il cervello formicolare, una presenza, anzi, una certezza che si nascondeva davanti agli occhi, davanti all'immagine della prima volta che li avevo visti all'emporio di Willys, quel sorriso che ancora non avevo visto fare a Taehyung ma che aveva rivolto solo a lui, quell'espressione che ancora non era comparsa sui lineamenti del suo volto.

"Sorah?"

"Dimmi Jungkook"

"Conosci bene i ragazzi?"

"Diciamo di si. Perché?"

"Così" portai le braccia dietro la schiena e unì le mani.

"Mi vuoi chiedere qualcosa?"

"Bhe, ci sarebbe una cosa che vorrei sapere in realtà"

"Chiedimi pure, spero di conoscere la risposta" sorrise timida.

"Sai che rapporto c'è fra Taehyung e il maggiore dei Park, Seojoon?"

"Taehyung è molto vicino ai fratelli Park. Sono cresciuti praticamente insieme. Sai da piccolo era molto timido e preferiva stare sulle sue e l'unico amico che aveva era Jimin"

Quindi c'era un profondo senso di amicizia fra i tre, ma non mi sentivo pienamente soddisfatto di quell'informazione, cose se mancasse qualcosa.

"Un pomeriggio ho visto Taehyung in compagnia di Seojoon davanti al negozio di Willys"

"Si, loro due hanno un ottimo rapporto. Taehyung è devoto ai fratelli Park e nessuno può prenderli in giro o dire falsità sul loro conto"

"Falsità? Che tipo di falsità?" aveva la mia piena attenzione.

"Ecco, non so se posso dirlo, visto che è solo una voce"

"Ti prego Sorah" feci il broncio e la ragazza mi diede una piccola botta sulla spalla soffocando una risata.

"Va bene, ma smettila di guardarmi così"

"Va bene. Dicevi?"

"Ecco, qualche mese fa, so che Taehyung ha fatto a botte con dei ragazzi di un paese vicino, mentre erano in una caffetteria"

"Sul serio? E perché?" Sorah si avvicinò a me, prendendomi una piccola porzione di stoffa all'altezza della spalla per farmi scendere di poco, poi si guardò intorno per accertarsi di essere soli in quella strada.

"Le voci dicono che Jimin sia un tipo un po' particolare" abbassò la voce.

"In che senso?" non era di certo la prima persona che me lo diceva.

"Nel senso che gli piace ... ecco ... non so come dirtelo senza sembrare sconveniente"

"Sorah, non starò certo qui a giudicare te" mosse la testa piano e continuò.

"Ecco, dicono che gli piace avere relazioni sconvenienti" si tappò la bocca con la mano, come se avesse appena detto un qualcosa che le avrebbe aperto le porte dell'inferno in mezzo all'asfalto.

"Non ti sto seguendo. Relazioni sconvenienti, cioè?"

"Jungkook che gli piacciono ..." si fermò e mi prese per le spalle facendomi voltare verso di lei, sotto il raggio del lampione arancione che ci illuminava dall'alto, mimò con le labbra "gli uomini" e rimase a fissarmi, mentre il mio cervello elaborava quell'informazione.

"Gli ... uomini. Gli uomini. Oh mio Dio, gli uomini!" urlai alla fine e lei si mise l'indice sulle labbra intimandomi di fare silenzio.

"Jungkook parla piano!"

"Scusa ... ma è vero? A Jimin piacciono gli uomini? E Taehyung ha picchiato quei ragazzi per questo?"

"Le voci dicono questo. Lo hanno visto girare con diversi ragazzi in modo non del tutto appropriato e in molti ne sono stati testimoni e ti ricordo che siamo pur sempre in una piccola città. E si, in quella caffetteria, a quanto pare, c'era uno degli amici del piccolo Park che parlava di lui e Kim sentendolo ha perso la ragione e lo ha picchiato"

Con gli occhi spalancati, tornai su i miei passi e alla fine arrivammo alle nostre abitazioni senza più parlare, come se le chicchere di qualche minuto prima ci avessero prosciugato la salivazione e la voglia di continuare a dire parole insignificanti.

