(Ri)trovarsi 2, quando da sol...

By Alis_Wonder

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!!SEQUEL DI: (Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.!! Alyssa e Blake sembrano destinati a non riuscirsi m... More

Primo capitolo.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 32.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Epilogo.

Capitolo 36

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By Alis_Wonder

Alyssa POV

Quando il suono che indica la fine delle lezioni pomeridiane inizia a riecheggiare tra le mura della nostra università, comincio a rimettere in ordine le mie cose mentre l'aula si svuota velocemente a causa dell'arrivo del fine settimana.
Oggi è venerdì e io, a differenza degli altri, non ho fretta di immergermi nel caos che si anima come un'abitudine attorno a questo giorno.

Il bar centrale presto sarà invaso da studenti che vogliono anticipare lo sballo del weekend, i locali sono presi d'assalto perché trasmetteranno la Super Bowl e, subito dopo, ho sentito in giro per i corridoi che le ragazze della sorellanza daranno una festa riservata a pochi adepti prescelti con accuratezza in base al rapporto popolarità-bellezza dei ragazzi che frequentano il campus. Ovviamente, tutta la squadra di football è stata invitata e gli altri sfortunati hanno deciso di ripiegare sulla serata a tema Netflix che il Blue Devil ha deciso di lanciare con ingresso riservato alle maschere. Le prevendite sono finite nell'arco di qualche ora e io non ho potuto evitare di rabbrividire quando sono tornata a riflettere sulla fredda razionalità del comportamenti di Matthew, su come è stato in grado di circuirmi solo per assecondare il folle piano di portare Blake in quella casa dove sarebbe accaduto il peggio se io e Nathan non fossimo arrivati in tempo.

E proprio quando si è lasciato toccare da me, ho ricordato tutto...

Non è stato doloroso rivivere la paura di quella sera, non è stato traumatizzante sapere di essere stata usata un'altra volta da Jace solo per colpire lui, non è stato niente, di fronte alla consapevolezza di non essere stata all'altezza della sua fiducia.

È questo, il vero tormento che da allora mi tortura.

Ho chiuso gli occhi sentendo il suo corpo ovunque, il suo profumo addosso e il piacere assecondare la perversione dei nostri pensieri. Quando li ho riaperti invece non sono riuscita ad osservare altro se non un'illusione, la realizzazione di essere volata troppo in altro quando i suoi piedi erano rimasti ancorati nel suo abisso.
Sono catapultata velocemente all'indietro, perdendo l'equilibrio mentre avvertivo solo il respiro spezzato e le gambe tremanti. Sono atterrata nel limbo della certezza, quella di non essermi mai sentita così distante dai miei sentimenti più di così.

La verità mi ha colpita con uno schiaffo in pieno viso e in quel momento, tutto mi è crollato vertiginosamente addosso. Ho avvertito il mio cuore, smettere di battere.

Sono consapevole che è per colpa del suo passato irrisolto, la mancata fiducia verso il mondo che lo circonda, allo stesso tempo sono convinta di aver già dato anima e corpo per cercare di creare un qualsiasi tipo di legame con lui ma questo non è bastato. La mia vicinanza non è stato un motivo abbastanza valido per lasciarmi entrare nello spazio necessario a raccontarmi la verità sulla storia che lo designava agli occhi di tutti come il responsabile della morte di una ragazza, ha preferito tenermi allo scuro nonostante sapesse che Jace stava cercando ancora vendetta. Ha pensato bene di non informarmi su questo, scegliendo di tenersi più stretti i suoi segreti che mi hanno lasciata esposta, piuttosto che confidarsi con me.

E questo, non so se potrò mai accettarlo.

Ha iniziato a fidarsi di me solo dopo l'ultima volta quando, girato di spalle, ha urlato di amarmi consapevole forse che non sarebbe cambiato nulla tra di noi. Ho avuto un sussulto in quel momento, ho percepito il cuore scoppiarmi in petto e il fiato mancarmi, stavo finalmente ascoltando quello che da mesi speravo uscisse dalla sua bocca. Ma in quell'istante le sue parole mi hanno fatto ancora più male perché anche per quelle ormai era troppo tardi, non potevano cancellare quello che la mia mente ormai aveva elaborato con rammarico: Blake aveva scelto il silenzio, a me.

E da quel giorno non posso fare a meno di chiedermi se non ci fosse stato il mio incidente di mezzo, se sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrebbe deciso di combattere per noi.

Come sarebbero andate le cose?

Scuoto la testa ricacciando indietro le lacrime quando esco dall'aula e attraverso i corridoi ormai deserti, il telefono dalla tasca dei miei jeans inizia d'un tratto a vibrare e un numero sconosciuto appare sul display illuminato.
Dopo essermi accertata di trovarmi sola in quest'ala, decido di rispondere.

<<Buon compleanno, sorellina>> la voce di Scott dall'altro capo mi fa sbattere gli occhi incredula, la vista si offusca e un nodo mi serra improvvisamente la gola.
<<Scott non ci credo! Mi manchi così tanto, specialmente oggi...>>
Non c'è stato un anno in cui mio fratello non ha reso memorabile ogni mio compleanno, soprattutto dopo la morte di nostra madre. Diceva che dovevamo festeggiare il fatto di essere cresciuti insieme, da soli, senza chiedere l'aiuto di nessuno. Se gli altri bambini avevano le loro belle feste organizzati dai genitori, noi ci accontentavamo di starcene una giornata a fare tutto quello che avevamo voglia di fare, alternandoci ad esprimere desideri impossibili e a cercare di inseguirli fino alla fine della giornata.

Al mio undicesimo compleanno mi aveva buttata giù dal letto alle prime luci dell'alba e mentre sbadigliavo mi aveva chiesto di esprimere il mio primo desiderio. Per indispettirlo avevo chiesto qualcosa di impossibile perfino per lui, volevo trovarmi in due posti contemporaneamente per soffiare le candeline della mia torta prima della fine del mio compleanno. Scott inizialmente mi aveva guardato storto, poi aveva allargato un sorriso e mi aveva fatto esprimere un secondo desiderio.

