(Ri)trovarsi 2, quando da sol...

By Alis_Wonder

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!!SEQUEL DI: (Ri)trovarsi, quando da soli non bastiamo.!! Alyssa e Blake sembrano destinati a non riuscirsi m... More

Primo capitolo.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Capitolo 25.
Capitolo 26.
Capitolo 27.
Capitolo 28.
Capitolo 29.
Capitolo 30.
Capitolo 31.
Capitolo 33.
Capitolo 34.
Capitolo 35.
Capitolo 36
Capitolo 37.
Capitolo 38.
Capitolo 39.
Capitolo 40.
Epilogo.

Capitolo 32.

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By Alis_Wonder

Alyssa POV

<<Sei sicura di non voler ritornare al dormitorio per questi giorni?>> Becka mi sta riaccompagnando verso casa a piedi mentre addenta l'ultimo morso di una barretta proteica. Io, contro ogni sano consiglio alimentare invece, ho optato per una fetta di pizza margherita per saziare la fame del primo pomeriggio.

<<Avere un appartamento tutto per sé ha i suoi vantaggi lo capisco, ma io avrei paura a restarmene da sola specialmente di sera.>> Aggiunge accartocciando l'involucro di plastica del suo spuntino per gettarlo all'interno della sua borsa.

<<Anch'io lo pensavo ma non è poi così male. Il quartiere è tranquillo e non penso che un ladro con un minimo di ingegno voglia perdere tempo a scassinare una casa dove, per certo, non troverà niente.>> Sorrido ignorando la sensazione che da stamattina mi serra lo stomaco in una morsa stretta. Le parole di Matthew si sono convertite in una strana tensione che non sono in grado di placare, non riesco a credergli ma non posso neanche ignorare le rivelazioni che mi ha confidato.

<<Ti consiglio comunque di dormire con un coltello sotto al cuscino, non si sa mai quali criminali girano per strada.>> Asserisce seria, rallentando i suoi passi per leggere un volantino appeso su un palo. L'ho già superata e da questa posizione mi è difficile vedere cosa ha rapito con così tanto interesse il suo sguardo.

<<C'è una festa con karaoke stasera al Blue Devil e a mezzanotte verrà un deejay, ti va di andare?>> Mi domanda staccando il pezzo di carta per allungarlo verso me.

"Anticipando il weekend" è questa la scritta che compare al centro del foglio che non mi suscita nessun tipo di interesse. Improvvisamente sono catapultata in direzione di Becka che ha ripreso a camminare, chiedendomi se lei sa qualcosa del rapporto tra Blake e Matthew. Perché forse è l'unica parte che può chiarirmi qualcosa senza essere influenzata da interessi personali, nessuno potrebbe essere più imparziale.

<<Meglio evitare ancora per un po' le feste>> aggiusto lo zaino sulle mi spalle in un movimento concitato, prima di riprendere. <<Ma già che siamo in argomento, stamattina ho visto il proprietario e sembrava proprio conoscermi. Non pensavo che Blake avesse un fratello...>> Lascio la frase in sospeso ma i suoi occhi sembrano cogliere subito il senso di quello che le sto chiedendo. Si immobilizza sul posto e da come mi sta guardando, capisco che è al corrente di molte più cose di me.

<<Sì, sono fratelli se così si può dire. Quando le cose vanno bene si evitano, ma la maggior parte delle volte proprio non si tollerano ed è meglio non essere di mezzo in quei momenti lì.>> Ammette fissando un punto davanti a sé, per non incrociare il mio sguardo inquisitorio.
Sembra sia sul punto di dirmi qualcosa in più ma allo stesso tempo si impegna per non far trapelare altre informazioni.

<<Perché sono in questi rapporti?>> So già che non otterrò più niente da lei, ecco perché non mi stupisco quando la vedo alzare le spalle in chiaro segno di disagio.

<<Non lo so>> si limita a rispondere mentre imbocchiamo la via di casa.

Eccola di nuovo, la sensazione che mi sta nascondendo qualcosa di importante.