Cenai con i miei genitori, in un tipico quadretto familiare, ma le mie sinapsi era ancora sconvolte da quel piccolo particolare, da quel pettegolezzo che poteva rovinare un giovane ragazzo. Risposi a monosillabi alle domande che i miei genitori mi rivolgevano, non seguendo i loro discorsi e velocemente mi ritirai in camera, convinto che mi sarei dovuto scrollare di dosso quella sensazione strana che si stava arrampicando dalla punta dei piedi fino ai capelli e che non mi voleva lasciare in pace.

Mi accomodai sul letto, posizionando il cuscino dietro la schiena e recuperai il libro dal comodino, aprendolo al segno che avevo lasciato e ci provai a continuare a leggere, a concentrare i miei occhi su quei caratteri, ma l'unica cosa che pensavo era che a Jimin potevano piacere gli uomini.

Come ti poteva piacere qualcuno del proprio sesso?

A favore di questa domanda c'era l'esistenza delle tette, perché le tette erano fantastiche, piccole arance sode da stringere fra le mani e da accarezzare e assaporare. Poi il corpo di una donna era completamente diverso da quello di un uomo. Le donne erano stupende, delle creature mitologiche che imprigionavano la bellezza di Afrodite per poter castigare i peccatori. Un corpo senza quelle grazie era brutto e per nulla sensuale. Per non parlare di quando sorridevano e milioni di farfalle svolazzavano intorno a loro, dee dei tempi antichi, cosa costringevano a fare agli uomini con quelle labbra. Certo, esistevano dei ragazzi effettivamente belli e, anche se lo avrei mai ammesso a voce alta, Taehyung era uno di quelli. Lui era uno che ti uccideva e poi ti ridava la vita con un solo sorriso, ma non di quelli che riservava a tutte le persone, ma quelle labbra che si alzavano e formavano quella strana forma rettangolare che aveva avuto il piacere di assistere quando lo aveva riservato per Seojoon. E quegli occhi che sventravano le anime dei poveretti che si trovavano a soffocare in quelle iridi nere. Uno come Taehyung aveva di sicuro un gran successo con le ragazze. Mi ritrovai a mordermi l'angolo del labbro inferiore dove stava per nascere una sensazione di calore sconosciuta, con gli occhi che presero a pizzicare di un'invadente sensazione davanti al ricordo del suo volto, quell'immagine effimera nella mia testa, quell'espressione, e soffocai la saliva, cominciando a tossire, perché mi sentivo strano, per un attimo soltanto avevo sorriso pensando al volto saccente, arrogante, furbo e perfetto di Taehyung.

Era passato qualche giorno da quel pomeriggio alla caffetteria e io lo avevo passato a leggere e a passeggiare con Sorah, evitando accuratamente di tornare alle parole che avevamo scambiato io e la ragazza quella sera e quel Sabato pomeriggio ricevetti una telefonata da Hoseok chiedendomi se avevo voglia di accompagnarlo in libreria e al negozio di dischi di Barney e, appena sentì che c'era la presenza di un negozio che vendeva musica, accettai più che volentieri.

Suonò alla porta e gli aprì io, mentre finivo di mettermi le sneakers bianche, urlando un saluto a mia madre e mio padre che si trovavano in sala a leggere il giornale e a sfogliare una rivista.

"Eccomi" gli sorrisi e lui ricambiò il gesto, ponendo le mani nelle tasche e avviandosi verso la piazza principale.

"Cosa devi comprare in libreria?"

"Me lo ha chiesto mio padre e sai che si può dire di no ai propri genitori" si strinse nelle spalle e tornò a guardare davanti a sé.

Potevo approfittare di quel ragazzo per continuare le mie ricerche sul ragazzo della Biuck e sul suo rapporto con i fratelli Park, soprattutto se le voci che riguardavano Jimin, fossero vere.

"Hobi, posso farti una domanda?"