Pensavo l'avessi avuta vinta e ce ne siamo stati tutto il giorno a crearci dei ricordi, mi aveva portato a guardare la città dal tetto di un hotel da cui eravamo entrati di nascosto quando gli avevo chiesto di volermi sentire più in alto degli altri, poi mi aveva comprato un paio di occhiali da sole rosa fluo quando gli avevo confessato di essere stanca delle occhiate di pietà che mi riservavano gli altri bambini a scuola soprattutto in quelle ore e mi aveva obbligato ad indossarli durante la ricreazione. Non sapevo cosa aspettarmi ma li misi ugualmente e così quei bambini quel giorno, anziché provare pena hanno iniziato a ridere e io con loro, Scott aveva fatto centro.
Abbiamo passato così quella giornata, continuando quel gioco che ormai per noi aveva assunto un'abitudine ben più profonda, festeggiavamo a modo nostro.

Il sole ormai aveva lasciato il posto alla luna quando mio fratello irruppe nuovamente in camera mia con una benda tra le mani e il giubbetto già infilato, io ero già in pigiama e nascosta tra le coperte e non capivo cosa stava facendo. Senza troppe spiegazioni però mi bendò, infilandomi una sua felpa che mi arrivava sotto al ginocchio e mi fece salire sulle sue spalle per sfrecciare fuori dalla nostra casa.

Non riuscivo a smettere di ridere mentre mi tenevo agganciata al suo collo e non riuscivo a vedere nulla a causa della stoffa sui miei occhi, lui invece aveva il fiatone e continuava a ripetere che era tardi per fare quello che aveva in mente. Non capivo, non fino a quando mi riappoggiò con i piedi a terra, mi disse di allargare le gambe il più possibile e tenere la benda per altri trenta secondi. Quando sciolsi il nodo mi ritrovai davanti il ghigno furbo di mio fratello che teneva in mano una ciambella glassata dove c'era infilata una candela accesa, mi voltai e notai che ci trovavamo sulla cima di una collinetta poco distante da casa, dietro di me un cartello stradale.

Quando realizzai ciò che aveva fatto non riuscii a trattenermi dal sorridere anch'io, mi trovavo esattamente nel confine tra l'inizio di una città e la fine dell'altra, in due posti in contemporaneamente.

Spensi le candele un minuto prima della mezzanotte, durante quello che di fatto era ancora il mio compleanno. Scott ci era riuscito.
<<Allora, esprimi un desiderio>> mi sussurra dolcemente come se mi avesse appena letto nel pensiero. Forse quei ricordi stanno tornando in mente anche a lui adesso...

<<Hai già realizzato il mio desiderio, mi hai chiamata.>> Sorrido appoggiandomi con la schiena nelle file di armadietti che costeggiano tutto il corridoio dell'ala est.

<<Così non c'è gusto però. È la regola devi mettermi in difficoltà, non voglio sconti>> m'incoraggia con una punta di provocazione nella sua voce.

<<Se la metti così...>> Mi afferro il labbro inferiore con i denti, cercando di contenere il sorriso per questa sorpresa. <<Vorrei rivederti, prima della fine del semestre.>> Per vincere questa sfida non ci sono altre soluzioni, deve permettermi di andarlo a trovare e accettare la visita comune del penitenziario.

Lo sento sbuffare dall'altro capo, e lo immagino alzare gli occhi al cielo.

<<Sei tremenda lo sai?>> Asserisco d'accordo con lui, come se potesse vedermi.

<<Ho imparato dal migliore, ti ricordo il tuo diciassettesimo compleanno...>> E in un attimo mi ritrovo a sgattaiolare nel retro del divano dove nostro padre stava dormendo. Scott quel giorno voleva solo guidare, era irremovibile, desiderava solo quello. E ovviamente non aveva una patente, né tantomeno un auto tutta per sé.

Così, dopo essermi scervellata mezza giornata, ho rubato il mazzo di nostro padre. Il suo sorriso divampò presto, accompagnato da un luccichio nello sguardo che non gli avevo mai letto prima, quando gliele avevo consegnate al patto che mi portasse con lui. Ero terrorizzata, elettrizzata e avevo quasi la consapevolezza che ci saremmo schiantati presto contro un albero, quando ingranò la retromarcia per uscire. Non so come, ma Scott sapeva già guidare e sembrava spensierato come un bambino.

<<Abbiamo rischiato grosso, quel giorno.>> Sì, una pattuglia dopo pochi minuti dalla nostra partenza ci aveva fatto accostare inseguendoci con i lampeggianti accesi. Saremmo finiti in un mare di casini se la radiolina proveniente dalla vettura della polizia non avesse iniziato a richiamarli con un codice che indicava una rapina in pieno centro città, e così hanno dovuto battere in ritirata per occuparsi di una questione ben più importante di un ragazzino che aveva l'età per guidare.

Scott era considerato infatti dalla legge idoneo a condurre un auto in strada, non aveva la patente questo è vero... ma i due poliziotti non potevano saperlo.

<<Però è stato divertente, peccato che quando uscirò avrò davvero la patente per guidare. Magari potremmo sempre rubare una macchina da uno sconosciuto, per compensare il brivido del pericolo.>> Ribadisce serio ma spero sta scherzando.

<<Scott!>> Lo ammutolisco alzando la voce divertita, prima di sentire la sua risata riempire il silenzio dall'altra parte del telefono.

<<Ma di chi è questo telefono? Non è scattata la voce registrata del penitenziario quando mi hai chiamata>> gli faccio notare, corrucciando la fronte confusa.

<<Sì beh... me l'ha prestato un detenuto.>> COSA?

<<Non richiamare a questo numero, per nessuna ragione al mondo. Anzi cancella la chiamata appena riagganci, è più sicuro.>> Ma che diavolo sta dicendo?

<<Scott, i detenuti non possono tenere cellulari con sé...>> Ragiono a voce alta, realizzando che se lui mi sta parlando allora sta mettendo in pericolo la sua incolumità lì dentro.

Cosa può accadere se un inserviente lo scopre nascosto chissà dove con un telefono agganciato al suo orecchio, mentre parla con me?

<<I detenuti che non contano, non possono tenere i telefoni con loro>> mi corregge, come se non riuscisse a vedere in che guaio si sta cacciando.

<<Quindi hai a che fare con dei pezzi grossi là dentro?>> Quasi mi viene da vomitare se mi fermo a pensare come si muovono in un posto del genere davvero le cose.

<<Sta tranquilla d'accordo? Voglio uscire da questo buco tanto quanto lo desideri tu, non ho intenzione di restarmene un giorno in più e se ti ho chiamato, è perché posso farlo.>> La sicurezza che trapela dalle sue parole anziché rendermi più calma mi fa rabbrividire.

Scott è entrato tra le grazie di qualcuno o è diventato lui, il pezzo importante là dentro? Sospiro arresa, non potendo ottenere una risposta concreta.