<<Ma se lo sapessi, me lo diresti?>> Tento di capire ma i suoi gesti non me lo permettono. Accelera il passo e mi lascia intravedere solo le sue spalle, da qui dove non mi permette di accedere a nessun tipo di emozioni dipinte sul suo volto.

<<Devi parlarne con Blake, per favore cerca di comprendermi.>> Ormai davanti al mio giardino si volta a guardarmi, i suoi occhi sono arrossati e avvolti da un velo di incertezza che mi fa credere stia per scoppiare a piangere da un momento all'altro.

È Blake che ha deciso di far piombare il silenzio su tutto ciò che non ricordo?
Come si è permesso di arrivare a questa conclusione per conto mio?

<<Lui ti ha detto di tenermi all'oscuro di tutto?>> Alzo la voce incredula mentre mi assesto mentalmente uno schiaffo per aver voluto prendere le sue difese solo qualche ora fa, mentre suo fratello lo stava additando come una persona instabile.
<<È incredibile, davvero.>> Sbuffo esasperata, intenta a volerlo incontrare al più presto per sottolineargli la natura del suo comportamento arrogante ed egoista.

<<Deve esserci un motivo se sta agendo in questo modo. Gli servono venti giorni, ha detto che venti giorni basteranno a farti ricordare tutto.>> Le sue parole fuoriescono tremanti, sospettosa quanto me circa la verità su ciò che mi ha appena confidato.

<<I dottori non sono stati in grado di definire una tempistica valida da tenere in considerazione per far riemergere i miei buchi e adesso vuole farlo lui?>> Scuoto la testa cercando di contenere il mio malumore improvvisamente cupo. Becka, d'altronde, non ha niente a che fare con le convinzioni di Blake e sarebbe sbagliato farle pesare qualcosa su cui neanche lei crede fino in fondo. Perché si capisce dai suoi gesti d'un tratto agitati, che probabilmente non era del tutto d'accordo con lui.

<<Non so cos'ha in mente Alyssa e se io lo sto assecondando è perché non mi è sembrato estraneo all'argomento. Credo davvero che lui possa aiutarti più di chiunque altro.>> Raccolgo frettolosamente le ciocche che mi sono ricadute davanti al viso in una coda scombinata, con questa scusa soppeso quello che sto ascoltando.

Blake ha già affrontato il conflitto tra la mente e i suoi ricordi?
Ho avuto spesso l'impressione che sapesse esattamente come mi sentivo prima ancora che le mie risposte potessero aiutarlo a capire, come se si aspettasse già tutte quelle reazioni.

Ma allora perché vuole farmi attraversare questo anziché raccontarmi tutto?

Sbatto velocemente le palpebre quando percepisco il sangue fluire velocemente verso le mie tempie che iniziano a pulsare a causa di tutti questi dubbi. Ho bisogno di prendermi del tempo per riflettere su questa giornata, a partire da Blake fino a suo fratello che ha provato quasi a baciarmi, ma prima ancora devo ricompormi.

<<Ho un po' di mal di testa Becka, sicura di non voler entrare?>> Tiro fuori il mazzo di chiavi dalla tasta del mio giubbetto di pelle ignorando di proposito le sue ultime parole. Questo sembra insospettirla ma un attimo dopo distende il suo sguardo.

<<Ho una lezione in palestra proprio in fondo all'isolato, magari la prossima settimana organizziamo un party privato... solo io e te.>> Ammicca ironica strizzandomi un occhio, prima di scoppiare a ridere e riprendere a camminare.

Sono le otto quando la musica della Casa di Carta rimbomba tra le mura del mio salone mentre come una ragazzina mi ritrovo a sperare di incontrare un uomo come Rio o Denver, disposti a sacrificare le loro stesse vite per proteggere quella di chi amano. Sono le otto quando sono costretta a mettere pausa a causa di alcuni colpi che colpiscono la mia porta, facendomi temere per la mia incolumità dopo le parole di Becka. Non credo che un criminale chiederebbe il permesso per entrare in casa di qualcuno, mi convinco così ad alzarmi per scoprire chi mi sta cercando a quest'ora.

