L'Ultima Dominatrice || The E...

By AA_Black

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📌1 libro della trilogia dell'Eversor 📝ESTRATTO: "Mi riscossi e mi rimisi il cappello, poi mi accesi un'altr... More

Zoe
Adfectus House
Lonely
The same
Illusion
The Praticant
Magic
Ice
Mine
Counterspells
Shadows
Nuova copertina e titolo
Hunters
Remember
The Last Dominatrix
Dark
The Mirror Of The Soul
The Plan
Escape part 1
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Escape part 3
Lost
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Killer

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By AA_Black

<< Ragazzi lei è Zoe Evans >>. Mi guardarono tutti spalando gli occhi e bisbigliando << non c'entra niente con Derek Evans.. beh non proprio niente, ma..>> precisò Alfred sussurrando le ultime parole che solo io riuscii a sentire. Di che parlava? Io questo Derek Evans neanche lo conoscevo, come poteva avere qualcosa in comune con me? Lì Tutti si placarono e mi sorrisero. Ma chi cazzo era Derek Evans? << Eppure si assomigliano >> disse un ragazzo dallo sguardo duro << scommetto che hanno anche lo stesso carattere di merda. >> Lo guardai truce e nonostante avessi cercato di trattenere la rabbia, lo scaraventai via dalla sedia con la sola forza del pensiero ed egli cadde pesantemente sopra ad un altro tavolo. Si rialzò subito con un'espressione sorpresa e senza che me ne rendessi conto ero volata via anch'io dalla mia sedia. Sbattei forte la testa, ma mi rialzai e ci scambiammo sguardi pieni d'odio. I suoi capelli grigi diventarono rosso fuoco e i suoi occhi si fecero neri come la pece. Nei suoi palmi c'era una sfera rossa e temevo che me la avrebbe scagliata, così senza esitare gli scagliai la mia sfera nera, senza pensare alle conseguenze, come sempre d'altronde. Ero sicura che sarebbe rimasto paralizzato a terra come gli altri, invece si rialzò e mi scagliò la sua sfera rossa. Sentii un dolore immane al cuore, come se tutti i miei organi si fossero ghiacciati dall'interno. Non sapevo se sarei riuscita a rialzarmi, ma tentai comunque e sorprendentemente ci riuscii, mi riaggiustai il cappello e senza preavviso vidi che mi aveva mandato un'altra delle sue sfere rosse. In un attimo con le mani bloccai l'energia che mi aveva mandato. Rimasero tutti con il fiato sospeso e gli rimandai ciò che mi aveva scagliato. Lui colto alla sprovvista si andò a schiantare contro il muro e rimase accasciato. Mi fissavano tutti sbalorditi e io mi sentivo davvero figa, finché non arrivò Mr. Ward infuriato. Speravo che sarebbe passato più tempo prima di vederlo in quella modalità, ma ero stata ingenua a pensarlo. La mia imprevedibilità era..imprevedibile. Mentre mi trascinava nel suo ufficio incontrai lo sguardo di un ragazzo che mi sorrideva a mezza bocca, era lo stesso che il giorno prima avevo incontrato nel corridoio..

<< Ti rendi conto? >> Mi domandò Mr. Ward con espressione truce. << Si, sono stata mitica >> risposi soddisfatta. L'uomo sbuffò sbattendo la mano sul tavolo, << visto che sei appena arrivata non ti metterò in punizione, ma ti tengo d'occhio >> disse severo. << Guardi che ha iniziato lui! Mi ha offesa senza un valido motivo e mi ha dato sui nervi >> mi giustificai incrociando le braccia. << Hector è ancora svenuto, non era mai successo..>> sussurrò Mr. Ward fra sé e sé. << Ah, allora è così che si chiama quel coglione, in effetti il nome Hector sa proprio di malvagio..>> dissi. << Sei pregata di lasciare l'ufficio Zoe >> disse Mr. Ward guardando altrove. Così uscii e andai verso la mia stanza spoglia. Quando entrai però fui felice di scoprire che non era affatto spoglia, perché avevano sistemato tutti i mobili che avevo scelto, anche se in ordine sparso. Impiegai un'oretta a scegliere la sistemazione e a spostarli, quando ebbi finalmente finito, non feci in tempo a buttarmi sul mio nuovo letto che qualcuno bussò alla porta. Andai ad aprire controvoglia, << Alfred >> lo salutai rientrando nella stanza e sedendomi sul letto. Lui si chiuse la porta alle spalle e si sedette vicino a me. Sembrava alquanto serio. << Qual è stata la cosa decisiva che hai fatto per farti mandare qui? >> Mi chiese inespressivo. Non mi piaceva quando mi facevano delle domande così dirette, perché sembrava che più che una curiosità fosse un interrogatorio. E io odiavo sentirmi inquisita. << Perché è così importante per te saperlo? >> Gli chiesi aspramente. Lui aprì la bocca come per parlare, ma la richiuse subito. Sembrava sorpreso. Pensava forse che gli avrei subito detto quello che voleva sapere? Ah no, se lo poteva scordare. << Perché è importante Zoe, deve esserci fiducia tra noi, sennò..non so se potremo essere amici..>> disse tristemente. Mi sapeva tanto di ricatto. Beh per quanto mi riguardava gli amici non si ricattavano. << Bene, ciao allora.>> Risposi alzandomi. Gli aprii la porta e lo feci uscire. Aveva gli occhi spalancati e sembrava sconvolto dalla mia reazione. Perché io ero imprevedibile.. un mistero. Ero anche una cretina, dato che avevo appena scaricato l'unico amico che avevo in quell'incubo di scuola.