Due colpi contro una superficie in sottofondo attirano la mia attenzione, sembra che qualcuno stia bussando contro una porta o una parete vicina a mio fratello.

<<Cancella questo numero okay? Ti devo salutare piccola bubi ancora auguri, a presto.>> Senza lasciarmi il tempo di controbattere interrompe la chiamata, lasciandomi in piedi nel bel mezzo del corridoio in cui mi trovo a chiedermi cosa significa la sua ultima frase. A presto... si farà vivo di nuovo?


Non ci impiego molto a raggiungere Becka nella nostra vecchia camera, dove lei ancora vive ma le mie cose non fanno più parte di questa stanza. Mi fa strano salire le scale del dormitorio, superare la lavanderia comune e la lunga fila di porte uguali ad ogni piano del condominio. Riconosco alcuni suoni provenire dall'ultimo piano, probabilmente qualcuno ha improvvisato un party del venerdì in camera, mentre c'è un via vai di studenti che inchiavano le loro camere oppure stanno rientrando.

L'aria confusionaria che si respira qui dentro mi fa sorridere, mi è mancato questo posto ma non posso evitare di confrontarlo con la tranquillità della mia casa temporanea che apprezzo in modo maggiore. Insomma, adesso non corro il rischio di rimare senza acqua calda se ne utilizzo troppa oppure peggio, non sono costretta ad usufruire delle docce comuni qualora quella in camera avesse dei problemi.

Tiro il naso all'insù quando intravedo i numeri della stanza centotre, ero emozionata il giorno in cui ho aperto per la prima volta questa stanza e ancora mi fa lo stesso effetto di mesi fa. Inserisco la chiave che ho ancora attaccata allo zaino e sblocco la serratura, facendo un passo dentro quando sento Alexa riprodurre una playlist.

Ne approfitto per guardarmi intorno nel frattempo che la mia amica è rinchiusa in bagno, osservo il mio letto smantellato e la scrivania ovviamente in disordine. Gli armadi sono aperti, le ante spalancate mostrano il mio riflesso grazie ad uno specchio appeso all'interno. Tutto è ancora così... uguale.

<<Alyssa mi vuoi far prendere un infarto?>> Vedo la mia amica portarsi una mano all'altezza del cuore mentre è avvolta dalla spugna di un asciugamano chiaro.

Subito dopo scoppia a ridere, probabilmente vedendo la mia faccia imbarazzata, e mi stringe in un abbraccio avvolgendomi del suo profumo agrumato dolce.

<<Tanti auguri tesoro, sei fortunata a compiere gli anni di venerdì>> quando si scosta mi rivolge un occhiolino che non lascia spazio a fraintendimenti, ha qualcosa in mente di cui io ancora non sono a conoscenza. Prima ancora di potermi informare però mi zittisce, imitando la chiusura lampo sulle sue labbra come se non può farsi sfuggire nessun dettaglio di quello che ci aspetterà da qui a breve.

<<Concetto afferrato, niente domande!>> Prometto incrociando le dita in alto.

<<A tal proposito...>> La vedo infilare la testa all'interno dell'armadio ed estrarre una grande busta rossa con appeso un fiocco del medesimo colore. <<Il tuo regalo, devi per forza aprirlo adesso>> mi rivolge un sorriso furbo, prima di passarmelo.

Lascio alla mia curiosità prendere il sopravvento, cominciando a staccare lo scotch ai lati per consentirmi di infilare una mano dentro e accarezzare un tessuto morbido.

Mi divincolo dal sacchetto di carta ed estraggo un abito rosa, il corpetto con una profonda scollatura in lurex e la gonna ampia in tulle corta sopra al ginocchio.
Rimango a bocca aperta, mai in vita mia ho indossato un abito del genere.

<<Becka ma è...>> Non mi vengono le parole per descriverlo, bellissimo sarebbe riduttivo e limitate per rappresentare un pezzo del genere. <<Wow.>>

<<Sì, wow, puoi dirlo ben forte! Quando l'ho visto appeso al manichino stava praticamente urlando il tuo nome nella mia direzione, ti calzerà a pennello.>> Mi sottolinea soddisfatta del suo regalo, prima di spingermi contro lo specchio ed appoggiarlo sopra alle mie spalle. <<Sarai uno schianto, vedrai>>

L'arrivo di un messaggio sul suo telefono la fa allontanare dal mio corpo, si dirige accanto al letto e afferra l'iPhone per leggerne il contenuto.

<<Abbiamo un'ora per prepararci>> mi sottrae il vestito dalle mani per appenderlo su una gruccia dell'armadio, poi osserva i miei capelli sovrappensiero. <<Inizieremo da questi, fidati solo di me e non estorcermi informazioni da sotto il naso>> si raccomanda attaccando una piastra alla presa della scrivania.

Esattamente cinquantotto minuti dopo mi ritrovo su un paio di tacchi vertiginosi mentre stiamo scendendo le scale del dormitorio, un giubbino di pelle mi ripara dal freddo sferzante della sera quando attraversiamo il parcheggio del campus.

Forse incontreremo qualcuno qui o probabilmente ci verrà a prendere il suo ragazzo per portarci a qualche festa fuori città, scaccio dalla testa la remota possibilità che andremo al Blue Devil perché a questo punto dovremmo essere vestite da qualcosa che assomiglia ad un film o una serie tv. E non è questo il caso.

La coda alta mi tiene esposto il volto, due ciuffi ai lati del viso mi ricadono davanti donandomi un aspetto un po' spettinato e le ciglia piegate verso l'alto con del mascara quasi mi fanno lacrimare gli occhi non appena una ventata d'aria rischia di mandare in fumo tutto il duro lavoro che ha impiegato Becka per rendermi presentabile. Sto tremando, da sotto il vestito, specialmente le gambe scoperte e la scollatura che fa intravedere le curve del mio seno non troppo grande.

<<Devi incontrare qualcuno all'università?>> Domando in direzione dell'edificio a cui stiamo andando incontro. A quest'ora tutte le porte sono serrate, le luci spente e i giardini che perimetrano tutto l'ambiente circostante sono silenziosi e vuoti.

<<C'è un esame stasera, non lo sai?>> Mi canzona guardando dritta davanti a sé, continuando a camminare con solo il rumore dei nostri tacchi intorno.

Quando arriviamo davanti alla porta principale la ignoriamo, continuando verso una delle porte di emergenza accanto alla mensa. Mi guardo intorno con circospezione, cercando di cogliere qualsiasi movimento fuori o dentro queste mura.