Potrebbe essere Blake... è questo il pensiero che si insinua subito nella mia mente.

Senza rifletterci un istante in più sciolgo la coda e rivolgo un'occhiata fugace sui miei indumenti per nulla femminili, una semplice tuta nera avvolge le mie gambe mentre un top scuro la parte superiore. Ma quando l'ennesimo colpo mi si presenta davanti decido di ignorare la sensazione di inadeguatezza, scostando la porta sorridente.

<<Ehy>> tutto mi sarei aspettata, tranne di trovare la figura di Matthew sulla soglia.

<<Ehy ...?>> Lo imito, ma quel che ne esce fuori è più un verso inaspettato.

<<Scusa è che non ho il tuo numero...>> Prova a giustificare la sua visita in questo modo ma la cosa più strana è che non mi sembra di avergli mai detto dove abito.

<<Sì insomma posso sembrare un maniaco, mi ha dato il tuo indirizzo Becka.>> Mi chiarisce grattandosi la testa in imbarazzo mentre io ormai non so più cosa pensare.

<<Ah, stavamo parlando proprio di te oggi pomeriggio ma non mi ha detto di conoscerti>> cerco di sondare la sua reazione e lui non sembra preoccuparsene.

<<Forse avrà dato per scontato il fatto che già lo sapevi, ci hai visti spesso insieme alle feste del Blue Devil. Ho appena finito di lavorare e passavo di qui, ma se non è un buon momento posso tornare un altro giorno...>> Scaccio mentalmente le mie paranoie che non mi stanno rendendo lucida, perché sento di essere influenzata dal giudizio che solo stamattina ha messo sotto una nuova luce Blake. Non voglio sbattere la porta in faccia ad una persona per il fatto di avere un'opinione distante dalla mia visione, ecco perché non mi voglio precludermi la possibilità di ascoltarlo.

<<No scusa, è che non me l'aspettavo. Vuoi entrare?>> Mi scosto di lato per fargli spazio, ma il suo corpo non sembra essere intenzionato a spostarsi di un passo.

<<Ti va di fare un giro in macchina?>> Ribatte indicando con un cenno del capo l'auto ancora accesa lungo il bordo della strada. Senza troppe esitazioni, annuisco.

<<Okay, ma niente feste>> indico la tuta per sottolineare il concetto che solo a questa condizione posso accettare di seguirlo.

<<Promesso!>> Scuote il capo divertito, prima di voltarsi e fami spazio avanti a lui.

I riscaldamenti accesi mi accolgono mentre mi siedo dal lato del passeggero, accoccolandomi al sedile da cui proviene un piacevole calore anche dalla schiena. Il rombo del motore squarcia il silenzio imbarazzante che è calato tra di noi dal momento in cui ci siamo affiancati in macchina, prendo a tormentarmi così le mani per calmare il nervosismo che la sua presenza mi sta trasmettendo.

<<Hai già cenato?>> Domanda stringendo più forte i palmi intorno al volante, le nocche diventano bianche e le vene delle mani improvvisamente più in rilievo.

<<Sì ma se vuoi posso accompagnarti>> lo osservo sorridere compiaciuto, prima di rilassarsi nuovamente. Non posso fare a meno di chiedermi a cosa sia dovuto questo suo cambio d'umore ma decido di soffermarmi nell'osservare il suo profilo da questa posizione in cui posso scrutarlo senza risultare invadente, per cercarne alcuni tratti che possono assomigliare in qualche modo a quelli di Blake.
Il naso dritto è la prima cosa che rapisce la mia attenzione perché equilibrato e armonioso ai lineamenti, è forse l'unica cosa in comune con quello di suo fratello. Gli occhi sono scavati e contornati da una pelle affatto stanca, la forma della bocca allungata nasconde un sorriso invidiabile e gli zigomi poco marcati rendono il suo aspetto per niente minaccioso. È un ragazzo contraddistinto da eleganza e perbenismo, almeno all'apparenza non sembrerebbe essere lui, il vero pericoloso tra i due.