"Certo Kook"

"Un pomeriggio ho visto Taehyung in compagnia di Seojoon, ma che rapporti hanno loro? Credevo che Taehyung fosse più amico di Jimin che del fratello di quest'ultimo"

"Taehyung ammira da sempre Seojoon, era inevitabile, perché lui era quello più grande e carismatico, dove tutte le donne, anche sposate sai – mi diede una gomitata al fianco ridendo piano – rimangono affascinate dal suo sorriso e il suo portamento da bravo ragazzo e Taehyung, fin da piccolo, pende dalle sue labbra e qualsiasi cosa dice il maggiore Park, troverai sempre un Taehyung che concorda"

"Scusa, ma allora Jimin? Non sono migliori amici?"

"Certo, ma è diverso il rapporto con Jimin rispetto a Seojoon. Anche il maggiore ha sempre avuto una certa predilezione per Taehyung e tante volete, quando siamo tutti insieme a casa dei Park, loro due spariscono e magari si ritrovano nella biblioteca della villa a fare discorsi profondi sulla vita. Jimin e Taehyung sono come due piselli in un solo baccello, sono due anime gemelle e si compensano a vicenda, vuoi anche perché sono due opposti. Jimin sempre su di giri mentre Taehyung molto più riflessivo"

"Capisco" mi passai le dita sulla pelle ruvida della guancia, elaborando nella testa cosa aveva appena detto Hoseok e più mi ronzavano quelle parole, più sentivo che c'era una tassello mancante, ma volevo chiedere anche un'altra cosa a Hoseok e sentivo la lingua bloccata al palato, non era semplice fargli quella domanda, chiedergli se fosse vero che a Jimin gli piacessero i ragazzi, e non mi resi conto di essere arrivato davanti alla libreria.

Il locale era molto piccolo e a guardia di quel negozio c'era una ragazza bionda e con gli occhi caramello.

"Joyce buon pomeriggio" la salutò calorosamente Hobi, accompagnandolo con un gesto della mano.

"Hobi, sei venuto a ritirare il libro per tuo padre?" senza aspettare la risposta si voltò verso lo scaffale che si trovava alle sue spalle e passò l'indice sulle varie costole colorate dei libri che si trovavano alla sua altezza, arrivando a prendere quello che serviva.

"Ecco qua, Sorella Carrie di Theodore Dreiser, bellissimo libro" prese da sotto il bancone un foglio leggero color giallo sbiadito e lo adagio delicatamente sul piano, ponendoci al centro il libro con la copertina rosso scuro, e ripiegò la carta, chiudendo quel pacchetto con dello spago.

"Non so di cosa possa parlare, sai che mio padre ha gusti strani in fatti di letteratura americana" tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un dollaro e settantacinque centesimi, appoggiandoli davanti alla ragazza.

"No, questo viene due dollari, l'avevo detto a tuo padre" Joyce continuava ad avere uno sguardo vuoto e si teneva stretto nella mano il libro.

"Va bene, ecco il resto" la giovane prese i soldi e ci salutò con un gesto della testa.

"Oggi inizia a fare caldo" Hoseok si sventolò con una mano il volto.

"Già. Senti ma qu-"

"Aspetta un attimo. Mi sono scordato che devo andare a fissare una nuova esca al negozio di Peter. Ci metto un secondo, resta fermo qui" mi strinse le spalle e lo vidi correre verso l'altra parte della strada, al negozio di pesca accanto al signor Willys.

Calciai un immaginario sasso e mi voltai verso il marciapiede, osservando le persone che mi passavano accanto, ma le mie pupille riconobbero un oggetto che già conoscevo, quella Buick celeste pastello parcheggiata davanti alla gelateria Romano. Camminai verso il negozio e mi diressi prima davanti alla macchina, scrutando il suo interno, come se mi avesse potuto rivelare chissà quel informazione del proprietario e, infine, mi voltai verso la gelateria, facendo due passi verso la vetrata e li riconobbi quei due ragazzi al bancone.

[Track 3: If i can't have you, Etta James & Harvey Fuqua]

Seojoon aveva una polo blu scuro che lasciava le braccia scoperte, infilata come sempre nei suoi immancabili pantaloni kaki, mentre Taehyung, aveva una camicia, sempre a mezzemaniche, bianco sporco con delle sottile righe verticali sul marrone chiaro, lasciata fuori dai pantaloni.