<<Becka che stai face...>> la sento sogghignare dietro di me non appena un tessuto morbido va a posarsi con delicatezza sopra ai miei occhi, impedendomi di vedere.

<<Niente di legale>> mi appoggio sulla ringhiera con entrambe le mani per cercare di non perdere l'equilibrio ora che non riesco a scorgere nulla.

<<Davvero?>> Domando alzando un sopracciglio che Becka non può vedere.

<<Sì>> confessa, mentre estrae quello che dovrebbe essere un mazzo di chiavi. Dopo qualche attimo in cui solo il tintinnio del metallo s'insinua tra noi, ascolto un click della serratura e il cigolio di una maniglia abbassarsi.

Le sue mani circondano le mie, mi fanno strada fino a superare l'uscio della porta e riesco a distinguere chiaramente l'odore che ho imparato a riconoscere della mensa.

Non faccio domande ma proseguo seguendo il suo corpo che in questo istante è l'unica cosa in grado di orientarmi, attraversiamo la cucina e usciamo in quello che immagino sia il corridoio principale. Il legno scricchiola sotto il nostro peso quando svoltiamo a sinistra, poi di nuovo a destra e infine ci fermiamo davanti qualcosa.

Un altro click, una maniglia che si abbassa e dopo altri cinque passi in avanti uno strano calore mi scalda finalmente il corpo. In questa stanza non solo sono accesi i riscaldamenti, c'è qualcosa di stranamente familiare nel profumo disperso in aria.

<<D'accordo allora, ci sono un po' di scalini. Puoi tenerti al poggia mano alla tua sinistra e invece con questo braccio afferra la mia mano.>> La mia amica detta le istruzioni mentre mi impegno a fare quanto mi ha appena detto, rischiando di precipitare giù quando allungo troppo un piede e non trovo il suolo.

<<A piccoli passi>> suggerisco io, agguantando con più forza la sua mano.

Dopo esserci coordinate finalmente scendiamo la rampa di scale e arriviamo a toccare di nuovo per terra. Alzo il viso per cercare di associare il profumo che mi circonda a qualcosa di familiare ma al momento i miei pensieri sono ridotti ad un vortice di confusione e non riesco a ragionare troppo lucidamente.

Dopo aver camminato ancora un po' avverto la sensazione improvvisa di essere osservata, giro la testa ai lati per provare a captare qualche rumore o suono invano.
Becka ed io finalmente ci fermiamo, mi ruota di spalle e si infila dietro la mia schiena per sciogliere il nodo stretto con accuratezza da dietro la testa.

<<Tanti auguri, Alyssa>> mi sussurra vicino al mio orecchio, liberandomi la vista.

Non ci posso credere...

La libreria della nostra università è completamente illuminata da alcuni fili di lucine che si alternano dagli scaffali, rendendo l'atmosfera ancora più confortevole se possibile. Al soffitto sono sollevati dei palloncini da cui pendono dei nastri rosa, i tavoli sono stati spostati ai lati e contengono delle cose da bere mentre in mezzo è rimasta solo un'ampia cattedra su cui poggia una torta alta a forma di libri. Dietro invece, ci sono tutti i miei amici che mi stanno sorridendo e applaudono all'unisono.

I miei occhi cadono sull'immagine di Blake, appoggiato allo stipite di una libreria con le braccia conserte mentre mi osserva piegando le labbra di lato in un sorrisetto arrogante che lascia scoperta la fossetta appena sopra la bocca. Indossa una camicia bianca da cui si intravede la vita stretta, i pantaloni scuri fasciano le gambe scolpite dai muscoli e i capelli gli ricadono in parte indisciplinati sulla fronte donandogli un aspetto irresistibile. Mi sta mangiando con lo sguardo che scorre sulla mia scollatura profonda fino ad arrivare alle gambe scoperte e poi ritorna su di me leccandosi il labbro inferiore in un gesto istintivo. D'un tratto mi sento prendere fuoco, stringo le gambe tra di loro per cercare di abbassare la pressione che percepisco fluire direttamente contro le mie mutandine e mi obbligo a distogliere l'attenzione da quell'Adone che adesso sogghigna come se riuscisse a capire cosa sto avvertendo.

Una musica di sottofondo inizia lentamente a suonare, riscuotendomi dall'imbarazzo di ringraziare i miei amici per essere tutti qui per questa sorpresa inaspettata.

<<Hai organizzato tutto tu? Becka non so come ringraziarti>> mi allungo verso di lei per stringerla in un abbraccio, quando sento dei passi venire nella nostra direzione.

<<Diciamo che io ho pensato ad abbellire questo posto, ma l'idea non è partita da me...>> Si ritrae voltandosi ad osservare Blake, e io sbatto le palpebre incredula.

Lui ha pensato a tutto questo?

Prima che riesca a domandarle qualcosa però un paio di mani mi afferrano il busto, facendomi voltare in direzione del moretto che mi guarda col solito sorriso sornione.

<<Per fortuna che ti sei ricordata di nuovo di me, altrimenti avresti visto un pazzo sconosciuto in giro per il campus rincorrerti per farti gli auguri>> Travis mi posa un bacio su una guancia, lasciandomi un buffetto sulla punta del naso.

<<Probabilmente avresti rischiato una denuncia, oppure sarebbe stata l'inizio di una fantastica storia d'amore. Chi lo sa...>> Lo prendo in giro facendolo sbiancare.

<<Oh beh... Si mi sarebbe piaciuto ma no... Non che non lo volessi ma insomma... Cioè tu, Blake, lui è un fratello e c'è questa cosa tra di noi che...>> Si gratta la testa imbarazzato mentre io gli poso una mano sulla bocca, impendendogli di farfugliare qualche altra scemenza. Scoppio a ridere, osservando la sua espressione intimorita.

<<Sto solo scherzando Trav>> mi avvicino al suo orecchio per farmi ascoltare solo da lui.

<<Credo mi piacciono quelli un po' più... insopportabili>> gli confido sottovoce.

<<Ehi ragazzino, vuoi combinare qualche altro danno questa settimana?>> Nathan lo spinge via da me assestandogli un pugno scherzoso sullo stomaco, per tutta risposta Travis alza le mani in segno di resa e si allontana afferrando una birra.

Non so a cosa facciano riferimento ma i loro ghigni divertiti fanno sorridere anche me che li osservo comunicare in un modo tutto loro.

<<È un bambinone>> precisa Nathan scuotendo la testa, prima di lasciarmi un bacio sulla guancia opposta a quella a cui Travis ha sfiorato poco prima.