<<Vorrei passare a prendere un cappotto a casa, ti dispiace?>> Non avevo fatto caso al suo abbigliamento prima di adesso, un paio di pantaloni scuri ricadono morbidi sulle sue gambe mentre un golf del medesimo colore fascia il suo petto allenato.

<<No figurati, magari posso aspettarti in macchina>> spero di non risultare schiva ma sono convinta che entrare sarebbe per certo una pessima idea. Perché non posso fare a meni di pensare alla reazione di Blake, se scoprisse che la persona che lo considera un malato mentale oggi mi ha accompagnato alle lezioni ed è venuto a suonare alla mia porta invitandomi ad uscire. L'avrei dovuto mandar via?

Scaccio questa riflessione che mi colpisce dritta allo stomaco come un pugno.
Voglio solo scoprire qualcosa in più su di me, su di lui...

<<Non mi fido a lasciarti sola in macchina e di certo non ti costringerò ad entrare, fortunatamente abbiamo una veranda esterna fuori casa. Puoi stare lì senza morire di freddo>> una ruga segna il centro della sua fronte, improvvisamente pensieroso.

<<Non pensavo vivessi in una reggia!>> Provo a stemperare la tensione del suo volto ma non sembra funzionare. Almeno fino a quando la sua macchina inizia a rallentare davanti ad una serie di case a schiera che sembrano uscite direttamente da un film.

<<Non è una reggia ma non possiamo lamentarci...>> Solo adesso sembra cogliere il senso della mia frase, l'espressione accigliata si distende quando riprende a parlare.

<<Giudica tu, siamo appena arrivati.>> Incentrata sui suoi gesti non mi sono accorta che la macchina si è appena spenta davanti ad una facciata imponente di una villa al centro del quartiere. Il vialetto è affiancato da una serie di alberi che segnano tutto il sentiero fino a disperdersi nel giardino e proseguire sul retro. Quello che sicuramente è adibito ad un gazebo in estate adesso è chiuso da alcune vetrate che danno l'idea di un ambiente più intimo a causa delle lunghe tende che riparano da occhi indiscreti. Tutto sembra essere curato nei minimi particolari, dal porticato lussuoso, al prato tagliato, fino agli alberi potati in forme simmetriche e ordinarie.

<<Wow>> non mi vengono in mente altre parole per descrivere ciò che i miei occhi stanno osservando, lo sfarzo simboleggiato in ogni suo aspetto esteriore.

<<Mia madre è maniacale quando si tratta di dare una forma al primo impatto ma ti giuro che si tratta per lo più di apparenza. Non siamo quei ricconi snob che fanno vedere in tv...>> Matthew sembra quasi doversi giustificare per avere la fortuna di vivere in una casa del genere, forse a causa della mia espressione ancora sorpresa.

Senza avere il tempo di rispondere lo vedo slacciarsi la cinta e afferrare il telefono sul cruscotto. Provo ad imitarlo ma sto ancora litigando con la mia cintura quando fa il giro dell'auto e mi apre lo sportello porgendomi la mano come un gentiluomo.

Finalmente libera percepisco il freddo sferzare il mio viso, soffio sulle mie mani per provare a scaldarle ma sembra del tutto inutile, così le infilo nelle tasche della tuta.

<<Devi ringraziare tua madre allora, non ho mai visto niente del genere prima>> confesso mentre ci addentriamo nel vialetto principale sotto lo scricchiolare della ghiaia umida. Man mano che ci avviciniamo la facciata sembra farsi ancora più ampia e i miei occhi cadono sul retro dove si intravede appena, un pezzo di piscina.

<<Sì, c'è anche lei.>> Matthew anticipa la mia domanda seguendo la direzione del mio sguardo e posso giurare che i miei occhi si sono appena illuminati.