Andai a dormire presto perché ero così annoiata..anzi, forse più che annoiata, ero furiosa. Non volevo stare in quello stupido istituto di merda per imbecilli che non sanno come usare i loro poteri. Beh, io li sapevo usare e non avevo intenzione di restare in quel posto. Avrei trovato un modo per andarmene e vivere la mia vita come volevo io, una buona volta. Avrei imparato ad usare meglio le mie capacità e sarei diventata invincibile, nessuno si sarebbe più potuto mettere contro di me. Verso le undici di sera squillò il telefono, dormivo e risposi alquanto seccata: << pronto? >> ,<< tesoro? >> Era mia madre. << Che c'è? >> le chiesi. Ero furibonda con mia madre che mi aveva mandata in quel luogo terribile. << Com' è il posto? >> Mi domandò. << Una merda, indovina chi mi ci ha mandato? >> Dissi fredda, la sentii rabbrividire all'altro capo del telefono. << Come stai? Ti sei fatta degli amici? >> Mi chiese con voce flebile. << Vai al punto >> le dissi. A mia madre non importava un accidente di me, ormai lo sapevo da anni. << È morto >> sussurrò. E con quella, diventarono due, due le mie vittime. Avevo ucciso due persone.

Oggi avrei iniziato le lezioni. Era lunedì ed ero emozionata. Chissà cosa ci avrebbero spiegato e non vedevo l'ora di imparare nuovi incantesimi da scagliare alla gente. Infatti avrei seguito incantesimi. Ero convinta che ci sarebbe stato qualcuno a indicarmi la strada per la mia classe e invece dovetti trovare la strada sola. Mi resi conto che andavano tutti nella stessa direzione, così li seguii sentendomi un po' a disagio nei panni della nuova arrivata. Ma nessuno pensava a me in quel momento. Ognuno pensava ai fatti suoi. Vidi Alfred e il suo gruppo. Lui mi guardò torvo e poi distolse lo sguardo sorpassandomi, Dafne non mi guardò neppure e li ignorai anch'io guardando dritto di fronte a me. C'erano tre classi differenti e mi ritrovai sola una volta che tutti furono entrati. Solo tre classi? E io dove dovevo entrare? Non c'era neanche una scritta a indicarmelo. << La tua classe è quella in mezzo >> mi sussurrò qualcuno alle mie spalle. Mi voltai di colpo presa alla sprovvista. Era un ragazzo alto e muscoloso con folti capelli biondo cenere. Aveva una barba rada così chiara da essere quasi invisibile, occhi castani e profondi che mi scrutavano e poi riconobbi il mezzo sorriso che mi aveva rivolto il giorno prima a mensa. << Chi sei? >> Gli domandai curiosa. Era davvero bellissimo, << mi chiamo Derek >> disse. << Derek Evans? >> Gli domandai d'un tratto piena di curiosità. Era lui il famoso Derek di cui parlavano tutti? << E tu ti chiami Zoe Evans >> affermò. Come lo sapeva? << Si >> risposi, anche se sapevo che la sua non era affatto una domanda. Mi sorrise e si allontanò entrando nella seconda classe.. quella in mezzo. Entrai a mia volta e si girarono tutti a guardarmi. Arrossii e sentii, con disprezzo, qualcuno sbuffare, voltai lo sguardo in direzione del suono e vidi che era Hector, lo guardai male. << Zoe Evans.. >> disse la professoressa di cui non mi ero neanche accorta. Aveva pronunciato il mio nome come se fossi una nuova specie nello zoo. Al sentire il mio cognome avevano tutti spalancato gli occhi e ora mi fissavano a bocca aperta. Alfred guardava altrove e Dafne mi squadrava con disappunto, ma mai quanto Hector, ovviamente. Il famoso Derek Evans a cui tutti mi associavano, era seduto nell'angolo più remoto della grande sala. Tutti bisbigliavano e sentivo che pronunciavano il mio nome, ma soprattutto il mio cognome. << Dunque inauguri il tuo primo giorno qui con un bel ritardo sul registro, bene, bene, proprio come..