Dopo aver ringraziato anche John, Brad, Clhoe, Drake, Isaac e altre persone di cui non ricordo i nomi ma che probabilmente sono arrivate qui solo per divertirsi un po' mi dirigo verso il tavolo degli alcolici afferrando un bicchierino di spumante.

Non ci sono molte persone oltre noi, una trentina al massimo, la maggior parte dei quali in questo istante sta ballando nello spazio lasciato libero al centro della stanza. Tra di loro non c'è Blake che sembra essersi allontanato anche dai suoi amici, provo a saettare lo sguardo tra le lunghe file di scaffali di libri ma non sembra esserci nessuna traccia. Arriccio il naso sperando di riuscire a scorgerlo in qualche angolo buio, vorrei ringraziarlo per ciò che ha fatto e forse anche...scusarmi.

Sono stata dura con lui, l'ultima volta, posso solo immaginare la difficoltà che ha provato aprendosi al dialogo con me e io non sono stata corretta chiedendogli di andarsene proprio in quel momento. Nell'istante in cui stava facendo un passo importante per me l'ho allontanato come la peggiore delle minacce.

Mi sentivo ferita ma questo non avrebbe dovuto permettermi di trattarlo in quel modo, è vero lui aveva preferito tenersi stretto i suoi segreti piuttosto che raccontarmi la verità ma d'altronde non mi ha mai illusa del contrario. Su questo è stato sempre molto diretto, lui è un uomo complicato, non crede nell'amore perché l'amore non gli è mai stato mostrato. E come tutte le cose sconosciute all'inizio fa paura ma io non ho mai avuto la presunzione di insegnargli ad accettarlo, al contrario, ho promesso solo la mia vicinanza proprio al fianco al trono delle sue complessità ma non è ciò che ho fatto. È stato Blake a prendersi cura di me negli ultimi tempi e alla prima occasione io non ho fatto altro che voltargli le spalle quando ha cercato di farmi entrare, proprio quello che non avrei mai dovuto fare.

Dio, mi aveva detto di amarmi mentre io neanche gli ho risposto.

La vibrazione del mio telefono mi fa riscuotere dai miei pensieri, sfilo il telefono dalla borsetta distrattamente e lo sblocco senza soffermarmi a chiedere chi mi scrive a quest'ora di sera quando tutti i miei amici praticamente sono davanti a me.

Charlotte Bronte: Jane Eyre.

Blake, è lui il mittente, e io non posso evitare di sorridere per la scelta accurata del romanzo che ha scelto. Mi sono ritrovata spesso a riflettere sul nostro legame rapportandolo ai grandi classici che ho letto, cercando tra le pagine un aiuto che potesse far luce su sulle nostre diversità. Non nego di aver trovato delle somiglianze con alcuni, tra questi anche il romanzo che mi ha citato nel messaggio.

Mi allontano così dalla festa, arrivando quasi di corsa allo scaffale appartenente alle sorelle Bronte ma qui lui non c'è. Scorro fino al libro indicato, assaporando il profumo delle pagine invecchiate, scosto la copertina da cui cade a terra un foglietto.

"Non può ch'io abbia tanta , dopo tanto dolore. È un ; un di quelli che ho fatto spesso."

Blake mi sta dicendo qualcosa attraverso le parole, forse perché non crede sia in grado di esprimersi meglio, forse perché non riesce a farlo. E, in questa frase, mi sta sussurrando che non sente di meritare me al suo fianco, quasi fossi un'allucinazione.

Poi un'altra vibrazione, un nuovo messaggio.

Lev Tolstoj: Anna Karenina

Mi guardo intorno sentendomi osservata ma di Blake non c'è nessuna traccia. Così, compreso il gioco, inizio a correre in direzione del penultimo scaffale in fondo, stavolta non mi aspetto di trovarlo ma i miei occhi saettano direttamente tra i nomi dei grandi romanzi fino a quando non trovo quello di mio interesse.

Lo apro, e di nuovo cade al suolo un foglietto imbrattato di inchiostro nero.

"Tu comprendi che questo non è un innamoramento. Sono stato ma non è questo. Questo non è un mio, ma è una esterna che si è impossessata di me."

Mi vengono le lacrime agli occhi quando capisco quello che mi sta suggerendo. Blake non mi ama, non nel modo in cui lui lo intende almeno, e non potrà mai farlo. Per lui l'amore è dolore, frustrazione, impotenza e forse anche sottomissione. Sono questi i sentimenti che lo collega all'amore e neanch'io voglio ridurre tutto a questo.

Blake non mi ama, ma forse è legato a me da qualcosa di più profondo dell'amore.

Un altro messaggio contenente una nuova indicazione.

Davis Grossman: Che tu sia per me il coltello.

Blake mi sta prendendo per mano, per accompagnarmi in un cammino fatto di parole. Sta cercando di descrivere il nostro legame, i suoi sentimenti e i suoi pensieri, sta provando ad aprirsi nel suo modo attraverso il mio.

Ritorno indietro, negli scaffali più centrali fino a raggiungere la lettera "G".

Ho letto una volta questo romanzo, prima che mio fratello fosse arrestato, meno conosciuto rispetto agli altri due ma sicuramente altrettanto anticonvenzionale.

"Voglio tutto con te, perché solo con te posso tutto. Perché, forse, solo attraverso questo prodigo "tutto" ci verrà svelata, a poco a poco, l' particolare che può crearsi tra te e me, ma mai tra altre due . Per tutta la ci "accontentiamo", e con te voglio toccare tutto, con gesti ampi e generosi, come se questa fosse l'ultima volta che tocco in mia."

Mi porto una mano all'altezza del petto, quasi lo sentissi scoppiare sotto i miei polpastrelli, non posso evitare di sorridere come una bambina rileggendo queste parole. Blake mi vuole, desidera con me quello che non ha mai necessitato avere prima, perché solo insieme riusciamo a toccare qualcosa che con altri neanche riusciremo mai a sfiorare. Insieme, è questo ciò che mi sta chiedendo di provare?

Le luci della biblioteca d'un tratto si spengono, il buio mi circonda e io rimetto al suo posto il libro che sto reggendo tra le mani. Sono rimaste accesse solo le lucine degli scaffali che circondano la pista da ballo improvvisata, riesco ad osservare in lontananza l'illuminazione flebile e provo ad orientarmi in base a questa e alla musica proveniente dalle casse che ha appena aumentato di volume.

Compio qualche passo in avanti, facendo scorrere i palmi sugli scaffali della libreria, rischiando di inciampare nei miei stessi passi a causa dei tacchi che indosso.