<<Vuoi vederla?>> Aggiunge cogliendo al volo il mio entusiasmo, come una bambina alla vigilia del Natale. La verità è che non sono mai andata in una piscina, non l'ho mai neanche vista da vicino, ma se c'è una cosa che amavo fare da piccola era quella di lasciarmi cullare nella piccola vasca che avevamo in casa. Creare un contatto diretto con l'acqua mi ha sempre aiutato a superare ogni tipo di influenza negativa, mi sembrava rivivere un po' la sensazione di sicurezza quando mamma era ancora con noi e questa è una delle cose che ad oggi mi lega ancora a lei.

<<Sì, ti prego>> il mio atteggiamento fa spuntante un sorriso modesto sul suo volto. Probabilmente potrò sembrargli strana ma non riesco a contenere la gioia quando davanti ai miei occhi, svoltato l'angolo della casa, si spiega la forma di una piscina insolita. L'insenatura non è rettangolare, al contrario tutti i bordi sono arrotondati, inizialmente più stretta per poi allargassi andando avanti, quasi a rappresentare una grande goccia. Inarco le labbra verso l'alto pensando che una forma classica sarebbe stata troppo banale per un posto del genere, perciò non mi stupisco.

<<Se vuoi aspettami qui, torno subito.>> Annuisco senza rispondere, prima di vederlo scomparire oltre la soglia di un ingresso secondario ancora stordita da così tanta eleganza.
Ora capisco, da dove provengono i suoi modi gentili.

Faccio qualche passo in avanti fino ad arrivare ad un chaise longue chiara, qui dove mi siedo facendo penzolare i piedi dal bordo. Mi chiedo quale lavoro facciano i suoi genitori per permettersi un posto del genere, ma poi mi ricordo che non sono affari miei. Se sono qui infatti è per un solo motivo: scoprire qualcosa sulla vita di Blake e trovare delle spiegazioni alle parole che stamattina mi ha confidato Matthew.

Non voglio niente di più da lui, quello che è successo stamattina non deve accadere.

Mentre sto aspettando il suo ritorno rivolgo lo sguardo in direzione della porta finestra da cui è appena entrato, notando una telecamera al lato del muro puntare proprio in quella direzione. Come d'istinto ruoto gli verso il tetto e mi stupisco nel vedere numerose videocamere direzionate in tutto il perimetro di questa zona, mi sento osservata improvvisamente senza alcun permesso e inizio così ad agitarmi.

Fortunatamente il ritorno di Matthew rende tutto più semplice, soprattutto quando appoggia una coperta al mio fianco e si siede nella chaise longue accanto alla mia.
Siamo distanti, e inutile nascondere che la cosa mi tranquillizza.

<<Tenete molto alla sicurezza...>> Indico le lucine rosse che segnalano l'accensione di quelle piccole lenti, insospettita dalla quantità per tutelarne un unico luogo.

<<Oh sì, di quelle invece devo ringraziare mio padre.>> Prova a nascondere il disagio toccato da questo argomento, infilandosi sotto la sua coperta e volgendo gli occhi in direzione delle stelle. Il sorriso tirato non inganna la sensazione che mi trasmette il suo corpo d'un tratto più rigido, ed è quando lentamente le sue labbra ritornano nella loro naturale posizione che capisco che c'è qualcosa di più dietro questa scelta insolita di porre videocamere in ogni centimetro di questa facciata.

<<Va tutto bene?>> Domando girandomi su un fianco per osservarlo meglio.

Sono secondi quelli che mi dividono dalla sua risposta, minuti forse, e tutto quello che si limita a fare è iniziare a deglutire in modo quasi maniacale. Il pomo di Adamo si abbassa e alza frequentemente come se stesse cercando di ingoiare un nodo all'altezza della gola mentre anche il petto accompagna questa danza frenetica.
È quando mi tornano in mente le sue parole, che mi appare tutto più chiaro.