Incrociai le braccia mentre continuavo a osservarli oltre il vetro senza che sapessero delle mie pupille curiose che non si persero il momento in cui la spalla di Taehyung, si adagiò sul braccio di Seojoon e che quest'ultimo, per nulla infastidito dal contatto, rimanesse immobile, accogliendo quella pelle nascosta dalla sottile stoffa della camicia. Anche le braccia scoperte si stavano toccando e i miei occhi indagatori, si soffermarono sulle loro mani, che continuavano a sfiorarsi e spostai, poi, lo sguardo di nuovo sulle loro teste, ma sembrava che niente di quello che stava succedendo li toccasse da vicino, come se il mignolo di Seojoon non ebbe quasi uno spasmo appena il dito lungo e affusolato dell'altro lo toccò per un secondo.

Erano mani nervose e ambiziose, davano l'impressione che ogni volta che entravano in contatto, fuoriuscissero lampi scarlatti da quell'unioni di pelle.

Si voltò, Taehyung, mostrandomi il contornò del suo profilo, con la testa allungata verso l'uomo che ammirava e venerava, così mi aveva detto Hobi poco prima, e i suoi lineamenti erano timidi e gli zigomi più scuri, quasi rossi, con le labbra che si modellavano a ogni parola che gli rivolgeva e il mento sottile, che si muoveva leggermente quando il pomo d'Adamo faceva su e giu.

Seojoon increspò la pelle intorno agli occhi con piccole rughe mentre gli sorrideva beato verso il più piccolo, non solo di età, ma anche di statura e, solo per un attimo, che fotografai nei ricordi, facendomi drizzare con la schiena e allargare gli occhi, il mignolo di Seojoon si legò a quello di Taehyung e il ragazzo della Buick, abbassò la testa in imbarazzo.

Perché era in imbarazzo? Perché sorrideva e si comportava in quel modo solo con lui? Perché sembrava illuminarsi, Taehyung, solo in presenza di Seojoon? Perché aveva dovuto toccare il suo dito?

Feci cadere le braccia lungo il busto e sentì la gola seccarsi e andare in fiamme contemporaneamente, con un magone bloccato nel petto.

"Scusa se ti ho fatto aspettare tanto" la voce a tratti acuta di Hobi mi fece distogliere lo sguardo dai ragazzi dentro la gelateria.

"Vuoi prendere il gelato?" mi chiese di nuovo e prima che nel mio cervello arrivasse la domanda appena posta e andasse nel panico, Hobi stava già aprendo la porta.

"Non ..... importa" dissi piano e, mentre ci trovavamo sulla soglia, la voce di Taehyung ci fece voltare.

"Hobi e piccolo Jungkook, cosa ci fate qui?" il ragazzo della Buick ci fissava assottigliando gli occhi e il mio sguardo si diresse verso il giovane più alto che sostava dietro. Seojoon era infastidito dalla mia, o nostra, presenza, nascondendo poco e male, la smorfia di fastidio e rabbia che fece la sua bocca.

"Non mi chiamare così" ringhiai a bassa voce forse con un po' troppa rabbia che non mi sarebbe dovuta appartenere.

"Ok" alzò le sopracciglia e parlò a bassa voce, come se lo avessi appena colpito in pieno volto.

"Volevamo prendere un gelato, vi unite a noi?" Hoseok sorrise ignaro di quella tensione che si stava creando come una nuvola nera che presagiva un imminente acquazzone.

"Abbiamo già fatto. Scusate ma lo riaccompagno a casa adesso" la mano grande di Seojoon premette sulla porta a vetri aprendola in modo da poter effettuare lo scambio fra noi per permetterli di uscire e Taehyung alzò gli occhi, ricercando quelli del primogenito dei Park, annuendo appena e sigillando le labbra rosse, in una sottile linea orizzontale.

"Allora ci vediamo, ciao ragazzi" io li salutai solo con un cenno della testa, seguendoli mentre si avviavano alla macchina e sentendo il sangue immobilizzarsi nelle vene, quando vidi la mano di Seojoon che si posava al centro della schiena di Taehyung, invitandolo a salire in macchina.