Ma dov'è andato Blake?

Tiro fuori il mio telefono, indecisa se chiamarlo o meno, mentre sono ancora immersa nell'ombra di un corridoio dove non si distingue neanche la sagoma dei libri che mi sono a fianco. Mi sento un paio d'occhi bruciarmi sulla schiena, l'aria essere mossa leggermente e la presenza di qualcuno alle mie spalle. Così mi volto, allungo le mani in avanti afferrando solo il vuoto, provo a compiere un altro passo ma non c'è nessuno ad esclusione di me stessa.

Percepisco i battiti del cuore accelerare, i muscoli tendersi e una piacevole scarica di adrenalina scorrere in mezzo alle mie gambe, avverto paura ed elettricità insieme come se il mio corpo avvertisse qualcosa che la mia mente non è in grado di elaborare.

<<Sei tu?>> Chiedo guardando avanti. Sarebbe più semplice accendere la torcia del mio telefono ma se Blake ha in serbo qualcosa per me, voglio solo lasciarmi guidare.

La musica scompare, le risate dei miei amici e i loro passi che rimbombano sul pavimento, tutto viene ovattato solo dalla sensazione di essere in pericolo. Ed è dannatamente eccitante e sbagliato tutto questo da farlo sembrare giusto nella mia testa. Se Blake prima mi ha condotto nei suoi pensieri attraverso il mio mondo, adesso forse lo sta facendo attraverso il buio di ciò che sente dentro.

Un respiro caldo mi accarezza il collo da dietro, mi sfiora il lobo e mi sussurra:

<<È questo tutto ciò che per una vita sono riuscito ad osservare.>> Nero... paura, pericolo, caos e impotenza. Le sensazioni che in questo momento mi scorrono nelle vene, facendomi tremare e volere soltanto tornare ad osservare qualcosa.

Provo ad allungare le mani dietro al mio collo, dove un attimo prima c'era lui e adesso invece sembra di nuovo essere scomparso. Avverto il legno scricchiolare alla mia destra ma la sua voce rauca invece mi colpisce dal senso opposto.

<<Provi a lottare...>> Le sue mani si posano sulla mia vita in una presa salda, mi fa arretrare fino a quando la mia schiena non va a sbattere contro il legno di uno scaffale. Sussulto, avvertendo il respiro iniziare a diventare irregolare, i brividi mi scorrono sulla pelle e le gambe sembrano incollate al suolo dalla paura.

Eppure una contrazione dei muscoli all'altezza del ventre mi obbliga ad agganciare il labbro inferiore tra i denti, per evitare di far uscire un gemito soffocato.

<<Cerchi di ribellarti...>> La sua stretta si fa più ferrea, risale con la mano fino ad arrivare al collo dove lo avvolge in una mossa delicata. Si avvicina, lo percepisco, il suo respiro sbattermi sulle labbra e il naso sfiorare la punta del mio.

<<Non vorresti tornare di nuovo a vedere come gli altri?>> Mi sussurra rauco ad un soffio dalla mia bocca. Ma non mi bacia, resta in attesa di proseguire il suo percorso.

Sento la sua mano stringermi un po' di più, prima di allontanarsi e non avvertirlo più al fianco.

Mi volto con la testa in entrambi i lati, attraverso tutto il corridoio di questa fila di scaffali ma di lui adesso sembrano essere sparite le tracce.

Dov'è andato?
Mi sta osservando?
Cosa si aspetta che io faccia?

Poi ripenso alle sue parole, a quello che lui sta cercando di fare, di portarmi nel suo mondo proprio come gli ho sempre chiesto. E se è così che lui si è sentito per tutta una vita allora, non mi resta altro che prendere una direzione casuale ed immergermi ancora più lontano dalla festa, scendendo nell'oscurità più fitta.

Dopo aver camminato un altro po' in avanti svolto a sinistra, cercando di dirigermi verso l'uscita della biblioteca invece finisco in un altro corridoio di librerie. Mi appoggio ad una di queste, voltandomi in tutte le direzione perché ho perso totalmente la direzione che ho intrapreso e come uscirne da questo labirinto di scaffali alti che mi impediscono di orientarmi come dovrei.

Poi di nuovo quella sensazione, i peli delle braccia si tendono e i muscoli si mettono sull'attenti, ma stavolta il battito del mio cuore rimane invariato perché sono consapevole che la luce non verrà riaccesa di nuovo sopra la mia testa.

<<Inizi a non essere più sorpresa di essere avvolta solo dall'oscurità, al contrario, se vedessi uno spiraglio di luce crederesti che non sia reale non è vero?>> La sua voce tuona davanti a me, riecheggiando tra i mobili e facendomi vibrare il petto.

Asserisco con la testa, alzando e abbassando il mento come se lui potesse vedermi.

<<Ascolti gli altri in sottofondo, le vite che ti scorrono accanto e tu invece desideri solo tornare di nuovo a vedere. Ma non succede, non succede mai.>> Una nocchia mi accarezza lo zigomo dove una lacrima si è appena depositata, asciugandola, è come se lui sia abituato a differenziare le cose che succedono anche al buio. Io invece non ci riesco, non riesco neanche a capire se si è appena spostato di fianco a me o si trova ancora di fronte al mio corpo.

<<Sono felici, li ascolti?>> Tendo le orecchie come mi sta suggerendo di fare. Alcune risate abbandonano qualche ragazzo in lontananza, mi immagino qualcuno sorridere e altri ancora soffocare i loro ghigni beffardi. Sì, sono felici loro.

<<Dicono di amare, perché è l'amore a muovere ogni cosa. Ma se è per colpa dell'amore che ti trovi rinchiuso quaggiù, come speri allora di uscirne?>> Blake appoggia la fronte alla mia, sospirando, mentre il mio petto è ormai rinchiuso in una morsa dolorosa. Dolore, è questo che associo al nero che mi circonda.

Anche l'amore adesso, ha il colore del nero.

Alzo il palmo verso il petto di Blake, tremando, e stavolta lui si lascia toccare da me. Lo allargo proprio all'altezza del suo cuore, che sento battere all'unisono col mio.

Vorrei baciarlo, abbracciarlo e dirgli che non è più solo ma questo buio che ci circonda mi mette i brividi e ho paura non essere abbastanza per scaldare entrambi.