<<Blake...>> Anch'io mi sento avvolta dalla stessa incertezza, anche pronunciare una semplice frase mi risulta difficile. <<Voi... Avete paura di lui? È per questo che ci sono così tante telecamere qui?>> La mia voce risulta ridotta ad un soffio di perplessità e incredulità, adesso che ho dato voce ai miei pensieri.

Matthew non stacca gli occhi dal cielo sopra di noi e anche se distanti non mi sfugge la severità che assume la forma della sua bocca, il suo corpo ha già risposto.

<<Non sono qui per parlare di lui ma capisco che stai cercando delle risposte, e io posso dirti tutto quello che so.>> Non sono più sicura adesso di volerlo ascoltare, non ora che i suoi occhi sono ridotti a due fessure di sofferenza e le mani si sono strette a pugno.
Ma che mi è saltato in mente di fare? Dovrei essere a casa mia.

<<Quindi voglio essere sincero Alyssa, sì. Mio padre ha deciso di installare questo impianto perché aveva paura di lui, tutti noi ce l'abbiamo ancora...>> Non posso fare a meno di interromperlo, perché ancora una volta mi sembra stia descrivendo l'esatto opposto di una persona spietata o di cui essere davvero preoccupati.

<<Con me non si è comportato male. Avrebbe potuto approfittare della mia condizione e non l'ha fatto, mai. >> Controbatto fermamente convinta di quello che sto dicendo. Blake incute timore sì, ma non sarebbe mai in grado di fare del male.

Per tutta risposta Matthew inizia a ridere e un brivido mi attraversa la spina dorsale quando mi rendo conto che non c'è niente di divertente in tutto questo.

<<E perché credi che tra tante persone proprio di lui hai scelto di dimenticarti?>> Mi domanda ironico, scuotendo la testa come se solo io non riuscissi a vedere davvero le cose per come stanno. Inizio ad aver paura quando il sorriso non sembra voler scomparire dal suo volto, d'un tratto sembra essere un altro uomo.

<<Non c'è un motivo, è successo e basta. Sarebbe potuto accadere con chiunque, non sono io a decidere chi voler scordare>> ribatto indignata.
Ignoro la sensazione di allarmismo ma decido ugualmente di tirarmi a sedere, così da potermene andare se la situazione dovesse precipitare ulteriormente. È lui, stavolta, ad anticiparmi.

<<Io sono convinto invece che ti abbia ferito in passato, così tanto profondamente che per non rivivere ogni volta quel dolore il tuo cervello l'abbia eliminato.>> Sputa bruscamente, scostandosi la coperta di dosso per appallottolarla ai suoi piedi.

<<Pensaci, hai rimosso lui e tutto ciò che riguarda la sua vita, me compreso. Immagino che non hai ricordi neanche del tuo incidente, hai mai riflettuto sul fatto che possa essere stato lui a causartelo?>> Improvvisamente mi paralizzo e con me, anche il mio stesso respiro. Ecco quello che sento, l'attimo che segue le sue parole.

Non è ciò che lo psicologo mi ha detto quando mi ha visitata, lo stesso giorno del mio risveglio. Non dovrei credergli eppure c'è qualcosa che mi spinge a ragionare alla logicità del suo pensiero, qualcosa al quale io non ho mai avuto alcun dubbio.

Mi sono sempre fidata del mio istinto, portandomi ad avere la sicurezza totalizzante sul fatto che lui non c'entrasse nulla con ciò che mi è successo... Ma se ne fosse stato addirittura responsabile? Se mi sono sempre sbagliata su di lui?

Le frasi di Matthew mi sussurrano al di sopra di ogni altra osservazione. Non avrei dovuto permettergli di avere così tanta influenza sui miei pensieri ma in questo momento in cui niente mi sembra essere certo ho scelto di ascoltare anche le sue parole che, seppur crude, non possono essere scaturite solo dall'odio.

C'è qualcosa di vero in quello che mi ha detto, e io non riesco a distinguere cosa.

Il suo telefono inizia improvvisamente a suonare riportandomi alla realtà, non risponde ma riaggancia e si siede anche lui nella mia stessa posizione.
Adesso che le nostre gambe si sfiorano fisso il punto di congiunzione, riscuotendomi dallo stato di assopimento dovuto dai miei pensieri sovrapposti in maniera confusionaria.