Hoseok attese i nostri gelati al bancone e io lo aspettavo seduto al tavolino in alluminio, sfogliando nella testa ancora le immagini dei due ragazzi a cui avevo assistito poco prima, non riconoscendo il fastidioso dolore che avevo alla bocca dello stomaco che presi massaggiare piano, sperando che mi passasse velocemente.

"Banana e cioccolato per te – Hoseok mi posò la coppa davanti – e fragola e limone per me, un classico intramontabile" si accomodò sulla sedia, passandosi la lingua sulle labbra e afferrando il cucchiaino, affondandolo poi al centro del gelato, in modo da prendere in un solo colpo entrambi i gusti.

Io guardavo il mio enorme bicchiere ripieno e improvvisamente la fame, o la gola in questo caso, fece scomparire la voglia di mangiarmi quel gustoso dolce ghiacciato.

Presi un po' di cioccolato portandolo alla bocca e facendolo sciogliere sulla lingua, sentendo il sapore espandersi fra le pupille gustative, con i neuroni che ebbero una folgorante scarica di endorfine, facendomi sentire il copro che si rilassava, ogni muscolo che si addolciva, ma il pressante dolore allo stomaco non cessava, presenza immutata da quando i due giovani di prima avevano lasciato la gelateria.

"Non ti sembrava strano il comportamento fra Seojoon e Taehyung?" la domanda mi uscì di getto, senza pensarci pentendomi subito dopo e qualcosa nell'espressione del mio amico cambiò, vedendo la mascella contrarsi.

"No" rispose seccamente, continuando a mangiare il suo gelato con gli occhi bassi.

"Capisco che siano amici, ma forse c'è troppa confidenza fra di loro, no?" perché il mio cervello continuava a comandare alla mia bocca di dare voce a certe domande?

"E' tutto normale Jungkook. Smettila di porti certe domande inutili" sorrise muovendo solo le labbra ma la parte superiore del volto rimase immobile e scoprì che quella non era assolutamente un'espressione che volevo più veder comparire sul volto sempre solare di Hoseok.

"Scusa, hai ragione" dissi solamente dove il mio cervello continuava a fabbricare domande di ogni tipo su quello che avevo visto fra i due giovani e tornai a toccarmi la bocca dello stomaco, sperando che quel fastidio scomparisse.

"Perché continui a toccarti lo stomaco? Ti senti male?" Hoseok allungò un braccio e mi toccò la mano che ritirai piano.

"Non lo so, ma ho questo fastidio alla bocca dello stomaco da un po'" incurvai le sopracciglia e strinsi le labbra.

"Da quando hai visto Seojoon con Taehyung?" che domanda curiosa fu quella che mi pose Hobi guardandomi dritto negli occhi e mi sentì a disagio ricercando la risposta, che purtroppo era affermativa.

"Credo di si" e lui annuì, finendo il gelato e invitandomi ad alzarmi per andare al negozio di Barney.

Camminammo in silenzio, oltre la piazza,verso la parte Ovest della città, quella vicino alla chiesa.

Per entrare nel negozio, dovevi oltrepassare un portone rosso e delle scale strette che ti portavano al primo piano e una porta vetrata ti accoglieva con la musica ad alto volume che arrivava alle orecchie. Swing con una venatura jazz e la voce melodiosa e corposa della cantante che cantava "I don't hurt anymore" .

Dentro la stanza grande quanto la mia camera, scaffali che arrivavano fino al soffitto colmi di vinili e in mezzo altri due più piccoli, anche quelli traboccanti di dischi che non avevo mai neanche sentito nominare. Le persone dentro – tutte afroamericane – non furono colpiti da gli unici due asiatici quali eravamo io e il mio amico. Mi affiancai a Hobi e afferrai il suo braccio per avere la sua attenzione.

"Hobi, ma va bene se noi siamo qui?" il mio amico scoppiò a ridere e mi meravigliai di come neanche in quella occasione, nessuno dei presenti ci degnò di uno sguardo.

"Il proprietario è abituato a noi e anche i clienti. Io e Jimin siamo affezionati a questo posto e a Barney – alzò la testa e sorrise in direzione di un uomo e mi voltai a vedere quel colosso alto quasi due metri che ci veniva in contro sorridendo e mostrando i denti bianchi – Barney amico mio, come stai?" Hobi gli strinse con forza la mano e l'altro lo chiuse in un caloroso abbraccio.