È questo per tutto il tempo che non ho mai compreso, la mia vicinanza deve essergli sembrata inadeguata in questo posto, nel suo posto, perché semplicemente ha vissuto nell'ombra di sé stesso per tutta una vita. E i suoi comportamenti scostanti adesso mi appaiono sensati, come i tentativi di allontanarmi da lui perché credeva non ci fosse alcuna possibilità di tornare di nuovo a vedere come gli altri, la luce.

Mi aggrappo alle sue spalle, tirandolo più vicino, vorrei solo scusarmi per l'ultima volta. Perché adesso capisco, comprendo la fatica che gli è costata provare a fidarsi quando non c'era niente in cui sperare.

<<Ssh...>> Mi infila una mano tra i capelli quando inizio a tremare tra le sue braccia, mi bacia una lacrima proprio sopra l'arco di cupido prima di staccarsi da me.

Mi avvolge la mano nella sua, cammina sicuro avanti al mio corpo e mi trascina con sé senza avere paura mentre io ancora non capisco la direzione che abbiamo preso.

Poi la vedo, una piccola lampadina accesa in lontananza, sopra un banco e quasi mi sembra un sogno. Sono costretta a sbattere le palpebre più volte prima di tornare ad adattarmi nuovamente a quel lume in lontananza farsi sempre più splendente.

Blake procede a passo spedito, fermandosi solo una volta raggiungo il centro del piccolo cerchio che la lampadina crea in terra e si volta ad osservarmi.

È bello, bello come mai prima, il fiato corto e i capelli in disordine, dopo tanto buio mi sembra la cosa più spettacolare che abbia mai osservato.

È così che si è sentito tutto il tempo?

<<Sei stata tu Alyssa a condurmi fuori, per tutto il tempo in cui mi sei rimasta al fianco. E l'ultima volta è come se mi avessi afferrato dalle spalle, indicandomi l'uscita proprio come adesso ho fatto con te>> sussurra, osservando il buio che ci siamo lasciati alle spalle con un sorriso rattristato. Chissà a cosa starà pensando...

<<Ci ho messo troppo forse a capire che di te potevo fidarmi, che dopo tanto... tu eri una cosa reale nella mia vita. La più vera che avessi mai incontrato>> mi torna a guardare e inchioda i suoi occhi prima sui miei occhi, poi su tutto il mio viso.

<<Io non ti amo Alyssa, per me l'amore è ciò che ci siamo appena lasciati alle spalle e tu non hai niente a che vedere con quello. Tu sei qualcosa che non ho mai conosciuto prima, sei tutto ciò che non credevo esistesse davvero. Tu sei luce.>> Mi posa un bacio sulla punta del naso, prima di scostarsi e proseguire con gli occhi arrossati.

<<E io sono buio. Sbaglierò, scapperò e probabilmente ti ferirò di nuovo. Non posso prometterti belle parole, non posso giurarti amore, ma ti prometto che sarai la persona da cui tornerò ogni giorno in cui mi sentirò sempre un po' meno morire e un po' più vivere. Continuerai ad essere la persona che vorrò proteggere dal mondo, ma non lo farò più da me stesso. Non mi sentirò mai all'altezza di meritarmi questo sguardo, mi continuerò a chiedere ogni giorno cos'ho fatto per meritare te nella mia vita, ma ti giuro che smetterò di cercare una scusa per mandarti via. Perché ti voglio Alyssa, non ho mai desiderato così tanto profondamente qualcosa, e non ho intenzione di cedere la mia fortuna a qualcun altro. Sei mia e io, incondizionatamente, nelle tue mani.>>

Un'altra lacrima abbandona i miei occhi stavolta però, accompagnata dal calore che sento irradiarsi direttamente dal centro del mio petto, qui dove il cuore ha di nuovo ripreso a battere così come non ha mai fatto prima d'ora. Percepisco il respiro diventare ansante, il labbro inferiore prendere a tremare e una sensazione inaspettata mi porta a chiudere gli occhi incapace di contenere la consapevolezza che se Blake sta mettendo la sua vita nei miei palmi io non farò mai niente per metterla in pericolo. Perché non è amore quello che ci lega ma la vita, dal primo istante in cui i suoi occhi si sono posati sui miei e io mi sono sentita vivere come non era mai successo fino a quel momento.

Lui non mi ha solo salvata, è stata la ragione che mi ha spinta a credere nella forza del mio futuro piuttosto che in quella del passato, è grazia a lui se ho potuto scegliere chi essere. Blake non mi ha mai detto cosa fare ma ha mostrato un'alternativa alla persona che non riuscivo più a riconoscere nel riflesso di uno specchio ed è molto più di quello che qualsiasi altra persona abbia mai fatto per me. Lui ha creduto in me quando io avevo smesso di farlo ma è stato anche molto più di questo, è stato un esempio.

Il suo vigore, le spalle larghe e lo sguardo in costante sfida con il resto del mondo mi hanno sempre fatta mettere in discussione su ciò che stavo diventando, una ragazza che non avrebbe mai più voluto sfuggire alla vita. I suoi passi anticipavano il silenzio che la sua presenza portava in qualsiasi stanza, Blake non ha mai chiesto il permesso di essere sé stesso ed è proprio per questo che ha sempre ottenuto il rispetto di ogni persona intorno. Lui non ha mai mostrato le sue paure mentre io non facevo altro che presentarle come un biglietto da visita, abbassando gli occhi pur di non incrociare di nuovo il riflesso del mio passato irrisolto. E se ce l'ho fatta, a prendere coraggio, è stato solo perché lui mi ha portata con sé.

Mentre riapro gli occhi lo vedo infilare una mano nella tasca dei suoi pantaloni ed estrarre una piccola scatolina in legno di forma rettangolare che osserva sovrappensiero, prima di guardarmi e allungare il palmo nella mia direzione.

Afferro l'oggetto che mi sta porgendo e non mi sfugge il tremolio delle sue dita, quando sfilo il coperchio osservando un'incisione interna che riporta il nome di Blake in caratteri delicati. Mi affretto a togliere il velluto nero che ricopre la superficie iniziale mentre il profumo di quercia si diffonde rapidamente nello spazio sottostante al mio viso, direttamente dalla scatolina pregiata che sto reggendo.

È un bracciale d'argento, quello che illumina il centro del cuscinetto da dove sporge un ciondolo che non ho mai visto prima. Le maglie intrecciate finemente raccolgono una chiusura a forma di cuore qui dove un diamante è depositato al centro, il nome di Blake è riportato con gli stessi caratteri incisi sulla scatola anche nel retro del gioiello e il pendete, adesso più vicino ai miei occhi, sembra rappresentare il simbolo di un cordone intrecciato su sé stesso che ho già intravisto da qualche parte prima di adesso. Il mio sguardo si illumina non appena le dita di Blake sfiorano il mio polso per agganciare il bracciale che mi calza perfettamente.