<<Se fosse dipeso da me, avrei scelto di ricordare ogni singola sfaccettatura del dolore che Blake mi avrebbe arrecato. Lui non c'entra niente con la mia amnesia.>> Sento le guance pizzicare a causa dello stato di suscettibilità in cui mi trovo ma che, nonostante tutto, non mi fa muovere dalla mia convinzione: Blake non è il mostro che questa persona vuole farmi credere.
Seppur un estraneo, io mi fido di lui.

<<Non riesci a ragionare lucidamente perché sei innamorata di lui, ecco il motivo. E mi dispiace Alyssa, sul serio, perché lui non potrà mai darti quello di cui tu hai bisogno: non donerà mai sé stesso ad un'altra persona.>> Si sporge col busto in avanti, invadendo il mio spazio vitale senza scrupoli e reggendo ancora tra le mani il suo telefono.
Le sue pupille sono dilatate, è un lampo di depravazione quello che attraversa il suo sguardo ora che ci troviamo a pochi centimetri di distanza. Vorrei alzarmi ma il suo palmo non me lo permette, lo appoggia sul ginocchio per stringerlo con veemenza in una presa salda che mi fa venire voglia di urlare.

<<Non voglio farti niente, sta tranquilla. Vorrei solo che tu provassi per un attimo a mettere da parte il tuo giudizio per guardare dall'esterno tutta la situazione, così da capire che non è lui quello da difendere ma te stessa per avergli permesso di usarti...>> Non c'è più traccia di divertimento nella sua voce ora diventata cupa e baritonale. Improvvisamente calmo pondera ogni frase, ed è ancora più pauroso.

<<Che ti importa di quello che penso su di lui? Fammene tornare a casa, adesso.>> Lo sfido, alzando il mento nella sua direzione per non far attirare l'attenzione sul tremolio delle mie mani. In alcun modo Matthew deve capire di avere del potere su di me, altrimenti non avrei nessuna possibilità di andarmene al più presto.

<<Mi importa perché tutti continuate a giustificarlo, cazzo!>> Prorompe facendomi sobbalzare, mentre finalmente libera il mio ginocchio per passarsi una mano sul volto. Poi mi addita, inclinando la testa di lato come se da questa posizione riuscisse ad osservarmi meglio, sembra che il suo sproloquio non sia ancora concluso.

<<Continuate a proteggere un malato mentale! Una persona che incolpa il suo stesso padre di aver abusato di lui senza averne nessuna prova. Ha rischiato di distruggere la vita ad un uomo che ha la sola colpa di aver dato la sua vita per un ragazzino ingrato e bugiardo!>> Non mi domando perché sta parlando al plurale, non mi soffermo a ragionare su ciò che sta dicendo per il semplice motivo che me ne voglio andare da qui, adesso. E non gli permetto di continuare oltre, quello che ho ascoltato è sufficiente a capire che l'apparenza da bravo ragazzo mi ha ingannato.

<<Basta, ne ho abbastanza.>> Mi alzo approfittando della confusione incisa nel suo volto, l'attimo sufficiente ad allontanarmi dal suo corpo e da questa dannata villa.

Cammino senza voltarmi, attraverso il viale principale fino ad arrivare alla sua macchina. La malsana idea di tirare un sasso contro i finestrini mi attraversa la mente, decido di ignorare il mio istinto perché non mi porterebbe niente di buono.

Non mi capacito di come sentimenti quali il rancore e il disprezzo riescono a portare i pensieri a compiere scelte assurde, come quella di Matthew che mi ha portato a vedere la sua casa senza una motivazione logica per poi parlarmi di suo fratello. Le sue decisioni non hanno alcun senso, le parole ancor meno e il suo comportamento è stato a dir poco strano. Sembrava consapevole di ciò che stava facendo, come se avesse un piano in mente chiaro solo a lui, e la cosa mi insospettisce parecchio ora.