Barney Goodman, afroamericano di quarant'anni, arrivava a sfiorare il soffitto con la testa completamente rasata. Le spalle, le braccia, le cosce, no, sarebbe inutile l'elenco, perché il suo corpo era ricoperto da massicci muscoli in ogni parte che i miei occhi si posavano. A primo impatto, quell'ammasso di muscoli e pelle scura, avrebbe potuto far paura, ma il sorriso luminoso - mai quanto quello del mio amico - aveva il potere di mettere a proprio agio chiunque.

"Hopee [ ndr. Si pronuncia Hopi] come stai? Jimmy?"

"Jimmy non so dove sia, ma sono qui perché è arrivato l'album che cercava disperatamente"

"Oh si, venite al bancone. Aspetta – si passò una mano sul mento mentre mi squadrava – lui è quello nuovo?"

"Si, Jungkook. Suo padre è il nuovo direttore della banca"

"Ho capito, allora piacere Jhongulp, io sono Barney"

In questi anni in America, mi avevano davvero chiamato in diversi modo, ma mai così.

"E' un piacere signore" non ebbi il coraggio di correggerlo, anche perché, appena la sua enorme mano arrivò a stringere la mia, magicamente scomparve fra le sue dita. Hoseok tratteneva a stento le risate e io volevo ucciderlo.

"Allora questo album verrà a costare un po' di più, perché ho dovuto smuovere un po' di persone per averlo" mostrò la copertina in bianco e nero, dove era posta al centro una ragazza afroamericana con i capelli ossigenati.

"Etta James del mio cuore" il mio amico si strinse al petto il disco, come il più prezioso dei tesori.

"Hai voluto fare un regalo al tuo amico, vero?" Barney appoggiò il sedere sul bancone, incrociando braccia e gambe, beandosi dell'espressione felice del mio amico.

"Si, lo cercava da non so quando, sai che suo padre non vuole che senta questa musica, ma io fare di tutto per lui" Hoseok abbassò gli occhi e per un secondo mi parve di vederci una certa malinconia, come se fosse investito, mentre diceva quelle parole, da ricordi piacevoli.

"Allora sono dieci dollari"

"Dieci dollari? Barney!"

"Ti avevo detto che sarebbe stato caro"

"Non ho tutti questi soldi con me" disse sconsolato, sbuffando aria dalle labbra e rimise piano l'album sul bancone.

"Quanto hai?" chiesi piano avvicinandomi al suo orecchio.

"Sei dollari e basta – riprese a parlare con Barney – me lo puoi tenere da parte?"

"Non lo so Hopee, perché anche Jamal lo voleva"

"Barney ci conosciamo da anni, mi vuoi dire che non lo puoi tenere da parte? Sai quanto è importante per me" si mise una mano sul cuore e strinse la stoffa della maglia.

Recuperai il portafoglio, ricordandomi che mia madre mi aveva dato la paghetta quella mattina e contai i soldi ed erano esattamente cinque dollari tondi.

"Lo prende. Incartalo o mettilo in una busta" dissi mettendo quattro dollari sul bancone e dando una piccola gomitata al braccio del mio amico, sorridendogli e invitandolo silenziosamente di fare quello che gli avevo chiesto.

"E bravi Jhongulp che aiuta il suo amico" sorrise e afferrò i miei soldi e quelli di Hoseok, contandoli piano per controllare che fossero tutti, dopo di che lo salutammo e mentre scendevamo le scale, Hoseok che si trovava davanti a me, si fermò su uno degli ultimi gradini e si voltò, abbracciandomi e stringendomi a sé.

"Grazie Kook, grazie davvero – mi prese dalle spalle e mi allontanò, guardandomi negli occhi, mentre il mio volto si imbarazzava per il gesto – ti ridarò tutti i soldi, promesso"

"Quello non lo dubitavo" risposi io per smorzare quel nervosismo che sentivo addosso.

Ci avviammo verso casa, ripassando dalla piazza centrale e vedemmo in lontananza Jin che entrava nel negozio della signora Mary, l'unico negozio di vestiti della città.