<<È l'unico ricordo che ho di mia madre, l'ha fatto una settimana prima della mia nascita per celebrare il legame indissolubile di un sentimento che non ha eguali nella vita. Ha sacrificato la sua esistenza per me e se io sono qui oggi è solo perché lei credeva più di ogni altra cosa alla forza di questo sentimento che io non ho mai conosciuto prima di te. È giusto che appartenga alla persona che, proprio come lei, ha combattuto per me in modo totalizzante e senza avere speranza. Ma mentre il tempo è quello che le ha impedito di osservare oltre i limiti dell'immaginazione, noi siamo ancora in tempo per farlo...>> Sfiora il ciondolo pendente dalla mia mano accarezzandosi, al contempo, il suo fianco sinistro da dove s'intravedono da sotto la camicia chiara i segni d'inchiostro dei suoi tatuaggi. Solo ora, ricordo dove ho già visto questo simbolo.

<<Noi siamo ancora in tempo per crescere insieme.>>

Mi aggrappo al suo collo fino a far scontrare le nostre labbra confusionarie, bagnate dalle mie lacrime mentre le nostre lingue si inseguono senza tregua. Ho il fiato corto o forse è il suo respiro per la prima volta essere irregolare, le sue mani mi cercano fino a sollevarmi da terra per farmi incrociare le gambe intorno al suo bacino e sentirlo così, eternamente vicino. Posso avvertire il cuore battere fino a fare male, la sua stretta salda intorno alle mie gambe graffiarmi la pelle come se potessi andarmene sul serio adesso che ci siamo trovati. Siamo entrambi affamati, bramosi di raggiungere i desideri più reconditi e di dar sfogo a quelli che fino a ieri erano solo dei sogni irraggiungibili.

Adesso siamo noi, e non c'è consapevolezza migliore di questa mentre la sua bocca scende a lambirmi la base del collo per impossessarsi anche dell'ultimo pezzo della mia anima. Perché se la vita di Blake è nelle mie mani, la mia gli appartiene dall'istante in cui mi ha portata via con sé in mezzo ad un gruppo di sconosciuti. Ignoravo la sua esistenza fino ad un istante prima, anche lui era un estraneo proprio come tutti quelli che mi circondavano, ma è come se il mio cuore avesse riconosciuto il suo posto per la prima volta dopo anni, prima ancora che me ne potessi accorgere razionalmente non avevo ormai via d'uscita.

Ero già sua, irrimediabilmente, da quel momento e non ho mai desiderato non esserlo, neanche per un istante in tutta la mia vita.

Le sue mani mi circondano il viso per avvicinarmi, prima che però le mie riescono ad agganciarsi alle sue spalle si tira improvvisamente indietro, facendo scontrare solo le nostre fronti per restare in qualche modo ancora vicini. Ha il fiatone, gli occhi serrati come a combattere con una smania ben più profonda e le mani strette a pugno racchiudono i miei capelli. Le labbra violacee sono socchiuse, le spalle sono rilassate ma obbliga il suo petto a tendersi per far forza sulla spinta che applica su di me, per discostarsi ancora un po'. Non vuole, è evidente che questo gli costa più fatica di ogni altra cosa, e se lo sta facendo è per una ragione che non può evitare.

<<Che succede?>> Sussurro facendo appello a tutto il mio controllo per non farmi tentare di nuovo dalla sua bocca che si muove ad un soffio dalla mia.

<<Volevo soltanto salutarti, per un'ultima volta.>> Mi guarda sfiorandomi un lato del mio viso con dolcezza, prima di incastrare un ciuffo lasciato libero dalla coda tra le dita. Qualcosa lo tormenta, e le sue parole hanno appena fatto lo stesso con me.

<<Cosa significa questo?>> Deglutisco ricacciando indietro le lacrime che minacciano di uscire, tutto ciò che ha fatto per me stasera non ha senso se vuole andarsene.

<<Blake che stai dicendo?>> Riprovo senza controllare il tremolio della mia voce, tutte le mie sicurezza iniziano a vacillare quando nei suoi occhi appare un lampo di terrore. Eppure non smette di accarezzarmi, tenendomi stretta al suo fianco e io ho la sensazione che quando smetterà di farlo cambierà tutto.

<<Ti prometto che avrò sempre una ragione per combattere e sarai tu. Ma avevo bisogno di te stasera perché non sono poi così sicuro di tornare indietro una volta che scenderò a guardare in faccia il mostro che dipinge da sempre la mia esistenza. Avevo bisogno che tu sapessi, a differenza dei romanzi, che nella nostra storia sei stata tu a salvare un cavaliere oscuro dalle sue tenebre e non il contrario. E che se domani ho deciso di ripercorrere le impronte che mi hanno portato ad essere chi sono, è solo per te. Perché tu non meriti un uomo a metà e io voglio essere per te, il meglio di quello che hai conosciuto finora.>> Mi afferra la mano, per portarsela all'altezza del suo cuore e io lo imito facendo lo stesso con la sua.

<<Tu ritornerai da me>> asserisco cercando di mostrarmi forte per entrambi.

<<Farò di tutto, per tornare da te.>> Mi promette appoggiando la testa sull'incavo del mio collo e attirandomi a sé, in un abbraccio silenzioso.

———————-
Ciao ragazze, spero che siete riuscite a leggere correttamente il capitolo perché oggi Wattpad ha fatto i capricci. Quindi, se siete arrivate fin qui, mi auguro che tutto sia andato liscio.😇

Non vedevo l'ora di darvi un aggiornamento simile, dopo tanto, la svolta finalmente della loro storia. E, scrivendola, mi sono sentita vicino a loro come mai prima. Spero vi sia arrivata quindi la stessa sensazione perché Blake ha fatto quello che da m sempre Alyssa gli chiedeva, farlo entrare nel suo mondo in modo totalizzante.

Il prossimo capitolo come avrete potuto intuire dalla fine sarà totalmente incentrato sulla vita di Blake, sul suo passato e sul rapporto che ha contraddistinto la sua infanzia da quella degli altri. Forse uno dei più difficili che ho mai scritto finora, e spero di riuscirlo a terminare presto per potervelo far leggere già la prossima settimana.

Fatemi sapere cosa ne pensate dell'aggiornamento e mettete una stellina se vi è piaciuto.
A presto.

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