Non mi ha seguito, non ha provato neanche ad alzarsi o ad aggiungere qualcosa, è stato sufficiente fargli terminare il suo monologo ed è bastato questo per accontentarlo.
C'è qualcosa che non mi torna in tutto ciò che ha fatto...

Fortunatamente la sua casa dista dalla mia giusto qualche isolato, non ci impiego più di quindici minuti quindi per intravedere di nuovo il mio giardino in lontananza.
Mi stringo nel cappotto quando un paio di luci dalle mie spalle iniziano a lampeggiarmi, accelero il passo iniziando quasi a correre quando mi rendo conto che una macchina mi sta raggiungendo in fretta, maledicendomi ancora una volta per non aver ancora ottenuto la patente. Intanto inizio a cercare dalle tasche il mazzo di chiavi per aprire casa anticipando le intenzioni del maniaco seriale di turno.

Quando sento il clacson iniziare a suonare, anziché girarmi afferro il telefono dai miei jeans componendo il numero di emergenza pronta a far partire la chiamata.

Mi tremano le gambe, il battito accelerato e il fiato improvvisamente corto quando una macchina scura mi supera per poi fermarsi in mezzo alla strada. Vedo lo sportello aprirsi e rivelarne la figura di un ragazzo che non conosco venirmi incontro, l'attimo dopo.
Non ho vie di scampo, in qualsiasi direzione mi potrebbe raggiungere velocemente e così, a pochi passi dalla mia abitazione, faccio qualcosa di folle.

<<Se ti avvicini, di un singolo passo, chiamerò la polizia.>> La mia voce rimbomba tra le mura delle case lungo la via ormai deserta, dandomi un senso di isolamento.

Non pensavo le mie parole potessero farlo desistere, eppure le sue gambe si immobilizzano. A questa distanza non riesco a scrutarne il volto che mi appare contratto o estremamente preoccupato, la mandibola stretta e le spalle irrigidite.

<<Ti sembrerà strano ma devi aiutarmi a trovare Blake, alla svelta>> parla cauto, come se avesse paura a spaventarmi alzando semplicemente il tono della sua voce.

E improvvisamente, anziché essere preoccupata per me, inizio ad esserlo per lui.

<<Che è successo?>> Assecondo l'urgenza dei suoi gesti, evitando di chiedergli spiegazioni su chi sia o perché abbia cercato proprio me. Mi importa di Blake, ora.

<<Sta cercando suo fratello e non credo finirà bene per nessuno dei due, stasera.>>

È da stupidi, seguire un perfetto estraneo in piena notte che potrebbe aver inventato una perfetta menzogna. E ancora più da ingenui, è il fatto di non voler fare altre domande solo per una preoccupazione improvvisa che mi annebbia i pensieri.

Ma se Blake avesse scoperto di stamattina?
O se, ancor peggio, avesse saputo che Matthew mi ha chiesto di uscire stasera?

Sono sufficienti queste due dubbi a volermi far assumere il rischio della mia stessa vita, in cambio della possibilità di salvaguardare la sua.

E non ci metto un istante in più, ad avvicinarmi ad un perfetto sconosciuto per accettare di seguirlo silenziosamente.

Lieta quando, una volta di fronte al suo corpo, si limita a sussurrarmi un semplice "grazie".

———————-
Ciao bellezze, come state?
Questo è un capitolo un po' di preparazione a quelli che leggerete prestissimo, importante perché il comportamento di Matthew risulta alquanto strano. Cosa avrà in mente di fare?
Sicuramente niente di buono e machiavellico...

Cosa pensate delle sue parole e perché ha voluto coinvolgere Alyssa?
Già dal prossimo aggiornamento ne saprete di più, e ci sarà un cambiamento inevitabile in Blake che spero farvi percepire da vicino perché sarà scritto dal suo punto di vista.

Mettete una stellina se la storia vi sta piacendo, aggiornerò quasi sicuramente anche la prossima settimana.
A presto.

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