"Jin!" gli urlò Hoseok, facendolo voltare nella nostra direzione e sorridendoci appena scoprì che eravamo noi.

"Salve ragazzi"

"Salve Jin"

"Ciao" rispondemmo io e il nostro amico.

"Cosa ci fai dalla signora Mary?" chiese Hobi, provando a vedere chi fosse con lui.

"Ecco, ve lo avrei detto stasera – si passò una mano sul collo e abbassò gli occhi mordendosi il labbro inferiore - ieri sera ho chiesto a Mae di sposarmi" l'emozione di quella confessione, ci inondò facendoci sorridere felici correndo ad abbracciarlo.

"Ma Jin, è bellissimo. Quando pensate di sposarvi?"

"Prima che riprendo il college, abbiamo pensato al due Settembre. Faremo la cerimonia qui e poi il ricevimento dai Park. Ha detto Jimin che sarebbe fantastico"

"Sarà bellissimo ne sono sicuro" risposi io e mi girai verso Hoseok e sicuramente si stava ponendo delle domande, almeno cosi pareva, osservando la sua espressione.

"Hai detto che ce lo avresti detto stasera, ma non avevamo impegni insieme, giusto?" domandò il nostro amico, rivolgendosi verso il maggiore che sorrise nervosamente.

"Vi dovrebbe chiamare Jimin dopo. Stasera ci vediamo per festeggiare questa notizia" Jin si voltò verso l'interno del negozio, cercando un aiuto dalle persone che si trovavano al suo interno, ma Hobi lo prese per un braccio, facendo posare i suoi occhi su di lui.

"Dove esattamente?"

"Korbel, da Perkins" Hoseok chiuse gli occhi e si morse l'interno della guancia.

"Perché proprio li fra tutti i posti?" Jin mi guardò per un secondo e poi torno su Hoseok.

"Sai come è fatto Jimin e sai perché vuole andare li"

"Perché continuate a dargli corda? Sapete cosa è successo l'ultima volta? Taehyung? Verrà anche lui immagino"

"Certo" sospirò il maggiore, tagliandomi completamente fuori da quella discussione.

"Va bene. Dovrebbe andare bene se siamo tutti insieme" disse Hoseok più a se stesso che a noi.

"Ora scusate ma devo proprio andare. Mia madre mi sta aspettando dentro per prendere le misure per il vestito"

"Allora ci vediamo stasera"

"Vi passo a prendere io, prima vado da Namjoon e Jimin e poi da voi due"

"Scusa, ma Taehyung viene da solo?" e ancora quello sguardo di chi sapeva ma che voleva tacere certe informazioni.

"Lo accompagnano direttamente da Perkins" annuiva Jin, spostando veloce lo sguardo su Hoseok e il secondo mi prese per il braccio, invitandomi a tornare a camminare verso casa con lui.

"Lo sai, vero, che ti costringerò a dirmi il perché avete parlato in codice, tralasciandomi fuori dal discorso?" mi dava fastidio essere lasciato fuori da quelle discussioni, che almeno avessero avuto la decenza di non sembrare cosi misteriosi, alimentando in maniera smisurata la mia curiosità.

"Hai ragione, Kook, prima o poi saprai tutto. Puoi pazientare ancora un po' di tempo?" annui sconsolato e mentre lo salutavo allontanandomi sul vialetto ma mi richiamò facendomi voltare di nuovo verso di lui.

"Non so se lo sai, ma da Lunedì non sarai più tu il nuovo arrivato, visto che arriverà una nuova famiglia da San Diego"

"Meno male. Figli?"

"Si, due. Maschio di un anno più di me e una femmina della tua età"

"Speriamo siano simpatici almeno"

"Ciao Jhongulp, a dopo"

"Fottiti Hopee" ci mettemmo a ridere e mi chiusi il portone alle spalle, appoggiando la schiena sulla superficie lignea, mentre mi toglievo le scarpe, riflettendo su tutti gli avvenimenti successi in quei giorni.

Quei ragazzi avevano più segreti di quanto immaginassi e io li avrei scoperti tutti.

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Fanfiction holdarah