>> quelle ultime parole le sussurrò e infatti non riuscii a sentire il seguito, ma ero certa che parlasse di Derek. Mi sedetti lontana da tutti, ma questo non cambiò molto le cose, infatti continuavano tutti a girarsi verso di me senza sosta, come se da un minuto all'altro avessi potuto cambiare aspetto. Scoprii che la professoressa era la famosa Mrs. Ward. La donna riprese l'argomento del giorno prima, cioè di tre giorni prima, quando io non c'ero e quindi non capii molto. << Allora, riprovate il felicitas expanding, pensate ad un momento felice, forza e, Tyler ricorda di passarlo a John e di non distruggerlo >> disse. Si formarono delle coppie e io ero rimasta sola. Prima l'uno e poi l'altro crearono una sfera di luce bianca che emanava calore e se la passarono facendo sorridere il ricevente. Pensai che fosse una sorta di incantesimo per la felicità. Mi concentrai anch'io su un ricordo felice, uno dei pochi, e cercai di creare una sfera di luce bianca. Pensai alla prima volta che mi sentii normale. Ero piccola e nella nuova scuola avevo tanti amici, andava tutto bene e i miei genitori pensavano che fossi "guarita", che finalmente avrebbero avuto una vita normale e una figlia normale. Ero felice, mi piaceva pensare alle cose normali, come i voti a scuola o che tipo di festa di compleanno avrei organizzato.. la mia sfera di luce risplendeva candida, finché non arrivò la parte in cui quasi uccisi un gelataio che non voleva mettermi più panna sul mio cono e mia madre mi mandò da uno psichiatra. A quel punto la mia sfera si tinse di un colore viola scuro tendente al nero e così la repressi nel pugno. << Libera la mente dai brutti ricordi Zoe, questo è il Felicitas Expanding, non il Dolores Expanding >> disse Mrs. Ward che mi aveva osservata. Poi qualcuno esclamò: << l'espansione di Dolores! Anche se credo che più di così non si possa >> scoppiarono tutti a ridere guardando una ragazza obesa dai pomposi capelli castani, che doveva essere Dolores. Lei scoppiò a piangere e Mrs. Ward zittì tutti. << Vieni Zoe >> mi disse Mrs. Ward, mi alzai e andai vicino a lei << crea un Felicitas Expanding >> disse. Volevo dimostrare di essere capace così ci misi tutta me stessa scacciando il più possibile i ricordi negativi e concentrandomi solo sul ricordo felice. Ricordando le risate, i sorrisi di mia madre, i miei amici che giocavano con me.. una sfera bianca apparve tra le mie mani. Mi fissavano tutti. << Ora dallo a Dolores >> disse. Inizialmente ero confusa, ma poi capii. Cercai di passare la sfera alla ragazza, ma lei non la voleva, così glie la misi io dentro senza troppe cerimonie. Sentii i sussurri delle persone che erano sorpresi quanto Mrs. Ward. << Come ci sei riuscita? >> Mi domandò. << In che senso? >> Le domandai confusa. << A violare il suo libero arbitrio >> queste ultime parole le pronunciò come se le stesse dicendo a se stessa. Si girò e iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza con espressione pensierosa. << Vuol dire che ha molto potere >> disse una voce familiare. Era Derek Evans. << Di che parla? Non ho fatto nulla di speciale, le ho soltanto messo quella sfera nel corpo e allora? Lo sanno fare tutti! >> Esclamai. << Ma solo se l'altro è d'accordo! Non puoi violare il libero arbitrio delle persone Zoe >> disse Mrs. Ward. << Lo ha fatto anche Hector ieri a mensa! >> Esclamai. Lui si girò subito a guardarmi come se lo avessi accusato di non so quale crimine. << Non è vero! Quella è un'altra cosa! >> Urlò contrariato. << Ascolta Zoe, gli Expanding servono a soddisfare i desideri delle persone, sono dei passaggi di emozioni che si possono fare solo con il consenso dell'altro >> spiegò Mrs. Ward fermandosi a guardarmi. Sembrava stralunata. Di colpo volse lo sguardo verso Derek Evans che sorrideva beffardo tra sé e sé. Riportò lo sguardo su di me e poi di nuovo su di lui, di colpo sgranò gli occhi e si portò una mano al petto come se avesse avuto un infarto. << Ce ne sono altri >> disse.

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